1986 Catechesi sul credo Giugno

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:39
La divina Provvidenza e la presenza del male e della sofferenza nel mondo

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 4 giugno 1986

 

1. Riprendiamo il testo della prima Lettera di san Pietro, al quale ci siamo richiamati alla fine della catechesi precedente: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi” (1 Pt 3-4).

Poco oltre lo stesso apostolo ha un’affermazione illuminante e consolante insieme: “Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco . . .” (1 Pt 1, 6-7).

Già dalla lettura di questo testo si arguisce che la verità rivelata circa la “predestinazione” del mondo creato e soprattutto dell’uomo in Cristo (praedestinatio in Christo), costituisce il fondamento principale e indispensabile delle riflessioni che intendiamo proporre sul tema del rapporto tra la Provvidenza divina e la realtà del male e della sofferenza presenti sotto tante forme nella vita umana.

2. Ciò costituisce per molti la principale difficoltà ad accettare la verità sulla divina Provvidenza. In alcuni casi questa difficoltà assume forma radicale, quando addirittura si accusa Dio a causa del male e della sofferenza presenti nel mondo, giungendo fino a rifiutare la verità stessa su Dio e sulla sua esistenza (cioè all’ateismo). In una forma meno radicale, e tuttavia inquietante, questa difficoltà si esprime nei tanti interrogativi critici, che l’uomo pone a Dio. Il dubbio, la domanda o addirittura la contestazione nascono dalla difficoltà di conciliare tra loro la verità della Provvidenza divina, della sollecitudine paterna di Dio per il mondo creato, e la realtà del male e della sofferenza sperimentata in diversi modi dagli uomini.

Possiamo dire che la visione della realtà del male e della sofferenza è presente con tutta la sua pienezza nelle pagine della Sacra Scrittura. Si può affermare che la Bibbia è, oltre tutto, un grande libro sulla sofferenza: questa entra in pieno nell’ambito delle cose che Dio volle dire all’umanità “molte volte . . . per mezzo dei profeti, e ultimamente per mezzo del Figlio” (cf. Eb 1, 1): entra nel contesto dell’autorivelazione di Dio e nel contesto del Vangelo; ossia della buona novella della salvezza. Per questo l’unico metodo adeguato per trovare una risposta all’interrogativo sul male e sulla sofferenza nel mondo è di cercarla nel contesto della rivelazione offerta dalla parola di Dio.

3. Dobbiamo però prima di tutto intenderci sul male e sulla sofferenza. Essa è in se stessa multiforme. Comunemente si distingue il male in senso fisico da quello in senso morale. Il male morale si distingue da quello fisico prima di tutto per il fatto che comporta una colpevolezza, perché dipende dalla libera volontà dell’uomo, ed è sempre un male di natura spirituale. Esso si distingue dal male fisico, perché quest’ultimo non include necessariamente e direttamente la volontà dell’uomo, anche se ciò non significa che esso non possa essere causato dall’uomo o essere effetto della sua colpa. Il male fisico causato dall’uomo, a volte solo per ignoranza o mancanza di cautela, a volte per trascuratezza di precauzioni opportune o addirittura per azioni inopportune e dannose, si presenta in molte forme. Ma si deve aggiungere che esistono nel mondo molti casi di male fisico, che avvengono indipendentemente dall’uomo. Basti ricordare per esempio i disastri o le calamità naturali, come anche tutte le forme di minorazione fisica oppure di malattie somatiche o psichiche, di cui l’uomo non è colpevole,

4. La sofferenza nasce nell’uomo dall’esperienza di queste molteplici forme di male. In qualche modo essa può trovarsi anche negli animali, in quanto sono esseri dotati di sensi e della relativa sensibilità, ma nell’uomo la sofferenza raggiunge la dimensione propria delle facoltà spirituali che egli possiede. Si può dire che nell’uomo la sofferenza è interiorizzata, coscientizzata, sperimentata in tutta la dimensione del suo essere e delle sue capacità di azione e di reazione, di ricettività e di rigetto; è un’esperienza terribile, dinanzi alla quale, specialmente quando è senza colpa, l’uomo pone quei difficili, tormentosi, a volte drammatici interrogativi, che costituiscono ora una denuncia, ora una sfida, ora un grido di rifiuto di Dio e della sua Provvidenza. Sono interrogativi e problemi che si possono riassumere così: come conciliare il male e la sofferenza con quella sollecitudine paterna, piena d’amore, che Gesù Cristo attribuisce a Dio nel Vangelo? Come conciliarli con la trascendente sapienza e onnipotenza del Creatore? E in forma anche più dialettica: possiamo noi, di fronte a tutta l’esperienza del male che è nel mondo, specialmente di fronte alla sofferenza degli innocenti, dire che Dio non vuole il male? E se lo vuole, come possiamo credere che “Dio è amore”? Tanto più che questo amore non può non essere onnipotente?

5. Di fronte a questi interrogativi anche noi, come Giobbe, sentiamo quanto sia difficile dare una risposta. La ricerchiamo non in noi, ma con umiltà e fiducia nella parola di Dio. Già nell’Antico Testamento troviamo l’affermazione vibrante e significativa: “contro la Sapienza la malvagità non può prevalere. Essa si estende da un confine all’altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa” (Sap 7, 30-8, 1). Di fronte alla multiforme esperienza del male e della sofferenza nel mondo già l’Antico Testamento rende testimonianza al primato della Sapienza e della bontà di Dio, alla sua divina Provvidenza. Questo atteggiamento si delinea e sviluppa nel Libro di Giobbe, che è dedicato completamente alla tematica del male e del dolore visti come prova a volte tremenda per il giusto, ma superata dalla certezza, faticosamente conquistata, che Dio è buono. In questo testo cogliamo la consapevolezza del limite e della caducità delle cose create, per cui alcune forme di “male” fisico (dovute a mancanza o a limitazione del bene) appartengono alla struttura stessa degli esseri creati, che per propria natura sono contingenti e passeggeri, dunque corruttibili.

6. Sappiamo inoltre che gli esseri materiali sono in stretto rapporto di interdipendenza come esprime l’antico adagio: “la morte dell’uno è la vita dell’altro” (“corruptio unius est generatio alterius”). Così dunque, in una certa misura anche la morte serve alla vita. Questa legge riguarda anche l’uomo in quanto è un essere animale e insieme spirituale, mortale e immortale. A questo proposito tuttavia le parole di san Paolo dischiudono orizzonti ben più ampi: “se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Cor 4, 16). E ancora: “Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2 Cor 4, 17).

6. L’assicurazione della Sacra Scrittura: “contro la sapienza la malvagità non può prevalere” (Sap 7, 30), rafforza la nostra convinzione che, nel piano provvidenziale del Creatore riguardo al mondo, il male è in definitiva subordinato al bene. Inoltre nel contesto della verità integrale sulla divina Provvidenza, si è aiutati a comprendere meglio le due affermazioni: “Dio non vuole il male come tale” e “Dio permette il male”. A proposito della prima è opportuno richiamare le parole del Libro della Sapienza: “. . . Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza” (Sap 1, 13-14). Quanto alla permissione del male nell’ordine fisico, ad esempio di fronte al fatto che gli esseri materiali (tra essi anche il corpo umano) sono corruttibili e subiscono la morte, bisogna dire che esso appartiene alla stessa struttura dell’essere di queste creature. D’altra parte sarebbe difficilmente pensabile, allo stato odierno del mondo materiale, l’illimitato sussistere di ogni essere corporeo individuale. Possiamo dunque capire che, se “Dio non ha creato la morte”, come afferma il Libro della Sapienza, tuttavia egli la permette, in vista del bene globale del cosmo materiale.

7. Ma se si tratta del male morale, cioè del peccato e della colpa nelle loro diverse forme e conseguenze anche nell’ordine fisico, questo male Dio decisamente e assolutamente non lo vuole. Il male morale è radicalmente contrario alla volontà di Dio. Se nella storia dell’uomo e del mondo questo male è presente e a volte addirittura opprimente, se in un certo senso ha una propria storia, esso viene solo permesso dalla divina Provvidenza per il fatto che Dio vuole che nel mondo creato vi sia libertà. L’esistenza della libertà creata (e dunque l’esistenza dell’uomo, l’esistenza anche di spiriti puri come sono gli angeli, dei quali parleremo più avanti), è indispensabile per quella pienezza della creazione, che risponde all’eterno piano di Dio (come abbiamo già detto in una delle precedenti catechesi). A motivo di quella pienezza di bene che Dio vuole realizzare nella creazione, l’esistenza degli esseri liberi è per lui un valore più importante e fondamentale del fatto che quegli esseri abusino della propria libertà contro il Creatore, e che perciò la libertà possa portare al male morale.

Indubbiamente è grande la luce che riceviamo dalla ragione e dalla rivelazione a riguardo del mistero della divina Provvidenza, che pur volendo il male lo tollera in vista di un bene più grande. La luce definitiva, tuttavia, ci può venire soltanto dalla croce vittoriosa di Cristo. Ad essa dedicheremo la nostra attenzione nella catechesi seguente.


Ai gruppi di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I extend a special word of welcome to the priests and religious who are present at today’s audience, and in a particular way to those who are participating in courses of theological and spiritual renewal: the Capuchin Friars from Indonesia, the group of Marist Sisters, and the School Sisters of Notre Dame. I pray that the Holy Spirit will stir your hearts to an ever deeper gratitude for the love of our Redeemer. May these months of renewal be a time of refreshment and joy in body and in spirit.

* * *

I also wish to make special mention of the group of visitors from Thailand, accompanied by Cardinal Kitbunchu. You are in Rome for the presentation of the Pope John XXIII Peace Prize to the Catholic Office for Emergency Relief and Refugees (COERR), established by the Episcopal Conference of Thailand. It has given me great pleasure to present this award to your organization in recognition of the extraordinary efforts being made to alleviate the sufferings of so many refugees. I take this opportunity to thank once again all those involved in this humanitarian enterprise, among whom are many international organizations and the authorities of the Kingdom of Thailand. May God reward your generosity and your compassion.

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My cordial greetings go to all the English-speaking pilgrims and visitors at today’s audience: from England, Denmark, India, Singapore, Malaysia, Indonesia, Thailand, Australia and the United States. May God bless you and keep you in his peace.

Ai numerosi pellegrini provenienti dalla Spagna e dall’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo ahora con afecto a todos los peregrinos de lengua española presentes en esta Audiencia. En primer lugar, al grupo de Capuchinos españoles que siguen en Roma un curso de formación. También saludo al grupo de Hermanas Franciscanas Misioneras del Niño Jesús, que vienen de Bolivia, Colombia y Perú; así como al grupo de Hermanas Siervas de María, que se preparan para marchar al dispensario de Widicun, archidiócesis de Bamenda en Camerún. Queridos Religiosos y Religiosas: a todos os invito a ser auténticos testigos de Cristo y de la universalidad de la Iglesia en todos los lugares donde seáis enviados a ejercer el apostolado.

* * *

Saludo también a los peregrinos de la parroquia de S. Lázaro de Palencia y de S. Nicasio de Gavá, así como al grupo de Tabernes de Valldigna y a la peregrinación de la Caja de Ahorros Municipal de Bilbao. A todos os aliento a ser fermento de vida cristiana y de renovación eclesial en medio de vuestros hermanos.

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Saludo finalmente a las Alumnas del Colegio Inmaculada Concepción de Agustinas Misioneras de Gavá y del Colegio de las Carmelitas de Tordera. Queridas jóvenes: sabed ser portadoras de alegría cristiana y de entrega a los demás, en medio de vuestros compañeros y compañeras.

A todos los peregrinos venidos de España y de América Latina os imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua portoghese

Ao saudar todos os que me ouvem, de língua portuguesa, com votos cordiais de felicidade, graça e paz em Cristo, quero dizer uma palavra ao grupo presente, peregrinos da Legião de Maria de Lisboa:

Sede bem-venidos, amados irmãos! Levai saudades minhas - com encorajamento - aos legionários de Maria, aos vossos familiares e amigos de Portugal. Que Nossa Senhora vos alcance protecção e luzes na caminhada da fé, vivida e testemunhada, com as maiores venturas, que imploro para todos com a Benção Apostólica.

Ai fedeli provenienti dalla Polonia

Pragnę serdecznie przywitać pielgrzymkę Komisji Charytatywnei Episkopatu Polski z księdzem biskupem Czesłavem Dominem, przevodniczącym. Jest to Komisja szczególnie zasłużona w ostatnich latach i obecnie w niesieniu pomocy potrzebującym, ostatnio dzieciomw związku z zagrożeniem nuklearnym. Witam serdecznie pielgrzymów z parafii Matki Bożej Ostrobramskiej z Krakowa, od ojców pijarów; również z parafii św. Józefa w Kalwarii Zebrzydowskiej, archidiecezja krakowska; pielgrzymów z archidiecezji gnieźnieńskiej;z diecezji przemyskiej, w szczególności z parafii Matki Bożej Wniebowziętej w Tarnobrzegu, ojcowie dominikanie; z diecezji chełmińskiej - z parafii św. Michała Archanioła z Gdyni i Kartuz, jako też uczestników grup turystycznych Pekaesu, Orbisu, Turysty oraz przedstawicieli Instytutu Oceanografii Polskiej Akademii Nauk w Sopocie . . . Pragnę pozdrowić wszystkich obecnych tutaj rodaków, a także życzyć błogosławieństwa Bożego wszystkim, zwłaszcza mlodym, którzy w tym miesiącu kończą szkołę różnych szczebli, wszystkim, którzy zdali już albo zdają matury, wszystkim, którzy się przygotowują na wyższe uczelnie, niech Bóg błogosławi w tych ważnych, decydujących momentach życia. Kiedy byłem Biskupem w Polsce, zawsze przeżywalem z młodymi z bliska te ważne momenty ich życia, teraz - przynajmniej na odległość. Szczęść Boże!

Ad alcuni gruppi italiani

Desidero rivolgere il mio cordiale saluto a tutti i gruppi e ai singoli pellegrini di lingua italiana, presenti a questa Udienza, e in particolare ai numerosi Rappresentanti del Quartiere Appio Latino Metronio di Roma; al Parroco e ai Fedeli della parrocchia di Santa Maria a Pugliano, in Ercolano, ed al Gruppo Artigiani San Giovanni, di Brescia.

A voi tutti esprimo il mio grato compiacimento per la vostra partecipazione a questo incontro, che manifesta la vostra devota adesione al Successore di Pietro nella Cattedra di Roma. Formo voti che la vostra fede cristiana animi e diriga ogni giorno i vostri ideali, i vostri propositi, le vostre scelte di vita, per essere validi testimoni del Vangelo, nei vari ambienti in cui si svolge il vostro lavoro.

A voi tutti, alle vostre famiglie ed ai vostri cari imparto la Benedizione Apostolica.

Ai giovani

Rivolgo ora il mio saluto affettuoso a tutti i ragazzi e i giovani.

Carissimi, sono lieto di incontrarmi con voi in questa settimana in cui la Chiesa celebra la festa del Sacro Cuore. Tale ricorrenza liturgia richiama alla mente l’amore infinito e misericordioso di Dio per tutti gli uomini; essa ci invita a corrispondere a tanta bontà e a diventare testimoni ed araldi di questa ineffabile realtà. Pensate un po’ per quali vie misteriose il Signore ha voluto avvicinarsi a noi per liberarci e renderci felici: ha scelto le vie del Cuore, per cui ciascuno può dire a sé stesso: vi è Uno che mi vuole bene! e questo Qualcuno è Cristo: è il cuore di Cristo! Cari giovani, imparate ad amare da Lui; sia anche il vostro un amore sincero, forte, ardente, elevante: un amore autenticamente cristiano che dia il senso della vita e la gioia di viverla in profondità, senza frustrazioni, incoerenze ed egoismi. A questo fine vi benedico e vi auguro tanta gioia.

Agli ammalati

Il mio pensiero si rivolge anche a tutti gli ammalati che hanno voluto partecipare a questo incontro. Nel ringraziarvi per questo vostro atto di fede e di amore, vi esorto a rivolgere il vostro sguardo al Cuore di Gesù che tanto ama gli uomini. Da quel Cuore tutti, ma specialmente coloro che soffrono, possono attingere conforto e sollievo nelle loro prove. Ricordate le sue parole: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò . . . imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime”. A voi e a quanti vi assistono, imparto la mia Benedizione, rivolgendo uno speciale pensiero all’Associazione Amici degli handicappati di Putignano, in diocesi di Bari.

Agli sposi novelli

Rivolgo infine un cordiale benvenuto a tutti gli sposi novelli.

Cari sposi, vi esprimo le mie felicitazioni per il passo così significativo ed insieme impegnativo da voi compiuto con la celebrazione del Sacramento del Matrimonio. Vi auguro che il vostro amore coniugale, reso stabile ed irrevocabile dalla grazia sacramentale, sia da voi vissuto in pienezza, nella reciproca donazione e nella fedeltà assoluta.

Il Signore Gesù benedica questo vostro amore e lo conservi granitico e fecondo nella gioia cristiana.

In occasione dell’annuale ricorrenza della “Giornata Mondiale per la Difesa dell’Ambiente” che si celebrerà domani il Santo Padre rivolge ai fedeli, presenti stamani in Piazza San Pietro per l’udienza generale, queste parole.

Domani 5 giugno si celebra la Giornata mondiale per la difesa dell’ambiente, organizzata dal “Programma delle Nazioni Unite per la difesa dell’Ambiente” (UNEP). Quest’anno, in concomitanza con l’Anno Internazionale della pace, la Giornata ha per tema “L’Ambiente e la pace” e come motto “Piantiamo l’albero della pace”, perché saranno promosse manifestazioni in cui verranno piantati numerosi alberi, nell’intento di promuovere il rimboschimento della terra, troppo spesso privata in modo dissennato del naturale manto protettivo delle foreste.

Esprimo il mio apprezzamento a quanti, con tale iniziativa dimostrano amore per la natura e si impegnano per la difesa dell’ambiente naturale. La protezione dell’ambiente è anche una questione etica a motivo delle forme recenti assunte dallo sviluppo, che non sempre tiene nella dovuta considerazione l’uomo e le sue esigenze. C’è una responsabilità da non dimenticare ed è quella relativa non solo all’uomo di oggi ma anche a quello di domani: ogni generazione, infatti, “guadagna o sperpera a vantaggio o a danno della successiva” (Ioannis Pauli PP. II Allocutio ad iuvenes in urbe Ravenna habita, 11 maii 1986: Vide supra, p. 1387.).

Possa un più diffuso rispetto per la natura favorire anche il cammino della pace, bene di fondamentale importanza per l’uomo di oggi e di sempre.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:40
La divina Provvidenza supera il male in Gesù redentore

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 11 giugno 1986

 

1. Nella precedente catechesi abbiamo affrontato l’interrogativo dell’uomo di ogni tempo circa la Provvidenza divina, di fronte alla realtà del male e della sofferenza. La parola di Dio luminosamente e perentoriamente afferma che “contro la sapienza (di Dio) la malvagità non può prevalere” (cf. Sap 7, 30), e che Dio permette il male nel mondo per fini più alti, ma che non lo vuole. Oggi desideriamo metterci in ascolto di Gesù Cristo, il quale nel contesto del mistero pasquale, offre la risposta piena e completa a tale tormentoso interrogativo.

Riflettiamo anzitutto sul fatto che san Paolo annunzia il Cristo crocifisso come “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24), in cui la salvezza viene data ai credenti. Certamente la sua è una potenza mirabile, se si manifesta nella debolezza e nell’abbassamento della passione e della morte di croce. Ed è una sapienza eccelsa, sconosciuta al di fuori della rivelazione divina. Nel piano eterno di Dio, e nella sua provvidenziale azione nella storia dell’uomo, ogni male, e in particolare il male morale - il peccato - viene sottomesso al bene della redenzione e della salvezza proprio mediante la croce e la risurrezione di Cristo. Si può dire che in lui Dio trae il bene dal male. Lo trae in un certo qual senso dal male stesso del peccato, che è stato la causa della sofferenza dell’Agnello Immacolato e della sua terribile morte sulla croce come vittima per i peccati del mondo. La liturgia della Chiesa non esita addirittura a parlare, a questo proposito, di “felix culpa” (cf. Exsultet della Veglia pasquale).

2. Così alla domanda: come conciliare il male e la sofferenza che è nel mondo con la verità della Provvidenza divina, non si può dare una risposta definitiva senza fare riferimento a Cristo. Da un lato, infatti, Cristo - il Verbo Incarnato - conferma mediante la propria vita - nella povertà, nell’umiliazione e nella fatica - specialmente mediante la sua passione e morte, che Dio è con ogni uomo nella sua sofferenza, e che anzi egli stesso prende su di sé la multiforme sofferenza dell’esistenza terrena dell’uomo. Nello stesso tempo Gesù Cristo rivela che questa sofferenza possiede un valore e una potenza redentiva e salvifica; che in essa si prepara quell’“eredità che non si corrompe”, di cui parla san Pietro nella sua prima lettera: l’eredità che è conservata nei cieli per noi” (cf. 1 Pt 1, 4). Così la verità della Provvidenza acquista mediante la “potenza e sapienza” della croce di Cristo il suo definitivo senso escatologico. La risposta definitiva alla domanda sulla presenza del male e della sofferenza nell’esistenza terrena dell’uomo viene offerta dalla rivelazione divina nella prospettiva della “predestinazione in Cristo”, nella prospettiva cioè della vocazione dell’uomo alla vita eterna, alla partecipazione alla vita di Dio stesso. È proprio questa la risposta che Cristo ha portato, confermandola con la sua croce e la sua risurrezione.

3. In questo modo tutto, anche il male e la sofferenza presenti nel mondo creato, e specialmente nella storia dell’uomo, sono sottoposti a quella inscrutabile Sapienza, circa la quale san Paolo esclama con trasporto: “O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie . . .” (Rm 11, 33). Essa, infatti, nell’intero contesto salvifico, è quella “sapienza contro la quale la malvagità non può prevalere” (cf. Sap 7, 30). È una Sapienza piena d’amore, poiché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito . . .” (Gv 3, 16).

4. Proprio di questa Sapienza, ricca di amore compassionevole verso l’uomo sofferente, si interessano gli scritti apostolici per aiutare i fedeli tribolati a riconoscere il passaggio della Grazia di Dio. Così scrive san Pietro ai cristiani della prima generazione: “Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po’ di tempo afflitti da varie prove”. E aggiunge: “perché il valore della vostra fede molto più preziosa dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia, si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo” (1 Pt 1, 6-7). Queste ultime parole fanno riferimento all’Antico Testamento, e in particolare al Libro del Siracide, nel quale leggiamo: “con il fuoco si prova l’oro, e gli uomini ben accetti nel crogiolo del dolore” (Sir 2, 5). Pietro, riprendendo lo stesso tema della prova, continua nella sua lettera: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1 Pt 4, 13).

5. In modo analogo si esprime l’apostolo san Giacomo quando esorta i cristiani ad affrontare le prove con letizia e pazienza: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi” (Gc 1, 2-4). Infine san Paolo nella lettera ai Romani, paragona le sofferenze umane e cosmiche a una sorta di “doglie del parto” di tutta la creazione, sottolineando i “gemiti” di coloro che possiedono le “primizie” dello Spirito e aspettano la pienezza dell’adozione, cioè “la redenzione del nostro corpo”. Ma aggiunge: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio . . .” e più oltre: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?”, fino a concludere: “Io sono infatti persuaso che né morte né vita . . . né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 22-39). Accanto alla paternità di Dio, manifestata dalla Provvidenza divina, appare anche la pedagogia di Dio: “È per la vostra correzione (“paideia”, cioè educazione) che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto (educato) dal padre? . . . Dio lo fa per il nostro bene, allo scopo di farci partecipi della sua santità” (Eb 12, 7. 10).

6. Vista dunque con gli occhi della fede la sofferenza, anche se può ancora apparire come l’aspetto più oscuro del destino dell’uomo sulla terra, lascia però trasparire il mistero della divina Provvidenza, contenuto nella rivelazione di Cristo, e in particolare nella sua croce e nella sua risurrezione. Senza dubbio può ancora accadere che, ponendosi gli antichi interrogativi sul male e sulla sofferenza in un mondo creato da Dio, l’uomo non trovi una risposta immediata, specialmente se non possiede una fede viva nel mistero pasquale di Gesù Cristo. Gradualmente però e con l’aiuto della fede alimentata dalla preghiera, si scopre il senso vero della sofferenza che ciascuno sperimenta nella propria vita. È una scoperta che dipende dalla parola della divina rivelazione e dalla “parola della croce” (cf. 1 Cor 1, 18) di Cristo, che è “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24). Come dice il Concilio Vaticano II: “Per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo vangelo ci schiaccia” (Gaudium et Spes, 22). Se scopriamo mediante la fede questa potenza e questa “sapienza”, ci troviamo sulle vie salvifiche della divina Provvidenza. Si conferma allora il senso delle parole del salmista: “II Signore è il mio pastore . . . Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Sal 22, 1. 4). La Provvidenza divina si rivela così come il camminare di Dio a fianco dell’uomo.

7. In conclusione: la verità sulla Provvidenza, che è intimamente legata al mistero della creazione, deve essere compresa nel contesto di tutta la rivelazione, di tutto il “Credo”. Si vede così che, in modo organico, nella verità della Provvidenza entrano la rivelazione della “Predestinazione” (“praedestinatio”) dell’uomo e del mondo in Cristo, la rivelazione dell’intera economia della salvezza e la sua realizzazione nella storia. La verità della Provvidenza divina è anche strettissimamente legata alla verità del regno di Dio, e perciò hanno un’importanza fondamentale le parole pronunciate da Cristo nel suo insegnamento sulla Provvidenza: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia . . . e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33; cf. Lc 12, 13). La verità circa la divina Provvidenza, cioè circa il trascendente governo di Dio sul mondo creato, diventa comprensibile alla luce della verità sul regno di Dio, su quel regno che Dio ha eternamente inteso realizzare nel mondo creato in base alla “predestinazione in Cristo”, che è stato “generato prima di ogni creatura” (Col 1, 15).


Ai pellegrini di espressione francese

Je suis heureux d’accueillir ici les divers groupes de pèlerins de langue française, notamment de France, de Belgique, d’Afrique. J’encourage de tout coeur les prêtres qui consacrent une année de recyclage à l’Institut Catholique de Toulouse pour une pastorale toujours plus réfléchie sur le plan doctrinal et correspondant en profondeur aux besoins religieux.

* * *

Je salue particulièrement les pèlerins du Bénin et du Togo: je garde un souvenir vivant de votre pays, de votre accueil chaleureux et de votre ferveur religieuse.

* * *

J’ai noté la présence de Pères des Missions Africaines, dont l’apostolat, en plusieurs pays d’Afrique, a porté beaucoup de fruits: que l’Esprit Saint entretienne en vous, chers amis, le zèle missionnaire et suscite une relève, car l’annonce de l’Evangile et l’entraide entre Eglises sont toujours aussi nécessaires!

* * *

Il y a encore parmi nous des représentants de la Fédération internationale des Vespa Clubs, qui partent pour leur Congrès Eurovespa à Barcelone et leur pèlerinage à Notre-Dame de Montserrat. A tous les jeunes qui y participent, je dis: pour être des hommes complets, sachez toujours unir l’engagement loyal dans le sport, l’initiative de loisirs sains, la joie de découvrir d’autres horizons, le respect des autres, le don de vous-mêmes dans l’amitié et la solidarité pardessus les frontières, et l’attention à Dieu qui demeure proche de vous, en vous, et vous invite à vivre de sa Vie.

A tous je donne de grand coeur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I would like to extend a special welcome to the group of pilgrims from New Zealand. My greetings also go to all the young people who are present at this audience, especially to the Latin students from Helsinki, Finland. I greet most cordially the pilgrims from Singapore and also groups from Sweden.

* * *

In a particular way I welcome the priests from the Archdiocese of Birmingham who have come to Rome for a study programme and retreat.

I am reminded by your presence of my pastoral visit to England and of the Mass in Manchester when I had the joy of ordaining twelve men to the priesthood. I wish to repeat to you today what I said to them on that occasion: “Realize how deeply Jesus desires you to be consecrated as he himself is consecrated. Realize how closely the bond of priesthood joins you to Christ. Be worthy of the privilege you . . . receive of bringing God’s gifts of love to his people and offering to God the people’s prayerful response . . . You must try to deepen every day your friendship with Christ”.

And upon all the English-speaking pilgrims and visitors from England, Sweden, Finland, Singapore, Australia, New Zealand and the United States I invoke the grace and peace of God our Father and of our Lord Jesus Christ.

Ai gruppi di lingua tedesca

Allen Besuchern deutscher Sprache wünsche ich von Herzen die tröstende Erfahrung von Gottes liebender Vorsehung an hellen wie an dunklen Tagen. Einen besonderen Gruß richte ich heute an die Ordensschwestern, die gegenwärtig in La Storta zu einem Monat geistlicher Erneuerung versammelt sind: Ich erbitte euch die reiche Fülle der Gaben des Heiligen Geistes für euer persönliches und euer gemeinschaftliches Ordensleben. Ebenso Gruß ich die Besuchergruppe von der Komturei Köln im Ritterorden vom Heiligen Grab zu Jerusalem. Allen schenke ich gern mein Gebet und meinen Segen. Gelobt sei Jesus Christus!

Ai fedeli e pellegrini provenienti dalla Spagna e dai Paesi dell’America Latina  

Mi más cordial saludo ahora a los peregrinos llegados de España y de América Latina.

Saludo también con particular afecto a los religiosos y a las religiosas presentes, de modo especial a las Hermanas Carmelitas de la Caridad, a las Religiosas Hospitalarias del Sagrado Corazón, a las Religiosas de la Congregación “Jesús María”, así como a los Hermanos de las Escuelas Cristianas del “Centro Español Lasaliano”. Os aliento a proseguir con renovada ilusión el camino emprendido de entrega total a Dios y de servicio generoso a la Iglesia, siendo testigos vivos de su presencia, de acuerdo con el respectivo carisma fundacional.

* * *

A la peregrinación de matrimonios, de la Rioja, y al grupo de matrimonios de la Parroquia “Nuestra Señora de la Medalla Milagrosa”, de Buenos Aires, doy mi afectuosa bienvenida a este Encuentro. Decid a vuestros seres queridos que el Papa tiene presentes las necesidades de vuestros hogares en la oración y pide al Señor que consigáis plasmar un estilo de vida cristiana que refleje la generosidad y el amor de Dios.

En prueba de benevolencia os imparto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli provenienti dalla Polonia

Witam serdecznie pielgrzymów z Polski: ks. biskupa Jerzego Ablevicza z Tarnowa, starego sąsiada; pielgrzymów z parafi Matki Bożej z Lourdes, z Krakova; pielgrzymów z parafii św. Krzyża w Zakopanem, którzy budują kosciół; z parafii św. Mikołaja w Grójcu, archidiecezja warszawska; z parafii św. Andrzeja Boboli w Rawiczu, archidiecezia poznańska; uczestników pielgrzymki Spółdzielni Inwalidów “Naprzód” z Białegostoku; uczestników grup turystycznych PKS z Górnego śląska, Sport-Touristu i Tyrysty . . . łączę pozdrowienie i błogosławieństwo dla wszystkich tu obecnych oraz dla wszystkich moich umiłowanych rodaków w Ojczyźnie.

Ai vari gruppi italiani  

Desidero rivolgere un saluto particolare al gruppo di iscritti all’Università milanese “della terza età”, guidato dal Cardinale Giovanni Colombo. Avete voluto festeggiare, cari fratelli, la conclusione del primo triennio di attività accademica con una visita alla Sede di Pietro. Vi ringrazio di cuore per la vostra presenza, e colgo l’occasione per esprimere i miei rallegramenti per questa iniziativa in corso, tanto legata alla disponibilità del venerato Cardinale qui presente. Formulo per voi, e per tutti gli altri Colleghi i miei più sinceri voti di largo profitto in questo impegno morale e culturale meritorio e fecondo di bene, mentre con affetto vi benedico.  

* * *  

Un caro saluto, adesso, a due gruppi di Religiose qui presenti: le Suore aderenti alla Federazione Italiana Religiose Operatrici Sanitarie e le Suore Figlie di San Paolo.

A tutte voi, care sorelle, va il mio benvenuto ed una parola d’incoraggiamento per la preziosa attività che state svolgendo per la crescita del Regno di Dio ed il bene dell’umanità. Continuate con fortezza, speranza e tanta carità nell’opera intrapresa, che è opera di Dio, e la vostra convinta testimonianza possa attirare al vostro ideale nuove schiere di giovani ferventi e generose. Vi accompagno con la mia Benedizione!  

* * *  

Un cordiale saluto voglio ora rivolgere ai partecipanti al corso indetto dall’istituto per la Ricostruzione Industriale, provenienti da trentacinque Paesi del mondo. Esprimo il mio compiacimento per il vostro impegno, teso a perfezionare l’organizzazione e la direzione del mondo del lavoro: un intento tanto importante, in relazione alle esigenze della giustizia e dello sviluppo umano. Gli ideali di un vero e sano umanesimo siano la vostra guida e la vostra forza, mentre io di cuore vi imparto la mia Benedizione.  

Ai giovani  

Rivolgo il mio affettuoso saluto ai giovani. Carissimi, vi assicuro del mio ricordo al Signore, perché Egli compia, attraverso il vostro aprirvi a Cristo, la sua volontà per il bene della Chiesa e dell’umanità intera.

Affido questa mia preghiera alla Vergine Maria, con la certezza che Ella trasformerà tale domanda nella pienezza dei doni celesti, e voi possiate così divenire sempre più generosi nell’irraggiare la fede di Dio, il cui amore conforta e sostiene.

Lo Spirito Santo vi illumini e vi fortifichi, e la mia Benedizione vi accompagni sempre.  

Agli ammalati  

Sono lieto, ora, di salutare tutti, ammalati ed i portatori di handicap rivolgendo uno speciale pensiero agli ospiti della “Piccola Lourdes” di Mondragone. Voi siete particolarmente vicini al mio cuore.

Carissimi fratelli e sorelle, la sofferenza è sempre una prova difficile, ma è anche una particolare chiamata a conformarsi a Gesù. La configurazione a Cristo, Servo sofferente, è quella preziosa grazia che, in primo luogo, mette in grado il credente di assicurare la continuità del ricordo di Dio e della sua lode nel mondo, offrendo il proprio corpo come sacrificio vivo, santo, gradito al Padre. In secondo luogo, pone il fedele al servizio della salvezza degli uomini, completando in sé i patimenti di Cristo e favorendo rapporti mossi da misericordia.

Con affetto vi imparto l’Apostolica Benedizione, che volentieri estendo a quanti vi assistono.  

Agli sposi novelli  

Il mio saluto, insieme con l’augurio più cordiale di vita serena, va infine a voi, cari sposi novelli.

Il Signore, che ha benedetto il vostro reciproco amore, faccia crescere in voi il dono della carità e della concordia, perché, vivendo in comunione piena, diventiate testimoni di come sia salda e lieta una famiglia, edificata sulla roccia di Cristo. Lo “Spirito di dolcezza” custodisca la vostra casa e mantenga nella pace voi ed i vostri cari.

Con la mia Benedizione Apostolica invoco su tutti i doni costanti della celeste protezione.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:41
La divina Provvidenza e la condizione storica dell'uomo d'oggi alla luce del Concilio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 18 giugno 1986

 

1. La verità sulla Provvidenza divina appare come il punto di convergenza delle tante verità contenute nell’affermazione: “Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra”. Per la sua ricchezza e continua attualità essa doveva essere trattata dall’intero magistero del Concilio Vaticano II, che l’ha fatto in modo eccellente. In molti documenti conciliari, infatti, troviamo un appropriato riferimento a questa verità di fede: ed essa è presente in modo particolare nella costituzione Gaudium et Spes. Il metterlo in luce significa compiere una ricapitolazione attualizzante delle precedenti catechesi sulla divina Provvidenza.

2. Come è noto, la costituzione Gaudium et Spes (n. 2) affronta il tema: la Chiesa nel mondo contemporaneo. Sin dai primi paragrafi, però, si vede chiaramente che trattare questo tema sulla base del magistero della Chiesa non è possibile senza risalire alla verità rivelata sul rapporto di Dio con il mondo, e in definitiva alla verità della Provvidenza divina. Leggiamo infatti: “Il mondo . . . che il Concilio ha presente è quello . . . degli uomini . . . il mondo che i cristiani credono creato e conservato nell’esistenza dell’amore del Creatore, mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto liberato con la sconfitta del maligno e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento” (Gaudium et Spes, 2).

Questa “descrizione” coinvolge tutta la dottrina della Provvidenza, intesa sia come piano eterno di Dio nella creazione, sia come realizzazione di questo piano nella storia, sia come finalizzazione salvifica ed escatologica dell’universo e specialmente del mondo umano secondo la “predestinazione in Cristo”, centro e cardine di tutte le cose. In questa maniera viene ripresa con altri termini l’affermazione dogmatica del Concilio Vaticano I: “Tutto ciò che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua provvidenza «estendendosi da un confine all’altro con forza e governando con bontà ogni cosa» (cf. Sap 8, 1). «Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi» (cf. Eb 4, 13), anche ciò che avrà luogo per libera iniziativa delle creature” (De Fide, DS 3003). Più specificamente, fin dal punto di partenza, la Gaudium et Spes focalizza una questione tanto pertinente al nostro tema quanto cara all’uomo d’oggi: come si compongono la “crescita” del regno di Dio e lo sviluppo (evoluzione) del mondo. Seguiamo ora le grandi linee di tale esposizione, puntualizzandone le affermazioni principali.

3. Nel mondo visibile il protagonista dello sviluppo storico e culturale è l’uomo. Creato a immagine e somiglianza di Dio, da lui conservato nell’essere e guidato con amore paterno nel compito di “dominare” le altre creature, l’uomo in un certo senso è, per se stesso, “provvidenza”. “L’attività umana individuale e collettiva, ossia quell’ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio. L’uomo infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di governare il mondo nella giustizia e nella santità, e così pure di riportare a Dio se stesso e l’universo intero, riconoscendo in lui il Creatore di tutte le cose; in modo che, nella subordinazione di tutte le realtà dell’uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra” (Gaudium et Spes, 34).

Precedentemente, lo stesso documento conciliare aveva affermato: “L’uomo non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della città umana. Infatti, per la sua interiorità egli trascende l’universo: in quella profonda interiorità egli torna, quando si volge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori, là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino” (Gaudium et Spes, 14).

4. Lo sviluppo del mondo verso assetti economici e culturali sempre più rispondenti alle esigenze integrali dell’uomo è un compito che rientra nella vocazione dell’uomo stesso al dominio della terra. Perciò anche i successi reali dell’odierna civiltà scientifica e tecnica, non meno di quelli della cultura umanistica e della “sapienza” di tutti i secoli, rientrano nell’ambito della “provvidenza” partecipata all’uomo per l’attuazione del disegno di Dio nel mondo. In questa luce il Concilio vede e riconosce il valore e la funzione della cultura e del lavoro del nostro tempo.

Infatti nella costituzione Gaudium et Spes (Gaudium et Spes, 53-54) è descritta la nuova condizione culturale e sociale dell’umanità, con le sue note distintive e le sue possibilità di avanzamento tanto rapido da destare stupore e speranza. Il Concilio non esita a rendere testimonianza ai mirabili successi dell’uomo, riconducendoli nel quadro del disegno e del comando di Dio e collegandoli inoltre col Vangelo di fraternità predicato da Gesù Cristo: “L’uomo infatti, quando coltiva la terra al lavoro delle sue braccia o con l’aiuto della tecnica, affinché essa produca frutto e diventi una dimora degna dell’universale famiglia umana, e quando partecipa consapevolmente alla vita dei gruppi sociali, attua il disegno di Dio, manifestato all’inizio dei tempi, di assoggettare la terra e di perfezionare la creazione, e coltiva se stesso; nello stesso tempo mette in pratica il grande comandamento di Cristo di prodigarsi al servizio dei fratelli” (Gaudium et Spes, 57 e 63).

5. Il Concilio non chiude tuttavia gli occhi sugli enormi problemi concernenti lo sviluppo dell’uomo d’oggi, sia nella sua dimensione di persona, sia in quella di comunità. Sarebbe un’illusione credere di poterli ignorare, come sarebbe un errore impostarli in modo improprio o insufficiente, nell’assurda pretesa di fare a meno del riferimento necessario alla provvidenza e alla volontà di Dio. Dice il Concilio: “Ai nostri giorni, il genere umano, mosso da ammirazione per le proprie scoperte e la propria potenza, s’interroga spesso con ansia sull’attuale evoluzione del mondo, sul posto e sul compito dell’uomo nell’universo, sul senso dei propri sforzi individuali e collettivi, e ancora sul fine ultimo delle cose e degli uomini” (Gaudium et Spes, 3). E spiega: “Come accade in ogni crisi di crescenza, questa trasformazione reca con sé non lievi difficoltà. Così, mentre l’uomo estende tanto largamente la sua potenza, non sempre riesce a porla al suo servizio. Si sforza di penetrare nel più intimo del suo animo, ma spesso appare più incerto su se stesso.

Scopre a mano a mano più chiaramente le leggi della vita sociale, ma resta poi esitante sulla direzione da imprimervi” (Gaudium et Spes, 4). Il Concilio parla espressamente di “contraddizioni e squilibri” generati da una evoluzione “rapida e disordinatamente realizzata” nelle condizioni socio-economiche, nel costume, nella cultura, come pure nel pensiero e nella coscienza dell’uomo, nella famiglia, nei rapporti sociali, nelle relazioni tra i gruppi, le comunità e le nazioni, con conseguenti “diffidenze e inimicizie, conflitti e amarezze, di cui l’uomo stesso è a un tempo causa e vittima”. E finalmente il Concilio arriva alla radice quando afferma: “Gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con uno squilibrio più fondamentale, radicato nel cuore dell’uomo” (Gaudium et Spes, 10).

6. Davanti a questa situazione dell’uomo nel mondo di oggi appare del tutto ingiustificata la mentalità secondo la quale il “dominio” che egli si attribuisce è assoluto e radicale e può essere realizzato in una totale assenza di riferimento alla divina Provvidenza. È una vana e pericolosa illusione quella di costruire la propria vita e di fare del mondo il regno della propria felicita esclusivamente con le proprie forze. È la grande tentazione nella quale è caduto l’uomo moderno, dimentico che le leggi della natura condizionano anche la civiltà industriale e postindustriale (cf. Gaudium et Spes, 26-27). Ma è facile cedere all’abbaglio di una pretesa autosufficienza nel progressivo “dominio” delle forze della natura, fino a dimenticarsi di Dio o a mettersi al suo posto.

Oggi questa pretesa giunge in alcuni ambienti a forme di manipolazione biologica, genetica, psicologica . . . che se non è retta dai criteri della legge morale (e quindi dalla finalizzazione al regno di Dio) può risolversi nel predominio dell’uomo sull’uomo, con conseguenze tragicamente funeste. Il Concilio, riconoscendo all’uomo d’oggi la sua grandezza, ma anche il suo limite, nella legittima autonomia delle cose create, gli ha ricordato la verità della divina Provvidenza che viene incontro all’uomo per assisterlo e aiutarlo. In questo rapporto con Dio Padre, creatore e provvidente, l’uomo può continuamente riscoprire il fondamento della sua salvezza.


Ai fedeli francesi

Je salue avec joie tous les pèlerins de langue française, les groupes de jeunes et d’adultes, notamment de France, de Suisse, du Canada.

Mes voeux chaleureux vont spécialement aux Soeurs de la Congrégation Notre-Dame des Apôtres. Vous allez reprendre, chères Soeurs, votre patient travail missionnaire en divers pays d’Afrique, au Liban, en Europe: que l’Esprit Saint soutienne votre apostolat d’annonce de l’Evangile, de formation chrétienne, de témoignage de charité et de paix, ou de réveil de la foi, et qu’il vous garde dans la joie et la certitude d’accomplir une oeuvre indispensable, selon le coeur du Christ, en union avec les Pasteurs, successeurs des Apôtres.

J’ai noté la présence aussi d’amis canadiens, dont je recommande la vie chrétienne et apostolique à la Vierge Marie.

A tous je donne de grand coeur ma Bénédiction.

Ai pellegrini di espressione inglese

I gladly express a cordial welcome to the group of professors and students of theology from the University of Oslo. I wish you well in your studies, and I pray that your visit to Rome will further strengthen your resolve to work for the unity of all Christ’s followers.

* * *

I am happy to greet two groups from Sweden: a party from the Parish of Löddeköpinge on a study-tour of Rome and the Vatican, and a group of Lutheran visitors from Sundström. May your visit to Rome be not only a pleasant experience but also a time of spiritual renewal.

* * *

I offer a warm welcome to the other groups present: in particular to the musical group from Easter-house in Scotland; to the group of pilgrims from Korea; and to the members of the Apostolate for Family Consecration from Kenosha, Wisconsin, in the United States.

And to all the visitors and pilgrims from the various countries of the English-speaking world I give the assurance of my prayers and I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli tedeschi

Mit dieser kurzen Zusammenfassung meiner italienischen Ausführungen grüße ich sehr herzlich alle heutigen deutschsprachigen Audienztelnehmer: die genannten Pilgergruppen, die Familien und Einzelpilger und besonders die Jugendlichen. Ich wünsche euch schone und erlebnisreiche Tage in der Ewigen Stadt, vor allem eine Vertiefung eures Glaubens und religiösen Lebens. Indem ich euch und eure Angehörigen in der Heimat Gottes Gute und Vorsehung anempfehle, erteile ich euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua spagnola

Deseo saludar ahora cordialmente a todos los visitantes y grupos de peregrinos de lengua española, procedentes de España y de varios Países de América Latina. De modo particular, saludo a los oyentes del Grupo Radial colombiano de Cali, así como a los diversos grupos parroquiales y escolares. A todos os invito a dar siempre testimonio de vuestra vida cristiana en el ambiente donde vivís y os imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Witam serdecznie wszystkich pielgrzymów z Ojczyzny, w szczególności z parafii św. Krzyża w Krakowie; z parafii Matki Bożej Wspomożenia Wiernych ze Skawy - księża salezjanie; z parafii św. Stefana, Katowice-Bogucice; z parafii Matki Bożej w Piekarach śląskich; z parafii św. Barbary ze Strumienia, diecezja katowicka; kapłanów z diecezji łódzkiej; kapłanów z diecezji płockiej; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Królowej Polski w Gdyni; z dekanatu Borów z archidiecezji wrocławskiej; Polaków z Algierii; uczestników grup turystycznych PKS z Warszawy, “Turysty” z Rzeszowa, Szczecina, Krakova i Częstochowy; poza tym grupę nauczycieli szkól kolejowych w Katovicach, grupe pracovników przedsiębiorstwa Itares z Rzeszova. Wszystkich bardzo serdecznie witam i pozdrawiam . . . Pozdraviając wszystkich tutaj obecnych, pragnę raz jeszcze nawiązać do tego słowa, do komunikatub jednego z ostatnich, polskiej Konferencji Episkopatu, w którym mowa jest o uwięzionych. Pragnę dac wyraz troski o wszystkich naszych rodaków uwięzionych, zwłaszcza uwieszionych z powodu ich przekonań. Wchodzą tu w grę jakieś bardzo podstavowe prawa człowieka. Pragnę nade wszystko polecić modlitwie tych wszystkich nasezych braci i siostry uwięzionych, o których myślą rodacy, nie zostawiając ich samymi, których myślą, troską i modlitwą wspierają. Bo chodzi o to, ażeby świat, w którym żyjemy - a w tym świecie nasza Ojczyzna - był bardziej godny człowieka, był prawdziwym mieszkaniem ludzi, ludzi żyjących w prawdzie, sprawiedliwości i miłosci. O to zabiegamy wszędzie, we wszystkich narodach, o to zabiegamy w sposób szczególny wśród tego narodu, który jest naszą Ojczyzną.

Ad alcuni gruppi italiani  

Un particolare saluto desidero rivolgere agli aderenti alla iniziativa “La famiglia in movimento”, promossa dal “Centro Culturale Bene comune”, confluiti a Roma da più di trenta città italiane per un incontro comunitario, il quale ha lo scopo di sensibilizzare i cittadini e le competenti Autorità a manifestare un reale e fattivo interesse per i problemi della famiglia.

Carissimi Fratelli e Sorelle! Plaudo di cuore a tale vostra iniziativa, che vuole porsi in sintonia con l’appello che ho rivolto nella mia Esortazione Apostolica circa i compiti della famiglia cristiana nel mondo d’oggi.

“Le famiglie devono crescere nella coscienza di “essere protagoniste” della cosiddetta “politica familiare” ed assumersi le responsabilità di trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza”.

Sul vostro impegno e sui vostri ideali invoco l’abbondanza delle grazie divine e vi imparto la Benedizione Apostolica.  

* * *  

Sono presenti i novelli sacerdoti della diocesi di Brescia insieme con i loro familiari. A voi, cari fratelli nel sacerdozio, e ai vostri congiunti, il mio cordiale saluto. La gioia purissima della sacra ordinazione da poco ricevuta sia luce ai vostri passi, conforto e sostegno nel cammino e nelle prove del vostro ministero. Vi accompagni la mia affettuosa Benedizione.  

* * *  

Porgo il mio saluto ad un gruppo di sacerdoti, della diocesi di Treviso, i quali celebrano il 40° anniversario della loro ordinazione. Carissimi, sappiate sempre far rivivere il carisma e la gioia della vostra ordinazione mediante la perseverante volontà di servizio a Cristo ed alla sua Chiesa.  

* * *  

Saluto il gruppo dei pellegrini della terza età di Misterbianco, diocesi di Catania, assicurandoli che sono loro vicino col mio pensiero e con la preghiera.  

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Il mio pensiero va poi ai membri della Cooperativa Cantina Sociale di Pistoia, in gita sociale a Roma per il 30° di fondazione.  

* * *  

Ed infine una parola di saluto e di incoraggiamento a due gruppi di ciclisti, di Zenson di Piave, in diocesi di Treviso, e di Valenza Po, in diocesi di Alessandria. In bicicletta, dopo aver toccato le località significative e care, come Loreto, Assisi e Orvieto, sono giunti fin qui in pellegrinaggio alla Sede di Pietro. Sia il vostro un momento ricco per la fede. Vi ringrazio tutti per questa visita e per lo spirito generoso che anima il vostro viaggio.

A tutti il mio cordiale saluto e la mia Benedizione.  

Ai giovani  

Rivolgo ora un cordiale saluto a tutti i giovani presenti a quest’ Udienza. Vi invito, cari giovani, a confrontarvi sempre con Cristo, quali protagonisti del tempo che ci attende, per la missione profetica che anche a voi spetta. Se desiderate un’epoca migliore, in cui la vita dell’uomo, la pace, la giustizia, il diritto, siano più rispettati e meglio garantiti, considerate bene che all’opera ed al progetto di un futuro migliore non si può togliere la presenza di Cristo. Senza Cristo, il vostro progetto per il futuro perderebbe il suo elemento portante e la vostra opera sarebbe condannata ad essere inefficace e svilita. Fate di Cristo un modello per il vostro avvenire, e per questo cercate di conoscerlo di più, di amarlo con maggior fervore e dedizione. Potrete così, non tanto ricopiare i suoi atteggiamenti, perché Egli non è un modello inerte ed esterno a voi; ma vivere la sua vita, perché Cristo è una vita da vivere.  

Agli ammalati  

Il mio saluto va poi agli ammalati qui presenti, rivolgendo un particolare pensiero ai partecipanti al pellegrinaggio di Santeramo del Colle, in diocesi di Bari.

Carissimi, lo scopo di tutta la vostra vita è l’unione a Cristo, perché egli ci attira a sé, volendo ricostruire nella nostra anima il suo amore in una unità immortale. Tale unione, però, è frutto di impegno e di fatiche. Sappiate trasformare la vostra sofferenza in un vero atto di amore a Dio, unendovi con fede al Sacrificio di Cristo Redentore. Egli è la vera vita, la grande gioia, la speranza viva. Vi benedico tutti di cuore.  

Agli sposi novelli  

Desidero, infine, rivolgere un cordiale ed un fervido augurio a tutte le coppie di sposi novelli. L’identità della famiglia, che avete da poco formata, è legata al progetto di Dio, e solo la continua conversione degli sposi alla persona di Cristo consente loro di vivere il dono del matrimonio cristiano, perché esso non è mai separabile dal mistero del Signore. Se il generoso compito di essere padri e madri delle nuove creature, che Dio donerà alla vostra cura, vi impegna a garantire con sapienza per loro una crescita graduale ed armonica, secondo le esigenze del vero amore, sappiate anche che i vostri figli dovranno imparare da voi a percorrere le tappe di una amorosa e piena adesione a Gesù Cristo.

Con i migliori auspici per tutti voi, volentieri vi benedico.  

Nel corso dell’udienza generale di oggi, il Santo Padre invita a pregare affinché il mondo e la Polonia diventino “vera casa degli uomini” dove sia possibile vivere nella verità, nella giustizia e nell’amore. Queste le parole del Papa.  

Salutando tutti coloro che sono qui presenti, desidero riferirmi alle parole di uno degli ultimi comunicati della Conferenza Episcopale polacca concernenti i carcerati. Desidero esprimere la mia preoccupazione per tutti i nostri connazionali imprigionati, in particolare per coloro che lo sono per le loro opinioni. Si tratta di alcuni diritti dell’uomo fondamentali. Voglio soprattutto invitarvi a pregare per tutti i nostri fratelli e sorelle imprigionati a cui pensano i connazionali, i quali non li lasciano, ma li sostengono con il pensiero, con la preoccupazione e con la preghiera. Il mondo in cui viviamo, e la nostra Patria nel mondo, devono diventare più degni dell’uomo, devono diventare la vera casa degli uomini in cui si possa vivere nella verità, nella giustizia e nell’amore. Ed è questo che vogliamo si raggiunga in tutte le nazioni, e in modo speciale nella nazione che è la nostra Patria.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:41
La divina Provvidenza e la crescita del regno di Dio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 25 giugno 1986

 

1. Come nella precedente catechesi, anche oggi attingeremo con abbondanza alla riflessione che il Concilio Vaticano II ha dedicato al tema della condizione storica dell’uomo di oggi, il quale è, da una parte, inviato da Dio a dominare e assoggettare il creato, e dall’altra è soggetto lui stesso, in quanto creatura, all’amorosa presenza di Dio Padre, Creatore e Provvidente.

L’uomo, oggi più che in ogni altro tempo, è particolarmente sensibile alla grandezza e all’autonomia del suo compito di investigatore e dominatore delle forze della natura. È tuttavia doveroso notare che vi è un grave ostacolo nello sviluppo e nel progresso del mondo. Esso è costituito dal peccato e dalla chiusura che esso comporta, cioè dal male morale. Di questa situazione dà ampia testimonianza la costituzione conciliare Gaudium et Spes (Gaudium et Spes, 13). Riflette infatti il Concilio: “Costituito da Dio in uno stato di santità, l’uomo, tentato dal maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio”.

Per cui, come inevitabile conseguenza “il progresso umano, che pure è un grande bene dell’uomo, porta con sé una grande tentazione: infatti, sconvolto l’ordine dei valori e mescolando il male con il bene, gli individui e i gruppi guardano solamente alle cose proprie, non a quelle degli altri. È così che il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l’aumento della potenza umana minaccia di distruggere lo stesso genere umano”. Giustamente l’uomo moderno è consapevole del proprio ruolo, ma, “se . . . con l’espressione autonomia delle realtà temporali si intende che le cose create non dipendono da Dio, e che l’uomo può disporne senza riferirle al creatore, allora la falsità di tale opinione non può sfuggire a chiunque crede in Dio. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce . . . Anzi, l’oblio di Dio priva di luce la creatura stessa” (Gaudium et Spes, 37. 36).

2. Ricordiamo anzitutto un testo che ci consente di afferrare l’“altra dimensione” dell’evoluzione storica del mondo, a cui guarda sempre il Concilio. Dice la costituzione: “Lo Spirito di Dio che, come mirabile provvidenza, dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione” (Gaudium et Spes, 26). Superare il male è insieme volere il progresso morale dell’uomo, da cui la dignità dell’uomo viene salvaguardata, e dare una risposta alle essenziali esigenze di un mondo “più umano”. In questa prospettiva, il regno di Dio che si va sviluppando nella storia trova in certo modo la sua “materia” e i segni della sua efficace presenza.

Con molta chiarezza il Concilio Vaticano II ha posto l’accento sul significato etico dell’evoluzione, mostrando come l’ideale etico di un mondo “più umano” è congeniale all’insegnamento del Vangelo. E pur distinguendo con precisione lo sviluppo del mondo dalla storia della salvezza, cerca in pari tempo di rilevare in tutta la loro pienezza i legami che esistono tra di essi: “pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio. E infatti i beni, quali la dignità dell’uomo, la fraternità e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre “il regno eterno e universale: che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace. Qui sulla terra il regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione” (Gaudium et Spes, 39).

3. Il Concilio afferma il convincimento nei credenti quando proclama che “la Chiesa riconosce tutto ciò che di buono si trova nel dinamismo sociale odierno: soprattutto l’evoluzione verso l’unità, il processo di una sana socializzazione e della solidarietà civile ed economica. La promozione dell’unità, infatti, corrisponde all’intima missione della Chiesa, la quale è appunto “in Cristo come un sacramento, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” . . . Infatti, l’energia che la Chiesa è capace di immettere nella società umana contemporanea, consiste in quella fede e carità effettivamente vissute e non nell’esercitare un dominio esteriore con mezzi puramente umani” (Gaudium et Spes, 42). Per questo motivo si crea un profondo legame e perfino una elementare identità tra i principali settori della storia e dell’evoluzione del “mondo” e la storia della salvezza. Il piano della salvezza affonda le radici nelle aspirazioni più reali e nelle finalità degli uomini e dell’umanità. Anche la redenzione è continuamente rivolta verso l’uomo e verso l’umanità “nel mondo”. E la Chiesa si incontra sempre col “mondo” nell’ambito di queste aspirazioni e finalità dell’uomo-umanità. In ugual modo la storia della salvezza scorre nell’alveo della storia del mondo, considerandolo in certo modo come proprio. E viceversa: le vere conquiste dell’uomo e dell’umanità, autentiche vittorie nella storia del mondo, sono anche il “substrato” del regno di Dio sulla terra (cf. Card. Karol Wojtyla, Alle fonti del rinnovamento. Studio sull’attuazione del Concilio Vaticano II, LEV, Città del Vaticano 1981, pp. 150-160).

4. Leggiamo a questo proposito nella costituzione Gaudium et Spes: “l’attività umana come deriva dall’uomo, così è ordinata all’uomo . . . Lo sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accumulare. L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Parimenti tutto ciò che gli uomini fanno per conseguire una maggiore giustizia, una più estesa fraternità e un ordine più umano nei rapporti sociali, ha più valore dei progressi in campo tecnico . . . Pertanto questa è la norma dell’attività umana: che secondo il disegno e la volontà di Dio essa corrisponda al vero bene dell’umanità, e permetta all’uomo singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione”. Così continua il medesimo documento: “L’ordine (delle cose) è da sviluppare sempre di più, è da fondarsi sulla verità, edificarsi sulla giustizia, esser vivificato dall’amore; deve trovare un equilibrio sempre più umano nella libertà. Per raggiungere tale scopo si deve lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere vaste trasformazioni sociali. Lo Spirito di Dio, che rinnova la faccia della terra, è presente a questa evoluzione” (Gaudium et Spes, 35. 26).

5. L’adeguamento alla guida e all’azione dello Spirito di Dio nello sviluppo della storia avviene mediante l’appello continuo e la risposta coerente e fedele alla voce della coscienza: “Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e risolvere secondo la verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale. Quanto più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità” (Gaudium et Spes, 16).

Con realismo il Concilio rammenta la presenza, nell’effettiva condizione umana, dell’ostacolo più radicale al vero progresso dell’uomo e dell’umanità: il male morale, il peccato, per effetto del quale “l’uomo si trova in se stesso diviso. Per questo, tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi, l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da se medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato”. Quella dell’uomo è una “lotta cominciata fin dall’origine del mondo e che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia l’uomo deve combattere senza soste per aderire al bene, né può conseguire la sua unità interiore se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio” (Gaudium et Spes, 13. 37).

6. In conclusione possiamo dire che, se la crescita del regno di Dio non si identifica con l’evoluzione del mondo, è però vero che il regno di Dio è nel mondo e prima di tutto nell’uomo, il quale vive e opera nel mondo. Il cristiano sa che con il suo impegno per il progresso della storia e con l’aiuto della grazia di Dio coopera alla crescita del Regno, verso il compimento storico ed escatologico del disegno della divina Provvidenza.


Ai fedeli di lingua francese

Je suis heureux d’accueillir ici tous les pèlerins de langue française, je salue spécialement les religieuses Franciscaines missionnaires de Marie et les Filles de la Sagesse qui se ressourcent à Rome.

* * *

J’ai remarqué la présence d une chorale de Dakar, qui porte le nom des Martyrs de l’Ouganda. Vous terminez, chers amis, votre tournée de chant en Italie, où je suis sur que vous avez apporté à vos auditeurs une grande joie, une élévation de leur âme et une occasion de fraternité par-dessus les frontières, qui manifeste les richesses multiformes dans l’unique Eglise du Christ. Que le Seigneur vous comble de sa lumière et de sa force - comme les célèbres martyrs africains dont nous fêtons le centenaire - pour vous aider à porter le témoignage de la foi et de l’amour.

* * *

Nous avons aussi parmi nous la délégation du Patriarcat maronite qui a accompagné à Rome Sa Béatitude Nasrallah Pierre Sfeir. J’ai déjà pu m’entretenir longuement avant-hier avec ces Frères venus en visite “ad limina”. Aujourd’hui je salue autour d’eux la communauté libanaise de ceux qui habitent et travaillent à Rome. Chers amis, vous savez tous la sollicitude que le successeur de Pierre, l’Eglise qui est à Rome et, je peux dire, l’ensemble de l’Eglise catholique, éprouvent pour votre patrie ensanglantée et déchirée. Nous voulons, non seulement que se taisent les armes, que la paix se consolide dans la justice, mais que le Liban continue à être un pays pluraliste et développe toujours davantage cette valeur qui le caractérise, qu’il reste ouvert aux apports de civilisations différentes et capable de les harmoniser dans le respect des tradition des diverses communautés, en gardant son originalité. Nous demandons à nos fils catholiques d’être au premier rang de ces artisans de paix. Nous adjurons tous ceux qui exercent un pouvoir dans la région de favoriser ce dessein humain qui correspond à la volonté de Dieu. Pour ma part, je ne cesse de prier à vos intentions: que le Seigneur fortifie en vous l’espérance et l’engagement de vos frères pour la paix!

A vous, comme à tous les autres pèlerins de langue française, notamment aux groupes de France et de Suisse, je demande de vous souvenir de la foi des Apôtres Pierre et Paul qui ont fondé cette Eglise de Rome et que nous célébrerons dimanche.

Et je confie à votre prière les voyage apostolique que j’entreprendrai la semaine prochaine en Colombie. De tout coeur, je vous bénis.  

Ad alcuni gruppi di espressione inglese 

Dear Brothers and Sisters,

I wish to extend a special word of welcome to the pilgrims coming from Indonesia. And I greet most cordially the Gustaf Vasa Chamber Choir from Stockholm.

It is a joy to welcome the priests and religious who are present at today’s audience, in particular the Missionary Sisters of the Most Sacred Heart of Jesus and the Servants of the Holy Spirit. I assure you of the deep gratitude of the Church for your public witness to the Gospel. For such witness is an essential part of the work of evangelization. And if we wish to bear witness to Christ in a convincing way, our minds and hearts must be rooted in him. We must have a real love for Christ, our Saviour and Lord, the Bridegroom of our souls. May the Lord grant you the grace to be always joyful servants in the Church.

I offer warm greetings to all the English-speaking visitors and pilgrims, especially those coming from England, Scotland, Sweden, Indonesia and the United States.

May the Lord bless you all.

Ai fedeli di lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

Herzlich grüße ich mit dieser kurzen Betrachtung alle anweseden Pilger deutscher Sprache. Ich erbitte euch Gottes Licht und Führung, damit ihr euch eurer Verantwortung als Christen in der Welt von heute neu bewußt werdet und das Wirken der Kirche zum Wohl der Menschen durch Gebet, Wort und Tat nach Kräften unterstützt. Von Herzen erteile ich euch meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di lingua spagnola

Con particular afecto saludo ahora a los peregrinos de América Latina y de España aquí presentes, de modo especial a las Religiosas del Instituto “Pureza de María Santísima” así como a los profesores y alumnos de la Escuela Universitaria “Don Bosco”, de Madrid, del Colegio “San Francisco Javier”, de Elche, y a las peregrinaciones de Cenicero (La Rioja), Bilbao, Gerona y San Sebastián. Deseo agradeceros vuestra presencia en este encuentro, que debe suponer para todos, según los dones concedidos por Dios, un aliciente para seguir colaborando fraternalmente en esa labor importante para los seguidores de Cristo: la construcción del Reino de Dios, Reino de paz, de justicia y de amor.

* * *

No quisiera finalizar estas breves palabras sin dirigir un cordial saludo al grupo de periodistas y técnicos de la Cadena Radial Colombiana “Caracol”, que tienen el encargo de cubrir periodísticamente los preparativos del nuevo viaje apostólico que, Dios mediante, me dispongo a realizar la próxima semana a la querida tierra de Colombia. Ante todo mi profundo agradecimiento por el ejemplar trabajo profesional que estáis realizando para que la Palabra del Papa llegue a todos los rincones y hogares de vuestra amadísima Nación. En la espera de poder estar pronto entre los hijos colombianos, a vosotros y a todos los que me están escuchando, a través de vuestras ondas, ruego uniros en mi oración al Señor para que esta visita pastoral mía sea una ocasión para descubrir y vivir con más fidelidad y generosidad los valores cristianos.¡Hasta pronto!

A todos imparto mi Bendición Apostólica.

Ad un gruppo proveniente dal Brasile  

Saúdo em particular um grupo proveniente do Brasil: estudiosos e técnicos, que estão a frequentar um curso de atualização sobre “condições externas do desenvolvimento”.

Sede bem-vindos! É-me grata a vossa presença aqui. Levai deste encontro a lembrança avivada do que a Igreja sempre repete, fiel a Jesus Cristo: o desenvolvimento tem um ponto de referência imprescindível, que é o homem, com todas as suas dimensões. Mas o desenvolvimento integral das pessoas requer o desenvolvimento solidário da humanidade, pelos caminhos da paz e da fraternidade. Que Deus vos ajude sempre e vos abençoe, assim como aos que vos são queridos e à vossa pátria!

Ai pellegrini polacchi  

Witam pielgrzymów z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Krakowa - Płaszowa, księża sercanie; z parafii św. Jadwigi z Dębicy, diecezja tarnowska; z parafii św. Szczepana z Katowic-Bogucic; z dekanatu Biłgoraj, diecezja lubelska; z parafii św. Krzyża z Zamościa, diecezja lubelska; pielgrzymkę młodzieży akademickiej i rodzin z duszpasterstwa akademickiego św. Anny w Warszavie; neoprezbiterów diecezji ptockiej; kaplanów diecezji płockiej; pielgrzymów z parafii św. Józefa z Włocławka; kapłanów diecezji chełmińskiej z księdzem biskupem Andrzejem Śliwińskirn; pielgrzymów z parafii św. Krzyża w Tczewie, diecezia chełmińska; z parafii Świętej Trójcy w Kwidzyniu, diecezja warmińska; z parafii Dobrego Pasterza w Poznaniu; z parafii Chrystusa Króla w Jarocinie Poznańskim, archidiecezja gnieźnieńska; z parafii św. Stanisława Kostki ze Szczecina; grupę katolików świeckich z Chełma, diecezia lubelska. Szczególnie serdecznie witam pielgrzymkę chorych i niepełnosprawnych z Gorzova Wielkopolskiego; prócz tego uczestników grup turystycznych PKS, Orbisu, Sport-Tourist oraz Turysty . . .

Witając wszystkich zgromadzonych tutaj pielgrzymów z Polski, w szczególny sposób zwracam się do chorych, do których będzie jeszcze osobne słowo wspólnie do wszystkich chorych w języku włoskim, także i do przybyszów z Poznania z Wielkopolski. Trudno bowiem w tym roku u końca czerwca nie pamiętać o tak zwanych “wypadkach poznańskich” sprzed trzydziestu lat. Trudno nie polecać Bogu osób, które w tych wypadkach poniosły śmierć i trudno równocześnie nie prosić. Opatrzności ażeby ta ofiara, a także wymowa tych wydarzeń miała znaczenie dla przyszsłości, dla tego - o czym również mówi Sobór - ażeby życie na naszej polskiej ziemi stawało się coraz bardziej godne człowieka, godne Polaka, godne chrześcijanina.  

Ai giovani  

Un cordiale saluto rivolgo a voi, giovani presenti a questa Udienza. Vi auguro di cuore che le prossime vacanze estive siano una propizia occasione per prendere il meritato riposo dopo le fatiche dello studio, ma ancor più per dare spazi più vasti alla riflessione ed alla preghiera, all’approfondimento della fede, mediante la lettura meditata del Vangelo, e per testimoniare inoltre un generoso impegno di dedizione verso i fratelli, in particolare gli infermi ed i bisognosi, partecipando alle varie iniziative del “Volontariato”.  

Agli ammalati  

Un affettuoso ricordo desidero dedicare a tutti voi, Fratelli e Sorelle colpiti dalla malattia, in particolare al “Gruppo Maria Laura” di Cagliari, che siete qui per ricevere una parola di fiducia e di incoraggiamento al fine di poter proseguire il vostro difficile e doloroso cammino con fede e con serenità spirituale.

Nel cuore della Chiesa voi rappresentate la porzione privilegiata e feconda, in quanto siete intimamente e profondamente uniti al mistero della Croce di Cristo, che nell’offerta al Padre ha procurato agli uomini la redenzione e la libertà dal peccato e dalla morte.

A voi, va l’assicurazione della mia costante preghiera, nella quale unisco il ricordo dei vostri genitori e familiari, degli amici, dei sacerdoti, delle religiose e tutte le persone che con grande affetto ed instancabile dedizione vi assistono.  

Agli sposi novelli  

Un fervido augurio rivolgo a tutti voi, sposi novelli, che in questi giorni avete solennemente consacrato il vostro amore nel sacramento del Matrimonio, diventando il segno visibile dell’unione misteriosa fra Cristo e la Chiesa.

Sia la vostra nascente famiglia sempre illuminata dalla fede, animata dalla speranza e confortata dalle virtù tipiche del vostro stato, quali la mutua fedeltà, dedizione ed affetto, di modo che essa possa essere come una “Chiesa in miniatura”.

A tutti voi la mia Benedizione Apostolica.

 

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