Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
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DAL 28 AL 31 MAGGIO

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2013 12:15
12/04/2013 12:07

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i sono due amori: quello del mondo e quello di Dio. Se alberga in noi l’amore del mondo, non potrà entrarvi l’amore di Dio.





28/05

 

 

Preghiera

Tu, Dio, a chi ti ama come comandi, tu mostri te stesso e gli basti; quindi non si distoglie da te nemmeno per volgersi a sé. Questa è la dimora di Dio, non terrestre né corporea di materia celeste, bensì spirituale e partecipe della tua eternità, poiché senza macchia in eterno. (Conf. XII, 15.19)

 

 

Lettura

Saliamo insieme a Cristo

 

La risurrezione del Signore è la nostra speranza, l’ascensione del Signore è la nostra glorificazione. Celebriamo oggi la solennità dell’Ascensione. Se vogliamo celebrare l’ascensione del Signore rettamente, fedelmente, devotamente, santamente, piamente, saliamo insieme a lui e teniamo in alto il nostro cuore. Nel salire però non insuperbiamoci. Dobbiamo infatti tenere il cuore in alto, ma rivolto al Signore. Avere il cuore in alto, ma non rivolto al Signore significa essere superbi; invece avere il cuore in alto rivolto al Signore significa rifugiarsi in lui. Al Signore infatti che è asceso noi diciamo: Signore, tu sei il nostro rifugio. È risorto infatti per darci un motivo di speranza, poiché risorge ciò che muore; affinché, essendo destinati alla morte, non disperassimo e non pensassimo che con la morte la nostra vita è totalmente finita. Eravamo infatti preoccupati perfino della sorte dell’anima; ma lui risorgendo ci ha dato la certezza anche sulla sorte del corpo. Dunque ascese, ma chi? Colui che prima discese. È disceso per guarirti; ascende per elevarti. Cadrai se vorrai elevarti da te stesso; rimarrai in alto se ti eleverà lui. Avere dunque il cuore in alto, ma rivolto al Signore, significa rifugiarsi in lui; avere il cuore in alto ma non rivolto al Signore significa essere superbi. Diciamo pertanto a Cristo che risorge: Tu, Signore, sei la mia speranza; a Cristo che ascende: Hai posto in alto il tuo rifugio (Sal 90, 9). (Sermo 261, 1)

 

 

Per la riflessione

Come potremo essere superbi se avremo il cuore in alto rivolto verso colui che per noi è diventato umile, proprio perché noi non rimanessimo superbi? (Sermo 261, 1)

 

 

Pensiero agostiniano

La tua via, la tua verità, la tua vita è Cristo. (En. in Ps. 85, 15)

 


 
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ei venuto in questo mondo per compiacere il tuo viaggio: ci sei entrato per uscirne, non per restarvi. Sei un viandante, questa vita è soltanto una locanda. Serviti del denaro come il viandante si serve, alla locanda, della tavola, del bicchiere, del piatto, del letto, con animo distaccato da tutto.


29/05

 

 

Preghiera

Finché siamo qui in terra, preghiamo Dio affinché non rimuova da noi la nostra preghiera né la sua misericordia: cioè, affinché con perseveranza noi preghiamo e con perseveranza egli abbia misericordia di noi. (En. in Ps. 65, 24)

 

 

Lettura

Dio è l’Assoluto e l’Immutabile

 

I nostri piedi stavano negli atri di Gerusalemme. Ogni cosa infatti è stabile lassù, nulla vi è di transitorio. Vuoi anche tu avere stabilità e non essere soggetto a mutamenti? Corri lassù. L’immutabilità nessuno la possiede per se stesso. Capitemi, fratelli! Ciò che è corporeo non è immutabile, perché non ha in sé stabilità: cambia con il succedersi delle età, cambia con le mutazioni di luogo e di tempo, cambia a causa delle malattie e delle miserie fisiche. Non è quindi stabile in se stesso. Non sono stabili in se stessi nemmeno i corpi celesti: anch’essi sono soggetti a delle mutazioni, per quanto a noi occulte. È tuttavia certo che si spostano da luogo a luogo: ascendono dall’oriente verso l’occidente, per continuare poi il loro giro verso l’oriente. Non sono quindi stabili; non sono l’immutabile. La stessa anima umana non gode stabilità. Quante sono le mutazioni che determinano varietà nel pensiero! Quanti i cambiamenti causati dai piaceri! Quante le brame che la flagellano e mettono a soqquadro! La stessa mente dell’uomo, cioè la sua parte razionale, è mutevole; non è l’assoluto. Ora vuole, ora non vuole; ora sa, ora ignora; ora ricorda, ora dimentica. Nessuno quindi trova in se stesso l’immutabilità. Ci fu una volta un essere che volle trovare in se stesso l’immutabilità - pretese cioè in certo qual modo d’essere lui stesso l’assoluto - ma decadde [dal suo ruolo]: era un angelo, ma cadde e divenne diavolo. Egli inoculò nell’uomo la sua stessa superbia e nella sua invidia fece cadere con sé anche colui che [fino ad allora] era rimasto stabile. Vollero anche gli uomini essere l’assoluto; pretesero di essere padroni e arbitri di se stessi. Ricusarono d’aver sopra di sé colui che veramente è Signore, colui che è veramente l’Assoluto, essendo stato detto a lui: Tu li muterai ed essi muteranno; ma tu sei sempre lo stesso e medesimo (Sal 101, 27-28). (En. in Ps. 121, 6)

 

 

Per la riflessione

Dopo tante miserie, malattie, difficoltà e stenti, l’anima mediante l’umiltà torni a chi è l’Assoluto, per aver posto in quella città la cui partecipazione è nell’Assoluto. (En. in Ps. 121, 6)

 

 

Pensiero agostiniano

Prepàrati a vedere nel cielo Colui dal quale sei stato visto grazie alla misericordia. (Sermo 69, 3.4)


image077.jpg (10976 byte)’estate è il tempo della serenità, della prosperità; l’inverno è il tempo della prova, della tribolazione, della tristezza.
Osserva la formica di Dio. Si alza al mattino, corre alla chiesa di Dio, prega, ascolta la lettura, medita su ciò che ha udito, ripone nel suo intimo il grano che ha raccolto nell’aia. Raccoglie d’estate ciò a cui attingere d’inverno.
Raccogli anche tu d’estate, finché puoi; d’inverno potrai mangiare soltanto ciò che avrai raccolto d’estate.
 


 

30/05

 

 

Preghiera

Sii il mio aiuto, non mi abbandonare. Ecco, vedi, io sono per via; ti ho chiesto una sola cosa, abitare nella tua casa per tutti i giorni della mia vita, contemplare la tua dolcezza, che fosse protetto il tuo tempio; questa sola cosa ho chiesto; ma, per giungervi, ora sono in cammino. (En. in Ps. 26, II, 17)

 

 

Lettura

Il premio della felicità eterna

 

Seguendo la via di Cristo, non ti aspettare prosperità dal secolo. Per una dura via ha camminato, ma grandi cose ha promesso. Seguilo. Non guardare soltanto per dove passerai, ma anche dove giungerai. Sopporterai temporanee difficoltà, ma perverrai a gioie eterne. Se vuoi sopportare la fatica, volgi lo sguardo alla mercede. Anche l’operaio verrebbe meno nella vigna, se non pensasse a ciò che riceverà. Ma quando penserai a ciò che hai da ricevere, ti parrà di nessun conto tutto quel che sopporti e non lo stimerai proporzionato con quanto avrai per suo mezzo: anzi ti stupirai che tanto ti sia dato in cambio di così poca fatica. In verità, o fratelli, per godere della eterna pace, doveva esser data una fatica eterna; e dovresti, per ricevere l’eterna felicità, sopportare eterne sofferenze; ma se tu sostenessi una eterna fatica, quando perverresti alla eterna felicità? Così accade che necessariamente è temporanea la tua tribolazione, finita la quale godrai di una felicità infinita. Ma tuttavia, fratelli, potrebbe esser lunga la tribolazione per ottenere la felicità eterna. Ad esempio, dato che la nostra felicità non avrà fine, la nostra miseria, la nostra fatica e le nostre tribolazioni potrebbero essere lunghissime. Ma anche se durassero mille anni, paragona mille anni all’eternità: come puoi paragonare alcunché di finito all’infinito? Diecimila anni, un milione, se così si può dire, e migliaia e migliaia, che hanno sempre una fine, non possono paragonarsi con l’eternità. (En. in Ps. 36, d. 2, 16)

 

 

Per la riflessione

Sembra dura [la via di Cristo], ma è sicura; forse in un’altra troverai dei piaceri, ma essa è piena di ladroni. (En. in Ps. 36, d. 2, 16)

 

 

Pensiero agostiniano

Sappi bene usare le cose inferiori e potrai rettamente fruire del bene superiore. (Sermo 21, 3)


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so dire che tu tacevi, o mio Dio, mentre me ne andavo lontano da Te? E di chi erano se non tue quelle parole che mediante mia madre mi mormoravi agli orecchi? Erano avvisi tuoi e io lo sapevo: credevo... che parlasse la mia mamma, ma per mezzo di lei eri Tu che non tacevi...
 


31/05

 

 

Preghiera

T’invoca, Signore, la mia fede, che mihai dato mediante il tuo Figlio fatto uomo. (Conf. I, 1.1)

 

 

Lettura

L’eterno giubilo della nostra vita futura sarà la lode di Dio

 

Nella nostra vita dobbiamo pensare costantemente alla lode di Dio, poiché l’eterno giubilo della nostra vita futura sarà la lode di Dio, e nessuno può essere in grado di vivere la vita futura se al presente non vi si sarà allenato. Al presente quindi noi lodiamo Dio, ma insieme lo supplichiamo; e se la lode ci procura godimento, la preghiera include gemito. Ci è stato promesso qualcosa che ora non possediamo e, siccome l’autore delle promesse è veritiero, godiamo nella speranza; per il fatto però che non siamo nel possesso, gemiamo di desiderio. Buon per noi se persevereremo in questo desiderio, finché non conseguiamo ciò che ci è stato promesso, quando ogni gemito sarà passato e al suo posto subentrerà la sola lode. Vi sono due periodi: uno quello attuale, pieno di tentazioni e tribolazioni quante ce ne riserva la vita presente, l’altro quello dell’aldilà, nella tranquillità e nella gioia eterna. In rapporto a questi due periodi è stata anche introdotta nelle nostre costumanze ecclesiastiche la celebrazione di due tempi [liturgici]: uno prima della Pasqua e un altro dopo la Pasqua. Il periodo che precede la Pasqua raffigura la tribolazione in cui ci troviamo al presente; quello che invece celebriamo adesso, dopo Pasqua, raffigura la beatitudine, in cui saremo nell’eternità. Pertanto, quel che celebriamo prima di Pasqua è il tempo che trascorriamo adesso, invece quel che celebriamo dopo Pasqua è una anticipazione figurativa di ciò che non possediamo. Proprio per questo trascorriamo quel [primo] tempo in digiuni e preghiere, mentre nel periodo pasquale, ridotti i digiuni, indugiamo piuttosto nelle lodi [di Dio]. Questo indica l’Alleluia che cantiamo: parola che, come ben sapete, in latino si traduce con "Lodate il Signore". Quel periodo precede la resurrezione del Signore, questo la segue, e raffigura la vita futura che ancora non possediamo. Ciò che vediamo simboleggiato nel periodo che segue la resurrezione del Signore lo conseguiremo dopo la nostra resurrezione. In effetti, nel nostro Capo noi troviamo la figura e la rappresentazione di tutt’e due le cose. La passione del Signore ci rappresenta la vita presente con le sue angustie, la vita in cui si devono affrontare stenti, subire tribolazioni e finalmente morire; la resurrezione e la glorificazione del Signore al contrario ci indicano la vita che riceveremo, quando il Signore verrà a ripagare ciascuno secondo il merito: i cattivi con le pene e i buoni con i premi. (En. in Ps. 148, 1)

 

 

Per la riflessione

Occorre che lodiate con tutto voi stessi: cioè, non deve lodar Dio solo la vostra lingua e la vostra voce, ma anche la vostra coscienza, la vostra vita, le vostre opere. (En. in Ps. 148, 2))

 

 

Pensiero agostiniano

La natura pervertita dal peccato genera i cittadini della città terrena, la grazia che libera la natura dal peccato genera i cittadini della città celeste. (De civ. Dei XV, 2)


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a tua anima non è più la tua, ma di tutti i fratelli e anche le loro anime sono tue, o meglio, le loro anime insieme alla tua non formano più se non un’anima sola, l’anima di Cristo



[Modificato da MARIOCAPALBO 12/04/2013 12:15]

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