11 ottobre

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MARIOCAPALBO
00domenica 5 ottobre 2014 10:59
Disprezzo per le realtà sensibili e amore per Dio


Preghiera

O Padre sapientissimo ed ottimo, prego soltanto l’altissima tua clemenza che tu mi volga tutto verso di te e che non mi si creino ostacoli mentre tendo a te. (Sol. I, 1,6)

Lettura

Disprezzo per le realtà sensibili e amore per Dio

Le lusinghe del corpo sono riposte in tutte le cose con le quali il senso corporeo viene in contatto; è per questo che da molti sono chiamate anche sensibili. Tra di esse eccelle soprattutto questa luce a tutti nota, perché fra i nostri stessi sensi, dei quali l’anima si serve mediante il corpo, nessuno è preferibile agli occhi. Per questo nelle Sacre Scritture tutte le cose che cadono sotto i sensi sono significate con il nome di visibili. Così allora nel Nuovo Testamento ce ne è vietato l’amore: Perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne (2Cor 4, 18). Da ciò si può capire quanto siano lontani dal Cristianesimo coloro che pensano che il sole e la luna non solo devono essere amati, ma anche adorati. Che vediamo, infatti, se non vediamo il sole e la luna? Ora, ci è ingiunto di non rivolgerci alle cose che si vedono, le quali pertanto non devono essere neppure amate da colui che pensa di offrire a Dio un amore incontaminato. […] Dio solo dunque dobbiamo amare, mentre dobbiamo disprezzare tutto questo mondo, cioè tutte le cose sensibili, servendocene soltanto per le necessità di questa vita. (De moribus Ecclesiae cath. I, 20.37)

Per la riflessione

Nelle cose di questo genere, caduche e passeggere, l’uomo temperante ha una regola di vita fondata sull’uno e sull’altro Testamento: che non ami niente di esse, niente reputi desiderabile per se stesso, ma ne usi, in rapporto a quanto occorre per la necessità di questa vita e dei suoi uffici, con la moderazione di uno che se ne serve, non con la disposizione di uno che l’ama. (De moribus Ecclesiae cath. I, 21.39)

Pensiero agostiniano

Senza questo divino conforto, in tutte le altre gioie terrene si trova più desolazione che consolazione. (Ep. 130, 2.3)


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