20 ottobre

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MARIOCAPALBO
00sabato 18 ottobre 2014 11:19
Cristo medico dell’umanità




Preghiera

Gli occhi miei sempre verso Dio; perché egli districherà dal laccio i miei piedi. Non avrò timore dei pericoli terreni, finché non guardo la terra; perché colui che io guardo libererà dal laccio i miei piedi. (En. in Ps. 24, 15)

 

Lettura

Cristo medico dell’umanità

Come quando i medici fasciano le ferite lo fanno non alla buona ma con arte, per cui dalla fasciatura deriva non solo un’utilità ma anche una specie di bellezza, così è stato della medicina della Sapienza quando, assumendo l’umanità, si è adeguata alle nostre ferite. Certuni li ha curati con rimedi contrari, altri con rimedi congeneri. Si è comportata come colui che cura le ferite del corpo. Usa, a volte, rimedi contrari, come quando applica cose fredde a ciò che è caldo, cose bagnate a ciò che è asciutto o altri simili rimedi. Usa anche dei rimedi congeneri, come una benda rotonda a una ferita rotonda, una benda allungata per una ferita di forma allungata e, quando esegue la fasciatura, non la fa identica per tutte le membra, ma fatta su misura per ogni singolo membro. Così fece la Sapienza di Dio quando volle curare l’uomo: per guarirlo gli offrì se stessa e divenne medico e medicina. Pertanto, siccome l’uomo era caduto a causa della superbia, per guarirlo usò l’umiltà. Fummo ingannati dalla astuta sapienza del serpente; veniamo liberati dalla stoltezza di Dio. Ma come Egli, che si chiamava Sapienza - era però stoltezza per quanti disprezzano Dio -, così, di nuovo, Egli, chiamato stoltezza, è Sapienza per quanti vincono il diavolo. Noi usammo male dell’immortalità e ci procurammo la morte; Cristo, usando bene della sua condizione mortale, ha fatto sì che riavessimo la vita. Corrotto che fu l’animo di una donna, entrò nel mondo la malattia; la salute è a noi derivata dal corpo di una donna rimasto integro. (De doctrina christ. I, 14.13)

 

Per la riflessione

Ora si aspetta che venga dal cielo giudice dei vivi e dei morti: così Egli incute ai pigri un gran timore che li fa convertire e diventare premurosi e fa sì che lo desiderino vivendo bene piuttosto che temerlo comportandosi male. (De doctrina christ. I, 15.14)

 

Pensiero agostiniano

Quale empietà si può sanare, se non si sana con la carità del Figlio di Dio? (De agone christ. 11.12)


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