2 Correzione e Cambiamento

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MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 17:27
LA PRIGIONE DEL RISENTIMENTO

Correzione e Cambiamento

 

LA PRIGIONE DEL RISENTIMENTO  - Bob Mumford

 

 

IL RISENTIMENTO :  UNA PRIGIONE  PERSONALE

 

 

 

Il perdono è la chiave che ci apre la porta.

 

            Per quanto possiamo cercare di fare, non è possibile separare la nostra relazione con Dio da quella con i fratelli e sorelle nel corpo di Cristo. Poiché, come disse l'apostolo Giovanni:

 

          "Se uno dice: 'Io amo Dio,' e poi odia suo fratello,

è bugiardo. Infatti se uno non ama il prossimo che vede,

certo non può amare Dio che non vede.

Ma il comandamento che Dio ha dato è questo:

'Chi ama Dio, deve amare anche i fratelli" (1 Gv 4, 20-21).

 

            Pare che spesso sia più facile amare Dio, che amare gli altri. Molte volte quando diciamo: "Signore, ti amo," il Signore ci addita un fratello o una sorella e ci dice: "Prova il tuo amore per Me amando loro."

 

            La rettitudine è una cosa relativa: se vuoi essere giusto, devi fare in modo che le tue relazioni siano chiare. Innanzitutto dobbiamo mettere a posto la nostra relazione con Dio; e poi Lui ci metterà nella giusta relazione con chiunque altro. Paolo disse:

"Perché chi ubbidisce a questo unico comandamento:

'Ama il prossimo tuo come te stesso,'

mette in pratica tutta la legge" (Gal 5,14).

            É quanto dicono anche gli stessi Dieci Comandamenti. Quattro di questi riguardano la relazione dell'uomo con Dio, mentre sei le relazioni tra noi: Onora il padre e la madre, non uccidere, non rubare, non desiderare con bramosia, e così via.

 

            La stessa enfasi la troviamo nelle beatitudini (cioè le - attitudini). Quando lessi per la prima volta: "Beati i portatori di pace," pensai: "Signore, significa certo pace tra me e Te." Egli rispose: "É ciò che tu pensi!" Se qualche volta hai provato ad essere portatore di pace, sai che i problemi della vita non sono sempre tra Dio e noi; sono anche tra noi e gli altri.

            Il Signore ha posto un'alta ricompensa sulle nostre relazioni con gli altri. Nel 6° capitolo di Matteo leggiamo (parafrasi piuttosto libera):

 

"Quindi, se state presentando la vostra offerta all'incontro di preghiera,

e sul più bello della vostra danza col tamburello

vi ricordate improvvisamente che un vostro fratello ha qualcosa contro di voi,

lasciate lì la vostra offerta e sistemate prima quella relazione col fratello.

Affrettatevi a fare amicizia col vostro oppositore mentre state recandovi dal giudice,

perché non vi metta in guardina.

Dalla guardina andrete in prigione,

e non ne uscirete finché non avrete pagato fino all'ultimo centesimo" (v. Mt 5, 23-24).

 

            In altre parole significa: se ho un problema con mio fratello, devo fare tutto il possibile per risolverlo.

 

IL RISENTIMENTO - Se non affrontiamo in questo modo i problemi che ci si presentano nelle relazioni, diventiamo preda di uno dei maggiori ostacoli alla maturità cristiana:

il risentimento.

Il risentimento non può essere ricoperto; penetra in voi profondamente, e si attacca. Come la prigione cui ci siamo riferiti nel brano precedente, il risentimento ci confina, separandoci dagli altri.

           

            Il risentimento costituisce anche un blocco alla nostra relazione con Dio. A volte ci presentiamo al Signore mentre intratteniamo dentro di noi il risentimento verso qualcun altro; abbiamo come la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, ma non sappiamo cosa. Versiamo catini di lacrime aspettandoci il perdono, sperando che tutto torni a posto - solo che tutto a posto non è, e la nostra gioia comincia a vacillare.

 

            Che fare quando vi succede? Cantate più forte o pregate più a lungo? Comprate un tamburello più grosso? Se il problema è il risentimento, nulla potrà funzionare finché non lo risolverete. 

 

            Perciò, quando riconoscete il problema e lo affrontate: "Signore, vuoi dirmi che prima devo risolvere questo risentimento?" "Proprio così!" risponde il Signore. Voi potete anche protestare: "Ma Signore, non capisci..." Tuttavia, dite: dove eravate quando avete scoperto quel risentimento? Stavate portando la vostra offerta davanti a Dio quando Egli vi presentò un nome: "Giovanni!"

            "Giovanni!" fu la vostra risposta, "Non voglio più sentire quel nome!" E il nome continuò a tornarvi alla mente. "Signore, odio quel nome! E sai perché? É il nome del socio in affari che mi mise in mezzo per cento milioni! Come posso non provare avversione verso di lui?"

 

 COME FUNZIONA

 

            Cos'è esattamente il risentimento?

            Risentimento significa avvertire o mostrare malcontento per un senso d'ingiuria o d'insulto derivati da un'azione, da una persona, da un rilievo o da una situazione.

            Il risentimento ha luogo quando Dio, o qualcun altro, fanno qualcosa di diverso da ciò che vi aspettavate. Fa centro in un secondo.

 

            Quando Naaman, comandante dell'esercito siriano, andò da Eliseo per essere guarito dalla lebbra, ebbe una sorpresa (vedi 2 Re, cap. 5). Eliseo gli disse: "Scendi giù e bagnati sette volte nel fiume Giordano e sarai guarito." Naaman era furioso e rispose: "Non ho mai sentito una cosa simile!" Ma il carovaniere gli disse: "Signore, se ti avesse chiesto di fare qualcosa di difficile lo avresti fatto; ti prego, non puoi provare a fare ciò che ti ha detto?"

 

            Naaman acconsentì, ma scese al Giordano col vapore che gli usciva dagli occhi. Cosa c'era in lui di sbagliato? Era pieno di risentimento! Ma la settima volta che venne fuori dall'acqua era guarito! Quante volte sono stato così vicino a perdere la grazia di Dio a causa del risentimento? Erano tutte quelle volte in cui Dio non ha fatto ciò che io pensavo, e quasi mi perdevo le grandi benedizioni che Lui aveva pronte per me!

 

            Il risentimento è per natura soggettivo, e spesso privato: nessuno oltre voi e Dio sa niente al riguardo. Ad esempio, potrebbe sorgere in voi anche mentre leggete questo articolo. Senza che nessuno lo noti, potete starvene lì seduti e sentirvi pieni di risentimento perché io scrivo sul risentimento!

 

            Puoi startene seduto a pranzo al ristorante e tutti gli altri sono serviti con una bistecca immensa, alta due centimetri. La tua, invece, ha la dimensione di una moneta da cento lire - e l'hai pagata 30.000 lire! Qualcuno ti chiede: "Com'è la tua bistecca?" Anziché richiederne un altro pezzo al cameriere, nascondi i tuoi sentimenti e rispondi: "Bella!" Ma in realtà è cominciata l'autocommiserazione. Il risentimento - verso il cameriere, l'ospite che vi sta intorno e i proprietari del ristorante in generale, ha già messo radici nel tuo pensiero dal momento in cui hai cominciato a pensare: "Mi tocca sempre la parte peggiore di tutto, perciò, qual'è la novità?"

 

            Il risentimento si annida in noi come un rancore. Quando provi rancore verso chi ti ha fatto un torto, ogni parte è in debito: lui, perché ti ha fatto il torto, e tu, perché gli porti rancore. É il momento di ricordare in che modo hai chiesto al Signore di perdonare i tuoi debiti: "come io perdono ai miei debitori." I debitori sono le persone che hanno mancato verso di te, e magari proprio nel momento in cui più avevi bisogno di loro. Ad ogni modo il risentimento che ti portate dentro è un problema tuo, non loro.

 

 RISENTIMENTO = PRIGIONE

 

            Se non perdonerai, che tu lo sappia o no sarai in prigione: nella prigione del risentimento.

 

            Quell'ammaccatura sulla macchina trovata subito dopo averla prestata al fratello Tommaso, può presentare due problemi: Uno, per l'inconveniente di rimettere a posto l'ammaccatura; ma l'altro è potenzialmente assai più serio. La Scrittura lo chiama "radice dell'amarezza." Comincia con un piccolo seme di risentimento: "É questo il modo di agire di un cristiano? Ammaccarvi la macchina e non dirlo? Se è così che agiscono i cristiani, lo farò anch'io!" Ma se è così che ragionate, cari fratelli e sorelle, siete in prigione!

 

Come uscire e restar fuori dalla prigione

 

            Per essere liberati dalla prigione del risentimento - e meglio ancora per restarne fuori - dobbiamo ricordare due cose e farne una terza:

 

1.       Non dimenticate la prova. La Scrittura dice che sarete messi alla prova.

Ecco un esempio: Al ritorno a casa da una giornata di duro lavoro vi sedete a tavola e chiedete: "Che c'è per cena?" "Pane e olio e insalata!" Questa è una prova. Rispondete: "Evviva! Mi piace pane, olio e insalata!"

 

            Dovete sapere che Dio ha la prerogativa di permettere che nella vostra vita giungano cose che rivelano la profondità della vostra maturità cristiana. Quando guardate un uomo o una donna di Dio, potete star certi che guardate qualcuno che é stato messo alla prova!

 

            Per inciso, lo sapete qual'è una delle complicazioni più comuni nel matrimonio? Non vengono risolti i risentimenti. "Cara, ho provato risentimento verso di te quando per cena mi preparasti pane, olio e insalata!" "É buffo! Stamani ho provato risentimento verso di te quando te ne sei andato senza vuotare la spazzatura!"

 

2.       Non dimenticate che Dio è Sovrano. Ciò significa che nella nostra vita nulla può capitare che non passi prima tra le mani del Dio Onnipotente.

Dobbiamo arrivare alla risposta che dice: "Dio mio, non lo capisco, ma so che Tu sei in tutto questo." Nulla, nulla, proprio nulla può toccare la nostra vita senza esser prima passato dalla volontà permissiva di Dio nostro Padre. Dovremmo dire: "Signore, tu lo permetti, e io lo abbraccerò!"

 

3.       Accettate con gioia le prove della vita.

            Accettare le circostanze non significa che queste siano giuste; e neppure che gli altri non debbano essere ritenuti responsabili. Significa solo che state imparando a risolvere le piccole emergenze della vita.

 

 IN GUARDIA!

 

            Dobbiamo davvero stare in guardia. Alcune relazioni, infatti, sono particolarmente soggette agli attacchi del risentimento e così dobbiamo stare all'erta per bloccarli al massimo:

 

1.      Risentimento verso Dio - "Ma fratello Bob, Dio ha lasciato morire mia madre!" Dio non ha fatto quello che pensavi, così nel tuo spirito è entrato il risentimento perché Egli ha permesso la morte di tua madre. Ho visto nascere il risentimento perché la gente non è stata guarita; oppure perché Dio non ha manifestato i doni spirituali nella vita di qualcuno nel modo che la persona si aspettava. Ho visto persone provare risentimento verso Dio per non essere belle: "Gli altri possono avere figli, io no." "Gli altri hanno un marito, io no!" "Gli altri..." Forse non lo vorremmo dire, né lasciarlo venir fuori, ma è lì nella profondità dell'anima.

 

2.       Risentimento verso i membri della famiglia - "Mio padre ha mancato nei suoi impegni verso di me." Anche il mio padre fisico ha mancato, e ho dovuto perdonarlo nove volte prima di essere veramente libero. I genitori, cognati, suoceri e altri parenti, possono ferirvi in un modo che agli altri non è possibile. In quel campo il perdono e la libertà dal risentimento sono di una importanza estrema.

 

3.       Risentimento verso il datore di lavoro o capo ufficio - É stato ingiusto; non vi ha dato l'aumento. L'altro impiegato ha ottenuto la promozione prima di voi anche se eravate lì da più tempo ed eravate la persona che più eseguiva tutti i dettagli. Gettate via quel risentimento!

 

4.       Risentimenti tra cristiani di diverse estrazioni - I cristiani provenienti da tradizioni

diverse lavorano sempre più insieme. Credo che Dio stia guarendo gli scismi storici e che ci stia liberando dal risentimento segreto, sia di un cattolico verso il protestante o viceversa.

 

            Mi trovavo in Georgia per un incontro con alcuni cattolici quando un prete cattolico venne a lavare i piedi a me e ad altri due fratelli protestanti, e ciò davanti a 3500 persone! Disse: "Come cattolici vi abbiamo offeso e ferito perché eravate protestanti. Simbolicamente, vogliamo lavarvi i piedi." Ci siamo seduti ed abbiamo pianto, mentre 500 anni venivano, alla lettera e simbolicamente, perdonati. Perdonavamo il risentimento sia nascosto che manifesto.

 

            Mentre il Signore continua a rinnovare il popolo cristiano, rispondiamoGli sostituendo il nostro risentimento con l'amore e con gli altri frutti dello Spirito. Tutti i frutti dello Spirito sono relativi: non sono per Dio, ma per le persone che ci stanno più vicine. Esse vogliono raggiungerci per prendere il frutto dello Spirito di Dio.

 

            Quando recitiamo il Padre Nostro - la preghiera del Signore - e vogliamo farne un modello di vita, vi chiedo di dirla con una nuova profondità di significato - in particolare quando chiediamo a Dio di "perdonare i nostri debiti, come noi perdoniamo i nostri debitori."

 

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