1986 Catechesi sul credo Aprile

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:31
Creazione e legittima autonomia delle cose create

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 2 aprile 1986

 

1. La creazione, sul cui fine abbiamo meditato nella catechesi precedente dal punto di vista della dimensione “trascendentale”, esige anche una riflessione dal punto di vista della dimensione immanente. Ciò è reso oggi particolarmente necessario dal progresso della scienza e della tecnica, che ha introdotto significativi mutamenti nella mentalità di molti uomini del nostro tempo. Infatti “molti nostri contemporanei sembrano temere che, se si fanno troppo stretti i legami tra attività umana e religiosa, venga impedita l’autonomia degli uomini, della società delle scienze” (Gaudium et Spes, 39).

Il Concilio ha affrontato questo problema, che è strettamente collegato con la verità di fede circa la creazione e il suo fine, proponendone una spiegazione chiara e convincente. Ascoltiamola.

2. “Se per autonomia delle realtà terrene intendiamo che le cose create e le stesse società hanno leggi e valori propri, che l’uomo gradatamente deve scoprire, usare e ordinare, allora si tratta di una esigenza legittima, che non è postulata dagli uomini del nostro tempo, anche è conforme al volere del Creatore. Infatti è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricevono la propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine; tutto ciò l’uomo è tenuto a rispettare, riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte. Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Iddio.

“Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza avvertirlo viene come condotto dalla mano di Dio, il quale mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quelle che sono. A questo punto ci sia concesso di deplorare certi atteggiamenti mentali, che talvolta non mancano nemmeno tra i cristiani, derivati dal non aver sufficientemente percepito la legittima autonomia della scienza, e che, suscitando contese e controversie, trascinarono molti spiriti a tal punto da ritenere che scienza e fede si oppongano tra loro.

“Se invece con l’espressione «autonomia delle realtà temporali» si intende che le cose create non dipendono da Dio, e che l’uomo può adoperarle così da non riferirle al Creatore, allora nessuno che creda in Dio non avverte quanto false siano tali opinioni. La creatura, infatti, senza il Creatore svanisce. Del resto tutti coloro che credono, a qualunque religione appartengano, hanno sempre inteso la voce e la manifestazione di lui nel linguaggio delle creature. Anzi, l’oblio di Dio priva di luce la creatura stessa” (Gaudium et Spes, 36).

3. Fin qui il testo conciliare. Esso costituisce uno sviluppo dell’insegnamento che la fede offre sulla creazione, e opera un confronto illuminante tra questa verità della fede e la mentalità degli uomini del nostro tempo, fortemente condizionata dallo sviluppo delle scienze naturali e dal progresso della tecnica. Cerchiamo di raccogliere in una sintesi organica i pensieri principali contenuti nel paragrafo 36 della costituzione Gaudium et Spes.

A) Alla luce della dottrina del Concilio Vaticano II la verità circa la creazione non è soltanto una verità di fede, basata sulla rivelazione dell’Antico e del Nuovo Testamento. Essa è anche una verità che unisce tutti gli uomini credenti “a qualunque religione appartengano”, tutti coloro cioè che nel “linguaggio delle creature intendono la voce e la manifestazione del Creatore”.

B) Questa verità, pienamente manifestata nella rivelazione, è tuttavia di per sé accessibile alla ragione umana. Lo si può dedurre dall’insieme dell’argomentazione del testo conciliare e in particolare dalle frasi: “La creatura . . . senza il Creatore svanisce”, “l’oblio di Dio priva di luce la creatura”. Queste espressioni (almeno in modo indiretto) indicano che il mondo delle creature ha necessità della Ragione Ultima, e della Causa Prima. È in forza della loro stessa natura che gli esseri contingenti hanno bisogno, per esistere, di un appoggio nell’Assoluto (nell’Essere necessario), che è Esistenza per sé (“Esse subsistens”). Il mondo contingente e fugace “svanisce senza il Creatore”.

C) In relazione alla verità, così intesa, circa la creazione, il Concilio opera una distinzione fondamentale tra l’autonomia “legittima” e quella “illegittima” delle realtà terrene. Illegittima (cioè non conforme alla verifica della rivelazione) è l’autonomia che proclami l’indipendenza delle realtà create da Dio Creatore, e sostenga “che le cose create non dipendono da Dio, e che l’uomo può adoperarle così da non riferirle al Creatore”. Un tale modo d’intendere e di comportarsi nega e rifiuta la verità circa la creazione; e, il più delle volte - se non addirittura per principio - tale posizione viene sostenuta proprio a nome dell’“autonomia” del mondo, e dell’uomo nel mondo, della conoscenza e dell’azione umana. È però bene aggiungere subito che nel contesto di un’“autonomia” così intesa è l’uomo che viene in realtà privato della propria autonomia nei confronti del mondo, e finisce per trovarsi di fatto ad esso sottomesso. È un tema sul quale ritorneremo.

D) L’“autonomia delle realtà terrene” intesa in questo modo è - secondo il testo citato della costituzione Gaudium et Spes - non soltanto illegittima, ma anche inutile. Infatti le cose create godono di una autonomia loro propria “per volontà del Creatore”, che è radicata nella loro stessa natura, appartenendo al fine della creazione (nella sua dimensione immanente). “Infatti è dalla stessa loro condizione di creature che le cose tutte ricevono la loro propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine”. L’affermazione se si riferisce a tutte le creature del mondo visibile, si riferisce in modo eminente all’uomo. Infatti l’uomo, nella stessa misura in cui cerca di “scoprire, usare e ordinare: in modo coerente le leggi e i valori del cosmo non soltanto partecipa in maniera creativa l’autonomia legittima delle cose create, ma realizza in modo corretto l’autonomia che gli è propria. E così si incontra con la finalità immanente della creazione, e indirettamente anche con il Creatore: “viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quelle che sono” (Gaudium et Spes, 36).

4. Occorre aggiungere che con il problema della “legittima autonomia delle realtà terrene” si collega anche il problema, oggi molto sentito, dell’“ecologia”, cioè la preoccupazione per la protezione e la preservazione dell’ambiente naturale.

Il dissesto ecologico, che suppone sempre una forma di egoismo anticomunitario, nasce da un uso arbitrario - e in definitiva nocivo - delle creature, di cui si violano le leggi e l’ordine naturale, ignorando o disprezzando la finalità che è immanente all’opera della creazione. Anche tale modo di comportarsi deriva da una falsa interpretazione dell’autonomia delle cose terrene. Quando l’uomo adopera queste cose “così da non riferirle al Creatore” - per usare ancora le parole della costituzione conciliare - egli reca anche a se stesso danni incalcolabili.

La soluzione del problema della minaccia ecologica rimane in stretto rapporto con i principi della “legittima autonomia delle realtà terrene”, cioè in definitiva con la verità circa la creazione e circa il Creatore del mondo.


Ad un pellegrinaggio di Montmartre e a numerosi fedeli della Diocesi di Strasburgo  

En ce mercredi de Pâques, je voudrais saluer tous les pèlerins de langue française. J’adresse un salut particulier au pèlerinage de Montmartre, où l’on vient de célébrer le centenaire de l’adoration perpétuelle à la Basilique du Sacré-Coeur. Me souvenant de mon pèlerinage en 1980, je suis heureux de m’associer à votre action de grâce, et je forme des voeux pour le rayonnement de ce centre spirituel.

* * *

Je dis aussi mon très cordial salut au groupe du diocèse de Strasbourg; ma pensée va à tous vos frères et soeurs: que Dieu comble de ses dons les chrétiens d’Alsace!

Les groupes sont nombreux aujourd’hui, je suis heureux de les accueillir tous. Vous êtes venus vivre la joie de Pâques en cette ville où les Apôtres ont établi l’Eglise du Christ vivant. Je souhaite que l’expérience de votre pèlerinage à Rome renforce votre solidarité avec tous les membres de l’Eglise universelle, et particulièrement avec ceux de nos frères qui sont isolés ou réduits au silence.

Par le Christ, notre vie est cachée en Dieu. Le baptême nous associe à la victoire remportée sur la mort par le Fils de Dieu fait homme. Le Ressuscité nous donne la force de l’espérance. Soyez, dans vos familles et dans vos communautés, les témoins de la foi, de la joie du salut qui vient du Christ. Qu’il vous comble de ses Bénédictions!

Ai fedeli di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to greet the English-speaking visitors and pilgrims, especially the students from the University of Dundee and the ACROSS pilgrimage of the sick.

I am happy to greet as well the “Brunnsbokören” women’s chorus of Göteborg in Sweden.

A warm welcome also goes to the participants in the Ecumenical meeting sponsored by the Centro “UNO” of the Focolari Movement. I pray that your common efforts will be an incentive for all Christians to seek that unity which Christ so ardently desired for his disciples.

And to all present here today, I ask our Risen Lord to fill your hearts with Easter joy and peace. I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai gruppi di espressione spagnola  

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo cordialmente a los numerosos peregrinos de España y de América Latina, presentes en esta Audiencia. De modo particular, saludo a los miembros del Instituto Bíblico Católico de Guadalajara (México).

* * *

Saludo también a los religiosos y religiosas aquí presentes. Con mi más sincero reconocimiento por el abnegado y silencioso servicio que prestáis al entero Pueblo de Dios, os invito a dejaros guiar por su mano amorosa en todas las circunstancias de vuestra existencia.

* * *

A los jóvenes, en especial a un grupo de Valencia (España), quiero agradeceros la acogida tan carinosa que me habéis dispensado con vuestros cantos y aclamaciones. Cristo, vuestro Hermano mayor, debe ser siempre el punto de referencia a lo largo de vuestra vida.

Con el recuerdo todavía vivo de la Semana Santa, os repetimos a todos las palabras de San Pablo: Ya que habéis resuscitado con Cristo, buscad los bienes de allá arriba, donde está Cristo, sentado a la derecha de Dios; aspirad a los bienes de arriba, no a los de la tierra .

Con mis mejores deseos de una feliz semana de Pascua de Resurrección, llena de alegría y de serenidad cristiana, os imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai connazionali polacchi  

Pozdrawiam pielgrzymów z parafii św. Jana Chrzciciela z Komorowics archidiecezja krakowska; kaplanów diecezji katowickiej; kapłanów diecezji sandomierskoradomskiej; Pomocników Misyjnych z duszpasterstwa sióstr Pallotynek; Polaków z Holandii oraz uczestników grup turystycznych Orbisu i Turysty . . . Składam jeszcze raz życzenia wielkanocne dla obecnych tu pielgrzymów i dla wszystkich rodaków w Polsce i zagranicą.

Ai numerosi pellegrinaggi dalle Diocesi italiane  

Un particolare saluto rivolgo ora al gruppo di sacerdoti dell’Arcidiocesi di Milano, che celebrano quest’anno il 25° anniversario della loro Ordinazione, ricevuta dall’allora Cardinale Montini. E altrettanta benevolenza esprimo ai Sacerdoti Salesiano di Torino e del Piemonte, che ricordano anche’essi 25 anni di Sacerdozio.

Nel congratularmi con voi, carissimi fratelli, per il felice traguardo, formo l’auspicio di un sempre più fruttuoso sacro ministero per il bene della Chiesa e delle anime a voi affidate.

Su di voi e sulla vostra attività invoco la divina assistenza e vi imparto la mia Benedizione.

* * *  

Il mio cordiale benvenuto va ora alle Suore appartenenti al “Movimento Internazionale delle Religiose aderenti al Movimento dei Focolari”, riunite in questi giorni al Centro Mariapoli di Rocca di Papa, per trattare il tema “il Vangelo e la spiritualità dell’Unità”. Seguendo gli esempi e gli insegnamenti dei vostri rispettivi fondatori e fondatrici, carissime sorelle, sarete in grado di corrispondere agli ideali della vostra vita consacrata operando, nel clima dell’unità e della carità, con totale dedizione a Cristo ed alla Chiesa. Con la mia Benedizione Apostolica.

Ai giovani  

Un saluto particolare va a voi, giovani. Mi rallegro di questo cammino che vi ha condotto qui, al cuore della Chiesa, ed auspico che esso vi permetta di portare ai vostri amici ed alle vostre famiglie una decisa testimonianza del Cristo Risorto.

Guardate al Redentore, cogliendone la pienezza della carità e l’ampiezza della missione. Apritevi al cammino della vita con Lui con la stessa disponibilità di ascolto verso lo Spirito Santo, con lo stesso amore verso la Chiesa, con la stessa gratitudine verso la benevolenza divina, che furono presenti in Maria.

Il Signore vi accompagni sempre e vi conceda la letizia e la gioia pasquali. Da parte mia, vi assicuro del mio affetto e vi benedico di cuore.

Agli ammalati  

Sono lieto di rivolgere ora una parola di benvenuto e di conforto a voi, ammalati. Carissimi, sappiate che non vi è mai donato con tanta abbondanza Gesù come quando vi viene offerta l’occasione di essere configurati alla sua Passione, sperimentando l’amore puro del dono di sé: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”.

Mentre prego il Signore, perché guardi al vostro dolore, soprattutto quando esso vi potrebbe inclinare a cedere, Gli chiedo che vi sostenga con la sua grazia, affinché, come rivestite l’aspetto del Cristo sofferente, così brilli nei vostri cuori la luce del Risorto.

Nel suo nome benedico voi e quanti vi assistono.

Agli sposi novelli  

Mi è caro salutare anche voi, sposi novelli, con l’augurio di una vita ricca della gioia di Gesù Risorto.

La vostra recente unione ha come fonte inesauribile l’amore di Dio, il quale vi dona pure l’energia spirituale per manifestare la bellezza, la grandezza e la santità, che distinguono il vincolo matrimoniale davanti alla comunità ecclesiale ed all’intera società.

Mentre domando alla Vergine Maria che, sotto la sua materna protezione, possiate condurre per lunghi anni una vita armoniosa e serena, di cuore vi do la mia Benedizione Apostolica, propiziatrice di ogni desiderato bene.

Un nuovo appello affinché non si desista “dall’impegno di preservare, nel contesto dei popoli medio-orientali e della comunità internazionale, un Libano sovrano ed indipendente, fondato sul sereno vivere insieme e sulla collaborazione di tutti i suoi gruppi” è lanciato questa mattina dal Santo Padre al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Queste le sue parole.

Anche nei giorni di Pasqua, la popolazione libanese ha vissuto ore di incertezza e di ansietà, sotto l’incubo di bombardamenti e di combattimenti, in atto o in minaccia tra diversi gruppi. Il mio pensiero e la mia preghiera sono andati costantemente a tutti i libanesi, specialmente alle famiglie più povere e ignare di complicazioni politiche, che pagano duramente con la perdita delle case, dei propri campi e, ancor più, dei figli, travolte in una vicenda che non le vede protagoniste, ma vittime.

A questa realtà umana si rivolge la sollecitudine della Santa Sede, tesa a scongiurare nuovi scontri o massacri. È il motivo per cui, due settimane prima di Pasqua, ho inviato in missione a Beirut e a Damasco monsignor Achille Silvestrini, segretario del Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa. La visita ha voluto significare un atto di buona volontà, la testimonianza di una presenza nella quale la popolazione libanese possa scorgere un incoraggiamento e un aiuto morale a risollevarsi. Non si può, infatti, desistere dall’impegno di preservare, nel contesto dei popoli medio-orientali e della Comunità internazionale, un Libano sovrano e indipendente, fondato sul sereno vivere insieme e sulla collaborazione di tutti i suoi gruppi, nel rispetto della identità religiosa e culturale di ciascuno e nella comune appartenenza a una tradizione che, un tempo, rese il Libano conosciuto e ammirato.

Io credo che sia possibile trovare un accordo tra i cristiani, e tra questi e gli altri gruppi di convinzione e tradizioni islamiche, per una equilibrata, giusta e stabile intesa nazionale, che permetta di assicurare allo Stato libanese il suo ruolo interno e internazionale. Vi invito a pregare con me perché il Signore aiuti la Nazione libanese, tanto provata, ad affrettare - con l’impegno di tutti - l’attuarsi di questa speranza così largamente invocata.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:32
L'uomo, creato a immagine di Dio

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 9 aprile 1986

 

1. Il Simbolo della fede parla di Dio “Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”; non parla direttamente della creazione dell’uomo. L’uomo appare, nel contesto soteriologico del Simbolo, in riferimento all’Incarnazione, come è evidente in modo particolare nel Simbolo niceno-costantinopolitano, quando si professa la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio, il quale “per noi uomini” e per la nostra salvezza discese dal cielo . . . e “si è fatto uomo”.

Dobbiamo tuttavia ricordare che l’ordine della salvezza non soltanto presuppone la creazione, ma anzi prende inizio da essa. Il Simbolo della fede ci rimanda, nella sua concisione, all’insieme della verità rivelata circa la creazione, per scoprire la posizione davvero singolare ed eccelsa che è stata data all’uomo.

2. Come abbiamo già ricordato nelle catechesi precedenti, il libro della Genesi contiene due narrazioni della creazione dell’uomo. Dal punto di vista cronologico è anteriore la descrizione contenuta nel secondo capitolo della Genesi, è invece posteriore quella del primo capitolo. Nell’insieme le due descrizioni si integrano a vicenda, contenendo entrambe elementi teologicamente molto ricchi e preziosi.

3. Nel libro della Genesi 1, 26 leggiamo che al sesto giorno Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

È significativo che la creazione dell’uomo sia preceduta da questa sorta di dichiarazione con cui Dio esprime l’intenzione di creare l’uomo a sua immagine, anzi “a nostra immagine”, al plurale (in sintonia col verbo “facciamo”). Secondo alcuni interpreti, il plurale indicherebbe il “Noi” divino dell’unico Creatore. Questo sarebbe quindi, in qualche modo, un primo lontano segnale trinitario. In ogni caso la creazione dell’uomo, secondo la descrizione di Genesi 1, è preceduta da un particolare “rivolgersi” a se stesso, “ad intra”, di Dio che crea.

4. Segue quindi l’atto creatore. “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1, 27). Colpisce in questa frase il triplice uso del verbo “creò” (“barà”), che sembra testimoniare una particolare importanza e intensità dell’atto creatore. Questa stessa indicazione sembra doversi trarre anche dal fatto che, mentre ogni giorno della creazione si conclude con l’annotazione: “Dio vide che era cosa buona” (cf. Gen 1, 27-1, 3, 10, 12, 18, 21, 25), dopo la creazione dell’uomo, il sesto giorno, è detto che “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1, 31).

5. La descrizione più antica, la “jahvista” di Gen 2 non usa l’espressione “immagine di Dio”. Questa appartiene esclusivamente al testo posteriore, che è più “teologico”. Ciò nondimeno la descrizione jahvista presenta, anche se in modo indiretto, la stessa verità. È detto infatti che l’uomo, creato da Dio-Jahvè, mentre ha potere di “imporre il nome” agli animali (cf. Gen 2, 19-20), non trova tra tutte le creature del mondo visibile “un aiuto che gli fosse simile”; e cioè constata la sua singolarità. Benché non parli direttamente dell’“immagine” di Dio, il racconto di Genesi 2 ne presenta alcuni elementi essenziali: la capacità di autoconoscersi, l’esperienza del proprio essere nel mondo, il bisogno di riempire la propria solitudine, la dipendenza da Dio.

6. Tra questi elementi, vi è pure l’indicazione che uomo e donna sono uguali quanto a natura e dignità. Infatti, mentre nessuna creatura poteva essere per l’uomo “un aiuto che gli fosse simile”, egli trova un tale “aiuto” nella donna creata da Dio-Jahvè. Secondo Genesi 2, 21-22 Dio chiama all’essere la donna, traendola dal corpo dell’uomo: da “una delle costole” dell’uomo. Ciò indica la loro identità nell’umanità, la loro somiglianza essenziale pur nella distinzione. Poiché tutti e due partecipano della stessa natura, hanno entrambi la stessa dignità di persona.

7. La verità circa l’uomo creato a “immagine di Dio” ritorna anche in altri passi della Sacra Scrittura, sia nella stessa Genesi (“Ad immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”: Gen 9, 6), sia in altri Libri Sapienziali. Nel Libro della Sapienza (Sap 2, 23) è detto: “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece ad immagine della propria natura”. E nel Libro del Siracide (Sir 17, 1. 3) leggiamo: “Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa lo fa ritornare di nuovo . . . Secondo la sua natura li riveste di forza, e a sua immagine li formò”.

L’uomo, dunque, è creato per l’immortalità, e non cessa di essere immagine di Dio dopo il peccato, anche se viene sottomesso alla morte. Porta in sé il riflesso della potenza di Dio, che si manifesta soprattutto nella facoltà dell’intelligenza e della libera volontà. L’uomo è soggetto autonomo, fonte delle proprie azioni, pur mantenendo le caratteristiche della sua dipendenza da Dio, suo creatore (contingenza ontologica).

8. Dopo la creazione dell’uomo, maschio e femmina, il Creatore “li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci . . . e sugli uccelli . . . e su ogni essere vivente»” (Gen 1, 28). La creazione a immagine di Dio costituisce il fondamento del dominio sulle altre creature del mondo visibile le quali sono state chiamate all’esistenza in vista dell’uomo e “per lui”.

Del dominio di cui parla Genesi 1,28 partecipano tutti gli uomini, ai quali il primo uomo e la prima donna hanno dato origine. Vi allude anche la redazione jahvista (Gen 2, 24), alla quale avremo ancora occasione di tornare. Trasmettendo la vita ai propri figli, uomo e donna donano loro in eredità quell’“immagine di Dio”, che fu conferita al primo uomo nel momento della creazione.

9. In questo modo l’uomo diventa una espressione particolare della gloria del Creatore del mondo creato. “Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei”, scriverà sant’Ireneo (Adv. Haer., IV,20,7). Egli è gloria del Creatore in quanto è stato creato a immagine di lui e specialmente in quanto accede alla conoscenza vera del Dio vivente. In questo trovano fondamento il particolare valore della vita umana, come anche tutti i diritti umani (oggi messi tanto in rilievo).

10. Mediante la creazione a immagine di Dio, l’uomo è chiamato a diventare, tra le creature del mondo visibile, un portavoce della gloria di Dio, e, in un certo senso, una parola della sua Gloria.

L’insegnamento sull’uomo, contenuto nelle prime pagine della Bibbia (Gen 1), s’incontra con la rivelazione del Nuovo Testamento circa la verità di Cristo, che quale Verbo eterno, è “immagine del Dio invisibile”, e insieme “generato prima di ogni creatura” (Col 1, 15). L’uomo creato a immagine di Dio acquista, nel piano di Dio, una speciale relazione con il Verbo, eterna immagine del Padre, il quale nella pienezza dei tempi si farà carne. Adamo - scrive san Paolo - “è figura di colui che doveva venire” (Rm 5, 11). Infatti, “quelli che . . . da sempre ha conosciuto (Dio Creatore) li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8, 29).

11. Così dunque la verità circa l’uomo creato a immagine di Dio non determina soltanto il posto dell’uomo in tutto l’ordine della creazione, ma parla già anche del suo legame con l’ordine della salvezza in Cristo, che è l’eterna e consostanziale “immagine di Dio” (2 Cor 4, 4): immagine del Padre. La creazione dell’uomo a immagine di Dio, già dall’inizio del Libro della Genesi rende testimonianza alla sua chiamata.

Questa chiamata si rivela pienamente con la venuta di Cristo. Proprio allora, grazie all’azione dello “Spirito del Signore”, si apre la prospettiva della piena trasformazione nell’immagine consostanziale di Dio, che è Cristo (cf. 2 Cor 3, 18). Così l’“immagine” del libro della Genesi (Gen 1, 27) raggiunge la pienezza del suo significato rivelato.


Ad alcuni gruppi di espressione francese  

Je suis heureux de vous accueillir dans la joie de Pâques, chers Frères et Soeurs de langue française: religieuses, groupes de pèlerins adultes, de jeunes. Je vous salue spécialement, chers amis de 1’“Ecole de la Foi” de Fribourg, qui appartenez à de nombreux pays: vous faites l’expérience de la Bonne Nouvelle, dans l’écoute savoureuse et l’étude de l’Evangile, dans la prière et dans la vie fraternelle, pour en témoigner mieux encore dans vos milieux et vos communautés, suivant la consigne de Jésus: de toutes les nations, faites des disciples. Contribuez à édifier l’Eglise dans la communion.

* * *

J’ai remarqué aussi la présence de directeurs et professeurs de centres de formation professionnelle, provenant surtout de pays africains: je leur souhaite un stage enrichissant et le bonheur de bien servir leur pays.

Aux pèlerins de ces nations comme à ceux de France, de Belgique, de Suisse, de Monaco, je donne de tout coeur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

I extend a special word of welcome to the group of Lutheran pilgrims from Vadstena, Sweden, who are visiting the shrines of Saint Birgitta. And I offer warm greetings to those taking part in the Anglican Seminar in Rome. To all of you I express the hope that your visit to the holy places of this city will inspire and encourage you in the Christian faith. Your brothers and sisters in the Catholic Church join you in working and praying for the unity of all Christians.

* * *

It is a particular joy to welcome the students from the North American College who will be ordained deacons tomorrow. I assure you of my prayers as you begin your ordained ministry. I know that you desire to be generous and loyal messengers of the Good News of Salvation. Remember that Jesus calls you to be both servants and friends. He wants you to live in his love and to be men of faithful service and praise. To you and to all your friends I impart my Apostolic Blessing.

And I greet all the English-speaking visitors from England, Sweden, Finland, Australia, Canada and the United States. May the Risen Saviour bless you with peace and joy.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Mit dieser kurzer Betrachtung über die hohe natürliche und übernatürliche Berufung des Menschen Grüße ich sehr herzlich alle heutigen deutschsprachigen Audienzteilnehmer, die zahlreichen genannten Gruppen sowie jeden einzelnen Pilger und Besucher; besonders die anwesenden Priester und Ordensleute. Stellvertretend nenne ich namentlich die Gruppe der Theologiestudenten der Universität Osnabrück, die Studentengruppe der Pädagogischen Akademie in Innsbruck und die Mitglieder der Vereinigung der Exgardisten der Sektion Bern. Dem Kinder- und Jugendchor St. Aegidien aus Braunschweig danke ich Für seinen schonen Gesang. Von Herzen erteile ich allen Pilgern Für reiche österliche Gnaden meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Me es grato saludar ahora cordialmente a todos los peregrinos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular, a los sacerdotes del Pontificio Colegio Mexicano de Roma. Os exhorto a que el Señor Resucitado sea el centro de vuestra vida sacerdotal y religiosa.

* * *

Deseo asimismo dar mi cordial bienvenida a los representantes de los organismos de radiodifusión de Alemania Federal, Austria, España, Francia, Italia, Países Bajos y Reino Unido. Ruego para que el Altísimo os asista siempre en vuestras tareas informativas al servicio del hombre y de la verdad.

* * *

Igualmente saludo a los miembros del Colegio de Abogados de Guayaquil (Ecuador) y a los componentes del “Coro Upsala” de Uruguay.

Finalmente, vaya mi saludo a los numerosos alumnos y alumnas aquí presentes, provenientes de España.

A todos imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di lingua polacca  

Witam serdecznie pielgrzymów z Polski: Księdza Kardynała z Wrocłavia, Księdza Biskupa z Włoclawka. Pozwolę sobie także xv irmieniu wszystkich Polaków povitać Księdza Arcybiskupa Povilonisa z Kowna (Kaunas) na Litwie; witam kapłanów z diecezji włocławskiej oraz kapłanów diecezji lubelskiej - “srebrnych jubilatów”; wszystkich innych pielgrzymów z diecezji lubelskiej; z archidiecezji krakowskiej: pielgrzyluóxlvT z parafii św. Stanisława Kostki na Dębnikach w Kraliowie oraz z Poronina, z parafii św. Marii Magdaleny: chór z archikatedry warszawskiej; pielgrzymów z diecezji łódzkiej; z Gdanska - pielgrzymów z parafii Wniebowzięcia Matki Bozej oraz duszpasterstwa rzemieslników; z archidiecezji wrocławskie; - pielgrzymów z parafii św. Maksymiliana Kolbe z Lubina-Przylesie; również Polaków z Burgundii, z Francii oraz uczestników grupy turystycznej Turysty.

Ad alcuni gruppi italiani  

Saluto ora cordialmente il gruppo di pellegrini della comunità parrocchiale di S. Lucia in Magliano dei Marsi, guidati dal Vescovo del luogo Monsignor Biagio Terrinoni. Essi sono giunti per rendere omaggio alla Sede di Pietro e chiedere una benedizione per loro e per la sacra immagine della “Madonna del Ravone”, titolo sotto il quale, in quelle zone, è recentemente fiorito nel popolo il culto alla Vergine Madre di Dio.

Desidero esprimere, cari fratelli, il mio compiacimento per questo vostro attestato di sincera devozione a Maria Santissima, che si pone tra i consolanti segni di ripresa del culto mariano, ai quali oggi stiamo assistendo. Auguro fecondi e salutari incrementi a questa nuova devozione, in uno spirito di piena comunione ecclesiale e di ferventi opere di carità e giustizia. E ben volentieri benedico tutti voi e la sacra icona che avete qui portato.

* * *  

Saluto anche con vivo affetto il gruppo di alunni liceali del Seminario di Verona, guidato dal Vicerettore. Vi ringrazio per essere venuti e vi rivolgo il mio caldo augurio che la vostra attuale esperienza, condotta nella luce della verità e della carità, vi valga a chiarire con gioiosa certezza il senso spirituale ed ecclesiale del vostro futuro. Vi accompagna la mia Benedizione.

Ai giovani  

Desidero ora porgere un affettuoso benvenuto a tutti i giovani che partecipano a questa Udienza, provenienti in gran parte da Parrocchie e da Scuole d’Italia. Saluto in particolare le numerose alunne dei corsi Regionali e delle classi elementari della Scuola San Giovanni Bosco di Via Appia in Roma; il folto gruppo degli alunni ed insegnanti delle Scuole Elementari della Valle di Comino; gli Allievi e i Professori dell’Istituto Tecnico Statale Commerciale “Gaetano Filangieri” di Formia; gli alunni della Scuola Media Cattolica “San Massimiliano Kolbe” di Legnano e della Scuola Media “Dante Alighieri” di Sammichele di Bari con i rispettivi accompagnatori.

A voi tutti, carissimi giovani, che recate nei vostri cuori fervidi ideali di fede, di giustizia e di progresso, io dico in questo clima pasquale: “Cercate le cose di lassù”, sappiate cioè dare un senso veramente cristiano alla vostra vita e alla realtà che vi circonda e nella quale siete coinvolti. Guardate alla luce del Vangelo il vostro Studio, il vostro lavoro e anche il vostro divertimento, in maniera da essere testimoni attendibili del Cristo morto e risorto, e da saper diffondere sempre e dappertutto il senso cristiano della vita e la gioia pasquale, che ne è il segno distintivo.

Agli ammalati  

Rivolgo poi un pensiero benedicente agli ammalati, fra i quali desidero menzionare il gruppo dell’associazione Volontari della Sofferenza dell’Arcidiocesi di Udine.

Voi siete qui in prima fila in questa piazza, ma lo siete anche e soprattutto nel mio cuore, per l’affetto che nutro per ciascuno di voi che soffrite. In questo tempo pasquale, abbiate davanti agli occhi l’episodio dei due discepoli di Emmaus, ai quali il Signore risorto, fattosi compagno di viaggio, rivela il senso cristiano del dolore: “Non bisognava che il Cristo sopportasse queste cose per entrare nella sua gloria?”. Tutti siamo chiamati alla gloria, ma ciò avviene per la via della sofferenza, la quale, se unita a quella di Gesù, conduce certamente alla salvezza e alla gioia della trasfigurazione con Cristo.

Agli sposi novelli  

Anche agli sposi novelli, qui presenti, che hanno da poco consacrato il loro amore col vincolo sacro del matrimonio, rivolgo i miei saluti e i miei auguri per una felice vita coniugale in un amore sempre crescente e nella fedeltà cristiana. La vostra nascente famiglia sia illuminata dalla presenza di Dio, che non nega la forza e la gioia a chi vive secondo i suoi comandamenti. Il Signore vi mantenga nell’entusiasmo e nella freschezza di sentimenti che nutrite in questi giorni l’uno per l’altra. A conferma di questi auspici vi benedico di cuore.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:33
L'uomo, immagine di Dio, è un essere spirituale e corporeo

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 16 aprile 1986

 

1. L’uomo creato a immagine di Dio è un essere insieme corporale e spirituale, un essere cioè che, per un aspetto, è legato al mondo esteriore e per l’altro lo trascende. In quanto spirito, oltre che corpo, egli è persona. Questa verità sull’uomo è oggetto della nostra fede, così come lo è la verità biblica circa la sua costituzione a “immagine e somiglianza” di Dio; ed è verità costantemente presentata, nel corso dei secoli, dal magistero della Chiesa.

La verità circa l’uomo non cessa di essere nella storia oggetto di analisi intellettuale, nell’ambito sia della filosofia che di numerose altre scienze umane: in una parola, oggetto dell’antropologia.

2. Che l’uomo sia spirito incarnato, se si vuole, corpo informato da uno spirito immortale, lo si ricava già in qualche modo dalla descrizione della creazione contenuta nel Libro della Genesi e in particolare dal racconto “jahvista”, che fa uso, per così dire, di una “messa in scena” e di immagini antropomorfiche. Leggiamo che “il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2, 7). Il seguito del testo biblico ci permette di comprendere chiaramente che l’uomo, creato in questo modo, si distingue dall’intero mondo visibile, e in particolare dal mondo degli animali. L’“alito di vita” ha reso l’uomo capace di conoscere questi esseri, di imporre loro il nome e riconoscersi diverso da loro (cf. Gen 2, 18-20). Benché nella descrizione “jahvista” non si parli dell’“anima”, tuttavia è facile dedurne che la vita donata all’uomo nell’atto della creazione è di natura tale da trascendere la semplice dimensione corporale (quella propria degli animali). Essa attinge, al di là della materialità, la dimensione dello spirito, nella quale sta il fondamento essenziale di quell’“immagine di Dio”, che Genesi 1, 27 vede nell’uomo.

3. L’uomo è una unità: è qualcuno che è uno con se stesso. Ma in questa unità è contenuta una dualità. La Sacra Scrittura presenta sia l’unità (la persona) che la dualità (l’anima e il corpo). Si pensi al Libro del Siracide che dice ad esempio: “Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa lo fa ritornare di nuovo” e più oltre: “Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro (agli uomini) perché ragionassero. Li riempì di dottrina e d’intelligenza e indicò loro anche il bene e il male” (Sir 17, 1. 5-6).

Particolarmente significativo è, da questo punto di vista, il Salmo 8 (Sal 8, 5-7) che esalta il capolavoro umano, rivolgendosi a Dio con le seguenti parole: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani. Tutto hai posto sotto i suoi piedi”.

4. Si sottolinea spesso che la tradizione biblica mette in rilievo soprattutto l’unità personale dell’uomo, servendosi del termine “corpo” per designare l’uomo intero (cf. Sal 145 (144), 21; Gv 3, 1; Is 66, 23; Gv 1, 14). L’osservazione è esatta. Ma ciò non toglie che nella tradizione biblica sia pure presente, a volte in modo molto chiaro, la dualità dell’uomo. Questa tradizione si riflette nelle parole di Cristo: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10, 28).

5. Le fonti bibliche autorizzano a vedere l’uomo come unità personale e insieme come dualità di anima e di corpo: concetto che ha trovato espressione nell’intera Tradizione e nell’insegnamento della Chiesa. Questo insegnamento ha recepito non soltanto le fonti bibliche, ma anche le interpretazioni teologiche che di esse sono state date sviluppando le analisi condotte da certe scuole (Aristotele) della filosofia greca.

È stato un lento lavorio di riflessione, culminato principalmente sotto l’influsso di san Tommaso d’Aquino - nei pronunciamenti del Concilio di Vienne (1312), dove l’anima è chiamata “forma” del corpo: “forma corporis humani per se et essentialiter” (DS 902). La “forma”, come fattore che determina la sostanza dell’essere “uomo”, è di natura spirituale. E tale “forma” spirituale, l’anima, è immortale. È quanto in seguito, ha ricordato autorevolmente il Concilio Lateranense V (1513): l’anima è immortale, diversamente dal corpo che è sottomesso alla morte (cf. DS 1440). La scuola tomista sottolinea contemporaneamente che, in virtù dell’unione sostanziale del corpo e dell’anima, quest’ultima, anche dopo la morte, non cessa di “aspirare” a unirsi al corpo. Il che trova conferma nella verità rivelata circa la risurrezione del corpo.

6. Benché la terminologia filosofica, utilizzata per esprimere unità e la complessità (dualità) dell’uomo, sia talvolta oggetto di critica, è fuor di dubbio che la dottrina sull’unità della persona umana e insieme sulla dualità spirituale-corporale dell’uomo è pienamente radicata nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. E nonostante si esprima spesso la convinzione che l’uomo è “immagine di Dio” grazie all’anima, non è assente, nella dottrina tradizionale, la persuasione che anche il corpo partecipi, a suo modo, alla dignità dell’“immagine di Dio”, così come partecipa alla dignità della persona.

7. Nei tempi moderni una difficoltà particolare contro la dottrina rivelata circa la creazione dell’uomo, quale essere composto di anima e corpo, è stata sollevata dalla teoria dell’evoluzione. Molti cultori delle scienze naturali che, con metodi loro propri, studiano il problema dell’inizio della vita umana sulla terra, sostengono - contro altri loro colleghi - l’esistenza non soltanto di un legame dell’uomo con l’insieme della natura, ma anche la derivazione delle specie animali superiori. Questo problema, che sin dal secolo scorso, ha occupato gli scienziati, coinvolge vasti strati dell’opinione pubblica. La risposta del magistero è stata offerta dall’enciclica Humani generis di Pio XII nell’anno 1950. In essa leggiamo: “Il magistero della Chiesa non ha nulla in contrario a che la dottrina dell’“evoluzionismo”, in quanto esso indaga circa l’origine del corpo umano derivante da una Materia preesistente e viva - la fede cattolica infatti ci obbliga a tenere fermo che le anime sono state create immediatamente da Dio - sia oggetto di investigazione e discussione da parte degli esperti . . .” (DS 3896).

Si può dunque dire che, dal punto di vista della dottrina della fede, non si vedono difficoltà nello spiegare l’origine dell’uomo, in quanto corpo, mediante l’ipotesi dell’evoluzionismo. Bisogna tuttavia aggiungere che l’ipotesi propone soltanto una probabilità, non una certezza scientifica. La dottrina della fede invece afferma invariabilmente che l’anima spirituale dell’uomo è creata direttamente da Dio. È cioè possibile secondo l’ipotesi accennata, che il corpo umano, seguendo l’ordine impresso dal Creatore nelle energie della vita, sia stato gradatamente preparato nelle forme di esseri viventi antecedenti. L’anima umana, però, da cui dipende in definitiva l’umanità dell’uomo, essendo spirituale, non può essere emersa dalla materia.

8. Una bella sintesi della creazione sopra esposta si trova nel Concilio Vaticano II: “Unità di anima e di corpo - vi si dice - l’uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice” (Gaudium et Spes, 14). E più avanti: “L’uomo, però, non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura . . . Infatti, nella sua interiorità, egli trascende l’universo” (Gaudium et Spes, 14). Ecco, dunque, come la stessa verità circa l’unità e la dualità (la complessità) della natura umana può essere espressa con un linguaggio più vicino alla mentalità contemporanea.


Ai fedeli di lingua francese

Je souhaite la paix et la joie du temps pascal à tous les pèlerins de langue française, notamment de France et du Canada, et je leur donne de tout coeur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di espressione inglese

I extend a warm welcome to the groups of Lutheran pilgrims from Sweden. And I great most cordially all the English-speaking visitors from England, Ireland, Sweden and the United States. May the Risen Saviour bless you with peace and joy.

Ai fedeli di lingua spagnola

Sean bienvenidos a este encuentro todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

Saludo al grupo de Hermanas Mercedarias de la Caridad, así como a todos los sacerdotes, religiosos y religiosas aquí presentes, a quienes aliento a afianzar su fe en el Señor Resucitado y a una generosa entrega al servicio de los hermanos.

* * *

Igualmente saludo a las alumnas del Colegio de las Religiosas Concepcionistas de la Enseñanza, de Madrid, y a las alumnas del Colegio de la Presentación, de Mallorca. Que esta visita a Roma, queridas jóvenes, acreciente el sentido católico, universal, de vuestra vida cristiana y os impulse a un renovado testimonio de caridad en la sociedad en que vivís.

A todos los peregrinos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España, imparto, en el gozo pascual, mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli polacchi

Pozdrawiam Księży Biskupów z Polski: Księdza Biskupa ordynariusza z Łodzi i księdza Biskupa z Włocławka. Pozdrawiam pielgrzymki parafialne z Wilamowic i Jawiszowic-Brzeszcza; z Nowej Huty, z parafii ojców cystersów - lekarzy z ojcem opatem; z parafii św.Mikołaja w Raptach Śląskich - diecezja katowicka; z parafii Krzyszkovice - diecezja katowicka; pielgrzymów z diecezji częstochowskiej; z diecezji chełmińskiej; z parafii św. Stanisława Kostki w Warszawie, pielgrzymkę służby zdrowia; z parafii św. Józefa zLeszna - archidiecezja poznańska; z Ostrowa Wielkopolskiego - pielgrzymów z parafii św. Antoniego; kapłanów z diecezji włocławskiej wraz z Księdzem Biskupem; nauczycieli z Wrocławia; pielgrzymów z Koszalina; koleiarzy z Częvstochowy i Wrocławia, oraz pielgrzymów ze Stanów Zjednoczonych - Polonię ze Stanów Zjednoczonych; również z polskiej parafii Bochum w Niemczech; wreszcie uczestników grup turystycznych Orbisu, Tovarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej, Turysty i Pekaesu.

Pragnę pozdrowić wszystkich pielgrzymów raz jeszcze, przekazując te pozdrovienia równocześnie waszym bliskim - w rodzinach, w środoviskach pracy, w parafiach, w dieceziach, skąd pochodzicie, i prosząc o błogosławieństwo Boże dla całej naszej Ojczyzny, dla wszystkich Rodaków zarówno w kraju, jak i na emigracji.

Ai pellegrini italiani

Saluto cordialmente il Vescovo ed i pellegrini della Diocesi di Treviso, qui convenuti, insieme col Presidente della Regione, il Sindaco ed altre autorità, per restituire la visita che ho fatto alla terra di San Pio X nel giugno dello scorso anno.

Vi ringrazio per la vostra presenza, che mi riconduce con la memoria alla vostra Marca Gioiosa e vi esorto a tendere sempre verso i grandi ideali del programma pastorale di San Pio X: la santificazione dei sacerdoti, fondata su concreti impegni di vita spirituale e su una profonda pietà eucaristica; la catechesi organica e permanente, unica ed insostituibile via per lo sviluppo e la conservazione della fede nel popolo; l’unità di tutta la Chiesa, mediante una comunione viva nella dottrina, unita ad una tenace ed affettuosa ricerca di quanto essa insegna con la sua predicazione nel corso dei tempi.

Carissimi fedeli di Treviso, vivete questo triplice impegno, tanto profondamente radicato nelle vostre tradizioni, e tanto essenziale per la vita di tutto il Popolo di Dio. E’ dalla catechesi, infatti, che dovete trarre luce e forza per attuare la vostra vocazione ecclesiale e per orientare efficacemente i vostri sforzi verso un ordine sociale fondato sulla verità, realizzato nella giustizia, vitalizzato dall’amore, garantito nella libertà.

Continuate a rafforzare quella fattiva collaborazione tra il ministero sacerdotale e l’azione dei laici che ha sempre caratterizzato la vita delle vostre parrocchie e che ha consentito alle vostre popolazioni di trovare proprio nella Chiesa gli orientamenti più validi per la loro promozione spirituale ed umana.

A tutti voi rinnovo la mia Benedizione Apostolica.

* * *

Saluto i partecipanti al convegno della Confcommercio della Confederazione Italiana del Commercio, del Turismo e dei Servizi, associazione che celebra il quarantesimo anno di vita. Saluto il Presidente ed i rappresentanti di tutte le federazioni associate, con i loro dirigenti.

Mi compiaccio con voi per lo sviluppo ottenuto dalla federazione in questi quarant’anni. Infatti ad essa aderiscono oltre un milione di operatori del Commercio, del Turismo e dei Servizi, dei quali rappresenta le aspirazioni, le esigenze ed i progetti. La vostra numerosa presenza qui è da sola una testimonianza viva della validità e della operosità del vostro sodalizio.

Il vostro lavoro, che si esercita nell’intero mondo del terziario, è una qualificata presenza, di cui il ritmo della vita moderna fa sentire sempre più la necessità.

Nelle attività che riguardano più specificamente il vostro settore, voi lo sapete bene, vi sono dei valori che si rifanno allo sviluppo economico e culturale dell’uomo. Essi interpellano intimamente la coscienza umana.

Auspico per tutti voi che sappiate con intelligenza impegnare le vostre forze, i vostri interessi al servizio della società, alla crescita dell’uomo. Vi invito a far in modo che tra i vostri programmi vi sia l’aspirazione a contribuire alla promozione ed all’elevazione della società stessa, accettando la fatica del vostro lavoro non soltanto per ottenere un profitto materiale, ma anche per raggiungere un prezioso servizio. Il vostro “banco” di lavoro sia ogni giorno testimone della vostra generosa disponibilità per il servizio di chi vi incontra. Il vostro serio impegno etico nella professione diverrà così un valido contributo per superare quelle difficoltà che le differenze e gli interessi contrastanti tra cittadini e categorie di persone possono portare alla società civile.

A voi tutti il mio augurio, unito ad un pensiero benedicente.

* * *

Saluto anche tutti i componenti della comunità “Casa Santa Chiara”. Siate i benvenuti. Mi compiaccio con voi per l’impegno che volontariamente e generosamente offrite a persone che si trovano in condizioni di particolare bisogno, condividendo con loro la vita quotidiana, promuovendo verso di loro, specialmente con il vostro esempio, una maggiore solidarietà della società ecclesiale e civile. Voi formate con loro una famiglia e sostenete, altresì, altre famiglie colpite da sofferenze nei loro membri più cari. A ciò vi porta la carità cristiana.

Il Signore sostenga la vostra fatica, conforti il vostro zelo. Di cuore vi benedico.

Ai giovani

Porgo ora il mio saluto ai ragazzi ed ai giovani presenti. Siamo nel tempo liturgico pasquale. Occorre credere che Cristo è risorto e soprattutto ricordare, rinnovare la coscienza che Egli è vivo, è - meglio - il Vivente che opera ancor oggi nella storia dell’uomo e nella vita della Chiesa. Vi invito per questo a fare esperienza personale e diretta con Lui, riscoprendo la forza dei sacramenti che vi hanno rigenerati come nuove creature e vi hanno introdotti nella Comunità dei redenti: il Battesimo, la Penitenza, l’Eucaristia, la Confermazione. Lasciatevi trasformare dall’incontro sconvolgente con il Risorto. Quella linfa di grazia, quel fremito di gioia, quell’abbondanza di luce che caratterizza il mistero pasquale faranno anche di voi, come ai tempi della Chiesa nascente, dei vari testimoni, “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. Vi accompagni in questo impegno la mia Apostolica Benedizione.

Agli ammalati

La grazia pasquale tocca da vicino anche voi, cari ammalati, ai quali indirizzo il mio pensiero. La narrazione evangelica dei fatti della Passione, oggetto di meditazione nei giorni della Settimana Santa, ci ha fatto ripercorrere, ancora una volta, le tappe distintive di ogni umana sofferenza, ma sullo sfondo del disegno salvifico di Dio. In Gesù, “uomo dei dolori che ben conosce il patire”, ogni persona che - come voi, ora - attraversa un’esperienza delicata di malattia, è resa ormai certa di trovare l’amico fedele, comprensivo e premuroso nel farsi carico dei pesi altrui. Gesù si scopre anche come un sostegno sicuro. Ed in Lui si apre anche una prospettiva di speranza per cui la prova non è fine a se stessa. E’ questa la mia parola di conforto ed il mio auspicio per voi: stretti a Gesù sofferente, siate certi di camminare verso il premio dell’eredità riservata a quelli che, amandolo, hanno riposto tutta la fiducia in Lui. Di cuore vi benedico.

Agli sposi novelli

Un saluto particolare anche agli sposi novelli, venuti a questa Udienza. Il sacramento nuziale, con il quale Cristo ha benedetto e rafforzato la consacrazione già ricevuta nel Battesimo, vi ha ora costituiti anche testimoni dell’amore nuziale che Egli porta alla Chiesa, per la quale ha dato se stesso per renderla santa e farla comparire tutta gloriosa e immacolata. Pasqua è la festa della vita data per amore, Pasqua sia la festa alla quale ispirate tutte le vostre scelte. Mantenendo sempre viva questa visione di fede ed alta la consapevolezza a quale sublime grazia il Signore vi ha chiamato. E’ l’augurio che di cuore vi do e sul quale, propiziatrice, imparto la mia Benedizione Apostolica.

Con le seguenti parole pronunciate stamane al termine dell’udienza generale, il Santo Padre vuole esprimere e condividere l’angoscia e la viva preoccupazione per la soluzione che si è creata nel Mediterraneo.

Non posso non esprimere e condividere con voi, in questo momento, l’angoscia e la viva preoccupazione per la situazione che si è creata nel Mediterraneo, che a tutti voi è ben conosciuta. Un’angoscia e una preoccupazione che si aggiungono e aggravano seriamente quelle provocate dalle guerre e dai conflitti che già insanguinano da troppo tempo regioni più lontane, ma non meno care come l’Iran e l’Iraq, il Libano, l’Afganistan, la Cambogia per non parlare che di queste; dalla guerriglia; dal terrorismo sempre più esteso e organizzato. Mentre continuo ad elevare la mia invocazione al Dio della pace e della giustizia, invito tutti i cattolici e gli uomini di buona volontà ad unirsi alla mia preghiera perché Dio assista, soprattutto, quanti sono vittime innocenti di simili situazioni e perché dia ai responsabili delle sorti delle Nazioni la saggezza e la magnanimità necessarie, in un momento così cruciale, per conoscere e percorrere le vie di una giusta intesa fra i popoli. “Domine, dona nobis pacem!”.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:34
L'uomo, immagine di Dio, soggetto di conoscenza e di libertÃ

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 23 aprile 1986

 

1. “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Gen 1, 27).

L’uomo e la donna, creati con uguale dignità di persone come unità di spirito e di corpo, si diversificano per la loro struttura psico-fisiologica. L’essere umano porta infatti il contrassegno della mascolinità e quello della femminilità.

2. Mentre è contrassegno di diversità, esso è anche indicatore di complementarietà. È quanto si deduce dalla lettura del testo “jahvista”, là dove l’uomo, vedendo la donna appena creata, esclama: “Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa” (Gen 2, 23). Sono parole di contentezza e anche di entusiastico trasporto dell’uomo nel vedere un essere essenzialmente simile a sé. La diversità e insieme la complementarietà psico-fisica sono all’origine della particolare ricchezza di umanità, che è propria dei discendenti di Adamo in tutta la loro storia. Di qui prende vita il matrimonio, istituito dal Creatore fin da “principio”: “Per questo l’uomo abbandonerà sua padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” (Gen 2, 24).

3. A questo testo di Gen 2, 24 corrisponde la benedizione della fecondità, riportata in Gen 1, 28: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela . . .”. L’istituzione del matrimonio e della famiglia, contenuta nel mistero della creazione dell’uomo, sembra doversi collegare con il mandato di “soggiogare” la terra, affidato dal Creatore alla prima coppia umana.

L’uomo, chiamato a “soggiogare la terra” - si badi: a “soggiogarla”, non a devastarla, perché la creazione è un dono di Dio e come tale merita rispetto -, l’uomo è immagine di Dio non soltanto come “maschio e femmina, ma anche in ragione della relazione reciproca dei due sessi”. Questa relazione reciproca costituisce l’anima della “comunione di persone” che si instaura nel matrimonio e presenta una certa similitudine con l’unione delle Tre Persone divine.

4. A questo proposito il Concilio Vaticano II ci dice: “Dio non creò l’uomo lasciandolo solo; fin da principio "uomo e donna li creò" e la loro unione costituisce la prima forma di comunione di persone. L’uomo, infatti, per sua intima natura è un essere sociale, e senza i rapporti con gli altri non può vivere né esplicare le sue doti” (Gaudium et Spes, 12).

La creazione comporta così per l’uomo sia il rapporto con il mondo, sia quello con l’altro essere umano (il rapporto uomo-donna), come pure con gli altri suoi simili. Il “soggiogare la terra” delinea il carattere “relazionale” dell’esistenza umana. Le dimensioni: “con gli altri”, “tra gli altri” e “per gli altri”, proprie della persona umana in quanto “immagine di Dio”, stabiliscono fin da principio il posto dell’uomo tra le creature. A questo scopo l’uomo viene chiamato all’esistenza come soggetto (come concreto “io”), dotato di coscienza intellettuale e di libertà.

5. La capacità della conoscenza intellettuale distingue radicalmente l’uomo dall’intero mondo degli animali, dove la capacità conoscitiva si limita ai sensi. La conoscenza intellettuale rende l’uomo capace di discernere, di distinguere tra la verità e la non verità aprendo davanti a lui i campi della scienza, del pensare critico, della ricerca metodica della verità circa la realtà. L’uomo ha dentro di sé una relazione essenziale con la verità, che determina il suo carattere di essere trascendentale. La conoscenza della verità compenetra tutta la sfera del rapporto dell’uomo col mondo e con gli altri uomini, e pone le premesse indispensabili di ogni forma di cultura.

6. Congiuntamente alla conoscenza intellettuale e alla sua relazione alla verità si pone la libertà della volontà umana, che è legata da intrinseca relazione al bene. Gli atti umani portano in sé il segno dell’autodeterminazione (del volere) e della scelta. Di qui nasce l’intera sfera della morale: l’uomo, infatti, è capace di scegliere tra il bene e il male, sostenuto in ciò dalla voce della coscienza, che spinge al bene e trattiene dal male.

Come la conoscenza della verità, così anche la capacità di scelta - cioè la libera volontà - compenetra l’intera sfera della relazione dell’uomo col mondo, e specialmente con gli altri uomini e si spinge anche oltre.

7. Infatti l’uomo, grazie alla natura spirituale e alla capacità di conoscenza intellettuale e di libertà di scelta e di azione, si trova, fin da principio, in una particolare relazione con Dio. La descrizione della creazione (cf. Gen 1-3) ci permette di constatare che l’“immagine di Dio” si manifesti soprattutto nella relazione dell’“io” umano con il “Tu” divino. L’uomo conosce Dio, e il suo cuore e la sua volontà sono capaci di unirsi con Dio (“homo est capax Dei”). L’uomo può dire “sì” a Dio, ma anche dirgli “no”. La capacità di accogliere Dio e la sua santa volontà, ma anche la capacità di opporsi ad essa.

8. Tutto questo è iscritto nel significato dell’“immagine di Dio”, che ci presenta, tra gli altri, il Libro del Siracide: “Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa lo fa ritornare di nuovo. Secondo la sua natura li [gli uomini] rivestì di forza, e a sua immagine li formò. Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell’uomo, perché l’uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro perché ragionassero. Li riempì di dottrina e di intelligenza e indicò loro anche il bene e il male. Pose lo sguardo nei loro cuori - si noti l’espressione! - per mostrar loro la grandezza delle sue opere . . . Inoltre pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. Stabilì con loro una alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti” (Sir 17, 1. 3-7. 9-10). Sono parole ricche e profonde che ci fanno riflettere.

9. Il Concilio Vaticano II esprime la stessa verità sull’uomo con un linguaggio che è insieme perenne e contemporaneo. “L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà. La dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere . . .”. “Nella sua interiorità, egli trascende l’universo: in quelle profondità egli torna, quando si rivolge al cuore, là dove lo aspetta Dio, che scruta i cuori, là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino”. “La vera libertà . . . è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina” (GS 17.14.17). La vera libertà è la libertà nella verità, iscritta, da principio, nella realtà dell’“immagine divina”.

10. In forza di quest’“immagine” l’uomo, quale soggetto di conoscenza e libertà, non soltanto è chiamato a trasformare il mondo secondo la misura dei suoi giusti bisogni, non soltanto è chiamato alla comunione di persone propria del matrimonio (“communio personarum”), da cui ha inizio la famiglia, e conseguentemente ogni società, ma è anche chiamato all’alleanza con Dio. Infatti egli non è soltanto creatura del suo Creatore, ma anche immagine del suo Dio. È creatura come immagine di Dio, ed è immagine di Dio come creatura. La descrizione della creazione già in Gen 1-3 è unita a quella della prima alleanza di Dio con l’uomo. Questa alleanza (così come la creazione) è un’iniziativa totalmente sovrana di Dio creatore, e rimarrà immutata lungo la storia della salvezza, fino all’alleanza definitiva ed eterna che Dio concluderà con l’umanità in Gesù Cristo.

11. L’uomo è il soggetto idoneo per l’alleanza, perché è stato creato “a immagine” di Dio, capace di conoscenza e di libertà. Il pensiero cristiano ha scorto nella “somiglianza” dell’uomo con Dio il fondamento per la chiamata dell’uomo a partecipare alla vita interiore di Dio: la sua apertura al soprannaturale.

Così dunque la verità rivelata circa l’uomo, che nella creazione è stato fatto “a immagine e somiglianza di Dio”, contiene non soltanto tutto ciò che in lui è “humanum”, e perciò essenziale alla sua umanità, ma potenzialmente anche ciò che è “divinum”, e perciò gratuito, contiene cioè anche ciò che Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - ha di fatto previsto per l’uomo come dimensione soprannaturale della sua esistenza, senza di cui l’uomo non può raggiungere tutta la pienezza destinatagli dal Creatore.


Ai fedeli di lingua francese

Je salue les pèlerins de langue française, notamment les groupes venus de France, adultes de différentes villes, jeunes de lycées et collèges, et aussi du Canada. Je vous souhaite la paix et la joie du temps pascal et je vous bénis de tout coeur.

Ad alcuni gruppi di pellegrini di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I greet most cordially all the English-speaking visitors and pilgrims present at this audience. In a special way, I offer a warm welcome to the groups of Lutheran visitors from Sweden. My greetings also go to those taking part in the International Formation Meeting of Missionary Oblates of Mary Immaculate. In the joy and peace of our Risen Saviour I gladly impart to you all my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Bruder und Schwestern!

Diese wenigen Worte umreißen auch eure große Berufung. Jeder einzelne von euch ist ein solches ”Abbild Gottes“: das ist euer innerer Reichtum. Haltet ihn in Ehren; achtet ihn in euch selbst und bei jedem anderen Menschen, der vor euch tritt. Zusammen mit dieser ernsten Bitte, die mir mein Amt und mein Herz eingeben, begrüße ich heute neben vielen Einzelbesuchern und kleineren Gruppen besonders die Priester und Gläubigen der Diözesanwallfahrt von Mainz, die zusammen mit ihrem Bischof die Gräber der heiligen Petrus und Paulus besuchen und damit erneut deren Lebenszeugnis von der Auferstehung des Herrn eindringlich erfahren. Ich Grüße sodann die Jabreswallfabrt der Marianischen Burgersodalitat aus Trier, die in so verdienstvoller Weise ihre große Erfahrung im Besuch der heiligen Städten Roms so vielen aufgeschlossenen Pilgern zur Verfügung stellt. Einen herzlichen Gruß schließlich auch den katholischen Frauen aus Jenbach in /Österreich, die sich in der Heimat für einen vielfältigen apostolischen Dienst an ihren Mitchristen ehrenamtlich einsetzen.

Euch allen erbitte ich wahre innere Freude über eure christliche Berufung und weiterhin den nötigen Freimut zu einem katholischen Glaubenszeugnis in Wahrheit und Liebe, nach dem Maßstab des Herrn. Gelobt sei Jesus Christus!

Ai pellegrini di espressione spagnola

Saludo ahora muy cordialmente a todas las personas, familias y grupos de lengua española.

En particular, a las Religiosas Hijas de Jesús que se preparan a emitir los Votos Perpetuos en su Congregación. Que el Señor Resucitado os acompañe siempre en vuestro futuro apostolado.

Saludo igualmente al numeroso grupo de sacerdotes y seglares argentinos pertenecientes al Movimiento de los “Focolari”, a quienes aliento a un renovado testimonio de unidad y caridad cristiana “para que el mundo crea”.

Finalmente, saludo a los feligreses de la Parroquia de Castelló de Ampurias.

A todos los peregrinos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto, en la alegría pascual, mi Bendición Apostólica.

A numerosi pellegrini polacchi

Pozdrawiam wszystkich pielgrzymów: z parafii Matki Bożej Pocieszenia z Juszczyny i Stracinki; z parafii św. Krzyża w Zakopanem - archidiecezja krakowska; z diecezji tarnowskiej; z parafii św. Maksymiliana Kolbe z Konina - diecezia włocławska; absolwentki szkoły błogoslowionej Urszuli Ledóchowskiej z Pniew - archidiecezja poznańska; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Obornik Śląskich - archidiecezja wrocławska; ojcowie salwatorianie; z parafii św. Krzyża z Jeleniej Góry; współpracowników apostolskich księży pallotynów z całej Polski; grupe rzemieślników warszawskich - cech krawiecki; siostry boromeuszki z Mikołowa z przelożona generalną; prócz tegopielgrzymów z polskiej parafii Chrystusa Króla y Londynie; z parafii polskiej w Wuppertalu - Niemcy Zachodnie; uczestników grupy turystycznej - w szczególności kolejarzy z Katowic - Orbisu i PKS-u z całej Polski.

(Po streszczeniu katechezy poświęconej nauce o stworzeniu człowieka Papiez powiedział:)

Myślę, że ta cała prawda o człowieku była głoszona naszym przodkom przed tysiącem lat, między innymi przez św. Wojciecha, którego uroczystośc jako Patrona Polski dzisiaj obchodzimy. Przybył on do Polski z Pragi, był bowiem biskupem Pragi, przybył także z Rzymu, był bowiem wygnańcem, który w Rzymie szukał oparcia. Przybył ako misionarz na dwór Bolesława Chrobrego. Jako misjonarz nad brzegiem Bałtyku poniósł śmierć męczeńską. Stał sie tym ewangelicznym ziarnem, które obumarło, ażeby zrodzić życie. Legł bowiem ten święty z pobratymczego w stosunku do nas narodu czeskiego u fundamentów Koscioła w Polsce, zwłaszcza jego hierarchicznej organizacji. W duchu pielgrzymuiemy nie tylko do Pragi, skąd przybył, ale także do Gniezna, gdzie znajdowaty się jego relikwie, na których budował się Kosciół w Polsce od tysiąca lat. W tym uwielbieniu św. Woiciecha, Patrona Polski łączę się dzisiaj z całym moim narodem w Ojczyźnie i na emigracji.

Ad alcuni pellegrini italiani

Saluto cordialmente il gruppo di Sacerdoti della Piccola opera della Divina Provvidenza del Beato Don Orione. Essi sono a Roma in questi giorni per un corso di aggiornamento concernente la loro responsabilità di educatori nei confronti delle giovani “leve” del loro Istituto. A voi, cari Confratelli nel sacerdozio, il mio augurio che questi giorni possano esservi fruttuosi a preparavi meglio alla vostra missione di formatori di anime. Con la mia Benedizione.

* * *

Un saluto ed un benvenuto ai missionari e missionarie dell’Opera “Piccola Casetta di Nazaret”, della diocesi di Aversa. Il gruppo comprende Sacerdoti, Religiose e benefattori provenienti dalle Filippine, e si accingono alla posa della prima pietra di un Santuario dedicato alla Madonna. Vi ringrazio, cari fratelli e sorelle, per la vostra presenza, formulo sinceri voti per il progresso nella vostra Opera, benedico di cuore voi e la vostra iniziativa, che auspico feconda per lo sviluppo della devozione alla Madre di Dio.

* * *

Ad altri devoti della Vergine Santissima va ora il mio saluto: si tratta del gruppo parrocchiale del Santuario della “Beata Vergine delle Genti” di Strà Val Tidone, della diocesi di Piacenza. Questi cari pellegrini hanno portato qui in piazza una bella statua della Madonna, simile a quella del Duomo di Milano, ed hanno chiesto che il Papa la benedica. Ben volentieri, cari fratelli, compio questo gesto, che vuol essere di buon auspicio, perché, per la mediazione della Madre di Dio, possano scendere abbondanti sulle vostre famiglie e sulla vostra parrocchia le benedizioni e le grazie celesti.

* * *

Rivolgo una parola di incoraggiamento ai membri dell’Associazione Ecologica “Marevivo” di Roma. Essa si propone di contribuire alla soluzione del problema così attuale dell’inquinamento ambientale. A voi, cari Signori, il mio augurio che la vostra attività possa arrecare un beneficio sempre più efficace in un campo così importante della convivenza civile e dell’umano benessere. Benedico di cuore il vostro impegno.

Ai giovani

Un affettuoso saluto desidero rivolgere ai Giovani ed alle Giovani presenti all’odierno nostro incontro. In particolare saluto i vari gruppi scolastici, fra i quali desidero rammentare gli alunni delle Scuole elementari di “Castellammare di Stabia” in provincia di Napoli, e quelli di Mirandola, in provincia di Modena.

In questo periodo pasquale, che fa memoria della Risurrezione di Gesù, formo voti che diate testimonianza, nella vostra vita, nelle vostre aspirazioni, nelle vostre scelte, di essere veramente anche voi “risorti in Cristo”: ciò comporta un continuo impegno per far crescere e sviluppare la vita di grazia, la fede, la speranza e la carità verso Dio e verso il prossimo, per essere degni dei figli adottivi di Dio.

Agli ammalati

Anche a voi, Fratelli e Sorelle che soffrite per la malattia, indirizzo il mio cordiale saluto, in questo clima di gioia per il trionfo di Gesù sulla morte e sul peccato.

E’ a Lui, a Cristo, morto per le nostre colpe e risorto per la nostra giustificazione, che affido i vostri dolori e le vostre infermità.

Vorrei oggi raccomandare in modo speciale alla preghiera vostra e di tutti gli ammalati l’Assemblea Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana che inizierà dopodomani.

E’ un avvenimento importante, atteso il ruolo che l’Azione Cattolica è chiamata a svolgere in collaborazione con i Pastori della Chiesa in Italia.

A voi tutti ed ai vostri familiari imparto la mia affettuosa Benedizione.

Agli sposi novelli

Il mio pensiero si rivolge adesso a voi, Sposi novelli, che avete consacrato il vostro amore nel sacramento del matrimonio.

Alla vostra nascente Famiglia cristiana auguro che essa dia sempre la testimonianza di essere una autentica “Chiesa in miniatura”, animata e fecondata dalla fede, che è la guida luminosa nel continuo, quotidiano cammino della vita.

La mia Benedizione Apostolica accompagni voi tutti ora e sempre.

Viva partecipazione al dolore delle persone coinvolte nelle due gravi sciagure, accadute una nello Sri Lanka e l’altra nel Bangladesh, è espressa stamane dal Santo Padre, al termine dell’udienza generale. Queste le parole del Santo Padre.

È con profonda pena che ho appreso delle due gravi sciagure, accadute una nello Sri Lanka, dove il cedimento di una diga ha causato distruzione e morte; l’altra nel Bangladesh, per una violenta tempesta che ha rovesciato un battello carico di circa un migliaio di passeggeri, provocando la morte di una gran parte di essi.

Nell’esprimere la mia viva partecipazione al dolore delle persone coinvolte in tali dolorosi eventi, innalzo a Dio la mia preghiera di suffragio per le numerose vittime. Invoco poi da Dio il conforto per quanti soffrono, per le famiglie afflitte dalla perdita dei loro congiunti, per quanti si trovano in pena perché colpiti nel lavoro o negli affetti.

Auspico che anche in questa circostanza la solidarietà umana possa sovvenire alle indigenze provocate da simili disastri e che la forza della carità possa essere un valido rimedio ai bisogni emergenti ed alla tristezza del male subìto dai nostri fratelli.

 

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MARIOCAPALBO
00giovedì 4 aprile 2013 10:34
La divina Provvidenza

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 30 aprile 1986

 

1. “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”: il primo articolo del Credo non ha finito di donarci le sue straordinarie ricchezze, e infatti la fede in Dio come creatore del mondo (delle “cose visibili e invisibili”), è organicamente unita alla rivelazione della divina Provvidenza.

Iniziamo oggi, all’interno della riflessione sulla creazione, un gruppo di catechesi il cui tema è insieme nel cuore della fede cristiana e nel cuore dell’uomo chiamato alla fede: il tema della Provvidenza divina, o di Dio che, come Padre onnipotente e saggio, è presente e opera nel mondo, nella storia di ogni sua creatura, perché ogni creatura, e specificamente l’uomo, sua immagine, possa realizzare la sua vita come un cammino guidato dalla verità e dall’amore verso il traguardo della vita eterna in lui.

“Perché Dio ci ha creato?”, si chiede la tradizione cristiana della catechesi. E illuminati dalla grande fede della Chiesa ci troviamo a ripetere, piccoli e grandi, queste parole o altre simili: “Dio ci ha creato per conoscerlo e amarlo in questa vita e goderlo per sempre nell’altra”.

Ma proprio questa enorme verità di Dio, che con volto sereno e mano sicura guida la nostra storia, trova paradossalmente nel cuore dell’uomo un duplice, contrastante sentimento: da una parte egli è portato ad accogliere e ad affidarsi a questo Dio Provvidente, così come afferma il Salmista: “Io sono tranquillo e sereno. Come un bimbo in braccio a sua madre è quieto il mio cuore dentro di me” (Sal 130, 2). Dall’altra, però, l’uomo teme e dubita di abbandonarsi a Dio, come Signore e Salvatore della sua vita, o perché, offuscato dalle cose, si dimentica del Creatore, o perché, segnato dalla sofferenza, dubita di lui come Padre. In entrambi i casi la Provvidenza di Dio è come chiamata in causa dall’uomo. È tale la condizione dell’uomo, che nella stessa Scrittura divina Giobbe non esita a lamentarsi davanti a Dio con schietta confidenza; in tal modo, la parola di Dio indica che la Provvidenza si esprime dentro lo stesso lamento dei suoi figli. Dice Giobbe, piagato nel corpo e nel cuore: “Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi arrivare fino al suo trono! Esporrei davanti a lui la mia causa e avrei piene le mie labbra di ragioni” (Gb 23, 3-4).

2. E difatti non sono mancate all’uomo, lungo tutta la sua storia, sia nel pensiero dei filosofi, sia nelle dottrine delle grandi religioni, sia nella semplice riflessione dell’uomo della strada, le ragioni per cercare di comprendere, anzi di giustificare l’agire di Dio nel mondo.

Le soluzioni sono diverse e chiaramente non tutte accettabili, e nessuna pienamente esaustiva. Vi è chi fin dai tempi antichi si è appellato al fato o destino cieco e capriccioso, alla fortuna bendata. Vi è chi per affermare Dio ha compromesso il libero arbitrio dell’uomo; o chi, soprattutto nell’epoca a noi contemporanea, per affermare l’uomo e la sua libertà, pensa di dover negare Dio. Soluzioni estremiste e unilaterali che ci fanno almeno comprendere quali nodi fondamentali di vita entrino in gioco quando diciamo “divina Provvidenza”: come si compone l’azione onnipotente di Dio con la nostra libertà, e la nostra libertà con i suoi infallibili progetti? Quale sarà il nostro destino futuro? Come interpretare e riconoscere la sua infinita saggezza e bontà davanti ai mali del mondo: al male morale del peccato e alla sofferenza dell’innocente? Questa nostra storia, col dispiegarsi attraverso i secoli di avvenimenti, di terribili catastrofi e di sublimi atti di grandezza e di santità . . . che senso ha? L’eterno, fatale ritorno di tutto al punto di partenza senza mai un punto di arrivo, se non un finale cataclisma che seppellirà ogni vita per sempre, oppure - e qui il cuore sente di aver delle ragioni più grandi di quelle che la sua piccola logica riesce a donargli - vi è un Essere provvidente e positivo, che chiamiamo Dio, che ci circonda con la sua intelligenza, tenerezza, sapienza, e guida “fortiter ac suaviter” questo nostro esistere - la realtà, il mondo, la storia, le stesse nostre volontà ribelli, se a lui consentono - verso il riposo del “settimo giorno”, di una creazione arrivata finalmente al suo compimento?

3. Qui, su questo crinale sottile fra speranza e disperazione si colloca, per rafforzare immensamente le ragioni della speranza, la parola di Dio, tanto nuova, anche se invocata, così splendida da essere umanamente quasi incredibile. La parola di Dio non assume mai tanta grandezza e fascino come quando si confronta con le massime domande dell’uomo: Dio è qui, è Emmanuel, Dio-con-noi (Is 7, 14), e in Gesù di Nazaret morto e risorto, Figlio di Dio e nostro fratello, Dio mostra di aver “piantato la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Possiamo ben dire che tutta la vicenda della Chiesa nel tempo consiste nella ricerca costante e appassionata di ritrovare, approfondire, proporre, i segni della presenza di Dio, in ciò guidata dall’esempio di Cristo e dalla forza dello Spirito. Per cui la Chiesa può, la Chiesa vuole, la Chiesa deve dire e donare al mondo la grazia e il senso della Provvidenza di Dio, per amore dell’uomo, per sottrarlo al peso schiacciante dell’enigma e affidarlo ad un Mistero di amore grande, incommensurabile, decisivo come è Dio. Sicché il vocabolario cristiano si arricchisce di espressioni semplici che costituiscono, oggi come ieri, il patrimonio di fede e di cultura dei discepoli di Cristo: Dio vede, Dio sa, se Dio vorrà, vivere alla presenza di Dio, si compia la sua volontà, Dio scrive dritto anche dentro le nostre righe storte . . . in sintesi: la Provvidenza divina.

4. La Chiesa annuncia la divina Provvidenza non per sua invenzione, sia pur ispirata da pensieri di umanità, ma perché Dio si è manifestato così, quando ha rivelato nella storia del suo popolo che la sua azione creativa e il suo intervento di salvezza erano indissolubilmente uniti, facevano parte di un unico piano progettato nei secoli eterni. Sicché la Sacra Scrittura, nella sua globalità, diventa il documento supremo della divina Provvidenza, manifestando l’intervento di Dio sulla natura con la creazione e il suo ancor più mirabile intervento con la redenzione, che ci fa creature nuove in un mondo rinnovato dall’amore di Dio in Cristo. La Bibbia, infatti, parla di Provvidenza divina nei capitoli sulla creazione e in quelli più specificamente attenti all’opera della salvezza, nella Genesi e nei Profeti, specialmente in Isaia, nei Salmi cosiddetti del creato e nelle profonde meditazioni di Paolo sugli imperscrutabili disegni di Dio operante nella storia (cf. specialmente, Efesini e Colossesi), nei Libri Sapienzali, così attenti a ritrovare il segno di Dio nel mondo, e nell’Apocalisse tutta tesa a ritrovare il senso del mondo in Dio. Alla fine appare che il concetto cristiano di Provvidenza non è semplicemente un capitolo di filosofia religiosa, ma che alle grandi domande di Giobbe e di ogni uomo come lui la fede risponde con la completezza di una visione che, assecondando i diritti della ragione, fa giustizia alla ragione stessa ancorandola alle certezze più stabili della teologia. A questo proposito il nostro cammino si incontrerà con l’instancabile riflessione di fede della Tradizione a cui ci richiameremo opportunamente, cogliendo nell’ambito della perenne verità lo sforzo della Chiesa di farsi compagna dell’uomo che sulla Provvidenza si interroga sempre di nuovo e in termini nuovi. Il Concilio Vaticano I e il Concilio Vaticano II, ognuno a suo modo, sono preziose voci dello Spirito Santo da non lasciar cadere, ma su cui meditare, non lasciandoci intimorire dalla densità del pensiero, ma accogliendo la linfa vitale della verità che non muore.

5. Ogni domanda seria deve ricevere una risposta seria, approfondita, solida. Per questo toccheremo i diversi aspetti dell’unico tema vedendo anzitutto come la Provvidenza divina rientri nella grande opera della creazione e ne sia l’affermazione che mette in mostra la ricchezza molteplice e attuale dell’agire di Dio. Da ciò consegue che la Provvidenza si manifesta come Sapienza trascendente che ama l’uomo e lo chiama a partecipare al disegno di Dio, come primo destinatario della sua cura amorevole, e insieme come suo intelligente cooperatore.

Il rapporto tra Provvidenza divina e libertà dell’uomo non è di antitesi, ma di comunione nell’amore. Anche il profondo problema del nostro destino futuro trova nella rivelazione divina, specificamente in Cristo, una luce provvidenziale che, pur mantenendo intatto il mistero, ci garantisce della volontà salvifica del Padre. In tale prospettiva, la divina Provvidenza lungi dall’essere negata dalla presenza del male e della sofferenza, diventa il baluardo della nostra speranza, lasciandoci intravedere come essa sappia cavare il bene anche dal male. Infine ricorderemo la grande luce che il Vaticano II irradia sulla Provvidenza di Dio in riferimento all’evoluzione e al progresso del mondo, raccogliendo alla fine nella visione trascendente del Regno che cresce il punto finale dell’incessante e sapiente agire nel mondo di Dio provvidente. “Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi vi inciampano” (Os 14, 10).


Ad alcuni gruppi di lingua inglese

I wish to welcome the various groups of English-speaking pilgrims and visitors from England, Sweden, India, Australia and the United States. In particular, my greetings go to the Youth Choir from Strömstad, Sweden. May Christ our Risen Saviour fill your hearts with his joy and peace.

Ai pellegrini di espressione francese

Je suis heureux d’accueillir ici tous les pèlerins de langue française. J’ai noté la présence des moines et moniales des Fraternités monastiques urbaines de Saint-Gervais à Paris, qui cherchent à constituer, au coeur de la grande ville moderne, un lieu de prière, pour la louange du Seigneur et la méditation silencieuse. Je salue tous les autres groupes, de laïcs adultes et de jeunes; je salue les familles. Je vous bénis tous et de grand coeur.

Ai fedeli di lingua spagnola

Me complazco en presentar mi cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española.

En particular a las Hermanas Misioneras Siervas del Espíritu Santo a quienes animo a una siempre mayor entrega a las exigencias de su vocación religiosa al servicio de los más necesitados.

* * *

Saludo igualmente a los participantes en el X Congreso Internacional de Asociaciones de Investigadores Privados. Que vuestro trabajo profesional se inspire siempre en los principios de la justicia y la verdad.

* * *

Mi cordial bienvenida a esta audiencia al grupo de profesionales de Argentina y a la peregrinación procedente de Chile; así como al grupo de emigrantes de Alemania.

Finalmente, me es grato saludar a los numerosos alumnos y alumnas de diversos Colegios españoles que han querido testimoniar su afecto al Papa con su entusiasmo y buenos propósitos de vida cristiana. Os bendigo a vosotros, a vuestros profesores y a vuestras familias en España.

A todos imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini di espressione tedesca

Indem ich euch, liebe Brüder und Schwestern, heute dazu aufrichtig ermutige, grüße ich euch alle sehr herzlich zu dieser Audienz: die Pilger- und Reisegruppen sowie auch alle ungenannten Einzelpilger. Unter ihnen gilt mein besonderer Gruß den Teilnehmern der Wallfahrt der Katholischen Männerbewegung Osterreichs und der Romwallfahrt der Diözese Graz-Seckau unter der Leitung ihres Oberhirten, Bischof Weber.

Namentlich grüße ich ferner die anwesenden Mitglieder der CDU-Landesgruppe Rheinland-Pfalz/Saarland. Seien Sie sich gerade als Christen in der Potilik stets der Wahrheit bewußt, daß letztlich Gott der Herr und Lenker der Geschicke der Volker ist, der auch für Ihr verantwortungsvolles Wirken in Christus Wegweiser und treuer Weggefährte sein will.

schließlich richte ich noch einen herzlichen Willkommensgruß an die Gruppe der Eheleute aus dem Bistum Speyer, die mit dieser Romwallfahrt ihr Silbernes Ehejubiläum feiern. Mit besten persönlichen Wünschen erteile ich euch sowie allen Pilgern deutscher Sprache für Gottes bleibenden Schutz und Beistand von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini provenienti dalla Polonia

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów z Polski, w szczególności z parafii św. Judy Tadeusza, Nowa Huta - Czyżyny; z parafii św. Piotra i Pawła - Trzebinia, archidiecezia krakowska; liczna, grupę z archidiecezji warszawskiej; również pielgrzymkę Przyjaciół Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego z Warszawy; z parafii Miłosierdzia Bożego, Biała Podlaska, diecezja siedlecka; pielgrzymkę księży salezianów z prowincji św. Wojciecha z siedzibą, w Pile, archidiecezia poznańska; pielgrzymów z parafii św. Bonifacego z Wrocławia oraz z parafii św. Anny z Wrocławia; z parafii Bukowie i Bierutowo; z parafii św. Stanisława i Doroty z Wrocłavia; prócz tego uczestników grup turystycznych: kolejarzy z Gliwic i Katovic, Turysty z Wrocławia i z Krakova, Orbisu, PKS-u.

Ai gruppi italiani

Saluto tutti i gruppi di lingua italiana, qui convenuti da diverse regioni della penisola.

Saluto in particolare i fedeli della Parrocchia di Carugo, in diocesi di Milano, che ricordano il 50° anniversario della consacrazione della loro Chiesa, dedicata a San Bartolomeo. Essi recano una fiaccola perché sia qui accesa e poi portata da una staffetta di giovani maratoneti fino al Santuario della Madonna Immacolata di San Zeno.

Cari parrocchiani di Carugo, volentieri accendo questa fiaccola e vi auguro che le celebrazioni giubilari vi facciano sentire sempre più la necessità di considerare la vostra Parrocchia un vero focolare spirituale, che vi riunisca nella preghiera e nella solidarietà verso i bisogni altrui.

* * *

Saluto parimenti gli appartenenti alla formazione ciclistica Del Tongo-Colnago, qui rappresentati dai noti corridori e dalle rispettive famiglie. Vi ringrazio per la vostra partecipazione a questo incontro e vi auguro sempre maggiori successi nelle competizioni sportive e nella vita quotidiana.

Ai giovani

Desidero adesso rivolgere un caro saluto ai giovani qui presenti. In particolare saluto gli 800 giovani dell’oratorio “Vilma e Salvatore Avezzano” e della Scuola catechistica della parrocchia di Grumo Nevano. Benvenuti, cari giovani, e il Signore sia con voi!

Oggi la Chiesa ricorda, nella sua liturgia, una grande figura di Pontefice, San Pio V: un Papa che, con sapienza, fermezza e dedizione, seppe guidare il popolo di Dio nel delicato periodo storico che richiedeva l’applicazione dei decreti del Concilio di Trento. Fu quello, per tutta la Chiesa, un periodo di grande rinnovamento spirituale, ricco di fervore e di iniziative di apostolato e di carità.

Cercate, cari giovani, di cogliere l’anima cristiana del presente momento storico, alimentando ad essa il vostro entusiasmo, così da prepararvi a svolgere i compiti che la Chiesa oggi e domani vi affiderà in forme nuove, ma con lo stesso spirito di fede. Con tale augurio, vi benedico di cuore!

Agli ammalati

Desidero ora rivolgere un affettuoso saluto agli ammalati, fra i quali vorrei ricordare quelli dell’UNITALSI di La Spezia e i bambini dell’istituto Casa del Sole di Curtatone, in diocesi di Mantova. Carissimi, vi ringrazio per essere venuti. Domani inizia il mese di maggio, tradizionalmente dedicato ad una più intensa devozione alla Madonna. Non si finirebbe mai di raccontare tutte le delicate attenzioni di Colei, che invochiamo Salute degli infermi e Consolatrice degli afflitti, verso coloro che soffrono! Invito pertanto anche voi ad aumentare, nel mese prossimo, la vostra fiducia in questa Madre tenerissima. La sua premurosa intercessione, invocata con cuore puro, se non sempre procura la salute del corpo, ci ottiene però sempre la grazia di Dio e la pace dell’anima, che in fondo sono i beni più preziosi. Ed io vi seguo con la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Cari sposi novelli qui presenti! Salute e pace a voi da Nostro Signore! Benvenuti presso la Sede di Pietro! A voi voglio ricordare la cara e grande figura di S. Giuseppe, sposo di Maria Santissima. Auspico che possiate sempre trovare nel Falegname di Nazaret un modello e un intercessore, e anche un esempio di probità nel lavoro, di diligenza nel compierlo, di pazienza nell’accoglierne i pesi, di perseveranza nel farlo fruttare! Con la mia cordiale Benedizione.

Alla festa dei lavoratori che si celebrerà domani 1° Maggio in tutto il mondo, Giovanni Paolo II dedica un particolare pensiero nel corso dell’udienza generale di oggi. Ecco le parole del Santo Padre.

Domani, primo maggio, è la festa dei lavoratori. Rivolgo il mio più cordiale saluto a tutti i lavoratori. Desidero assicurarli che sono loro vicino, condividendo le loro ansie e preoccupazioni, le loro gioie e le loro aspirazioni. Il mio pensiero va agli operai, agli agricoltori, agli artigiani, ai pescatori e a tutti coloro che col sudore quotidiano guadagnano il necessario per le loro famiglie e per la società intera. Invoco la protezione di san Giuseppe su di loro e su coloro che si trovano disoccupati; con il suo aiuto e sul suo esempio ogni cristiano sappia contribuire fattivamente al benessere sociale e spirituale di tutti e di ciascuno.

Al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro Giovanni Paolo II raggiunge l’Aula Paolo VI dove riceve in udienza il Consiglio Direttivo del Centro Anglicano, presente a Roma in occasione del XX anniversario di fondazione. Queste le parole del Papa.

I am very happy to welcome the members of the Council of the Anglican Centre who have come to Rome for the twentieth anniversary of the Centre’s foundation.

Your presence here recalls that historic meeting which took place in March 1966 between my predecessor Pope Paul VI and the then Archbishop of Canterbury, Dr Michael Ramsey. It was shortly after that meeting that the metropolitans of the Anglican Communion, meeting together in Jerusalem, endorsed the establishment of the Anglican Centre in Rome. Building on the friendship forged between Pope Paul and Archbishop Ramsey, the Anglican Centre has continued to work for the fulfilment of the hopes and aspirations of those who founded it. It has been a place of ecumenical study, a centre for meetings between Christians of different backgrounds, and above all, a place which has fostered that friendship between Catholics and Anglicans which is the basis for further progress along the path of unity.

I pray that the Lord will continue to lead us forward and that we will always be open to the guiding light of the Holy Spirit. May Almighty God bless each of you with his deep and abiding peace.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione italiana.

Sono molto felice di dare il benvenuto ai membri del Consiglio del Centro Anglicano che sono venuti a Roma per il 20° anniversario della fondazione del Centro. La vostra presenza qui richiama quello storico incontro che ebbe luogo nel marzo 1966 tra il mio predecessore Papa Paolo VI e l’allora Arcivescovo di Canterbury, il dottor Michael Ramsey, fu poco dopo quell’incontro che i metropoliti della Comunione Anglicana, incontratisi a Gerusalemme, firmarono per la creazione del Centro Anglicano a Roma. Costruito sull’amicizia nata tra il Papa Paolo VI e l’Arcivescovo Ramsey, il Centro Anglicano ha continuato a lavorare per l’adempimento delle speranze e delle aspirazioni di coloro che lo fondarono. È stato un luogo di studi ecumenici, un centro d’incontri tra cristiani di differenti ambienti, e soprattutto un posto che ha incoraggiato quell’amicizia tra cattolici e anglicani che è la base per ulteriori progressi sul cammino dell’unità.

Prego affinché il Signore continui a guidarci avanti, e perché possiamo essere sempre aperti alla guida della luce dello Spirito Santo. Dio onnipotente vi benedica con la sua profonda e costante pace.

 

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