è Il risultato di essere battezzati nello Spirito è che lo Spirito entra nella loro vita e comincia a far accadere dei fatti in modo sperimentabile.
Oggi la gente sperimenta le stesse cose, e lo Spirito Santo viene a loro in maniera tale che essi lo sanno, e possono riconoscerlo per mezzo dell’esperienza. E sempre un maggior numero di persone viene battezzato nello Spirito in modo simile a quanto avveniva nel Nuovo Testamento.
Ø Ciò che accade nel momento in cui le persone vengono battezzate nello Spirito varia enormemente. Una persona per la quale pregai per la venuta dello Spirito disse di aver sentito come una corrente elettrica che lo percorreva tutto. Un’altra avverti uno «strano calore» che lo riempiva. Molti avvertono semplicemente una pace o una gioia profonda. Alcuni perfino ridono. Ma la parte più importante di quanto avviene quando una persona è battezzata nello Spirito non sta nelle sensazioni fisiche od emotive. E’ il cambiamento che ci deriva dello Spirito Santo che vive in noi in maniera nuova. E’ un nuovo tipo di contatto col Signore. La gente lo ha descritto nel modo seguente:
Immediatamente mi sentii pieno di pace. E non si trattava solo di una sensazione. Penso di poterla meglio descrivere dicendo che è stato come incontrare Gesù Cristo senza vederlo. Fu come se Gesù fosse venuto a me per dirmi, ciao! Fu come se lo avessi sempre conosciuto. Quella notte fu il punto della grande svolta della mia vita.
La settimana successiva ricevetti il battesimo nello Spirito, e parlai subito in lingue. Mi ha portato tutti i cambiamenti del mondo. Ora dico di credere in Dio, ma non per una teoria: perché l’ho incontrato.
Ad un incontro di preghiera c’era silenzio, ed io meditavo. Mi parve che se avessi avuto il dono di rispondere all’amore di Cristo, avrei risposto con «me stesso».
Allora accadde qualcosa di molto curioso. Mi sembrò che mi giungessero le parole: «Fallo»! Perciò risposi di si, e alla fine dell’incontro di preghiera andai in cappella, e inginocchiai e dissi: «Non capisco, ma accetto». Lasciai la cappella, e cominciai a provare una felicità immensa, come non avevo mai sperimentato in vita mia. Era forse una settimana dopo che avevo pregato in lingue. Ci sono dei risultati. Non ti chiedi più chi è Dio. Sai che Gesù Cristo è risorto, che ti ama e che si occupa personalmente di te.
In altre parole, ora sta accadendo quanto accadeva ai primi cristiani, e dalle esperienze attuali della gente possiamo trarre le stesse lezioni: che quando lo Spirito Santo viene, ne sono consapevoli; possono sperimentare la sua venuta in modo da poterla riconoscere e che il risultato di tutto questo è un cambiamento di vita che comprende una nuova esperienza dello Spirito Santo.
Ø Cos’è allora essere battezzati nello Spirito? Forse la descrizione più ovvia di quanto accade è che lo Spirito Santo viene alla persona in modo che essa lo percepisca e lo sappia, e, come risultato sperimenta un nuovo contatto con Dio.
Ma c’è qualcosa di più. Lo Spirito Santo non solo viene alla persona in maniera nuova, ma produce anche dei cambiamenti. La vita diventa diversa perché è cambiata la sua relazione con Dio. Dio è presente come non lo era prima. Ha stabilito in lei la sua dimora in modo nuovo.
è Come risultato del cambiamento che lo Spirito Santo produce essa può cominciare a sperimentare la presenza di Dio. Può anche sperimentare lo Spirito Santo che opera in lei in modo nuovo. Lo Spirito la guida, le parla, le insegna, le fa conoscere Dio e che Dio la ama.
è Un altro modo per dire cosa sia essere battezzati nello Spirito è «un’introduzione alla vita dello Spirito».
Ø È un inizio, la porta d’ingresso alla vita nello Spirito. Ciò che rende possibile la vita nello Spirito in una persona è la presenza dello Spirito Santo in lei che fa quelle cose che il Padre ha promesso.
Ø Perciò il solo modo per sperimentare la vita nello Spirito è che una persona permetta allo Spirito stesso di essere presente in modo nuovo nella sua vita (di abitare in lui in modo nuovo). Deve esserci un cambiamento tale che permetta allo Spirito di fare tutte queste cose. Quando un cambiamento simile avviene, la persona è stata battezzata nello Spirito.
Essere battezzati nello Spirito è anche
un’introduzione alla comunità cristiana. Posso ricordare la prima volta che mi recai ad un in-contro di preghiera carismatica. Mi sentii «fuori», e capivo solo in parte le cose strane che la gente faceva (come pregare con le braccia alzate). Potevo pregare anch’io con le braccia alzate, ma anche così non mi sentivo pienamente parte di quanto stava accadendo, perché loro avevano sperimentato qualcosa che io non avevo. Lo Spirito si muoveva in loro, sia a livello individuale che di gruppo, in una maniera che non avveniva in me. Avevo bisogno di trovare qualche modo per «entrare» in ciò in cui essi già erano entrati. Oppure, potrei dire che dovevo permettere che quel qualcosa entrasse in me.
Se una comunità vive nello Spirito, il solo modo per entrare nella vita di quella comunità è essere battezzati nello Spirito. Una persona non può semplicemente «aggregarsi» (se lo facesse, non potrebbe prendere parte alla loro vita). E poiché abbiamo bisogno di una comunità che viva nello Spirito per poter noi stessi vivere nello Spirito, essere battezzati nello Spirito non dovrebbe significare soltanto che siamo giunti ad una vita nuova nello Spirito. Dovrebbe normalmente significare che siamo anche entrati in una comunità. «Tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito, per formare un solo corpo». (I Cor. 12, 13).
è Essere battezzati nello Spirito è solo un inizio, un’introduzione. Ci mette nel tipo di relazione con Dio che ci rende possibile vivere la vita dello Spirito. Se non ci rendiamo conto che si tratta solo di un inizio, ma pensiamo sia un’esperienza spirituale fine a se stessa, possiamo aprir la porta a cattive attitudini, come ad esempio quella di pensare che una volta che ho avuto l’esperienza dello Spirito Santo io sono «a posto». Dal modo in cui alcuni parlano si potrebbe aver la idea che Dio si stia in primo luogo a preoccupare di chi ha avuto quest’esperienza e di chi non l’ha avuta. Chi l’ha avuta sono le pecore, gli altri i capri.
Ø Una volta che siamo stati battezzati nello Spirito, non siamo «a posto», ma possiamo giungervi. Possiamo giungere a permettere allo Spirito Santo di vivere in noi e operare tramite noi. Abbiamo sperimentato lo Spirito Santo in un modo nuovo, e quest’esperienza ci rende possibile vivere con lui in un modo nuovo. Ma quest’esperienza non è garanzia che ci riusciremo sempre. Persone che sono state battezzate nello Spirito possono finire molto più lontano da Dio e dalla vita nello Spirito di persone che non hanno avuto quest’esperienza. E a Dio non interessano le persone che hanno avuto una volta l’esperienza di essere battezzati nello Spirito, ma quelle che ora vivono nello Spirito.
è Un altro brutto atteggiamento che deriva dal pensare che il battesimo nello Spirito sia un’esperienza a se stante è quella di pensare che una volta che sono stato battezzato nello Spirito ho tutto quanto mi occorre per vivere la vita cristiana. Da una parte è vero (lo Spirito Santo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per viverla) ma dall’altra è sbagliato. Quando siamo stati battezzati nello Spirito siamo in una nuova relazione con Dio, ma dobbiamo sapere come crescere in questa relazione. E’ come sposarsi. Possiamo esser pienamente sposati, e tuttavia non avere una buona vita matrimoniale. Possiamo esser stati battezzati nello Spirito e non vivere nello Spirito DOBBIAMO IMPARARE A VIVERE LA VITA NELLO SPIRITO.
è La chiave per imparare a vivere nello Spirito sta nell’esperienza di una comunità di persone che già vivono nello Spirito. Esser parte di una comunità che viva nello Spirito è talmente importante che è quasi vero dire che quando siamo battezzati nello Spirito riceviamo tanta parte della vita nello Spirito quanto ne sperimenta la comunità (fortunatamente non è proprio del tutto così).
Se la comunità di cui facciamo parte ha imparato ad arrendersi al dono delle lingue, quando riceveremo l’effusione parleremo con molta più prontezza in lingue. Se la comunità di cui siamo parte è chiusa al dono delle lingue oppure se ha difficoltà a cedere allo stesso, ci resterà molto più difficile parlare lare in lingue. Se la comunità di cui siamo parte sperimenta profondamente e regolarmente la guida dello Spirito, anche noi la sperimenteremo presto e con facilità. Ma se non conosce cosa sia la guida dello Spirito, ci resterà duro scoprirla da soli.
Ø La vita dello Spirito è qualcosa che ci viene comunicato dalla comunità di cui facciamo parte. Se la comunità ha fede in qualcosa (lingue, guida dello Spirito o in qualunque altra cosa), potrà impartirci tale fede. Ci sono ovviamente delle eccezioni. Spesso lo Spirito Santo dà ad un individuo più di quanto non possa dargli la comunità di cui è parte. Ma come regola generale, il Signore preferisce lavorare con la gente come corpo e non individualmente. Preferisce, ad esempio, dare il dono della profezia ad un corpo per mezzo di un individuo, e non all’individuo per il proprio uso quando il corpo non può riceverlo.
In altre parole, l’essere battezzati nello Spirito comprende una nuova relazione con Dio e il far parte di una comunità cristiani.
Ø È un inizio, senza il quale non possiamo vivere la vita nello Spirito. Ma essere battezzati nello Spirito è solo un inizio: dobbiamo imparare come vivere la vita dello Spirito in una comunità di cristiani che già viva insieme tale vita.
4 - Il dono delle lingue
Il dono delle lingue è talmente importante per iniziare la vita dello Spirito che non è possibile ignorarlo quando parliamo di essere battezzati nello Spirito. Di solito quando una persona è battezzata nello Spirito ha un’esperienza definita, che spesso è collegata col dono delle lingue. Quest’esperienza è importante perché egli possa essere in grado di vivere la vita dello Spirito.
Ø Abbiamo visto sopra che quando lo Spirito Santo scese sulle persone negli Atti degli Apostoli, la sua venuta fu qualcosa di sperimenta-bile per loro. Ma più ancora, quest’esperienza non fu qualcosa di interiore e di nascosto. Era evidente anche agli altri. Gli osservatori poterono vedere che essi stavano sperimentando lo Spirito Santo. Era cosa manifesta.
Ci sono tre passi che descrivono come venisse manifestata questa esperienza dello Spirito Santo. In Atti 10, 45-46 leggiamo:
«E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliarono che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in lingue e glorificare Dio».
In Atti 19,6, sta scritto:
«scese su di loro lo Spirito Santo e parlarono in lingue e profetavano».
E ancora in Atti 2 (4, 11), leggiamo:
«ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». e gli osservatori descrissero quanto stava accadendo (v. 11) dicendo, «li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
Possiamo presumere che quanto accadde in Atti 8 fosse lo stesso, anche se non é esplicitamente dichiarato. Dovunque sia descritta la venuta dello Spirito Santo negli Atti, il dono delle lingue è menzionato come uno dei risultati. Ma il significato di quanto accadde ai primi cristiani è andato perduto per la maggior parte dei cristiani odierni, perché essi non comprendono il dono delle lingue.
«Parlarono in altre lingue». Quando lo Spirito Santo scese sul popolo nel Nuovo Testamento, la gente cominciò a parlare in una lingua sconosciuta, che non aveva imparato (Atti 2, 6 -11) e che non capiva (I Cor. 14,2; 13-14).
è Ma rendersi conto di questo non aiuta ancora molto. Perché mai avranno voluto parlare in una lingua che né loro né (di solito) gli altri capivano? La risposta possiamo trovarla in I Cor. 14.
è In I Cor. 12, 14, Paolo sta cercando di risolvere alcuni problemi nella chiesa di Corinto. Pare che i problemi fossero che alcuni parlavano in lingue nelle riunioni della chiesa senza che altri interpretasse quanto essi avevano detto, perché ognuno potesse capire (14, 6-19, 27-28); che un numero di persone parlasse in lingue o profetasse contemporaneamente, producendo come un balbettio negli incontri cristiani (14, 26-33), e che la gente preferisse parlare in lingue anziché profetare (14, 1-12). Pare ci sia stata come una rivalità spirituale sotto questi problemi (12, 14-26).
Paolo ha scritto la prima lettera ai Corinzi, cap. 12-14 per risolvere questi problemi. Li egli presenta un quadro per comprendere come dovrebbero essere usati i doni spirituali negli incontri cristiani perché da essi la chiesa venga formata. Dice che ogni dono spirituale (lingue incluse) è un’opera dello Spirito data per la formazione della Chiesa. Quindi deve essere usato in modo che contribuisca amorosamente alla sua formazione e maturazione. Perciò in una riunione cristiana una persona dovrebbe parlare in lingue solo in modo che formi la comunità, e cioè uno alla volta e con l’interpretazione.
La spiegazione che Paolo ci dà dei doni spirituali in I Corinzi 12-13 è buona per fornirci delle direttive su come usare il dono delle lingue nelle riunioni pubbliche, ma non ci dà una spiegazione completa del dono delle lingue — come risulta invece ovvio da I Corinzi 14.
Da quanto Paolo dice, la gente non pregava in lingue solo quando era utile alla comunità. A volte c’era una profusione di lingue e un simile guazzabuglio di suoni non avrebbe comunicato niente. Paolo tuttavia non implica che quando la gente parla in lingue in questo modo, in un modo cioè che non risulta utile alla comunità, essa non parli affatto in lingue.
Né dice che il loro parlare in lingue non sia un’ispirazione di Dio. Avremmo potuto aspettarci che dicesse una di queste cose se egli avesse pensato che il parlare in lingue avesse dovuto servire solo alla formazione della comunità e a nient’altro. Di fatto, egli proclama perfino di parlare in lingue più di ogni altro — e certamente non farà questo alle riunioni comunitarie!
Ø In altre parole, l’ispirazione che Dio ci dà di parlare in lingue non sempre è un dono spirituale che serve alla formazione della comunità cristiana. Talvolta lo è, talaltra no. Parte del consiglio di Paolo ci insegna quando parlare in lingue all’intera comunità e quando invece tenercelo per noi.
Cos’altro è, allora, il dono delle lingue? Il modo in cui Paolo ne parla in I Corinzi 14 ci fa capire bene di cosa si tratti. In i Corinzi 14, 2-5 si dice infatti:
«Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose. Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. Cri parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l’assemblea. Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l’assemblea ne riceva edificazione».
In i Corinzi, 14, 13-19 egli dice:
«Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi per poterlo interpretare. Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto. Che fare dunque? Pregherà con lo spirito, ma pregherò anche &>n l’intelligenza. Altrimenti, se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l’Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? Tu puoi fare un bei ringraziamento, ma l’altro non viene edificato. Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue».
In altre parole, quando una persona parla in una lingua, parla a Dio (cioè, il parlare in lingue è preghiera) a proprio vantaggio (di solito è preghiera privata). Quando parla in lingue il suo spirito prega. Loda e benedice Dio (benedire Dio era la forma normale di ringraziamento degli ebrei e dei primi cristiani).
è Per fare il punto di quanto voglio dire che succede quando una persona viene battezzata nello Spirito dobbiamo considerare un’altra cosa; e cioè che la profezia talvolta è preghiera. Talvolta viene data una profezia che è una preghiera ispirata rivolta a Dio. Un chiaro esempio lo troviamo nel primo capitolo di Luca, dove è detto:
«Zaccaria fu pieno di Spirito Santo e profetò dicendo: ‘Benedirò il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente». (Lo. 1, 67-69).
Probabilmente questo è il tipo di profezia che giunse quando lo Spirito Santo scese sui discepoli ad Efeso. Non sarebbe stato sensato da parte del Signore ispirare molti messaggi profetici contemporaneamente. E’ probabile che li abbia ispirati tutti alla lode profetica.
Cosa poteva vedere allora la gente quando i primi cristiani venivano battezzati nello Spirito? Poteva vedere che come lo Spirito Santo scendeva su di loro, essi cominciavano a pregare con lodi ispirate, talvolta in parole che non capivano e altre volte nella propria lingua.
Ø La prima manifestazione della presenza nello Spirito in loro era una preghiera ispirata di lode. Erano innalzati nello Spirito a lodare il Signore perché facevano per la prima volta l’esperienza diretta della sua presenza e della sua gloria.
Questo è il motivo per cui il dono delle lingue è tanto importante. È un nuovo dono di preghiera, di lode.
è Ci permette di cedere allo Spirito e di rispondere alla presenza dello Spirito in un modo che prima ci era impossibile. E’ quindi una specie di accesso alla vita piena dello Spirito.
è La Scrittura non dice che ogni cristiani debba parlare in lingue. Ma l’implicazione dei passi degli Atti è che il parlare in lingue è molto comune: probabilmente l’implicazione di 1 Corinzi 14, 5 è che esso sa per tutti, è la mia esperienza personale mi dice che può essere per tutti. Nella nostra comunità è normale che le persone parlino in lingue quando si prega su di loro perché siano battezzati nello Spirito (se hanno ricevuto una istruzione e preparazione adeguate) e le poche eccezioni pregano in lingue nel termine di giorni o settimane. Il problema di ricevere il dono delle lingue pare non stia tanto in Dio che lo dà quanto nelle persone capaci di cedere ad esso.
Ø Alcuni, particolarmente dalle denominazioni Pentecostali, ritengono che le lingue siano l’«evidenza iniziale che si è ricevuto lo Spirito». Con questo intendono dire che finché una persona non ha parlato in lingue, non è stata battezzata nello Spirito. Ma uno sguardo agli Atti ci ha rivelato che non sono le lingue l’evidenza iniziale, bensì la «lode ispirata». Talvolta questo avviene in lingue, ma può anche venire in Italiano!
Vogliamo dire, allora, che solo se una persona ha avuto quest’esperienza di lode ispirata essa è stata battezzata nello Spirito? Non mi pare si possa affermare questo dalla Scrittura. Quanto possiamo dire dalla Scrittura è che questa esperienza è il primo segno ‘normale’. E’ il modo in cui dovrebbe verificarsi, non quello in cui sempre si verifica.
So di persone che hanno chiesto di essere battezzate nello Spirito e che dapprima non sono state capaci di pregare in lingue. Ma prima che giungesse il dono delle lingue sono giunte altre manifestazioni in loro della presenza dello Spirito: hanno avvertito in loro la presenza dello Spirito, le Scritture sono balzate alla vita, avvertono una nuova guida dello Spirito.