1 Il rinnovamento nella Chiesa:

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MARIOCAPALBO
00lunedì 26 marzo 2012 20:25
Sulla sabbia o sulla roccia?

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Il rinnovamento nella Chiesa:

 

Sulla sabbia o sulla roccia?

 

 

Non molto tempo dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, e l'apparire delle prime direttive e dei primi risultati del rinnovamento, c'era già chi si chiedeva se la spinta al rinnovamento proveniente dal Concilio non fosse in qualche modo mal diretta. C'era chi si chiedeva se per caso non ci si stesse ingolfando in cose di secondaria importanza, trascurando di proposito ciò deve stare al centro di qualsiasi rinnovamento davvero significativo della Chiesa: il rinnovamento, cioè, del nostro rapporto personale con Dio. Una di queste persone, Charles Davis, teologo inglese, disse allora alcune cose su cui vale ancor oggi la pena di meditare, a prescindere dal modo in cui egli stesso ha poi risolto quei problemi:

 

"Il gran parlare che si fa in vari luoghi sui temi del rinnovamento, mi ha messo in contatto con molte persone desiderose di ravvivare la loro fede. Ho trovato un senso di vuoto, ma accompagnato da una sete profonda di conoscere Dio. In fondo alla propria vita la gente ha un vuoto che attende di essere colmato. Si preoccupano per la propria fede, che trovano sfuggente. Non parlo di chi si preoccupa dei cambiamenti postconciliari, perché non sono loro a turbarsi. Parlo di quelli che cercano qualcosa di più: cercano qualcosa che riempia il vuoto della loro vita, e ciò che ascoltano non riesce a farlo. I più sensibili si rendono conto di essere alla ricerca di Dio: pare che Egli si sia ritirato dal mondo e da loro. Vengono ad ascoltare predicatori come me. Sentono parlare di nuova liturgia, del nuovo modo di intendere il ruolo del laico, della collegialità, della Chiesa e del mondo, e di mille altre idee nuove ed eccitanti. Ne sono davvero impressionati. Ma chi parlerà loro, in tutta semplicità, di un Dio-Persona che egli conosce intimamente, e chi renderà viva ancora una volta anche per loro la realtà e la presenza di Dio?

 

Di fronte a una tale necessità, quanto è patetico, sì, e superficiale l'attivismo frenetico per un rinnovamento! Noi riformatori sappiamo tanto sulla religione, la Chiesa e la teologia, ma ci ritroviamo a mani vuote e ci sentiamo a disagio davanti a chi è assetato di Dio. La santità è più difficile da acquisire che non l'adeguamento e la padronanza sul pensiero contemporaneo. Ma quelli che, dopo aver ascoltato i nostri entusiastici discorsi, in tutta semplicità ci chiedono di portarli a Dio, in realtà esigono da noi, magari inconsapevolmente, la santità. E temo che tutto possano trovare, fuorché quella. Il chiasso della pubblicità moderna e delle conoscenze tecniche per migliorare lo zelo è una causa potente di inganno. Ai santi in passato era richiesto di rinnovare la Chiesa. Noi supponiamo di cavarcela passando come operatori spirituali.

 

Lo zelo per il rinnovamento può essere addirittura usato come un modo per sfuggire da Dio. Più ci daremo da fare in questioni liturgiche, apostolato laico, ecumenismo, risveglio biblico, riforma delle strutture della Chiesa e tutto il resto, più sarà incessante la nostra attività nella causa dell'aggiornamento, meno avvertiremo il bisogno di un confronto con la realtà di Dio nella nostra vita. Un certo timore ci impedisce di ammettere il vuoto che vi troveremmo." ('America', 29 Gennaio, 1966).

 

         Ed ora, a tanti anni dalla chiusura del Concilio, faremmo bene a chiederci: "Tutti i nostri consigli parrocchiali, le associazioni, i sinodi, i seminari di studio, le conferenze, i sistemi operativi, i programmi multimediali di istruzione religiosa, le finanze diocesane meccanizzate e reclamizzate, i vescovi in borghese, i diaconi sposati, i preti e le suore nelle grandi città ... stanno producendo una Chiesa moderna (ecclesia = un popolo chiamato in disparte per essere dedicato a Dio, che è nel mondo senza essere del mondo), oppure solo una misera imitazione del mondo moderno?

 

Messaggio incompreso

 

            La spinta maggiore al rinnovamento è andata avanti basandosi sul presupposto che il kerigma (il messaggio cristiano di base) fosse un qualcosa di cui i cristiani si fossero efficacemente appropriati. Si pensava che sarebbe bastato un aggiornamento teologico, che avrebbe incluso al centro l'esposizione delle implicazioni del cristianesimo nell'azione sociale nel mondo moderno. Un altro punto focale del rinnovamento è stata l'opera di democratizzazione delle strutture nella Chiesa. E questo, con risultati davvero tragici.

 

         La Chiesa nel suo complesso non ha compreso efficacemente, né fatto proprio, il messaggio di salvezza, il Kerigma. Sono innumerevoli i cattolici battezzati, in quasi tutti i paesi del mondo, che nella loro vita non si sono mai impegnati personalmente con Gesù accettandolo come Salvatore e Signore. E, nonostante il sacramento della cresima, non sperimentano neppure la vera potenza e le opere dello Spirito Santo nella loro vita. "Sacramentalizzare" o "catechizzare" in una situazione simile, non può che produrre un cristianesimo distorto.

 

          Guai e sventure personali saranno la sicura conseguenza di chi cerca di vivere la Legge al di fuori di un'esperienza personale e continua della grazia, vivendo cioè le implicazioni senza la realtà che le sostiene. Intraprendere ad esempio la riflessione o l'azione nel campo della missione cristiana, senza prima sperimentare in maniera viva ed efficace la salvezza e il potere datici in Gesù Cristo, è esser certi di distorcere proprio quella stessa missione. E oggi nella Chiesa esempi di questo tipo abbondano.

 

     I cristiani interessati al rinnovamento cominciano ad accorgersi che la situazione è proprio questa, e qua e là sorgono voci che cominciano ad attirare l'attenzione su questo dato.

 

La necessità di evangelizzazione

 

            Il vescovo Flores di San Antonio ha dichiarato di recente che molti problemi della Chiesa non si risolveranno facendo partecipare la gente ai sacramenti, ma con un’evangelizzazione di base. Ha sottolineato che molti cattolici non sono mai stati veramente evangelizzati con efficacia (portati, cioè, ad una fede e fiducia personale in Gesù quale loro Salvatore e Signore), ma che sono stati piuttosto "sacramentalizzati." (Discorso riportato sul 'The Texas Catholic', Novembre, 1970).

 

     Nel Gennaio 1970 la rivista 'America' uscì con un’edizione speciale sulla Chiesa nell'America Latina, e riferì come alcuni vescovi avessero ammesso che la strategia fondamentale della Chiesa in America Latina, - basata sul vasto impiego di capitali e di forza-lavoro nell'opera di rieducazione o catechesi - presupponeva un’evangelizzazione che in realtà non c'è mai stata. E proprio questa, purtroppo, è la strategia usata in molti paesi del mondo in vaste parti del rinnovamento.

 

        Insegnare la moralità cristiana o i principi morali cristiani a persone che non fanno l'esperienza di quel rapporto particolare di grazia e di amicizia col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, (a prescindere dal numero di 'nuove liturgie' cui partecipano; e in genere la maggior parte delle liturgie celebrate oggi non è realmente basata sul vangelo) significa mettere la gente nella stessa condizione in cui si trovavano gli ebrei sotto la Legge: avere un ideale di vita irraggiungibile con le sole, normali risorse personali. Prima o poi tale situazione produce, in chi prende la Legge sul serio, forti frustrazioni e distorsioni della vita religiosa autentica e della personalità.

 

         Cominciai a lavorare a tempo pieno come cristiano nel 1965, lo stesso anno che vide la conclusione del Concilio. Negli anni successivi ho viaggiato intensamente in tutti gli Stati Uniti e il Canada, e posso dire di aver incontrato quasi ogni tipo di situazione esistente oggi nella Chiesa. Ho visitato molti seminari, case-madre, provincialati, università cattoliche, facoltà di teologia, opere all'interno delle grandi città, gli ambienti dell'istruzione religiosa (sia scuole cattoliche che programmi CCD), organizzazioni nazionali laiche, ministeri presso le università e una quantità di situazioni in normali parrocchie, conventi e canoniche.

 

        All'inizio dei miei viaggi, mi resi conto che la strategia di rinnovamento più frequentemente seguita presupponeva, erroneamente, che le fondamenta cristiane di base fossero a posto e che la comprensione fondamentale dell'impegno verso la persona di Gesù Cristo fosse forte e chiara. Si concentrava allora sulle implicazioni dell'impegno cristiano di base, e in particolare sulla dimensione sociale e sui cambiamenti nella liturgia e nelle strutture.

 

      I cambiamenti liturgici erano quasi invariabilmente superficiali.

 

      'Ritengo che questo tipo di accostamento al rinnovamento, accettato su vasta scala, non solo sia radicalmente sbagliato nei suoi presupposti di base, ma che per il fatto di esser stato così ampiamente accettato, e quindi di esser stato una base d'azione in tutta la Chiesa (quale risposta schiacciante e dominante al Concilio Vaticano II) "abbia prodotto un cristianesimo gravemente distorto" in tutta la Chiesa.

 

Mondanità o "secolarismi" con bardature cristiane

 

           A diversi anni dall'inizio di uno sforzo di rinnovamento che presupponeva la presenza delle fondamenta di base e che si è concentrato su questioni, importantissime in molti casi, ma in ultima analisi secondarie, è stato possibile costatare in molte zone la presenza di un cristianesimo gravemente carente. Nei posti-chiave della Chiesa vi sono oggi molte persone che, forse, usano ancora il linguaggio cristiano - o più comunemente un gergo teologico - ma che in realtà ne negano il significato tradizionale e la potenza. Vivono, in pratica, ciò che alla radice è una variante dell' "umanesimo secolare", rivestito di qualcosa che, ad un’accurata ispezione, altro non è che "bardatura cristiana", vuoti ornamenti privi di un vero significato.

 

      Anni di concentrazione sui campi importanti sì, ma secondari, delle implicazioni sociali e della riforma strutturale del cristianesimo, assieme ad una quasi totale ignoranza di ciò che è davvero fondamentale nella vita cristiana, hanno prodotto nella vita di molti una visuale ed una pratica distorte del cristianesimo, in molti punti esplicitamente ostili ai fondamenti della vita cristiana.

 

            Se più di vent'anni fa le fondamenta erano deboli, oggi non è insolito trovare una 'teologia' e dei sistemi di valori di per sé assai solidi, ma che in realtà funzionano da contro-fondamento, non solo notevolmente diverso dal cristianesimo autentico, ma apertamente ostile allo stesso, pur continuando a servirsi di un linguaggio e di forme cristiane. E non è per nulla insolito che le persone coinvolte in queste contro-fondamenta esibiscano molte delle caratteristiche descritte da Paolo nella sua seconda lettera a Timoteo. In realtà, un modo efficace di riassumere quanto sta accadendo è dire che la gente si attiene alle forme esteriori del cristianesimo, negandone tuttavia la potenza.

 

"Devi sapere che negli ultimi tempi verranno giorni difficili. Gli uomini saranno egoisti, ameranno il denaro, saranno orgogliosi, arroganti, ingiuriosi... conserveranno le forme esteriori della religione (le apparenze), ma ne rinnegheranno la potenza... Verrà il tempo in cui gli uomini non sopporteranno più l'insegnamento solido, ma seguendo le loro voglie cercheranno maestri che si adeguino ai loro gusti, e si allontaneranno dall'ascolto della verità, andando dietro alle favole. Quanto a te, rimani sempre saldo, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunziare il Vangelo, adempi il tuo ministero." (cf. 2 Tm 3, 1-5; 4,3-5).

 

Oggi non è solo necessario intraprendere un’evangelizzazione sulle fondamenta, riconoscendo la secondarietà di gran parte del rinnovamento sinora praticato, ma è anche indispensabile venire alle prese con gli atteggiamenti anti-evangelici prodotti proprio dall'incompletezza dello stesso rinnovamento.

 

              Credo di poter meglio comunicare questo problema condividendo con voi, nei dettagli, alcune delle situazioni reali incontrate negli anni immediatamente successivi al Concilio, e che in molti casi persistono.

 

Un ritiro presso le scuole superiori

 

          Poco dopo aver cominciato a lavorare con un altro giovane, durante un viaggio verso altra destinazione ci capitò di pernottare in un monastero adibito a casa di ritiri. C'era un ritiro in corso, e il responsabile ci chiese di condividere "in breve" la nostra esperienza cristiana con le ragazze. Era un ritiro per circa 100 alunne delle scuole superiori, provenienti da un gruppo di accademie cattoliche della Costa Orientale. In breve, facemmo la nostra "testimonianza" di come eravamo giunti ad un impegno più pieno e ad una relazione più profonda con Gesù Cristo, e di come stavamo sperimentando l'amore di Dio, esponendo alcuni dettagli sui maggiori cambiamenti della nostra vita.

 

      I risultati furono sorprendenti. Tutto il ritiro si fece estremamente attento e molte ragazze cominciarono a piangere. Quando il coordinatore vide quanto stava accadendo, ci chiese di restare per aiutarlo a mandare avanti il ritiro. Durante il ritiro diverse ragazze dichiararono, sia in pubblico sia in privato, che questa era la prima volta nella loro vita che erano giunte a conoscere Dio come Persona con cui poter avere una relazione, e la prima volta in assoluto in cui si erano impegnate con la persona di Gesù.

 

            Fino al nostro arrivo, il programma del ritiro era stato: "Aggiornamento teologico, consapevolezza sociale", ed erano previste gite turistiche in autobus delle ragazze per visitare i quartieri più poveri della città, e poi riunirsi a discutere su ciò che all'epoca erano novità liturgiche, come il bacio della pace. Il ritiro così concepito presupponeva che, dopo 12 anni di insegnamento cattolico, nella maggior parte delle ragazze le fondamenta della vita cristiana fossero solide: quindi, ci si doveva concentrare sulle implicazioni di quelle fondamenta nell'ordine sociale. Risultò invece evidente che molte ragazze non si erano seriamente impegnate con Cristo, e che le presupposte fondamenta non erano una realtà efficace e vitale.

 

Ministero presso le università

 

           Alcuni anni fa cominciai a scontrarmi in modo particolarmente chiaro con alcuni "cattivi frutti" risultanti dalla strategia predominante di rinnovamento. Ad un incontro regionale del ministero universitario (Newman), inclusi i cappellani e leader degli studenti, mi fu chiesto di fare un discorso su un argomento di mia scelta.

 

      Dopo aver pregato, capii di dover parlare sulla parabola del giovane ricco. E lo feci, accennando brevemente a quanto la parabola aggiungeva alla nostra interpretazione della vita cristiana, oltre il solo esser buoni ed amare il prossimo, e in cosa consistesse e cosa includesse l'essere in relazione con Gesù quali suoi discepoli: seguire Gesù nella sua relazione col Padre di perfetta obbedienza, passando notti in preghiera; seguire Gesù nell'orientare innanzi tutto la nostra vita al servizio di Lui e il Suo regno, aprendogli tutte le nostre risorse intellettuali, materiali, della volontà e di tempo; sottomettendogli i nostri pensieri e progetti su carriera e matrimonio; seguire Gesù nel richiamare gli uomini al pentimento, a far ritorno a Dio. La risposta fu ancora sorprendente, ma in maniera diversa.

 

            Dopo il discorso, una ragazza si alzò in piedi piangendo e cercando di esprimere, con una certa  amarezza, che il Gesù di cui avevo parlato non era il suo Gesù; che il Gesù da lei conosciuto parlava solo d’amore, e che lei odiava il Gesù e il Vangelo di cui io avevo parlato. Poi si alzò un giovane per dire alla ragazza di stare calma e di non eccitarsi sulle diversità di linguaggio: quindi le assicurò che io e lei eravamo fondamentalmente d'accordo, e che stavamo solo usando un linguaggio diverso e termini diversi perché, alla fin fine, "cristianesimo ed umanesimo sono la stessa cosa."

 

      Un altro giovane si alzò per esprimere la sua insoddisfazione riguardo a questa soluzione semplicistica della difficoltà, suggerendo che invece le differenze erano notevoli, al di là della sola diversità di linguaggio, tra cristianesimo e ciò che gli umanisti secolari avrebbero capito e fatto della loro vita. Si alzò poi un altro studente per dire brevemente quanto fosse bello amare la gente, e come non avesse alcuna importanza ciò in cui si credeva. A questo punto, uno dei cappellani espresse tutta la sua meraviglia sullo stato di scompiglio in cui si trovavano le fondamenta cristiane dei giovani leader degli studenti.

 

       In seguito, durante un incontro privato con i cappellani, alcuni di essi ammisero che la loro strategia fondamentale, mai analizzata prima e prelevata dall' "ambiente ecclesiastico," era stata quella di presupporre le fondamenta, e di lavorare per portare alla consapevolezza sociale, a sentimenti comunitari nelle liturgie e alla consapevolezza delle attuali relazioni. Ammisero poi che la sessione appena conclusa era stata una rivelazione ed aveva loro aperto gli occhi, poiché avevano potuto vedere qual era la vera situazione delle fondamenta cristiane nella vita dei leader dei loro studenti, e quali atteggiamenti erano stati colti concentrandosi unicamente su alcuni aspetti determinati e selezionati tra i temi di rinnovamento più noti. Da questo e da altri incontri simili è risultato un cambiamento notevole di direzione per diversi di quei ministeri universitari, e in America stanno emergendo numerosi ministeri promettenti ed equilibrati, che non trascurano più le fondamenta del cristianesimo.

 

            Poco dopo questo fatto, mia moglie Ann e io fummo invitati a parlare ad un gruppo di studenti di due diversi tipi di scuole superiori: una scuola superiore cattolica ed una con un programma diocesano di CCD, riconosciuto a livello nazionale come leader per un’istruzione religiosa innovativa. Ci chiesero di parlare sulla preghiera. Attingendo alla Scrittura, parlammo in tutta semplicità della relazione personale, presupposta nella preghiera cristiana, col Padre, con Gesù nostro Salvatore, Signore e fratello e con lo Spirito Santo, lo stesso Spirito di Gesù. Nel periodo successivo dedicato alle domande, vennero a galla diverse cose interessanti. Uno studente suggerì che tutto quanto avevamo detto poteva andare benissimo se si accettava la tradizione giudaico - cristiana ma che, come tutti sanno, esistevano altre tradizioni tra cui poter scegliere, ed egli stesso preferiva essere buddista, perché riteneva più accettabile la loro moralità sessuale. Di fatto, questo studente non conosceva affatto bene il buddismo, poiché la sua moralità sessuale è molto simile al codice cristiano, ma è servito a rivelare in che modo un forte indifferentismo religioso ed una grande ignoranza siano penetrati persino tra i più giovani e, dai risultati, non 'nonostante' la loro istruzione religiosa, ma proprio a causa del tipo di istruzione a cui erano stati esposti.

 

            Un altro studente sollevò obiezioni circa l'utilità di usare la Scrittura quale guida alla verità perché, come tutti sapevano, le Scritture sono un'invenzione, successive di secoli alla Chiesa primitiva. Rilevò inoltre che il Vangelo di Giovanni conteneva forti tinte di filosofia greca, e non si poteva quindi fare affidamento sull'immagine di Gesù presentata nello stesso. Le date citate erano quanto mai fuori tempo e la sua competenza biblica sul vangelo di Giovanni alquanto arretrata (mia moglie aveva appena frequentato un corso sul Vangelo di Giovanni, e fu in grado di condividere alcune delle più recenti conferme archeologiche da parte di testimoni oculari, su alcune parti importanti di quel vangelo), ma  chiaramente il suo rifiuto della Scritturo era dovuto ad una presentazione immatura e priva di sensibilità pastorale, ricevuta al corso di religione.

 

      Un altro studente si riferì direttamente alle differenze tra quanto avevamo detto noi e ciò che si insegnava nei corsi di religione: gli pareva che noi presentassimo risposte definite sul fatto di conoscere e seguire Cristo, mentre nei corsi il cristianesimo veniva presentato come una ricerca interminabile di risposte, e che in qualche modo l'opinione di ognuno poteva essere "giusta per lui." In altre parole, la nozione di una verità obiettiva, valida per tutti gli uomini, che era possibile percepire e fare propria nella persona di Cristo, era stata completamente distrutta.

 

L'istruzione religiosa

 

         Alcuni anni fa alcuni educatori, responsabili dell'istruzione religiosa di tutti gli studenti cattolici di una città marina in una certa diocesi, mi chiesero di presentare ai ragazzi una serie di tre seminari settimanali sullo Spirito Santo e sulla preghiera. Attraverso quella esperienza mi fu possibile capire con maggior chiarezza perché gli studenti che avevamo visitato in precedenza si trovavano in quelle condizioni. Questa diocesi è famosa a livello nazionale per gli "avanzamenti" nel campo dell'istruzione religiosa, e molti dei suoi programmi sono stati adottati da altre diocesi in tutto il territorio statunitense.

 

     Sin dal primissimo incontro risultò che difficilmente questi insegnanti di religione avevano mai parlato tra loro di quale fosse la parte fondamentale del messaggio cristiano o, addirittura, della sua stessa essenza. Gran parte delle loro precedenti conversazioni avevano riguardato questioni di metodo e di materiali, le relazioni interpersonali, il modo di rivolgersi agli studenti, le lamentele per la mancanza di fondi ecc. Quando feci l'esegesi non controversa della predicazione iniziale degli Apostoli secondo gli Atti, ed esposi come essa presenti la via basilare della salvezza tramite Gesù di Nazaret, presentandola come base di ogni altra cosa, fui sorpreso di scoprire che circa la metà degli insegnanti si opponeva alla stessa nozione che ci fosse qualcosa di fondamentale e di obiettivo al centro del cristianesimo. Diversi insistevano che non c'era modo di affermare cosa - ammesso che vi fosse qualcosa - fosse fondamentale al cristianesimo, ma che tutti eravamo semplicemente alla ricerca della verità, e che in questa ricerca è l'essenza del cristianesimo.

 

     Probabilmente ai nostri giorni questa è una delle distorsioni più diffuse del cristianesimo: ignora completamente il fatto che il cristianesimo, nella sua essenza, è una risposta alla condizione dell'uomo, una risposta che squarcia tutte le altre risposte umane. Uno dei principali leader del programma, interpretando in maniera del tutto errata la nozione di "popolo pellegrino" esposta nel Concilio, ribadì che i cristiani non avevano risposte, e che tutto quanto potevano fare era unirsi alla ricerca di tutti gli altri uomini e identificarsi con i problemi della gente. La nozione che alla Chiesa sia stato affidato un messaggio definito, che esiste una via ben definita di salvezza rivelata in Gesù di Nazaret, e in realtà quasi ognuna delle verità cristiane di base, sono messe in questione o negate, e talvolta con insistenza, dalla maggior parte di questo gruppo di insegnanti.

 

     Nel corso di quelle tre settimane, alcuni ammisero l'imbarazzo di essere insegnanti di religione senza aver niente da insegnare, e uno arrivò persino ad esprimere seriamente la possibilità di non poter più far parte di quel corpo insegnanti, se egli stesso non credeva al cristianesimo e non ne conosceva il messaggio di base. Molti ammisero che la loro opera non era affatto istruzione religiosa, ma qualcosa che si poteva chiamare "pre-evangelizzazione", e uno espresse il timore che non avrebbero mai potuto far altro, non avendo una "Buona Novella" da annunziare. Uno di loro, in privato, mi espresse i suoi gravi dubbi sugli effetti che quel modo di presentare il cristianesimo - senza un impegno né la sottomissione alla persona di Gesù Cristo - doveva avere nel cuore degli studenti. Egli notava ostilità, e persino odio, verso alcune caratteristiche fondamentali del vangelo come l'umiltà e l'obbedienza.

 

Fatti tipici in tutto il paese

 

       Non si tratta di incidenti isolati o di situazioni sparse che ho cercato di raccogliere qua e là, ma di situazioni tipiche di molte chiese in questo e in altri paesi. Potrei andare avanti per un pezzo, raccontando storie di seminari dove è accettabile parlare di qualunque cosa, ma non dell'impegno verso la persona di Gesù Cristo; di ordini religiosi che utilizzano l'addestramento alle pratiche sensitive per risolvere tutti i loro problemi, quando la maggior parte dei loro membri ha smesso di pregare ed è confusa riguardo alla propria relazione con Cristo: di teologi delle Università Cattoliche che pensano che il cristianesimo possa essere adeguatamente riformulato nel linguaggio dell'ecologia e dell'interesse per l'ambiente, senza fare alcun riferimento alla persona di Cristo. In molte di queste situazioni, alla confusione nella fede è seguita (come quasi inevitabilmente accade) la confusione morale e psicologica, e la malattia. In breve, sono venuto a conoscere innumerevoli situazioni in cui l'ignoranza sulle condizioni delle fondamenta cristiane, e persino sulla loro natura, assieme alla preoccupazione per certe cause di rinnovamento divenute popolari, ha prodotto un cristianesimo distorto, gravemente malato e che, pur continuando ad usare termini e rituali del cristianesimo, è in molti casi di fatto un vero e proprio agnosticismo, oppure un umanesimo secolare.

 

     Questa malattia o distorsione influisce su ogni aspetto della verità e della vita cristiana. Vorrei considerare tre punti principali di distorsione che, se compresi nel modo giusto, ci metteranno nella condizione di capire l'intera situazione. Per lavorare efficacemente nella situazione in cui oggi ci troviamo, non basta conoscere bene le fondamenta cristiane ed essere impegnati nel porre quelle fondamenta nella predicazione e nell'insegnamento del kerigma.

 

     Per poter comunicare in modo efficace, dobbiamo tener conto del fatto che il linguaggio da impiegare, che prima riusciva a comunicare potenza e precisione, è stato danneggiato dall'uso distorto che oggi se ne fa, e che impiega le stesse parole per intendere cose completamente diverse dalle originali.

 

        Vorrei attirare la vostra attenzione su problemi assai diffusi che intaccano la parte centrale del significato delle parole usate quando parliamo di Cristo, della comunità cristiana e della missione cristiana.
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