1986 Catechesi sul credo gennaio

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:25
La creazione nella visione biblico-cristiana

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 gennaio 1986

 

1. Nella immancabile e necessaria riflessione l’uomo di ogni tempo è portato a fare sulla propria vita, due domande emergono con forza, quasi eco della voce stessa di Dio: “Da dove veniamo? Dove andiamo?”. Se la seconda domanda riguarda il futuro ultimo, il traguardo definitivo, la prima si riferisce all’origine del mondo o dell’uomo, ed è altrettanto fondamentale. Per questo siamo giustamente impressionati dallo straordinario interesse riservato al problema delle origini. Non si tratta soltanto di sapere quando e come materialmente è sorto il cosmo ed è comparso l’uomo, quanto piuttosto di scoprire quale senso abbia tale origine, se vi presieda il caso, il destino cieco oppure un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio. Nel mondo infatti c’è il male e l’uomo che ne fa l’esperienza non può non chiedersi da dove esso venga e per responsabilità di chi, e se esista una speranza di liberazione. “Che cosa è l’uomo, perché te ne ricordi?”, si domanda in sintesi il Salmista, ammirato di fronte all’avvenimento della creazione (Sal 8, 5).

2. La domanda sulla creazione affiora sull’animo di tutti, dell’uomo semplice e del dotto. Si può dire che la scienza moderna è nata in stretto collegamento, anche se non sempre in buona armonia, con la verità biblica della creazione. E oggi, chiariti meglio i rapporti reciproci fra verità scientifica e verità religiosa, tantissimi scienziati, pur ponendo legittimamente problemi non piccoli come quelli riguardanti l’evoluzionismo delle forme viventi, dell’uomo in particolare, o quello circa il finalismo immanente al cosmo stesso nel suo divenire, vanno assumendo un atteggiamento maggiormente partecipe e rispettoso nei confronti della fede cristiana sulla creazione. Ecco dunque un campo che si apre per un dialogo benefico fra modi di approccio alla realtà del mondo e dell’uomo riconosciuti lealmente come diversi, eppure convergenti a livello più profondo a favore dell’unico uomo, creato - come dice la Bibbia nella sua prima pagina - quale “immagine di Dio” e quindi come “dominatore” intelligente e saggio del mondo (cf. Gen 1, 21-28).

3. Noi cristiani poi riconosciamo con intimo stupore, anche se con doveroso atteggiamento critico, come in tutte le religioni, da quelle più antiche ed ora scomparse, a quelle oggi presenti sul pianeta, si cerchi “una risposta ai reconditi enigmi della condizione umana . . . la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il male, l’origine e lo scopo del dolore . . . da dove noi traiamo la nostra origine e verso dove tendiamo” (Nostra Aetate, 1). Seguendo il Concilio Vaticano II, nella sua dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, riaffermiamo che “la Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni”, giacché “non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra Aetate, 2). E d’altra parte è così innegabilmente grande, vivificante e originale la visione biblico-cristiana delle origini del cosmo e della storia dell’uomo in particolare - e ha avuto una così rilevante incidenza nella formazione spirituale, morale e culturale di interi popoli per oltre venti secoli che il parlarne esplicitamente, anche se sinteticamente, è un dovere a cui ogni pastore e ogni catechista non può mancare.

4. La rivelazione cristiana manifesta veramente una straordinaria ricchezza circa il mistero della creazione, segno non piccolo e ben commovente della tenerezza di Dio che proprio sui nodi più angosciosi dell’esistenza umana, e dunque sulla sua origine e sul suo futuro destino, ha voluto farsi presente con una parola continua e coerente, pur nella varietà delle espressioni culturali. Così la Bibbia si apre in assoluto con un primo, e poi con un secondo racconto della creazione, dove l’origine di tutto da Dio, delle cose, della vita, dell’uomo (Gen 1-2), si intreccia con l’altro doloroso capitolo sulla origine, questa volta dall’uomo, non senza tentazione del maligno, del peccato e del male (Gen 3). Ma ecco che Dio non abbandona le sue creature. E quindi una fiammella di speranza si accende verso un futuro di una nuova creazione liberata dal male (è il cosiddetto protovangelo) (Gen 3, 15; 9, 13). Questi tre fili, l’azione creatrice e positiva di Dio, la ribellione dell’uomo e, già dalle origini, la promessa da parte di Dio di un mondo nuovo, formano il tessuto della storia della salvezza, determinando il contenuto globale della fede cristiana nella creazione.

5. Mentre nelle prossime catechesi sulla creazione sarà dato debito posto alla Scrittura, come fonte essenziale, sarà mio compito ricordare la grande tradizione della Chiesa, prima con le espressioni dei Concili e del magistero ordinario, e anche nelle appassionanti e penetranti riflessioni di tanti teologi e pensatori cristiani.

Come in un cammino costituito da tante tappe, la catechesi sulla creazione toccherà anzitutto il fatto mirabile di essa come lo confessiamo all’inizio del Credo o Simbolo apostolico: “Credo in Dio Creatore del cielo e della terra”; rifletteremo sul mistero della chiamata dal nulla di tutta la realtà creata, ammirando insieme l’onnipotenza di Dio e la sorpresa gioiosa di un mondo contingente che esiste in forza di tale onnipotenza. Potremo riconoscere che la creazione è opera amorosa della Trinità santissima ed è rivelazione della sua gloria. Il che non toglie, ma anzi afferma, la legittima autonomia delle cose create, mentre all’uomo, come a centro del cosmo, viene riservata un’attenzione intensa, nella sua realtà di “immagine di Dio”, di essere spirituale e corporale, soggetto di conoscenza e di libertà. Altre tematiche ci aiuteranno più avanti ad esplorare questo formidabile avvenimento creativo, in particolare il governo di Dio su mondo, la sua onniscienza e provvidenza, e come alla luce dell’amore fedele di Dio l’enigma del male e della sofferenza trovi la sua pacificante soluzione.

6. Dopo che Dio espresse a Giobbe la sua divina potenza creatrice (Gb 38-41), questi rispose al Signore e disse: “Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile a te . . . Io ti conosco per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42, 5). Possa la nostra riflessione sulla creazione condurci alla scoperta che, nell’atto di fondazione del mondo e dell’uomo, Dio ha seminato la prima universale testimonianza del suo amore potente, la prima profezia della storia della nostra salvezza.


Ai gruppi di lingua francese

Mon vœu, chers pèlerins de langue française, que je suis heureux de rencontrer aujourd’hui, au seuil d’une année nouvelle, est que vous progressiez dans cette foi. De tout cœur, je vous bénis, vous et vos familles.

Ai gruppi di lingua inglese

My cordial greetings go to all the English-speaking visitors and pilgrims present at this audience. May Christ, the Prince of Peace, reign in your hearts now and throughout the New Year. God bless you all.

Ai partecipanti di lingua tedesca

Herzlich grüße ich noch einmal alle heutigen deutschsprachigen Audienzteilnehmer und wünsche ihnen und ihren Angehörigen ein glückliches und gesegnetes Jahr 1986.

* * *

Einen besonderen Gruß richte ich an die Ordensschwestern verschiedener Kongregationen, die bei den Franziskanerinnen von Dillingen in La Storta an einem geistlichen Erneuerungskurs teilnehmen. Ich erbitte euch als besondere Gnade dieser Weihnachtszeit, daß ihr durch das Geheimnis der Menschwerdung Gott als Immanuel, als”Gott-mit-uns“erfahrt und euch seiner Gegenwart in eurem Leben und Wirken neu bewußt werdet.

* * *

Ferner grüße ich noch ganz besonders die anwesenden Vertreter des Oberösterreichischen Bauern und Nebenerwerbsbauernbundes und alle sie begleitenden Personen. Die Weihnachtszeit, in der wir die uns in Christus erschienene Güte und Menschenfreundlichkeit Gottes anbetend verehren, ist ein sehr geeigneter Rahmen, um Ihnen für die großzügige Hilfe zu danken, die Sie in christlicher Solidarität bedürftigen Brüdern und Schwestern in meiner polnischen Heimat bisher haben zukommen lassen und noch weiter gewähren. Von Bedeutung ist nicht nur die materielle Unterstützung, sondern auch die dadurch diesen Menschen geschenkte neue Hoffnung und Zuversicht. Möge der Herr selbst Ihre Hilfsbereitschaft und Tatkraft durch seine Gnade reich lohnen!

Von Herzen erteile ich Ihnen und allen Pilgern und Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache für Gottes bleibenden Schutz und Beistand im neuen Jahr meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai gruppi di lingua spagnola

En esta primera Audiencia General del año que comienza, deseo presentar mi más cordial saludo a todas las personas, familias y grupos de lengua española aquí presentes.

* * *

En particular, saludo a los neo-sacerdotes Legionarios de Cristo que han querido, junto con sus familiares y superiores, tener este encuentro con el Papa como signo de afecto y cercanía al Sucesor de Pedro. Os aliento vivamente a hacer de la vida sacerdotal que ahora comenzáis, un canto de alabanza a Dios, de amor y fidelidad a la Iglesia, y de servicio a los hermanos.

* * *

Saludo igualmente a los miembros del Movimiento “Regnum Christi”, así como a los componentes de la peregrinación procedente de Argentina.

A todos los peregrinos de España y de los diversos Países de América Latina, junto con mi plegaria al Señor para que derrame sobre vosotros abundantes gracias durante el nuevo año, imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai gruppi di lingua polacca

Witam serdecznie pielgrzymów z Polski, w szczególnosci W z Rymanowa w diecezji przemyskiej, prócz tego uczestników grup turystycznych Orbisu, Pekaesu, Amicizia i Turysty. Jest to pierwsza audiencia generalna w Roku Panskim 1986 i na początku roku pragnę złożyć życzenia wszystkim obecnym tutaj pielgrzymom, a także wszystkim moim rodakom.

Ai sacerdoti e ad altri gruppi di lingua italiana  

Rivolgo ora un saluto affettuoso al gruppo di sacerdoti della diocesi di Verona, che celebrano il 25° anniversario della loro ordinazione sacerdotale.

Cari sacerdoti, vi ringrazio per aver voluto rendermi partecipe della gioia del vostro giubileo, che è un’occasione importante per rinnovare la riconoscenza al Signore del dono della vocazione sacerdotale. Continuate ad essere sempre lieti e fieri della vostra scelta di bontà e di amore a salvezza delle anime. Attingete nel vostro ministero all’esempio di Gesù sommo ed eterno Sacerdote, che passò su questa terra “facendo del bene a tutti”.  Invoco su di voi l’abbondanza delle grazie divine e vi benedico di cuore.

* * *

Un pensiero beneaugurante esprimo alle Missionarie degli Infermi, che in occasione del 50° della loro fondazione, ad opera di Germana Sommaruga, si sono riunite a Roma per un loro convegno; insieme con esse, saluto anche le Religiose, direttrici di Scuole per infermieri professionali, le quali partecipano ad un corso di aggiornamento.

Vi auguro che questi vostri incontri vi siano di stimolo per conseguire una sempre più approfondita consapevolezza della vostra specifica vocazione a servizio degli ammalati. Studiate a fondo le vostre costituzioni e i documenti conciliari, che hanno portato tanta attenzione al vasto e delicato campo dell’assistenza dei fratelli più deboli. Fate tesoro di queste giornate romane anche per rinsaldare la vostra fede al centro del Cristianesimo, dove non si finisce mai di scoprire testimonianze cristiane nei monumenti sacri e nelle memorie dei Santi. Vi benedico implorando sulle vostre persone e sulla vostra benefica attività le ricompense del Signore.

* * *

Vada pure un saluto cordiale ai dirigenti, agli artisti e a tutte le persone addette al Circo Medrano. Vi esprimo il mio compiacimento per la bravura, con cui avete eseguito i vostri saggi. Comprendo l’impegno che esige la vostra attività; so anche a quanti rischi e a quanti disagi voi siete esposti. Auguro che i vostri intrattenimenti siano sempre apportatori di divertimento e di svago sani e costruttivi.

Vi assista l’aiuto di Dio e vi sia di sostegno la mia Benedizione.

Ai giovani

Desidero indirizzare un affettuoso saluto a voi, giovani, che avete un posto speciale nei miei pensieri e nelle mie preghiere. Un saluto particolare va al gruppo Gentile.

Il Signore sostenga la tensione del crescere. l’impegno dello studio, la fatica del lavoro di ciascuno di voi, perché in ogni occasione della vostra esistenza siate portatori della fede e della carità e siate costruttori di quella pace che viene solamente da Cristo e che raccoglie in sé ogni dono di Dio per l’uomo. Questa pace, ora, invoco su di voi, sui vostri famigliari e su tutti coloro che si occupano della vostra formazione, mentre di cuore vi benedico.

Agli ammalati

A voi, cari ammalati, che partecipate alla sofferenza redentiva di Cristo, va in maniera del tutto particolare il mio saluto e la mia parola di conforto.

Gesù, incarnandosi, si è fatto perenne fratello dell’uomo che soffre e che muore. Egli, l’innocente Figlio di Dio, riscatta il dolore e gli dà un senso nuovo, per cui nessuna lacrima è ormai versata inutilmente, nessun grido si perde nel vuoto e tutto serve per la redenzione dell’umanità, alla quale in Cristo è data la pienezza della vita. E questa vita ha nel Natale la sua speranza concreta, nella Croce la sua interpretazione vera, nella Risurrezione il suo esito glorioso.

A tutti giunga la mia Benedizione Apostolica.

Agli sposi novelli  

Ed infine a voi, sposi novelli, vada il mio saluto cordiale, accompagnato dall’augurio che la vita coniugale da poco iniziata diventi il luogo privilegiato dell’amore reciproco, fedele e generoso.

Nel sacramento del matrimonio avete ricevuto una grazia, che perfeziona l’amore naturale, chiamando al servizio, al dono di sé e mettendo nel cuore la forza di essere imitatori di Cristo e testimoni gioiosi dell’Alleanza tra Dio e l’uomo.

Il signore vi conservi nel suo amore e la Vergine Maria vi sia sempre vicina con la sua materna sollecitudine! Con la mia Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:25
Credo in Dio creatore del cielo e della terra

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 15 gennaio 1986

 

1. La Verità circa la creazione è oggetto e contenuto della fede cristiana: essa è presente in modo esplicito unicamente nella rivelazione. Non la si trova infatti che molto vagamente nelle cosmogonie mitologiche al di fuori della Bibbia, ed è assente dalle speculazioni di antichi filosofi, anche massimi, quali Platone e Aristotele, che pur hanno elaborato un concetto abbastanza elevato di Dio come Essere totalmente perfetto, come Assoluto. L’intelligenza umana può da sola giungere a formulare la verità che il mondo e gli esseri contingenti (non necessari) dipendono dall’Assoluto. Ma la formulazione di questa dipendenza come “creazione” - quindi in base alla verità circa la creazione - appartiene originalmente alla rivelazione divina e in questo senso è una verità di fede.

2. Essa è proclamata all’inizio dalle professioni di fede, a cominciare dalle più antiche, come il Simbolo apostolico: “Credo in Dio . . . creatore del ciclo e della terra”; e il Simbolo niceno-costantinopolitano: “Credo in Dio . . . creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”; fino a quella pronunciata da Papa Paolo VI e che va sotto il nome di Credo del popolo di Dio: “Noi crediamo in un solo Dio . . . creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli, e creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale” (Insegnamenti di Paolo VI, VI, 1968, p. 302).

3. Nel “credo” cristiano la verità circa la creazione del mondo e dell’uomo ad opera di Dio occupa un posto fondamentale per la particolare ricchezza del suo contenuto. Infatti non si riferisce soltanto all’origine del mondo come risultato dell’atto creatore di Dio, ma rivela anche Dio quale creatore, Dio, che ha parlato per mezzo dei profeti e ultimamente per mezzo del Figlio (cf. Eb 1, 1), ha fatto conoscere a tutti coloro che accolgono la sua rivelazione non soltanto che proprio lui ha creato il mondo, ma soprattutto che cosa significa essere creatore.

4. La Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) è permeata infatti dalla verità circa la creazione e circa il Dio creatore. Il primo libro della Bibbia, il Libro della Genesi, inizia con l’asserzione di questa verità: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1, 1). Su tale verità ritornano numerosi altri passi biblici, mostrando quanto profondamente essa abbia penetrato la fede di Israele. Ricordiamone almeno alcuni. È detto nei Salmi: “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti. È lui che l’ha fondata sui mari” (Sal 23, 1-2). “Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene” (Sal 88, 12). “Suo è il mare, egli l’ha fatto, le sue mani hanno plasmato la terra” (Sal 94, 5). “Della tua grazia è piena la terra. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli . . . Perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste” (Sal 32, 5-6. 9). “Siate benedetti dal Signore che ha fatto cielo e terra” (Sal 115, 15). La stessa verità viene professata dall’autore del Libro della Sapienza (Sap 9, 1): “Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola . . .”. E il profeta Isaia (Is 44, 24) riferisce in prima persona la parola di Dio creatore: “Sono io, il Signore, che ho fatto tutto”.

Non meno chiare sono le testimonianze presenti nel Nuovo Testamento. Così, ad esempio, nel prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1, 1-3) è detto: “In principio era il Verbo . . . Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”. La Lettera agli Ebrei (Eb 11, 3), per parte sua, afferma: “Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché da cose non visibili ha preso origine quello che si vede”.

5. Nella verità della creazione è espresso il pensiero che ogni cosa esistente al di fuori di Dio è stata da lui chiamata all’esistenza. Nella Sacra Scrittura troviamo dei testi che ne parlano chiaramente. È il caso della madre dei sette figli, di cui parla il Libro dei Maccabei, la quale dinanzi alla minaccia della morte, incoraggia il più giovane di essi a professare la fede di Israele: dicendogli: “Contempla il cielo e la terra . . . Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano” (2 Mac 7, 28). Nella Lettera ai Romani (Rm 4, 17) leggiamo: “Abramo credette in Dio che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che ancora non esistono”.

“Creare” vuol quindi dire: fare dal nulla, chiamare all’esistenza, cioè formare un essere dal nulla. Il linguaggio biblico lascia intravedere tale significato già nella prima parola del Libro della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Il termine “creò” traduce l’ebraico “bara”, che esprime un’azione di straordinaria potenza, il cui unico soggetto è Dio. Con la riflessione postesilica viene compresa sempre meglio la portata dell’intervento divino iniziale, che nel Secondo Libro dei Maccabei (2 Mac 7, 28) è finalmente presentato come un produrre “non da cose preesistenti”. I Padri della Chiesa e i teologi chiariranno ulteriormente il significato dell’azione divina parlando di creazione “dal nulla” (“creatio ex nihilo” - più precisamente - “ex nihilo sui et subiecti”). Nell’atto della creazione Dio è principio esclusivo e diretto del nuovo essere, con esclusione di qualsiasi materia preesistente.

6. Quale Creatore, Dio è in certo modo “al di fuori” del creato e il creato è “al di fuori” di Dio. Nello stesso tempo il creato è completamente e pienamente debitore a Dio della propria esistenza (di essere ciò che è), perché ha origine completamente e pienamente dalla potenza di Dio.

Si può anche dire che mediante questa potenza creatrice (l’onnipotenza) Dio è nel creato e il creato è in lui. Tuttavia quest’immanenza di Dio non intacca in nulla la trascendenza che gli è propria nei riguardi di ogni cosa alla quale egli dà l’esistenza.

7. Quando l’apostolo Paolo mise piede nell’Areopago di Atene, parlò così agli ascoltatori ivi riuniti: “Passando e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra . . .” (At 17, 23-24).

È significativo che gli ateniesi, i quali riconoscevano molti dèi (politeismo pagano), abbiano ascoltato queste parole sull’unico Dio creatore senza sollevare obiezione. Questo particolare sembra confermare che la verità circa la creazione costituisce un punto d’incontro tra gli uomini che professano religioni diverse. Forse la verità della creazione è radicata in modo originario ed elementare in diverse religioni, che se in esse non si trovano concetti sufficientemente chiari, come quelli contenuti nelle Sacre Scritture.


Ai pellegrini di lingua francese

Je salue les pèlerins d’expression française présents aujourd’hui. Et, puisque nous sommes encore au début de l’année, je leur offre mes vœux cordiaux en priant le Seigneur de les bénir.

Ai pellegrini di espressione inglese  

Dear Brothers and Sisters,

My special greeting goes to all the Sisters present at this audience, especially the Marist Sisters and the members of the General Chapter of the Society of the Holy Child Jesus. May you always find peace and joy in your service to the Lord by re-dedicating yourselves each day to answering his call and doing his will.

* * *

I also wish to welcome the participants in the sixty-seventh session of the NATO Defense College. Dear friends: I hope that your contact with people from various countries has enabled you to deepen your awareness of the common vocation we share to promote peace - a vocation to follow the path of solidarity, dialogue and universal brotherhood, to look beyond ourselves in order to understand and support the good of others. I pray that you will return to your respective Nations ever more convinced of the need to follow this path and work to build a more peaceful world.

* * *

And to all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from Sweden and the United States, I offer the assurance of my prayers and I willingly impart my Apostolic Blessing.

Al gruppo di lingua spagnola

Deseo ahora presentar mi cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos de lengua española presentes en esta Audiencia.

De modo particular saludo a los sacerdotes, religiosos y religiosas alentándoles a continuar siempre fieles a su vocación de servicio a Dios y a la Iglesia por amor a los hermanos.

* * *

Saludo asimismo al grupo de jóvenes mexicanos y a todas las demás personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España, impartiéndoles con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini di lingua polacca

Witam uczestników tej audiencji z Polski. W szczególnosci witam księdza biskupa Pazdura z Wrocławia oraz uczestnikow grup turystycznych Orbisu, PTTK, Amicizia i Turysty.

Ai gruppi di fedeli italiani  

Saluto i Padri della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, che sono convenuti a Roma per partecipare al Capitolo Generale del loro Istituto.

Carissimi, vi assicuro la mia spirituale vicinanza. Prego il Signore, affinché vi dia quella luce interiore che aiuta a discernere la sua volontà e ad operare quelle scelte e decisioni che sempre meglio formino e guidino voi ed i vostri confratelli nella consacrazione a Cristo e nel servizio del suo Regno.

Vi accompagno con la mia Benedizione Apostolica.  

* * * 

Sono presenti a questa Udienza i sacerdoti salesiani che, al termine del loro corso di formazione permanente, hanno desiderato questo incontro.

Carissimi, con voi saluto tutti coloro che rappresentate, ed auspico che abbiate, come riflessione e programma nel compimento del vostro particolare ministero, le parole di Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. 

Pongo voi e i vostri confratelli sotto la protezione di Maria Ausiliatrice e di cuore vi benedico.  

* * * 

Saluto ora i pellegrini della diocesi di Prato, che stanno preparandosi a diventare operatori familiari nella loro diocesi.

Carissimi, è veramente necessario servire il matrimonio e la famiglia, sia per i compiti che tale comunione di vita e di amore implica, che per le difficoltà da cui è frequentemente minacciata.

Mentre vi invito a essere sempre testimoni generosi di una vita coniugale veramente cristiana, vi esorto ad essere attenti alle domande e necessità di quanti incontrerete, comunicando loro il significato profondo del patto d’amore consacrato da Cristo.

A ognuno giunga la mia Benedizione Apostolica.  

Ai giovani  

Ed ora un affettuoso saluto a tutti voi, carissimi giovani presenti a questa Udienza. Grande è la consolazione che ogni volta mi recate perché mi date bella testimonianza della vostra fede. Siate sempre generosi assertori dell’amore indiscusso per Gesù nostro salvatore e per la Chiesa, che ripone in voi le sue speranze per l’avvenire della società umana; e tante sono le vostre iniziative in favore del prossimo più bisognoso di aiuto. Nell’incoraggiarvi ad essere sempre limpido esempio di testimonianza evangelica, vi seguo con la preghiera e con la mia Benedizione.  

Agli ammalati  

Un cordiale saluto ed una parola d’incoraggiamento rivolgo a voi, carissimi infermi, che conoscete la sofferenza e la solitudine e vi sentite umiliati per non poter partecipare alla vita del mondo che vi circonda.

Nell’incontro di oggi, invece, circondati dall’affetto di tanti fratelli, che vi esprimono la loro gratitudine per il bene che ad essi proviene dalla vostra generosa accettazione del dolore, di cui si serve il Signore per effondere la sua misericordia verso gli uomini, e specialmente verso quelli che sono da lui lontani. Voi siete la predilezione del Signore. Vi benedico di cuore e con voi i vostri cari e quanti vi assistono.  

Agli sposi novelli  

E voi, carissimi sposi, siate sempre all’altezza della grande missione che il Signore vi ha affidato col sacramento del matrimonio. Col vostro esempio e la vostra donazione amorosa, siete la eloquente dimostrazione che solo nell’adempimento della legge divina si è collaboratori di Dio nella sua opera creatrice; da voi, inoltre dipende l’integrità e la saldezza della società civile e della fecondità stessa della Chiesa. Vi segue in questa opera di edificazione la mia Benedizione Apostolica, estensibile a tutti i vostri famigliari e congiunti.

Un appello ai cristiani libanesi, affinché pongano fine alle ostilità e ai combattimenti fratricidi, è levato da Giovanni Paolo II al termine dell’udienza generale odierna. Queste le parole del Santo Padre. 

Ho appreso con profondo dolore le notizie giunte nei giorni scorsi dal Libano, dove si sono avuti scontri tra combattenti cristiani che hanno causato decine di morti e di feriti.

Invito caldamente i gruppi che si combattono a cessare le ostilità e a iniziare, anche con l’aiuto dei loro Pastori, un dialogo sincero per ritrovare, pur nella diversità delle opinioni, la concordia che dovrebbe essere favorita dalla loro fede comune.

Solamente questa volontà di intesa permetterà che essi siano efficaci costruttori, insieme con altri concittadini di diversa fede o comunione, di un Libano nuovo, nel quale ritorni la pace e ciascuno possa vivere ed esprimersi in libertà e dignità, senza timori per il proprio futuro e per quello della propria comunità.

Vi invito ad unirvi alla mia preghiera al Signore, affinché i cristiani libanesi accolgano l’appello fraterno che giunge loro dalla Chiesa e da quanti hanno a cuore l’esistenza di un Libano pacifico, indipendente e unito.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:27
La creazione è chiamata del mondo e dell'uomo dal nulla all'esistenza

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 gennaio 1986

 

1. La verità che Dio ha creato, che cioè ha tratto dal nulla tutto ciò che esiste al di fuori di lui, sia il mondo che l’uomo, trova una sua espressione già nella prima pagina della Sacra Scrittura, anche se la sua piena esplicitazione si ha soltanto nello sviluppo successivo della rivelazione.

All’inizio del libro della Genesi si incontrano e “racconti” della creazione. A giudizio degli studiosi della Bibbia il secondo racconto è il più antico, ha carattere più figurativo e concreto, si rivolge a Dio chiamandolo con il nome di “Jahvè”, e per questo motivo è indicato come “fonte jahvista”.

Il primo racconto, posteriore in quanto a tempo di composizione, si presenta più sistematico e più teologico; per designare Dio ricorre al termine “Elohim”. In esso l’opera della creazione è distribuita lungo una serie di sei giorni. Poiché il settimo è presentato come il giorno in cui Dio si riposa, gli studiosi hanno tratto la conclusione che questo testo abbia avuto origine in ambiente sacerdotale e cultuale. Proponendo all’uomo lavoratore l’esempio di Dio Creatore, l’autore di Gen 1 ha voluto ribadire l’insegnamento contenuto nel Decalogo, inculcando l’obbligo di santificare il settimo giorno.

2. Il racconto dell’opera della creazione merita di essere spesso letto e meditato nella liturgia e fuori di essa. Per quanto riguarda i singoli giorni, si riscontra tra l’uno e l’altro una stretta continuità e una chiara analogia. Il racconto inizia con le parole: “In principio Dio creò il cielo e la terra”, cioè tutto il mondo visibile, ma poi nella descrizione dei singoli giorni ritorna sempre l’espressione: “Dio disse: Sia . . .”, oppure un’espressione analoga. Per la potenza di questa parola del Creatore: “fiat”, “sia”, sorge gradatamente il mondo visibile: la terra è all’inizio, “informe e deserta” (caos); in seguito, sotto l’azione della parola creatrice di Dio, essa diviene idonea alla vita e si riempie di esseri viventi, le piante e gli animali, in mezzo ai quali, alla fine, Dio crea l’uomo “a sua immagine” (Gen 1, 27).

3. Questo testo ha una portata soprattutto religiosa e teologica. Non si possono cercare in esso elementi significativi dal punto di vista delle scienze naturali. Le ricerche sull’origine e sullo sviluppo delle singole specie “in natura” non trovano in questa descrizione alcuna norma “vincolante”, né apporti positivi di interesse sostanziale. Anzi, con la verità circa la creazione del mondo visibile - così come è presentata nel Libro della Genesi - non contrasta, in linea di principio, la teoria dell’evoluzione naturale, quando la si intenda in modo da non escludere la causalità divina.

4. Nel suo insieme l’immagine del mondo si delinea sotto la penna dell’autore ispirato, con le caratteristiche delle cosmogonie del tempo, nella quale egli inserisce con assoluta originalità la verità circa la creazione di ogni cosa ad opera dell’unico Dio: è questa la verità rivelata.

Ma il testo biblico, se da una parte afferma la totale dipendenza del mondo visibile da Dio, che in quanto Creatore ha potere pieno su ogni creatura (il cosiddetto “dominium altum”), dall’altra mette in rilievo il valore di tutte le creature agli occhi di Dio. Al termine di ogni giorno infatti ricorre la frase: “E Dio vide che era cosa buona”, e al giorno sesto, dopo la creazione dell’uomo, centro del cosmo, leggiamo: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1, 31).

La descrizione biblica della creazione ha carattere ontologico, parla cioè dell’ente, e nello stesso tempo assiologico, rende cioè testimonianza al valore. Creando il mondo come manifestazione della sua bontà infinita, Dio lo creò buono. Tale è l’insegnamento essenziale che traiamo dalla cosmogonia biblica, e in particolare dalla descrizione introduttiva del Libro della Genesi.

5. Questa descrizione, insieme con tutto ciò che la Sacra Scrittura dice in diversi luoghi circa l’opera della creazione e circa Dio Creatore, ci permette di porre in risalto alcuni elementi: 1) Dio ha creato il mondo da solo. La potenza creatrice non è trasmissibile: “incommunicabilis”; 2) Dio ha creato il mondo di propria volontà, senza alcuna costrizione esteriore né obbligo interiore. Poteva creare e non creare; poteva creare questo mondo o un altro; 3) Il mondo è stato creato da Dio nel tempo, quindi esso non è eterno: ha un inizio nel tempo; 4) Il mondo creato da Dio è costantemente mantenuto dal Creatore nell’esistenza. Questo “mantenere” è, in un certo senso, un continuo creare (“Conservatio est continua creatio”).

6. Da quasi duemila anni la Chiesa professa e proclama invariabilmente la verità che la creazione del mondo visibile e invisibile è opera di Dio, in continuità con la fede professata e proclamata da Israele, il popolo di Dio dell’antica alleanza. La Chiesa spiega e approfondisce questa verità, utilizzando la filosofia dell’essere e la difende dalle deformazioni che sorgono di quando in quando nella storia del pensiero umano.

Il magistero della Chiesa ha confermato con particolare solennità e vigore la verità che la creazione del mondo è opera di Dio nel Concilio Vaticano I, in risposta alle tendenze del pensiero panteistico e materialistico del tempo. Quei medesimi orientamenti sono presenti anche nel nostro secolo in alcuni sviluppi delle scienze esatte e delle ideologie atee.

Nella costituzione “Dei Filius” del Concilio Vaticano I leggiamo: “Questo unico vero Dio, nella sua bontà e onnipotente virtù, non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare, ma per manifestare la sua perfezione mediante i beni che distribuisce alle creature, con decisione sommamente libera, simultaneamente fin dall’inizio del tempo trasse dal nulla l’una e l’altra creatura, la spirituale e la corporale, cioè l’angelica e la materiale, e poi la creatura umana, quasi dell’una e dell’altra partecipe, essendo costituita di spirito e di corpo” (Conc. Later. IV, c. I, De fide catholica) (Conc. Vat. I, Const. Dei Filius, c. I: Denz-Schonm. 3002).

7. Secondo i “Canones” aggiunti a questo testo dottrinale, il Concilio Vaticano I ribadisce le seguenti verità: 1) L’unico, vero Dio è Creatore e Signore “delle cose visibili e invisibili” (Ivi, 3021); 2) È contro la fede l’affermazione che esista soltanto la materia (materialismo) (Ivi, 3022); 3) È contro la fede l’affermazione che Dio s’identifichi essenzialmente con il mondo (panteismo) (Ivi, 3023); 4) È contro la fede sostenere che le creature, anche quelle spirituali, sono una emanazione della sostanza divina, o affermare che l’Essere divino col suo manifestarsi o evolversi diventi ogni cosa (Ivi, 3024); 5) È contro la fede la concezione secondo cui Dio è l’essere universale ossia indefinito che determinandosi costituisce l’universo distinto in generi, specie e individui (Ivi, 3024); 6) È parimente contro la fede negare che il mondo e le cose tutte in esso contenute, sia spirituali che materiali, secondo tutta la loro sostanza sono state da Dio create dal nulla (Ivi, 3025).

8. Occorrerà trattare a parte il tema della finalità a cui mira l’opera della creazione. È infatti un aspetto che occupa molto spazio nella rivelazione, nel magistero della Chiesa e nella teologia. Basti per ora concludere la nostra riflessione rifacendoci ad un testo molto bello del Libro della Sapienza in cui si inneggia a Dio che per amore crea l’universo e lo conserva nell’essere: “Tu ami tutte le cose esistenti / e nulla disprezzi di quanto hai creato; / se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. / Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? / O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? / Tu risparmi tutte le cose, / perché tutte son tue, Signore, amante della vita” (Sap 11, 24-26).


Ai gruppi di espressione francese  

Chers Frères et Sœurs,

Je salue spécialement les Sœurs Missionnaires du Cœur Immaculé de Marie qui tiennent actuellement leur Chapitre général. Votre Congrégation, chères Sœurs, a été fondée par une Sœur belge en Inde où je m’apprête à partir en visite apostolique, et elle comprend des religieuses des divers pays et continents, à l’image de la mission universelle de l’Eglise que vous voulez servir, selon les besoins des Eglises locales. Que l’Esprit Saint, accueilli selon le cœur de Marie, approfondisse toujours en vous l’amour de Dieu et la charité missionnaire! Je vous bénis de grand cœur, vous et toutes les Sœurs que vous représentez.

Ai gruppi di fedeli di espressione inglese  

Dear Brothers and Sisters,

I am happy to welcome the Volunteer Lay Apostles from Taiwan who have come to Rome on pilgrimage. May the Lord Jesus strengthen you in faith and love as you bear witness to him by word and example.

And to all the English-speaking visitors, especially those from Denmark and the United States, I offer my heartfelt greetings and the assurance of prayers that God will bless you abundantly with his gifts of joy and peace.

A fedeli di espressione spagnola

Queridos hermanos y hermanas,

Deseo saludar ahora de modo particular a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En primer lugar, a las Hermanas Carmelitas Misioneras Teresianas, que se encuentran en Roma haciendo un curso de renovación espiritual. A vosotras, así como a todas las personas consagradas presentes en esta Audiencia, os aliento a ser testigos vivos del amor de Dios en su Iglesia.

* * *

Saludo también al grupo de jóvenes, hijos de emigrantes italianos en Argentina; y, juntamente, al grupo de estudiantes de la Universidad Nacional de Tucumán.

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai suoi connazionali polacchi

Witam serdecznie pielgrzymów z Polski, z parafii Najswiętszego Salwatora w Krakowie oraz z archidiecezji warszawskiej, jako też uczestników grup turystycznych Orbisu, Amicizia, PTTK i Turysty. Pozdrawiam serdecznie wszystkich obecnych, a za waszym pośrednictwem wszystkich rodaków w Ojczyźnie. Proszę o modlitwę na podróż do Indii.

Ai pellegrini provenienti dalle diverse diocesi italiane

Va ora il mio saluto ai religiosi, alle religiose ed ai laici, che sono convenuti a Roma da varie nazioni, per partecipare alla XII Settimana di Spiritualità della Famiglia Salesiana, durante la quale è stato approfondito il testo della laicità come dimensione di specifico apostolato.

Mentre vi invito a perseverare nel vostro impegno di formazione giovanile, con la consueta dedizione, che caratterizza i Figli di Don Bosco, vi esorto a rispondere alle attese dei giovani presentando Cristo come risposta autentica e favorendo quelle forme di apostolato secolare, che sono consone all’essere comunitario della Chiesa ed alle esigenze dell’evangelizzazione del mondo attuale.

Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica.

* * *

Saluto il gruppo di giovani del Pontificio Seminario regionale “Pio XII” di Fano. Carissimi, vivete l’offerta di voi a Gesù, interamente e semplicemente, mediante l’impegno quotidiano dello studio e della preghiera, affinché egli vi conceda di perseverare in quel cammino vocazionale, che vi condurrà, quali sacerdoti, ad essere il dono di Cristo alla sua Chiesa. Vi affido alla Vergine Maria. Ella abbia cura di voi. Da parte mia, di cuore vi benedico.

* * *

La presenza del Comandante Generale della Marina, insieme con l’Ammiraglio Fontana ed i marinai, che, durante un tratto della mia visita pastorale a Genova, mi hanno egregiamente accompagnato, è lieta l’occasione per esprimere nuovamente il mio affetto e la mia stima per quella città.

Mentre ringrazio per questo gesto di cortesia, che ricambio con l’augurio di serena operosità e di cristiano benessere, imparto a voi ed alle vostre famiglie la mia Benedizione Apostolica.

Ai Giovani

Il mio discorso si rivolge ora a voi, giovani e ragazzi, per rinnovarvi l’invito ad un solidale impegno per la pace. Questo è l’anno internazionale della pace. Lo scorso 25 gennaio, nella Basilica di san Paolo, ho lanciato un appello a tutti i cristiani e a tutte le persone di buona volontà perché si uniscano in un movimento mondiale di preghiera per la pace. Tra tutte le utili iniziative a favore della pace, questa è la prima e più necessaria: la pace, infatti, comincia dalla conversione del cuore, e la conversione si ottiene pregando.

Carissimi giovani, pregate per la pace e impegnatevi ad essere costruttori di pace per un domani più giusto e più umano.

Agli ammalati  

Anche a voi, carissimi malati, rivolgo il mio affettuoso saluto e il mio augurio.

Desidero oggi invitarvi ad offrire le vostre preghiere e le vostre vite per la pace del mondo. La pace si costruisce, senz’altro, con l’apporto concreto di persone sane, attive, che possano muoversi ed industriarsi in suo favore. Ma occorre anche, e soprattutto, meritarla. E perciò nulla, è per questo spiritualmente fecondo del dono nascosto, ma a Dio gradito, delle proprie sofferenze. Lasciatevi sostenere da questi pensieri che, se accettati, serviranno a dare uno scopo nobilissimo al vostro soffrire, su cui di cuore imparto l’Apostolica Benedizione.

Agli sposi novelli  

Agli sposi novelli il mio cordiale saluto. Celebrando il Matrimonio cristiano, voi avete promesso di impostare la vostra unione nella concordia e nella pace, come condizione fondamentale per una armoniosa vita di coppia e di famiglia. In questo diventate veramente segno di Dio. Il Dio dell’amore, infatti, che ha benedetto il vostro patto, è il Dio della vita, per la quale vi ha scelti ad essere suoi collaboratori, e perciò stesso si rivela il Dio della pace. Egli ci insegna che ogni esistenza fiorisce solo se desiderata ed accolta in un’atmosfera di pace. Di questa grazia fa dono a quanti, come voi, se ne assumono l’impegno come dimensione della propria ed altrui vita. Vi siano di stimolo e di sostegno tali verità, poiché grande è l’opera che vi attende e che ridonderà, se ben compiuta, a beneficio della comunità degli uomini. Vi accompagni la mia Benedizione.

Dolore per la tragedia dello “Shuttle”, partecipazione allo strazio dei familiari e sentita solidarietà alla Nazione americana sono stati espressi dal Santo Padre al termine dell’udienza generale. Queste le parole del Papa.

Profondo dolore ha suscitato nel nostro animo, nell’animo di tutti, la notizia dell’improvvisa tragedia che si è consumata ieri nei cieli di Cape Canaveral, ove la navetta spaziale Challenger si è disintegrata.

Nell’esprimere accorata partecipazione allo strazio dei familiari dei sette astronauti periti nell’incidente e sentita solidarietà alla Nazione americana, elevo a Dio una fervorosa preghiera perché accolga nel suo abbraccio le anime di questi coraggiosi pionieri del progresso della scienza e dell’uomo.

 

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