LA TERZA, INCOSPICUA PERSONA John Haughey

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MARIOCAPALBO
00martedì 31 gennaio 2012 19:21
Spirito Santo e Carismi

Lo Spirito Santo è un Vento che soffia dove vuole. Dobbiamo esser pronti a seguirLo quando ci sfiora e a lasciarci trasportare. Ciò richiede attenta vigilanza e grande disponibilità a fare la volontà di Dio, che spesso può non collimare con la nostra.

 

 LA TERZA, INCOSPICUA PERSONA

 John Haughey[1]

 

 

"Penetriamo nella 'cospirazione del silenzio' sullo Spirito Santo"

 

      Pare che tra i cristiani vi sia una cospirazione del silenzio riguardo alla personalità dello Spirito Santo. Ammettiamolo, nella nostra storia religiosa vi sono stati momenti in cui si è fatto un gran parlare di cosa fa lo Spirito, e ora stiamo attraversando uno di quei periodi. Ma come sia lo Spirito Santo, Chi sia, le caratteristiche della Sua Persona, sono domande che hanno ricevuto un'attenzione talmente scarsa da parte delle gerarchie e dei teologi, che si dovrebbe quasi sospettare l'esistenza di un patto vecchio migliaia di anni per far ignorare l'argomento. É come se l'inclusione dello Spirito Santo nelle nostre dossologie fosse stata una scusa sufficiente per la Sua virtuale esclusione dalle annotazioni critiche, sia formali che informali, della Chiesa.

 

Un Vento Trasparente

      Probabilmente le ragioni di questo silenzio sono molteplici, ma la principale dovrebbe risalire allo Stesso Spirito. Pare infatti che una delle Sue principali caratteristiche sia la trasparenza. Nell'attività Egli addita l'Altro, rendendoci consapevoli della Signoria di Gesù e della paternità di Dio. Perciò, l'inconsapevolezza della presenza dello Spirito può essere una prova migliore della Sua attività nella persona, gruppo o comunità, o di qualunque cosa Lo porti all'attenzione esplicita. Dopo questa premessa, tuttavia, dobbiamo aggiungere immediatamente che c'è più bisogno che mai di proseguire una ricerca sulla Personalità dello Spirito Santo, nonostante i limiti impostici dalla straziante caratteristica della Sua trasparenza. Pur dovendo affrontare obliquamente il problema, dagli effetti delle opere dello Spirito, dobbiamo tuttavia rivolgerci a Lui. Il vento ci insegnerà molto sulla Personalità dello Spirito. Se la proposta può sembrare irrazionale, considerate quante volte lo stesso Gesù ha giocato sulle somiglianze tra le qualità del vento e le caratteristiche dello Spirito: "Il vento soffia dove vuole," osserva ad esempio, "ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va. Così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3,8).

 

Ruah, Spirito, Vento, Soffio

      Anche da un punto di vista linguistico siamo invitati a pensare allo Spirito Santo come ad un vento divino, poiché la parola ebraica "ruah" significa spirito, vento e soffio, o respiro. Al riguardo sono illuminanti le riflessioni del popolo eletto che troviamo nel Vecchio Testamento.

      Essi videro il respiro di Jahvé come lo strumento che li formò. Ad esempio, con un fiero soffio del Suo respiro Dio divise i mari attraverso cui passò il Suo popolo per fuggire dall'Egitto. Fu un vento di origine divina a portare la manna e le quaglie che li nutrirono durante il viaggio verso la terra promessa. E lo stesso Spirito di Jahvé si era posato su alcuni individui particolari quando Israele era ancora nell'epoca dei profeti. Fu la parola che Egli ispirava al loro cuore e che poi metteva sulle loro labbra a nutrire il Suo popolo e a dare forma e vita secondo i Suoi disegni.

 

      Quando veniva il Ruah Divino, pensavano, era per portar loro cose buone, oppure castigo e punizione. Ma ebbero modo di vedere che esso non restava al di fuori dell'uomo - come se questi fosse solo una creatura dell'ambiente circostante  - un elemento dell'atmosfera. Esso veniva soffiato dentro di loro, e in un uomo diventava principio di vita. L'uomo quindi diventò un essere vivente per mezzo del respiro dello Stesso Jahvé. Se Egli avesse ritirato il Suo respiro (che non cessava mai di essere Suo), l'uomo sarebbe morto.

 

      Gradualmente, il vento che Egli inviava come Suo strumento, il respiro che alitava negli uomini e la forza del Proprio Spirito, che si posava sulle persone prescelte, furono concepiti meno vagamente e con maggior precisione. Nel corso di questo discernimento Israele non smise di credere a nessuna di queste forme di attività Divina, ma si fece più discriminante sullo Spirito dello Stesso Jahvé. Il Suo Spirito diventa innanzitutto un qualcosa che verrà: accompagnerà la Persona del Messia. Il Messia, a sua volta, inaugurerà una nuova era in cui lo Stesso Jahvé promette: "Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro" (Ez 11,19).

      Questo Messia ispirato non doveva essere l'irruzione momentanea dell'ordine divino in quello umano, né la scelta di un individuo quale strumento speciale di Dio. No. Lo Stesso Messia avrebbe inaugurato una nuova epoca. Lo Spirito di Jahvè avrebbe abitato in un popolo, in un'epoca che non sarebbe durata solo un momento ma per sempre, fino alla fine dei tempi. Non occorre dire che il monoteismo giudaico non permetteva loro di concepire lo Spirito di Jahvè come una Persona distinta. Perciò il vento sentito per la Pentecoste non sarebbe stato ancora Qualcuno per quelli che lo avvertirono, ma sempre tuttavia un segno potente che quanto avevano da lungo atteso era venuto!

 

Non controllato dall'uomo

      Non avrebbe fatto male - anzi sarebbe stato vantaggioso - avvertire la proprietà del vento come un simbolo dello Spirito. Le proprietà dell'uno sono le qualità desumibili dell'Altro. Entrambi, Spirito e Vento, non possono essere contenuti né controllati dagli uomini. L'uomo non è mai riuscito ad esplorare le sue origini né a rinegoziare le sue direzioni. Pur se invisibili, gli effetti del vento sono palpabili: ciò che non è ben piantato e radicato, il vento lo rovescerà.

 

      Si può contare che esso sia presente quanto basta affinché l'uomo non resti senza ombra o senza acquazzoni, tuoni o calma. Possiamo godere degli strumenti del nostro lavoro e dei frutti della terra, grazie alla capacità del vento di portarci i cambiamenti. E tuttavia, questo vento è imprevedibile, quasi capriccioso. Non ha sentieri per le sue direzioni. E in intensità può essere impetuoso, oppure uno zeffiro, in nessun modo confinato dall'uomo - cullare, accarezzare alcuni, sradicare completamente altri. Immaginate un pianeta con troppo vento, come Venere: sarebbe intollerabile per noi mortali. E un pianeta senza vento affatto, sarebbe ugualmente inospitale. Gli uomini non avrebbero saputo cos'era viaggiare se fossero vissuti in un pianeta senza vento. Altre terre, nuovi orizzonti, culture diverse dalla loro sarebbero rimaste estranee per loro se il vento non avesse catturato le vele che gli uomini gli stendevano davanti. Li ha portati dove non avrebbero mai potuto arrivare con le loro forze. Saremmo rimasti primitivi. Perfino il più possente degli uomini è come un nano davanti alla potenza del vento, e l'uomo più grande sarebbe ancora il minimo nella specie umana se il nostro mondo fosse senza vento.

 

Sulle ali del Vento

      Gli uccelli dell'aria hanno maggior saggezza al riguardo e sembrano più portati degli uomini ad utilizzare il vento. Imparano presto a scivolare col suo fluttuare, ad unirsi ai suoi giochi. L'alzarsi in volo sarebbe troppo estenuante se dovessero tentarlo con le sole loro forze. Pronti ad atterrare quando il vento li scuote, vivono pronti a partire, senza seminare né raccogliere o immagazzinare in granai. E quando tutto è calmo, senza sollecitazioni, pare sappiano di dover fare attenzione per evitare che le ali si appesantiscano. Ma l'assenza del vento non durerà a lungo. Tutte le proprietà del vento hanno qualcosa da dirci sullo Spirito e su come viene e agisce in mezzo a noi.

 

     Gesù ai Suoi discepoli insegnò relativamente poco sullo Spirito Santo che sarebbe sceso su di loro, inviato da Lui e dal Padre. Essi non conoscevano le qualità di questa nuova forza, né sapevano che essa fosse in sé una Persona divina. Ma quel poco che esplicitamente insegnò, lo impararono bene. Proclamò che sarebbe stato bene per loro che Egli se ne fosse andato, per permettere allo Spirito di venire. Avevano visto coi loro occhi come i venti Gli obbedissero, e possono aver ragionato che Gesù non avrebbe mai mandato loro niente di tanto tempestoso da rovesciarli con la sua venuta. "Restate in città fino a quando non sarete rivestiti di una potenza dall'alto," aveva detto loro. Vi rimasero, e una volta ricevuta la Potenza furono spronati, non diversamente dagli uccelli dell'aria, fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Come per ogni paragone, lo Spirito come Soffio Divino o vento  illumina e innalza qualcuno fino ad un certo punto, ma quando ha compiuto la sua opera, viene meno e diventa un mezzo inefficace per contemplare il mistero della Personalità dello Spirito.

 

Il Paraclito

      Due dei nomi descrittivi usati per lo Spirito da Gesù quando parla ai Suoi seguaci possono portarci un passo oltre nel mistero dello Spirito. Uno di questi, secondo l'evangelista Giovanni, è Paraclito. Paracletos, che significa paraclito o avvocato, dice molto sia sulla personalità dello Spirito, sia sulla Sua relazione con noi. Impiegando un termine con connotati legali, Gesù afferma che il dono che Egli manderà ai Suoi seguaci sarà Qualcuno che discuterà la loro causa con Dio a loro vantaggio (e suggerirà alla loro mente il modo di discutere le loro cause con gli uomini); inoltre, insegnerà loro, li guiderà e li difenderà. Grazie a questo dono, nell'uomo avrebbe abitato un elemento Divino. Ora il Divino era dalla parte dell'uomo, dall'altro lato di un abisso altrimenti incolmabile tra Dio e l'uomo.

 

      Dapprima chi ascoltava Gesù pensò che lo Spirito fosse una Forza Divina in cui sarebbero stati in qualche modo avviluppati. Forse i cristiani giunsero a vedere che l'elemento divino che Gesù aveva regalato loro era anch'Egli Dio, una Persona distinta con delle caratteristiche Sue e, considerata dal punto di vista del tempo, con una storia che non era quella di Gesù e che essi non avevano percepito nella personalità Divina di Jahvè.

 

Superare l'abisso

     Senza lo Spirito, Gesù per i cristiani sarebbe stato solo un modello, una mèta, un ricordo, un ideale. Ma data la personalità dello Spirito, Gesù è diventato l'Emmanuele: Dio - con - noi. A motivo dello Spirito, diventa possibile ai mittenti - Gesù e il Padre - unirsi ai destinatari: "Se uno mi ama osserverà la Mia parola e il Padre Mio lo amerà e Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv 14,23). Come può lo Spirito, che è Dio, venire a noi e allo stesso tempo fare spazio in noi per Dio? Questa domanda isola il mistero della Personalità dello Spirito. In altre parole, siamo arrivati a porci la stessa domanda di Maria: "Come può accadere una cosa simile?" E se il dono è venuto a noi, potremo non saper rispondere alla domanda, ma vivere col mistero. "Sia fatto di me secondo la tua parola".

 

     Anziché preoccuparci di conoscere l'incomprensibile, dobbiamo desiderare ardentemente di esser disposti a ricevere il mistero dello Spirito. Se davvero accogliamo Colui "che vi manderò da parte del Padre" (Gv 15,26), osserviamo anche la parola del Signore, obbediamo ai Suoi comandi, seguiamo la via su cui Egli cammina e diventiamo una cosa sola con Lui. Poiché lo Spirito è il nostro avvocato, respirerà con noi, pregherà con noi con gemiti inesprimibili, agirà per conto nostro, ci illuminerà su chi siamo, mentre ci insegnerà cose su Gesù e sul Padre. Consigliare, consolare, intercedere e supplicare per noi, sono gli altri ruoli che la tradizione ha attribuito allo Spirito Santo.

 

Lo Spirito di Verità

      L'altro nome che Gesù usa per lo Spirito è: Spirito di Verità. Può sembrare che lo Spirito sia un'idea, o colui che ci manda la verità o i pensieri. Diversamente dallo scambio di verità che può avvenire tra noi esseri umani, ciò che lo Spirito di Verità dice diventa la realtà parlata e ascoltata. Lo Spirito incide sulla realtà di cui parla. Infatti tutto ciò che lo Spirito dice è amore, perché Dio è Amore. Pare quindi intercambiabile l'esser chiamato Spirito d'amore e Spirito di Verità.

      Quando lo Spirito viene, tocca quelli a cui è mandato con un amore concreto. Si può dire che porti gli uomini alla presenza reale dell'amore, l'amore esistente tra Padre, Figlio e Spirito. A seconda della loro recettività, lo Spirito dà agli uomini il potere di diventare la realtà da cui sono stati toccati: in altre parole, degli amanti. Attraverso lo Spirito i nostri occhi possono arrivare a scorgere, dapprima con esitazione, per molto tempo in maniera oscura, ma tuttavia senza ombra di dubbio, nuove visuali e panorami mai sognati della realtà, perché: "Lo Spirito infatti conosce tutto, anche i pensieri segreti di Dio" (1 Cor 2,10). Prima di tutto e in primo luogo, ciò che uno vede è la   verità del proprio essere nell'amore che il Padre e il Figlio hanno per lui. Nello Spirito e tramite lo Spirito si giunge a vedere ciò che siamo. E ciò che siamo guidati ad essere diventa realtà. La parola parlata e ascoltata "non tornerà vuota a me," cioè senza aver compiuto quanto doveva. La verità dell'essere amati è la cosa più vera dell'identità di ciascuno. Da queste radici, dai semi di questa verità, la persona comincia ad essere rifatta completamente nuova.

 

In noi ma non nostro

      Ciò che lo Spirito è nella Trinità, lo Spirito fa in mezzo agli uomini. Di solito i nostri discorsi cristiani pare apprezzino questa potenza creativa dello Spirito di incidere sulla realtà con cui viene a contatto mediante la realtà che Esso è  - in maniera che non sempre la nostra mente arriva a comprendere. Per questo il modo preferito di riferirci allo Spirito è Spirito Santo. Il nostro linguaggio confessa che ci rendiamo conto che Egli santifica ciò che tocca. La Sua venuta pulisce, purifica e rende santo ciò in cui entra ed abita...

 

      Le parole sullo Spirito come Persona più che soddisfarci sono un supplizio. Le idee sullo Spirito non possono contenere le capacità di capire che promettono più di quanto le vele possano contenere il vento che le sospinge. Commettiamo un abuso se cerchiamo di conoscere lo Spirito senza lo Spirito. Il solo modo per sapere qualcosa è chiedere allo Spirito che sia Egli Stesso ad insegnarci a comprendere la Sua Persona e Sue vie. Se può insegnarci "ogni cosa," può darci anche un po' di luce su Se Stesso e su come si muove nell'insegnarci chi noi siamo agli occhi di nostro Padre e del nostro Signore Gesù, ed anche chi Essi sono.

 



[1] Dal libro: "The Conspiracy of God" di John Haughey
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