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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
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Scudo Sacro Cuore Gesù: Fermati!

 

 
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UN CUORE TI ATTENDE (Sacro Cuore di Gesù)

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2017 12:35
03/06/2017 19:41

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UN CUORE TI ATTENDE
(Sacro Cuore di Gesù)

Città del Vaticano, 21 Dicembre 1966

Vogliamo realizzare nel mondo la giusti­zia, la pace, l'unione fraterna di tutti gli uomini, dopo tante speranze e delusioni?Solo la riscoperta dell'Amore può com­piere il miracolo; intendiamo quell'Amore di cui Giovanni evangelista scrisse: « Dio è Amore! E noi abbiamo creduto all'Amore! »(ILettera 4, 16).Ecco perché queste pagine ci porgono la visione del Sacro Cuore di Gesù, che il Padre ci ha donato come pegno del suo Amore.PIA OPERA SALESIANA del S. Cuore – BOLOGNA  BOLOGNA, 10 Dicembre 1966

Figlioli diletti,imprimetevi nella mente queste brevi pagine, offerte alla vostra riflessione da un veterano della devozione al Sacro Cuore di Gesù.Molti coltivano l'amore della scienza, po­chi la scienza dell'Amore.Mi convinco sempre più che bisogna par­lare agli uomini di Dio Salvatore.Vi   amo tutti col Cuore di Cristo!

I PARTE ASPETTO  STORICO  Nel Concilio Ecumenico Vatica­no Il la Chiesa mostra il suo cuore di madre sempre pronta a dare la vita della grazia e della fede a  tutti gli uomini. Questa disponibilità di carità materna la Chiesa l'attinge dalla pienezza di amore del Verbo Incarnato, suo fondatore.

GUARDERANNO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO Sul Calvario, dopo l'ultimo grido, Gesù aveva reclinato il capo, nell'abbandono com­pleto della morte. Aveva dato tutto, ma non aveva ancora svelato tutto. Si avanzò uno dei soldati, e con un colpo di lancia gli aperse il petto e subito ne uscì sangue ed acqua (Gv. 19, 34).

L'Evangelista S. Giovanni contempla quel corpo trafitto, nel commosso silenzio del tra­monto, e una acuta sensazione di mistero gli scende nell'anima: Ricordava le parole che Dio aveva fatto pronunciare al profeta Zac­caria:

«Effonderò uno spirito di pietà e di im­plorazione sopra il mio popolo!

«Guarderanno a Colui che hanno trafit­to, e piangeranno su di Lui come si pian­ge un Figlio unico; si farà per Lui amaro cordoglio quale si fa per un primogenito ! » (12, 10). Dieci giorni dopo quel Venerdì Santo, nel fascino di Gesù risorto, Giovanni parla ancora di quel petto ferito. E questa volta la fede vi scorge orizzonti sconfinati, tanto che l'incredulo Tommaso, cadendo in gi­nocchio esclama: «Signore mio e Dio mio».

AI PIEDI DELLA CROCE Tutta la tradizione cristiana sosterà ai piedi della Croce dalla quale pende Gesù col petto aperto, e cercherà di penetrare in quella sanguinante squarciatura sulla quale tanto insiste l'Apostolo. Sarà proprio questa amorosa attenzione che guiderà le anime alla scoperta del «Cuo­re amante di Gesù». Nei primi secoli della Chiesa la devo­zione al Sacro Cuore non è ben distinta dal culto delle sacratissime Piaghe di Gesù, e specialmente da quello tributato alla ferita del Costato. Soltanto gradualmente venne fatto oggetto di culto speciale il Cuore; co­me immagine dell'Amore umano e divino del Verbo Incarnato. Pio XII nell'Enciclica sul Cuore di Gesù «Haurietis aquas» dice: «E’ nostra persuasio­ne che il culto tributato all'amore di Dio e di Gesù Cristo verso il genere umano, attra­verso il simbolo augusto del Cuore trafitto del Redentore, non sia mai stata assente dalla pietà dei fedeli, benchè abbia avuto la sua chiara manifestazione e la sua mirabile propagazione nella Chiesa in tempi da noi non molto lontani, soprattutto dopo che il Signore stesso si degnò di scegliere alcune anime predilette, alle quali svelò i secreti divini di questo culto e di essi le fece mes­saggere, dopo averle ricolmate di grazie spe­ciali».

LE ANIME MISTICHEIl desiderio di vita interiore portò anime elette a penetrare oltre la piaga del Petto di Gesù, fino a scoprire il Cuore, trafitto d'a­more. Entrate in questo «Santuario interiore», tali anime s'accorsero d'aver scoperto non una manifestazione dell'amore di Cristo, ma la sua sorgente e il suo centro. Il Padre Andrea Tessarolo S.C.J., storico della devozione e della teologia del Sacro Cuore, afferma che, con tutta probabilità Giovanni di Ravenna, vescovo di Fècamp in Francia, morto nel 1078, fu il primo ad associare queste due idee: «Cuore ferito e Amore redentore, In modo da vedere pro­prio nel Cuore di Gesù il simbolo di tutto il suo Amore». Così dopo di lui sorge uno stuolo di ani­me che gravitano attorno al Cuore di Gesù. Nel Medio Evo S. Bernardo di Chiaravalle, Guglielmo di Saint-Thierry, Riccardo di S. Vi­tore, S. Francesco d'Assisi, e più tardi S. Ma­tilde, S. Geltrude, S. Antonio di Padova, S. Bonaventura; poi ancora il Ven. Giovan­ni Taulero, il B. Enrico Susone e S. Bernar­dino da Siena, i quali parlano del Cuore di Cristo come del rifugio, del ricovero offerto al povero cuore degli uomini. Santa Lutgarda, S. Angela da Foligno, Margherita da Cortona, S. Caterina da Siena insistono sulle necesità di studiare il Cuore del Signore per conformare la pro­pria vita a quella del Maestro divino. Dal secolo XVI, la devozione al Sacro Cuore corre quale fiume sotterraneo a fecon­dare la spiritualità cattolica, e affiora nel Ven. Lodovico Blosio, in S. Ignazio di Loiola, S.Pietro Canisio, S. Francesco Borgia, nel Ven. Luigi da Granata, in S. Teresa d'Avila e Sant'Alfonso Maria de' Liguori, spingendoli alle vette della perfezione.S. Francesco di Sales che ci ha lasciato alte orme in esempi immortali di vita ed in opere mirabili, fra le quali: «L'Introduzione alla vita devota» e «Il trattato dell'amore di Dio», nutriva una tenera devozione al Cuore di Cristo, cui volle consacrare l'Istituto della Visitazione che aveva fondato. Alle Figlie in­culcava l'amore al Cuore di Gesù e la gene­rosa corrispondenza alla sua immensa ca­rità; parlava in termini che già preannun­ciavano il grande apostolo S. Giovanni Eudes.
   L'ARALDO DEL SACRO CUORE San Giovanni Eudes nato a Rye il 14 no­vembre 1601 fu davvero l'Araldo del Sacro Cuore di Gesù. «Con una lenta penetra­zione, un approfondimento della sua fede, una illuminazione interiore, dice Daniel Rops, egli arriva a vedere chiaramente nel cuore di carne del Dio fatto Uomo il simbolo dell'Amore increato dell'Onnipotente per la sua Creatura». Tutti i grandi misteri del cristianesimo: LA  CREAZIONE,  l'INcARNAZIONE,  LA  REDEN­ZIONE li scopre nel Cuore del Cristo, persino il   Mistero Eucaristico. Con questa folgorante intuizione S. Gio­vanni Eudes compone un mirabile Ufficio del Sacro Cuore nel 1670; trent'anni prima ave­va istituito nella sua Congregazione la festa del Cuore Purissimo di Maria. Nel Breve ponteficio per la sua Beatifi­cazione si legge questo altissimo riconosci­mento: «Ardente di un amore singolare ver­so i Cuori di Gesù e di Maria, ebbe per pri­mo, e non fu senza una speciale ispirazione divina, l'idea di un culto pubblico in loro onore. Si deve dunque considerarlo come il Padre di questo dolce culto, come il Dottore per i suoi scritti, come l'Apostolo per la sua infaticabile opera di diffusione». Si può dire che con S. Giovanni Eudes il cuore umano compia il massimo sforzo per incontrarsi col Cuore divino; infatti la gran­de Epifania del Sacro Cuore ebbe luogo a Paray-le-Monial con le rivelazioni a S. Mar­gherita Maria Alacoque, mentre il Santo si preparava a festeggiarLo in cielo.P. Adolfo l'Arco S.D.B. (p. 52 del suo au­reo lavoro « Il Sacro Cuore ti chiama per nome» ed. SEI) dice: Il Cuore di Gesù di­scende, mentre l'anima del Santo ascende».

   LA MESSAGGERA Fra tutti i promotori di questa nobilissi­ma devozione viene subito dopo - scrive Pio XII- S. Margherita Maria Alacoque, poi­ché al suo zelo, illuminato e sostenuto da quello del suo direttore spirituale, il B. Clau­dio De la Colombière S.J., si deve indubbia­mente se questo culto così diffuso raggiunse lo sviluppo che desta l'ammirazione dei fe­deli cristiani, e rivestì le caratteristiche di «OMAGGIO D'AMORE E DI RIPARAZIONE», che lo distinguono da tutte le altre forme di pietà cristiana». Sì, questa devozione, di carattere squisi­tamente teologico, come l'aveva impostata S. Giovanni Eudes, non sarebbe uscita dai «circoli limitati di alcuni Terz'Ordlni del Sacro Cuore», se poco dopo una semplice Visitandina di Paray-le-Monial; non fosse stata favorita di grazie singolari: Cristo le apparve, le parlò e ordinò a lei «abisso d'in­degnità e d'ignoranza», di diffondere la fiamma della sua carità. Il Cuore di Cristo «cinto da una corona di spine, sormontato da una croce» doveva essere esposto alla venerazione dei cristiani, come «l'ultimo sforzo del suo amore per la salvezza del mondo».
    LE APPARIZIONI Furono quattro: dal 1673 al 1675. Tutta la chiesa cattolica mediterà lungo i secoli la struggente dichiarazione di Gesù all'umile suora: «Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini ! ». Ma non subito. L'epoca si mostrò ostinatamente incre­dula a quella rivelazione. La Veggente fu dapprima considerata co­me esaltata dalle sue Superiore. Padre De la Colombière, che proclamava le visioni «au­tentiche», fu trasferito. Padre Croiset, pro­fessore a Lione, che aveva adottato l'inse­gnamento della Santa, fu esonerato e man­dato altrove, e il suo libro sul Sacro Cuore fu posto all'Indice. Tanto si diffidava dei mistici e di tutto ciò che si riferiva al «puro amore».Margherita Maria Alacoque, senza aver cessato di ripetere che Cristo l'aveva incari­cata di una missione, e che il Cuore adorabile doveva regnare sul mondo, morì il 17 settembre 1690 a quarantatre anni di età, senza potere vedere il trionfo di quel culto, al quale aveva consacrato la vita.
      OPPOSIZIONI Tutti i rigoristi si erano coalizzati contro questa devozione; i Giansenisti soprattutto, perché essi conoscevano solo la giustizia di un Dio inaccessibile e volevano che le ani­me vivessero nel freddo timore della divina Maestà. Le ostilità culminarono nel conciliabolo di Pistoia che voleva bandire dall'Italia e dalla Chiesa la devozione al Sacro Cuore. Pio VI intervenne, deplorando l'atteggiamen­to sia del vescovo, Scipione Ricci, che dei suoi seguaci (1791). Le polemiche giansenistiche avevano or­mai portato la Santa Sede da una posizione di riserbo a un atteggiamento di difesa. Arizi il 25 agosto 1856 il Papa Pio IX accolse con gioia la richiesta dell'episcopato francese di estendere la festa del Sacro Cuore alla Chie­sa universale.Con questo Decreto, da devozione privata, diventa atmosfera di vita, festa liturgi­ca, espressione di culto, ormai definitiva                       .                                                                           TRIONFO DELLA NUOVA DEVOZIONE  Questa è la conclusione dei solenni interventi di Leone XIII, di Pio XI e di Pio XII. Leone XIII dedica al grande culto l'altez­za del suo ingegno, l'ardore della sua pietà. Approva le Litanie del Sacro Cuore, sin­tesi incomparabile di cristologia, e promul­ga il 25 maggio 1899 la prima Enciclica sul Cuore di Gesù, «Annum Sacrum», con la qua­le annuncia al mondo la sua decisione di consacrare tutto il genere umano al Cuore di Cristo Redentore che, per diritto di na­scita e di conquista, è RE non solo dei fedeli ma anche di tutti coloro che ancora non hanno la fortuna di vivere sotto il suo dolce impero di grazia.Il Grande Pontefice, persuaso che tale consacrazione aprirebbe un era nuova alla Chiesa, chiama la devozione al Sacro Cuore:«Vessillo di carità e di pace, pegno di sicura vittoria contro i nemici».Mentre si destava in tutta la Chiesa e nel popolo di Dio un'ardente entusiasmo, il santo Vegliardo, volle nella sua Roma una Basilica al Sacro Cuore e ne affidò la co­struzione all'apostolo dei tempi nuovi, Don Giovanni Bosco. Il santo dei giovani, con la tenacia pro­digiosa propria dei Santi, in breve tempo innalzò presso la Stazione Termini un nuo­vo Tempio sormontato dalla statua del Sa­cro Cuore, che, dall'alto benedice quanti toccano il suolo della città eterna, ove siede il rappresentante del Supremo Amore.E i Figli sull'esempio del Padre ne diffu­sero e ne diffondono la devozione dedicando al Cuore di Gesù asili, scuole ed istituti; di­vulgandone il culto ed erigendo in Suo ono­re altari e santuari monumentali, come il Tempio Nazionale Espiatorio Spagnolo «TIBIDABO» in Barcellona, e il Tempio San­tuario del SACRO CUORE in Bologna.
          LA NOVELLA PRIMAVERA Nel giardino della Chiesa, ecco allora un sorgere e fiorire di sodalizi, istituti e congre­gazioni che si fregiano del titolo del Sacro Cuore.  Ne accenno alcuni:La B. TERESA VERZERI,(1801-1852) diede avvio alla sua istituzione ponendola sotto l'egida del Cuore divino denominandola: Congregazione delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù.Il Ven. Mons. DANIELE COMBONI, (1831-1881) missionario in Africa prima e Vicario Apostolico poi, pone la sua Congregazione sotto la protezione del Cuore divino e volle che i suoi membri si chiamassero Figli del Sacro Cuore di Gesù.Il Ven. LEONE GIOVANNI DEHON, (1843-1925) fondò la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore il cui fine è la speciale de­vozione al Sacro Cuore di Gesù in spirito di amore e di riparazione, la diffusione di questa spiritualità riparatrice, l'apostolato missionario e sociale.Sue queste incisive massime: «Tre sono le vie che possono condurre a Dio:   La via del timore.  La via della speranza.  La via della carità. Ma la via certa è quella del Cuore di Gesù».Con animo aperto alla fiducia diceva:«Com'è possibile che il mondo resista all'amore di Dio se i suoi ambasciatori ne saran­no intimamente convinti e si lascieranno con­quistare e guidare dall'amore di Gesù Cri­sto? Infiammati da Lui infiammeranno il mondo».Per illuminare le menti ed educare i cuori alla conoscenza del grande mistero d'a­more che racchiude il Cuore del Redentore fondò anche la rivista: «IL REGNO DEL SacRO CUORE».Il P. MARIO VENTURINI, (1886-1957) fonda­va in Trento la Congregazione Sacerdotale dei Figli del Cuore di Gesù.Dietro ispirazione del Ven. Prof. Giusep­pe Toniolo, per opera di P. Agostino dr. Ge­melli o.f.m. che ne fu il primo rettore, sorge­va in Milano all'ombra della basilica di S. Am­brogio (25 dicembre 1920) l'Università Cat­tolica del Sacro Cuore.
            L'IMPULSO DEI SOMMI PONTEFICIPio X Santo, il Papa dell'Eucaristia, pro­mosse la Consacrazione delle famiglie al S. Cuore, ne compose la formula, e accordò preziose indulgenze a coloro che praticano il mese di giugno. BENEDETTO XV,Il Papa della Pace, emanò tre Documenti Pontifici per diffondere ancor più il culto del Sacro Cuore, ed elevò all'o­nore degli altari, canonizzandola, la B. Mar­gherita Maria Alacoque, alla quale eresse pure un altare nella Basilica Vaticana.Pìo XI, il Papa della Conciliazione, il 5 maggio 1926 con l'Enciclica «Miserentissi­mus Redemptor», si ricollega al magistero di Leone XIII, e indica i fondamenti e la fina­lità della devozione verso il Sacro Cuore, soprattutto insistendo sulla riparazione al­l'Amore offeso.Per la festa del Sacro Cuore fece prepa­rare i nuovi testi liturgici e vi aggiunse la for­mula di Riparazione, da recitarsi in tutte le chiese del mondo cattolico. Lo stesso Pontefice (l'11 dicembre 1925) aveva istituito la Festa della Regalità di Cristo. Pìo XII, il Pastore angelico, ha lasciato orma incancellabile nei solchi fecondi della Teologia; ci diede molti documenti circa il Sacro Cuore; il principale è la Lettera En­ciclica «Haurietis aquas» del 15 maggio 1956, nella quale espone ampiamente la natura, l'oggetto e la legittimità di tale culto.l Sac. Adolfo l'Arco S.D.B., nel suo li­bro citato e tanto avvincente, così definisce l'«Haurietis aquas»: « Il Papa Angelico spic­ca il volo dal vertice delle conquiste passate per spaziare su nuovi orizzonti; armonizza in mirabile sintesi la verità della Sacra Scrittura, la luce della Tradizione, la bellez­za della Liturgia, la magnificenza del Magi­stero, la sinfonia della Teologia, la nobiltà della Mistica».GIOVANNI XXIII, il Papa buono, non trala­sciava occasione d'invitare tutto il Popolo di Dio all'esercizio della vita e della pietà cri­stiana sotto l'egida del Sacro Cuore.«Gesù è amore!Che vi è di più dolce di una devozione fervida? L'amore è il substrato di ciò che Cri­sto ha annunciato al mondo. E' il precetto dell'amore che distingue la rivelazione cri­stiana dagli insegnamenti di tutte le altre religioni.Nell'amore è la soluzione di tutte le que­stioni sociali, di tutti i contrasti politici...».PAOLO VI, il Pellegrino apostolico, oggi illumina del suo genio le vie sempre nuove e feconde dell'Amore di Cristo.

Il PARTE ASPETTO  DOGMATICO
 «Il culto del S. Cuore dev'essere da tutti considerato come una no­bile e degna forma di quell'autenti­ca pietà, che oggi, soprattutto in vir­tù delle prescrizioni del Concilio Va­ticano Il, è vivamente richiesta ver­so Cristo Gesù, re e centro di tutti i cuori, «capo del corpo che è la Chiesa..., il principio, il primogenito dei redivivi, affinché in tutto abbia il primato». (Col. 1, 18).(Paolo VI, Lett. ai Sup. Gen. di Ordini, 25 maggio 1965).

SINTESI DELLA DOTTRINA La Dottrina della Chiesa sul Sacro Cuore di Gesù si può sinteticamente esporre cosi:
1)   Si onora il Cuore di carne ma in quanto unito nella natura umana di Cristo alla sua divinità.Il fondamento teologico di questo culto è l'adorazione dell'umanità in Cristo.In Cristo vi è una persona, quella divina del Verbo, e due nature, la divina e l'uma­na; l'unica e medesima adorazione, dovuta alla Persona divina, è da attribuirsi a ciò che sussiste in essa e per essa.L'onore infatti si riferisce al tutto, cioè alla Persona, anche quando è attribuito ad una parte. Per questo motivo l'umanità di Cristo, non per se stessa, nè considerata se­paratamente, ma in quanto unita al Verbo divino, è degna di un vero culto di adora­zione. Ciò vale per tutt'intero corpo di Gesù Cristo. Il suo Cuore, quindi, considerato unito alla Persona divina, è degno di ado­razione.

2)   Il Cuore di carne è considerato co­me naturale simbolo ed espressa im­magine dell'amore del Verbo Incar­nato e Redentore; simbolo che non nega la realtà del Cuore di carne, ma si fonda in esso e simultaneamente con esso viene adorato l'Amore, di­vino e umano, spirituale e sensibile, di Gesù.Ogni culto ha per oggetto ultimo e com­pleto Gesù, ma le diverse devozioni hanno un oggetto prossimo, proprio e specifico. Nel culto del Sacro Cuore, questo oggetto è il suo Cuore fisico in quanto è simbolo del suo Amore. Dunque, non il solo cuore, né il solo amore, ma il Cuore fisico quale simbolo dell'amore.I due aspetti sono sempre uniti: amore e cuore.

3) L'oggetto di culto è il Cuore, figura concreta non solo dell'amore ma di tutta la vita di Gesù: dei suoi affetti e delle sue gioie, dei suoi dolori e dei suoi sacrifici, delle sue virtù e dei suoi meriti.Questa devozione è superiore a tutte le altre, perché sintetizza tutta la vita di Cri­sto nell'amore, il quale è la causa di tutta l'Incarnazione redentrice.

4) L'amore di Cristo è considerato in quanto non corrisposto, cioè in quan­to ripagato con ingratitudine.La riparazione èuna parte essenziale in questo culto: riparazione considerata non soltanto come debito di giustizia per i pec­cati, ma anche quale debito di amore.

5)  Il Cuore di Gesù, espressione e sim­bolo dell'amore umano, spirituale e sensibile, e dell'amore divino di Ge­sù verso l'umanità, ci richiama pure l'amore infinito della SS.ma Trinità.Nell'oggetto del culto all'adorabile Cuo­re di Gesù entra anche l'amore delle Perso­ne divine verso l'umanità.Pio XII ha voluto porre in evidenza «il nesso intimo» che intercorre tra la forma di devozione da tributarsi al Cuore del Re­dentore e il culto che gli uomini sono tenuti a rendere all'amore che Egli e le altre Per­sone della Trinità SS.ma nutrono all'intero genere umano.

Il nesso consiste in questo che l'amore di Gesù è l'amore divino, comune nelle tre Persone divine. Si può affermare che l'amore del Padre e dello Spirito Santo ver­so il genere umano è almeno oggetto indiretto e implicito del culto al Sacro Cuore di Gesù, per la reale identità tra amore del Verbo per noi e l'amore del Padre e dello Spirito San­to verso di noi. Tommaso (5. Theol. III, q. 48, a 5) Osserva: «LA CARITÀ DELLE TRE PERSONE STA ALPRINCIPIO E ALLE ORIGINI DEL MISTERO DEL­L'UMANA REDENZIONE, IN QUANTO, INFLUENDO ESSA POTENTEMENTE SULLA VOLONTÀ DI CRI­STO, E RIDONDANDO QUINDI NEL SUO CUORE, GLI ISPIRÒ UN IDENTICO AMORE, CHE LO INDUSSE A DARE GENEROSAMENTE IL SUO SANGUE, AFFIN­CHÈ CI RISCATTASSE DALLA SERVITÙ DEL PEC­CATO».

E’ IL PIU' GRANDE MISTERO D'AMORE Cuore e amore sono sempre visti in rela­zione di mutua dipendenza. Il cuore richia­ma l'amore, e l'amore è reso sensibile e presente nel cuore.Grande cosa è il cuore umano, perché no­bile è la realtà che rappresenta e il tesoro che racchiude. Ma infinitamente maggiore è il Cuore di Gesù, «nel quale abita tutta la pienezza della divinità, ed è il Re e il Centro di tutti i cuori...».Trascendente realtà che pensata, sentita e vissuta trasfigura, a poco a poco, la nostra esistenza, infondendole slanci generosi nelle umili, monotone ma necessarie occupazioni d'ogni giorno.

LOGICA CONCLUSIONE Istruiti dai sacri testi e dai simboli del­la fede, noi possiamo col Pastore angelico, infallibile maestro, contemplare e venerare con ogni sicurezza nel Cuore del divin Sai­vatore: «L'immagine eloquente della sua Carità, Il documento dell'avvenuta nostra Re­denzione, la mistica scala per salire al­l'amplesso di Dio Salvatore Nostro».«SI... NELLE PAROLE, NEGLI ATTI, NEGLI INSE­GNAMENTI, NEI MIRACOLI E SPECIALMENTE NEL­LE OPERE CHE LUMINOSAMENTE TESTIMONIANO IL SUO AMORE PER NOI - COME LA ISTITUZIONE DELL'EUCARISTIA, LA SUA DOLOROSA PASSIONE E MORTE, LA DONAZIONE DELLA SUA SANTISSIMA MADRE, LA FONDAZIONE DELLA CHIESA E LA MISSIONE DELLO SPIRITO SANTO - Noì DOBBIA­MO AMMIRARE ALTRETTANTE TESTIMONIANZE DEL SUO PERFETTISSIMO AMORE SENSIBILE E SPIRITUALE, UMANO E DIVINO, E MEDITARE I BATTITI DEL SUO CUORE, CON I QUALI EGLI SEM­BRÒ CHE MISURASSE GLI ATTIMI DI TEMPO DELSUO PELLEGRINAGGIO TERRENO, FINO AL SUPRE­MO ISTANTE IN CUI CHINÒ IL CAPO E RESE LO SPIRITO».  Fu allora che il palpito del suo Cuore si arrestò, come sospeso fino all'istante della Resurrezione gloriosa. Unitasi nuovamente l'anima del Redentore al suo corpo glorifi­cato, il Cuore riprese il suo battito regolare, e da quell'istante non ha cessato, nè cesserà di manifestare con ritmo calmo ed impertur­babile quell'amore che vincola il Figlio al Padre celeste e all'intera comunità eccle­siale, di cui è il mistico Capo.                                                                                                                                                                                         TEOLOGIA E PIETA' Illuminati dalla Dottrina della Chiesa, a­scoltiamo ora S. Paolo, quando con sublime accento implora per i fedeli di Efeso» quella conoscenza della carità di Cristo che supera qualunque scienza». (Efes. 3, 19). Non esiste intelletto creato che sia ca­pace di comprendere, di penetrare ed esau­rire, «l'immensità di un Amore trascendente», come non vi è cristiano che possa disinteressarsi di «una cognizione che gli è indispensabile», nella misura delle possibili­tà umane, avvalorate dal Lume divino, per essere messo a parte di tutti i doni di Dio nella presente vita e nella futura. Ora la devozione al Cuore di Gesù, bene intesa e bene vissuta, ci aiuta proprio in questo, perché è: LANOSTRA ATTENZIONE, LA NOSTRA ACCETTAZIONE, LA NOSTRA RISPOSTA AL­L'AMORE DI GESÙ PER NOI... ci fa entrare nelle regioni luminose «della scienza della Carità»di cui il Cuore di Gesù condensa tutti i teso­ri; ci aiuta ad accogliere e far vivere nei nostri cuori Cristo, mediante una fede sem­pre più chiara e operante. Quando sotto le irradiazioni del Cuore divino, noi ci sentiamo bene stabiliti e saldi nella carità, le ragioni del mistero ci vengo­no svelate, e l'abisso dell'Amore apparisce nelle sue sconfinate dimensioni di larghezza e di lunghezza, di altezza e di profondità. Nell'istante in cui il nostro cuore viene investito della fiamma del Divino amore, la volontà riprende forza e sorge il desiderio di corrispondere all'Amore mediante la Consa­crazione, la Riparazione, l'Apostolato.           CONSACRAZIONE All'amore infinito del Sacro Cuore, la ri­sposta più adeguata ed espressiva è la Con­sacrazione. Consacrare vuoi dire rendere sacra una cosa o una persona a Dio, adoperandola com­pletamente ed esclusivamente per Lui. Noi, in certo modo, siamo già sacri, per­ché siamo di Dio e gli apparteniamo per creazione, conservazione, redenzione e de­stinazione finale. Ma per le conseguenze che il peccato ha portato e porta in noi, per la contaminazione a cui siamo esposti con i sensi, spesso per audace e perversa ribellione, noi ci sottraia­mo al dominio di Dio e profaniamo la nostra appartenenza sacra a Lui.  La Consacrazione ci aiuta a superare que­sti ostacoli, a ripristinare questa proprietà divina.apparteniamo per creazione, conservazione, redenzione e de­stinazione finale. Ma per le conseguenze che il peccato ha portato e porta in noi, per la contaminazione a cui siamo esposti con i sensi, spesso per audace e perversa ribellione, noi ci sottraia­mo al dominio di Dio e profaniamo la nostra appartenenza sacra a Lui.  La Consacrazione ci aiuta a superare que­sti ostacoli, a ripristinare questa proprietà divina.


[Modificato da MARIOCAPALBO 05/06/2017 12:24]

03/06/2017 19:42

COME COMPRENDERE IL SUO VALORE Per comprendere bene il valore e la bel­lezza della nostra Consacrazione, è necessa­rio vederla nella luce dell'offerta e della Con­sacrazione che avviene nella Santa Messa.La nostra Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù, come la Consacrazione del pane e del vino nella Santa Messa, è opera nostra in quanto è offerta, ed è opera di Dio in quan­to è accettata e gradita. Noi possiamo of­frirci, ma la nostra Consacrazione non si rea­lizza che all'atto in cui Dio accetta la nostra offerta.E’ in questa accettazione divina, che la nostra offerta diviene degna di Dio, perché, assumendo questa offerta, Egli la trasferisce in sua proprietà, la impreziosisce con i me­riti infiniti del suo sacrificio, la trasforma rendendola degna di Lui.E’ come l'olocausto dell'Antica alleanza; la vittima sacrificata veniva collocata sull'al­tare perché il fuoco la consumasse. Così noi ci poniamo nel Cuore di Gesù per essere compenetrati e consumati dal suo fuoco di­vino, in modo che viva in noi il suo mede­simo spirito e tutta la nostra vita sia come la sua: un dono, una offerta d'amore.


MERITI Uno dei meriti e dei frutti più cospicui della devozione al Sacro Cuore è precisa­mente di aver diffusa l'idea e la pratica del­la Consacrazione.Moltissime anime si sono consacrate e trovarono la via certa e rapida del fervore e della perfezione.Altre anime avrebbero potuto farlo; si arrestarono timorose, quasi spaventate dal­le rinunce che immaginavano di doversi im­porre, e dalle sofferenze straordinarie che credevano di doversi attendere dal Signore. Esse confondevano la Consacrazione «col voto di vittima» e pensavano alla vita straor­dinaria di alcuni Santi.


IDEE CHIARE La Consacrazione è un impegno serio, molto serio, ma non impossibile, e nem­meno difficile. Nella sua sostanza, esso rien­tra nelle esigenze dell'autentica vita cristiana.Gesù ha detto: «Chi vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e ml segna». (Mc. 8, 34).Il Signore non si accontenta di parole, di formule; Egli vuole degli atti che impegni­no tutto il nostro essere e la vita intera, poiché non ci ha amati a parole, ma con i fatti.E’ quindi naturale che domandi dei sacri­fici alla nostra pigrizia, delle rinuncie al no­stro ripetuto tentativo di sottrarci al suo dominio, alla nostra sconcertante facilità di profanare in noi e negli altri l'eccelsa digni­tà di figli di Dio. Se la nostra Consacrazione scaturisce ve­ramente dalla nostra capacità e dal propo­sito di amare Dio, la vita cristiana diventa più coerente e più facile; non è un peso, ma dà le ali all'anima.Nessuno timore, nè spavento deve trat­tenerci dal fare seriamente la Consacra­zione all'adorabile Cuore di Gesù. Al con­trario dovremmo sentirci incoraggiati e sol­lecitati a farla dalla prospettiva di tutto il bene che produce e di tutta la gioia che por­ta alla nostra vita.


FECONDA LA NOSTRA VITA CRISTIANA E’ delizioso meditare i salutari ef­fetti che la Consacrazione produce nelle ani­me e la soddisfazione che dà al Sacro Cuore. Essa tende veramente a realizzare il deside­rio ardente di Gesù: «Rimanete nel mio Amore». (Gv. 15, 9) e a tradurre in at­to il suo comandamento: «Siate perfetti, co­me è perfetto il Padre vostro che è nel cieli». (Mt. 5,48).Nel suo carattere religioso e ascetico, P. Paolo Moro S.C.J. la considera «Come una rinnovazione battesimale» in quanto ridesta la nostra Fede, la nostra Speranza, la nostra Carità, apertamente professata e gioio­samente vissuta; «Come un'applicazione del­la Cresima» nella sua presa di posizione, co­sciente e generosa, di fronte alle nostre re­sponsabilità sociali nel Corpo Mistico; «Co­me un complemento dell'Eucaristia», che è il dono di Dio all'uomo, ed essa è il dono del­l'uomo a Dio; nella S. Comunione è Dio che viene a noi, nella Consacrazione siamo noi che ritorniamo a Dio in una unione intera e profonda; «Come un preludio all'ultima Unzione», perché prepara alla suprema of­ferta l'anima, anticipa il testamento spiri­tuale, garantisce una santa morte, secondo le promesse del suo Cuore.


ORGANICITA' DI ATTI Per la sua importanza e per le sue conse­guenze, la Consacrazione al Cuore di Gesù deve essere un atto:«Preparato e maturato, nella sua piena com­prensione;
«Inteso come vero dono dl noi stessi al Sa­cro Cuore;
«Vissuto in una dipendenza d'amore e in una uniformità dl pensiero, dl affetti, dl volontà» (P. Paolo Moro S.C.J.).
E’ bene, per questo atto, scegliere un gior­no solenne, o un Primo Venerdì del mese, premettendovi una novena o almeno un triduo di meditazioni e di preghiere. Giunto il giorno stabilito, dopo la Santa Comunione, si fa la Consacrazione con una formula composta da se stessi o copiata di propria mano. Potrà servire questa, semplice e com­pleta, composta e recitata da S. Margherita Maria Alacoque:
«Io... dono e consacro al Sacro Cuore dl Gesù la mia persona, la mia vita, le mie azioni, pene e sofferenze, per non più servirmi di alcuna parte del mio essere se non per amarLo, onorarLo e glori­ficarLo.
«E mia volontà irrevocabile dl essere tut­ta sua e di fare tutto per amor suo, ri­nunciando con tutto il cuore a quanto «potrebbe recarGli dispiacere».
La Consacrazione perché diventi un nuo vo modo di vivere, con una spiritualità ad alta tensione, conviene rinnovarla spesso.

REALIZZAZIONE FECONDA Il modo più pratico per compiere e vivere la Consacrazione è quello proposto dall'Apo­stolato della Preghiera, che consiste nel fare ogni mattino l'offerta della giornata al Cuo­re di Gesù, secondo le intenzioni per le quali Egli s'immola continuamente sui nostri al­tari; oltre a dare valore apostolico a tutta la nostra vita, esso attua in forma facile e sem­plice il programma della Consacrazio­ne, che costituisce la parte più importante della vera devozione al Sacro Cuore di Gesù.
La Consacrazione di cui parliamo, si e­stende anche alle famiglie, alle istituzioni e al mondo intero, quale protesta contro l'empietà.

AMORE CHE RIPARA Al dovere della Consacrazione, in cui pri­meggia l'intento di ricambiare l'amore di Dio, se ne aggiunge un'altro: quello di ri­sarcire qualsiasi oltraggio allo stesso Amo­re increato, sia per dimenticanza, sia per trascuratezza, sia per malizia. Questo dove­re è chiamato comunemente col nome di: Riparazione. Pio XI nella sua celebre Enciclica «Mi­serentissimus Redemptor», tratta esplici­tamente e profondamente della Riparazio­ne e dice che un duplice motivo ci spinge a riparare: motivo di Giustizia: affinché l'offesa fatta a Dio con i nostri peccati sia espiata e l'ordine da essa turbato sia ristabi­lito con la penitenza; motivo di amore, per soffrire insieme a Cristo paziente e saziato di obbrobrii.Il peccato non è solo violazione della Legge Santa del Signore, ma ingiuria di­retta e personale a Dio stesso; è disprezzo del suo amore.

IL PECCATO Il peccato sia originale sia quello attuale, ha una certa infinità, perché offesa della Maestà divina e rovina del piano perfetto della creazione e della elevazione soprannaturale; per questo non poteva avere adeguata riparazione da nessuna perso­na creata. Solo un Uomo-Dio la poteva dare. E Gesù Cristo, Uomo-Dio, venne in mezzo a noi, si unì alla nostra umanità, si caricò dei nostri peccati, Lui innocentissi­mo, e compì la nostra Redenzione con una Riparazione sovrabbondante.Se è mirabile il fatto della nostra riabi­litazione, è ammirevole anche il modo con cui Dio ci riabilita.Iddio non ci vuole estranei all'opera del­la nostra riconciliazione, ognuno deve coope­rare alla propria ed altrui salvezza.Sul Calvario, a nome di tutti e per tutti, Gesù offre il suo sacrificio di riparazione in-finita, nel quale Sacerdote e Vittima princi­pale è sempre Lui, Gesù; ma non è Gesù solo, staccato dall'umanità, bensi il Cristo fat­to peccato per la nostra salute, come diceS. Paolo (Il Cor. 5, 21), cioè il Cristo inno­cente e noi peccatori, Egli il Capo e noi le membra; così sull'altare, con Lui!

RIPARAZIONE Gli uomini, caduti per loro colpa e redenti senza alcun merito, guardando a Gesù, possono affermare: L'opera della nostra ri­parazione è un fatto ormai compiuto sulla Croce, per opera di Colui che, divenuto nostro fratello, offrendo se stesso, presenta in olocausto di propiziazione tutta l'umanità al Padre.Questo è il primo atto del dramma del­la nostra riabilitazione, la così detta Reden­zione «oggettiva».Come diverrà ora «Redenzione soggetti­va», cioè applicata alle singole anime? La Riparazione compiuta da Gesù Cristo,
di per sé ha dato all'uomo «il diritto e la fa­cile possibilità di appropriarsene i salutari effetti davanti al Padre: il diritto, la potestà di divenire figli di Dio».
Occorre che diventi nostra.Ognuno di noi deve stabilire un «contat­to personale» con Cristo e l'opera sua: come fra il tralcio e la vite. Dobbiamo divenire «Cristo», sacrificato­ri e vittime come Lui e con Lui, partecipan­do alla sua funzione sacerdotale e sacrificale. Cristo ci ha meritato la Redenzione di­venendo qualche cosa di noi, così noi dob­biamo applicarci questa riparazione, cioè re­dimerci, divenendo qualche cosa di Lui, in­corporandoci in Lui, per mezzo della fede e dei sacramenti. La Riparazione ci apre un immenso pa­norama, in cui vediamo potenziata e subli­mata la nostra vita, il nostro amore, il no­stro dolore.

MOTIVI DI GIUSTIZIA E DI AMORE  Oltre alla Riparazione la devozione al Sacro Cuore ha funzione Consolatrice. Pio XI nella Enciclica citata dice: «Il fatto che Gesù domanda la consolazione invece d'im porla, non toglie niente alla sua obbligatorietà. Non vuole Egli forse anche il nostro amore? Eppure, nulla di più doveroso: è il massimo dei comanda­menti. Allo stesso modo possiamo armoniz­zare l'apparente contrasto fra l'obbligo uni­versale della Riparazione e di Consolazione, e il suo carattere di eccezione. Questa è pro­posta a tutti, ma non è di tutti. Però tutti possono e devono consolare Gesù, come o­gnuno può e deve tendere all'amore perfetto di Dio: la santità».Le sofferenze che i devoti del Cuore di Gesù possono alleviare sono:

1) Le sofferenze del passato: LA PASSIONE.
2) Le sofferenze del presente: LA PASSINE DEL CORPO MISTICO.
1) Consolare Gesù per le sofferenze Indi­cibili della Passione... Ma Gesù, glorioso in cielo, può soffrire? E come possiamo noi consolare sofferenze di un passato lontano?Pio XI risponde:«L'amore indietreggia nel tempo e considera presente quello che già fu, cioè i dolori di Gesù, mentre li pativa per questi nostri peccati attuali che Egli ve­deva presenti e che oppressero il suo Cuore nel Giardino degli Ulivi».

2) Consolare Gesù per le sofferenze del presente. «Il Cristo sarà in agonia sino alla fine del mondo», scrisse il Pascal, intendendo il Cristo mistico, cioè la Chiesa.
Pio XI a prosipositodice: «La Passione espiatrice di Gesù si rinnova e, in certo qual modo, si completa nel suo Corpo Mistico; con pieno diritto dunque, Cristo ancora sof­ferente desidera averci compagni della sua espiazione. Anzi il desiderio di Lui deve es­sere per noi un dovere inseparabile, quali Sue membra».

 

CONSOLANTE MOVIMENTO Per descrivere questa nostra età, possiamo ricorrere al detto dell'Apostolo Paolo: «Do­ve abbondò il delitto, sovrabbondò la gra­zia!» (Romani 5, 20).Pio XI nella citata Enciclica ci offre un  sottile  ragguaglio:  «Cresciuta  di molto la perversità degli uomini, meravi­gliosamente va pure aumentando, per fa­vore dello Spirito Santo, il numero dei fe­deli, che con animo volenteroso si sforzano di dare soddisfazione al divin Cuore per tut­te le ingiurie recateGli, anzi non temono di offrire se stessi a Cristo come vittime».
Il Papa della Riparazione indica alcuni mezzi di penitenza e di riparazione, oltre le pratiche ormai classiche della devozione al Sacro Cuore - Primo Venerdì del mese,
Ora Santa, Comunione e Messa riparatrice - ed esorta i fedeli ad astenersi dagli spet­tacoli, dai divertimenti anche leciti; le per­sone agiate facciano in ispirito di austerità cristiana qualche riduzione volontaria sul tenore di vita e diano in elemosina il frut­to della loro mortificazione, perché tale ca­rità è un eccellente mezzo per soddisfare la giustizia divina e di attirare misericordia.
I poveri e tutti coloro che sono duramente provati offrano con ugual spirito di peni­tenza, con maggior rassegnazione, le priva­zioni che impongono le difficoltà dei tempi e la loro condizione sociale.
Con una generosità più grande ancora, si elevino fino alla sublimità della Croce, e ri­cordino che, se il lavoro è uno dei valori più propiziatori e meritori di questa vita, è stato soltanto il sacrificio di Gesù Cristo che ha salvato l'uomo.

III PARTE ASPETTO  ASCETICO
«E assolutamente necessario che i fedeli rendano l'omaggio del culto con pratiche di pietà private e pub­blici ossequi al quel Cuore dalla cui pienezza tutti abbiamo ricevuto, e da Lui apprendano la maniera perfetta di ordinare la loro vita, affin­chè questa risponda pienamente alle esigenze dei nostri tempi».(Paolo VI, Lett. ai Sup. Gen. di Ordini, 25 maggio 1965).

PRINCIPALI PRATICHE DELLA DEVOZIONE
1)  La festa del Sacratissimo Cuore, che di anno in anno ci raduna ai piedi del ta­bernacolo per riparare tutti i sacrilegi e tutte le colpe;
2)  La Messa e Comunione Riparatrice, nelle quali, strettamente uniti a Gesù, possia­mo offrire a Dio lo stesso Grande Ripa­ratore;
3)  L'Ora Santa, che ci fa provare le mortali tristezze del Cuore di Gesù oppresso dal­la visione dei peccati e dei dolori che do­veva subire per espiarli;
4)  L'Adorazione Eucaristica, fervido collo­quio con Gesù, prigioniero d'amore nei nostri tabernacoli;
5)  Il Primo Venerdì dì ogni mese, che rav­viva la nostra pietà riparatrice;
6)  Il Mese di Giugno: dal Cuore di Maria a quello di Gesù;
7)  L'immagine del Sacro Cuore, collocata in posto d'onore nella famiglia;
8)  La Consacrazione al Sacro Cuore delle persone, delle parrocchie, delle nazioni, del genere umano;
9)  L'Apostolato della Preghiera, che conver­te in supplicazione riparatrice tutta la vita.

ILLUSTRAZIONI DELLE MAGGIORI PRATICHE La festa del Sacro Cuore è sorta dalla vo­lontà esplicita di Gesù, apparso a S. Maria Margherita Alacoque col Cuore fiammante d'amore, ripagato con ingratitudine dai pec­catori e con indifferenza dai fedeli.Egli domandò un giorno speciale dedica­to a ricordare il suo immenso amore oltrag­giato, a cui offrire riparazione con una Co­munione e un'Ammenda onorevole. Gesù stes­so nel chiederla, ne ha determinato la data, l'importanza ed il significato.Per capirlo bisogna considerare il postoeminente che la festa del Sacro Cuore tiene nell'anno liturgico.Gesù ha chiesto pure che venisse con­sacrato al suo Cuore il Venerdì dopo l'otta­va del Corpus Domini. Cosi venne istituita la solennità che è coronamento di tutte le fe­ste che celebrano il mistero cristiano.La Comunione Riparatrice vuole l'unione allamore. L’unione dell'amore di Gesù e del nostro si realizza nella Comunione. Es­sa è il soave abbraccio che Gesù dà all'ani­ma e che essa restituisce a Gesù. Per questo Egli l'ha chiesta insistentemente a S. Mar­gherita Maria; l'ha chiesta per la festa con­sacrata al suo Cuore, per i Primi Venerdì del mese, che dovrebbero essere come delle rinnovate feste mensili del Sacro Cuore.Gli anni in cui visse la Santa videro l'em­pio zelo dei giansenisti, che con pretesti di falsa pietà allontanavano le anime dalla Co­munione Eucaristica.Gesù se ne lamentò profondamente con S. Margherita Maria e durante l'esposizione del SS.mo Sacramento, manifestandole il suo amabilissimo Cuore, le disse: «Ti chiedo di supplire, per quanto sta in te, alla ingrati­tudine degli uomini, che, quanto maggiori benefici ricevano da me, tanto più si dimo­strano freddi e mi respingono. Sii attenta alla mia voce e a quanto ti chiedo per dispor­ti ad attuare i miei disegni: Anzitutto mi ri­ceverai nel SS. mo Sacramento Eucaristico quante più volte lo permette l'ubbidienza, per quanto tu venga umiliata e mortifica­ta... ».La Santa accolse l'invito divino, non solo ma si sforzò di fare spesso la 5. Comunione, raccomandandola agli altri.“Beate le anime, diceva, che si comunica­no spesso; esse offrono al Cuore divino il piacere che Egli brama. Gesù non si lascia mai vincere in generosità, apre tutti i tesori del suo amore a quelli che così lo consolano”.Gesù, inoltre, le domandò una speciale intenzione di riparazione: «Ti ordino di far la Comunione al Primo Venerdì del mese, per soddisfare, per mezzo dei meriti del mio Cuore, alla Divina giustizia, offrendo-mi all'Eterno Padre in riparazione delle col­pe che si commettano».Un venerdì, dopo la S. Comunione eb­be a dirle: “ieni, o figliola, nel mio Cuore che ti ho mostrato, e ripara col tuo ardore tutte le ingiurie che ho ricevuto da tanti cuori tie­pidi e Ingrati che mi disonorano e mi di­sconoscono nel SS.mo Sacramento”.

DIFFERENZE E COICIDENZE CON IL CULTO DEL SS. SACRAMENTO C'è una distinzione tra il culto verso il Sacro Cuore e il culto del SS.mo Sacramen­to ell'Eucaristia; distinzione nell'oggetto, nel motivo e nel fine.L'oggetto materiale prossimo nel culto dell'Eucaristia è il Corpo di Gesù, vivente sotto le specie eucaristiche. Nel culto del Sacro Cuore invece l'oggetto materiale pros­simo è il Cuore di Cristo in quanto sim­bolo di amore.Motivo del primo è la dignità del Corpo reale di Gesu, unito ipostaticamente al Verbo; motivo secondo è l'amore di Gesù incorrisposto. Fine del culto al SS.mo Sacra­mento è l'adorazione e la gratitudine verso Gesù; nel culto del Sacro Cuore il fine èl'Amore e la Riparazione.Se ci sono queste differenze, vi sono pu­re delle felici coincidenze « Tutti e due, di­ce Pio XII, pongono davanti agli occhi un medesimo Signore infinitamente amante:l'una onorando il suo amore sotto il sim­bolo naturale del suo Cuore, l'altra adoran­do quel Cuore e quel Sangue dove questo amore si dà interamente. Tutte e due godo­no il privilegio di far vibrare le fibre più sensibili dell'anima, di esaltare i medesi­mi sentimenti, muovendo da una stessa iden­tica carità».

LA COMUNIONE SPIRITUALE «Provo tanta gioia quando un'anima mi desidera». Sono parole di nostro Signore, che manifestano il suo gradimento per la Comunione Spirituale che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù e suppli­sce alla Comunione sacramentale quando ne siamo impediti.Possiamo farla molte volte al giorno, in ogni luogo, in qualunque situazione. S. Mar­gherita Maria Alacoque la praticò con fer­vore e la raccomandò come omaggio deside­rato e richiesto dal Sacro Cuore.Alle Novizie del suo convento, quando fu loro maestra diceva: «Dovete fare tante e tante Comunioni di desiderio per fare am­menda al Cuore di Gesù e chiederGli perdo­no di tutte le Comunioni fatte male da noi e dai cattivi cristiani».Il 16 maggio 1690 così scriveva la San­ta al rev Padre Croiset: «Offrirei per voi tutte le Comunioni, ma qui ci si comunica solo due volte la settimana ed i Primi Venerdì del mese. Non posso fare altro secondo le sue intenzioni, perché fuori di quei giorni mi comunico solamente per mezzo dell'a­more e del desiderio, e con questo anelito e con questo mezzo Egli si unisce a .me, ~n modo incomprensibile».

LA S. MESSA IN ONORE DEL S. CUORE Il        Sacrificio della Santa Messa è dono in­finito del Cuore di Gesù ed insieme il som­mo e perfetto atto di Culto.  Nella S. Messa noi siamo effettivamente sacerdoti e vittime con Gesù. S. Margherita Maria ripetutamente affer­mava: «Il Cuore divino vuole che si celebri la 5. Messa in suo onore, specialmente in riparazione delle offese che riceve nel Sacra­mento dell'Eucaristia».Il    17 gennaio 1688 scriveva alla Madre Saumaise: «Come era vostro desiderio, mi sono rivolta al Sacro Cuore per... La mia domanda al principio mi parve re­spinta, ma alla fine sentii queste parole:
«TI PROMETTO CHE NON RITRARRÒ MAI LA MIA MISERICORDIA DALLA SUA ANIMA, SE EGLI COR­RISPONDERÀ ALLA GRAZIA; SI RIVOLGA AL MIO CUORE E IN OGNI PRIMO VENERDÌ DEL MESE FAC­CIA CELEBRARE O ASCOLTI UNA MESSA PER MET­TERSI SOTTO LA MIA PROTEZIONE»

L'ORA SANTA L'Ora Santa è una praticà caratteristica del culto del Sacro Cuore; Gesù stesso la suggerì nella terza apparizione a S. Marghe­rita Maria, e ne dettò le modalità:
«Tutte le notti dal giovedì al venerdì ti farò partecipe della tristezza mortale che io provai nel Giardino degli Ulivi... per unir­ti a me nell'umile orazione che presentai al­lora al Padre mio; ti leverai tra le undici e la mezzanotte e starai prostrata in adorazio­ne per un'ora con me, chiedendo misericor­dia per i peccatori, per addolcire l'amarezza che sentivo per l'abbandono degli Apostoli...». Chi non potesse farla di notte e per un'ora intera, vi supplisca in altra ora o per un tempo più breve. Quello che più conta in questa pratica, è il suo spirito proprio, cioè un'ora di intimità con l'Agonizzante divino, rivivendo l'ansietà del suo animo in quel Giardino di strazi, l'angoscia per la morte di croce, l'orrore e la ripugnanza dei peccatori, la delusione per la indifferenza dei buoni e la misconoscenza dei cattivi, il desiderio vivo di salvare i fratelli e lo zelo ardente di glorificare il Padre. La Santa discepola del Sacro Cuore as­sicura che coloro che faranno Ora Santa riceveranno grandi grazie dal Signore; es­sa infatti ottenne speciali favori proprio du­rante quell'Ora di intimità con Gesù Ago­nizzante.

LA PRATICA DEL PRIMO VENERDI' Questa pratica è nota a tutti i buoni cri­stiani. E’ nata dalla GRANDE PROMESSA fatta dal Sacro Cuore di concedere a tutti quelli che si comunicheranno, per nove mesi con­secutivi, la grazia della penitenza finale, la salvezza della propria anima. Questa pratica è diffusa in tutto il mon­do, trasformando ogni Primo Venerdì del mese in una «piccola Pasqua»                                           

ANIME ZELANTI Dopo l'attività dei precursori e dei fon­datori, sorsero molte associazioni che si spe­cificano e si differenziano per fini particolari e per pratiche a cui di preferenza si orien­tano nella devozione al Sacro Cuore. Merita rilievo l'Apostolato della Pre­ghiera. Questa associazione, ideata dal Pa­dre Saverio Gautrelt S J. il 13 dicembre 1844, ebbe il primo nucleo tra gli aspiranti al sacerdozio. Gli Statuti della nuova associazione dicevano: «L'amore e la devozione al Sacro Cuore sono distintivi comuni a tutti gli iscritti, poichè, sebbene la devozione al Cuore di Gesù non costituisca il fine dell'Apostolato della Preghiera, ne è però il coefficiente diretto perché muove i singoli iscritti a darsi con maggior ardore alla pratica dell'orazio­ne, rende più efficace la preghiera fatta in unione con questo Cuore divino, e perché ha lo stesso scopo dell'Apostolato, cioè pro­muovere la gloria di Dio». Questo Apostolato, pervaso dallo spiri­to della devozione al Sacro Cuore, ha fatto suo il messaggio affidato a S. Margherita.

 


[Modificato da MARIOCAPALBO 05/06/2017 12:31]

03/06/2017 19:42

IV PARTEASPETTO MISTICO
«Essendo il SS. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, simbolo ed espressiva immagine di quell'eterno amore col quale «Dio ha tanto a­mato gli uomini...» (Gv. 3, 16) il culto del S. Cuore contribuisce a far sì che le ricchezze dell'amore divino siano profondamente medi­tate e comprese perché i fedeli ne possano trarre forze sempre più vi­gorose per conformare decisamen­te la propria vita al Vangelo».         (Paolo VI Lett. Ap. «Investigabi­les divitias Christi»)

LE SOLENNI PROMESSE DEL SACRO CUORE
1) Darò ai miei devoti tutte le grazie ne­cessarie al loro stato.
2) Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie.
3) Li consolerò in tutte le loro pene.
4) Sarò loro rifugio in vita e particolar­mente in morte.
5) Spargerò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.
6) I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano della misericordia.
7) Le anime tiepide diventeranno fervo­rose.
8) Le anime fervorose saliranno presto a grande perfezione.
9) Benedirò i luoghi dove sarà esposta e venerata l'immagine del mio Cuore.
10) Ai sacerdoti darò il dono di commuo­vere i cuori più induriti.
11) Le persone che propagheranno questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà can­cellato.
12)A tutti quelli che per nove mesi conse­cutivi sì comunicheranno il Primo Ve­nerdì di ogni mese, lo prometto, nell'infinita misericordia del mio Cuore, la Grazia della penitenza finale; essi non morranno in mia disgrazia, ma riceve­ranno i Sacramenti, perché il mio Cuo­re sarà loro asilo sicuro in quel momen­to estremo»                              .    
«Queste Promesse sono una rivelazione dell'amore di Gesù e hanno lo scopo di gui­dare le menti a conoscere intimamente Cri­sto e di indurre i cuori ad amarLo ardente­mente e generosamente imitarLo». (P. Gau­trelt S.J.). Nella lettera 141 che S. Margherita Maria Alacoque indirizzò al suo Direttore Spiri­tuale, le Promesse vengono distinte in tre classi: ai semplici fedeli, alle anime religio­se e ai zelatori della devozione del Sacro Cuore.

SPIEGAZIONE DELLE PROMESSE                                     .                                                                                     Con la I: «Darò al miei devoti tutte le grazie necessarie al loro stato» Gesù ci as­sicura della sua infinita munificenza (tutte le grazie) per compiere esattamente il dovere nostro in ogni momento, secondo la nostra vocazione speciale.                                                              
 
La Il, la III, la IV e la V sono le Promesse per la vita terrena; considerate nel loro in­sieme danno l'immagine di una vita tran­quilla e felice, vigilata e benedetta da una particolare predilezione del Cielo. Certo non mancheranno le prove; ma «Dio non turba mai le gioie dei suoi figli se non per prepa­rarne una più certa e più grande». «Gesù, diceva la Santa, ci dà il suo Amore, che va­le più di tutti gli altri doni»                                               .                                                                                              
  
La VI, la VII e la VIII sono Promesse per la vita spirituale e «costituiscono, affer­ma. P. E. Agostini, il gruppo centrale, il più importante è il più consolante, perché mi­rano al bene supremo della vita nostra».Gesù incoraggia chi esita, risolleva chi cade, dà lo slancio ai buoni, apre ai fervo­rosi gli orizzonti delle più ardite ascen­sioni dello spirito. La IX Promessa è essenzialmente sociale, e P. Paolo Moro ne dà la seguente inter­pretazione. «Gesù vuole l'esposizione del suo adorabile Cuore, perché essa parla efficacemente a tutto l'uomo, attira lo sguar­do fissandolo su di una immagine eloquente ed espressiva, ridesta nella memoria il ri­cordo di tante promesse e di tanta bontà, spinge la volontà a ricambiare l'amore con una vita più cristiana  
 
Questa IX Promessa ha inoltre lo scopo di promuovere quel pubblico tributo di o­nore al quale Gesù ha diritto come Reden­tore dell'umanità, e quindi di riparare tutti gli atti con i quali è violato questo diritto. Le condizioni per assicurarsi tale bene­dizione sono due:1) Esporre l'immagine in luogo pubblico. Questo atto è importante, perché significa:    A) Aperta professione di fede contro il dilagante ateismo e contro il rispetto umano;       B) Condanna implicita di chi profanas­se quei luoghi con peccati.      C) Tacito invito ad innalzare lo sguardo a «QUEL CUORE CHE HA TANTO AMATO GLI UOMINI...»  2) Venerare e onorare l'immagine. Il cul­to reso all'immagine è relativo, cioè l'atto di adorazione passa dall'immagine sensibile alla persona del Verbo, raffigurato nel sim­bolo della sua realtà più profonda: L'AMORE.                     
   La X e la XI Promessa costituiscono un energico richiamo all'apostolato, a pren­dere il proprio posto e assumere la propria responsabilità di fronte alla Chiesa e alla società. I Sacerdoti sull'altare, nel confessionale, sul pulpito, in patria e in terra di missione, ovunque sono strumenti della grazia, gli am­basciatori del perdono, i mediatori tra cie­lo e terra. Con loro, chiunque può esserlo; con la parola, con l'esempio, con la pre­ghiera e col sacrificio; tutti possiamo esse­re banditori del Vangelo, messaggeri del S.Cuore. Oggetto delle Promesse fin'ora sono stati tutti quelli che si sarebbero rivolti al Sacro Cuore: sacerdoti, religiosi, buoni fedeli e per­sino i peccatori. Ma ricolmare di grazie un peccatore ribelle e ostinato, sia pur per mezzo di anime sante, è come voler illumi­nare chi tiene ostinatamente gli occhi chiusi. il Cuore di Gesù si rivolge anche a que­sti, che sono i più infelici, i più espo­sti alla rovina eterna, e lo fa tramite i suoi ministri, ai quali dona quella virtù che vin­ce ogni resistenza  
 La XI Promessa è un atto generoso di gratitudine divina. Gesù si sente quasi debi­tore verso i suoi zelatori e la sua regale bon­tà trascende ogni merito umano. Finalmente,
la XII Promessa: è la più commovente: per le parole solenni ed affer­mative usate da Gesù; per la universalità che abbraccia tutte le anime; per la facilità che la rende possibile ad ogni ceto di persone; per la grazia Immensa che assicura: «LA SALVEZZA ETERNA»  La perseveranza finale è il problema dei problemi. Per essa hanno trepidato i Santi: «Con timore e tremore operate la vostra sa­lute», dice S. Pietro; e S. Paolo: «Chi sta in piedi cerchi dì non cadere» - «Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù, affinché dopo aver predicato agli altri, non abbia a diven­tare reprobo io stesso» (1 Corinti 10, 27).

V PARTEASPETTO MARIOLOGICO
«La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell'ani­ma, è immagine e inizio della Chie­sa che dovrà avere il suo compimen­to nell'età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione....». (Lu­men Gentium cap. V).

IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA Dopo di aver contemplato l'immenso a­more del Cuore Sacratissimo di Gesù Reden­tore, viene spontaneo il desiderio di dare uno sguardo al Cuore Immacolato di Maria Santissima che, come dice Dante, è: «LA FACCIA CHE A CRISTO PIÙ SI ASSOMIGLIA».
La Sacra Congregazione dei Riti, nel De­creto con cui estese a tutta la Chiesa la festa del Cuore Immacolato di Maria, dice: «Con questo culto la Chiesa rende al Cuore Imma­colato di Maria l'onore che Le è dovuto, da­to che, sotto il simbolo del cuore, essa venera la sua eminente santità e, specialmente, il suo ardente amore per Iddio, per Il Figlio Gesù, e Il suo amore materno per gli uo­mini, redentì dal Sangue Preziosissimo dì un Dio».
Il nostro culto non si ferma al cuore, ma va alla persona amata della Figlia primoge­nita del Padre, alla Sposa fedele dello Spirito Santo, alla Madre del Verbo Incarnato e al­la Madre di tutti i redenti dal Sangue di Cri­sto, che è il sangue suo. E poiché il cuore è il simbolo dell'amore
non soltanto, ma anche dei sentimenti, delle intenzioni, delle virtù di una persona, la de­vozione al Cuore Immacolato di Maria onora tutta la sua persona, la sua intima vita di Immacolata, di Piena dl Grazia, di Madre di Dio, di Corredentrice. Mostrandoci il suo Cuore, come fece a Fatima, Maria chiede che onoriamo i gran­di tesori che esso rappresenta e, come voles­se con quel simbolo dare unità ai suoi ec­celsi privilegi, alle sue grandezze e virtù, ci assicura che quantG vi è di più bello, di gra­zia, di santo in Lei, tutto va veduto nella luce del suo Amore.

MOTIVI DI DEVOZIONE 1) Divenne la Madre di Dio.
Capolavoro di Dio, vagheggiata dalla eternità, piena di grazia fin dal suo Concepi­mento, raggiunse tale grado e pienezza di perfezione e di somma carità verso Dio, che Lo attirò a sè e Lo costrinse amorosamente a scender nel suo seno per farsi Uomo. Dio si fece suo Figlio, al suo «FIAT», atto liberalissimo della sua volontà, docile alla grazia, infiammata d'amore, palpitante nel Cuore Verginale.

2) E divenuta la Madre degli uomini. Ha cooperato a generarci alla vita della grazia e di gloria, avendoci procurato il Re­dentore, e avendo presp parte intimamente al Sacrificio, con cui si è compiuta la nostra Redenzione.
Sul Calvario si immedesimo con la Vitti­ma, offerta in un unico sacrificio.
L'amore immenso verso Dio e verso gli uomini, di cui era pieno il suo Cuore puris­simo, la spinse al grande consenso.

3) E’ la Mediatrice dl tutte le grazie. L'amore, che ha indotto Maria a coope­rare col suo Figlio alla nostra Redenzio­ne, la tiene ora occupata in Cielo in nostro favore perché ci salviamo e ci facciamo santi. «Con tutta verità e proprietà, dice Leo ne XIII nella sua Enciclica "Octavo mense", è lecito affermare che dell'immenso tesoro di ogni grazia recatici da Cristo... niente assolutamente viene a noi comunicato se non per mezzo di Maria».
IL SUO CUORE IMMACOLATO CI RICORDA TUT­TA L'OPERA DI AMORE CHE MARIA HA COMPIUTO E COMPIE PER NOI.

LE APPARIZIONI DI FATIMA
Maria affermò espressamente: E volon­tà di Dio che si stabilisca nel mondo la devo­zione al mio Cuore Immacolato per la con­versione dei peccatori». Nello stesso tempo ha precisato chiaramente la forma di tale devozione chiedendo:
1) La Consacrazione del mondo. 2) La Comunione riparatrice al primo sabato del mese. 3) La pratica dei primi cinque sabati del mese consecutivi. 4)La recita del S. Rosario. 5) La pratica dei fioretti.  6) Il culto della sua immagine.
In occasione del venticinquesimo anni­versario delle apparizioni, Pio XII, in un ra­diomessaggio al popolo portoghese, CONSA­CRÒ AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA LA CHIE­SA E IL MONDO.
La storica allocuzione terminava con que­sta ispirata preghiera, che può concludere nel migliore dei modi quanto è contenuto in questo libretto:
«Come la Chiesa e il genere umano furo­no consacrati al Cuore del Vostro Gesù, perché, riponendo in Lui ogni speran­za, Egli fosse per loro SEGNO E PEGNO DI «VITTORIA E DI SALVEZZA, così parimenti da oggi siamo in perpetuo consacrati anche a Voi ed al vostro Cuore Imma­«colato, o Madre nostra e Regina del mondo, affinché il Vostro amore e pa­trocinio affrettino il trionfo del Regno di Dio e tutte le genti, pacificate tra lo­« ro e con Dio, Vi proclamino beata, e con Voi intonino da una estremità al­«l'altra della terra l'eterno "MAGNIFICAT" di gloria,
di amore, di riconoscenza al «Cuore di Gesù, nel quale solo possiamo trovare la VERITÀ, la VITA e la PACE».                                                      
 LA MADRE DEL MARTIRE CROCIFISSO Maria ha di nuovo Gesù tra le braccia, diventa così un ostensorio sul mondo. Maria contempla il suo Gesù. L'ha dato agli uomini bello, vigoroso, pieno di fascino, ed ora... Su quel corpo c'è scritto un grande mistero: l'incontro di un amore infinito e di una iniquità schiacciante. Maria presenta il corpo di Gesù al Padre.La Vittima.   Il prezzo della redenzione Maria presenta Gesù a noi.Ci fa vedere l'opera nostra. Non c'è peccato che non sia scritto su quel corpo. E ci chiede di non peccare più. Ci mostra il rifugio nelle sue piaghe. Ci invita ad una illimitata fiducia nel Primo, Sommo ed Eterno Amore                                   .                                                                                
Per gentile concessione dell'Autore e del Di­rettore del «Messagero del Sacro Cuore» men­sile ufficiale dell'A. d. P.


[Modificato da MARIOCAPALBO 05/06/2017 12:35]

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