10 Correzione e Cambiamento

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MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:12

Correzione e Cambiamento

 LA TUA LINGUA HA BISOGNO DI GUARIGIONE?  

 

di Derek Prince

 

 

Dato che morte e vita

sono in potere della lingua,

è imperativo sapere

che questa

può essere guarita.

 

 

Titolo originale: Does Your Tongue Need Healing?

Traduzione: Anna Maria Peselli

 

 

 

INDICE 

1.   Morte o vita ?

  

 

2.  Il cuore straripa dalla bocca 

 

3.          Illustrazione biblica della lingua

 

4.   Le parole determinano il destino

 

5.   Le malattie della lingua 

 

6.   La radice del problema

 

7.   Primi passi verso la guarigione 

 

8.   Le ragioni per cui avete una lingua

 

9.   Importanza della vostra "confessione" 

 

 

 

 

 

 

 

- Se non altrimenti indicato, le citazioni bibliche sono tradotte dalla OPEN BIBLE della New American Standard.

- Derek Prince Minitries - International - P.O. Box 19501 - Charlotte, NC 28219 - U.S.A.

- ISBN: 0-88368-239-7

- Whitaker House - 580 Pittsburg Street - Springdale, PA 15144 – U.S.A.

 

Notizie sull'autore

 

Derek Prince è nato in India da genitori inglesi. Ha studiato greco e latino presso due delle più famose università britanniche - l'Eton College e la Cambridge University. Dal 1940 al 1949 ebbe l'incarico di professore residente presso l'Ancient and Modern Philosophy al King Kollege, Cambridge. Ha studiato anche ebraico e aramaico, sia presso l'Università di Cambridge che l'Università Ebraica a Gerusalemme. Inoltre parla numerose altre lingue moderne.

   Nei primi anni della 2a Guerra Mondiale, mentre era attendente sanitario presso l'Esercito Britannico, Derek Prince sperimentò un incontro personale con Cristo che gli trasformò la vita, e del quale scrive:

    Da quell'incontro ho tratto due conclusioni che da allora non ho mai avuto motivo di cambiare: primo, che Gesù Cristo è vivo; secondo, che la Bibbia è un libro vero, di importanza fondamentale e aggiornato.        Queste due conclusioni hanno alterato in maniera radicale e permanente l'intero corso della mia vita.

    Al termine della 2a Guerra Mondiale rimase nel luogo in cui lo aveva lasciato l'Esercito Britannico - a Gerusalemme. Tramite il matrimonio con la prima moglie, Lydia, divenne padre delle otto figlie adottive della casa per bambini di Lidia. Nel 1948 l'intera famiglia ha assistito alla rinascita dello Stato di Israele. Mentre prestava servizio di educatore in Kenia, Derek e Lydia Prince adottarono la nona figlia, una bambina africana. Lydia morì nel 1975 e Derek si risposò nel 1978. Incontrò Ruth, la seconda moglie, proprio come la prima, servendo il Signore a Gerusalemme. I tre figli di Ruth hanno portato la famiglia di Derek a un totale di dodici figli, con molti nipoti e pronipoti.

   La non appartenenza di Derek Prince ad alcuna denominazione o setta religiosa, ha aperto le porte del suo insegnamento a persone di diversa matrice razziale e religiosa, ed egli è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più eminenti espositori della Bibbia dei nostri tempi. La sua trasmissione radio quotidiana: Today with Derek Prince, raggiunge oltre mezzo mondo, e include trasmissioni in arabo, in cinque lingue cinesi (mandarino, amoy, cantonese, shiangaiese, swatow) mongolo, spagnolo, russo e tongan. Ha pubblicato più di 30 libri, tradotti in oltre 50 lingue straniere.

   Attraverso il Global Outreach Leaders Program dei Ministeri di Derek Prince, i suoi libri e le audio cassette vengono inviati gratuitamente a centinaia di leader nazionali cristiani nel Terzo Mondo, nell'Europa Orientale e nell'Unione Sovietica. Ora, con più di 75 anni, continua a viaggiare per il mondo - comunicando la verità rivelata di Dio, pregando per i malati e gli afflitti e condividendo la sua intuizione profetica degli eventi mondiali alla luce della Scrittura.

 

   La base internazionale dei Ministeri di Derek Prince si trova a Fort Lauderdale, Florida, con succursali in Australia, Canada, Germania, Nuova Zelanda, Singapore, Sud Africa e Regno Unito.
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:13

 Capitolo Primo

 


MORTE O VITA?

  

 

 

Il titolo di questo studio è una domanda: "La tua lingua ha bisogno di guarigione?" Mentre addentriamo nel tema, potete aspettarvi delle vere sorprese!

 

Il progetto della testa umana – Comincerò col sottolineare qualcosa di importantissimo riguardo al modo in cui il Creatore ha progettato la testa umana. Ogni essere umano nella testa ha sette aperture, numero che nella Scrittura spesso denota completezza. Abbiamo tre paia di aperture: due occhi, due orecchie e due narici. Ma la settima apertura, il Creatore ha pensato bene di restringerla a una sola: la BOCCA. Spesso alla gente ho chiesto: "Quanti di voi desidererebbero avere più di una bocca?" E non ho mai incontrato nessuno che lo volesse. La maggior parte di noi ha tutto il necessario per usare adeguatamente l'unica bocca che possiede, ma quest'unica apertura ci causa più guai e problemi di tutte le altre sei messe insieme!

Ø      Se prendete una concordanza biblica e vi ricercate tutte le parole che si riferiscono a quell'unica apertura, come:

"bocca, lingua, labbra, discorso, parole," ecc., resterete sorpresi di quanto la Scrittura ha da dire sull'argomento, e per ottimi motivi. Nella nostra personalità non vi è nessun altro campo che abbia una relazione più diretta col nostro benessere totale, della bocca e della lingua.

 

MORTE O VITA?

 

Nella prima parte di questo studio vorrei condividere con voi diversi passi della Scrittura che accentuano l'importanza vitale della bocca e della lingua. Poi, nelle sezioni successive, affronterò i principi messi in luce in quei brani. Inizieremo dal Salmo 33,12-14: 

q         "Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del Signore.

          C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?      

          preserva la lingua dal male, e le labbra da parole di inganno (o bugiarde)."

 

Il timore del Signore – La Parola ispirata di Dio si offre di insegnarci, quali figli di Dio, il timore del Signore.

Ø      In tutta la Scrittura, non vi è nulla che produca maggior grazia e benedizione, frutto e rassicurante certezza, del timore del Signore. Perciò quando la Bibbia ci offre insegnamenti sul timore del Signore, ci propone qualcosa di valore infinito e inestimabile.

Ø      Qui il salmista, implicitamente, dice che la "vita" e "lunghi giorni" vanno insieme col timore del Signore. Nella Scrittura la pienezza della vita è sempre associata al timore del Signore. La misura in cui abbiamo il timore dei Signore, sarà quella in cui godremo la vita vera.

Ma dove inizia, in pratica, il timore del Signore? É chiarissimo. Il Salmista dice:

Ø      "preserva la lingua dal male, e le labbra da parole di inganno (o bugiarde)." In altre parole, il primo campo della vita in cui si manifesterà praticamente il timore del Signore è la lingua e le labbra. Se riusciremo a trattenere la lingua dal male e le labbra dal dire menzogne, allora potremo inoltrarci nella pienezza del timore del Signore.

Ø      Poi, dal timore del Signore derivano la vita e molti, lunghi giorni. Timore del Signore, vita, giorni lunghi e stupendi, e uso appropriato e controllo della lingua e delle labbra sono tutti collegati insieme! Non potremo avere davvero una vita in cui gustare il bene, se non controlliamo la lingua e le labbra!

 

Proverbi 13,3 dichiara che:

q      "Chi sorveglia le labbra preserva la vita (CEI = sorveglia l'anima), ma chi apre troppo la bocca, [avventatamente] incontra la rovina." Ovvero:

è se parli con ira, con cattiveria, senza rispetto, ecc. riveli la perversione che sta nel tuo spirito, e non puoi essere un leader.

 

L'anima è la tua intera personalità, il tuo vero "io"; ed è proprio in questo campo che si manifestano per prime le debolezze e da cui il nemico otterrà il primo accesso in voi.

Ø      Se volete sorvegliare l'anima, dovete sorvegliare le labbra.

Ø      Ma se parlate con irritazione e in modo temerario o avventato, incontrerete la rovina. Le alternative sono chiarissime:

Ø      Se controllate la lingua, avrete protezione da Dio; ma se la lingua sfugge al vostro controllo e  non siete voi a dominare le parole che dite, la fine sarà la rovina. É talmente chiaro! Non vi sono margini indefiniti.

 

Il libro dei Proverbi è pieno di questi principi. Andate a Prv 21,23:

q      "Chi sorveglia [CEI = custodisce] la bocca e la lingua preserva l'anima dalla calamità [dispiaceri]."

Ø      Di nuovo, il campo vitale da proteggere è la bocca, e le alternative sono nero e bianco: non vi è una zona grigia.

Ø      Se sorvegli la bocca e la lingua, sorvegli anche la tua anima e la tua vita: SEI AL SICURO. Ma se manchi di farlo, l'alternativa è la calamità. La parola calamitá è fortissima, e sono convinto che la Bibbia la usi intenzionalmente. La mancata sorveglianza della lingua e delle labbra finirà per portarci alla calamità.

 

In Proverbi troviamo altri due passi particolarmente significativi sull'uso della lingua:

q      "Una lingua integra [CEI = dolce] è un albero di vita; ma la perversità della lingua [malevola] è una breccia nello spirito [ferita al cuore]" (Prv 15,4).

q      "Una lingua rassicurante è un albero di vita, ma la sua perversità stritola lo spirito" (NAS)

Perché la guarigione? – Dove la traduzione King James dice: "una lingua integra," la parola ebraica corrispondente dice, alla lettera: "la guarigione della lingua," che sta ad indicare con chiarezza che la nostra lingua è malata e può aver bisogno di guarigione.

Ø      Credo che la lingua di ogni peccatore necessiti di guarigione: infatti, proprio la lingua è un campo in cui il peccato si manifesta sempre, in ognuno di noi.

Ø      Vi sono campi in cui il peccatore può anche non offendere, ma la lingua è uno di quelli in cui ogni peccatore offende, e deve essere guarito.

Ø      "La guarigione della lingua è un albero di vita." Notate ancora la stretta relazione tra vita e giusto uso della lingua.

Ø      L'alternativa è "la perversità della lingua è una breccia nello spirito." Perversità qui significa "cattivo uso," e quindi: l'abuso della lingua è una breccia, una crepa nello spirito dell'uomo.

 

Molti ricevono pienezza e benedizione, ma questa fuoriesce dalla loro lingua.

Ø      Se volete contenere in voi, senza disperderla, la benedizione del Signore, è necessario che teniate uno stretto dominio sulla lingua. Una cosa è essere benedetti e ricevere grazie; ben altra cosa è contenere la benedizione, riuscire a mantenerla.

La guarigione della lingua è un albero di vita che porta vita a noi e agli altri. Agisce sia verso l'interno che verso l'esterno.

"Morte e vita sono in potere della lingua, e chi la ama [l'accarezza] ne mangerà i frutti" (Prv 18,21).

Le alternative sono sempre chiarissime: morte o vita; ed entrambe sono in potere della lingua.

Ø      Se la useremo nel modo giusto, sarà un albero di vita.

Ø      Ma l'uso sconveniente della lingua produrrà morte;

Ø      tuttavia, in qualunque modo la useremo, di una cosa potremo essere certi: ne mangeremo i frutti.

Ø      Ognuno mangia i frutti della propria lingua: se il frutto è dolce, mangeremo frutti dolci; se amaro, ci nutriremo di frutti amari. É così che Dio ha stabilito. 

 

            La lingua è il membro decisivo: morte e vita sono in potere della lingua.
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:22

Capitolo Secondo

 

 

IL CUORE STRARIPA DALLA BOCCA

 

 

 

Illustrazione del tema: Il tema che stiamo trattando risulterà più vivace con una illustrazione pratica. Durante la Seconda Guerra Mondiale ero attendente in un ospedale in Sud Africa presso l'Esercito Britannico. In un dato periodo fui nominato responsabile di una piccola stazione di accoglienza nel deserto, che aveva in cura solo pazienti malati di dissenteria.

            Ogni mattina il medico da cui dipendevo mi mandava a chiamare e insieme facevamo il giro dei pazienti, tutti coricati su barelle appoggiate direttamente sulla sabbia.

Ø      Fui colpito dal fatto che ogni mattina il medico salutava ogni malato con le stesse due frasi. La prima: "Buon giorno, come va?" e poi: "Fammi vedere la lingua."

Ø      Non mi ci volle molto a capire quanta poca importanza il medico prestasse alla risposta alla prima domanda: "Come va?" Passava immediatamente alla domanda successiva, e quando il paziente tirava fuori la lingua, la esaminava con estrema attenzione. Quindi formulava la propria valutazione sulla condizione del malato assai più dall'avergli visto la lingua, che non dalle sue eventuali risposte alla prima domanda."

Ø      La cosa mi colpì e in seguito, quando decisi di entrare nel ministero, spesso mi sono reso conto che il Signore con noi si comportava allo stesso modo di quel medico coi suoi pazienti.

Ø      Dio ci può chiedere: "Come va?" e magari gli raccontate la vostra valutazione della condizione in cui vi trovate. Ma penso che la successiva domanda metaforica di Dio sia: "Fammi vedere la lingua." E guardandola, formerà la propria valutazione sulla nostra condizione spirituale:

Lo stato della tua lingua è una guida molto sicura e rivelatrice della tua condizione spirituale.

 

Bocca e cuore collegati direttamente

 

Ora faremo una applicazione dalla Scrittura, dove troviamo molti brani che stabiliscono il principio che esiste una relazione diretta tra cuore e bocca.

In Matteo (12,33-37) Gesù dichiara:

33.    Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: infatti l'albero si riconosce dal suo frutto.

34.    Razza di vipere, (sta parlando ai leader religiosi del Suo tempo) come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla di ciò di cui ha pieno il cuore. (CEI = dalla pienezza del cuore).

35.    L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.

36.    Ma io vi dico che di ogni parola pronunziata inaccuratamente (CEI = infondata) gli uomini dovranno rendere conto nel giorno del giudizio;

37.    poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato.

Qui Gesù, usando un linguaggio parabolico, stabilisce il collegamento diretto tra bocca e cuore. Si riferisce al cuore come all'albero, e alle parole che escono dalla bocca come al frutto: il tipo di parole che vi usciranno dalla bocca indicheranno la condizione del vostro cuore.

Mt. 12,34 ci può spaventare:

è "La bocca parla di ciò di cui ha pieno il cuore." Ossia: Il tipo di parole che vi escono dalla bocca, indicano la condizione del vostro cuore. Per noi e per gli altri questo è un modo per discernere! Gesù dice, ad esempio:

"Un uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae parole buone, mentre un uomo cattivo dal cattivo tesoro del suo cuore trae parole cattive" (v.35, vedi sopra)).

É da notare che qui Gesù usa tre volte la parola "buono" e tre volte la parola "cattivo." Se il cuore è buono, dalla bocca usciranno parole che sono buone, ma se è cattivo, anche le parole che usciranno dalla bocca saranno cattive.

 

In Matteo 7,17-18 Gesù impiega si esprime con un linguaggio simile:

17.    " ... ogni albero buono produce frutti buoni; ma l'albero cattivo produce frutti cattivi;

18.       un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produce frutti buoni."

La natura dell'albero determina inevitabilmente il tipo di frutto. Viceversa, se vediamo il tipo di frutto conosciamo la natura dell'albero.

Ø      L'albero è il cuore e il frutto la bocca. Se il cuore è buono, anche le parole che usciranno dalla bocca saranno buone. Ma se dalla bocca escono parole cattive, sappiamo già che il cuore è cattivo.

Non è possibile avere frutti cattivi da un albero buono, né frutti buoni da un albero cattivo: esiste un legame assoluto, inevitabile tra lo stato del cuore e quello della bocca.

 

Possiamo anche ingannare noi stessi sullo stato del nostro cuore con ogni tipo di idee sulla nostra bontà, purezza, giustizia o rettitudine personale

Ø      ma l'indicatore sicuro ed infallibile sarà ciò che ci esce dalla bocca. Se ciò che ne esce è corrotto, allora anche il cuore è corrotto. Non possono esservi conclusioni diverse.

Ø      Ho insegnato per cinque anni nell'Africa Orientale. Una delle tribù con cui lavoravo è quella dei Marigoli. Con immenso stupore scoprii che nella loro lingua la stessa parola significava "cuore" e "voce," ed ero solito chiedermi a quale delle due parole la persona intendeva riferirsi. Vorrà dire: "il tuo cuore" o "la tua voce"? Ma riflettendoci sopra, cominciai a intravedere la vera intuizione nell'uso di quella lingua particolare.

Ø      La voce in realtà indica il cuore: esprime a parole la condizione del cuore. É lo stesso concetto espresso da Gesù: non potete ricevere parole cattive da un cuore buono, né parole buone da un cuore cattivo.

 

Come Dio ci valuta

 

Quando ci avviciniamo a Dio con una valutazione della nostra condizione spirituale, penso che Egli sia incline a rispondere allo stesso modo di quel medico nel deserto coi suoi malati di dissenteria.

Ø      Magari voi Gli dite: "Dio, sono un ottimo cristiano. Ti amo davvero e vado in chiesa."

Ø      Ma Dio risponde: "Fammi vedere la lingua. Dopo averla vista conoscerò la vera condizione del tuo cuore."

Voglio illustrare questo aspetto con due scene profetiche del Vecchio Testamento: la prima, è dello stesso Cristo, il Messia e la seconda riguarda la sposa di Cristo, la chiesa. In ciascun caso vi prego di notare che

Ø      la caratteristica cui si dà la prima e maggiore enfasi riguarda la condizione delle labbra e della bocca.

Il Salmo 44,2-3 ci consegna una bella illustrazione profetica del Messia:

 

2.      Il mio cuore trabocca di un buon tema (CEI = Effonde il mio cuore liete parole)

Rivolgo al re i miei versi (io canto al re il mio poema).

La mia lingua è penna di uno scriba solerte (stilo di scriba veloce).

[Ed ecco poi le parole che l'autore rivolge al Re, al Messia:]

3.      Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,

sulle tue labbra si è riversata (diffusa) la grazia,

per questo Dio ti ha benedetto per sempre.

 

Il Messia e la lingua

 

Qui abbiamo una illustrazione del Messia nella Sua grazia, bellezza e purezza morale.

Ø      Ma in quale aspetto si manifesta per prima quella bellezza? nelle labbra. "Sulle Tue labbra si è riversata la grazia." Quindi passa alla frase successiva: "per questo Dio ti ha benedetto per sempre."

Qui ci vengono dati due principi importantissimi:

1.      La grazia del Messia si manifesta in primo luogo nelle Sue labbra.

2.      Dio lo ha benedetto per sempre proprio a causa della grazia delle Sue labbra.

Quando  Gesù apparve in forma umana e furono inviati degli uomini ad arrestarLo, questi tornarono senza di Lui. Ne fu loro chiesto il motivo, ed

Ø      essi risposero: "Nessuno ha mai parlato come parla quest'uomo" (Cf. Gv 7,45-46). La grazia che si riversava dalle Sue labbra Lo contrassegnava come Messia.

 

Nel Cantico dei Cantici troviamo una illustrazione profetica di Cristo, della Sua sposa e della relazione tra i due. Il Cantico 4,3 si rivolge alla sposa:

          Come un nastro scarlatto (di porpora) le tue labbra

e la tua bocca è amabile (soffusa di grazia);

le tue tempie (la tua gota) sono spicchio di melagrana

dietro (attraverso) il tuo velo.

Ø      La prima caratteristica espressa sulla sposa sono le labbra: "Come un nastro scarlatto le tue labbra, e la tua bocca è amabile."

Ø      La parola "scarlatto" sta qui ad indicare la santificazione attraverso il sangue di Gesù. Le labbra sono state toccate dal sangue, e il risultato è una bocca amabile.

Ø      Da notare che il volto è celato da un velo: "Le tue tempie sono spicchio di melagrana," ma stanno dietro a un velo. Le altre bellezze sono velate, ma la bellezza della voce arriva attraverso il velo: quindi, è proprio la voce ciò che più si manifesta. Nello stesso capitolo del Cantico dei Cantici (4,11), leggiamo:

          "Le tue labbra stillano miele, mia sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua

e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano."

Notate le due parole caratteristiche usate per la lingua della sposa: "miele e latte," che sono anche due caratteristiche della Terra Promessa.

Ø      La bellezza della Terra Promessa è intravista nella sposa, e in particolare nella sua lingua e nelle sue labbra. A quelle belle labbra è associata una tale fragranza che penetra il velo.

Ø      Ancora, la chiara forma della sposa non è intravista attraverso il velo; ma la sua voce e la sua fragranza, per la bellezza delle sue labbra, penetrano il velo. Le labbra sono come nastro scarlatto, e la bocca è amabile.  

Si può dire la stessa cosa anche di voi e di me, quali seguaci di Gesù?

Ci dobbiamo interrogare in proposito.
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:23

Capitolo Terzo

 

  ILLUSTRAZIONE BIBLICA DELLA LINGUA

 

 

Fino a questo momento abbiamo considerato la relazione diretta tra il cuore e la bocca, secondo la sintesi fatta da Gesù in Matteo 12,34:

"La bocca parla di ciò di cui ha pieno il cuore"

Ø      Quando il cuore è pieno, straripa attraverso la bocca, e quella profusione ci rivela la vera condizione del cuore.

Nel Vecchio Testamento troviamo delle raffigurazioni di Cristo e della Sua Sposa. Per Cristo il Messia e per la Sua sposa, la chiesa, la prima caratteristica della grazia di Dio e la loro bellezza spirituale e morale si trova nelle loro labbra e nel loro modo di parlare.

            Passeremo ora a considerare l'illustrazione biblica della stessa lingua.

 

Illustrazione biblica della lingua

 

L'Epistola di Giacomo è la più dettagliata sull'argomento.

Ø      Considerate innanzitutto alcuni suoi profondissimi rilievi sul tipo di religiosità accetto a Dio, e sul tipo che Egli non accetta. Giacomo parla del tipo di religione che Dio trova inaccettabile:

          "Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non riesce a frenare con forza la lingua, inganna se stesso e la sua religione non ha alcun valore" (Gc 1,26-27).

Non importa affatto quanto ci proclamiamo religiosi: possiamo andare in chiesa, cantare inni e fare tutte le altre cose che ci si aspettano dalla gente "pia". Quelle cose di per sé sono buone, e possiamo farle anche tutte: ma

Ø      se non riusciamo a tenere sotto controllo la lingua, la nostra religiosità é inaccettabile a Dio. Possa Dio far sì che tutte le persone religiose e "pie" riescano a riconoscere, affrontare e risolvere questo problema!

Ma Giacomo parla anche del tipo di religione che Dio gradisce e accetta volentieri. E ancora, è diverso da quanto pratica la media di chi oggi frequenta le chiese:

          "La religione che Dio nostro Padre accetta come pura e senza macchia è questa: occuparsi degli orfani e delle vedove nelle loro difficoltà e preservarsi dalla contaminazione di questo mondo" (Gc 1,27).

 

Cos’è la religione pura?

 

Il primo requisito positivo di una religione pura NON consiste nel frequentare la chiesa, e addirittura neppure nella lettura della Bibbia; ma

Ø      nell'occuparsi e manifestare un amore pratico verso quanti si trovano nella necessità, a cominciare dagli orfani e dalle vedove.

Ø      Se siete tra le persone "religiose," permettetemi di darvi un suggerimento:

Ø      prendetevi del  tempo per guardare in questo specchio della Parola di Dio, esposto in Giacomo 1,26-27.

Se non riuscite a controllare la lingua, la vostra religione è vana e senza valore.

Ø      Se volete che la vostra  religione sia accetta a Dio, dovrete dimostrare in primo luogo e innanzitutto prendervi cura di quanti si trovano nel bisogno: gli orfani e le vedove.

 

Torno a pensare al medico nel deserto, che chiedeva ai pazienti come si sentivano: in realtà non gli interessava troppo la risposta, perché subito dopo chiedeva: "Fammi vedere la lingua." É proprio ciò che dice Giacomo in questi due versetti:

Ø      Se volete impressionare Dio con la vostra religione, la prima cosa che Egli vi dirà è: "Fammi vedere la lingua." Da questa giudicherà se la vostra religione è valida ed accettabile, o no.

 

Il potere della lingua sulla vita dell’uomo

 

Per illustrare le funzioni della lingua nella nostra vita Giacomo si serve di diverse immagini. In Giacomo 3,2 dice:

          "Tutti inciampiamo in molti modi (CEI = manchiamo in molte cose). Se uno non sbaglia (manca) mai nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno tutto il corpo."

Ø      Giacomo qui sta dicendo che se riesci a controllare la lingua, sei in grado di controllare anche tutta la tua vita. Se controlli la lingua sei un uomo perfetto. Nei versetti seguenti (Gc. 3,3-8) prosegue per darci esempi tratti dal mondo naturale:

3.      "Quando mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo governare l'intero animale (CEI = anche tutto il loro corpo).

4.      "Prendiamo come esempio le navi. Benché siano così grandi e vengano sospinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra.

5.      Allo stesso modo, anche la lingua è una piccola parte del corpo, ma può vantarsi di grandi cose. Pensate a quale grande foresta possa essere incendiata da una piccola scintilla!

6.      Anche la lingua è un fuoco, è un mondo di male tra le parti del corpo (CEI = il mondo dell'iniquità, vive inserita nelle nostre membra).

-        Essa corrompe l'intera persona (CEI = contamina tutto il corpo), incendia l'intero corso della vita ed è essa stessa incendiata dall'inferno (CEI = traendo la sua fiamma dalla Geenna).

7.      Ogni specie di animali, uccelli, rettili e creature del mare sono domati e sono stati domati dall'uomo,

8.      ma nessun uomo può domare la lingua: è un male irrequieto, è piena di veleno mortale.

è      [In Gc 3,2-8 è espresso il potere della lingua, che ci può pilotare dovunque se non la controlliamo. É paragonata ad un fuoco che corrompe tutta la persona, ed è incendiata direttamente dall'inferno. Riusciamo a domare gli animali, ma nessun uomo riesce a domare la propria lingua. È un male ribelle, irrequieto, é piena di veleno mortale."]

 

Giacomo esprime il significato unico e l'influenza che la lingua può avere sull'intero corso della nostra vita.

1.     Il suo primo esempio è il morso nella bocca del cavallo, e dice: "Se riusciamo a mettere il morso nella bocca di un cavallo, poi riusciremo a governare l'intero animale."

Nella Bibbia di solito il cavallo è il modello della forza fisica e Giacomo dice che, indipendentemente dalla forza del cavallo, se arrivate a controllargli la bocca con il morso, controllerete l'intero animale. La forza del cavallo viene assoggettata attraverso il controllo della sua bocca. La stessa cosa vale per noi: ciò che controlla la nostra bocca, controlla l'intero corso della nostra vita. 

2.     L'esempio successivo è forse un po' più vivace: Giacomo paragona la lingua al timone di una nave.

La nave può anche essere una struttura enorme, che può essere sballottata avanti e indietro dalla forza straordinariamente potente dei venti e dei marosi. Eppure, proprio in quella enorme massa che è la nave, vi è un solo, piccolo pezzo decisivo: il timore. É infatti il suo uso a determinare l'intero corso della nave: se usato nel modo appropriato, la nave arriverà sana e salva in porto; in caso contrario, è probabile che faccia naufragio.

Giacomo poi aggiunge che la stessa cosa accade nella nostra vita.

Ø      La lingua è il timone, e controlla l'intero corso della nostra vita. Se il timone della lingua è usato correttamente, arriveremo sani e salvi alla destinazione stabilita da Dio; ma se la lingua non è usata nel modo giusto, faremo naufragio.

 

3.     Giacomo ci fa pure l'esempio della piccola scintilla in grado di incendiare un'intera foresta. Ogni anno negli Stati Uniti, e anche in Italia, abbiamo danni per miliardi e miliardi di euro, provocati da incendi alle foreste che di solito, proprio come dice Giacomo, sono originati da una piccola scintilla. Negli U.S.A. il Ministero delle Foreste ha fatto un poster assai realistico che dice: "Solo tu puoi prevenire gli incendi delle foreste."

Ø      Il principio è valido anche per il regno spirituale: la lingua è come una piccola scintilla in grado di appiccare l'incendio a una foresta di enormi proporzioni, e di provocare danni per milioni di miliardi di lire.

Ø      Molte chiese e gruppi religiosi hanno cessato di esistere perché una lingua malevola ha acceso una scintilla che ha poi bruciato irrimediabilmente tutto quanto, e poi non è stata possibile alcuna restaurazione.

4.     L'ultimo esempio usato da Giacomo è quello della sorgente di veleno mortale. Egli dice che la lingua è come un elemento mortale in grado di avvelenarci, e di diffondere l'infezione in tutto il nostro sistema vitale.

 

Torniamo a considerare questi esempi:

-        il morso nella bocca del cavallo,

-        il timone della nave,

-        la scintilla che fa scoppiare l'incendio in una foresta e

-        un veleno iniettato nel fluido vitale.

Il principio dietro ad ognuna di queste illustrazioni è lo stesso: la lingua è una piccola parte del corpo, ma è in grado di provocare danni inestimabili, che potrebbero essere irreparabili.

 

Incoerenze di chi si ritiene “religioso”

 

Giacomo prosegue per farci notare, ancora una volta, le incoerenze della gente "pia e religiosa":

9.      "Con la lingua lodiamo il nostro Signore e Padre, e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio.

10.    Dalla stessa bocca provengono lode e maledizione. Non deve essere così, fratelli miei!

11.    Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e acqua salata?

12.    Fratelli miei, può forse un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce" (Gc 3,9-12).

 

Giacomo sta dicendo esattamente le stesse cose dette da Gesù: se l'albero è buono, lo sarà anche il frutto.

Ø      Se nel cuore avete un albero di fico, dalla bocca produrrete fichi. Ma se nel cuore avete una vite, non potrete mai produrre fichi dalla bocca.

Ø      Ciò che vi esce dalla bocca indica il contenuto del vostro cuore.

Ø      Lo stesso dicasi, prosegue Giacomo, del getto d'acqua: se dalla bocca vi esce acqua fresca, allora la sorgente che avete in cuore è fresca.

Ø      Ma se l'acqua che emettete dalla bocca è salata e salmastra, anche la sorgente che avete in cuore è così. Quindi:

 

Ciò che vi esce dalla bocca indica inevitabilmente il contenuto, la vera condizione del vostro cuore.

 
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:24

 Capitolo Quarto

 

 

LE PAROLE DETERMINANO IL DESTINO

 

 

 

L'essenza dei vari esempi usati da Giacomo per illustrare la funzione della lingua nella nostra vita è la stessa:

Ø      la lingua in se stessa è molto piccola, ma se non riuscite a controllarla è in grado di provocare mali incalcolabili.

Ø      Delle quattro illustrazioni particolari cui mi sono riferito (il morso nella bocca del cavallo, il timone della nave, la scintilla che dà inizio all'incendio di una foresta e la sorgente di veleno che corrompe l'intero corso della vita), quella che meglio illustra lo straordinario potenziale della lingua è il timone della nave.

A guardarlo, il timone è solo una piccola parte della nave, e sta sotto la superficie. Se osservate una nave navigare sulla superficie dell'acqua, non ne vedrete il timone; eppure quella piccola parte, di solito non visibile ai nostri occhi, determina la direzione della nave.

Ø      Se usato nel modo giusto, il timone condurrà con sicurezza la nave al porto di destinazione; ma se è usato male, quasi certamente ne risulterà un naufragio.

Il timone determina il corso e il destino dell'intera nave.

 

La lingua = il timone del nostro corpo

 

La Bibbia ci ammonisce che nel nostro corpo la lingua è proprio come il timone.

Ø      Osservando la gente dalla loro apparenza esteriore, di solito non vediamo la lingua; eppure, proprio quel membro tanto piccolo e inosservato è proprio come il timone di una nave.

L'uso della lingua determina il corso della vita della persona. Ne determina il destino.

 

Un esempio da Israele – Per proseguire lo studio, riteniamo opportuno considerare un esempio tratto dalla storia di Israele, che ci aiuterà a comprendere la lezione con inequivocabile chiarezza.

La lezione da imparare è questa:

Gli uomini determinano il proprio destino

dal modo in cui usano la lingua.

 

 L'incidente che esamineremo si trova nel libro dei Numeri, capitoli 13 e 14.

Ø      Gli Israeliti erano appena usciti dall'Egitto e stavano viaggiando verso la Terra Promessa. Dio concordò con Mosè di mandare avanti 12 uomini a spiare la terra, per scoprirne le caratteristiche generali, la natura degli abitanti, il tipo di città, di frutti, e tornare poi con una relazione. Fu scelto un leader da ciascuna delle 12 tribù di Israele, che li precedesse nella terra. Essi passarono 40 giorni a perlustrare il paese, e poi tornarono con la relazione, che troviamo in Numeri 13,26-28:

26.    "E [le 12 spie] andarono da Mosè, Aronne e da tutta la comunità degli Israeliti nel deserto di Paran, a Kades; riferirono ogni cosa a loro e a tutta la comunità e mostrarono i frutti del paese.

27.    Raccontarono: 'Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandati ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti.

[Il frutto era talmente pesante che erano necessari due uomini per portare un ramo di grappoli su un bastone tra loro. Ma ecco cosa dissero poi:]

28.    TUTTAVIA, il popolo che abita il paese è forte, le città sono fortificate da mura, e sono enormi; inoltre vi abbiamo visto anche i figli di Anak [i giganti].'"

 

Attenzione ai “tuttavia…”!!

 

Quando Dio vi fa una promessa, la accetterete così com'è, oppure vi aggiungerete un: "TUTTAVIA"? Quella fu una parola fatale, che ebbe il potere di agitare e angustiare tutto il popolo.

è      [Quel "tuttavia" determinò il destino degli Israeliti, che come conseguenza rimasero per 40 anni nel deserto; e nessuno della vecchia generazione entrò in Canaan.]

Ma due delle spie, Caleb e Giosuè, rifiutarono di adeguarsi a quell'atteggiamento negativo, e in Numeri 13,30-31 leggiamo:

q      “Caleb calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: «Andiamo presto a possedere il paese, perché siamo sicuramente in grado di vincere.» Ma gli uomini che vi erano andati con lui dissero: «Noi non siamo in grado di andare contro questo popolo, perché è più forte di noi.»”

Prendiamo nota delle parole esatte che furono usate.

Ø      Caleb aveva detto: “Siamo sicuramente in grado di vincere.” Le altre dieci spie dissero: “Noi non siamo in grado.”

Ø      Un gruppo di spie si era espresso positivamente: "noi siamo in grado." L'altro gruppo parlò al negativo: "noi non siamo in grado." Proseguendo la lettura, vedrete che

Ø      ciascun gruppo ottenne esattamente ciò che aveva detto. Il destino di ciascun gruppo fu determinato dalle loro parole.

è [Infatti Caleb e Giosuè, rifiutando quella decisione e dicendo: “noi siamo in grado di entrare nella terra,” furono gli unici due ad entrarvi davvero, assieme alle loro tribù.]

 

Vediamo il seguito della storia in Numeri 14,20-24:

20.    "Il Signore disse: 'Io ho perdonato, come tu hai chiesto;

21.    ma, per la Mia vita, tutta la terra sarà piena della gloria del Signore.

22.    Infatti tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto, e che ora mi hanno tentato (CEI = messo alla prova) per dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce,

23.    certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno provocato (CEI = disprezzato) lo vedrà;

24.    ma il mio servo Caleb, poiché ha in sé (CEI = che è stato animato da) un altro spirito e mi ha seguito pienamente, Io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possederà.”

è Con la sua confessione positiva Caleb dette una svolta positiva anche al proprio destino.

 

Numeri 14,26-32 continua:

26.    Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne:

27.    "Fino a quando dovrò sopportare questa comunità malvagia che mormora contro di Me? Ho udito le mormorazioni (CEI = lamentele) dei figli di Israele contro di Me.

28.    Riferisci loro: Per la Mia vita, dice il Signore, Io vi farò secondo le parole che Mi avete detto: (CEI = quello che ho sentito dire da voi)

29.    I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall'età di venti anni in su e avete mormorato contro di Me,

30.    potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nm.

31.    Ma i vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato.

32.    Quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto."

 

Notate le parole: “Io vi farò secondo le parole che Mi avete detto.” In realtà Dio sta dicendo:

Ø      Con le parole espresse, siete stati voi a stabilire quello che Io vi farò.”

36.    “Gli uomini che Mosè aveva mandati a esplorare il paese e che, tornati, avevano fatto mormorare tutta la comunità contro di lui diffondendo discredito sul paese,

37.    quegli uomini che avevano diffuso una cattiva relazione sul paese, morirono colpiti da un flagello, davanti al Signore.

[Furono essi stessi a determinare la propria morte: Avevano pronunziato parole di morte, e morte ne risultò].

38.    Ma di quelli che erano andati a esplorare il paese Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunne, continuarono a vivere" (Numeri 14,36-38).

 

Morte e vita sono in potere della lingua. Come si potrebbe illustrare con maggior chiarezza?

Ø      Gli uomini che parlarono al negativo, determinarono la propria morte;

Ø      quelli che si espressero positivamente, ricevettero la vita.

Furono essi stessi a determinare il proprio destino, per mezzo delle parole pronunziate.

a)      Quelli che dissero: "Noi non siamo in grado," davvero non furono in grado.

b)      Chi invece disse: "Noi siamo in grado," furono in grado di riportare la vittoria.

 

Nel Nuovo Testamento la nostra esperienza cristiana viene paragonata direttamente con quella di Israele nel Vecchio Testamento.

Ø      Siamo avvertiti: le stesse lezioni sono da applicarsi anche a noi. In Ebrei 4,1-2 leggiamo:

1.      "Così, visto che la promessa di entrare nel Suo riposo rimane valida, stiamo attenti affinché nessuno di voi sia giudicato immeritevole e ne sia escluso.

2.           Poiché anche a noi, come a loro, è stato predicato il Vangelo [la Buona Novella]; ma il messaggio udito non giovò loro a nulla, perché chi lo ha ascoltato non lo ha unito alla fede.

La stessa promessa che Dio fece ad Israele vale anche per noi – la promessa di entrare nel riposo di Dio - ma dobbiamo stare attenti a non mancarla, come fece il popolo del Vecchio Testamento.

Ø      Il loro problema fu che: avevano ascoltato il messaggio, una promessa da parte di Dio, ma vi aggiunsero una parola fatale: TUTTAVIA. 

Anziché mettere a fuoco la promessa di Dio, centrarsi su di essa e confessare coraggiosamente la loro fede in quella promessa e nella potenza di Dio, si centrarono sull'aspetto negativo.

Ø      Guardarono i giganti e le città cinte di mura, poi dissero: "non siamo in grado."

Ø      Sia lodato Dio per i due uomini che ebbero la fede e il coraggio di dire: "noi siamo in grado."

 

Se vi troverete davanti a una promessa di Dio per una data situazione, cosa farete con la vostra lingua?

Ø      Darete il vostro consenso alla Sua promessa? Vi identificherete con la stessa e direte: "Dio lo ha detto; io sono in grado."

Ø      Oppure sarete uno di quelli che dicono: "Tuttavia, guarda quanti problemi! Dio lo ha detto, ma in qualche modo io non mi sento in grado."

Ricordate: come le spie del Vecchio Testamento determinarono il proprio destino con la loro lingua, mediante le parole che pronunziarono,

Ø      la stessa lezione si applica a chiunque abbia ascoltato il Vangelo: anche noi determiniamo il nostro destino con le parole che pronunziamo!

Delle dodici spie, dieci si focalizzarono sui problemi anziché sulle promesse;

Ø      due sole, Giosuè e Caleb, si centrarono sulla promessa sorvolando i problemi. Essi dissero: "noi siamo in grado." Le altre spie dissero: "Noi non siamo in grado." Ognuno ottenne esattamente quanto aveva detto.

 

Tutti determinarono il proprio destino sulla base delle parole che avevano pronunziato. 

 
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:27
cap

Capitolo Quinto 

 

LE MALATTIE DELLA LINGUA

 

 

Dal Vecchio Testamento abbiamo studiato un esempio che illustra come "morte e vita sono in potere della lingua." Abbiamo imparato che il giusto uso della lingua impartisce vita e, al contrario, l'uso sbagliato impartisce la morte.

Ø      Passiamo ora a considerare alcuni mali specifici che infettano la nostra lingua.

Ø      I sei mali che elencherò e che di solito, col cattivo uso della lingua, colpiscono la nostra vita, se rimangono senza controllo possono, in alcuni casi, risultare fatali.

 

 Male N. 1:  Il parlare eccessivo

 

É un male talmente comune che la gente lo accetta come cosa normale, mentre non lo è affatto. Proverbi 10,19 dice:

q      "Quando le parole sono tante, la trasgressione è inevitabile (CEI = non è assente il peccato), ma chi frena la lingua è saggio" (..le labbra è prudente).

In altre parole: Se parli troppo, finirai certo col dire qualcosa di sbagliato. Non vi sono alternative.

Ø      La Bibbia ci avverte anche di non usare troppe parole neppure verso lo Stesso Dio.

Ø      É un avvertimento che molti abbiamo proprio bisogno di ascoltare.

Troviamo questa ammonizione in Qoelet 4,17; 5,1:

q      “Sorveglia i tuoi passi quando ti rechi alla casa di Dio.

 Avvicinati per ascoltare, invece di offrire il sacrificio degli stolti, che non sanno di agire male,

Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a  Dio. Dio è in cielo e tu sei sulla terra; perciò siano poche le tue parole."

 

Canti e preghiere al Signore: verità o menzogne?

 

Una volta qualcuno mi disse:

Ricorda: cantare una menzogna è peccato proprio come dire una menzogna.”

Ø      Ho ascoltato gente cantare inni di totale consacrazione e resa a Dio, come: "Cedo tutto a Gesù, mi arrendo completamente a Lui,"

Ø      ma poi, quando passa il piatto delle offerte, offrono 200 lire.

Ø      Non vi è coerenza tra le due azioni. Se non intendete cedere a Dio la vostra vita, non ditegli che vi arrendete e che gli date tutto, perché poi Dio vi chiederà di rendere conto delle parole bugiarde pronunziate (o cantate) alla Sua presenza.

Un poco più avanti nello stesso capitolo, la Scrittura ci dice che

Ø      un angelo prende nota di ciò che diciamo quando parliamo, preghiamo o adoriamo. Un giorno saremo messi di fronte a quell'angelo e alle sue annotazioni delle parole pronunziate. Poi la Bibbia aggiunge che sarà troppo tardi per protestare:

Ø      Ma io non intendevo veramente ciò che dicevo," perché saremo ritenuti responsabili delle parole pronunziate, cantate o dette in preghiera.

Un giorno quelle parole ci verranno messe dinanzi, e se non siamo stati sinceri e non abbiamo vissuto in conformità a ciò che abbiamo detto, ne saremo ritenuti responsabili.

 

Parole, parole, parole….

 

Il versetto successivo di Qoelet, 5,2 continua:

q      “Come un sogno proviene dalle troppe preoccupazioni, così il discorso dello stolto, quando vi sono molte parole.”

L'impiego di troppe parole è segno di stoltezza, di follia.

La versione King James di questo versetto è persino più rude:

q      "Poiché un sogno proviene dalla moltitudine di affari; e la voce dello stolto si riconosce dalla moltitudine di parole."

Quando sentite una persona che parla di continuo, non è necessaria nessun'altra evidenza: quella persona è folle, stolta:

Ø      "La voce dello stolto si riconosce dalla moltitudine di parole." Qual è il problema di fondo? Ritengo si tratti di inquietudine. Paragonatelo con ciò che dice Giacomo (3,8):

q      "Nessun uomo può domare la lingua: è un male irrequieto, è piena di veleno mortale."

La gente che parla sempre è gente inquieta, e la nostra cultura contemporanea è piena di questo tipo di persone. Vi siete mai trovati con qualcuno che vi ha fatto venire il capogiro per le molte parole che gli erompevano dalla bocca? Qual è il problema alla radice? L'inquietudine. L'eccessivo parlare indica con certezza una persona il cui cuore non trova riposo.

 

 Male  n. 2 :  Parole oziose o sconsiderate

 

 

In Matteo 12,36-37 Gesù dice:

q      "Ma io vi dico che nel giorno del giudizio gli uomini dovranno rendere conto di ogni parola pronunziata impunemente;

(poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato.")

Un giorno dovremo rispondere di ogni parola detta: dovremo render conto

Ø      di ogni parola oziosa, insincera, che non intendevamo veramente, che non eravamo pronti a tradurre in azione o che non è stata applicata nella nostra vita.

Nel Sermone della Montagna, in Matteo 5,37 Gesù dichiara:

q      "Che il vostro «» sia semplicemente un «», e il vostro «No» un «No»; (CEI = Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no;) tutto il di più viene dal maligno."

É una dichiarazione sorprendente!

Ø      Se diciamo più di quanto intendiamo dire, quanto vi è di esagerato (l'eccesso, o l'enfasi non necessaria) nel parlare proviene dal diavolo.

Ø      Permettetemi di riassumere il concetto in un piccolo consiglio:

Se non intendi veramente quello che dici, non lo dire.

Seguendo quest'unica regola, ti garantisco che cambierà tutta la tua vita e sarai una persona diversa.

Ø      Se poi per un anno intero osserverai questa norma, torno a garantirti che da qui a un anno sarai una persona molto migliore.

 

 Male n. 3:  diffamazione – ingiuria – calunnia

 

q      Non andrai in giro a spargere calunnie tra il tuo popolo" (Lv 19,16)

Andare in giro a spargere calunnie – discorsi oziosi, esagerati, maliziosi, non veri – è diffamazione.

Ø      Nel Nuovo Testamento  l'appellativo di Satana, ossia la parola tradotta con "diavolo," in greco significa "diffamatore," e nella Bibbia è proprio questo il primo significato, la principale descrizione di Satana.

Ø      Se fai della diffamazione o racconti frottole, in realtà stai lavorando per lui: sei un rappresentante di Satana.

Ø      Ma non dobbiamo limitarci a non diffamare: la nostra responsabilità si estende anche all'ascolto di chi diffama gli altri:

q      Le parole di calunnia (CEI = del calunniatore) sono come ghiotti bocconi che scendono in fondo alle viscere" (Prv 18,8).

Quant'è vero per la natura umana! Quando sentiamo dire qualcosa su qualcuno che è cattivo, o che mette la gente in cattiva luce, qualcosa nel profondo del cuore umano gioisce: “Le parole di calunnia sono come ghiotti bocconi

Ø      Attenti a quando uno di quei "bocconcini" di calunnia vi viene messo davanti; attenti a non inghiottirlo! Sono bocconi avvelenati: dolci al sapore, ma ci avvelenano. Nel momento in cui li accogliamo in cuore, la nostra vita rimane avvelenata da quei ghiotti bocconi di calunnia.

q      La diffamazione tradisce la fiducia; quindi, evita l'uomo che parla troppo” (Prv 20,19). (CEI = Chi va in giro sparlando rivela un segreto, non associarti a chi ha sempre aperte le labbra.)

 

Evita di essere un “complice”

 

Notate quant'è stretta la relazione tra questi mali:

Ø      Se ascolti una diffamazione o calunnia, diventi "complice del fatto."

Ø      Se accogli qualcuno che ha commesso un furto e da loro accetti la merce rubata, in termini legali diventi suo complice.

Allo stesso modo, se ti intrattieni con un maldicente e ascolti le sue parole, diventi suo complice nella diffamazione.

È questo che Dio afferma nel Salmo 14 (15),1-3: 

1.      Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte?

2.      Colui che vive una vita integra (CEI = cammina senza colpa)

e agisce con giustizia, e nel suo cuore dice la verità (CEI = parla lealmente).

3.      Egli non diffama con la sua lingua, non fa danno al suo prossimo

né lancia insulto al suo amico.

Per ottenere l'accesso alla presenza di Dio e "dimorare sul suo santo monte" sono necessari diversi requisiti. Le tre cose da fare sono:

1.     vivere una vita integra;

2.     agire con giustizia e rettitudine;

3.     nel cuore dire la verità.

Poi vi sono le  tre cose da non fare. NON DOBBIAMO:

1.     diffamare con la lingua;

2.     fare danno e al prossimo;

3.     accogliere o ricevere gli insulti contro gli amici.

Non è sufficiente non calunniare, dobbiamo anche non accogliere il maldicente. Non dobbiamo neppure accogliere chi diffama o insulta gli amici o i conoscenti.

Ø      Non dobbiamo mangiare quei "bocconcini prelibati" di calunnia perché sono un veleno, e se li mangeremo, molte relazioni ne resteranno avvelenate.

 

 Male n. 4:  Mentire – dire bugie

 

La parola giusta - Nel descrivere questo male della lingua dobbiamo avere l'accortezza di usare la parola giusta. Qualcuno ha usato la frase “parlare evang-e-l-a-s-t-i-c-a-mente.”

Ø      L'evangelista vede che alla sua crociata si fanno avanti 200 persone per impegnarsi con Gesù, ma al momento di compilare il notiziario dice che erano 500.

Ø      Cos’è: esagerazione, o menzogna? In realtà è una menzogna. Con ciò non voglio esser critico verso gli altri: ma è importante che ognuno di noi faccia molta attenzione, per non essere trovato colpevole di menzogna.

In Proverbi 6,16-19 l'autore parla di sette cose che il Signore odia. La parola odio è fortissima. Cito i versetti:

16.    Sei cose odia il Signore, anzi sette Egli detesta (CEI = gli sono in abominio):

17.       occhi alteri,

            una lingua bugiarda,

            mani che versano sangue innocente,

18.       un cuore che trama iniqui progetti,

            piedi che corrono rapidi verso il male,

19.    il falso testimone che diffonde menzogne

e l'uomo che fa sorgere dissensi (CEI = litigi) tra i fratelli.

 

Delle sette cose specifiche odiate dal Signore, tre riguardano la LINGUA:

1.     "una lingua bugiarda";

2.     "il falso testimone (che ovviamente intacca anche la lingua);

3.     "l'uomo che fa sorgere dissensi tra i fratelli" (inconvenienti di solito prodotti dalle parole).

E di quelle tre, due in particolare sono collegate alla menzogna. Ritroviamo questa dichiarazione in Proverbi 12,22:

q      "Il Signore detesta le labbra menzognere, ma gioisce negli uomini sinceri." (CEI = Le labbra menzognere sono un abominio per il Signore che si compiace di quanti agiscono con sincerità.)

In questo versetto troviamo due serie di opposti.

Ø      Abbiamo la parola "detesta" e la parola "gioisce": "Il Signore detesta le labbra menzognere, ma gioisce negli uomini sinceri." Non vi sono vie di mezzo.

Ø      Poi troviamo altri due opposti: "menzognere" e "sinceri. "Di nuovo, senza vie di mezzo. Se una cosa non è sincera, se non è vera, allora è una menzogna. E se è una menzogna, Dio la detesta. Se invece è verità, Dio ne gioisce.

 

Il padre della menzogna è Satana, il diavolo

 

Il nostro problema è che abbiamo così tante zone grigie nel nostro modo di pensare. Ma io mi chiedo:

Ø      troviamo tali zone grigie nella Scrittura? Se ne rintracciamo la fonte, ogni bugia proviene dal diavolo.

Ø      É un pensiero spaventoso, ma lo sosterrò con le parole dello Stesso Gesù, che parlando ai leader religiosi del Suo tempo (notate bene: tutte persone davvero molto, molto religiose), in Giovanni 8,44 disse:

q      "Voi appartenete al vostro padre, il diavolo (CEI = che avete per padre il), e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato (nato) un omicida fin da principio e non si è attenuto alla verità, (non ha perseverato nella), perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla la sua lingua natia (del suo), perché è menzognero e padre delle menzogne".

Ogni qualvolta ci passa dalle labbra una menzogna, questa proviene direttamente dal diavolo

La morte definitiva: l’inferno

 

Le menzogna può diventare fatale – Un altro fatto importantissimo e spaventoso insieme e che riguarda la malattia del mentire è che,

Ø      se il male non viene fermato e guarito, diventa FATALE.

q      "Ma per i codardi, gli increduli, i vili, gli omicidi, gli immorali sessualmente pervertiti, i fattucchieri e chi pratica le arti magiche, gli idolatri e per tutti i mentitoriè riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. É questa la seconda morte" (Ap 21,8).

Notate i gruppi di persone menzionati: "i codardi, gli increduli, i vili, gli omicidi, gli immorali sessuali, chi pratica le arti magiche, gli idolatri e i mentitori."

Ø      Questi  MALI SONO INCURABILI e senza via d'uscita: é riservato loro "lo stagno ardente di fuoco e di zolfo."

Ø      Una volta che la persona è consegnata a questa seconda morte, si tratta di una morte definitiva.

Lo ripeto: SE IL MALE DI MENTIRE NON VIENE FERMATO E GUARITO, DIVENTERÁ SICURAMENTE FATALE!

 

Apocalisse 22,15 parla della città di Dio:

q      "Fuori sono i cani, chi pratica arti magiche (fattucchieri), gli immorali sessuali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna."

Quindi, ognuno di noi deve decidere con determinazione:

Ø      Voglio essere davvero guarito dal male di mentire? Oppure, sono disposto a perdere per sempre la mia anima? Perché

se non viene fermato e guarito, il male di dire menzogne alla fine risulterà fatale.

 

 Male n. 5: L'adulazione

 

q      "Salvami, Signore! Non c'è più un uomo retto; sono scomparsi i fedeli tra gli uomini.

      Ognuno mentisce al suo prossimo, le loro labbra adulatrici (CEI = bugiarde) parlano con inganno (CEI = cuore doppio).

       Recida il Signore tutte le labbra adulatrici, e ogni lingua arrogante..." (Sal 11,2-4) 

Qui David sta parlando di uno stato di declino morale nella razza umana, e non penso differisca molto da ciò che oggi vediamo intorno a noi.

Ø      É difficile trovare uomini retti e saggi; i fedeli sono come svaniti. E con quale risultato?

q      "Ognuno mentisce al suo prossimo; le loro labbra adulatrici parlano con inganno." Ma su quelle labbra adulatrici è stato pronunziato il giudizio di Dio:

q      "Recida, (elimini, tagliandole via) il Signore tutte le labbra adulatrici e ogni lingua arrogante."

è [Chi adula lo fa con inganno, e il Signore ci tenga lontani gli adulatori!]

 

 
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:28
cap.quinto

In Proverbi 26,28 ci viene dato un avvertimento:

q      "Una lingua bugiarda odia quelli che ferisce (CEI = la verità), una bocca adulatrice produce rovina."

Se ascoltiamo o riceviamo adulazioni, o se noi stessi diventiamo degli adulatori, la nostra fine sarà la rovina.

q      "Chi adula il suo prossimo, tende una rete ai suoi passi" (Prv 29,5).

Dopo molti anni passati nel ministero, dall'esperienza ho imparato che è proprio così. Ci sono persone ti dicono parole adulatrici, ma non sono sincere: hanno un secondo fine.

Ø      E tante volte, se non fosse stato per la grazia di Dio, i miei piedi sarebbero stati intrappolati in quella rete di  adulazioni. Mi sarei imbarcato in quale tipo di impegno o di relazione al di fuori della volontà di Dio.

Perciò, tenete bene a mente questo: “Una bocca adulatrice produce rovina,” e “Chi adula il suo prossimo tende una rete ai suoi passi.

 

  Male n. 6: I discorsi irascibili

 

q      "Hai visto un uomo precipitoso nel parlare? C'è più speranza per uno stolto che per lui" (Prv 29,20).

Il versetto afferma che se parliamo in maniera avventata o sconsiderata, la nostra condizione è peggiore di quella di uno stolto, di un folle. La dichiarazione è solenne, perché la Bibbia non ha mai niente di buono da dire sui folli e sugli stolti.

Nella Scrittura troviamo l'esempio di un uomo che solo una volta parlò in maniera precipitosa, e ci dice quanto gli è costato. Si tratta di Mosè.

Ø      Dio gli aveva detto di andare avanti ai figli di Israele e di parlare ad una roccia che avrebbe prodotto acqua.

Ø      Ma egli era talmente adirato col popolo di Israele, che disse loro: “Voi, ribelli, dobbiamo forse farvi uscire acqua da questa roccia?” E poi, anziché parlare alla roccia come Dio gli aveva ordinato, la colpì (vedi Numeri 20,7-12).

Ø      Quell'atto di disobbedienza, espresso con parole irascibili e avventate, gli costò il privilegio di condurre il popolo di Israele nella Terra Promessa.

Troviamo la descrizione dell'episodio nel Salmo 105,32-33:

q      “(I figli di Israele) lo irritarono (Mosè) anche alle acque della discordia (CEI = di Meriba),

e Mosè fu punito per causa loro,

perché avevano provocato il suo spirito (inasprito l'animo suo) tanto da fargli pronunziare parole sconsiderate (insipienti).”    

Notate la diagnosi: Uno spirito che è stato provocato ci induce a dire parole sconsiderate, a parlare avventatamente, e quelle parole impetuose ci costeranno molti privilegi e benedizioni.

 

Se per UNA SOLA dichiarazione sconsiderata Mosè dovette pagare quel prezzo,

stiamo attenti a non dire anche noi cose

che poi ci costeranno care nel regno spirituale.

MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:29

 Capitolo Sesto 

 

LA RADICE DEL PROBLEMA  

 

 

Nella Scrittura Dio ha fornito i mezzi per la guarigione delle nostre lingue.

Ø      Il primo passo per conquistare la soluzione consiste nell'identificare il problema alla radice. La Scrittura ci dà una testimonianza chiara ed inequivocabile:

Ø      La radice di ogni problema che infetta la lingua risiede nel cuore.

 

In Matteo 12,33-35 Gesù dice:

q      "(33) Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: poiché l'albero si conosce dal frutto.

(34) Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla da ciò che sovrabbonda nel cuore.

(35) L'uomo buono trae cose buone dal bene che è immagazzinato in lui, mentre l'uomo cattivo trae cose cattive dal male immagazzinato in lui."

Il cuore è l'albero e le parole sono il frutto. Le parole che escono dalla bocca indicano la condizione del cuore. Se il cuore è buono, lo saranno anche le parole; ma se il cuore è cattivo, le parole saranno cattive.

Ø      Il nostro cuore non è sempre buono o sempre cattivo. Ciò che straripa dalla bocca indica il contenuto del cuore.

Se da un recipiente versiamo accidentalmente dell'acqua sul pavimento di cucina e vediamo che è acqua sporca e unta, non è necessario esaminare il rimanente dell'acqua nel recipiente: Sappiamo già che è tutta acqua sporca e unta.

Ø      Lo stesso principio si applica al nostro cuore:

-        Se dalla bocca ci escono parole cattive, impure, violente, incredule o corrotte, ciò indica la condizione prevalente del nostro cuore. 

 

Paragonate il testo di Matteo con Giacomo 3,9-12, che parla dell'incoerenza della gente pia e "religiosa":

q      "(9) Con la lingua lodiamo (CEI = benediciamo) il nostro Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio.

(10) É dalla stessa bocca che esce lode (per benedire) e maledizione. Non dovrebbe essere così, fratelli miei!

(11) Forse dalla stessa sorgente può sgorgare acqua dolce e acqua salata?

(12) Può forse, fratelli miei, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce."

Qui Giacomo mette insieme due illustrazioni: quella di una sorgente d'acqua e quella d'un albero.

Ø      Dice che un ulivo non potrà mai produrre un altro tipo di frutto, come i fichi. Il tipo di albero indica il tipo di frutto. Giacomo usa la stessa illustrazione di Gesù.

Ø      L'albero è il cuore e il frutto le parole che escono dalla bocca. Egli adopera anche un'altra immagine, quella della sorgente d'acqua. Dice che se da una sorgente esce acqua salata, salmastra, già sapete che l'acqua di quella fonte è tutta salata.

Due tipi di problema rivelati dalla lingua

 

Queste sono due illustrazioni parallele, ma non identiche.

Ø      I due alberi rappresentano due nature diverse:

-        l'albero corrotto è l'uomo vecchio o la persona vecchia.

-        L'albero buono è l'uomo nuovo in Gesù Cristo.

Ø      L'uomo vecchio non può produrre frutti buoni: Gesù lo ha detto molte volte e con chiarezza. Da quella vecchia natura carnale uscirà sempre un frutto corrispondente a quella natura.

Ø      La fonte, o sorgente, rappresentano qualcosa di spirituale.

-        La sorgente pura è lo Spirito Santo.

-        La sorgente corrotta, salmastra e impura è un altro tipo di spirito, di diversa provenienza.

 

La bocca ci indica quindi due problemi potenziali:

1)      la natura vecchia, corrotta, che non è stata cambiata e che continua a produrre un frutto corrotto;  e

2)      un qualche tipo di spirito diverso, che non è lo Spirito Santo, e che produce acqua salmastra, impura.

L'essenza dell'insegnamento è la stessa in entrambi i casi:

Ø      ciò che sta dentro di noi, la condizione del nostro cuore, determina ciò che esce dalla nostra bocca.

Ø      Così il problema della lingua ci riporta inevitabilmente al problema del cuore.

Ci viene messa di fronte la verità di cui parla Salomone in Proverbi 4,23:

q      "Sopra ogni altra cosa (CEI = con ogni cura) sorveglia il tuo cuore perché è la sorgente perenne (da esso sgorga) della vita."

La parola "sorgente perenne" concorda con la raffigurazione usata da Giacomo di una sorgente o fontana che fa zampillare il tipo di acqua caratteristico di quella sorgente. Una traduzione diversa di quel versetto dice:

q      "Sorveglia sul tuo cuore con ogni diligenza, perché da esso sgorga la sorgente della vita." (NAS)

Ø      Tutto ciò che sgorga dalla tua vita o che esce dalla tua bocca, ha origine nel cuore. Se la sorgente è pura, ciò che ne esce è puro. Ma se la sorgente è corrotta, ciò che ne uscirà sarà corrotto.

 

È una malattia infettiva – state lontani da loro!

 

A questo possiamo paragonare le parole di Ebrei 12,15-16:

q      "(15) Vigilate che nessuno venga meno alla grazia di Dio. Che nessuna radice di amarezza spuntata tra voi provochi fastidi o problemi, e che per sua causa molti ne siano contaminati (CEI = ne siano infettati);

(16) non vi sia nessuna persona immorale o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio di una sola pietanza vendette la sua primogenitura."

Esaù aveva il diritto di primogenitura, ma lo ha venduto e lo ha perduto.

Ø      Anche noi possiamo avere un diritto di primogenitura o una promessa di Dio, ma se non ci comportiamo nel modo giusto, perderemo la primogenitura e l'eredità proprio come accadde alle dieci spie tornate con la relazione negativa.

Ø      Il motivo del comportamento di Esaù si va rintracciato nella radice di amarezza che aveva in cuore. Provava amarezza verso il fratello Giacobbe, un sentimento che gli produsse in cuore il frutto amaro che poi ha corrotto la sua vita, portandolo a perdere il diritto di primogenitura (Vedi Gen. 25,19-34).

Ø      Quindi, la radice del problema si trovava nel suo cuore. 

 

La Scrittura ci avverte che se qualcuno ha una radice di amarezza nel cuore, altri possono restarne contaminati.

Ø      L'uso corrotto e sbagliato della lingua è infetto. Le dieci spie tornarono con una relazione negativa e corruppero l'intera nazione. L'intero paese fu infettato da quel male deleterio. Per questo Dio lo tratta con tanta severità: è una malattia infettiva.  

 

Vi sono altri esempi di radici cattive nel nostro cuore che si esprimono attraverso la lingua, provocando problemi che ci derubano delle grazie e benedizioni che Dio desidera darci.

Ø      Possiamo ospitare in noi radici di risentimento, di incredulità, di impurità o di orgoglio. Qualunque sia la natura della radice che abbiamo in cuore, essa si manifesterà nel nostro modo di parlare.

Ø      Potremmo voler essere cortesi e gentili, ma una radice di risentimento avvelenerà le nostre parole con una specie di spirito pieno di rancore. Cercheremo di dire cose carine, ma non usciranno fuori nel modo giusto.

Ø      Possiamo affermare di essere credenti, ma una radice di incredulità ci farà agire come le dieci spie, aggiungendo il nostro "tuttavia" alle promesse di Dio. Lo stesso vale per l'impurità e per l'orgoglio.

Permettetemi di ricordarvi la storia del medico nel deserto che controllava i suoi pazienti di dissenteria. La sua prima domanda era: "Buon giorno, come va?" Ma senza ascoltare veramente la risposta, chiedeva subito dopo: "Fammi vedere la lingua."

 

Come rispondereste se Dio vi chiedesse: "Fammi vedere la lingua?"
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:30

 Capitolo Settimo

 

PRIMI PASSI VERSO LA GUARIGIONE

 

 

Consideriamo ora tre passi semplici, insegnati dalla Scrittura,

per guarire il problema della lingua.

   Passo :  Dai al tuo problema il suo vero nome: PECCATO

 

É importante diventare onesti. Finché ci serviamo di una qualche strana terminologia psicologica per coprire, condonare, scusare o far finta che il nostro problema non sia un problema vero e proprio, non accadrà nulla. Dobbiamo arrivare al momento dell'onestà. L' ho constatato personalmente molte volte nelle correzioni di Dio, sia nei miei confronti sia verso molta altra gente.

Ø      Quando arriviamo al momento della verità, Dio Si inserisce e accorre in nostro aiuto.

Ø      Ma fin quando cerchiamo di scusarci, di coprire o di mascherare il problema, Dio non farà niente per noi.

Ø      Qualche volta diciamo: "Dio, perché non mi aiuti?" Lui risponde (magari non ci sembra di sentirlo, ma Dio risponde): "Aspetto che tu sia onesto – onesto con te stesso e con Me."

Questo è il primo passo, e il più importante. Una volta intrapreso quel passo, siete sulla strada giusta per quello successivo:

Ø      Chiamate il vostro problema col suo vero nome: PECCATO.

 

La gente religiosa ha molti modi diversi per scusare o per sorvolare sull'abuso della lingua.

Ø      Pensiamo che non abbia grande importanza ciò che diciamo, mentre per Dio fa tutta la differenza.

Ø      In realtà abbiamo visto che da quello che dite determinate il vostro destino. Gesù ha detto:

q      "Dalle vostre parole sarete giustificati, e dalle vostre parole sarete condannati" (Mt 12,37). É una faccenda seria, non uno scherzo.

Arrivate al momento della verità e dite: "Ho un problema: è il peccato." A quel punto, siete pronti a fare il secondo passo.

 

    2°   Passo :  Confessate il peccato e ricevete perdono e purificazione

 

In 1 Giovanni 1,7-9 troviamo una chiara illustrazione di questo secondo passo:

q      "(7) Se camminiamo nella luce, come Egli è nella luce, siamo in amicizia (comunione) gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.

(8) Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.

(9) Se confessiamo (CEI = riconosciamo) i nostri peccati, Egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni ingiustizia (CEI = colpa)."

 

Anche qui torniamo a vedere l'importanza di essere onesti.

Ø      Il sangue di Gesù non purifica nel buio: solo quando veniamo verso la luce, possiamo ricevere la purificazione di quel sangue. Se camminiamo nella luce, il sangue di Gesù Cristo ci purifica di continuo, mantenendoci puri da ogni peccato.

Ø      Se diciamo di non avere peccati – che, come ho fatto notare, è il vero problema – inganniamo noi stessi. La verità non è in noi e non siamo nella luce.

Ø      Siamo ancora nelle tenebre, dove le enormi "provviste" che Dio ha pronte per noi non funzionano.

Ø      Poi arriviamo all'alternativa: se confessiamo i peccati, veniamo verso la luce e riconosciamo la vera natura e gravità del nostro problema, Dio allora, "che è fedele e giusto, ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni ingiustizia."

Dio è fedele perché ha fatto una promessa, e la manterrà; è giusto e retto perché Gesù ha già pagato la penalità per i nostri peccati;

Ø      quindi ci può perdonare senza compromettere la Sua giustizia.

 

Se confessiamo i nostri peccati, la Scrittura ci garantisce che Dio è fedele e nella giustizia ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni azione ingiusta. Tuttavia

Ø      Egli non si limita a perdonare ma, cosa persino più importante, ci purifica. Una volta purificati i nostri cuori, essendo questi la sorgente della vita, non continueremo più a commettere gli stessi peccati.

Ø      Se credete che i vostri peccati siano stati perdonati ma l'esperienza vi dice che non siete stati purificati, metterei in dubbio il fatto se davvero siete stati perdonati. Infatti,

Ø      lo stesso Dio che perdona anche purifica; la stessa Scrittura che promette il perdono, promette anche la purificazione. Dio non si ferma mai a metà strada, e

Ø      se facciamo fronte alle condizioni, otterremo l'intero pacchetto.

Ø      Ma se non vi facciamo fronte, non otterremo certo la metà; la realtà è che NON OTTERREMO UN BEL NIENTE.

Se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto e ci perdona i peccati e ci purifica da ogni ingiustizia e azione sbagliata.

Ø      Una volta purificato il cuore, il problema non sarà più lì perché è stato rimosso.

Ø      Ricordate che la condizione del cuore determina ciò che esce dalla bocca: un cuore puro non può produrre discorsi impuri. Le parole impure l'indicano un cuore impuro.

 

      Se andiamo alla luce, confessiamo i peccati e ci orientiamo verso Dio col nostro problema, allora Dio, che è fedele e giusto, ci perdona.

Le opere del  passato vengono cancellate, così come tutte quelle cose che desidereresti non avere mai detto.

2.      Dio purifica il tuo cuore. Così, da un cuore puro, purificato, anche ciò che uscirà dalle tue labbra sarà puro e limpido. Se col cuore glorifichi Dio, anche le tue labbra Lo glorificheranno.

Dio risolve il problema della lingua e delle labbra affrontando e risolvendo la condizione del cuore.

 

  Passo :  Rifiutate il peccato; arrendetevi a Dio

 

Vi è un aspetto negativo e uno positivo che vanno insieme, proprio come i due lati opposti di una stessa moneta. Dovete esercitare la volontà in entrambi i modi. Dovete:

è     DIRE di NO al peccato e

è     DIRE di a Dio.

Ma vanno fatte entrambe le cose.

Ø      Non potete dire "no" al peccato senza dire "sì" a Dio, perché altrimenti ci troveremo in un vuoto che tornerà ad essere riempito dallo stesso problema. Non è possibile sfuggire dal peccato senza arrendersi a Dio.

In Romani 6,12-14 Paolo dice:

q      “(12) Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da farvi obbedire alle sue voglie;

(13) e non continuate ad offrire le membra del vostro corpo al peccato come strumenti di ingiustizia; ma offrite voi stessi a Dio come persone vive, tornate dai morti e le vostre membra [o le parti del corpo] come strumenti di giustizia a Dio.

(14) Il peccato infatti non dominerà più su di voi, poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.”

 

Quando il peccato ti sfida, devi dire: "NO, non mi arrenderò a te; non ti cederò le parti del mio corpo. E soprattutto, non ti cederò quel membro che è la causa della maggior parte dei guai: la lingua. Peccato, non potrai più controllare la mia lingua."

Ø      Quindi puoi rivolgerti a Dio e dirgli: "Dio, Ti cedo la mia lingua, la consegno a Te e Ti chiedo di controllare il membro che io non riesco a controllare."

 

Vediamo cosa dice Giacomo al riguardo:

q      “Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dalla razza umana, ma la lingua nessun uomo la può domare: è un male irrequieto, è piena di veleno mortale" (Gc. 3,7-8).

Ø      Dovete accettare il fatto di non poter domare o controllare la vostra lingua.

Ø      Vi è una sola potenza in grado di farlo per il bene: la potenza di Dio per mezzo dello Spirito Santo.

Ø      Quando siete stati perdonati e purificati e poi siete di nuovo sfidati ad usare la lingua in maniera peccaminosa, dovete dire al peccato: "Non puoi avere la mia lingua; mi rifiuto di dartela."

Ø      Quindi dovete dire allo Spirito Santo: "Spirito Santo, ti cedo la mia lingua e ti chiedo di controllarla al posto mio."

 

Riassumiamo brevemente questi tre passi:

1.  Chiamare il vostro problema per nome : è un peccato.

2.  Confessare il peccato e ricevere il perdono e la purificazione.

3.     Rifiutare di arrendersi al peccato; decidere di arrendersi a Dio.

É questo il culmine del processo di liberazione e di guarigione.

 

Si tratta di cedere a Dio Spirito Santo quel membro che da soli non riuscireste mai a controllare.

 
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:31

Capitolo Ottavo

 

 

IL MOTIVO PER CUI AVETE UNA LINGUA

 

 

Abbiamo già visto come la radice di ogni problema riguardante la lingua è nel cuore.

Ø      Ciò ovviamente significa che per risolvere i problemi che infettano la lingua, dobbiamo prima affrontare i problemi di fondo radicati nel cuore.

Ø      Abbiamo appena considerato i tre passi necessari per risolvere alla radice i problemi annidati nel cuore, che si manifestano per mezzo della lingua.

1)      Dare al problema il suo vero nome: PECCATO. Venire al momento della verità: Dio agirà per voi solo sulla base della verità, perché è il Dio di Verità; e lo Spirito Santo è Spirito di Verità.

2)      Confessare e ricevere il perdono e la purificazione in base alla promessa che troviamo in 1 Giovanni 1,9:

"Se confessiamo i nostri peccati, Egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni ingiustizia."

Dio non si limita a perdonare il passato, ma purifica il cuore in tal modo che lo stesso problema venga risolto alla radice. Vi sarà allora un cambiamento nel frutto proveniente dal cuore.

3)      Rifiutare il peccato e arrendersi a Dio. Dire di no al peccato e di SÍ a Dio. Rifiutare il peccato e arrendersi allo Spirito Santo. La sola potenza nell'universo in grado di controllare efficacemente la vostra lingua per il bene è lo Spirito Santo.

 

Affrontiamo ora più in profondità l'aspetto positivo di questo terzo passo:

Ø      cedere a Dio, cedere a Lui, in un atto di resa, la nostra lingua.

Perché abbiamo una lingua? – Innanzitutto dobbiamo capire il vero motivo per cui il Creatore ha dotato ciascuno di noi di una bocca con tanto di lingua.

Ø      Nella Scrittura vi è la risposta, ma si tratta di uno di quegli interessanti esempi di verità possibili da scoprire solo mediante il paragone, affiancando due brani.

Ø      Nel farlo, ne avremo una rivelazione che non potremmo mai ricevere da uno solo dei due brani.

In questo caso, i due brani che ho in mente sono prelevati sia dal Vecchio sia dal Nuovo Testamento. Nel Nuovo Testamento, il passo del Vecchio Testamento viene citato in tal maniera da produrre un significato che non appare nel Vecchio Testamento.

Il brano del Vecchio Testamento è il Salmo 15,8-9:

q      "(8) Io pongo il Signore sempre dinanzi a me; poiché Egli sta alla mia destra, non posso vacillare.

(9) Per questo gioisce il mio cuore, e la mia gloria (CEI = anima) gioisce; anche la mia carne riposa al sicuro." 

 

La lingua è la nostra gloria

 

Vi prego di mettere a fuoco la frase: "la mia gloria gioisce."

Ø      Il giorno di Pentecoste, quando discese lo Spirito di Dio, e la folla si radunò per conoscere la ragione di quel trambusto, Pietro fece la sua prima, famosa predicazione.

Ø      Fece riferimento a tutto ciò che era avvenuto nella vita, morte e risurrezione di Gesù. Citò vari passi del Vecchio Testamento come prova che Egli era davvero il Messia e il Figlio di Dio.

Uno dei brani citati è in Salmi 16,8-9, e ne ritroviamo la citazione in Atti 2,25-26, dove Pietro dice:

q      "(25) Dice infatti Davide a suo riguardo: tenevo sempre il Signore alla mia presenza; poiché Egli sta alla mia destra, io non potrò vacillare.

       (26) per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne abiterà nella speranza."

Mettiamo ora insieme queste due frasi chiave:

Salmo 15,9: "gioisce la mia gloria," e

Atti 2,26, che cita lo stesso brano: "la mia lingua esultò."

Ø      Dove Davide nel Salmo dice "la mia gloria," Pietro, ispirato e interpretato dallo Spirito Santo, dice: "la mia lingua."

Ø      Ciò esprime qualcosa di molto profondo e importante: la nostra lingua è la nostra gloria.

 

Potreste chiedervene il perché, e la risposta è questa: il Creatore ha dato a ciascuno di noi una lingua per uno scopo supremo: glorificarlo.

Ø      Il solo motivo per cui abbiamo la lingua, è che con essa voi ed io possiamo glorificare Dio. Per questo la lingua diventa la nostra gloria: è il membro per mezzo del quale, al di sopra di tutti gli altri, possiamo glorificare il Creatore. Ciò conduce ad una conseguenza di importanza enorme.

Ø      Ogni impiego della lingua che non glorifichi Dio è un abuso, perché la lingua ci è stata data per glorificare Dio.

 

Andiamo ora alla famosa dichiarazione di Paolo in Romani 3,23:

q      Perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.”

L'essenza del peccato non consiste necessariamente nel commettere qualche crimine orrendo.

Ø      Essenza del peccato è venir meno di dare gloria a Dio, o non vivere per la Sua gloria. La gente potrebbe obiettare: "Ciò non vale per me; io non sono mai venuto meno alla gloria di Dio."

Ø      Ma io vi chiedo di controllare l'uso della lingua. Ricordate, il solo motivo per cui avete una lingua è glorificare Dio, e ogni uso che non lo glorifichi è abuso.

Ø      Non credo possa esserci qualcuno che possa dire onestamente di aver sempre usato la lingua per la gloria di Dio. Quindi, dobbiamo riconoscere la verità della dichiarazione di Paolo che tutti abbiamo peccato e abbiamo mancato l'obiettivo della gloria di Dio. Se ciò può non corrispondere a verità in ogni altro campo, lo è sicuramente per la lingua.

 

Il fuoco e la lingua

 

Sulla lingua dell'uomo si incontrano/scontrano due diversi tipi di fuoco:

1.     Vi è un fuoco che proviene dall'inferno, che infiamma la lingua dell'uomo "naturale", non rigenerato, carnale e peccatore.

Giacomo dice:

q      "Anche la lingua è un fuoco, un mondo di male che vive inserito tra le parti del corpo. Corrompe tutta la persona e incendia l'intero corso della vita, ed essa stessa viene incendiata direttamente dall'inferno" (Gc. 3,6).

Questo fuoco nella lingua umana proviene dallo stesso inferno e i suoi frutti – i risultati e le conseguenze – sono infernali.

Ø      Ma il giorno di Pentecoste, quando Dio portò all'esistenza la comunità redenta che Egli intendeva usare per la Sua gloria sulla terra, discese un altro tipo di fuoco proveniente da un'altra fonte.

Ø      Il fuoco dello Spirito Santo proveniva dal cielo, non dall'inferno. Dapprima agì nelle lingue dei presenti nella sala dell'Ultima Cena. In altre parole, il fuoco di Dio proveniente dal cielo espulse il fuoco naturale della lingua proveniente dall'inferno. Quel fuoco infernale fu sostituito da un fuoco che pulisce, purifica e glorifica Dio.

Vediamo Atti 2,1-4 :

q      "(1) Quando giunse il giorno di Pentecoste, si ritrovavano tutti insieme nello stesso luogo.

          (2) Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano.

          (3) Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro. 

[Notate: vi era una lingua di fuoco su ciascuno di loro.]

          (4) ed essi furono tutti riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi."

Notate che lo Spirito in primo luogo operò nella loro lingua. Il fuoco di Dio proveniente dal cielo dette loro un modo nuovo di usare la lingua.

Ø      Poi la Scrittura chiarisce che tutto ciò che dicevano dopo quel fatto, attraverso lo Spirito Santo, glorificava Dio. Stavano usando la lingua secondo lo scopo stabilito da Dio, e per il quale Egli aveva dato loro una lingua.

 

La chiave di questo problema sta nel cedere, arrendere la lingua allo Spirito Santo. Paolo lo dice con chiarezza in Efesini 5,17-18:

q      "Non siate perciò stolti (CEI = inconsiderati), ma sappiate comprendere la volontà di Dio.

[Il versetto successivo ci dice qual è la volontà di Dio:]

(18) Non ubriacatevi di vino, che porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito."

Dobbiamo mettere le due cose insieme:

Ø      Se è peccato ubriacarsi di vino, è peccato anche non essere ricolmi di Spirito Santo.

-        Il Comandamento positivo è valido esattamente come il negativo: Non vi ubriacate di vino, ma siate ricolmi di Spirito Santo.

-        Si può dire che siano due tipi diversi di ubriacatura, se riuscite ad accettare l'interpretazione, perché

-        il Giorno della Prima Pentecoste, quando uomini e donne furono riempiti per la prima volta di Spirito Santo, i denigratori dissero: "Sono ubriachi!"

Ø      In un certo senso erano inebriati, ma di un tipo di ebbrezza totalmente diverso. Non erano ubriachi di vino, ma ripieni di Spirito Santo. Quindi Paolo prosegue:

 

19.    "Parlate tra voi (CEI = intrattenetevi) con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore nel (CEI = con tutto il) vostro cuore

          (20) e rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo" (Ef 5,19-20).

Notate la parola "parlate" posta subito dopo l'ingiunzione di "essere ricolmi di Spirito Santo."

Ø      Nel Nuovo Testamento troviamo quindici punti in cui si parla di persone che sono state riempite o che erano piene di Spirito Santo; in ognuno la manifestazione iniziale è venuta attraverso la bocca: "La bocca parla di ciò che sovrabbonda nel cuore."

 

Quando siete ripieni di Spirito Santo, la prima manifestazione vi uscirà dalla bocca, attraverso la lingua.

Ø      Anziché mormorare, lamentarvi, criticare e alimentare l'incredulità, Paolo dice che parlerete, canterete, farete musica e renderete grazie. L'intero uso della lingua sarà positivo, non negativo.

Ø      La soluzione di ogni problema di peccato nella nostra vita deve essere positiva.

 

Non basta smettere di peccare: dobbiamo avere la rettitudine, comportarci bene.

Non basta negare la lingua al diavolo: dobbiamo cederla, consegnarla allo Spirito Santo.

Siate ricolmi di Spirito Santo e POI parlate: ecco il rimedio.
MARIOCAPALBO
00lunedì 30 gennaio 2012 18:32

Capitolo Nono

 

L'IMPORTANZA DELLA CONFESSIONE

 

 

Abbiamo bisogno di capire in che modo il giusto uso della lingua ci collega in maniera specialissima a Gesù Cristo quale nostro Sommo Sacerdote. Il sommo sacerdozio di Gesù è un ministero eterno che continua anche in cielo.

Ø      Dopo aver risolto il problema dei nostri peccati mediante la sua morte, risurrezione ed ascensione al cielo,

Ø      Gesù è entrato in un ministero eterno in qualità di nostro Sommo Sacerdote, che ci rappresenta di continuo avanti alla presenza di Dio.

Ma Gesù è il nostro Sommo Sacerdote alla condizione che noi, con la nostra lingua, facciamo la confessione giusta.

 

Ecco come si esprime l'autore della lettera agli Ebrei:

q      "Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene la mente in Gesù, l'apostolo e sommo sacerdote della nostra confessione(CEI = fede che noi professiamo)." (Eb 3,1).

Notate l'ultima frase: Gesù è il sommo sacerdote della nostra confessione.

Ø      É quindi la nostra confessione che ci collega a Gesù nella sua qualità di Sommo Sacerdote.

Ø      Se ci limitiamo a credere senza fare alcuna confessione, il Suo sommo sacerdozio non potrà agire per conto nostro.

Ø      Gesù in cielo opera in qualità di nostro Sommo Sacerdote solo sulla base della nostra confessione, NON della nostra fede interiore e silenziosa.

Confessione = dire la stessa cosa della Parola di Dio

É incredibile l'importanza di fare e mantenere la giusta confessione.

Ø      La parola "confessione" significa alla lettera: "dire la stessa cosa di."

Ø      In questo senso, confessione significa dire con la bocca la stessa cosa che ha detto Dio nella Scrittura. Significa far concordare le parole della nostra bocca con la Parola di Dio espressa nella Scrittura.

Quando faremo concordare, nella fede, le parole della bocca con ciò che Dio ha detto nella Bibbia, ciò permetterà a Gesù di esercitare il suo ministero sacerdotale in qualità di nostro rappresentante alla presenza di Dio.

 

Se facciamo la confessione sbagliata, frustriamo il Suo ministero. Tutto dipende dalla nostra confessione giusta: è quella che ci collega a Gesù come nostro Sommo Sacerdote.

Ø      Nella lettera agli Ebrei l'argomento viene esposto altre due volte. Il primo riferimento lo troviamo in Ebrei 4,14:

q      "Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, atteniamoci con fermezza alla nostra confessione" (CEI = manteniamo ferma la professione della nostra fede) (Eb 4,14).

É la nostra confessione che continua a collegarci a Gesù quale nostro sommo sacerdote. E ancora, in Ebrei leggiamo:

q      "(21)Avendo noi un grande [sommo] sacerdote sopra la casa di Dio,…

          (23).      ... Atteniamoci saldamente alla confessione (CEI = manteniamo senza vacillare la professione) della nostra speranza senza vacillare, perché colui che ha promesso è fedele" (Eb 10,21; 23).

Ogni volta che la Bibbia parla di Gesù come nostro Sommo Sacerdote, dice sempre che

Ø      dobbiamo fare, mantenere e attenerci saldamente alla confessione della nostra fede e della nostra speranza.

Ø      É la nostra confessione a collegarci a Gesù come nostro Sommo Sacerdote, e se non la manterremo, frustriamo il ministero che Egli svolge per conto nostro.

In realtà, la confessione giusta è un elemento essenziale per la salvezza.

 

q      "(8) «Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore»: cioè la parola della fede che noi predichiamo:

          (9) Che se confesserai con la bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.

          (10) Con il cuore infatti l'uomo crede per ottenere la giustizia e con la confessione della bocca accede alla salvezza (CEI = si fa la professione di fede per avere la salvezza)." (Rm 10, 8-10).

E ancora, come abbiamo visto in tutto questo studio, esiste un legame diretto tra cuore e bocca. Gesù ha detto: "La bocca parla di ciò di cui è pieno il cuore."

La salvezza dipende da due cose:

1.     esercitare la fede nel nostro cuore e

2.     fare la giusta confessione con la bocca.

 

La parola "salvezza" nella Bibbia include tutte le provviste e benedizioni di Dio per noi ottenute attraverso la morte di Gesù Cristo.

Ø      Include le grazie e benedizioni spirituali, fisiche, finanziarie, temporali ed eterne. Tutte queste grazie, acquistate dalla morte di Gesù, si riassumono nella parola "salvezza".

Per entrare nella pienezza della salvezza di Dio in ogni campo della nostra vita, dobbiamo fare la confessione giusta.

Ø      In ogni campo, qualunque esso sia, con la bocca dobbiamo dire la stessa cosa che Dio dice nella Sua Parola.

Ø      Quando la nostra confessione concorda con la Parola di Dio, ci inoltriamo nella provvista completa di Dio per la salvezza e abbiamo il ministero di Gesù quale nostro Sommo Sacerdote che agisce in cielo per conto nostro.

Ø      Con Lui alle spalle, grazie alla nostra confessione, niente potrà impedirci di progredire nella pienezza della salvezza.

La nostra confessione ci collega a Gesù in qualità di nostro Sommo Sacerdote: per questo ciò che diciamo con la bocca determina la nostra esperienza.

 

Torniamo brevemente alla illustrazione della lingua come timone della vita umana.

q      "(4) "Prendiamo come esempio le navi. Benché siano così grandi e vengano sospinte da venti gagliardi, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole chi le manovra.

          (5) Allo stesso modo, anche la lingua è una piccola parte del corpo .... (Gc. 3,4-5).

Ø      Ciò che il timone rappresenta per la nave, la lingua è per il corpo o per la vita. Il giusto uso del timone dirige la nave a destinazione; ma l'uso sbagliato la porterà al naufragio. Lo stesso vale per la lingua.

Ø      Il giusto uso della lingua porta al successo e alla pienezza della salvezza. L'uso sbagliato porterà al naufragio e al fallimento.

La nave è guidata da un timone piccolissimo verso qualunque destinazione voglia il pilota. Un grande transatlantico potrà anche avere un capitano con molti anni di esperienza, ma quando egli giunge in un porto non gli è permesso ormeggiare egli stesso la nave.

Ø      É regola quasi invariabile che debba prendere a bordo un pilota e permettergli di assumersi la responsabilità di usare il timone per le operazioni di ormeggio.

 

Noi possiamo anche sentirci in grado di manovrare la nostra vita, ma vi sono situazioni che non riusciamo a gestire.

Ø      Allora dobbiamo prendere a bordo un pilota e permettergli di assumersi la responsabilità. Riuscite a indovinare chi è il pilota? Ma è ovvio! É lo Spirito Santo! Lui solo potrà metterci in grado di usare la lingua nel modo giusto e di fare la confessione giusta.

Lo Spirito Santo è Spirito di Verità e Spirito di Fede. Quando motiva e controlla le nostre parole e i nostri discorsi, questi diventano positivi.

Ø      Allora il nostro parlare renderà onore a Dio e porterà le Sue grazie e benedizioni nella nostra vita.

Ø      Ognuno di noi ha bisogno che lo Spirito Santo piloti la sua vita attraverso il controllo della lingua. É Lui la soluzione ultima e definitiva al problema della lingua umana.

Dio ci permette di arrivare al punto del fallimento. Egli dice: "Nessuno di voi riuscirà a controllare la propria lingua." E poi aggiunge: "Ma io ho un Pilota. Lo inviterete a bordo?"

Ø      La vostra parte è semplice: basta rispondere con una preghiera di questo tipo: 

 

Spirito Santo, proprio non riesco a controllare la mia lingua e a farla funzionare nel modo giusto.

Vieni in me ad assumertene Tu il controllo.

Mi arrendo a Te. Dammi una lingua che glorifichi Dio. Amen.

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