Capitolo Primo L A T E N T A Z I O N E I N P R O S P E T T I V A

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:24

la crescita spirituale

  Capitolo Primo

 

 L A   T E N T A Z I O N E   I N    P R O S P E T T I V A

 

 "Mentre eri a New York, sono stato sul punto di rompere la promessa che ti avevo fatto di non usare la macchina durante la tua assenza," disse un giovane a suo padre. "Avevi lasciato le chiavi sullo scaffale di cucina, e per tre giorni me le sono portate in tasca, lottando contro la tentazione."

       Il padre sorrise: "Figlio mio, niente come la tentazione riesce a dimostrare ciò che faresti, se solo te ne fosse data l'occasione!"  

            Dal punto di vista di Dio nostro Padre, la tentazione ha uno scopo essenziale nella nostra vita: ci dimostra cosa siamo e su cosa ci reggiamo; inoltre, ha un ruolo importante in ciò che saremo in futuro. Nel processo di crescita psicologica e spirituale, la tentazione è un fattore che tutti devono attraversare per diventare individui maturi, in grado di vivere una vita completa e piena di significato.

            La tentazione ha sempre la funzione di portare ad una scelta e di provocare una presa di posizione o azione definita. Nel caso qui menzionato, le chiavi sullo scaffale di cucina rappresentavano la tentazione che costrinse il giovane a prendere una decisione difficile e molto importante: Doveva disobbedire a suo padre e commettere un atto irresponsabile, che gli avrebbe reso psicologicamente più facile ripetere lo stesso tipo di scelta? O doveva invece, con l'obbedienza, stabilire un modello di comportamento che gli avrebbe permesso in futuro di prendere decisioni sagge e mature?

      La tentazione, in realtà, costituisce la linea divisoria tra innocenza e consapevolezza. Una volta affrontata, e scelta la linea di azione, siete entrati in una dimensione nuova della realtà. Se la scelta è giusta, ne sarete benedetti; se è sbagliata, ne rimarrete scottati.

      Che ci piaccia o no, la tentazione deve per forza entrare nella nostra esperienza. Ci presenta sempre una lezione da imparare, e la scelta che faremo dimostrerà se l'abbiamo assorbita, o se invece la lezione dovrà essere ripetuta.

            Insegniamo ai nostri figli a non attraversare la strada da soli. La tentazione entra in gioco nel momento in cui il bambino ha occasione di disobbedire: Intorno non c'è nessuno a guardare, e la strada lancia segnali che promettono avventura. La risposta alla tentazione determinerà se in futuro potremo fidarci del bambino e lasciarlo giocare da solo presso la strada.

      Il nostro modo di affrontare la tentazione influisce su ogni campo della nostra esperienza personale, ed è perciò di vitale importanza capirne più a fondo sia la natura, che lo scopo preciso.

         Purtroppo, nella nostra lingua la parola "tentazione" è una delle più fraintese. Ci insegnano che è un qualcosa da evitarsi ad ogni costo - qualcosa di pericoloso, causa di tanto dolore o di molti guai - oppure un qualcosa che di sicuro ci indurrà a commettere errori.

     La tentazione può portare a queste cose, ma solo se faremo una scelta definita in quella direzione. Essa non è la causa dei guai o degli sbagli: ci mette solo di fronte ad una scelta. Dare alla tentazione la colpa delle mie azioni sbagliate ("Se non fossi stato tentato non lo avrei fatto!") è ridicolo quanto dire: "Non avrei preso la multa se il semaforo non fosse diventato rosso prima che arrivassi all'incrocio." Di chi era la colpa della multa, vostra o del semaforo? Quella luce segnaletica è servita solo a presentarvi una scelta rapida: Devo fermarmi e obbedire alla legge? o proseguo per risparmiare un minuto - esponendomi al rischio di affrontarne le conseguenze? La decisione stava tutta a voi.

          Se arriveremo a capire come opera la tentazione, potremo affrontarla in modo diverso, e ciò cambierà la nostra vita. Se, come cristiani, saremo onesti con noi stessi, saremo costretti ad ammettere la notevole differenza tra la vita cristiana di cui facciamo esperienza e quella che in fondo al cuore speriamo. Dico speriamo, perché alcuni non sono neppure tanto sicuri che la vita cristiana possa poi essere tanto diversa.

            Secondo alcuni, la contraddizione tra le meravigliose promesse della Bibbia e la vita di molti cristiani è presto spiegata: le belle promesse si riferirebbero solo al cielo. Questa si chiama "religione delle speranze illusorie," e non ci serve davvero a molto per risolvere, qui e ora, tutti i nostri guai e problemi. Quando Paolo, in Romani 5,17, mise in evidenza l'aspetto "presente" della vita cristiana, rifiutò decisamente questa forma di scappatoia:  

          "Il peccato di un uomo, Adamo, ha fatto sì che la morte regnasse su tutti, ma tutti quelli che faranno proprio il dono del perdono e dell'assoluzione, regneranno nella vita a causa di quel solo uomo, Gesù Cristo".  

          Il vero cristianesimo si ha quando le promesse della Bibbia diventano realtà: perché è questo che Dio intendeva per noi. La sovrabbondanza di promesse divine (senza che se ne potesse costatare la realizzazione) mi portò al punto di rifiutare sia di cercare, sia di accettare un'altra singola promessa della Bibbia, fino a che quelle che già conoscevo non avessero cominciato a "funzionare."  

        Conoscere a memoria tutte le promesse della Bibbia non ne rende automatica la realizzazione. Conosco persone che se ne vanno in giro a proclamare: "Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Rm 8,1): e tuttavia, essi stessi vivono sotto una costante condanna, come se dovessero portare fino alla tomba l'immane carico della colpa dei loro vecchi peccati. Conosco altre persone che citano la Scrittura nei punti in cui parla della gioia del cuore - mentre esse stesse sono le creature più tristi e prive di gioia che io abbia mai conosciuto! Altre ancora conoscono tutti i punti della Scrittura sull'amore vicendevole, e tuttavia vivono situazioni matrimoniali al limite della rottura, non riescono a comunicare amore ai figli ed hanno sempre tante difficoltà nelle relazioni d'affari.

             Ma davvero Dio può guarire i cuori infranti, risanare i malati, portare amore a chi è solo e amareggiato, salvare chi è perduto, liberare chi si trova in ogni tipo di miseria, riparare le relazioni rovinate? Può davvero portare amore, gioia e sorriso ad una vita grigia e vuota, unire le famiglie nell'amore e nello spirito? E' capace di far fronte alla nostra particolare necessità, di rispondere alla nostra preghiera specifica, di mantenere quella promessa speciale accarezzata da tanti anni? Lo può fare, oppure non ne è in grado? E infine, la Bibbia è proprio vera, o è solo una raccolta di favole - giusto qualcosa che ci conforti in questo mondo pieno di problemi? E la religione, è forse solo una stampella per i deboli, incapaci di affrontare da soli la realtà?  

       Credo fermamente che la Bibbia sia vera, in ogni sua parola; e in questi ultimi anni ho visto avverarsi una quantità sufficiente delle sue promesse per sapere, senza ombra di dubbio, che dietro quelle parole c'è il nostro Padre Onnipotente e Amoroso, che non solo è in grado di dirci parole buone, ma desidera ardentemente vederle realizzate nella nostra vita!

             Perché, allora, non facciamo tutti l'esperienza di vedere realizzate le promesse di Dio? Se sono vere e reali, non potrebbe esserci qualcos'altro che non va, che è sbagliato? Dobbiamo proprio riconoscere che "qualcos'altro" c'è davvero, e nella ricerca del colpevole, di solito il riflettore va puntato su noi stessi. Non è che dobbiamo pregare di più, dedicare più tempo allo studio della Bibbia, andare a più incontri di preghiera, sforzarci maggiormente di essere "buoni" o dare più soldi alle missioni. Tutte queste cose vanno bene, ma non sono alla radice del problema particolare da risolvere.

             Tra noi e l'adempimento delle bellissime promesse di Dio c'è sempre una situazione che include la tentazione - e proprio il modo in cui risponderemo alla tentazione determinerà se riceveremo o no l'adempimento delle promesse a cui ci appelliamo.

        In altre parole, quando avremo imparato ad affrontare la tentazione, avremo anche imparato come si fa a vedere la realizzazione di una promessa, a vederla diventare realtà, un qualcosa che ci appartiene e che ci realizza, anche a livello personale.

        Prima di procedere ulteriormente, è necessario avere ben chiara l'idea di cosa la tentazione non è. Qui non voglio creare un altro malinteso, insinuando l'idea che la ragione per cui non riceviamo quanto Dio vuole darci è dovuta al nostro continuo indulgere in azioni peccaminose - come rubare, mentire o commettere adulterio. Possiamo sicuramente essere tentati a commettere di queste cose, e l'eventuale scelta di quel tipo di vita sarà in parte il motivo per cui quelle promesse per noi resteranno vuote, come inesistenti, anziché diventare realtà. Ma la tentazione è qualcosa di assai più concreto della caricatura di una donna sexy, che induce la sua preda all'adulterio.  

       La parola greca della Bibbia tradotta con "tentazione" significa "ciò che ci mette alla prova - sia a fin di bene che a fin di male." La tentazione quindi ha lo scopo di portare alla luce ciò che abbiamo veramente in cuore. In se stessa la tentazione non è né buona né cattiva: ci mette semplicemente alla prova. Ed è proprio questo a rivelare ciò che veramente siamo!

       L'acciaio, ad esempio, deve essere rinvenuto col calore, e quindi esser messo alla prova sotto vari gradi di pressione, per vederne la reazione all'uso che se ne intende fare. La tentazione mette alla prova il modo in cui reagiremo in una situazione che si riferisce alla promessa fattaci da Dio: se reagiremo secondo l'insegnamento biblico, la promessa diventerà per noi realtà: non l'avremo guadagnata o meritata, perché i doni di Dio sono sempre gratuiti; ma il punto è: se avremo o no la capacità di ricevere quanto Dio ha promesso.  

       Se all'acciaio non temperato viene impartita una pressione troppo alta, si spezzerà. Allo stesso modo, l'adempimento di una promessa senza la necessaria preparazione, spezzerebbe anche noi. Riuscite a intravedere la ragion d'essere della tentazione? Il suo primo scopo non è quello di complicarci la vita e di rendercela difficile, ma di collaborare alla preparazione necessaria che ci permetterà poi di ricevere le cose buone che Dio desidera darci.

       Considerata in questa prospettiva, la tentazione non è un qualcosa di spaventoso o da evitare, ma piuttosto una parte necessaria della vita cristiana: qualcosa da capire in profondità e da affrontare con gioia e aspettativa. In fondo, la tentazione ha lo scopo di prepararci a ricevere ciò che desideriamo ardentemente avere.

       Il nostro libro di testo è la Bibbia. Cercando tra le sue pagine, scopriremo che lo scopo e il principio della tentazione vi sono chiaramente rivelati e dimostrati - a partire dal Vecchio Testamento fino a tutto il Nuovo. Una serie di casi-prova ci dimostrerà come proprio la tentazione abbia sempre fornito il punto di svolta che poi ha determinato il successo o il fallimento nella realizzazione delle promesse di Dio.

       La vita cristiana non potrà mai essere definita in metodi. Non potremo mai scoprire una formula per affrontare la tentazione, che ci porti poi a ricevere l'adempimento delle promesse di Dio. Scopriremo tuttavia che Dio agisce sempre sulla base di principi chiaramente definiti. Quando li capiremo e impareremo ad applicarli alla nostra vita, potremo procedere e crescere verso la pienezza della vita che la Bibbia ci presenta.

      Proprio in questo momento - e prima di procedere - perché non chiedere a Dio di aprirci la mente affinché arriviamo a comprendere questa eccitante possibilità? Dite con me:

 

            Signore, insegnami le tue vie!

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