battezzati NELLO SPIRITO di Stephen B. Clark

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MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 13:09

  battezzati NELLO SPIRITO

 

di

 

Stephen B. Clark

  

 Indice

 

Parte Iª   – BATTEZZATI NELLO SPIRITO

 

1 - Battezzati nello Spirito

2 – La vita nello Spirito

3 – Essere battezzati nello Spirito

4 – Il dono delle lingue

5 – Cosa non è

6 – Ricevere

   

Parte IIª II – CAPIRE IL BATTESIMO NELLO SPIRITO

 

7 Capire il battesimo nello Spirito, parliamone

8 – Due eventi o uno?

9 Valutiamo il cristianesimo oggi

10 – Chi ha esperienza spirituale

11 – Pienamente in Cristo

 

   

Parte I – BATTEZZATI NELLO SPIRITO

  

C’è un passo nel terzo capitolo della lettera che Paolo scrisse ai Galati che è disarmante per la maggior parte dei cristiani. Esso dice:

 

«O stolti Galati, chi vi ha incantati? Eppure Gesù Cristo e la sua morte in croce vi sono stati comunicati con la massima chiarezza! Una cosa vorrei sapere da voi: Dio vi ha dato il suo Spirito perché avete ubbidito alla legge, o non piuttosto perché avete ascoltato la parola della fede? Siete proprio così sciocchi? Avete cominciato a vivere con lo Spirito di Dio, e ora volete andare avanti con sforzi umani? Avete dunque fatto invano tante esperienze? E’ impossibile! Dio vi dà lo Spirito e opera miracoli tra voi perché avete ubbidito alla legge, o perché avete ascoltato il messaggio della fede?» (3,1-5).

 

 

Il messaggio principale di questa lettera è che noi entriamo nella giusta relazione con Dio (siamo giustificati) per mezzo della fede in Gesù Cristo, anche seguendo le leggi ebraiche.

è Nel passo citato sopra Paolo sta facendo il punto che i Galati indietreggiano nella fede cristiana se sono d’accordo con l’idea che la gente ha bisogno della circoncisione per essere giustificata.

è Il suo argomento principale è questo: non è forse vero che avete sperimentato l’opera dello Spi­rito tra voi perché avete avuto fede nel messaggio cristiano e non perché avete seguito la Legge? Sapete allora per esperienza che siete giustificati per mezzo della fede, e non perché avete seguito la Legge.

 

 

Ma ciò che disarma in questo brano è lo scorcio che esso offre nella vita della Chiesa primitiva.

 

Ø      La base dell’argomento di Paolo al’ESPERIENZA dello Spirito. Perché il suo argomento avesse presa tra i Galati, essi dovevano aver sperimentato lo Spirito Santo ed aver visto molti miracoli intorno a loro. Se Paolo chiedesse a dei mo­derni parrocchiani, «Dio vi dà liberamente lo Spirito e opera miracoli tra voi perché praticate la Legge o perché avete creduto a ciò che vi è stato predicato?» la maggior parte di loro non riuscirebbe a dare un senso alla domanda. La loro risposta istintiva sarebbe, «Cosa intendete per Dio ci dà liberamente lo Spirito e opera miracoli tra noi? Di cosa state parlando?».

Ø      Ma la sfida per noi viene dal fatto che Paolo dà semplicemente per scontato che i cristiani a cui si rivolge abbiamo avuto queste esperienze. Non ritiene di dover spiegare ciò a cui si riferisce, o argo­mentare che è possibile sperimentare tali cose. Si aspetta semplice­mente che i cristiani a cui scrive sappiano di cosa sta parlando. Si aspetta che abbiano l’esperienza dello Spirito e dei miracoli e che siano esperienze tanto distinte e comuni che basti far loro un sem­plice riferimento.

 

 

Oggi nella Chiesa possiamo ancora riferirci all’esperienza che molti hanno dello Spirito Santo e della sua opera tra loro, e aspettar che la gente sappia cosa intendiamo. Col crescere del rinnovamento ca­rismatico nella Chiesa, in ogni sua parte, la gente comincia a speri­mentare lo Spirito dato con libertà, ed i miracoli che avvengono me­diante la fede. In altre parole cominciano a sperimentare la vita nello Spirito.

 

 

2. La vita  nello Spirito

 

 

Per i primi cristiani lo Spirito Santo era un’esperienza prima che una dottrina. Quando Gesù era sulla terra, promise che avrebbe man­dato lo Spirito Santo sui suoi seguaci, e che Egli avrebbe fatto tra loro cose sperimentabili. Sarebbero stati «Rivestiti di una potenza dall’alto» (Lc. 24, 49), che avrebbero «ricevuto potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e allora sarete miei testimoni…  fino ai confini della terra». (Atti, 1,8). Disse che: «L’Avvocato, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (Gv. 14, 26). Disse che i suoi seguaci avrebbero conosciuto lo Spirito Santo: «Chiederò al Padre, ed egli vi darà un altro avvocato, che sarà sempre con voi, lo Spirito della verità. Il mondo non lo vede e non lo conosce perciò non può riceverlo. Voi lo conoscete, perché è in voi e sarà in voi sempre». (Gv. 14, 16-17).

 

è Nella vita della Chiesa primitiva lo Spirito Santo era qualcosa di vivo tra loro, che agiva con loro. Quando i cristiani di Gerusalemme pregarono per avere il coraggio di ;proclamare il Vangelo, «la casa dove erano riuniti tremò: furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a proclamare il Vangelo con forza» (Atti, 4, 31). Stefano, «pieno di Spirito Santo» poté fissare il cielo e vedere Gesù (Atti 7, 55).

 

 

è Lo Spirito Santo li guidava. Filippo fu guidato dallo Spirito quando  «Lo Spirito di Dio disse a Filippo: “Va avanti e raggiungi quel carro” (il carro dell’eunuco etiope), e dopo aver battezzato l’eunuco «lo Spi­rito del Signore portò via Filippo» (Atti 8, 29,39). Paolo fu guidato dallo Spirito nei suoi viaggi missionari: «Lo Spirito Santo non per­mise a Paolo, a Sila e a Timoteo di annunziare la parola di Dio nella provincia dell’Asia; perciò essi attraversarono le regioni della Frigia e della Galazia. Arrivarono quindi vicino alla regione della Misia, e sarebbero voluti andare verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non glielo permise. Allora attraversarono la regione della Misia e scesero nella città di Triade”. (Atti 16, 6-7).

 

è Lo Spirito Santo parlava loro spesso. Quando alcuni profeti ven­nero da Gerusalemme ad Antiochia, «Uno di loro, che si chiamava Agabo, si alzò a parlare e per impulso dello Spirito Santo annunziò che stava per arrivare una grande carestia su tutta la terra. Di fatto ciò avvenne sotto l’imperatore Claudio» (Atti 11, 28). Quando alcune ide guide della Chiesa di Antiochia stavano pregando e digiunando, «lo Spirito Santo disse loro: Mettetemi da parte Barnaba e Saulo perché li ho destinati ad una missione speciale» (Atti, 13, 2). Prima che Paolo fosse fatto prigioniero dagli Ebrei e consegnato ai Romani, lo Spirito lo aveva continuamente avvertito di quanto gli sarebbe suc­cesso. Egli descrisse quest’esperienza agli anziani di Efeso dicendo:

 

«Ecco, io devo andare a Gerusalemme senza sapere quel che mi ac­cadrà. E’ lo Spirito Santo che mi spinge. Durante tutto questo viaggio lo Spirito Santo mi avverte e mi dice che mi aspettano catene e tri­bolazioni». (Atti 20, 22-23).

 

 

Lo Spirito Santo faceva molte altre cose tra i primi cristiani. Paolo elenca alcune delle cose che lo Spirito Santo faceva in una comunità cristiana in I Corinzi: «Uno riceve dallo Spirito la capacità di esprimersi con saggezza, un altro quella di parlare con sapienza. Lo stesso Spirito ad uno dà la fede, a un altro il potere di guarire i malati. Lo Spirito concede a uno la possibilità di fare miracoli, a un altro il dono di essere profeta. A questi dà la capacità di distinguere i falsi spiriti dal vero Spirito, a quello il dono di esprimersi in lingue sconosciute e a quell’altro ancora il dono di spiegare tali lingue. Tutti questi doni vengono dall’unico e medesimo Spirito». (I Cor. 12, 8-11).

 

Ø      Ma la cosa più importante che lo Spirito fece per i primi cristiani fu di far loro sperimentare l’amore di Dio per loro e la sua unione con loro.

Ø      Nell’ottavo capitolo della sua lettera ai Romani, Paolo dice: «E voi non avete ricevuto in dono uno spirito che vi rende schiavi o che vi fa di nuovo vivere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di figli adottivi per mezzo del quale gridate. «Abba» che vuol dire, «Padre», quando vi rivolgete a Dio. Perché lo stesso Spirito ci as­sicura che siamo figli di Dio». (Rom 8, 15-16).

 

Chiaramente Paolo si aspetta che i cristiani ai quali si rivolge abbiano avuto esperienza dell’amore di Dio dato per mezzo dello Spi­rito Santo. Lo stesso dicasi per Giovanni, che si aspetta che i cristia­ni ai quali scrive siano in grado di utilizzare la loro stessa esperienza dello Spirito come prova che essi vivano in Dio o meno: «Dio ci ha dato il suo Spirito: è questa la prova che Dio è presente in noi e noi siamo uniti a lui». (I Gv. 4, 13).

 

 

Tutto il Nuovo Testamento testimonia che i primi cristiani speri­mentavano la presenza dello Spirito Santo in loro e la sua opera tra loro. Questa è l’esperienza che sta tornando col rinnovamento cari­smatico, e anche ora stanno accadendo le stesse cose di allora. Oggi la gente parla dell’esperienza di esser stati riempiti dello Spirito San­to, di essere guidati da lui, istruiti; hanno esperienze di discorsi ispi­rati, di profezie, di discernimento degli spiriti, di guarigione e di mi­racoli. In altre parole stanno ricominciando a vivere nello Spirito.

 

Ø      La vita nello Spirito è una vita in cui il cristiano può sperimen­tare lo Spirito Santo che vive in lui e che tramite lui agisce.

Ø      La mag­gior parte dei cristiani oggi non vive la vita nello Spirito. Vive la vita cristiana sulla base della dottrina. E’ stato loro insegnato qual­cosa su Cristo e su come vivere la vita cristiana. Hanno deciso di ade­rirvi, ed hanno cercato di modellare la loro vita in conformità agli insegnamenti di Cristo. Credono che Cristo sia una realtà, che li ascolti e li aiuti. Ma non avvertono di essere molto in contatto con lui. Non sperimentano la sua presenza né vedono succedere niente che si possa dire sia opera sua.

 

 

La vita nello Spirito cambia tutto questo. Quando una persona vive la vita nello Spirito, sa per esperienza che lo Spirito Santo è in lui. Non ha da crederci per fede, nel senso di dover credere in ciò senza alcuna esperienza che indichi che è vero. Quando una persona vive la vita nello Spirito comincia a sperimentare che lo Spirito Santo gli rende possibile lodare Dio con una libertà nuova, fa balzare le Scritture alla vita e dà un senso alle dottrine cristiane. Sperimenta una nuova capacità di parlare di Cristo alla gente, una pace e una gioia più profonde.

 

è La vita nello Spirito comprende anche l’esperienza di un nuovo tipo di vita comunitaria — una comunità che vive «nello Spirito». La vita nello Spirito non la si intende come vita solo individuale. Lo Spirito ci è dato perché siamo formati nel corpo di Cristo e la vita nello Spirito viene vissuta dalla comunità come dall’individuo. La persona che faccia parte di una comunità che vive la vita nello Spirito, può sperimentare che la comunità è portata. all’adorazione dello Spi­rito, e che dallo Spirito riceve guida e insegnamento. La comunità nel suo insieme sperimenta la presenza dello Spirito.

 

Quando parlo di «sperimentare» qualcosa, non penso necessaria­mente a qualcosa di emotivo.

 

Ø      «Esperienza» per noi spesso significa «emozione» o «sentimento». Diciamo che qualcosa è «un’esperienza» se riteniamo si tratti di un avvenimento grande, che colpisce. Possia­mo tuttavia avere delle esperienze che non siano particolarmente emo­tive. Supponete che io incontri il cugino del mio amico. Posso aver sentito parlare di lui in precedenza, perciò sapevo della sua esistenza. Poi l’ho incontrato ed ho «sperimentato» il fatto che egli esisteva.

Ø      L’in­contro può non esser stato particolarmente emozionante, ma la dif­ferenza sta nel fatto che prima avevo solo sentito parlare di lui ed ora lo conosco per esperienza. Questo è il senso più importante nel quale sperimentiamo lo Spirito Santo.

 

 

Prima di aver sentito parlare del rinnovamento carismatico avevo voluto sperimentare la vita nello Spirito. Ho sempre saputo che quan­to era accaduto nel Nuovo Testamento ed ai grandi santi avrebbe po­tuto succedere anche oggi. Non riuscivo a vedere perché non avrebbe potuto succedere, se Dio è lo stesso. Non mi ha mai colpito l’argomen­tazione che le opere dello Spirito fossero solo per gli inizi della Chiesa -  per darle l’avvio. Se mai la Chiesa ha avuto bisogno dell’opera dello Spirito per renderla viva ed efficace nel mondo, è proprio oggi!

 

Sapevo anche che la presenza e l’opera dello Spirito deve essere qualcosa di più che interpretare gli eventi e le circostanze come l’o­pera dello Spirito. Molti cristiani oggi sanno che lo Spirito Santo do­vrebbe essere nella loro vita, perciò decidono di interpretare quanto accade loro come opera dello Spirito. Se le circostanze risultano in una certa via, è lo Spirito che le guida. Se qualcuno dice loro qualcosa di utile, è lo Spirito che parla loro. Se hanno una buona idea, è lo Spirito che le ha ispirate. Non mi sono mai sentito a mio agio con questo modo di intendere lo Spirito. Ho sempre saputo che l’espe­rienza dello Spirito Santo per i primi cristiani e per i grandi Santi è stato qualcosa di più che interpretare semplicemente quanto accadeva loro come l’opera dello Spirito. Era un’esperienza distinta, ricono­scibile.

 

 

è Il mio primo incontro col rinnovamento carismatico è avvenuto mediante la lettura de «La Croce e il Pugnale». In quella storia ho potuto vedere che la guida dello Spirito poteva essere qualcosa che una persona sperimentava e non solo qualcosa che si poteva dedurre dalle circostanze. Ed ho potuto vedere che portava dei risultati. In quella storia ho anche potuto vedere che lo Spirito Santo aveva il po­tere di guarire la gente dalla schiavitù della droga in modo assai più efficace dei metodi psicologici. In breve, dopo quel libro lessi qual­cosa sul dono delle lingue e cosa questo potesse significare per una persona. Contemporaneamente venni a scoprire che molte persone stavano già sperimentando le opere dello Spirito di cui stavo leg­gendo.

 

Ben presto cominciai a parlare con persone che avevano l’espe­rienza di esser stati riempiti dallo Spirito. Alcuni miei amici comin­ciarono a parlarmi di una capacità nuova di pregare, come risultato dello Spirito Santo. Mi raccontarono della loro preghiera per la gua­rigione delle persone, e dei risultati ottenuti. Parlarono del dono della profezia e di come stesse tornando nell’uso. Presto cominciai a spe­rimentare io stesso tutte queste cose, e cominciai a vedere dalla mia esperienza personale che il Signore avrebbe fatto per noi tutto quello che fece per i primi cristiani.

 

Gradatamente sono giunto a sperimentare anche una comunità che vive nello Spirito, poiché la nostra comunità è stata formata nella vita dello Spirito.

 

 

Ho visto regolarmente delle riunioni di adorazione, dove c’è uno spirito di lode e di adorazione libero e spontaneo e nelle quali lo Spirito di Dio ha portato una notevole unità tra persone molto diverse. Ho visto lo Spirito guidare la comunità come insieme, e lo stesso messaggio giungere tramite diverse persone, spesso indi­pendentemente le une dalle altre. Ho visto un popolo unito come tale crescere di numero e non tanto per un piano prestabilito ma perché lo stesso Spirito viveva in tutti loro.

 

è Mi sono presto convinto che avevamo bisogno di queste opere dello Spirito se la Chiesa doveva restare viva e farsi strada nel mondo odierno.

è Sapevo, dalla mia esperienza nel cercare di portare le per­sone alla fede in Cristo, che era necessaria una qualche potenza. E non appena cominciai a vedere che queste cose non dovevano accadere solo sporadicamente, ma che potevano accadere regolarmente, come Paolo aveva detto ai Galati, cominciai a convincermi che erano cose normali per i cristiani. La vita nello Spirito, nella quale una persona sperimenta la presenza dello Spirito e le sue opere, è la vita cristiana normale.

 

Quando dico «normale» non intendo dire «media». Non intendo dire che la maggior parte dei cristiani oggi sperimenta queste cose. Non le sperimenta. Ma la vita nello Spirito è la «norma» della vita cri­stiana. E’ cosi che dovrebbe essere la nostra vita; è quanto ci si do­vrebbe aspettare, e non c’è un motivo valido perché non possa diven­tarlo.

 

La mia esperienza mi dice che la maggior parte dei cristiani, oggi vorrebbe vivere la vita nello Spirito, ma non sa come cominciare.

 

 

I cattolici in particolare hanno ricevuto molti insegnamenti sulla vita spirituale, e sanno molte cose. Molti di loro hanno rinunciato a moltis­simo per entrare negli ordini religiosi per vivere una vita spirituale più profonda. Ma spesso non sanno come cominciare. Non sanno come entrare in quel contatto con lo Spirito che permetta loro di sperimentare la sua presenza e permettergli di produrre in loro la vita spirituale. Questo è il motivo per cui è importante capire cosa significa essere battezzati nello Spirito, perché la vita nello Spirito di­venta possibile solo dopo esser stati battezzati nello Spirito.

 

 

3 – Essere battezzati nello Spirito

 

 

Possiamo capire meglio cosa significhi essere battezzati nello Spi­rito guardando a cosa accade alla gente quando viene battezzata nello Spirito. Il Nuovo Testamento comprende un buon numero di passi che descrivono le persone che ricevono lo Spirito. Da questi passi possiamo scoprire alcune cose interessanti.

 

è Nel Capitolo 19 degli Atti, Paolo va a Efeso. Quando vi giunge, incontra un gruppo di «discepoli». Probabilmente notò subito qual­cosa che mancava, perché cominciò con una domanda, «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando avete creduto?» Pensate ora, che strana domanda è mai questa. Cosa direbbe un gruppo di cristiani moderni, in risposta? Probabilmente, «Cosa intendi per ‘ricevere lo Spirito Santo?’. Effettivamente questa fu quasi la risposta che dettero quel gruppo di discepoli.

 

 

è Dissero a Paolo di non aver neppure sentito dire che c’era qualcosa come lo Spirito Santo che essi potevano ricevere. Lo strano è che Paolo si aspettava che sapessero la risposta, che fossero cioè in grado di dire se avevano ricevuto lo Spirito Santo o meno. E dopo la loro risposta egli seppe che essi ancora non erano pienamente cri­stiani, perciò parlò loro della buona novella di Gesù.

 

«Dopo aver u­dito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano». (Atti 19, 5-6).

 

Quando Paolo ebbe finito, quei discepoli avevano definitivamente ricevuto lo Spirito Santo. Lo sapevano, ed anche Paolo. In loro c’era stato un cambiamento.

 

La stessa venuta definitiva dello Spirito Santo caratterizza i passi negli Atti dove ci sono descrizioni di quanto è accaduto ai cristiani che Io hanno ricevuto. Fu certamente vero il giorno di Pentecoste, quando la sua venuta fu manifestata con «un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo» e che veniva dal cielo, e «apparvero loro lingue come di fuoco», Ma portò anche un definitivo cambiamento negli apo­stoli, perché cominciarono a parlare in lingue, e sembravano persino ubriachi.

 

Lo stesso accadde quando lo Spirito scese sul gruppo di Sama­ritani che avevano creduto alla predicazione di Filippo. Pietro e Giovanni vennero, e imposero le mani su di loro, «ed essi ricevettero lo Spirito Santo» (Atti 8.17). Gli atti poi proseguirono per dire che

 

 

«Simone, ve­dendo che lo Spirito veniva conferito con .l’imposizione delle mani degli apostoli, offri loro del denaro».

 

è In altre parole, che lo Spirito veniva dato era cosa tanto ovvia e buona che Simone poté ‘vedere’ che qualcosa succedeva, e secondo lui avrebbe meritato investire del de­naro per ottenere la stessa potenza.

 

Accadde infine la stessa cosa quando lo Spirito scese su Cornelio ed i suoi amici. Pietro ed alcuni altri cristiani si recarono alla casa di Cornelio, perché Dio aveva insistito su ciò, ed essi parlarono loro della buona novella. Tuttavia era sempre rimasto chiaro che essi non erano portati a sentire che questi gentili avrebbero potuto diventare cri­stiani. Ma «Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spi­rito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sen­tivano infatti parlare in lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse:

«Forse che si può proibire che siano battezzati con acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?» (Atti, 10, 44-47). In altre parole, la venuta dello Spirito Santo su quei pagani produsse un cambiamento definitivo e manifesto (doveva essere così perché i cristiani ebrei accettassero questo fatto!).

 

è Dai passi del Nuovo Testamento risulta chiaro che quando la gente viene battezzata nello Spirito, lo sa. Sperimenta la sua venuta in modo tale da poterlo riconoscere. La riconosce, in altre parole, non solo in se stessi ma anche negli altri.

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 13:09

 

è Il risultato di essere battezzati nello Spirito è che lo Spirito entra nella loro vita e comincia a far ac­cadere dei fatti in modo sperimentabile.

 

Oggi la gente sperimenta le stesse cose, e lo Spirito Santo viene a loro in maniera tale che essi lo sanno, e possono riconoscerlo per mezzo dell’esperienza. E sempre un maggior numero di persone viene battezzato nello Spirito in modo simile a quanto avveniva nel Nuovo Testamento.

 

Ø      Ciò che accade nel momento in cui le persone vengono battezzate nello Spirito varia enormemente. Una persona per la quale pregai per la venuta dello Spirito disse di aver sentito come una corrente elettrica che lo percorreva tutto. Un’altra avverti uno «strano calore» che lo riempiva. Molti avvertono semplicemente una pace o una gioia profonda. Alcuni perfino ridono. Ma la parte più importante di quanto avviene quando una persona è battezzata nello Spirito non sta nelle sensazioni fisiche od emotive. E’ il cambiamento che ci deriva dello Spirito Santo che vive in noi in maniera nuova. E’ un nuovo tipo di contatto col Signore. La gente lo ha descritto nel modo seguente:

 

Immediatamente mi sentii pieno di pace. E non si trattava solo di una sensazione. Penso di poterla meglio descrivere dicendo che è stato come incontrare Gesù Cristo senza vederlo. Fu come se Gesù fosse venuto a me per dirmi, ciao! Fu come se lo avessi sempre conosciuto. Quella notte fu il punto della grande svolta della mia vita.

 

La settimana successiva ricevetti il battesimo nello Spirito, e parlai subito in lingue. Mi ha portato tutti i cambiamenti del mondo. Ora dico di credere in Dio, ma non per una teoria: perché l’ho incontrato.

 

Ad un incontro di preghiera c’era silenzio, ed io meditavo. Mi parve che se avessi avuto il dono di rispondere all’amore di Cristo, avrei risposto con «me stesso».

 

Allora accadde qualcosa di molto cu­rioso. Mi sembrò che mi giungessero le parole: «Fallo»! Perciò ri­sposi di si, e alla fine dell’incontro di preghiera andai in cappella, e inginocchiai e dissi: «Non capisco, ma accetto». Lasciai la cappella, e cominciai a provare una felicità immensa, come non avevo mai speri­mentato in vita mia. Era forse una settimana dopo che avevo pre­gato in lingue. Ci sono dei risultati. Non ti chiedi più chi è Dio. Sai che Gesù Cristo è risorto, che ti ama e che si occupa personalmente di te.

 

In altre parole, ora sta accadendo quanto accadeva ai primi cristiani, e dalle esperienze attuali della gente possiamo trarre le stesse lezioni: che quando lo Spirito Santo viene, ne sono consapevoli; pos­sono sperimentare la sua venuta in modo da poterla riconoscere e che il risultato di tutto questo è un cambiamento di vita che comprende una nuova esperienza dello Spirito Santo.

 

Ø      Cos’è allora essere battezzati nello Spirito? Forse la descrizione più ovvia di quanto accade è che lo Spirito Santo viene alla persona in modo che essa lo percepisca e lo sappia, e, come risultato speri­menta un nuovo contatto con Dio.

 

Ma c’è qualcosa di più. Lo Spirito Santo non solo viene alla per­sona in maniera nuova, ma produce anche dei cambiamenti. La vita diventa diversa perché è cambiata la sua relazione con Dio. Dio è pre­sente come non lo era prima. Ha stabilito in lei la sua dimora in modo nuovo.

 

 

è Come risultato del cambiamento che lo Spirito Santo produce essa può cominciare a sperimentare la presenza di Dio. Può anche speri­mentare lo Spirito Santo che opera in lei in modo nuovo. Lo Spirito la guida, le parla, le insegna, le fa conoscere Dio e che Dio la ama.

 

è Un altro modo per dire cosa sia essere battezzati nello Spirito è «un’introduzione alla vita dello Spirito».

 

Ø      È un inizio, la porta d’in­gresso alla vita nello Spirito. Ciò che rende possibile la vita nello Spirito in una persona è la presenza dello Spirito Santo in lei che fa quelle cose che il Padre ha promesso.

Ø      Perciò il solo modo per speri­mentare la vita nello Spirito è che una persona permetta allo Spirito stesso di essere presente in modo nuovo nella sua vita (di abitare in lui in modo nuovo). Deve esserci un cambiamento tale che permetta allo Spirito di fare tutte queste cose. Quando un cambiamento simile avviene, la persona è stata battezzata nello Spirito.

 

Essere battezzati nello Spirito è anche

 

un’introduzione alla comu­nità cristiana. Posso ricordare la prima volta che mi recai ad un in-contro di preghiera carismatica. Mi sentii «fuori», e capivo solo in parte le cose strane che la gente faceva (come pregare con le braccia alzate). Potevo pregare anch’io con le braccia alzate, ma anche così non mi sentivo pienamente parte di quanto stava accadendo, perché loro avevano sperimentato qualcosa che io non avevo. Lo Spirito si muoveva in loro, sia a livello individuale che di gruppo, in una maniera che non avveniva in me. Avevo bisogno di trovare qualche modo per «entrare» in ciò in cui essi già erano entrati. Oppure, potrei dire che dovevo permettere che quel qualcosa entrasse in me.

 

 

Se una comunità vive nello Spirito, il solo modo per entrare nella vita di quella comunità è essere battezzati nello Spirito. Una persona non può semplicemente «aggregarsi» (se lo facesse, non potrebbe pren­dere parte alla loro vita). E poiché abbiamo bisogno di una comunità che viva nello Spirito per poter noi stessi vivere nello Spirito, essere battezzati nello Spirito non dovrebbe significare soltanto che siamo giunti ad una vita nuova nello Spirito. Dovrebbe normalmente signi­ficare che siamo anche entrati in una comunità. «Tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, per formare un solo corpo». (I Cor. 12, 13).

 

è Essere battezzati nello Spirito è solo un inizio, un’introduzione. Ci mette nel tipo di relazione con Dio che ci rende possibile vivere la vita dello Spirito. Se non ci rendiamo conto che si tratta solo di un inizio, ma pensiamo sia un’esperienza spirituale fine a se stessa, pos­siamo aprir la porta a cattive attitudini, come ad esempio quella di pensare che una volta che ho avuto l’esperienza dello Spirito Santo io sono «a posto». Dal modo in cui alcuni parlano si potrebbe aver la idea che Dio si stia in primo luogo a preoccupare di chi ha avuto quest’esperienza e di chi non l’ha avuta. Chi l’ha avuta sono le pecore, gli altri i capri.

 

 

Ø      Una volta che siamo stati battezzati nello Spirito, non siamo «a posto», ma possiamo giungervi. Possiamo giungere a permettere allo Spirito Santo di vivere in noi e operare tramite noi. Abbiamo speri­mentato lo Spirito Santo in un modo nuovo, e quest’esperienza ci rende possibile vivere con lui in un modo nuovo. Ma quest’esperienza non è garanzia che ci riusciremo sempre. Persone che sono state bat­tezzate nello Spirito possono finire molto più lontano da Dio e dalla vita nello Spirito di persone che non hanno avuto quest’esperienza. E a Dio non interessano le persone che hanno avuto una volta l’espe­rienza di essere battezzati nello Spirito, ma quelle che ora vivono nello Spirito.

 

è Un altro brutto atteggiamento che deriva dal pensare che il batte­simo nello Spirito sia un’esperienza a se stante è quella di pensare che una volta che sono stato battezzato nello Spirito ho tutto quanto mi occorre per vivere la vita cristiana. Da una parte è vero (lo Spirito Santo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per viverla) ma dall’altra è sbagliato. Quando siamo stati battezzati nello Spirito siamo in una nuova relazione con Dio, ma dobbiamo sapere come crescere in questa relazione. E’ come sposarsi. Possiamo esser pienamente sposati, e tut­tavia non avere una buona vita matrimoniale. Possiamo esser stati battezzati nello Spirito e non vivere nello Spirito DOBBIAMO IMPARARE A VIVERE LA VITA NELLO SPIRITO.

 

 

è La chiave per imparare a vivere nello Spirito sta nell’esperienza di una comunità di persone che già vivono nello Spirito. Esser parte di una comunità che viva nello Spirito è talmente importante che è quasi vero dire che quando siamo battezzati nello Spirito riceviamo tanta parte della vita nello Spirito quanto ne sperimenta la comunità (fortunatamente non è proprio del tutto così).

 

Se la comunità di cui facciamo parte ha imparato ad arrendersi al dono delle lingue, quan­do riceveremo l’effusione parleremo con molta più prontezza in lingue. Se la comunità di cui siamo parte è chiusa al dono delle lingue oppure se ha difficoltà a cedere allo stesso, ci resterà molto più difficile par­lare lare in lingue. Se la comunità di cui siamo parte sperimenta profon­damente e regolarmente la guida dello Spirito, anche noi la sperimen­teremo presto e con facilità. Ma se non conosce cosa sia la guida dello Spirito, ci resterà duro scoprirla da soli.

 

Ø      La vita dello Spirito è qualcosa che ci viene comunicato dalla comunità di cui facciamo parte. Se la comunità ha fede in qualcosa (lingue, guida dello Spirito o in qualunque altra cosa), potrà impar­tirci tale fede. Ci sono ovviamente delle eccezioni. Spesso lo Spirito Santo dà ad un individuo più di quanto non possa dargli la comunità di cui è parte. Ma come regola generale, il Signore preferisce lavorare con la gente come corpo e non individualmente. Preferisce, ad esem­pio, dare il dono della profezia ad un corpo per mezzo di un individuo, e non all’individuo per il proprio uso quando il corpo non può riceverlo.

 

 

In altre parole, l’essere battezzati nello Spirito comprende una nuova relazione con Dio e il far parte di una comunità cristiani.

 

Ø      È un inizio, senza il quale non possiamo vivere la vita nello Spirito. Ma essere battezzati nello Spirito è solo un inizio: dobbiamo imparare come vivere la vita dello Spirito in una comunità di cristiani che già viva insieme tale vita.

 

 

4 - Il dono delle lingue

 

 

Il dono delle lingue è talmente importante per iniziare la vita dello Spirito che non è possibile ignorarlo quando parliamo di essere battezzati nello Spirito. Di solito quando una persona è battezzata nello Spirito ha un’esperienza definita, che spesso è collegata col dono delle lingue. Quest’esperienza è importante perché egli possa essere in grado di vivere la vita dello Spirito.

 

Ø      Abbiamo visto sopra che quando lo Spirito Santo scese sulle per­sone negli Atti degli Apostoli, la sua venuta fu qualcosa di sperimenta-bile per loro. Ma più ancora, quest’esperienza non fu qualcosa di in­teriore e di nascosto. Era evidente anche agli altri. Gli osservatori po­terono vedere che essi stavano sperimentando lo Spirito Santo. Era cosa manifesta.

 

Ci sono tre passi che descrivono come venisse manifestata questa esperienza dello Spirito Santo. In Atti 10, 45-46 leggiamo:

 

«E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meraviglia­rono che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in lingue e glorificare Dio».

 

 

In Atti 19,6, sta scritto:

 

«scese su di loro lo Spirito Santo e parlarono in lingue e profe­tavano».

 

E ancora in Atti 2 (4, 11), leggiamo:

 

«ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a par­lare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». e gli osservatori descrissero quanto stava accadendo (v. 11) dicendo, «li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».

 

Possiamo presumere che quanto accadde in Atti 8 fosse lo stesso, anche se non é esplicitamente dichiarato. Dovunque sia descritta la venuta dello Spirito Santo negli Atti, il dono delle lingue è menzionato come uno dei risultati. Ma il significato di quanto accadde ai primi cri­stiani è andato perduto per la maggior parte dei cristiani odierni, perché essi non comprendono il dono delle lingue.

 

«Parlarono in altre lingue». Quando lo Spirito Santo scese sul popolo nel Nuovo Testamento, la gente cominciò a parlare in una lin­gua sconosciuta, che non aveva imparato (Atti 2, 6 -11) e che non capiva (I Cor. 14,2; 13-14).

 

è Ma rendersi conto di questo non aiuta ancora molto. Perché mai avranno voluto parlare in una lingua che né loro né (di solito) gli altri capivano? La risposta possiamo trovarla in I Cor. 14.

 

 

è In I Cor. 12, 14, Paolo sta cercando di risolvere alcuni problemi nella chiesa di Corinto. Pare che i problemi fossero che alcuni par­lavano in lingue nelle riunioni della chiesa senza che altri interpre­tasse quanto essi avevano detto, perché ognuno potesse capire (14, 6-19, 27-28); che un numero di persone parlasse in lingue o profetasse contemporaneamente, producendo come un balbettio negli incontri cristiani (14, 26-33), e che la gente preferisse parlare in lingue anziché profetare (14, 1-12). Pare ci sia stata come una rivalità spirituale sotto questi problemi (12, 14-26).

 

Paolo ha scritto la prima lettera ai Corinzi, cap. 12-14 per risol­vere questi problemi. Li egli presenta un quadro per comprendere come dovrebbero essere usati i doni spirituali negli incontri cristiani perché da essi la chiesa venga formata. Dice che ogni dono spiri­tuale (lingue incluse) è un’opera dello Spirito data per la formazione della Chiesa. Quindi deve essere usato in modo che contribuisca amo­rosamente alla sua formazione e maturazione. Perciò in una riunione cristiana una persona dovrebbe parlare in lingue solo in modo che formi la comunità, e cioè uno alla volta e con l’interpretazione.

 

 

La spiegazione che Paolo ci dà dei doni spirituali in I Corinzi 12-13 è buona per fornirci delle direttive su come usare il dono delle lingue nelle riunioni pubbliche, ma non ci dà una spiegazione completa del dono delle lingue — come risulta invece ovvio da I Corinzi 14.

Da quanto Paolo dice, la gente non pregava in lingue solo quando era utile alla comunità. A volte c’era una profusione di lingue e un simile guazzabuglio di suoni non avrebbe comunicato niente. Paolo tuttavia non implica che quando la gente parla in lingue in questo modo, in un modo cioè che non risulta utile alla comunità, essa non parli affatto in lingue.

Né dice che il loro parlare in lingue non sia un’ispirazione di Dio. Avremmo potuto aspettarci che dicesse una di queste cose se egli avesse pensato che il parlare in lingue avesse dovuto servire solo alla formazione della comunità e a nient’altro. Di fatto, egli proclama perfino di parlare in lingue più di ogni altro — e certamente non farà questo alle riunioni comunitarie!

 

Ø      In altre parole, l’ispirazione che Dio ci dà di parlare in lingue non sempre è un dono spirituale che serve alla formazione della comunità cristiana. Talvolta lo è, talaltra no. Parte del consiglio di Paolo ci inse­gna quando parlare in lingue all’intera comunità e quando invece tenercelo per noi.

 

Cos’altro è, allora, il dono delle lingue? Il modo in cui Paolo ne parla in I Corinzi 14 ci fa capire bene di cosa si tratti. In i Corinzi 14, 2-5 si dice infatti:

 

«Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispira­zione cose misteriose. Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. Cri parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l’assemblea. Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l’assemblea ne riceva edificazione».

 

 

In i Corinzi, 14, 13-19 egli dice:

 

«Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi per poterlo inter­pretare. Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto. Che fare dunque? Pregherà con lo spirito, ma pregherò anche &>n l’intelligenza. Altri­menti, se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l’Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? Tu puoi fare un bei ringra­ziamento, ma l’altro non viene edificato. Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue».

 

In altre parole, quando una persona parla in una lingua, parla a Dio (cioè, il parlare in lingue è preghiera) a proprio vantaggio (di solito è preghiera privata). Quando parla in lingue il suo spirito prega. Loda e benedice Dio (benedire Dio era la forma normale di ringraziamento degli ebrei e dei primi cristiani).

 

è Per fare il punto di quanto voglio dire che succede quando una persona viene battezzata nello Spirito dobbiamo considerare un’altra cosa; e cioè che la profezia talvolta è preghiera. Talvolta viene data una profezia che è una preghiera ispirata rivolta a Dio. Un chiaro esempio lo troviamo nel primo capitolo di Luca, dove è detto:

 

«Zaccaria fu pieno di Spirito Santo e profetò dicendo: ‘Benedirò il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente». (Lo. 1, 67-69).

 

 

Probabilmente questo è il tipo di profezia che giunse quando lo Spirito Santo scese sui discepoli ad Efeso. Non sarebbe stato sensato da parte del Signore ispirare molti messaggi profetici contempora­neamente. E’ probabile che li abbia ispirati tutti alla lode profetica.

 

Cosa poteva vedere allora la gente quando i primi cristiani veni­vano battezzati nello Spirito? Poteva vedere che come lo Spirito San­to scendeva su di loro, essi cominciavano a pregare con lodi ispirate, talvolta in parole che non capivano e altre volte nella propria lingua.

 

Ø   La prima manifestazione della presenza nello Spirito in loro era una preghiera ispirata di lode. Erano innalzati nello Spirito a lodare il Signore perché facevano per la prima volta l’esperienza diretta della sua presenza e della sua gloria.

 

Questo è il motivo per cui il dono delle lingue è tanto importante. È un nuovo dono di preghiera, di lode.

è Ci permette di cedere allo Spirito e di rispondere alla presenza dello Spirito in un modo che prima ci era impossibile. E’ quindi una specie di accesso alla vita piena dello Spirito.

 

 

è La Scrittura non dice che ogni cristiani debba parlare in lingue. Ma l’implicazione dei passi degli Atti è che il parlare in lingue è molto comune: probabilmente l’implicazione di 1 Corinzi 14, 5 è che esso sa per tutti, è la mia esperienza personale mi dice che può essere per tutti. Nella nostra comunità è normale che le persone parlino in lingue quando si prega su di loro perché siano battezzati nello Spirito (se hanno ricevuto una istruzione e preparazione adeguate) e le poche eccezioni pregano in lingue nel termine di giorni o settimane. Il proble­ma di ricevere il dono delle lingue pare non stia tanto in Dio che lo dà quanto nelle persone capaci di cedere ad esso.

 

Ø      Alcuni, particolarmente dalle denominazioni Pentecostali, riten­gono che le lingue siano l’«evidenza iniziale che si è ricevuto lo Spi­rito». Con questo intendono dire che finché una persona non ha par­lato in lingue, non è stata battezzata nello Spirito. Ma uno sguardo agli Atti ci ha rivelato che non sono le lingue l’evidenza iniziale, bensì la «lode ispirata». Talvolta questo avviene in lingue, ma può anche venire in Italiano!

 

Vogliamo dire, allora, che solo se una persona ha avuto quest’e­sperienza di lode ispirata essa è stata battezzata nello Spirito? Non mi pare si possa affermare questo dalla Scrittura. Quanto possiamo dire dalla Scrittura è che questa esperienza è il primo segno ‘normale’. E’ il modo in cui dovrebbe verificarsi, non quello in cui sempre si verifica.

 

So di persone che hanno chiesto di essere battezzate nello Spirito e che dapprima non sono state capaci di pregare in lingue. Ma prima che giungesse il dono delle lingue sono giunte altre manifestazioni in loro della presenza dello Spirito: hanno avvertito in loro la presenza dello Spirito, le Scritture sono balzate alla vita, avvertono una nuova guida dello Spirito.

 

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 13:10

è É anche vero che talvolta le persone non si rendono conto che sia successo qualcosa quando sono state battezzate nello Spirito. Non ne hanno avuto un’esperienza cosciente. Ma possono guardare indie­tro e vedere che qualcosa è successo, perché ora sperimentano in loro stesse lo Spirito Santo. Conosco una ragazza che mi disse, quando le chiesi cosa le era successo quando fu battezzata nello Spirito Santo:

 

«Niente affatto. Quando pregarono su di me non successe niente. Ma da allora la mia vita è stata completamente diversa». E proseguì di­cendo qual’era stata da allora la sua vita, e dalla sua descrizione mi fu chiaro che ella stava vivendo la vita nello Spirito. Anche se l’inizio della vita nello Spirito non era stata un’esperienza clamorosa o impres­sionante per lei, ora ella sperimentava ogni giorno la sua presenza e le sue opere.

 

Una persona è stata battezzata nello Spirito quando può speri­mentare lo Spirito che vive in lei e opera tramite lei. Se non ci sono tracce della presenza dello Spirito in lei, non è sta­ta battezzata nello spirito. Ma anche se non ha fatto grandi esperienze quando hanno pregato per lei perché ricevesse lo Spirito, e in seguito nota dei cambiamenti e si ritrova a vivere la vita nello Spirito come risultato di quella preghiera, può a ragione dire di essere stata battezzata nello Spirito.

 

Spesso il motivo per cui tante persone trovano difficile cedere a questa nuova forma di preghiera (e al dono delle lingue), anche se sono state battezzate nello Spirito, è molto semplice — hanno delle inibizioni che vanno superate.

 

 

è Lo Spirito è in loro, e le ispira a pregare in questo modo. Ma non riescono a permetterglielo. Spesso hanno imparato a non essere espressive o hanno paura di esprimersi o paura delle loro emozioni. Qualche volta temono che Dio non dia loro il dono e così non possono mettere fede in quanto lo Spirito Santo sta cer­cando invece di fare. Un motivo per cui il dono delle lingue è tanto importante per i cristiani moderni è che per loro è più facile arren­dersi allo Spirito Santo in lingue che nella loro lingua madre. Possono più facilmente superare le loro inibizioni scavalcando la loro mente (e questo avviene con le lingue — 1 Cor. 14, 14), che per mezzo della mente stessa.

 

è Dall’esperienza posso dire che una persona non è pienamente nello Spirito se non si è arresa a questo tipo di preghiera. Finché ella non sperimenta lo Spirito Santo che si muove in lei, non si arrende allo Spirito e non sperimenta qualcosa di nuovo che non poteva fare da sola con le proprie forze, ella non sa cosa sia vivere la vita nello Spirito. Ha bisogno di un’esperienza diretta di cosa sia fare le cose«nello Spirito» — fare le cose in piena azione e controllo e tuttavia vedere che quanto facciamo è formato dallo Spirito in qualcosa di più di quanto non sia il nostro solo lavoro.

 

Ø      C’è una liberazione ed una pienezza che ci vengono dal pregare in lingue. È in questa esperienza che una persona comincia a speri­mentarle la gioia profonda dello Spirito Santo. Anche se una persona può essere battezzata nello Spirito senza alcuna esperienza al momento iniziale, non penso che dovrebbe essere sempre in quel modo.  Nel Nuovo Testamento era normale che la gente ricevesse lo Spirito Santo in modo tale che loro stessi e chiunque altro lo sapevano bene, e tutto questo può essere normale anche ora. Avere un’esperienza si­mile può essere di grande aiuto per entrare nella vita dello Spirito.

 

 

Due settimane fa mi trovavo nell’ingresso di una delle nostre co­struzioni parrocchiali quando dalla sala di preghiera uscirono le per­sone sulle quali avevano pregato perché ricevessero il battesimo nello Spirito. Erano tutti luminosi e pieni di gioia (uno poteva a malapena parlare). Avevano sperimentato una pienezza dello Spirito, e lo sa­pevano. E neppure per me fu difficile constatarlo. Una volta che una persona ha visto qualcuno che è stato battezzato nello Spirito nel modo in cui lo furono gli apostoli, non è difficile capire perché gli osservatori poterono pensare che gli apostoli fossero ubriachi.

 

 

5 – Cosa non è

 

 

Non é conversione - Essere battezzati nello Spirito non è convertirsi al Signore o sperimentare una conversione più profonda.

 

 

Talvolta è vero che le persone si convertono al Signore quando ven­gono battezzate nello Spirito o convertite in un modo nuovo. Cono­sco un seminarista che stava sempre più allontanandosi dalla fede in Cristo. Voleva essere cristiano ma si trovava distante da Cristo e in­capace di trovare il modo di avere una vera relazione con lui. Pensava di lasciare il seminario, e forse la chiesa. Quando seppe del rinnova­mento carismatico e venne al suo primo incontro di preghiera, era incuriosito, ma non poté accettare quanto gli fu detto. Poté solo dire che gli sarebbe piaciuto provare, per vedere cosa sarebbe successo. Chiese che si pregasse su di lui per l’effusione dello Spirito Santo. Quando questo avvenne, sperimentò Dio come mai prima, e quell’espe­rienza per lui fu una vera conversione. Da allora cominciò a vivere per Cristo con fede piena.

 

 

è Ma non sempre essere battezzati nello Spirito significa una con­versione più profonda. Quando io chiesi che pregassero per me per il battesimo nello Spirito, giunsi a questo dopo aver cercato per anni di dare a Dio la mia vita. Avevo pregato ogni giorno a lungo, avevo letto regolarmente  la Scrittura e libri spirituali, avevo impiegato gran par­te del mio tempo lavorando per portare gli altri a Cristo, avevo cercato di modellare la mia vita sul modello di Cristo e del suo insegnamento, ecc. Quando pregarono su di me successe qualcosa. Cominciai a pre­gare in modo nuovo, a sperimentare in modo nuovo la presenza di Dio, a sperimentare la guida e l’opera di Dio in modo nuovo. Ma non ebbi una maggior dedizione a Dio né una maggior conversione. In un certo senso, anzi, ebbi una dedizione minore, nel senso che quando cominciai a sperimentare lo Spirito che operava in me in maniera nuova, non mi sforzai più come avevo fatto fino allora (non era ne­cessario).

 

Ø      La conversione è un volgere la propria vita verso Cristo. E’ qual­cosa che NOI facciamo. Dopo la preghiera su di me non ebbi una con­versione maggiore di prima. Il battesimo nello Spirito, comunque, è qualcosa che CRISTO FA (è lui il battezzatore nello Spirito Santo). Egli ci dà qualcosa di nuovo. Il risultato di questo è che Dio comincia a lavorare in noi in modo nuovo. Nella nostra vita cristiana succedono più cose, perché Dio sta agendo di più.

 

 

La nostra parte quando siamo battezzati nello Spirito non è la conversione. Questa dovrebbe venire prima. La nostra parte è «rice­vere» o «bere», o ancora «lasciarsi battezzare». Ciò che accade quando siamo battezzati nello Spirito è dono del Padre. Egli ci dà lo Spirito in modo nuovo e noi dobbiamo solo accettare quel dono, riceverlo, accogliere lo Spirito in noi.

 

 

Non è una constatazione - Essere battezzati nello Spirito Santo non è una nuova constatazione della dottrina dello Spirito Santo in noi.

 

Essere battezzati nello Spirito Santo è un CAMBIAMENTO nella nostra relazione con Dio. Il risultato di tutto ciò è che lo Spirito Santo comincia ad operare in noi in modo nuovo: ci parla, ci guida, ci insegna, opera tramite noi, ci rende consapevoli della presenza di Dio in noi e del suo amore.

 

è Quando la gente è battezzata nello Spirito, comprende in maniera nuova la dottrina dello Spirito Santo. D’un tratto interi campi della verità cristiana diventano chiari. Legge la Scrittura e passi che prima sembravano piatti diventano i più interessanti della Scrittura. Va alla Messa, e le preghiere che prima ‘recitavano’ diventano piene di si­gnificato. Ogni menzione dello Spirito Santo produce nuova luce e comprensione.

 

 

Tale nuova consapevolezza della dottrina dello Spirito Santo è un risultato dell’effusione dello Spirito, ma non è la stessa cosa. Quan­to accade quando siamo battezzati nello Spirito è che lo Spirito Santo comincia a fare in noi delle cose che non aveva mai fatto prima. Questo è più che una consapevolezza. E’ un cambiamento in quanto accade. Sta succedendo qualcosa di nuovo.

 

Ø   Il fatto che essere battezzati nello Spirito sia diverso dall’avere una più profonda consapevolezza della dottrina dello Spirito Santo è importante quando giungiamo al punto di volere essere battezzati nello Spirito Santo. Non possiamo cominciare la vita nello Spirito solo con una maggior consapevolezza di chi egli sia. La presa di coscienza da parte nostra non può produrre un cambiamento nella nostra relazione con lui. Può prepararci a questo, ma non compierlo.

 

Siamo battezzati nello Spirito solo quando lo Spirito Santo co­mincia ad operare in noi in modo nuovo. E’ qualcosa che EGLI FA in noi, e non qualcosa in cui noi cresciamo per mezzo di una maggior consapevolezza. Possiamo cominciare la vita nello Spirito solo rice­vendo lo Spirito dal Padre.

 

 

Non è una devozione - Esser battezzati nello Spirito Santo non è una maggior devozione allo Spirito Santo.

 

Quanto abbiamo detto sopra vale anche per la differenza tra es­sere battezzati nello Spirito Santo e essergli devoti. Di solito ci viene data una maggior devozione allo Spirito Santo come risultato dell’effusione dello Spirito, ma non è la stessa cosa. Siamo battezzati nello Spirito quando lo Spirito Santo comincia a fare cose nuove in noi. E questo non può venire dal nostro tentativo di essere più devoti allo Spirito Santo, ma dal ricevere lo Spirito stesso.

 

 

Non è un segno di maturità spirituale o di santità- Essere battezzati nello Spirito non è un segno di maturità spirituale o di santità, bensì dà alla persona una relazione con lo Spirito Santo che gli permetterà di crescere più velocemente e facilmente in santità di quanto non potrebbe fare da solo.

 

Un anno dopo che avevano pregato per me per il battesimo nello Spirito leggevo il libro «I Quattro amori» di C. 5. Lewis. E’ un libro pieno di saggezza spirituale e dimostra che l’autore è un uomo di vera maturità spirituale. Alla fine del libro, tuttavia, egli parla dell’amore verso Dio e descrive un tipo d’amore di Dio che egli dice sia il più importante, ma che egli stesso non ha sperimentato e non si aspetta di sperimentare finché non andrà in cielo. Il tipo d’amore che descrive (che egli chiama un amore di apprezzamento di Dio) è esat­tamente l’amore che la gente sperimenta quando è stata battezzata nello Spirito e può lodare Dio in lingue o nella propria lingua. Quando sono giunto alla fine del libro mi è stato chiaro che C. 5. Lewis non era stato battezzato nello Spirito quando aveva scritto il libro.

 

Allo stesso tempo potevo vedere che C. 5. Lewis era un cristiano eccellente. Era un cristiano migliore di molte persone che conoscevo e che erano state battezzate nello Spirito. Mostrava più saggezza spiri­tuale, una maggior fedeltà a Dio e più frutto nel suo servizio della maggior parte di coloro che erano stati battezzati nello Spirito.

 

 

è Poco dopo aver letto «I Quattro amori» mi ritrovai a parlare con una studentessa universitaria che un mese prima aveva pochissima o quasi nessuna fede e che non aveva vissuto una vita molto spirituale. Quando pregarono perché fosse battezzata nello Spirito ella ebbe una esperienza profonda dello Spirito Santo (che le dette subito un amore di apprezzamento per Dio) e da allora ha continuato a crescere nella vita cristiana. Ma quando fu battezzata nello Spirito non era neppure nei paraggi della maturità spirituale che C. 5. Lewis aveva quando scrisse il libro «I Quattro Amori». E probabilmente neppure ora.

 

è La crescita spirituale richiede tempo, come ogni processo di ma­turazione. Le relazioni devono crescere, e si devono sviluppare dei cambiamenti nel nostro modo di vivere. Se vogliamo avere una rela­zione profonda con Dio e vivere una vita che è simile a quella inse­gnataci da Cristo, dobbiamo aspettarci che tutto questo richieda tem­po. Dobbiamo crescere in ciò.

 

Ø      L’opera dello Spirito in noi, comunque, è un dono. Un dono può esser dato subito, tutto insieme. E poiché è un dono, può esser dato all’inizio del processo di maturità spirituale come in un momento qua­lunque del camino. Ciò avviene quando una persona sa che Dio glielo offre, e lo cerca.
 

 

Ø       Il dono dello Spirito ci viene dato per rendere molto più facile la crescita spirituale. Chi è battezzato nello Spirito può crescere più rapidamente di chi non lo è. Ho passato diversi anni nell’attività cri­stiana prima di conoscere il rinnovamento carismatico, e diversi anni dopo. In entrambi i periodi ho lavorato con lo stesso tipo di persone - studenti universitari. Da quando preghiamo con loro perché siano battezzati nello Spirito la loro crescita è assai più rapida. Lo Spirito di Dio produce in loro una santità ben più grande. E non è che essi si sforzino molto più di prima. Molti hanno tentato con lo stesso impegno (e ora alcuni sperimentano una nuova velocità di crescita, dopo esser stati battezzati nello Spirito). Non è quindi che si impe­gnino di più, ma sperimentano di più. Lo Spirito di Dio produce di più in loro.

 

D’altra parte essere battezzati nello Spirito non equivale certo alla perfezione spirituale. Chi è stato battezzato nello Spirito ha ancora bisogno di passare attraverso un processo di maturazione spirituale. Uno dei più grandi rischi che deve affrontare chi sperimenta una pienezza dello Spirito è l’errata idea di essere giunto alla maturità spirituale. Ma essere battezzati nello Spirito non è altro che l’intro­duzione ad una relazione nuova con lo Spirito Santo.

 

Talvolta la gente si scandalizza per il fatto che un cristiano appena giunto alla fede in Cristo possa essere battezzato nello Spirito, mentre ci sono molti dei fedeli che da anni si sono dedicati a Cristo, che non lo sono stati. Più che costituire fonte di scandalo, ciò dovrebbe indi­carci una lezione importante: ogni cosa che Dio vuole darci viene nel modo in cui egli decide. La maturità spirituale ci viene tramite un processo di sforzo e di dedizione.

 

Ø   Non possiamo averla senza aver impiegato del tempo nel servizio fedele a Dio, non importa quanto preghiamo per ottenerla. Il dono dello Spirito d’altra parte ci viene dato mediante la richiesta fatta con fede. È un dono. Dobbiamo ri­conoscere che Dio ce lo offre, e quindi riceverlo da lui nella fede.

Ø    Nessun periodo di servizio impegnato, per quanto lungo, potrà meritarcelo. Ma potremo averlo non appena ci renderemo conto che Dio, ce lo offre, se lo chiediamo.

 

Questo significa che anche gli anni spesi al servizio del Signore prima di esser stati battezzati nello Spirito non sono senza valore. Se avremo impiegato del tempo ‘prima’ per crescere nella nostra rela­zione con Dio, saremo molto più avanzati nella maturità spirituale di coloro che hanno iniziato la loro vita cristiana con l’effusione dello Spirito.

 

 

Non è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. - Essere bat­tezzati nello Spirito è solo una parte di quanto abbiamo bisogno per essere pienamente in Cristo.

 

Se una persona è stata battezzata nello Spirito, ma è solo parzialmente convertita a Cristo, non sarà certo un gran cristiano. Se non capisce le verità basilari del cristianesimo o se non ama il Signore, non arriverà molto lontano.  Una persona col serbatoio pieno non farà molta strada se le ruote sono a terra o il volante spezzato. Inoltre parole abbiamo bisogno di tutto il corredo cristiano se vogliamo vivere la vita cristiana nel modo in cui Gesù intendeva farcela vivere. Abbiamo bisogno di tutto quanto il Signore c’ ha dato.

 

 

 

6 – Ricevere

 

 

Quando gli ebrei il giorno di Pentecoste videro i primi cristiani che erano appena stati battezzati nello Spirito, e quando ascoltarono la spiegazione di Pietro di quanto era loro successo, chiesero: «Cosa dobbiamo fare?» Questa è la domanda. Come possiamo cominciare a vivere la vita dello Spirito?

 

è Il    succo del discorso di Pietro fu il Signore Gesù. Disse agli ebrei: è a motivo di Gesù che possiamo avere lo Spirito Santo. Perché Gesù è Signore e Cristo, perché è morto e risorto, che possiamo avere lo Spirito Santo. E a motivo di quanto ha fatto Gesù, il Padre gli ha dato lo Spirito Santo da regalare a noi. Questo disse Pietro.

 

«Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire». (Atti, 2, 33).

 

Pietro non fece altro che dire la stessa cosa detta da Giovanni Battista quando per la prima volta additò Gesù. Probabilmente le parole udite da Pietro, quando vide Gesù per la prima volta, sono:

 

«Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo» (Mc. 1, 7-8).

 

 

In altre parole, Gesù è il battezzatore nello Spirito Santo. È lui la persona a cui dobbiamo andare se desideriamo essere battezzati nello Spirito.

 

E Gesù stesso lo affermò quando alla festa dei «Taber­nacoli» disse alla gente che se volevano la vita nuova, l’acqua viva, lo Spirito Santo, dovevano venire a lui.

 

«Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato». (Gv. 7, 38-39).

 

 

Quelli che vogliono lo Spirito Santo e la vita nuova che egli porta devono venire al Signore Gesù.

 

 

Pietro proseguì assicurando i suoi ascoltatori il giorno di Pente­coste che lo Spirito Santo era per tutti. Il Signore vuole che tutti siano battezzati nello Spirito.

 

«Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». (Atti 2,39).

 

Lo stesso messaggio ci giunse agli inizi del rinnovamento cari­smatico nella chiesa cattolica, quando ci chiedevamo se ciò che sta­vamo sperimentando fosse per tutti. Una delle prime profezie ricevute conteneva le parole: “Il mio Spirito è per tutti, per tutti, per tutti».

 

è Il modo normale in cui la gente può entrare in contatto con Gesù è per mezzo del suo corpo, la comunità di cristiani nella quale egli vive. Non appena le persone sentono parlare di lui e giungono alla fede, di solito vengono battezzate nello Spirito Santo in una co­munità cristiana.  E dovrebbe essere così. Poiché la vita dello Spirito è vissuta in un corpo, il corpo di Cristo, la persona dovrebbe esser battezzata nello Spirito nel corpo di Cristo, per poi entrare nella vita di una comunità cristiana.

 

Ø Le persone possono essere battezzate nello Spirito senza l’aiuto di altri cristiani. Il Signore stesso (il battezzatore) e lo Spirito Santo sono quanto è assolutamente essenziale. Diverse persone nella nostra comunità hanno pregato da sole per ricevere lo Spirito Santo e sono state battezzate nello Spirito senza l’aiuto di nessun altro. Una ra­gazza, infatti, è stata battezzata nello Spirito ed ha ricevuto il dono delle lingue prima che sapesse che cose simili esistessero — solo per­ché il Signore, nella sua misericordia, sapeva che lei ne aveva un bi­sogno particolare. Ma è più raro e difficile che la gente venga battez­zata spontaneamente nello Spirito perché il Signore ci vuole parte di una comunità. Di solito, quindi, una persona che voglia essere bat­tezzata nello Spirito deve recarsi presso una comunità di cristiani che abbiano ricevuto questa esperienza, e chiedere il loro aiuto.

 

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 13:11

Nel Nuovo Testamento (e nella Chiesa Primitiva) il modo nor­male nel quale i cristiani aiutavano gli altri a ricevere lo Spirito era mediante la preghiera e l’imposizione delle mani. Al capitolo ottavo degli Atti si dice:

 

«Frattanto gli apostoli a Gerusalemme seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l’imposizione delle mani degli apostoli...» (Atti, 8, 14-18).

 

 

La stessa cosa accadde al nono capitolo, quando Anania pregò per Paolo, e al diciannovesimo quando Paolo pregò per i discepoli a Efeso.

 

Ø Nella maggior parte delle comunità battezzate nello Spirito, la pre­ghiera con l’imposizione delle mani è i mezzo normale per aiutare qualcuno ad essere battezzato nello Spirito. Pare sia un modo naturale per aiutare la gente a ricevere la vita nello Spirito. Quando le persone sono ben preparate e si prega su di loro imponendo le mani, è raro che non sperimentino la venuta dello Spirito Santo in loro e che non parlino in lingue.

Ø   Ma la persona che viene per essere battezzata nello Spirito non è passiva. La sua parte sta nel venire al Signore per essere battezzata nello Spirito. La preghiera con l’imposizione delle mani non è certo un sostituto alla necessità di venire al Signore. Ha lo scopo di essere solo un aiuto, e se la persona non va al Signore per ricevere da Lui lo Spirito non sarà battezzata nello Spirito.

 

La condizione a cui dobbiamo rispondere, quindi, prima di poter essere battezzati nello Spirito, è semplicemente quella di essersi orien­tati verso Gesù quale Signore, Salvatore e Battez­zatore. Le istruzioni date da Pietro il giorno di Pentecoste furono:

 

«PENTITEVI e ciascuno di voi si faccia ‘battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo».

 

 

La condizione quindi è essere «NEL SIGNORE», essere un creden­te, una persona orientata verso Gesù. Quando siamo in questa condi­zione, egli può battezzarci nello Spirito Santo.

 

Ø   Alcune persone vengono battezzate nello Spirito anni dopo aver accettato Cristo come loro Signore. Altri gli dedicano la vita solo al momento in cui vengono bat­tezzati nello Spirito. Comunque avvenga, essere «NEL SIGNORE» è la sola condizione che ci qualifica per essere battezzati nello Spirito.

 

Una volta che una persona appartenga al Signore, può pregare per ricevere lo Spirito Santo. Quanto deve fare è chiedere con fede, cioè semplicemente chiedere, nella certezza che il Signore vuole che egli sia battezzato nello Spirito e che gliene stia dando l’occasione. Luca ha un passo che qualche volta penso sia stato mantenuto nella sua forma attuale perché veniva usato per preparare la gente ad es­sere battezzata nello Spirito.

 

Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!. (Lc. 11, 9-13).

 

è In altre parole, ciò che un credente deve fare per essere battezzato nello Spirito è semplicemente CHIEDERLO. Dio è ansioso di DARLO. In realtà Dio vuoi darci lo Spirito Santo molto più di quanto noi vo­gliamo riceverlo. Questo perché ci ama e vuole vivere in noi per mezzo del suo Spirito. Dobbiamo solo andare a lui e ricevere da lui il dono.

 

 

GLI OSTACOLI - Pare ci sia una varietà di ostacoli nelle persone che impediscono loro di ricevere la pienezza dello Spirito.

 

1.     Talvolta la gente non lo vuole — o non vuole tutto quello che Dio offre (di solito le lingue). Poiché vogliono solo alcune cose, Dio non è libero di dar loro la vita piena dello Spirito.

2.     Talvolta poi la gente non crede che l’essere battezzati nello Spirito sia qualcosa di definito. Quanto in realtà essi chiedono è una ‘benedizione’, un po’ più di devozione a Dio. E di solito è proprio ciò che ricevono — e non si rendono conto di quanto Dio voglia dar loro di più.

3.     Più spesso il problema è il timore: sia che sia sbagliato chiedere a Dio qualcosa per noi stessi, oppure che quanto accadrà proverrà da ‘me’, cioè che sia qualcosa di psicologico e di affatto spirituale; oppure ancora il timore che «Dio a me non lo darà». La sola risposta a questo tipo di timore è confidare nell’amore del Signore. Egli ci ama e vuol farci avere lo Spirito. Se glielo chiederemo, ce lo darà.

 

 

 

Spesso la gente trova difficoltà a superare questi ostacoli. Alla loro radice sta una mancanza di ‘fede, che difficilmente la persona riesce a superare da sola. Questo probabilmente è il motivo per cui la vita nello Spirito è vissuta in una comunità. Una comunità può im­partire fede a qualcuno che non l’ha senza sforzo e in modo indolore.

 

è Secondo la mia esperienza, se una persona viene in una comunità di cristiani che sono stati battezzati nello Spirito e che hanno fede nell’opera completa dello Spirito (che credono che la piena esperienza dello Spirito sia per tutti), e se viene ben preparata può esser battez­zata nello Spirito senza alcuna difficoltà. Pare che la nostra comunità sia ora a questo punto, e che la gente entri nella vita dello Spirito e giunga a parlare in lingue senza alcuna difficoltà. Come comunità, ci è voluto del tempo per crescere nella fede, e anche per imparare a preparare le persone (anche ora talvolta, si prega su qualcuno prima che sia pronto). Ma ora pare ci siano fede e saggezza sufficienti per aiutare chiunque venga.

 

Il Padre vuol farci sperimentare il suo amore. Vuol darci il suo Spirito. Vuole che il suo popolo sia capace di guidare coloro che gli si rivolgono verso una vita piena dello Spirito. Vuole fare per noi tutto quanto egli fece per i primi cristiani — e forse di più.

 

 

 

Parte II – CAPIRE IL BATTESIMO NELLO SPIRITO

 

 

7. Capire

 

Nella chiesa primitiva era facile capire il significato di essere battezzati nello Spirito. Quando una persona diventava cri­stiana, chiedeva e riceveva lo Spirito. Non aveva esperienze cristiane precedenti a cui riferirsi riguardo al battesimo nello Spirito.

 

Ø      Ma ora non è così facile. Molti di coloro che vengono battezzati nello Spirito sono cristiani da anni, e fra loro molti hanno avuto espe­rienze definite della presenza dello Spirito in loro. Di solito non cre­dono di poter dire con la semplicità dei primi cristiani di aver «rice­vuto lo Spirito» quando fanno l’esperienza comunemente descritta co­me «essere battezzati nello Spirito».

 

Se cerchiamo di distinguere questa nuova esperienza e cambia­menti spirituali precedenti, appare chiaro che essere battezzati nello Spirito assume un significato diverso per le varie persone.

 

è Persone diverse, infatti, a seconda della loro situazione, possono aspettarsi cose diverse quando vengono battezzate nello Spirito. Per questo mo­tivo può essere utile considerare più accuratamente la questione.

 

 

 

Parliamone

 

 

Ci sono molti modi per parlare della venuta dello Spirito Santo nella vita di una persona. Le nostre idee su cosa significhi essere bat­tezzati nello Spirito saranno più chiare se considereremo prima come vengono usate alcune parole (o come potrebbero esserlo).

 

Nel Nuovo Testamento ci sono cinque descrizioni di persone che entrano in unione con lo Spirito Santo: il giorno della Pentecoste (Atti 2), la «Pentecoste Samaritana» (Atti 8, 4-25), la conversione di Paolo (9, 10-19), la «Pentecoste dei Gentili» (Atti 10, 1-11; 18), e la conver­sione dei discepoli ad Efeso (Atti 19, 1-12). Appare chiaro che la stessa cosa sia accaduta in tutti e cinque gli eventi.

 

I termini nel Nuovo Testamento con cui ci si riferisce a questi eventi (tra parentesi vengono aggiunte altre citazioni dove gli stessi termini sono probabilmente usati per descrivere la stessa cosa) sono:

 

 

 

 

- quello che il Padre ha promesso

- il dono di Dio

- ricevere il dono dello Spirito Santo

- ricevere lo Spirito Santo

 

 

- ripieni di Spirito Santo (N. B.: il termine è usato anche per ‘pienezze’ speciali -

- essere battezzati nello Spirito Santo

 

- essere rivestiti di potenza

- lo Spirito Santo scende su

- lo Spirito Santo viene effuso o dato

 

 

Lc. 24, 49; Atti 1, 4; 2, 33

Atti 8, 20; 11, 17

Atti, 2, 38.

Atti 8, 17, 19; 10, 47; 19, 2; (Gv. 7, 39; 14, 17; 21, 22; 11 Cor. 11, 14; Gai. 3, 2; Tm 8, 15)

Atti 2, 4; 9, 17 (Atti 4, 8, 31; 7, 55; 13, 9; Ef. 5, 18; Lc. 1, 41, 67).

Atti 1, 45; 11, 19 - (Mc. 1, 8; Mt. 3, 11; Lc. 3, 16; Gv. 1,33; 1 Cor. 12, 13)

Lc. 24, 49 - Atti 1, 8, simile

Atti 10, 6; Lc. 2, 27; 10, 44; 11,15

Atti 8, 18 (Gv. 7, 39; I Gv. 3, 24; 5, 13; Lc. 11, 13; 1 Ts  4,8; 11 Cor. 1,21; 5, 15; 11 Tm. 1,6).

 

 

 

A ciò che pare la stessa cosa, in altri punti del Nuovo Testamento ci si riferisce con i seguenti termini: la promessa dello Spirito Santo (Gal. 3, 4) il suggello dello Spirito Santo (Ef. 1, 13; 4, 30), essere nati di nuovo dall’alto (Gv. 3, 5-8, simile - Gal. 4, 30), lo Spirito Santo è mandato nei nostri cuori (Gai. 4, 6), concede lo Spirito Santo (Gai. 3, 5); lo Spirito Santo discende su, o rimane — la descrizione del battesimo di Cristo (Mc. 1, 10); Lc. 3, 22; Mt. 3,16; Gv. 1, 32-33).

 

 

è Tutto l’elenco dei termini presi dal Nuovo Testamento fa inten­dere che alla persona  accade qualcosa. Per essere più precisi, lasciano intendere che qualcosa (lo Spirito Santo) arriva, viene do­nato e che la persona deve far solo la parte di ‘ricevere’. Sono tutte metafore (ad eccezione, forse, di ricevere «quello che il Padre ha promesso»). Il cambiamento viene descritto come se si versasse ac­qua da o in una persona, come se un dono fosse dato e ricevuto; op­pure se un abito venisse fatto indossare a una persona da qualcun altro. I termini più comunemente usati sono quelli che dicono. in una forma o nell’altra: lo Spirito Santo piene dato e ricevuto.

 

 

Ø      Un modo non metaforico per dichiarare quanto accade è dire che avviene un cambiamento nella nostra relazione con Dio. Tale cambiamento è prodotto da Dio, e

Ø      la nostra parte è quella di acco­glierlo. A motivo di questo cambiamento Dio (lo Spirito Santo) entra in modo nuovo nella nostra vita, e cominciamo a vederlo compiere in noi quelle cose promesse dal Padre: ci dona i sette doni (ci insegna, ci guida, approfondisce la nostra unione con Dio, ci rende viva la Scrit­tura e ci dona un coraggio ed uno zelo apostolici), i frutti dello Spi­rito (amore, gioia, pace, pazienza, ecc.), alcuni dei doni carismatici (lingue, profezia, guarigione, miracoli, ecc.) e ci permette di essere parte attiva della comunità cristiana.

 

 

Una descrizione semplice di cosa significhi essere battezzati nello Spirito è questo: abbiamo un cambiamento tale nella nostra relazione con Dio che possiamo cominciare a sperimentare nella nostra vita tutte quelle cose che Dio ha promesso lo Spirito Santo avrebbe fatto per i credenti.

 

Ø      C’è un altro modo in cui potremmo volerne parlare. La maggior parte dei cristiani crede che lo Spirito Santo sia in loro anche prima di essere battezzati nello Spirito — mediante la loro fede in Cristo, il battesimo e la cresima. Ma essi non sperimentano tutte le cose che Dio ha promesso e che i primi cristiani sperimentavano. Se lo Spirito Santo è in noi, deve esserci qualche barriera o blocco che ci impedisce di sperimentare la sua presenza e la sua opera. Quin­di. potremmo descrivere l’essere battezzati nello Spirito come la libe­razione dello Spirito in noi oppure come la nostra apertura allo Spirito.

 

 

Il termine più comune usato per questo cambiamento nella no­stra relazione con Dio è «battezzato nello Spirito». Per vari motivi storici, questo fu il termine dato a quest’esperienza agli inizi del Mo­vimento Pentecostale nel 1900. È stato usato non solo dai membri delle chiese Pentecostali, ma anche dalle persone delle principali Chie­se Protestanti e nella Chiesa Cattolica. Probabilmente il motivo più valido per usarlo è storico: è il termine usato dalla maggior parte delle persone per parlare di questa esperienza.

 

 

Tuttavia c’è un altro motivo per usare questo termine. Se do­vessimo dire che una persona riceve lo Spirito, o che le viene dato lo Spirito, quando è solo battezzata nello Spirito, molti presumerebbero che noi negavamo che lo Spirito fosse già stato prima nel credente (per la fede in Cristo, per il battesimo o la cresima). È vero, nel Nuovo Testamento tutti questi termini significano la stessa cosa —si riferiscono tutti alla stessa esperienza. Quando il Nuovo Testamen­to dice che lo Spirito Santo è stato dato a un credente, significa che ha sperimentato l’opera completa dello Spirito. Ne risultava una esperienza pratica. Ma possiamo scegliere uno dei termini del Nuovo Testamento (essere battezzati nello Spirito), e usarlo per riferirci al cambiamento che avviene nella vita di un credente dal momento in cui viene a sperimentare la presenza e l’opera dello Spirito. Lo Spi­rito può esser stato dato prima in qualche modo, ma quando una persona viene battezzata nello Spirito comincia a sperimentare lo Spirito in modo nuovo, proprio  come i cre­denti nel Nuovo Testamento.

 

Ø      Oggi la forma più comune di questo termine è quella del nome. La gente parla di “battesimo dello Spirito” e di “ricevere il battesimo dello Spirito”. Questo tuttavia non è un termine della Scrittura. Nel Nuovo Testamento quello che abbiamo ricevuto (o che abbiamo) è lo stesso Spirito Santo (o il dono dello Spirito Santo). E siamo battezzati in Lui.

 

C’è un motivo, oltre  al fanatismo religioso, per non usare il termine «battesimo nello Spirito» più del necessario. Quando co­minciamo a parlare del battesimo nello Spirito, cominciamo a pen­sare ad esso come ad una cosa. L’immagine che viene alla mente è quella di un segno sull’anima, o di una targa al merito. Spesso la gente pensa al «Battesimo nello Spirito» come ad uno stato di raggiun­ta sicurezza. Se abbiamo il battesimo nello Spirito, siamo a posto. Il mondo viene diviso in cristiani che hanno il battesimo nello Spirito, e cristiani che non l’hanno. In altre parole, parlare di quanto avviene quando si è battezzati nello Spirito ci aiuta a capire e a constatare che si tratta solo di una esperienza (passata) che ci introduce ad una vita continua nello Spirito. L’importante non è «avere il battesimo nello Spirito», bensì vivere, nella realtà, la vita dello Spirito.

 

 

Due eventi — o uno?

 

 

Ci sono alcuni difficili problemi teologici collegati alla compren­sione di cosa significhi essere battezzati nello Spirito. Vale la pena considerarli tuttavia, perché una volta che comprendiamo questi pro­blemi possiamo capire con maggior chiarezza cosa accade quando una persona è battezzata nello Spirito.

 

 

Il problema teologico più comune connesso con l’essere bat­tezzati nello Spirito è la questione se il venire a Cristo e ricevere lo Spirito siano un avvenimento o due.

 

è Una persona quando diventa cristiana viene automaticamente battezzata nello Spirito, oppure è questa una cosa che deve avvenire successivamente? Questa domanda viene spesso fatta dai Protestanti Evangelici Conservatori, ma spesso viene posta anche dai Cattolici in un contesto leggermente diverso (che di solito si preoccupa dei sacramenti del battesimo e della cre­sima).

 

Innanzitutto, essere battezzati nello Spirito può essere diverso dal venire a Cristo. Questo vale per le esperienze attuali, come nella Scrittura; ed era vero nella Chiesa primitiva.

 

Oggi molte persone hanno avuto due esperienze diverse nel rag­giungere una relazione più profonda con Cristo, e queste hanno avuto effetti diversi nella loro vita.

 

è Una delle prime persone che ho cono­sciuto, che potesse parlare di essere battezzata nello Spirito, fu un Evangelico Conservatore, che fece le sue esperienze nella «forma giu­sta». «Ricevette Gesù» ad una crociata di Billy Graham e poi di­ventò parte di una Chiesa Evangelica Conservatrice. Il risultato della conversione fu che egli senti di «conoscere il Signore», e per questo cominciò a vivere una buona vita cristiana, affatto vuota di ogni espe­rienza cristiana.

 

 

è Anni più tardi fu convinto da alcuni amici che avevano una base simile alla sua che c’era di più da scoprire. E lo vide in loro. Chiesa allora di essere battezzato nello Spirito, e quando questo avvenne, parlò subito in lingue. La sua vita di preghiera cominciò a diventare una vita di lode e di adorazione. Le Scritture gli parlarono in modo nuovo. La presenza di Dio diventò esperienza viva. Gli fu possibile avvertire le guida dello Spirito. In altre parole cominciò a vivere la vita nello Spirito. Quando venne battezzato nello Spirito ebbe un’e­sperienza diversa da quando aveva ricevuto Cristo nella sua vita.

 

Uno dei primi Cattolici a cui abbia parlato e che fosse stato bat­tezzato nello Spirito aveva avuto un’esperienza molto simile. Aveva conosciuto Cristo in modo consapevole in un Cursillo. Dopo ebbe una relazione personale con lui e per diversi anni visse una vita cristiana retta. Poi fu battezzato nello Spirito e ricevette il dono delle lingue. Il risultato fu che anche lui cominciò a vivere la vita nello Spirito, con una vita di preghiera nuova, una nuova esperienza della presenza di Dio e delle opere di Dio nella sua vita. Per entrambi essere battez­zati nello Spirito è stato diverso dal venire a Cristo.

 

Ø      Lo stesso possiamo vedere nella Scrittura. Le descrizioni delle persone che negli Atti hanno ricevuto lo Spirito dimostrano che le persone interessate non hanno ricevuto lo Spirito se non dopo essersi convertite a Cristo, aver creduto in Lui ed essere state battezzate.

 

Questo risulta particolarmente chiaro in due racconti. Quando i di­scepoli ad Efeso ricevettero lo Spirito, lo ricevettero dopo aver cre­duto ed aver ricevuto il battesimo, quando Paolo impose le mani su di loro.

 

«Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signo­re Gesù e non appena Paolo ebbe imposto le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano». (Atti,19, 5-6).

 

 

Luca pare ansioso di spiegare che fu l’imposizione delle mani il motivo della venuta dello Spirito Santo su loro, non il battesimo.

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 13:12

Ø Lo stesso dicasi dell’ottavo capitolo degli Atti. Il racconto dei samaritani che ricevettero lo Spirito Santo pare descritto in modo da accentuare il fatto che fu l’imposizione delle mani che provocò la venuta dello Spirito:

 

«Gli apostoli che erano rimasti a Gerusalemme vennero a sapere che gli abitanti della Samaria avevano accolto la parola di Dio: perciò mandarono da loro Pietro e Giovanni. Quando questi due arrivarono in Samaria, pregarono perché i Samaritani ricevessero lo Spirito San­to. Nessuno di loro infatti aveva ricevuto lo Spirito Santo, ma erano stati semplicemente battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora Pietro e Giovanni posero le mani su loro, e quelli ricevettero lo Spirito Santo. Simone vedeva che quando gli apostoli ponevano le mani su qualcuno quello riceveva lo Spirito Santo... (Atti, 8, 14-18).

 

In altre parole, da entrambi i passi è evidente che il ricevere lo Spirito Santo fu conseguenza del credere ed essere battezzati. La dif­ferenza tra essere uniti a Cristo e ricevere lo Spirito è ulteriormente confermata in brani del Nuovo Testamento che menzionano i due fatti in modo parallelo ma separato. L’esempio più chiaro è in Tito 3,5:

 

 

«Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi com­piute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbon­dantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro».

 

Un altro esempio è in Giovanni 3, dove Gesù parla a Nicodemo:

 

«In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spi­rito, non può entrare nel  regno di Dio». (3, 5).

 

 

La Chiesa primitiva (e anche la Chiesa odierna) era consapevole della differenza tra essere uniti a Cristo e ricevere lo Spirito nei due riti dell’iniziazione (BATTESIMO e CRESIMA). Quando venivano portate persone nuove nella Chiesa, queste venivano battezzate, e poi si im­ponevano le mani su di loro perché ricevessero lo Spirito Santo (e quindi venivano nutrite con l’Eucaristia).

 

Molti scrittori nella Chiesa primitiva hanno parlato della diffe­renza tra essere uniti a Cristo e ricevere lo Spirito Santo.

 

è Nel primis­simo «ordine della Chiesa», la ‘Tradizione Apostolica’ di Ippolito (217), la preghiera per l’imposizione delle mani sui nuovi battezzati è la seguente:

 

«O Signore Dio, che hai considerato questi tuoi servi degni di meritare il perdono dei peccati mediante il battesimo di rigenerazione, rendili degni di essere riempiti del tuo Spirito Santo e manda su di loro la tua grazia, affinché possano servirti secondo il tuo volere».

 

è Tertulliano in “Sul Battesimo” (Cap. 6), scritto nello stesso periodo della “Tradizione Apostolica”, illustra lo stesso concetto:

 

«Non che nell’acqua riceviamo lo Spirito Santo, ma purificati nell’’acqua... siamo preparati per riceverlo».

 

Agostino in uno dei suoi sermoni (c 400) è persino enfatico su questo punto:

 

«Questa distinzione tra ricevere il battesimo e ricevere lo Spirito Santo ci mostra chiaramente che non dovremmo pensare che coloro che non neghiamo abbiano ricevuto il battesimo, abbiano senz’altro ricevuto lo Spirito Santo».

 

La stessa considerazione può essere rintracciata in molti altri Padri della Chiesa.

 

D’altra parte, essere battezzati nello Spirito normalmente non do­vrebbe avvenire in un momento diverso da quello della conversione a Cristo. Questo risulta sia dalla Scrittura che dalla pratica della chiesa primitiva.

 

 

Probabilmente l’esempio più comune per ricevere lo Spirito che si trovi negli Atti è quello del Capitolo 19. Quando Paolo portò il gruppo di 12 discepoli nella pienezza della vita cristiana, prima li bat­tezzò e quindi impose su di loro le mani perché ricevessero lo Spirito Santo. In altre parole, sebbene Paolo fece due cose per loro, queste avvennero insieme. Egli non ritenne opportuno attendere tra l’una e l’altra. L’esperienza che questi cristiani hanno avuto di entrare nella vita cristiana fu un’esperienza unica sotto tutti gli aspetti pratici. Pas­sarono dal Giudaismo (o semi-cristianesimo) alla vita piena dello Spirito.

 

Ø      Che questa fosse la via normale (e quanto avvenne ai Samaritani in Atti 8 non fu normale), è confermato dalla pratica della Chiesa primitiva. La via normale per mezzo della quale nella Chiesa primitiva una persona veniva portata alla pienezza della vita cristiana compren­deva un evento in cui il nuovo cristiano veniva battezzato, unto, si imponevano le mani su di lui e poi riceveva la comunione. Tutte queste cose venivano fatte contemporaneamente. Anche se c’erano più riti diversi in questo evento unico, per gli scopi pratici deve esserci stata una esperienza sola per coloro che entravano nella vita cristiana. Venivano battezzati e subito ricevevano lo Spirito, passando dall’apprendere cose sul cristianesimo alla vita piena nello Spirito senza stadi intermedi.

 

 

Se è vero che il modo normale in cui la gente entrava nella vita cristiana includeva l’introduzione alla vita piena dello Spirito, allora quando gli scrittori del Nuovo Testamento scrivevano sulla vita cristiana si indirizzavano a comunità di cristiani che erano state bat­tezzate nello Spirito.

 

Ø      I soli due gruppi che conoscevano erano i non- Cristiani e i Cristiani battezzati nello Spirito. I primi non facevano di parte della comunità Cristiana. Non c’era da trattare con Cristiani che non fossero parte della comunità Cristiana ma che fossero battezzati nello Spirito.

Ø      Gli scritti del Nuovo Testamento confermano questo modo di vedere. Nelle lettere del Nuovo Testamento non si trova mai una sollecitazione rivolta ad alcuni cristiani a ricevere lo Spirito. Mai gli scrittori del Nuovo Testamento fanno riferimento a due gruppi tra i cristiani — quelli che hanno ricevuto lo Spirito e quelli che ancora non lo hanno ricevuto. In realtà si presuppone che tutti coloro che ascoltano le lettere siano stati battezzati nello Spirito. Anche quando del essi agiscono in modo non spirituale, l’autore delle lettere non mette in questione il fatto che essi abbiano ricevuto lo Spirito. Dicono piuttosto che essi non vivono al livello di ciò che hanno ricevuto (1 Cor. 1-6, part. 2, 12; 16; 3, 16; 6, 11; 17; 19; Gal.3, 2; 4,6; 5,25).

 

Per questo motivo gli scritti del Nuovo Testamento uguagliano con tanta facilità la vita nuova in Cristo con la vita dello Spirito. Quando Gesù parla della vita nuova che viene data dall’alto, in Giovanni 3, parla della vita dello Spirito.

 

Ø      Non lascia intendere che ci siano due vite  (o due nascite). Ce n’è una: la vita dall’alto, la vita dello Spirito (anziché quella della carne). Quando Paolo in Romani 8 parla della vita nuova che ci viene data mediante la fede in Cristo, egli vede solo due scelte: vivere secondo la carne e nel peccato e vivere secondo lo Spirito e in Cristo:

 

 

«Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la ma vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi... Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio». (Rom. 8, 9-11, 14).

 

Persino il passo in Tito che indica una differenza tra quanto accade nel lavacro battesimale e la donazione dello Spirito Santo parla di un solo risultato per le due cose: (3, 5-7):

 

«Noi non abbiamo fatto nulla che potesse piacere a Lui, ma egli ci ha salvati perché ha avuto pietà di noi. Ci ha salvati con lo Spirito in un battesimo che fa risor­gere a vita nuova, perché Dio ha sparso abbondantemente su di noi lo Spirito Santo per mezzo di Gesù Cristo nostro Salvatore. Così, per­donati e rinnovati dalla sua grazia, riceviamo la vita eterna che spe­riamo».

 

In altre parole, il rinnovamento dello Spirito Santo è parte della giustificazione per mezzo della grazia, della nuova nascita.

 

Ø      Se è vero che c’è una differenza tra essere uniti a Cristo e rice­vere lo Spirito, si può allora parlare del

Ø      battesimo nello Spirito come di qualcosa di diverso dal diventare cristiani, come di una cresima rin­novata (e non solo di un rinnovamento del processo di iniziazione nel suo insieme).

Ø      Si può anche ammettere che il credente riceva ef­fetti diversi dall’unione con Cristo e da quella con lo Spirito Santo.

 

 

D’altra parte se nel Nuovo Testamento essere uniti a Cristo e ricevere lo Spirito di solito avveniva insieme, e se ne parlava come di un evento unico, le due cose non dovrebbero venir separate nel pensiero o nell’azione. Normalmente quindi una persona dovrebbe essere unita a Cristo e battezzata nello Spirito contemporaneamente. In via nor­male non dovremmo parlare della differenza tra l’opera di Cristo e quella dello Spirito Santo nel credente (Cristo opera in noi per mezzo del suo Spirito). E di solito l’ingresso nella vita cristiana dovrebbe esser visto come un processo che includa il battesimo, l’imposizione delle mani e l’Eucaristia (diventare cioè pienamente parte del popolo cristiano nelle loro assemblee). Per di più si dovrebbe spiegare che lo scopo del battesimo è quello di portare le persone ad una vita piena nello Spirito in seno alla comunità Cristiana, anche se di per sé il battesimo (con acqua) non è che un passo del procedimento.

 

 

Valutiamo il cristianesimo oggi

 

 

Ci resta difficile capire cosa succede quando la gente è battezzata nello Spirito Santo, perché viviamo in una situazione diversa da quella della Chiesa primitiva. Ci troviamo di fronte a grandi quantità di persone che sono cristiane, ma la cui esperienza di vita cristiana non è la stessa della Chiesa primitiva. Manca loro qualcosa.

 

 

Esse non vivono la vita piena dello Spirito. Talvolta infatti la loro relazione con Cristo è superficiale. Quando cerchiamo di applicare le idee del Nuovo Testamento alla situazione moderna, cosa possiamo dire al riguardo? La maggior parte dei cristiani con cui abbiamo a che fare rientrano in una categoria che probabilmente non esisteva nel Nuovo Testamento: i membri della Chiesa Cristiana che credono in Cristo ma che non sperimentano lo Spirito Santo.

 

Ø      Sembra ci siano due modi per risolvere questa situazione. Il me­todo seguito dai Conservatori Evangelici dice che poiché i cristiani oggi non hanno la stessa esperienza di vita cristiana del primi Cri­stiani, essi non sono Cristiani affatto (oppure che poiché non hanno la stessa esperienza dello Spirito dei primi Cristiani, essi non hanno affatto ricevuto lo Spirito).

Ø       La Teologia Conservatrice è derivata dal Risveglio Evangelico (ini­ziato per la massima parte per mezzo dell’opera di Wesley nei secoli XVIII e XIX. I primi Evangelici si preoccupavano che i cristiani di quei tempi sembrassero tiepidi, e che mancassero del tipo di esperien­za di Cristo dei primi cristiani. Fecero anche la scoperta, personal­mente, che era possibile avere l’esperienza di Cristo. Molti di loro poi fecero il passo di dire che questa era l’esperienza della salvezza, che rendeva cristiana la gente. Per «salvezza» intendevano quanto permet­teva alla gente di andare in cielo.

 

 

Il centro dell’insegnamento evangelico, quindi è stato quello di «salvare la gente», di portarla cioè ad un’esperienza di salvezza. Que­sta viene da una conversione al Signore, pregandolo di «entrare nella nostra vita», di «essere il nostro Signore e Salvatore», o come vo­gliamo esprimerci. Questa esperienza viene descritta come «essere sal­vati», «nascere di nuovo», oppure «ricevere Gesù». Alcuni Evangelici insegnano che una volta che una persona abbia avuto questa esperienza, automaticamente essa andrà in cielo, non importa cosa faccia dopo. La maggior parte degli Evangelici dicono che questa è l’esperienza che rende cristiana una persona. Tutti gli altri che credono in Cristo e che cercano di vivere secondo i suoi insegnamenti, non sono cristiani af­fatto.

 

è Verso la fine del XIX secolo molti Evangelici cominciarono a sen­tire che ancora non avevano la stessa esperienza dei primi Cristiani. Cominciarono a vedere che c’era di più da scoprire. All’inizio del XX secolo alcuni Evangelici (per lo più dal Movimento per la Santità) cominciarono a scoprire che se pregavano nella fede per essere bat­tezzati nello Spirito Santo, potevano sperimentare le stesse cose che avevano sperimentato i primi Cristiani. Potevano sperimentare la vita piena dello Spirito con tutti i doni, spirituali. Lo sviluppo del Movi­mento Pentecostale fu il risultato di’ questa esperienza.

 

 

I primi Pentecostali furono per la massima parte Evangelici che affrontarono questa nuova esperienza allo stesso modo in cui gli E­vangelici avevano affrontato quella vecchia. Questa nuova esperienza è il secondo passo. Una volta che siete stati «salvati» poi venite «riem­piti». Per di più, solo chi aveva lo stesso tipo di esperienza dei primi Cristiani poteva dire di avere lo Spirito Santo. Tutti gli altri Cristia­ni, anche quando pare abbiano qualche esperienza dello Spirito San­to o delle sue opere, non sono «pieni di Spirito».

 

è Molti Evangelici tuttavia non poterono accettare l’esperienza Pen­tecostale. Rilevavano (per loro propria soddisfazione) che nel Nuovo Testamento una persona riceveva lo Spirito Santo (era battezzata nello Spirito Santo) quando essa era unita a Cristo (salvata). Ovvia­mente i Pentecostali, avendo sperimentato qualcosa di più, erano convinti che quanto gli Evangelici intendevano per battezzati nello Spirito non era ciò di cui parlava il Nuovo Testamento riguardo a questa esperienza. E furono in grado di indicare brani del Nuovo Testamento dai quali le due esperienze risultavano diverse (Atti 2, 8, 10, 19).

 

è Alcuni Pentecostali, desiderando essere accomodanti (ecume­nici), rilevarono che non intendevano implicare che quando una per­sona fosse stata «salvata» non avesse ricevuto lo Spirito Santo (e pro­varono anche a cercare quali passi del Nuovo Testamento si riferi­vano allo Spirito Santo posseduto da coloro che erano stati «salvati» e quali invece si riferissero allo Spirito Santo posseduto da coloro che erano stati anche «riempiti».

 

 

è Alcuni Pentecostali infine sono perfino venuti fuori con due esperienze dello Spirito Santo, la prima da parte di coloro che erano stati «salvati» e l’altra di coloro che erano stati «battezzati nello Spirito Santo».

 

C’è un altro modo di risolvere l’attuale situazione in cui ci sono molti Cristiani che non sperimentano quanto sperimentavano i primi Cristiani. L’insegnamento Cattolico ritiene che coloro per i quali si è pregato perché fossero uniti a Cristo e ricevessero lo Spirito Santo (battezzati e cresimati) siano Cristiani attendibili, che siano uniti a Cristo ed abbiano ricevuto lo Spirito Santo anche se non pare abbiano una esperienza diretta di Cristo e dello Spirito.

 

Ø      L’insegnamento Cattolico è basato sulla considerazione che una volta che la Chiesa abbia pregato nella fede perché qualcuno venga unito a Cristo e riempito di Spirito Santo, ciò si verifichi. I Cattolici dicono che queste persone sono state battezzate e cresimate, e quindi diventano parte della Chiesa. Possono perdere la fede e cadere nel peccato (allontanarsi da Cristo). In tal caso non vivrebbero più come Cristiani, nella grazia, e non sono più uniti a Cristo. Ma finché hanno ancora fede e finché non vivono nel peccato grave (si sono pentiti) e sono stati battezzati, sono cristiani attendibili.

 

 

Ø      Quando un maestro Cattolico considera la situazione attuale tra i Cristiani e nota che la maggior parte di essi non sembra sperimen­tare quanto sperimentavano i primi Cristiani, non dirà che per que­sto essi non sono Cristiani o che non sono uniti a Cristo e non hanno ricevuto lo Spirito Santo. Dirà che è necessario che i Sacramenti ab­biano il loro effetto pieno. Che hanno bisogno di una qualche ri-vita­lizzazione o crescita, effusione o rinnovamento. Non dirà mai che prima non erano stati salvati né che non avevano ricevuto lo Spirito Santo.

 

 

C’è forza in entrambi i modi di affrontare la situazione attuale.

 

è Gli Evangelici (inclusi i Pentecostali) hanno scoperto che non c e motivo per non avere la stessa esperienza dei primi Cristiani. Hanno scoperto che chi vuole può pregare il Signore nella fede ed avrà una esperienza definita che lo metterà allo stesso livello di esperienza dei primi Cristiani.

 

è L’accostamento Cattolico tuttavia ha il vantaggio non solo di non eliminare il Cristianesimo di milioni di persone che credono in Cristo e vivono una buona vita Cristiana, anche se non sperimentano Cristo e lo Spirito Santo allo stesso modo dei primi Cristiani. L’insegnamento Cattolico ha anche la forza di chiarire il fatto che la prova più im­portante della vita cristiana di una persona è il suo frutto, se vive una vita Cristiana, non il tipo di esperienza avuta (Mt. 7, 21-28; 1 Cor. 12, 1-3; Gal. 5; 1 Cor. 6, 9; 1 Cor. 13; Ap. 21, 6-8 ecc.).

 

 

Per quanto i due modi differiscano nel modo di parlare e riguar­do all’uso dei Termini del Nuovo Testamento, essi concordano su due punti:

 

1)    Ciò che il Nuovo Testamento descrive come norma di vita cristiana dovrebbe essere esposto in modo completo;

2)    La mag­gior parte dei Cristiani oggi presenta deficienze nella loro vita cristia­na. Non sperimenta quanto sperimentavano i primi Cristiani o quanto dovrebbe essere normale.

 

In realtà il problema esiste per ogni maestro Cristiano, che sia Evangelico, Pentecostale, Pentecostale - Cattolico, Evangelico che non sia Pentecostale e Cattolico non Pentecostale.

 

Ø      Il problema è come parlare di coloro che si trovano nella categoria che non è esplicitamente co­perta dagli autori del Nuovo Testamento i Cristiani che non hanno avuto l’esperienza di essere battezzati nello Spirito allo stesso modo dei primi Cristiani. Poiché i passi del Nuovo Testamento sulla vita «in Cristo» o «nello Spirito» si riferiscono a persone che sono state battezzate nello Spirito, non possono essere semplicemente applicati a persone che non lo sono state. Ma poiché tali persone sono in qual­che modo Cristiane, tali passi non sono del tutto inapplicabili.

 

 

Forse non riusciremo a trovare un modo di parlare di queste cose che soddisfi tutti, ma possiamo tener chiari due punti.

 

 

Ø      Il primo è quanto SPERIMENTAVANO I PRIMI CRISTIANI. Così possiamo sapere quando noi non lo sperimentiamo;

Ø      eviteremo così anche le razionalizzazioni e le confusioni che derivano dall’uso di termini del Nuovo Testamento per descrivere situazioni che sono diverse da quelle di cui si parla nel Nuovo Testamento. Il secondo punto è che se cerchiamo nella fede il Signore opererà nella nostra vita allo stesso modo in cui operò per i primi Cristiani. Possiamo far si che i termini del Nuovo Testamento diventino la descrizione delle nostre comunità cristiane, permettendo al Signore di lavorare tra noi in libertà piena.

 

 

 

Chi ha esperienza spirituale

 

 

Prima di procedere a dire cosa significhi oggi esser battezzati nello Spirito è necessario che consi­deriamo un’altra categoria di persone — quella che ha una forte espe­rienza spirituale ma che non ha avuto lo stesso tipo di esperienza dei primi Cristiani.

 

Ø   Le persone di questa categoria sono spesso monaci e suore e altri «religiosi». Sono persone che hanno dedicato completa­mente la loro vita alla ricerca di una vita spirituale profonda, che spes­so hanno sperimentato le vere opere dello Spirito, ma che non hanno avuto lo stesso tipo di esperienze dei primi Cristiani secondo quanto risulta dagli Atti (un’esperienza definita di una pienezza dello Spi­rito, che comprende il dono della lode ispirata), e che pare non spe­rimentino i doni carismatici.

Ø    Tradizionalmente la crescita spirituale è stata descritta in termini di via purgativa, via illuminativa e via unitiva.

-          Nella via purgativa la persona viene purificata dal peccato e dalle imperfezioni.

-          Nella via illuminativa essa viene a conoscere Cristo, e cresce nella somiglianza a lui.

-          Nella via unitiva sperimenta l’amore di Dio e Dio che opera di più in lei per portarla ad una relazione più profonda con se Stesso. In particolare comincia a sperimentare che Dio le dà un dono di pre­ghiera (contemplazione infusa) in modo che la preghiera non è più qualcosa a cui debba lavorare ma qualcosa che Dio opera in lei.

 

MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 13:13

È nella terza via, quella unitiva, che la persona comincia a spe­rimentare lo Spirito Santo che opera in lei. Nelle prime due quanto accade è per la massima parte dovuto ai nostri sforzi.

 

è Nella via pur­gativa ci allontaniamo dal peccato. In quella illuminativa cerchiamo di conoscere Cristo e di modellare la nostra vita sulle virtù che egli ci ha insegnate. E’ alla via unitiva, tuttavia, che è riservata l’esperienza diretta dello Spirito e della sua opera nella nostra vita.

 

è Come dice Bouyer nella sua “Introduzione alla Spiritualità”, «nella via unitiva la presenza, l’attività dello Spirito in noi diventa oggetto di esperienza diretta». Il modo in cui l’attività dello Spirito viene più comunemente sperimentata in noi è nella contemplazione infusa, che consiste nello Spirito che ispira una persona alla preghiera.

 

Una considerazione comune di queste tre «vie» (forse la più nota, ma non la sola) è che esse costituiscono tre stadi di vita spirituale, ciascuno dei quali richiede un certo tempo.

 

 

Ø      Una persona, quindi, do­vrebbe iniziare con una certa dose di purificazione prima di comin­ciare ad essere illuminata, ed infine,; dopo un periodo di crescita spi­rituale potrà cominciare a sperimentare un’unione profonda con Dio, e l’opera dello Spirito Santo. In altre parole, lo Spirito Santo verrebbe dato solo a persone che abbiano raggiunto uno stadio avanzato di crescita spirituale.

 

 

Ø      Secondo questo modo di vedere, il fatto che una persona non abbia sperimentato la presenza dello Spirito operante in Lei fino al raggiungimento dello stato unitivo non significa che lo Spirito non abbia operato in lei. Ella non avrebbe potuto crescere nella vita cri­stiana se lo Spirito non avesse operato. Tutta la vita Cristiana è opera della grazia. E’ l’esperienza vissuta dello Spirito (quando ab­biamo descritto come vivere la vita dello Spirito) che non è giunta prima dello stadio unitivo. In altre parole, secondo questo metodo riassunto nelle tre vie, una persona non è stata battezzata nello Spi­rito finché non ha raggiunto una certa maturità spirituale.

 

 

La differenza tra quanto sta accadendo ora nel rinnovamento ca­rismatico e quanto accadeva in alcune forme tradizionali di spiritualità è che

 

 

è nel rinnovamento le persone vengono battezzate nello Spirito all’inizio della crescita spirituale.  Prima del rinnovamento carisma­tico non era cosa comune fra la gente sperimentare il dono dello Spirito e la preghiera infusa prima che fossero passati diversi anni di crescita spirituale. E’ vero, gli scrittori spirituali tradizionali han­no sempre saputo che non era necessario che passassero molti anni. Sapevano che poteva accadere in qualunque momento. Ma di solito non si aspettavano che succedesse fino a quando una persona non avesse passato molti anni nella crescita spirituale.

è Ora sappiamo che lo Spirito può esser dato liberamente anche ai principianti nella vita spirituale. Questo era chiaramente il modo in cui veniva dato ai tempi del Nuovo Testamento. Molti di coloro che venivano battezzati negli Atti avevano appena ascoltato il Vangelo per la prima volta. E i Corinzi  e i Galati, che sperimentavano tante opere dello Spirito, erano stati convertiti solo pochi anni prima. Erano «Cristiani nuovi». Molte delle persone della comunità di cui faccio parte hanno iniziato la loro crescita spirituale dopo esser stati battezzati nello Spirito.

 

 

Probabilmente il motivo principale della differenza nelle due espe­rienze sta nella differenza tra quanto ci si aspetta. 

 

 

è Il rinnovamento carismatico è un rinnovamento che potremmo definire di «FEDE CHE ATTENDE ». La sua base sta nella scoperta che se ci aspettiamo che Dio fac­cia per noi quanto ha fatto per i primi Cristiani, e se lo chiediamo, lo riceveremo. Poiché molti uomini spirituali tradizionalmente non si aspettavano di sperimentare le opere dello Spirito prima di aver pas­sato un processo di purificazione e di illuminazione, non avevano la fede che ciò sarebbe accaduto, e quindi non lo hanno visto accadere. Pare che il Signore ci dia a seconda della nostra fede.

 

è Ma non dobbiamo presumere semplicemente che poiché l’espe­rienza dello Spirito nel rinnovamento carismatico giunge prima che non nelle forme tradizionali di vita spirituale, le persone che hanno seguito quelle forme abbiano una forma inferiore di vita spirituale. Il punto di quanto ho detto non è che essa sia necessariamente infe­riore, ma che è diversa, e dobbiamo capire la differenza per vedere cosa può significare essere battezzati nello Spirito per qualcuno che sia stato abituato alla spiritualità tradizionale.

 

 

Innanzitutto, coloro che sono cresciuti secondo la spiritualità tra­dizionale spesso hanno una grande maturità spirituale anche se non sono stati battezzati nello Spirito. Vivono una vita Cristiana a livelli più alti di molti che sono stati battezzati nello Spirito. Servono me­glio il Signore, amando di più Dio e il prossimo.

 

 

Ø      Possono mancare di esperienza, ma non per questo sono cristiani peggiori secondo gli standard del Nuovo Testamento (il fare la volontà del Padre). In real­tà, quando una persona è un nuovo cristiano, appena battezzato nello Spirito, egli ha bisogno di fare gran parte dello stesso processo di crescita delineato nella via purgativa, illuminativa e unitiva. Quando è battezzato nello Spirito non è un Cristiano già formato.

 

 

In secondo luogo, il fatto che una persona sia stata formata nella spiritualità tradizionale significa che spesso le sue esperienze dello Spirito saranno diverse da quelle di coloro che sono parte del rin­novamento carismatico. Le nostre esperienze tendono ad andare a seconda delle nostre aspettative, poiché quello è spesso il solo modo in cui possiamo permettere che esse vengano a noi. Ad esempio, se una persona ha un certo modo di vedere le relazioni interpersonali, tutte le sue relazioni con gli altri risulteranno in quel modo, perché ciò è quanto essa si aspetta e cerca.

 

Ø      Ne risulta che qualcuno nel rinnova­mento carismatico permetterà al Signore di dargli presto lo Spirito Santo, in un’esperienza immediata, perché è quanto sta cercando. Allo stesso tempo egli esiterà ad accettare una effusione graduale dello Spirito come fatto vero, perché quanto cercava era un’esperienza com­pleta. D’altra parte la persona formata nella spiritualità tradizionale sarà più incline ad una effusione graduale dello Spirito, e gli resterebbe difficile cedere ad un salto improvviso nella propria esperienza spiri­tuale.

 

 

In terzo luogo, coloro che sono cresciuti nella spiritualità tradi­zionale sono stati abituati ad un modo diverso di avere relazione con Dio da quello trovato nel rinnovamento carismatico. Quasi sempre avviene che essi non sono pronti a fare l’atto di fede nelle promesse di Dio che spesso i nuovi Cristiani trovano così facile. Sono abituati ad aspettare con pazienza, senza che accada niente di discernibile. Per di più, talvolta essi si aspettano che venga loro dato lo Spirito per la loro sottomissione alla volontà di Dio (anziché perché lo chie­dono nella fede). Talvolta, se la loro formazione non è stata sana, sono stati abituati a sopprimere le loro emozioni e desideri e ad aver paura a credere che Dio voglia dar loro dei doni (piuttosto che la sofferenza).

 

Ø      Per le differenze tra il rinnovamento carismatico e le forme tra­dizionali di spiritualità, coloro che sono cresciuti nella spiritualità tradizionale trovano spesso delle difficoltà particolari nel capire cosa significhi essere battezzati nello Spirito.  Talvolta questa difficoltà deriva proprio dalla loro maturità nella vita spirituale. Dopo molti anni di crescita spirituale, trovano difficile chiedere la stessa cosa che chiedono dei giovani appena convertiti al cristianesimo.

 

 

Talvolta questa difficoltà deriva dal fatto che essi hanno speri­mentato un po’ di vita nello Spirito. Quando ascoltano la descrizione di quanto avviene allorché una persona è battezzata nello Spirito, sentono che per alcuni aspetti ne hanno bisogno anche loro, e per altri aspetti no. Ritengono perciò di non poter chiedere questa cosa in modo ambiguo o nella fede piena.

 

è Talvolta questa difficoltà ha origine dalla loro formazione. Se non hanno imparato a reclamare le promesse di Dio nella Scrittura, ma hanno un atteggiamento semi-stoico (aspettare in paziente sotto­missione per vedere se forse il Signore potrà concedere delle grazie, e aver fede nel suo amore anche se non sperimentate niente), e la paura dei loro desideri ed emozioni, troveranno assai difficile aprirsi all’o­pera dello Spirito. Lo troveranno, in realtà, difficile sia che la vita nello Spirito venga loro descritta nel modo tradizionale che nel modo in cui essa viene vissuta nel rinnovamento carismatico.

 

 

Per queste difficoltà, è importante che anche le persone che sono state abituate alla spiritualità tradizionale vivano in una comunità di persone che viva la vita nello Spirito. Ciò che il rinnovamento cari­smatico ha da offrire loro è un atteggiamento nuovo di fede, più effi­cace.

 

 

è Questo nuovo atteggiamento di fede non è diverso in modo tale da poter essere compreso facilmente (spesso è più facile capire le enormi differenze, è più facile fare i grandi cambiamenti). Né com­prenderà una totale eliminazione degli insegnamenti e dei modelli di vita precedenti. Ciò di cui hanno bisogno è una serie di adattamenti nella loro mentalità Cristiana, e di solito tali adattamenti vengono solo se siamo parte di una comunità che vive in un modo nuovo.

 

 

Pienamente in Cristo

 

 

Cos’è, allora, essere battezzati nello Spirito? In un certo modo è la stessa cosa per tutti — un cambia­mento tale nella nostra relazione con Dio che giungiamo a sperimen­tare l’opera completa dello Spirito (tutto quello che sperimentarono i primi cristiani o che è stato promesso nel Nuovo Testamento). Ma poiché le varie persone hanno relazioni molto diverse con lo Spirito Santo quando vengono battezzate nello Spirito, accadono loro cose molto diverse.

 

Pare vi siano tre categorie principali di ciò che accade alla gente quando questa viene “battezzata nello Spirito”.

 

1.     Primo, può es­sere il venire ad una vita piena in Cristo (la vita piena dello Spirito) — dal niente al tutto. E’ per i non-Cristiani (perso~1e che prima non credevano in Cristo, e sulle quali si è pregato perché fossero battez­zate nello Spirito), per i Cristiani di nome (persone che si sono chia­mate Cristiane per un motivo o per l’altro, ma la cui «vita Cristiana» procede senza comprensione, senza convinzione né esperienza di pre­ghiera, senza alcuna esperienza di Cristo né traccia alcuna che egli ab­bia toccato la loro vita), e per i Cristiani lontani da Cristo (persone che una volta erano Cristiane, ma che si erano allontanate completa­mente finché non si è pregato su di loro). Per le persone di questa categoria, quando vengono battezzate nello Spirito vengono unite a Cristo e nascono a vita nuova.

 

 

2.     Secondo, essere battezzati nello Spirito può essere un passaggio da una vita cristiana vissuta «secondo la dottrina» ad una vita vis­suta «secondo lo Spirito». Questo è per le persone che credono in Cristo e che cercano di vivere la vita cristiana (ed una certa devo­ione), ma che non hanno un’esperienza diretta dell’opera dello Spi­rito Santo in loro. Il loro cristianesimo è questione di insegnamenti in cui credono, di pratiche che fanno e di una moralità da osservare. Per le persone di questa categoria, quando vengono battezzate nello Spirito vengono introdotte alle opere dello Spirito in loro in modo sperimentabile. Cominciano così la vita nello Spirito.

 

 

3.     Infine, per alcuni essere battezzati nello Spirito può significare una specie di «liberazione carismatica». Questo vale per persone che sono già «spirituali», che hanno avuto una qualche formazione spiri­tuale e che hanno sperimentato la presenza e l’opera dello Spirito in vari modi. Ma mancano alcune cose alla loro vita nello Spirito. Di solito non hanno il tipo di fede diretta che chiede risultati e che li vede giungere. Di solito non sperimentano la «lode ispirata» (il dono delle lingue). Né sperimentano gli altri doni spirituali (profezia, di­scernimento degli spiriti, guarigione, ecc). Per queste persone essere battezzati nello Spirito non consiste nel ricevere semplicemente lo Spi­rito Santo in modo tale da poter sperimentare il suo agire. Si potrebbe parlare meglio di quanto avviene loro riferendoci ad una liberazione della loro fede anziché ad una pienezza dello Spirito o ad essere bat­tezzati nello Spirito.

 

 

Forse dovremmo menzionare un ultimo gruppoquello di co­loro che hanno sperimentato tutte le opere dello Spirito Santo che risultano nel Nuovo Testamento senza  rendersene conto.

 

 

Ø      Ci sono molte persone di questo tipo, e ce ne sono state molte nel corso dei secoli. Spesso la gente ha sperimentato il dono delle lingue senza sapere che cosa sia successo loro, e non hanno pensato nep­pure che «quel balbettio» potesse essere una cosa tanto importante quanto il dono delle lingue. Oppure hanno sperimentato profezie, ri­velazioni e sollecitazioni ,senza sapere che cose simili fossero mes­saggi di Dio. Solo in un ambiente in cui tutte le opere dello Spirito sono accettate ed espresse, è possibile scoprire e far crescere tali doni.

 

 

Riconoscere che essere battezzati nello Spirito può significare cose diverse per le diverse persone non significa che questo sia meno im­portante per alcuni e più per altri. Se siamo determinati ad essere Cri­stiani, vorremmo avere tutto quello che Gesù vuole che abbiamo. Anzi, il riconoscere le differenze, mette in risalto la necessità di aiutare talvolta le varie persone in modi diversi.

 

Ø      Le nostre difficoltà nel capire cosa sia essere battezzati nello Spi­rito illustra una verità vecchia che sta alla base di ogni insegnamento - possiamo capire solo ciò che abbiamo sperimentato. Teologi ed ese­geti molto dotti che non hanno mai sperimentato una comunità in cui ognuno è stato battezzato nello Spirito e nella quale i doni spiri­tuali sono parte normale della vita, debbono spesso lottare per ca­pire un passo del Nuovo Testamento che risulta perfettamente chiaro a quei nuovi Cristiani che hanno appena sperimentato ciò a cui il brano si riferisce. Per di più, le persone che vengono da tradizioni diverse interpreteranno spesso la stessa verità in modi diversi, perché cer­cano di riferirla ad esperienze diverse.

 

 

Per considerare il Nuovo Testamento per come è stato scritto, è necessario avere delle comunità che siano uguali a quelle del Nuovo Testamento. Ad esempio, una volta che abbiamo delle comunità in cui tutti sono stati battezzai nello Spirito, potremo leg­gere i Romani come un chiarimento dell’esperienza di redenzione di ciascuno, e non come un grande mistero teologico al quale crediamo per fede, ma che non prenderemmo mai come una descrizione accu­rata di quanto ci è successo.

 

Il nostro scopo deve essere quello di essere pienamente in Cristo.

 

 

è Dobbiamo VOLERE TUTTO QUELLO CHE IL SIGNORE CI OFFRE.

 

Ø Dovremmo lavorare per formare delle comunità Cristiane che speri­mentino la vita piena dello Spirito, nelle quali ogni membro sia stato battezzato nello Spirito e sia formato dai doni spirituali. Debbono esserci comunità capaci di accogliere coloro che cercano Cristo, per portarli ad una vita piena nello Spirito.

 

In altre parole, abbiamo bisogno di restaurare la vita comunita­ria che esisteva nella Chiesa primitiva nel periodo del Nuovo Testa­mento e nei primi secoli. Inoltre abbiamo bisogno di restaurare la iniziazione cristiana, nella quale i Cristiani nuovi imparavano cosa fosse la vita Cristiana, venivano liberati dagli spiriti cattivi e battezzati nell’acqua e nello Spirito e quindi nutriti del corpo e sangue di Cristo. Una volta che essi sono in Cristo, tutto quello che è stato detto nel Nuovo Testamento riguardo ai Cristiani potrà essere applicabile.

 

 

 


 

Stampato in origine dalla Dove Publications, 1970,  Pecos, New Mexico 87552, U.S.A..

Tradotto e pubblicato col permesso.

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