Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Amorth Gabriele

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2016 13:56
17/09/2016 13:45

Nuovi racconti di un Esorcista

Risultati immagini per racconti di un esorcista
Amorth Gabriele

Nuovi racconti di un Esorcista. Edizioni Deoniane, Roma

Dodici milioni di italiani frequentano maghi, carto­manti, sedute spiritiche, sette sataniche, occultismo. Al loro servizio operano 100.000 persone, con un giro d'affari incalcolabile. Perché, invece, è così dif­ficile trovare un esorcista? Perché è quasi impossi­bile avvicinare un sacerdote che sia esperto in que­sto settore, o che almeno creda alla possibilità dei mali malefici? L'esempio e l'insegnamento di Cristo è molto preciso, come è precisa la tradizione della Chiesa. Ma i cattolici di oggi sono del tutto disinfor­mati. Come riconoscere le persone malefiche? Co­me prevenirle e come vincerle? Gli esorcismi sono riservati ai sacerdoti incaricati, mentre tutti i credenti possono fare preghiere di liberazione. Che differen­za c'è? Quali norme occorre osservare? Può un de­funto abitare nel corpo di un vivente? Esistono le a­nime guida? Quali problemi aperti e non risolti sì presentano in questo campo? Il nuovo libro di don Amorth risponde a queste e a tante altre domande, suffragando il discorso con una ricca esposizione di fatti. Un prezioso manuale, pratico e istruttivo, per sacerdoti e laici, su come aiutare tanti sofferenti.Don Gabriele Amorth, nato a Modena nel 1925, lau­reato in giurisprudenza, e membro della pontificia accademia Mariana, e' giornalista noto per molti ar­ticoli su famiglia cristiana ed ha al suo attivo vari libri cinque dei quali sulla madonna. Esorcista della diocesi di Roma, dal 1994 e' presi­dente dell'associazione internazionale degli esorci­sti.

INTRODUZIONE

Non saprei dire neppure io come mai il mio prece­dente volume: Un esorcista racconta, Ed. Dehonia­ne, Roma, abbia avuto tanto successo, un successo sicuramente insperato e superiore al suo valore. Ho pensato a una frase dei Proverbi; «Sermo opportu­nus est optimus», il discorso migliore è quello op­portuno, fatto al tempo giusto. Era l'argomento che andava trattato oggi. Ne sentivo davvero l'urgenza, la necessità. E non posso nascondere la mia soddi­sfazione non solo per la rapidissima diffusione del libro, ma anche per aver visto muoversi tante cose. Dato che l'argomento è di vasto interesse, per sa­cerdoti e per laici, ho trovato utile proseguire il di­scorso con questo secondo libro. Credo di rendere un servizio e sono ben lieto che altri esorcisti o altre persone del mondo cattolico diano il loro contributo scritto. Stando a Nuovi racconti di un esorcista, in un primo tempo pensavo di limitarmi a un volume di episodi commentati. Poi ho visto la necessità di svi­luppare meglio vari argomenti, che non era stato possibile ampliare nel primo volume, per non farne un "mattone". La base del contenuto resta ancora la mia esperienza personale proseguita sotto la guida di p. Candido Amantini. Ma ho tenuto conto anche dell'esperienza fatta da altri esorcisti, dei loro sug­gerimenti, dei tanti episodi accaduti a loro, e li rin­grazio per il contributo che mi hanno dato. Gli episodi, o racconti, sono stati collocati in appen­dice ai vari capitoli, ma restano fondamentali per laloro esemplarità. Ho scelto quei fatti che mi sono sembrati più significativi. Si tratta di episodi recenti e talvolta ancora in corso; ho riferito solo cose vere, anche se ho modificato i nomi e tutti quei dettagli che avrebbero potuto far riconoscere i personaggi. Prego il Signore di benedire anche quest'opera; mi auguro che abbia buona diffusione, se è utile alla gloria di Dio e al bene delle anime.d. Gabriele Amort.

IN RICORDO DI P. CANDIDO AMANTINI

Anche in questo volume sento il dovere di ricordare il mio maestro, p. Candido Amantini, che il Signore ha chiamato al premio il 22 settembre 1992. Era il giorno di s. Candido, suo patrono. Ai confratelli, che fin dal mattino si succedevano al suo capezzale per fargli gli auguri, disse semplicemente: "Ho chiesto a s. Candido che quest'oggi mi faccia un regalo". Sof­friva moltissimo; era chiaro ciò che aveva chiesto ed è stato esaudito. Nato a Bagnolo di S. Flora Grosse­to nel 1914, p. Candido, insieme a una cultura va­stissima ha insegnato Sacra Scrittura e teologia mo­rale, univa santità di vita, saggezza ed equilibrio in­teriore, per cui era molto ricercato come confessore e direttore spirituale. Di lui disse p. Pio: "E veramen­te un sacerdote secondo il cuore di Dio". L'attività che più lo distinse, per trentasei anni, fu quella di esorcista della diocesi di Roma. Accorrevano a lui da tutta Italia e dall'estero; riceveva anche settanta ottanta persone ogni mattina. Sempre paziente, sempre sorridente, dava spesso suggerimenti che risultavano veramente ispirati. Espresse il suo gran­de amore alla Madonna in un volume pubblicato dall'Edizioni Dehoniane nel 1971, Il mistero di Ma­ria. Ma la preghiera anche tutte le notti e il ministero lo assorbivano interamente, per cui non aveva tem­po per scrivere. Nel 1990 ebbi l'impressione che la sua salute cedesse. Temevo che andasse perduto il patrimonio della sua esperienza di esorcista, che con tanta pazienza aveva cercato di trasmettermi.Scrissi Un esorcista racconta in tutta fretta e pregai le Edizioni Dehoniane di stamparlo con altrettanta premura: temevo che non potesse leggerlo e cor­reggerlo. E volato al premio alla vigilia della prima edizione di questo volume Nuovi racconti di un e­sorcista, al quale pure aveva contribuito e gliene sono grato, mentre invoco la sua assistenza dal ce­lo.

d. Gabriele Amorth

ESORCISTA CERCASI

Quando nel giugno del 1986 il card. Ugo Poletti mi affiancò a p. Candido Amantini, per aiutarlo nel mi­nistero d'esorcista, mi si aprì un mondo nuovo, del tutto sconosciuto prima. Non si pensi che le impres­sioni principali siano state date dai casi limite, dai fenomeni strani, a cui si crede solo se vengono visti. L'impressione più forte e più duratura, per un neoe­sorcista, è quella di essere messo a contatto con un mondo di sofferenti, più nell'anima che nel corpo; un mondo di persone che avvicinano il sacerdote con fiducia e disponibilità, bisognose di aiuto e di consi­glio. Nella maggioranza dei casi il compito dell'esor­cista è di confortare, di illuminare per togliere false paure o comportamenti errati come il ricorso a ma­ghi, cartomanti e simili; è di riavvicinare le anime a Dio riprendendo con regolarità una vita di fede, di preghiera, di frequenza alla messa e ai sacramenti, di deciso accostamento alla parola di Dio. Nel mio ormai lungo ministero sacerdotale non avevo mai avuto, in precedenza, tante occasioni per riavvicina­re al Signore, alla Chiesa, tante singole persone o intere famiglie. I più non hanno bisogno di esorci­smi, ma di una sincera conversione. Poi sono anda­to sempre più scoprendo quanto è grande e in cre­scendo, oggi, la richiesta di esorcisti e, purtroppo, quanto è inadeguata la risposta e la preparazione degli uomini di Chiesa nel mondo cattolico. Sonoquesti i due argomenti su cui mi soffermo in questo capitolo introduttivo. Ma prima debbo ripetermi ancora su un altro fatto, per me estremamente significativo, che di colpo ha accresciuto la mia conoscenza in questo campo, aprendomi la possibilità di contatti a livello nazionale e non solo nazionale. A fine settembre del 1990 è uscita la prima edizione, del mio libro: Un esorcista racconta. Non pensavo che sarebbe stato una bomba. Dopo pochi giorni incontrai un sacerdote sulla cinquantina; mi fermò per dirmi: «Ho letto il suo libro tutto d'un fiato. Le assicuro che quello che lei ha scritto, dalla prima all'ultima riga, sono tutte cose che mai nessuno mi aveva detto». Poi mi giunse una serie di lettere molto gradite, perché molto qualificate, da parte di esorcisti: tutti afferma­vano la loro incondizionata approvazione al mio li­bro. E incominciò la lunga serie di recensioni e di interviste: televisione, radio, quasi tutti i maggiori ro­tocalchi, soprattutto laici. Dal 1991 Radio Maria, a­scoltata in tutta Italia, dedicò, e dedica ancora oggi, al mio libro una serie di trasmissioni abilmente gui­date da p. Livio; inutile dire che questa è stata la via più efficace di divulgazione del libro e delle idee in esso contenute. Aggiungo una grande quantità di conferenze, lettere, incontri, che mi hanno fatto sempre meglio conoscere anche i due argomenti che qui desidero esporre, sia pure in modo globale In primo luogo: perché oggi la richiesta di esorcisti è così estesa? Possiamo dire che il demonio è più scatenato nel nostro tempo che in passato? Pos­siamo dire che i casi di possessione diabolica e de­gli altri mali malefici minori sono aumentati? Mi sono sentito rivolgere continuamente queste domande e la mia risposta è decisamente affermativa. Il razio­nalismo, l'ateismo predicato alle masse, la corruzio­ne derivante dal mondo consumistico occidentale, hanno determinato un pauroso calo di fede. Ed è matematico che, come cala la fede, cresce la su­perstizione. La crescita della superstizione oggi, poi, è alimentata da tanti fattori. Cinema, televisione, ra­dio, giornali, sono diventati tramite spesso non solo di pornografia, ma anche di magia, di spiritismo, di occultismo, di riti orientali. Inoltre certi raduni di massa, cd e video musicali incisi, discoteche, dif­fondono messaggi subliminali, rock satanico e simili. Le conseguenze più vistose sono state messe in lu­ce dalla polizia, quando certi eccessi hanno portato al delitto. In tutti i giornali d'occidente il pezzo più letto è l'oroscopo. In Italia, sappiamo qualcosa della legalizzazione dell'aborto e della diffusione della droga: due piaghe spesso legate a mali satanici. Il 30 ottobre 1991 la terza sezione penale della Cas­sazione ha emesso una sentenza con la quale di­chiara che l'attività dei chiromanti è una lecita fonte di reddito, soggetta alle imposte sui redditi, come la grafologia, l'astrologia, le discipline paranormali. La conclusione è che gli italiani che ricorrono a maghi, fattucchiere, chiromanti, cartomanti, ecc. sarebbero oltre 12 milioni. Non è facile fare statistiche, ma questo dato, che pare il più provato, è emerso nelConvegno di Perugia dal 1 al 3 marzo 1991, su: Magia, nuove religioni ed esoterismo in Italia. Aggiungiamo l'esplosione delle sètte sataniche e di­ciamo pure che la popolazione non trova nessuna difesa né dallo Stato riportiamo in appendice il pare­re di un medico né dagli uomini di Chiesa. Io vorrei che questi dodici milioni di italiani, anziché ai maghi, si rivolgessero ai sacerdoti. Ma in primo luogo la lo­ro fede è ridotta al lumicino. Secondo un'indagine ISPES, promossa da Famiglia Cristiana e dajesus, solo il 34% degli Italiani crede nell'esistenza del demonio. Vita Pastorale, nel gennaio 1992, ha pub­blicato un interessante articolo dello studioso Ar­mando Pavese in cui si dice, tra l'altro, che gli ope­ratori dell'occulto sarebbero oltre 100.000 e che si presentano come dei veri professionisti, di consu­mata esperienza; i sacerdoti sono meno di 38.000 e in questo campo sono dei veri analfabeti. Darò in appendice un saggio del calvario fatto dai fedeli per trovare un esorcista; quanto è difficile essere anche solo ascoltati con quel minimo di comprensione che la carità cristiana impone! Ma qui ci troviamo di fron­te a una ignoranza non giustificabile, su cui deside­ro fermarmi un momento, come mi sono fermato sulla situazione del popolo circa il ricorso ai maghi. È il secondo argomento di questo capitolo. Da un numero imprecisato di decenni l'esorcistato è stato quasi spento nel mondo cattolico, contrariamente a quanto avviene in talune confessioni della riforma protestante. Non credo di dire nulla di offensivo nei riguardi dei vescovi, se costato un dato di fatto: laquasi totalità dell'episcopato cattolico non ha mai fatto esorcismi e non ha mai assistito a esorcismi. Per cui resta ancora più difficile credere a fenomeni che, anche per noi esorcisti, non sarebbero stati creduti se non fossero stati vissuti. E vero che c'è la sacra Scrittura molto chiara su questo terreno; c'è la prassi e l'insegnamento di tutta la storia ecclesiasti­ca; ci sono le disposizioni del Diritto Canonico. Ma contro la prassi del passato e l'insegnamento della Chiesa si è eretto il muro del non esercizio dell'e­sorcistato parlo in linea di massima; qualche esorci­sta c'è sempre stato. E contro gli insegnamenti della sacra Scrittura si è eretto il muro del silenzio o, peggio ancora, l'interpretazione errata di certi teolo­gi e di certi biblisti. I sacerdoti, da cui provengono anche i vescovi, dovrebbero essere istruiti su que­sta materia studiando tre rami della teologia. La teo­logia dogmatica: parlando di Dio creatore, dovrebbe trattare anche dell'esistenza degli angeli, dell'esi­stenza dei demoni e di quanto la sacra Scrittura e l'insegnamento della Chiesa ci dicono in merito. La teologia spirituale, comunque sia suddivisa, tratta sia dell'attività ordinaria del demonio, le tentazioni, sia della sua attività straordinaria, che comprende tutti i mali malefici, fino alla possessione diabolica. Ed è qui che vengono insegnati i rimedi, compresi gli esorcismi. Si vedano, ad esempio, i notissimi trattati, ancora validi, del Tanquerey e del Royo Ma­rin. Il mancato studio della teologia spirituale, che si prolunga già da troppi decenni, ha causato anche una forte perdita nella direzione spirituale vera e propria. La teologia morale dovrebbe istruire anche su tutti i peccati contro il primo comandamento, tra cui si colloca la superstizione; dovrebbe illuminare i fedeli su ciò che è conforme alla volontà di Dio e su ciò che le è contrario, come la magia, la negroman­zia ecc. La sacra Scrittura è molto chiara in proposi­to e usa parole durissime contro questi peccati. Si pensi anche solo all'elenco presentato dal Deutero­nomio 18, 10-12, in cui si bollano queste pratiche con la condanna: «Chiunque compie queste cose è in abominio a Jahvè». Ma molti moralisti di oggi non sanno più distinguere il bene dal male; non inse­gnano più ciò che è peccato mortale e ciò che non lo è; per cui i fedeli non hanno mai sentito parlare di simili proibizioni. Basti leggere gli ultimi dizionari di teologia morale alla voce superstizione: non si trova più nulla di chiaro. Ho provato a chiedere a molti sacerdoti, scelti tra varie età, se e come hanno ap­profondito questi argomenti, nei tre trattati di teolo­gia che ho nominato; mi sono solo sentito risponde­re che di queste cose non ne hanno mai sentito par­lare. Per colmare questa grave lacuna occorre ripar­tire dai programmi di studio nei seminari e negli ate­nei. Alla trascuratezza negli studi e alla mancanza di esperienza diretta occorre poi aggiungere, ad ag­gravare la situazione e a spiegare il punto di arrivo a cui siamo giunti, la diffusione di errori dottrinali, in­segnati direttamente da certi teologi e da certi bibli­sti: errori che pongono seri dubbi sulla stessa esi­stenza del demonio e ancor più sulla sua attività; er­rori che, presentandosi come aggiornateinterpretazioni», arrivano a negare le stesse libera­zioni dal demonio operate da Cristo, Chi vuole idee precise deve risalire almeno al dizionario dell'Ed. Studium , del 1961, curato da ROBERTI PALAZZI­NI; vi troverà ben trattate le voci: superstizione, divi­nazione, idolatria, magia, osservanza superstizio­sa... e considerando le liberazioni di Cristo, sem­plici guarigioni. Contro tali errori si è elevata con chiarezza la voce dell'autorità ecclesiastica, con un documento sulla demonologia, pubblicato sull'Os­servatore Romano il 26 giugno 1975 e poi inserito tra i documenti ufficiali della Santa Sede. Ne ho ri­portato i passi più salienti nel libro Un esorcista rac­conta. Ma il frutto di questa triplice causa: — man­canza di studio e di predicazione, — nessuna prati­ca di esorcismi, — errori dottrinali, ci spiega almeno in parte la situazione del nostro popolo che si rivol­ge ai maghi, come abbiamo visto, e ci spiega l'at­teggiamento incredulo degli ecclesiastici. Non mi stanco di ripeterlo: si tratta di una situazione ogget­tiva, in parte incolpevole, di fronte a cui si trovano oggi gli uomini di Chiesa: i sacerdoti negli studi se­minaristici non hanno avuto una preparazione sull'esistenza di Satana, sulla sua azione, sui modi di combatterlo, sulle cause per cui si può cadere in mali malèfici; e questo perché nei corsi teologici si trascurano, su questi argomenti, gli insegnamenti della teologia dogmatica, della teologia spirituale, della teologia morale, come abbiamo rilevato. I sa­cerdoti, per lo più, non hanno mai fatto esorcismi e non hanno mai assistito ad esorcismi e spesso sonoinfluenzati da certe correnti di studiosi di teologia e di sacra Scrittura che non seguono più la sana dot­trina della Chiesa, ritenendola superata, degna del Medioevo, riguardo all'esistenza e all'azione del demonio. Ecco perché le persone non trovano più negli uomini di Chiesa, né insegnamento, né com­prensione, né aiuto, né semplice ascolto. E allora si rivolgono ai maghi. Sono anche uscite statistiche significative e tremende, riguardo ai teologi italiani. Parlo di statistiche tremende perché in sostanza si arriva a questa conclusione: un terzo dei teologi non crede all'esistenza di Satana; due terzi ci crede in teoria, ma non crede nella sua azione pratica e si rifiuta di tenerne conto nella propria attività pastora­le. In queste condizioni, resta ben poco spazio per coloro che ci credono e che provvedono: eccezioni, che debbono agire contro corrente, derise spesso e ostacolate dagli altri. Per giungere a queste conclu­sioni mi sono basato sulle statistiche curate in Ger­mania Occidentale nel 1974 e pubblicate anche su Concilium 1975, 3, p. 112. Aggiungo le statistiche pubblicate in: Diavoli, demoni, possessioni. Sono dati che corrispondono a molti articoli di teologi e alla mia conoscenza diretta. In appendice pubblico i motivi per cui uno dei più noti teologi francesi dis­sente da tanti altri. Le statistiche riportate riguarda­no i teologi; ma il loro influsso sulla mentalità cor­rente del clero è evidente. Non sono state fatte sta­tistiche direttamente sui sacerdoti, ma credo che i risultati sarebbero molto simili; certamente il com­portamento pratico lo lascia supporre. Qualcuno si èmeravigliato, o scandalizzato, perché nel mio libro Un esorcista racconta, ho riportato le risposte di al­cuni vescovi, sia pure raccomandando di non gene­ralizzare, perché dove ci sono esorcisti ci sono evi­dentemente vescovi sensibili a questi problemi. Cito alcune risposte più ricorrenti: «Io per principio non nomino esorcisti»; «Io credo solo nella parapsicolo­gia»; «Vorrei sapere chi vi ha messo in testa queste stupidaggini». Sto esorcizzando un giovanotto che il suo vescovo ha rifiutato: ha rifiutato di vederlo, ha rifiutato di nominare un esorcista, ha accusato i ge­nitori che insistevano per essere aiutati: "gli ha det­to: Gli indemoniati siete voi due"... Nei miei incontri con i vescovi ho sempre trovato tanta cordialità, an­che se non ho trovato poi adesione pratica. Eppure non ho mai perso la sfacciataggine del vecchio fuci­no gli universitari cattolici. A un vescovo ho detto: «Lei è successore degli apostoli per nomina. Ma di­pende da lei esserne imitatore; e se non fa esorci­smi, non agisce come loro hanno agito». Con un al­tro sono stato più deciso. Gli ho suggerito: metta un bel cartello sul portone della curia vescovile con questa scritta: «In questa diocesi non si fanno esor­cismi perché non si crede nelle promesse del Signo­re, che nel suo nome possiamo scacciare i demoni. Chi vuole esorcismi si rivolga agli anglicani o ai pen­tecostali o ai battisti, che credono nelle parole del Signore e fanno esorcismi». Ci ho guadagnato una promessa: «Ripenserò a questo problema». Credo che nel capitolo seguente ci siano le basi per un ri­pensamento.

TESTIMONIANZE

Lettera al mio vescovo

Tra tante lettere di recriminazione, ho preferito pub­blicarne una di ringraziamento. È di un padre di fa­miglia che narra le sofferenze della moglie: quindici anni di martirio che avrebbero potuto essere in gran parte evitati, se i sacerdoti credessero alle parole di Cristo e ai poteri loro conferiti. Si rifletta in particola­re sugli interrogativi finali.«Eccellenza, mi permetto di scriverle in seguito ad una trasmissione televisiva, relativa a tutti i problemi di depressione, sotto tutte le forme. Secondo uno specialista, esistono tre tipi di rimedi in grado di guarire questa malattia: i medicinali tranquillanti, sonniferi ecc.; l'elettrochoc impulsi elettrici; la psico­terapia psichiatria, psicologia, psicoanalisi. Uno dei medici intervistati ha citato il caso una donna rin­chiusa all'ospedale S. Anna poteva trattarsi di mia moglie. Spiegava che nessun medico di questo mondo avrebbe potuto guarirla. Essa diceva di aver perso la sua anima e di non riuscire più a trovare la pace. Lo psichiatra concludeva: "Questo è un caso di depressione in cui il malato si crede dannato. La Chiesa parla di diavolo, ma è solo malinconia"'. In nessun momento i medici hanno pensato di contat­tare un sacerdote. Perché?Ascoltando quella trasmissione mi ha sorpreso l'i­gnoranza dei medici che passano come specialisti di malattie depressive. La domanda che mi sono posto è questa: che cosa fanno gli psichiatri per queste persone? È possibile che il caso vissuto da mia moglie non sia l'unico. Forse altre persone, de­genti in ospedali psichiatrici, potrebbero essere gua­rite, come è stata guarita lei. O forse la Chiesa con­sidera la possessione diabolica come una tara? Ep­pure troviamo diversi casi di possessione nel Van­gelo. Dopo numerosi colloqui con sacerdoti o con suore ho potuto costatare che preferiscono ignorare l'esistenza di Satana. Che cosa si insegna in un seminario, perché i sacerdoti siano così ignoranti in questo campo? Ultimamente una madre superiora, che conosceva molto bene mia moglie, avendola aiutata per diversi anni durante la sua malattia, mi ha fatto delle domande su questo rinnovamento di vita. Bisogna sottolineare che in quel periodo mia moglie era considerata una malata mentale. Le ho parlato di un sacerdote esorcista che ho avuto la grazia di incontrare; le ho anche parlato di Satana e dei suoi poteri. Alla fine di questo colloquio la suora esclamò: "Allora è proprio vero che il diavolo esiste! I nostri cappellani non ne parlano mai". Non parlo di teorie. Sono testimonianze di un caso ben preciso, quello di mia moglie, che ho visto torturata per quin­dici anni. Essa ha avuto una vita normale fino all'età di dieci anni. Tutto il male iniziò in questo periodo. Sua nonna faceva venire in casa un occultista che invocava certi spiriti e, tramite loro, conversava con dei defunti della sua famiglia. Mia moglie, ancora bambina, assisteva a quelle sedute; è da quei mo­menti che il suo equilibrio iniziò ad essere turbato. I suoi genitori, che non sapevano nulla di quanto ac­cadeva dalla nonna, videro cambiare il suo compor­tamento: diventava aggressiva, turbolenta, ecc. Qualche tempo dopo fu colpita da malesseri tali da giungere alla perdita della conoscenza. I medici non scoprivano nessuna causa, non trovavano nessuna malattia; rimaneva per loro un caso incomprensibile. Più volte è fuggita da casa e invano fu visitata da psicologi e psichiatri: non riscontrarono nulla, anche perché viveva in un clima familiare sereno, circon­data da tutto l'affetto dei suoi cari. Ci siamo sposati nel 1976. I primi anni del nostro matrimonio furono abbastanza sereni. Solo tre anni dopo sono rispun­tati i suoi malesseri, tali da portarla alla perdita della conoscenza. Gli specialisti consultati, non riscon­trando nessun male specifico, insistevano nel pre­scrivere tranquillanti. Poi incominciarono per mia moglie grossi problemi di fede. Non voleva più an­dare in chiesa; non voleva più pregare. Quando l'accompagnavo in chiesa diventava glaciale, col so­lo desiderio di uscire al più presto. Questo la depri­meva completamente era sempre stata molto prati­cante; si sentiva colpevole, ma non capiva in che cosa. E andata spesso da sacerdoti, per esporre il suo dramma, ma non è stata mai capita. Si sentiva dire solo parole generiche: "Sono cose che capita­no... tutti possono avere dei dubbi... occorre prega­re". Ma il suo tormento era proprio quello di provare una ripugnanza invincibile per la preghiera! Così ri­maneva sempre più depressa, piangeva continua­mente. I medici aumentavano le dosi di tranquillanti e di sonniferi, col solo effetto di intossicarla. Comin­ciava anche a bere alcool in grande quantità, pro­prio lei che ne aveva sempre avuto ripugnanza. E lo strano è che non si rendeva conto di bere. In questo periodo fece diversi tentativi di suicidio: inghiottendo scatole di medicinali, tagliandosi le vene, ecc. Fu sempre salvata in extremis! Fu deciso un ricovero per disintossicarla dall'alcool, avendone nel sangue una concentrazione di gr. 3,8. Il primario non cessa­va di stupirsi: non le riscontrò nessun male fisico e, parlando con lei, non riscontrava nessun sintomo di un'alcolizzata. La mandò in psichiatria. Là mia mo­glie parlava solo dei suoi problemi di fede e lo spe­cialista si limitò ad aumentare la dose di tranquillan­ti: la ridusse come una drogata, senza reazioni e senza memoria. Non sapendo più che fare, ricorsi a un medium. Mia moglie ebbe qualche miglioramen­to, subito seguito da ricadute. Compresi che avevo intrapreso una via sbagliata. Proprio allora andaro­no in porto le pratiche che tempo addietro avevamo avviato, per l'adozione di un bambino, dato che mia moglie era sterile. Ci fu affidato un bambino di tre mesi. Fummo al colmo della gioia e sperammo che i nostri problemi fossero così risolti. Ma il male ripre­se con ancor più forza, con sintomi vari: perdita del­la vista, urlava contro tutti, si esprimeva come una sordomuta, talvolta lanciava grida orribili. Provò an­che ad uccidere me e il bambino con un fucile; tentò  di buttarsi dalla finestra. Saliva in macchina e si as­sentava per ore; chissà dove andava! Di notte si al­zava e correva per le strade; aveva visioni diaboli­che. Una volta l'ho trovata nella vasca da bagno, con la testa sott'acqua, priva di conoscenza; ho do­vuto praticarle la respirazione artificiale. Un'altra vol­ta ebbe un incidente automobilistico: non ricordava nulla, neppure di essere salita in macchina. Dovevo continuamente lasciare il lavoro per correre a casa; era spaventoso. Eppure intuivo che se avesse ritro­vato la fede, se avesse potuto pregare, le cose sa­rebbero andate meglio. Ma essa non ci riusciva e reagiva in malo modo alla presenza di un sacerdote. Cominciai a disperarmi. Mia moglie non poteva più rimanere da sola in casa e non poteva più occuparsi di nostro figlio. Per il futuro vedevo solo il buio. Un sacerdote, caso rarissimo, aveva accennato che mia moglie poteva avere una presenza malefica. Seppi per caso che in Portogallo c'erano due donne che curavano questo male. Contro il parere dei me­dici e dei parenti, andai là. Quelle due donne hanno pregato su mia moglie e hanno sentenziato che si trattava di una possessione diabolica. Il risultato di quelle preghiere fu incredibile: per la prima volta dopo tanti anni mia moglie dormì per una notte inte­ra, di un sonno calmo e riposato, senza alcuna me­dicina. Si sentiva bene. Io non credevo ai miei occhi quando la vidi guidare la macchina con sicurezza, nel viaggio di ritorno. C'erano state assegnate delle preghiere da recitare e per un po' di giorni tutto sembrava tornato alla normalità. Ma poi il male ri­cominciò da capo. Con l'aiuto di un sacerdote, con­tattai finalmente un sacerdote esorcista. Era carico di lavoro e ci diede appuntamento per due mesi do­po. Non sto a descrivere le preghiere fatte durante gli esorcismi e le pessime reazioni di mia moglie; ma alla fine di ogni esorcismo si sentiva di nuovo se stessa, pienamente guarita. Ad ogni ricaduta, l'e­sorcista ci riceveva subito e ci ha insegnato come difenderci da Satana. Gli attacchi sono diventati sempre meno frequenti. Mia moglie ha ritrovato il sorriso, la gioia di vivere, di pregare, di curare no­stro figlio e di riprendere le buone amicizie. Ora è proprio un'altra persona. Vorrei anche far notare che quell'esorcista agisce con l'aiuto di una persona che ha il carisma di scoprire gli oggetti infestati ne parleremo in altro capitolo. È venuto a casa mia e ne ha trovati tre. Credo che il male abbia colpito mia moglie quando la nonna invocò gli spiriti in sua pre­senza: è pericolosissimo e la gente dovrebbe es­serne informata. Possibile che i tanti sacerdoti con­sultati non sapessero niente di queste cose? Io non ringrazierò mai abbastanza quell'esorcista; ma quali tremendi quindici anni di sofferenze prima di giunge­re a lui! Sembra strano che, prossimi al 2000, quan­do l'uomo ha camminato sulla luna e si vive in un mondo di informatica, di elettronica, di robotica, non si sappia più nulla di una realtà che conosciamo da almeno 2000 anni. È giusto che si lascino soffrire a delle persone le pene dell'inferno, solo perché non si vuole più credere alla realtà delle possessioni diaboliche? Io chiedo: la Chiesa forma un numero sufficiente di sacerdoti esorcisti? E tutti gli altri sa­cerdoti, sono almeno istruiti su queste verità evan­geliche? Bisogna proprio lasciare che la gente si ri­volga a una massa di ciarlatani, che approfittano delle loro sofferenze per arricchirsi? Chiedo scusa per questo sfogo di collera, ma credo giusto porre in risalto ciò che pare sia stato dimenticato. E ringrazio lei, eccellenza, per aver nominato quell'esorcista che ha risolto il nostro caso». Il parere di un noto teologo francese Credo che nel postconcilio, forse per reazione agli impedimenti esagerati del passato, i teologi si siano scatenati spesso in modo del tutto inopportuno, insegnando come oro colato quelle che potevano essere tutt'al più ipotesi di studio. E non c'è dubbio che abbiano contribuito a sbanda­menti e confusione. Certo non intendo generalizza­re: l'opera di molti di loro è stata preziosa, quando hanno saputo rimanere nell'ambito loro proprio, senza pretendere di invadere un magistero ufficiale che non spetta a loro. Ritengo utile riportare il pensiero di uno dei più noti teologi francesi, Henri de Lubac, con il quale mi so­no trovato assai spesso concorde. Il cinque dicem­bre 1968 ho rifiutato di associarmi a una "Dichiara­zione" lanciata dai teologi del gruppo di Concilium, che mi è parsa del tutto indecente e demagogica; e per di più senza oggetto: in realtà questi teologi go­devano di ogni libertà d'espressione e cercavano di imporre, di fatto,la loro dittatura. Ecco il mio testo: 1. Sono sempre stato restio riguardo a manifestazioni attraverso la stampa. Ci si appella ad un'opinione per lo più incompetente, che si appassiona facil­mente e che in gran parte non è cristiana. Più di una volta ho costatato gli inconvenienti di una simile procedura. 2. Nel contesto attuale, il procedimento mi sembra doppiamente inopportuno: a si corre il rischio di aumentare il turbamento e l'agitazione che sono attualmente un segno non di vitalità, bensì di degradazione; e tutte le possibilità che restano di un vero rinnovamento nella Chiesa dipendono da una coscienza mantenuta o ristabilita dell'unità cattolica, affermantesi nei fatti. Prima di invocare per se stessi libertà e garanzie supplementari, anche legittime, i teologi hanno il dovere, nelle attuali circostanze, di difendere e promuovere questa unità. Ciò fa parte in primo luogo del loro dovere di predicare la parola opportune et importune. Altrimenti, procedendo in modo unilaterale, entrano nel circolo delle rivendi­cazioni. 3. Per esprimere tutto il mio pensiero: troppi fatti mostrano che la pluralità delle scuole teologiche è oggi realmente minacciata da ogni tipo di pressio­ne, di propaganda, di intimidazioni, di esclusivismi, provenienti non dall'autorità legittima. Vedendo tutto ciò che si fa o che non si fa, mi sono andato convin­cendo che la libertà d'azione del Magistero nella Chiesa è intralciata più seriamente che non la liber­tà alla parola dei teologi che la reclamano. Una do­manda infine: prima di ricorrere a tale modalità di dichiarazione collettiva e di manifesto, questi teologi hanno proposto alle istanze competenti, con la defe­renza e la libertà voluta, un piano di riforma o di ri­organizzazione sui punti che hanno a cuore? su un opuscolo, 30 Giorni, luglio 1990, p. 48 Un freno all'invadenza dei medici ciarlatani Con questo titolo il prof. Silvio Garattini, Direttore dell'Istituto "Mario Negri", ha pubblicato un chiaro e secco comunicato in Corriere Medico, novembre 1991. Anche gli esor­cisti sono ben d'accordo con i medici nel voler sma­scherare gli imbroglioni. «Il ciarlaianesimo in campo medico non è mai stato così prolifico e invadente come in questo tempo. Basta accendere la televi­sione per trovare, e non solo sulle televisioni priva­te, qualche mago, pranoterapista, parapsicologo o guaritore che parli di malattie e del modo migliore per guarirle. La sfacciataggine di questi individui non ha limiti: ad eccezione — almeno per ora — del cancro, tutto è alla portata delle loro facoltà terapeu­tiche: dalle trombosi alle artriti, dal diabete alla scia­talgia. Con una faccia di bronzo incredibile rispon­dono alle domande di compiacenti intervistatrici o di interlocutori telefonici, spesso ammaestrati; il tutto senza che mai compaia da nessuna parte l'informa­zione che si tratta di una pubblicità a pagamento. Per mettersi al sicuro da eventuali contestazioni, la presenza di un medico, che è sempre d'accordo, tende a rassicurare l'audience sulla legittimità degli interventi. La fiera dei risultati continua nelle pubbli­cità dei giornali e delle riviste, integrate dalla messa in moto di tutto un repertorio di prodotti che va dai dimagranti ai cibi naturali, agli idromassaggi, alle erbe, ai numerosissimi preparati anticellulite e con­tro la calvizie. Se questo battagc pubblicitario au­menta, è certamente perché molti abboccano con


[Modificato da MARIOCAPALBO 17/09/2016 13:45]

17/09/2016 13:46

tutte le conseguenze del caso: spese inutili, ma so­prattutto rischio di perdere tempo e di non essere curati quando invece la medicina ufficiale potrebbe fare qualcosa. Chiunque abbia un minimo di buon senso si può domandare se sia lecito continuare a imbrogliare il prossimo. Ma cosa fa il nostro Ministe­ro della Sanità? Ha mai fatto sentire la sua voce? Non può cercare di mettere in guardia gli italiani? E la Federazione degli Ordini dei medici? Non potreb­be radiare dall'albo i medici che si prestano a inter­venti che sono in contrasto con le regole della buo­na pratica medica? Sono domande che da tempo attendono una risposta; ma forse è impopolare prendere una decisione nell'interesse della salute pubblica!».


CRISTO CONTRO SATANA.


Tutto quanto intendiamo dire ha per fondamento ciò che Gesù ha fatto, ciò che ha insegnato, i poteri che ha conferito ai suoi discepoli. Sono questi i capisaldi fondamentali per comprendere l'opera della Reden­zione che, diversamente, rimarrebbe un enigma. I molti riferimenti che qui riportiamo ci pare che siano bene introdotti da tre espressioni per così dire pro­grammatiche. — «Per questo scopo il Figlio di Dio è venuto: per distruggere le opere del diavolo» 1 Gio­vanni, 3,8. Parole molto precise, dalle quali non si può prescindere per capire l'azione del Maestro di­vino. — Quando Pietro vuole riassumere tale azio­ne, nell'importante incontro con Cornelio il primo pagano convertito al cristianesimo, la sintetizza con questa espressione: «Passò facendo del bene e sanando tutti quelli che erano sotto il potere del dia­volo» Atti 10,38. — Infine Paolo, quando intende esprimere in profondità la lotta che il cristiano deve sostenere per essere fedele al suo Signore, affer­ma: «Vestite l'intera armatura di Dio per contrastare le ingegnose macchinazioni del diavolo; infatti la nostra lotta non è contro una natura umana mortale, ma contro i Principati, contro le Potestà, contro i Dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti» Efesini 6,12. 25


Alla luce di questi passi comprendiamo la grande importanza che i Vangeli danno allo scontro diretto tra Cristo e Satana, di cui sottolineano la totale sconfitta. Già l'inizio della vita pubblica di Gesù, su­bito dopo la solenne proclamazione del Padre nel Giordano, prende le mosse dallo scontro delle ten­tazioni. Brevi, ma incisive le parole di Marco: Egli rimase nel deserto quaranta giorni, tentato da Sata­na» 1,13. E molto significativo l'oggetto delle tenta­zioni, come ci viene riportato da Matteo e da Luca. È un contenuto sottile, che pervade anche le nostre tentazioni: si tratta in sostanza di scegliere tra i de­sideri della carne cibo, successo, potere... e la vo­lontà dello Spirito; occorre scegliere tra le promesse di Satana e le promesse di Dio. Il primo Adamo ha scelto le promesse di Satana; il secondo Adamo, Cristo, ha scelto l'obbedienza a Dio, anche se la fe­deltà a tale obbedienza gli farà rinunciare ai regni della terra e lo porterà alla morte in croce. Fin da questo momento Satana è già sconfitto. Sarà una continua vittoria contro di lui tutta la predicazione del Maestro, volta a instaurare il regno di Dio; a questa si accompagna con chiarezza crescente la rivelazione della divinità di Cristo, sottolineata da quei segni straordinari che sono i suoi miracoli. Ed è tra questi segni che acquista particolare valore il dominio di Gesù sugli spiriti immondi: proprio per­ché la sua opera è volta a distruggere il potere di Satana e a liberarne l'umanità. Perciò gli evangelisti insistono su questi episodi, distinguendoli nettamen­te dalle guarigioni dalle malattie e sottolineando det­tagli su cui poi avremo occasione di soffermarci. Incomincio con Marco, che già dall'inizio, nel primo capitolo, sottolinea per tre volte questo potere di Cristo. «Vi era nella loro sinagoga un uomo posse­duto da uno spirito immondo, il quale si mise a gri­dare dicendo: Che c'è tra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so che tu sei il Santo di Dio. Ma Gesù lo sgridò dicendogli: Taci ed esci fuori da lui. Allora lo spirito impuro lo scosse violente­mente, poi mandò un grande grido e uscì da lui. Tutti furono presi da spavento tanto che si chiede­vano: Che mai è questo? Una dottrina nuova data con autorità; comanda perfino agli spiriti impuri e questi gli obbediscono» 1, 23 27. Si noti come la gente, acutamente, mette in relazione la predicazio­ne di Gesù col suo potere di cacciare i demoni. So­no ugualmente prove della sua autorità. «Venuta la sera, quando il sole fu tramontato, gli conducevano ogni sorta di malati e di indemoniati. Tutta la città si era raccolta davanti alla porta. Egli guarì molti mala­ti di varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva che i demoni parlassero, perché lo co­noscevano bene» 1, 32 34. Gesù non vuole la te­stimonianza dei demoni; ha la testimonianza del Padre e ci porterà ad essere noi suoi testimoni. Ol­tre tutto, la testimonianza dei demoni è dannosa perché sono dei bugiardi per natura e perché vor­rebbero anticipare quella rivelazione sulla persona di Gesù, che Gesù stesso vuole manifestare solo poco per volta. Il primo capitolo di Marco riporta an­cora la frase: «E se ne andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i de­moni» 1,39, in cui ancora vediamo abbinata la pre­dicazione alla vittoria su Satana. Marco ci riferisce altre volte del potere di Gesù sui demoni. «Gli spiriti immondi poi, quando lo vedevano, gli cadevano ai piedi e gridavano dicendo: Tu sei il Figlio di Dio! Ma lui insistentemente li rimproverava, affinché non lo facessero conoscere» 3,11-12. Inte­ressante l'incontro con la donna pagana, di origine sirofenicia, che dimostra una fede così grande da meritare la liberazione della figlia; si noti, perché ne parleremo anche per quello che accade pure oggi, che si è trattato di una liberazione a distanza, senza la presenza della persona interessata direttamente 7, 25-30. Parleremo a parte di due casi di liberazio­ne, che rivestono una particolare importanza per la ricchezza di particolari con cui sono riportati: l'inde­moniato di Cerasa 5, 1-20 e il ragazzo che gli apo­stoli non erano riusciti a liberare 9, 14-29. Sono epi­sodi che troviamo anche in Matteo e Luca, per cui meritano una particolare attenzione. Prima di passa­re ad altre considerazioni sul valore che Gesù stes­so da a questi episodi e sul potere conferito prima agli apostoli, poi ai settantadue discepoli e infine a tutti i credenti, completiamo la rassegna con alcune narrazioni di Matteo e di Luca. Giovanni preferisce non soffermarsi su nessun episodio singolo, ma far­ci riflettere su osservazioni di carattere generale. Matteo insiste su varie liberazioni collettive, senza precisare il numero. «Si sparse la fama di lui in tutta la Siria e così furono condotti a lui malati di ogni ge­nere: sofferenti di infermità e dolori vari, indemoniati e paralitici; ed egli li guarì» 4,24. «Verso sera gli portarono molti ossessi ed egli scacciò gli spiriti con la sola parola e guarì tutti gli infermi» 8,16. Non è da meno Luca. Oltre a riportare l'episodio della libera­zione di una donna tenuta curva da diciotto anni per causa di una presenza demoniaca 13, 11-17, ama insistere sulle liberazioni di molti. «Dopo il tramonto del sole, tutti quelli che avevano dei malati li porta­rono a lui. Ed egli li guariva imponendo le mani su ciascuno di loro. Da molti uscivano in quel momento dei demoni che gridavano: Tu sei il Figlio di Dio. Ma Gesù li sgridava severamente e impediva loro di parlare, perché sapevano che era il Messia» 4,40­


41. «Erano venuti per ascoltarlo e per essere guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormenta­ti da spiriti cattivi venivano guariti. Tutti cercavano di toccarlo perché da lui usciva una potenza che guariva tutti» 6, 18-19. «Anche alcune donne erano state guarite da spiriti cattivi e da in­fermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni...» 8, 2. E veniamo brevemente ai due episodi più complessi, i più ricchi di particolari. E­samino la liberazione dell'indemoniato di Cerasa basandomi soprattutto su Marco 5,1-20. Ci troviamo di fronte al caso più grave di possessione diabolica totale, in cui l'indemoniato dimostra una forza so­vrumana, tale da rompere catene e ceppi, e in cui si dimostra così furioso da rendere pericoloso passare per quella contrada. Si noti che in altri casi di pos­sessione non ci sono simili reazioni; talvolta il male diabolico può essere identico a un male fisico: ad esempio, nel caso del sordomuto o della donna cur­va. Anche oggi gli effetti della possessione sono quanto mai vari. È interessante la risposta alla ri­chiesta del nome: «Legione, perché siamo in molti». Anche questo caso accade ancora oggi. Ma è pure curioso il fatto che Gesù accondiscenda alla richie­sta del demonio, di andare nei porci, e non «fuori da quella regione», o addirittura «nell'abisso», come riferisce Luca. Anche oggi accade talvolta che il demonio chieda all'esorcista la destinazione, o ac­cade che sia l'esorcista ad imporla. L'episodio ter­mina col particolare apostolato che Gesù assegna all'uomo risanato: questa volta non gli ordina di ta­cere, ma di parlare. L'importanza di questo tipo di potere di Gesù è tale che mai il Signore ordina a un indemoniato di tacere la sua liberazione, come invece comanda spesso a persone guarite da malattie. Il secondo caso ricco di dettagli ci è offerto dalla guarigione del giovane che i nove apostoli non riuscirono a liberare, mentre Ge­sù era assente sul Tabor, con Pietro, Giacomo e Giovanni. Mi baso soprattutto su Luca 9, 38-43. An­che qui ci troviamo di fronte ad un caso di posses­sione gravissima. Il demonio tormenta il ragazzo rendendolo muto, buttandolo per terra dove si con­torce per le convulsioni, tanto da farlo apparire un epilettico. Ma c'è di peggio. È un demonio distrutto­re, che vuole causare la morte di quel figlio unico, buttandolo nel fuoco o nell'acqua mi avvalgo anche della descrizione di Marco 9, 14-27. Qui ci sono due importanti particolari da notare. Prima di tutto la domanda di Gesù: «Da quanto tempo gli accade?». Nel Vangelo non ci viene mai detta la causa delle possessioni; in questo episodio si precisa il tempo, «fin dall'infanzia». Si tratta certamente di una causa incolpevole, almeno da parte della vittima. Poi oc­corre notare le condizioni che Gesù richiede per la liberazione. Al padre domanda la fede: «Tutto è possibile a chi crede»; agli apostoli, stupiti e delusi per il loro insuccesso, aggiunge: «Questo genere di demoni non può essere scacciato con nessun altro mezzo, se non con la preghiera e col digiuno». E un limite al potere dato agli apostoli? Credo piuttosto che sia un segno preciso che sta a indicare come la liberazione dal demonio è un fatto di grande impor­tanza e difficoltà, per cui l'effetto degli esorcismi non è per così dire automatico, ma spesso richiede, oltre che fede e preghiera, molto tempo. A questo punto, dopo aver visto con quanta forza e frequenza Gesù caccia via i demoni, giova fare qualche osservazio­ne. Un primo rilievo è che Gesù riconosce il potere del maligno: — può entrare in un uomo: «E allora, dopo il boccone, entrò in lui Satana» Gv 13,27, quando descrive la fine di Giuda; — può ritornarci con altri sette spiriti peggiori, anche dopo esserne uscito Mt 12, 43-45; — può compiere azioni tali da strabiliare il popolo, come faceva Simon Mago At 8,9; — dispone di un potere particolare in certi tem­pi: «Questa è l'ora vostra e la potenza delle tenebre; le 22, 53 soprattutto dispiega questo potere negli ultimi tempi, come risulta dai discorsi escatologici e dall'Apocalisse. In più il demonio si oppone ai piani di Dio: — nella parabola del seminatore, è lui che porta via il seme della parola di Dio che cade per strada Mt 13,19; — nella parabola del buon grano e della zizzania, è lui il nemico che semina l'erbaccia Mt 13,39. — Cerca di trasformare i figli di Dio in figli suoi: «Non vi ho scelto io voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo Gv 6,70; «Il diavolo è il padre da cui voi derivate e volete compiere i desideri del vostro padre» Gv 8,44; «Anania, come mai Satana ti ha riempito il cuore, fino a cercare di ingannare lo Spiri­to Santo? At. 5,3; «Simone, Simone: Satana ha ot­tenuto il permesso di passarvi al vaglio come il gra­no» Le 22,31. Alla luce di queste realtà acquista una particolarissima importanza il potere dimostrato da Gesù contro Satana. È un potere che mette in crisi scribi e farisei, i quali cercano di darsene una spiegazione, e non sanno trovare altro che questa: è d'accordo col principe dei demoni. Leggiamo, ad esempio: «Mentre essi se ne andavano, ecco che gli fu presentato un muto, posseduto dal demonio. Egli scacciò il demonio e il muto riacquistò la favel­la. Le folle, stupite, dicevano: Non si è mai visto nul­la di simile in Israele. Ma i farisei invece dicevano: E per mezzo del principe dei demoni che egli scaccia i demoni» Mt 9,32-34. L'accusa è spesso ripetuta: «Gli dissero i giudei: Adesso siamo sicuri che tu hai un demonio» Gv 8,52; «Gli scribi scesi da Gerusalemme a loro volta dicevano: È posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni nel nome del principe dei demoni» Me 3,22. L'accusa tocca uno dei punti fondamentali della missione di Cristo, venuto per distruggere le opere di Satana e per liberare quanti erano in suo potere. Perciò la risposta è molto chiara, completa e si arti­cola in tre argomenti. Il primo argomento: l'accusa è del tutto assurda, perché porterebbe all'autodistru­zione del regno di Satana. «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso quel regno non può sussistere. Ora se Satana è insorto contro se stesso e si è divi­so, non può resistere, anzi è giunto alla fine» Mc 3,23-26. Il secondo argomento è ancora più for­te. Se il primo ragionamento mostra la assoluta as­surdità dell'accusa, il secondo da la vera spiegazio­ne di quanto sta accadendo, per cui apre gli occhi degli ascoltatori sul vero significato di questa poten­za che Gesù dimostra contro gli spiriti immondi. «Se io invece scaccio i demoni in virtù dello Spirito di Di­o, vuol dire che realmente è giunto a voi il regno di Dio» Mt 12,28. La cacciata del demonio segna l'av­vento del regno di Dio nel mondo, per cui riveste un'importanza fondamentale: «Ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori» Gv 12,31; «il principe di questo mondo è già condannato» Gv 16,11 E l'opera che Gesù è venuto a compiere sulla terra. Per cui quando alcuni farisei gli dissero: «Esci e parti da qui perché Erode vuole farti uccidere», Egli rispose: «Andate a dire a quella volpe: ecco, io scaccio gli spiriti maligni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno raggiungerò la mia meta» Lc, 13,11-17. Il terzo argomento di risposta corona tutto il discorso. Gesù mostra chiaramente la sua assoluta superiorità e la sconfitta di Satana. «Quan­do un uomo forte e ben armato fa la guardia alla sua casa, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se ar­riva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne distribuisce il botti­no» Lc, 11, 21-22. E palese il riferimento. L'uomo forte è Satana, che si ritiene sicuro. Quando arriva Gesù, il demonio protesta attraverso gli indemoniati: «Sei venuto a rovinarci?», perché Gesù è il più for­te, che lo vince. «Il principe del mondo non ha alcu­na presa su di me» Gv 14,30; «Il principe di questo mondo è già condannato» Gv 16,11. È iniziato il re­gno di Dio; perciò s. Paolo, raccontando al re Agrip­pa la sua conversione, ripete le parole che il Signo­re gli aveva detto: «Ti mando ai pagani per aprire loro gli occhi perché si convertano dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio» At 26,17-18. Sconfitto da Cristo, Satana lotta contro i suoi se­guaci. Il Vaticano II ci ricorda che tale lotta degli spi­riti maligni continuerà fino all'ultimo giorno GS 37. Perciò il Signore ha conferito un particolare potere agli Apostoli e a tutti i credenti in lui. Ne tratteremo nel capitolo seguente.


TESTIMONIANZA


Chi è Satana? Chi sono i demoni?


Noi sappiamo molto poco del mondo visibile; ancora meno del mondo invisibile, per cui fa molto comodo, anziché indagare, negarne l'esistenza. E così nep­pure ci accorgiamo di negare l'onnipotenza e la sa­pienza di Dio, che tutto ha creato con una maestosi­tà inconcepibile alla mente umana, con un ordine perfetto, con dei fini precisi. Quando mi si interroga sul numero degli angeli, cito l'Apocalisse che parla di miriadi di miriadi: un numero immenso, incom­prensibile alla nostra mente. Quando mi si interroga sul numero dei demoni, rispondo con le parole che il demonio stesso disse attraverso un posseduto: «Se fossimo visibili, siamo tanti che oscureremmo il so­le». Per dare una pur pallida idea della grandiosità del creato, che a noi sfugge o a cui neppure pen­siamo, invito a riflettere sui corpi che ruotano nel ce­lo. Un astronomo, potrebbe assai meglio di me illu­strare le meraviglie dell'universo; è per questo che uno di loro ha affermato: «Io non credo; io vedo». A rifletterci si resta sbalorditi. Tutto l'universo è retto da forze, collegate tra loro con una sapienza perfet­ta; ad esempio, la terra tiene legata a sé la luna con una forza d'attrazione, senza che questa le caschi addosso, perché una sapiente legge centripeta la fa ruotare intorno al nostro pianeta. Tutto il sistema so­lare fa parte di una galassia composta di miliardi di corpi stellari; noi sappiamo che in questa galassia tutti questi corpi sono tenuti uniti da un centro di at­trazione, centro che gli astronomi collocano a circa 30 mila anni luce dal sistema solare. L'asse della nostra galassia è di circa 90 mila anni luce. E una dimensione sconvolgente! Eppure, vista da lontano, alla distanza di qualche milione di anni luce, la nostra galassia appare ap­pena come un punto luminoso. Noi vediamo tantis­sime altre galassie a quelle distanze enormi. Quante? Ci è impossibile dirlo. Gli astronomi vor­rebbero individuare il centro dell'universo, vorrebbe­ro poter identificare un punto centrale di gravitazio­ne di tutti i corpi celesti; per ora si sono dovuti ac­contentare di avanzare delle ipotesi. Tutto quello che noi ammiriamo nel sistema cosmico, nell'im­mensamente grande, altri scienziati lo ammirano nel coordinamento degli atomi, nell’immensamente pic­colo. Se l'ordine materiale ci sbalordisce, che dire dell'ordine spirituale? Quel Dio che ha creato, con un ordine mirabile e con leggi stupende, miriadi di miriadi di corpi celesti, ha creato anche con la stes­sa onnipotenza e sapienza miriadi di miriadi di spiriti celesti. La Bibbia ci parla di nove cori angelici. I pa­dri e gli scolastici hanno studiato e scritto tanto. I te­ologi moderni... si occupano di sociologia. Eppure anche tra gli spiriti celesti regna un ordine, una ge­rarchia, un fine intelligente dato che qui si tratta di esseri intelligenti e liberi che è gioia, felicità, bellez­za. Tutto a lode del Creatore. È opinione comune, deducibile dal racconto biblico, che Dio abbia creato prima gli angeli e poi il cosmo. Il mistero della crea­zione del mondo materiale è certamente mirabile, in quanto procede dalla onnipotenza e sapienza di Di­o; ma di sicuro raggiunge il suo significato solo quando avviene la creazione dell'uomo: perché è solo con la presenza dell'uomo che tutto il creato sensibile, a cui l'uomo appartiene, si ricongiunge a Dio, suo creatore. L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio Genesi 1,26, essendo essere razionale, ha la pos­sibilità di ricongiungersi al suo Creatore e di comu­nicare con lui. Il mondo materiale invece, pur aven­do la sua origine da Dio, di per sé non può godere di uno scambio diretto e immediato con il suo Crea­tore, da cui dipende totalmente e passivamente. Gli spiriti celesti, ossia gli angeli, non sono sottoposti di per sé, per la loro natura, a un rapporto immediato con questo mondo materiale. Dinanzi alla loro intel­ligenza, di mano in mano che Iddio lo creava, non ne comprendevano lo scopo. Loro erano puri spiriti; ai loro occhi il mondo materiale non aveva un per­ché, anzi appariva sempre più come un'assurdità completa fino a quando non comparve nel mondo la creatura razionale, l'uomo, che aveva una relazione immediata con Dio, essendo un essere intelligente e libero, ed era in grado di dare significato a tutto il mondo materiale, servendosene a lode del Creato­re. Si può pensare che la ribellione di una parte de­gli angeli sia precedente alla creazione dell'uomo. Una spiegazione possibile è che una parte di angeli abbia trovato scandalo proprio dalla creazione del mondo materiale, ossia prima che il cosmo fosse completato e nobilitato dalla presenza dell'uomo. Essi, gli angeli ribelli, non lodarono Dio fin da princi­pio, ossia da quando Egli andava creando il mondo materiale che, dal punto di vista dei puri spiriti, sembrava un assurdo. Non seppero dar credito alla divina sapienza, un po' come può accadere a noi uomini di non dare credito a Dio di fronte al proble­ma del dolore. Da qui un possibile motivo della loro ribellione.


Chi è Satana?


La tradizione rabbinica asserisce che era lo spirito di maggior importanza davanti al trono di Dio, dotato di dodici ali, ossia del doppio di quelle degli stessi serafini cf13. Immaginiamo: se la nostra galassia si ribellasse alle leggi che regolano il movimento in­cessante dei pianeti e attraversasse il celo a suo capriccio: quanti miliardi di corpi si trascinerebbe dietro e quale grande sconquasso provocherebbe in tutto il firmamento. La maggioranza dei Padri videro il principio della caduta di Satana nel suo orgoglio, nel volersi innalzare al di sopra della sua condizio­ne, nel voler affermare la sua indipendenza da Dio e nel voler farsi credere Dio. Altre spiegazioni sono state avanzate nei secoli seguenti. Tutte concorda­no nel vedere una libera e irreversibile ribellione a Dio, in cui Satana si è trascinato dietro una quantità di altri angeli che, con un atto perfetto di intelligenza e di libertà, lo hanno voluto seguire. Da qui l'impla­cabile inimicizia verso Dio e, dopo la creazione dell'uomo anch'esso finalizzato a Dio, lo sforzo di sottrarlo a questo scopo e di coinvolgerlo nella sua ribellione al Creatore. Satana era quindi la creatura principale creata da Dio, il principe di tutta la crea­zione. Una volta che si è ribellato a Dio, cosciente­mente, con tutta la pienezza del suo essere e della sua volontà, con una rivolta totale e perfetta, senza ritorno, è diventato l'essere più lontano da Dio. Quel peccato di ribellione è rimasto inerente alla sua es­senza e rimarrà tale per l'eternità. La Bibbia lo indi­ca con vari nomi: Satana, Lucifero, Beelzebul, ser­pente antico, dragone rosso... Ma forse il nome più esatto, che gli si addice è bestemmia. Il male, se può essere oggettivamente personificato in qualcu­no, ha in Satana la sua perfetta ipostasi. Quali sono state le conseguenze di questa ribellione? Satana, per il primato e l'autorità che godeva, ribellandosi all'ordine morale e spirituale di Dio, si è trascinato dietro quasi un sistema planetario: gli angeli che hanno voluto seguirlo, con piena intelligenza e liber­tà; e ora cerca di trascinarsi dietro più uomini che può, anche questi con piena conoscenza e libertà. Dio non rinnega mai le sue creature: sarebbe come rinnegare se stesso. Così la potenza che Satana aveva la possiede ancora; era a capo della creazio­ne e lo sarebbe ancora: ecco perché è stata neces­saria l'incarnazione del Verbo, Il Cristo, che è venu­to a distruggere le opere di Satana e a ricapitolare tutte le cose col sangue della sua croce: quelle ce­lesti e quelle terrestri. Ma Satana rimane il "principe di questo mondo", come per tre volte lo chiama Ge­sù; o "il dio di questo mondo", come lo definisce s. Paolo. Da ordinatore del creato, come era costituito da Dio, ne è diventato l'infaticabile distruttore; è co­me il corrispettivo morale di quei "buchi neri" che e­sistono nel cosmo e inghiottono la materia. Da qui ogni forma di male: il peccato, le malattie, la soffe­renza, la morte. La salvezza operata da Cristo ha reintegrato l'ordine dell'universo in modo ancora più meraviglioso di come era stato stabilito in origine. La redenzione è il primo vero grande esorcismo; Gesù è il primo degli esorcisti e da lui prende forza ogni lotta contro il demonio. Ma perché la redenzio­ne si applichi ad ogni uomo, e così la liberazione dal potere del maligno, occorre che la grazia portata da Cristo sia accolta. «Andate in tutto il mondo... Ren­dete mie discepole tutte le genti... Chi crederà e sa­rà battezzato sarà salvo»: il battesimo è il primo atto di liberazione dal potere di Satana e di innesto in Cristo; perciò include un esorcismo. Nel frattempo il demonio continuerà la sua opera perché, come si esprime il Vaticano II, sconfitto da Cristo, Satana combatte contro i suoi seguaci; la lotta contro gli spiriti maligni continuerà e durerà, come dice il Si­gnore, fino all'ultimo giorno cf. GS 37.


«NEL MIO NOME SCACCERETE I DEMONI»


Come abbiamo visto, l'importanza della scacciata dei demoni è molto grande: per dimostrare che Cri­sto è il più forte, che ha l'autorità di distruggere il re­gno di Satana e di instaurare il regno di Dio, per o­rientare decisamente a Dio la vita degli uomini at­traverso la sua predicazione. Per continuare tale opera di redenzione dell'umanità, distruggendo le opere di Satana e liberando l'uomo dalla schiavitù del demonio, questo "segno" doveva continuare. Gesù allora ha trasmesso tale potere ai dodici apo­stoli, poi ai settantadue discepoli e infine a tutti i credenti in lui. Marco ne parla al primo posto, come il primo dei poteri conferito agli apostoli. «Quindi ne stabilì dodici che chiamò apostoli perché stessero con lui e potesse inviarli a predicare, col potere di scacciare i demoni» 3, 14-15; «Chiamati a sé i dodi­ci, incominciò a inviarli a due a due, dando loro il potere sopra gli spiriti immondi... Ed essi scacciava­no molti demoni, ungevano con olio molti malati e li guarivano» 6, 7 e 13. Il linguaggio degli altri sinottici: Matteo e Luca, è assai simile. «Chiamati a sé i suoi discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di in­fermità» Mt 10, 1; «Durante il cammino, predicate dicendo: È vicino il regno dei celi. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni» Mt 10, 78; «Gesù chiamò a sé i dodici e diede loro potere ed autorità di scacciare tutti i de­moni e di guarire le malattie» Lc, 9, 1. Come si vede dalla concorde testimonianza, si tratta di un potere e autorità a cui il Maestro annette una particolare im­portanza. In un secondo tempo lo stesso potere viene esteso ai settantadue discepoli. Si noti come, anche se il potere di scacciare i demoni e di guarire gli infermi sia spesso abbinato, il primo è messo in luce con una particolare rilevanza rispetto al secon­do. Anzi, quando i settantadue discepoli ritornano dalla loro missione e ne riferiscono l'esito al divino Maestro, dimostrano di essere rimasti colpiti soprat­tutto dal dominio esercitato sui demoni: «Signore, anche i demoni ci obbediscono, quando invochiamo il tuo nome» Lc 10, 17. Gesù approfitta di questo entusiasmo per rilevare la sconfitta del demonio, di­cendo: «Vedevo Satana precipitare dal celo come un fulmine». Ma al tempo stesso da un'importante lezione: «Nulla vi potrà fare del male. Ma non ralle­gratevi perché i demoni si sottomettono a voi, ma piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei celi» Lc 10, 18-20. È chiaro che a Gesù sta a cuore la so­stanziale sconfitta di Satana. La prima lettera di Giovanni ha alcune espressioni molto forti: «In que­sto si rendono manifesti i figli di Dio dai figli del dia­volo» 3, 10; «Chi. commette peccato è del diavolo, poiché il diavolo fin dal principio perpetra il peccato; a questo scopo il Figlio di Dio è venuto: per distrug­gere le opere del diavolo» 3, 8; e ancora «Noi sap­piamo che chiunque è generato da Dio non pecca; ma chi è generato da Dio, Dio stesso lo custodisce così che il maligno non lo tocca» 5, 18. E un grande potere quello di scacciare i demoni, ma è un potere più grande quello di non lasciarsene sedurre. Mat­teo riporta a questo proposito un giudizio tremendo: ci saranno di quelli che avevano il potere di coman­dare agli spiriti immondi, ma questo non è bastato a salvare le loro anime. «Signore, nel tuo nome non abbiamo cacciato demoni? Non abbiamo fatto nel tuo nome molti prodigi? E allora dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti! Andate via da me, operatori di iniquità» 7, 22-23. C'è da supporre che anche Giuda abbia fatto miracoli e cacciato via i demoni; eppure «Satana entrò in lui». Ecco perché non dobbiamo godere dei poteri che il Signore può darci, ma del fatto che i nostri nomi sono scritti nel celo. Marco conclude il suo vangelo con le parole di Gesù che estendono a tutti i credenti in lui il potere di cacciare via i demoni: «Questi poi sono i segni che accom­pagneranno i credenti: Nel mio nome scacceranno i demoni» 16, 17. , Gli Atti degli Apostoli ci mostrano come subito i seguaci di Gesù abbiano continuato ad esercitare i poteri conferiti loro dal Maestro. Ri­guardo agli apostoli: «La folla confluiva anche dalle città attorno a Gerusalemme, portando malati e per­sone tormentate da spiriti immondi, i quali tutti veni­vano guariti» 5, 16. Riguardo al diacono Filippo: «Le folle seguivano attentamente ciò che faceva Filippo ed erano unanimi nell'ascoltarlo, vedendo i miracoli che operava; infatti molti di quelli che avevano spiriti immondi gridavano a gran voce, e gli spiriti se ne uscivano» 8, 67. Più numerosi gli episodi riguardantiS. Paolo. Ci basti ricordare questi due. «Ci venne incontro una schiava che aveva uno spirito divinato­rio, la quale procurava un forte guadagno ai suoi padroni, pronunciando oracoli... Paolo, rivoltosi allo spirito, disse: Ti comando in nome di Gesù Cristo di uscire da lei. E in quello stesso momento lo spirito se ne uscì» At 16, 16-18. «E Dio operava prodigi davvero straordinari per le mani di Paolo, fino al punto che si applicavano sui malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui, e le ma­lattie si allontanavano da loro e gli spiriti maligni fuggivano» At 19, 11-12. Terminata l'impostazione fondamentale dell'argomento, sulla solida base del­la Scrittura, passiamo a qualche breve considera­zione sulla pratica degli esorcismi nella storia della Chiesa primitiva; ci accontentiamo di qualche cen­no, rinviando ad opere specializzate poche per la verità chi volesse approfondire la materia. Le prime grandi linee generali sono queste. All'inizio della Chiesa tutti potevano cacciare i de­moni, in base al mandato di Cristo. E stato un fatto di grande portata apologetica, perché ha posto i cri­stiani direttamente a confronto con gli esorcisti pa­gani; e ne considereremo il grande valore. Abba­stanza presto si incominciarono a riservare gli esor­cismi a categorie particolari di persone: in Oriente prevalse il riconoscimento di uno speciale carisma; in Occidente si affermarono gli esorcisti, di nomina ecclesiastica. In entrambi i casi l'esorcismo si andò sviluppando, nel tempo, in due forme distinte: come preghiera a sé stante, volta a liberare gli ossessi; come preghiera facente parte del sacramento del battesimo. Diamo un breve sviluppo di questi con­cetti. Una premessa indispensabile da tener presen­te è che tutti i popoli, antichi e moderni, hanno avuto e conservano la sensibilità all'esistenza di spiriti ma­lefici, che descrivono e combattono secondo la loro cultura. Troviamo pratiche esorcistiche presso gli antichi popoli di Assiria, Babilonia, Egitto. Non ne era esente il popolo ebraico: nel libro di Tobia è l'ar­cangelo Raffaele a liberare Sara; Gesù parla chia­ramente di esorcisti ebrei cf. Le 11, 19; ne troviamo notizie in Giuseppe Flavio. Da sempre, presso tutti i popoli, maghi e stregoni hanno preteso di poter co­mandare agli spiriti malefici, per cui riscontriamo la loro attività in ogni tempo e luogo. Da qui un primo motivo di carattere apologetico, messo in luce dai primissimi autori cristiani: confrontando gli esorcisti pagani con gli esorcisti cristiani si evidenzia la po­tenza di Cristo. Ce lo dice per primo Giustino quan­do scrive: «Cristo è nato per volontà del Padre a salvezza dei credenti e a rovina dei demoni. Voi po­tete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In tutto l'universo e nella vostra città Roma ci sono numerosi indemoniati che gli altri e­sorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guari­re; invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, abbiamo guarito riducendo all'impotenza i demoni che possedevano gli uomini» II Apologià, VI, 56. È un testo prezioso per l'antichità metà del II secolo e per la formula d'esorcismo che riporta. Lo stesso Giustino ci presenta un testo ancora più completo nel Dialogo con Trìfone: «Qualunque demonio che venga comandato nel nome del Figlio di Dio — ge­nerato prima di ogni creatura, che nacque da una Vergine, si fece uomo soggetto al dolore, fu crocifis­so dal vostro popolo sotto Ponzio Filato, morì e ri­sorse dai morti e salì al celo — qualunque demonio, dico, comandato in forza di questo nome rimane vinto e sopraffatto. Ma provatevi voi a scongiurare per tutti i nomi dei re, dei giusti, dei profeti o patriar­chi che sono stati tra voi, e vedrete se un solo de­monio fuggirà debellato». Anche Ireneo testimonia: «Con l'invocazione del nome di Gesù Cristo, che è stato crocifisso sotto Ponzio Filato, Satana viene scacciato dagli uomini». E interessante notare come le formule di esorcismo prendano le mosse dalle pa­role usate da Gesù o da Paolo, ma poi si arricchi­scano con i principali episodi della vita di Cristo, si da influire nella formazione delle prime professioni di fede. Tertulliano conferma l'efficacia con la quale i cristiani liberano dai demoni sia i cristiani stessi sia i pagani. È il primo a indicare anche alcuni gesti u­sati, come l'imposizione delle mani e il soffio della bocca; e conferma che la forza dell'esorcismo è da­ta dal pronunciare il nome di Cristo. Sono elementi che entrarono nel rito battesimale. La Chiesa antica, obbediente al potere ricevuto da Cristo, non solo esercitò il potere esorcistico sugli ossessi e su colo­ro che erano schiavi di istinti malvagi; ma faceva esorcismi anche sulla vita sociale, impregnata di i­dolatria e di influenze malefiche. Tertulliano lo afferma esplicitamente: «Se non fos­simo noi, chi potrebbe sottrarvi all'influsso malefico di quegli spiriti che s'insinuano nascostamente e guastano i vostri corpi e le vostre menti? Chi potrebbe liberarvi dagli assalti potenti delle forze demoniache?». Questa nefasta influenza sulla so­cietà, oltre che sui singoli individui, è sempre stata esercitata dal demonio. Per il nostro tempo, mi limi­to a citare un brano tratto da uno dei tre discorsi di Paolo VI sul diavolo 23 febbraio 1977: «Non è me­raviglia allora se la nostra società degrada dal suo livello di autentica umanità a mano a mano che pro­gredisce in questa pseudomaturità morale, in que­sta indifferenza, in questa insensibilità della diffe­renza tra il bene e il male, e se la Scrittura acerba­mente ci ammonisce che tutto il mondo nel senso deteriore che stiamo osservando giace sotto il pote­re del maligno». Calorosa la testimonianza di Ci­priano, circa il potere degli esorcismi: «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni, vieni a vederli con i tuoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura del­le nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso... Vedrai come stanno av­vinti sotto la nostra mano e come tremano in nostro potere quelli che tu collochi così in alto, onorandoli come signori» Contro Demetrìo, C. 15. Davvero ve­diamo ogni volta come le parole dell'esorcismo sono per il demonio una tortura sempre più insopportabi­le, superiore alle stesse pene infernali, secondo la sua stessa confessione. Orìgene, scrivendo contro Gelso, parla della forza del nome di Gesù per cac­ciare i demoni: «La forza dell'esorcismo è riposta nel nome di Gesù, che viene pronunziato mentre, contemporaneamente, si annunziano i fatti riguar­danti la sua vita». Origene aggiunge anche elementi nuovi, rispetto ai predecessori. Ci dice che, nel no­me di Gesù, si possono scacciare i demoni non solo dalle persone, ma anche dalle cose, dai luoghi, da­gli animali. E insiste, contro gli usi dei maghi, che i cristiani non fanno nessun sortilegio né usano for­mule segrete; ma esprimono la loro fede nella forza del nome di Gesù. Scrive Rigetti 1: «Tutta la lettera­tura cristiana dei primi tre secoli si richiama frequen­temente all'opera di quei fratelli nella fede i quali, dotati di un particolare carisma, esorcizzavano se­condo l'ammonimento di Gesù, con la preghiera e col digiuno. Ogni comunità doveva possederne un buon numero che, a poco a poco, formarono una corporazione a parte, col nome di esorcisti, ed eb­bero ben presto un riconoscimento ufficiale nei ran­ghi del clero minore. Con ciò la Chiesa provvide a distinguere nettamente i suoi esorcisti, che opera­vano con retta intenzione e nel nome di Cristo, dai ciurmatori e stregoni pagani. I Canones Hippolyti mettono in guardia contro costoro e vietano loro as­solutamente l'adito alla fede». È un paragrafo da cui la Chiesa odierna avrebbe tutto da imparare. Sia per ciò che riguarda un numero sufficiente di esorci­sti, tale da soddisfare le richieste dei fedeli; sia circa la messa in guardia dai ciurmatori, stregoni, maghi, di cui oggi parlano solo le pubblicità dei giornali e di certe trasmissioni televisive. Mai se ne parla nelle chiese. A Roma l'esorcistato era già un ordine mino­re nella metà del IV secolo. Ne abbiamo la prima at­testazione in una lettera tramandataci da Eusèbio, in cui papa Cornetto nomina gli esorcisti dopo gli accoliti, seguiti dai lettori e dagli ostiari. 1 Per chi voglia approfondimenti: Manuale di storia liturgica, Ancora, editore, 1959, vol. IV, p.406. Un'altra pre­occupazione di cui subito si prese cura la Chiesa fu quella di distinguere i veri indemoniati dagli amma­lati, ossia di arrivare a una diagnosi certa. A questo scopo furono presto investiti i vescovi di pronunciar­si in merito. Nel 416 papa Innocenzo I, consultato in proposito, dichiarava che compiere esorcismi non poteva farsi da diaconi o sacerdoti, senza una dele­ga vescovile. Se vogliamo esaminare i vari elementi di cui si componeva l'esorcismo fin dai tempi più an­tichi, oltre alla preghiera rivolta al Signore perché venisse in aiuto del posseduto e oltre al comando dato al demonio nel nome di Cristo, di cui già ab­biamo parlato, possiamo aggiungere qualcosa sui gesti. Subito si affermarono: l'imposizione delle ma­ni, usata dallo stesso Gesù sugli indemoniati di Ca­farnao; il segno della croce, di cui Lattanzio + e. 317 ci afferma l'efficacia; il soffio della bocca, che tro­viamo attestato da Tertulliano e da Dionigi Alessan­drino; il digiuno, suggerito dallo stesso Signore uni­tamente alla preghiera cf. Mt 17,21; l'unzione con l'olio, che sappiamo di uso corrente per tutti i malati e che si dimostrava pure efficace per gli ossessi. Ad esempio, i santi monaci Macario e Teodosio libera­vano gli energumeni per mezzo delle unzioni. Ag­giungiamo ancora l'uso della cenere e dell'alido, che avevano larga parte nella disciplina penitenziale. Al­cuni secoli più tardi si aggiunsero altri due usi, che divennero di primaria importanza e persistono tutto­ra: l'acqua benedetta, che era sconosciuta nel ritua­le antico, e l'imposizione della stola sulle spalle dell'esorcizzando, introdotta dopo il X secolo. Si consigliò anche sempre più la comunione eucaristi­ca, che veniva amministrata generalmente al termi­ne della messa, celebrata appositamente perché l'esorcismo riuscisse felicemente. Non mi soffermo sulle formule esorcistiche. Basti dire che inizialmen­te erano assai semplici, come già abbiamo visto. Le formule tuttora in uso, entrate nel rituale pubblicato nel 1614, sono in realtà della fine del VI secolo, compilate da Alenino tranne poche altre precisa­zioni aggiunte in seguito. Sono attualmente diffuse nuove formule, emanate provvisoriamente, ad expe­rimentum, dall'apposita commissione incaricata di aggiornare questa parte del rituale.



17/09/2016 13:50

TESTIMONIANZE


Solo un esorcista poteva aiutarmi Scrivo con fatica questa mia storia perché penso che possa essere utile ad altri e perché mi sembra conforme a quello che leggiamo nel Vangelo. I di­sturbi demoniaci sono iniziati nel 1974; i medici non sapevano spiegare i miei mali strani e gli psichiatri si stringevano nelle spalle, senza formulare nessu­na diagnosi. Per esempio, improvvisamente mi sen­tivo soffocare e ero presa da spasimi nervosi, come da scosse elettriche in tutto il corpo. Talvolta la vio­lenza dei fenomeni era tale che mio marito chiama­va il medico d'urgenza, in piena notte. Nello stesso tempo incominciai ad abbandonare la Chiesa; la screditavo ogni volta che si parlava di religione. Era una cosa insolita per me che ero sempre stata cre­dente e impegnata, nonché dirigente di Azione Cat­tolica. Pensavo che si trattasse di una "crisi di cre­scita"; invece questo mio astio contro la Chiesa è durato più di dieci anni. Prima ero ben lieta di fer­marmi in adorazione davanti al ss. Sacramento; ora desideravo solo fuggire. Tutto mi sembrava ridicolo, sceneggiate dei preti e stupidaggini dei fedeli. Mio marito, cattolico praticante, soffriva di questo mio distacco dalla religione, che coincideva anche con un allontanamento da lui. Poi, dal 1978, incominciai a frequentare gruppi marginali, alla ricerca di espe­rienze esotiche. È incominciato così un periodo di autentica autodistruzione: diventavo sempre più morbosa e attirata dalle persone che potevano farmi del male; provavo un piacere perverso ad abbando­narmi in loro potere. Per anni ho incontrato ogni sor­ta di guru, guaritori, stregoni. Fisicamente stavo sempre peggio. Era come se il mio corpo fosse stretto da una morsa. Avevo la digestione bloccata, problemi ai reni e alle articolazioni, ero sempre stanca e priva di energia. Mi sentivo rivivere solo durante i corsi "psicologici" a cui partecipavo e che mi procuravano forti emozioni. Sono certa che, se invece di rivolgermi ai guru, avessi sentito parlare di esorcisti, sarei uscita prima da questo inferno. Ma durante la mia lunga e impegnata pratica di religio­ne, non avevo mai sentito parlare di esorcisti.Mi appassionai agli studi di astrologia; ero arrivata a interpretare gli avvenimenti con questa chiave di let­tura e alla luce della reincarnazione. Nel 1981 in­contrai l'essere più abbietto che io abbia mai cono­sciuto. Era uno psichiatra pazzo solo in seguito seppi che era stato ricoverato come psicotico. Ave­va fatto un patto con Lucifero di distruggere quanta più gente poteva; anche di questo fui a conoscenza solo più tardi. Con un pretesto mi invitò nel suo stu­dio e per un anno giocò con il mio corpo e con la mia anima, ricorrendo all'ipnosi. Ci si lascia ipnotiz­zare solo se lo si vuole; ma il demonio mi ispirava di lasciarmi torturare da questo squilibrato. Si pensi che una volta stavo per morire strangolata; ma la Madonna mi ha protetta da bambina, i miei genitori mi avevano consacrata a lei. Non so come sono riu­scita ad uscire da quel bassofondo. Finii in ospeda­le, dove tentai il suicidio, ma dopo due mesi stavo meglio. Il demonio però non mi mollava e mi fece appassionare alla psicanalisi, col risultato di allonta­narmi del tutto dalla fede. Frequentai anche una scuola per professori di yoga e mi misi ad insegnare l'hatayoga nel mio villaggio. Ero diventata buddista, praticavo la meditazione zen, ero come sdoppiata e infelice. Verso la Chiesa provavo vero odio, ma in fondo a me c'era la disperazione: non m'importava più niente di nessuno, neppure di mio marito e dei miei figli. Allora iniziai a fare sedute spiritiche con alcuni amici. A volte avevo l'impressione che stavo per diventare pazza; non capivo più se vivevo nella realtà o se sognavo. Insoddisfatta della psicanalisi, un'amica mi portò da una donna, di cui mi magnificò i poteri. Era la grande sacerdotessa della setta I.V.I.; me ne infatuai, al punto di portare da lei mio marito, i nostri figli, parenti, e amici: Mi pareva di essere ipnotizzata. Questa donna diceva di essere cattolica e di essere il Cristo reincarnato; mi fece credere di avere guarito una mia figlia soggetta a « crisi di epilessia e ordinò di sospendere tutti i medi­cinali. Alcuni giorni dopo mia figlia entrava in coma e si salvò per miracolo. Ricordo queste sedute di guarigione, chiamate "armonizzazioni", con terrore. Se avessi conosciuto un esorcista avrei evitato que­ste sofferenze per me e anche per mia figlia che, dopo le preghiere di un esorcista, non ha avuto più crisi epilettiche. Nel 1984 ebbi la gioia di trovarmi incinta del mio quinto figlio. Ma ero troppo debole, appena prima, avevo passato un altro periodo di malattie strane, emicranie, vertigini tali da sconcer­tare i medici. Così ebbi un aborto spontaneo al se­condo mese; persi molto sangue e fu necessario farmi un raschiamento. Lì mi attendeva il Signore, che mi inviò sua Madre a confortarmi. È stata un'e­sperienza straordinaria, che mi ha riportato a Dio. Mi pareva che la Vergine rimanesse ad assistermi, nella mia cameretta d'ospedale; mi rimproverava il mio passato e mi invitava a seguirla. Io accondisce­si felice, perché mi sentivo colma di pace e di luce. Il periodo seguente fu molto duro. Da una parte la Madonna mi aiutava a ripulire il mio inconscio pieno di sporcizia; d'altra parte il maligno mi dava terribili tentazioni, dubbi, incitamenti a ritornare sulle sue vie. Anche in questa occasione, se avessi conosciu­to un esorcista ne avrei avuto grande aiuto. Sentivo fisicamente presente il demonio, di notte, che mi ri­peteva: «Ti riprenderò». Mi ero rivolta a qualche sa­cerdote per avere aiuto; ma proprio non capivano niente del mio stato e non avevano nessuna espe­rienza di certi assalti diabolici. Chiedo scusa, ma debbo confessare che ho toccato con mano la loro ignoranza totale in questo settore. Dal 1988 ebbi lot­te ancora più forti. Da parte mia ero decisa per il Si­gnore; allora il demonio se la prese con mio marito e con i miei figli, colpendoli di mali inspiega­bili: in tredici mesi, quattordici ricoveri d'urgenza. Più gravi ancora gli assalti morali, i tentativi per divi­dere la nostra famiglia. Di notte poi mi risvegliavo di colpo, immersa in una disperazione così tremenda da non riuscire a pregare; eppure lo avrei voluto. Con altrettanta rapidità quello stato d'angoscia scompariva e di nuovo potevo benedire Dio con tut­to il cuore. Col ritorno alla preghiera credevo di es­sermi liberata dal demonio, invece mi ingannavo. La sua azione era divenuta più subdola, per giungere a fiaccare la mia resistenza. Se andavo a un ritiro spi­rituale mi sentivo assalire da dubbi ossessivi ac­compagnati da pensieri di disperazione; se facevo un pellegrinaggio ritornavo con l'impressione di es­sere stata picchiata a sangue. Più pregavo, più mi sforzavo di fare il bene e più il demonio mi colpiva con pensieri di perfidia. Soffrivo di dolori in tutto il corpo, di insonnia, di perdite di memoria. Pensavo alle volte di lasciare la famiglia e di an­darmene lontano. Ho passato due anni tremendi, incompresa da tutti, che mi sarebbero stati alleviati o evitati se avessi avuto l'aiuto di un esorcista. L'ho capito dopo, quando finalmente, quasi per caso, un caso certamente predisposto dalla Vergine Immaco­lata, ho incontrato l'esorcista che mi ha fatto uscire da questo lungo tunnel di dolore e di buio. Da quando lui ha incominciato a pregare su di me, tutto è cambiato. Non che siano cessati i dolori, ma han­no acquistato senso, li vivo nella luce. L'esorcismo mi da serenità e pace per alcune ore. Quando la lot­ta riprende, prego con più fervore e con pieno ab­bandono alla volontà del Signore. Riesco anche a capire e amare di più i miei cari, che ora si confidano pienamente con me, sentendosi compresi. La mia vita spirituale sta progredendo per un crescente desiderio che provo di vivere in unione con Dio; anche le mie croci, vissute alla luce della passione di Cristo, non mi pesano più. Ho ancora le lotte, ma ho anche momenti di vera pace e di vera gioia. Vedo un continuo miglioramento col progredi­re degli esorcismi. Ho finito. Vorrei dire, senza nes­suna intenzione polemica: il mio vescovo e i sacer­doti della mia diocesi proclamano continuamente di essere solidali con i poveri. E non sono forse dei grandi poveri, dei grandi bisognosi, coloro che sono tormentati dal maligno? Da diciotto anni faccio parte di questi poveri, ma tutti i sacerdoti con cui avevo parlato non avevano capito nulla, proprio nulla, di questa mia povertà e non mi hanno dato nessun a­iuto. Eppure Gesù ha detto: «Nel mio nome scacce­rete i demoni!». Mi pare che sia un incarico, un po­tere, un dovere molto chiaro.


Ho trovato la giusta via


Mi chiamo Alessandro e abito a Roma. Da circa cinque anni ero tormentato fisicamente dal demo­nio. Era come se mi venissero infissi degli aghi in tutto il corpo, specialmente sugli organi vitali; senti­vo morsi, coltellate e simili sofferenze. Sono stato da tutti gli esorcisti di Roma, ho frequen­tato vari gruppi carismatici, ma tutto è stato inutile. Sono grato a tutti perché da tutti ho trovato aiuto, anche se non la guarigione. Da circa un anno ho trovato la giusta via della liberazione totale: la mes­sa quotidiana e il digiuno. Secondo la mia esperien­za è questa la forma di liberazione più potente, do­po la confessione dei peccati e la comunione. Que­sta forma ci viene indicata espressamente da Gesù, nel vangelo di Matteo: «Certo genere di demoni non può essere cacciato via in nessun altro modo, se non con la preghiera ed il digiuno» Mt 17,21. Ora ringrazio e lodo il Signore per tutte le sofferenze che ha permesso che colpissero me e la mia famiglia. Si noti la differenza tra i due casi riportati. Ci sono diversi generi di demoni; ci sono diversi generi di possessioni. Il trattamento da usare non è identico in tutti in casi, anche se in tutti i casi la preghiera, i sacramenti, il digiuno, che è attuabile in tanti modi diversi, occorrono sempre.


SATANA IN AZIONE


«Mentre i servi dormivano, venne il suo nemico il diavolo, nemico di Dio e seminò tra il grano la ziz­zania» Mt 13,25. È un fatto che accade un po' in tut­ti i tempi, ma che è avvenuto ai nostri giorni nella forma più sconcertante perché, contrariamente a quanto accade nella parabola, oggi non si vuole più credere né alla presenza della zizzania, né tanto meno all'esistenza del nemico, il diavolo. Bisogna proprio dire che il sonno dei servi sia diventato mol­to pesante. Ne abbiamo indicato tre cause, che spiegano in parte la riluttanza del clero cattolico at­tuale a trattare questi problemi: mancanza di prepa­razione teologica, mancanza di esperienza, diffu­sione di errori dottrinali. Eppure non è mai mancato l'insegnamento da parte dei vertici della Chiesa. Nei nostri ultimi tempi, la costante dottrina biblicoteolo­gica su Satana e sulla sua attività è stata ribadita in diciotto testi del concilio Vaticano II, da tre discorsi di Paolo VI, da quindici discorsi di Giovanni Paolo II Voci quanto mai autorevoli e chiare, ma di cui Ome­ro direbbe: «Poveri versi miei, votati al vento. Lo scossone che, almeno a livello di risonanza sulla stampa laica, ha avuto una notevole influenza si de­ve a Paolo VI. Già nella sua omelia nella festa dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno 1972, aveva scan­dalizzato 57 il mondo laico per aver parlato di Sata­na: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio... Anche nella Chiesa regna que­sto stato di incertezza. Si credeva che, dopo il Con­cilio, sarebbe venuta una giornata di sole per la sto­ria della Chiesa. E venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio...». Ma il discorso fon­damentale di Paolo VI sul diavolo è quello del 15 novembre dello stesso 1972. Contiene in breve tutti gli elementi della demonologia biblico/teologica; e la condanna di tutti quei teologi che hanno sparso e continuano a spargere errori. In appendice lo ripor­tiamo integralmente; qui ci limitiamo ad alcune e­spressioni. «Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il demonio». Questa è la dichiarazione iniziale, che sta alla base della tratta­zione. Ma perché tutto il discorso sul demonio sia visto nei suoi giusti limiti, inquadrato nel piano gene­rale divino, il papa aggiunge subito che occorre, prima di procedere, guardare al piano generale del­la creazione: «È l'opera di Dio, che Dio stesso, co­me specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza ... La visione cristiana del cosmo e della vita è trion­falmente ottimistica. .Segue un'altra osservazione che non è contrastante, ma complementare: «è completa questa visione? è esatta? Non vediamo quanto male è nel mondo? Troviamo in noi e nel nostro mondo un agente oscuro e nemico, il demo­nio». E qui viene la chiara stangata a certi teologi della nostra epoca: «Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza; un essere vivo, spiritu­ale pervertito e pervertitore. Terribile realtà; miste­riosa e paurosa. Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente... oppure la spiega come una personifica­zione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni». Sulla scia della Bibbia, il papa in­calza: «Ecco l'importanza che assume l'avvertenza del male... Come non ricordare che Cristo per tre volte, riferendosi al demonio, come a suo avversa­rio, lo qualifica prìncipe di questo mondo? S. Paolo lo chiama dio di questo mondo e ci mette sull'avviso sopra la lotta al buio che noi cristiani dobbiamo so­stenere, non con un solo demonio, ma con una sua paurosa pluralità». Ne segue la conclusione: «Il demonio è all'origine della prima disgrazia dell'uma­nità, il peccato originale... E storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all'ag­gressiva e alla opprimente potestà delle tenebre. E il nemico numero uno; è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e contur­bante esiste davvero e con la sua proditoria astuzia agisce ancora. È il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana». Sono parole di una limpidezza e di una forza che andrebbero spesso ripetute, imparate a memoria, approfondite. E qui, dando per più che acquisita l'esistenza di Satana e la sua azione oscura e conturbante di pervertito e pervertitore, ci limitiamo a esporre tale azione in forma schematica, per poter procedere più detta­gliatamente su quell'opera di prevenzione e di cura che l'esperienza esorcistica ci ha insegnato. Certa­mente noi non possiamo accontentarci di quanto scrivono i teologi di spiritualità nei loro trattati: il no­stro è uno studio specialistico su un aspetto partico­lare, l'azione di Satana, per cui dobbiamo essere molto più approfonditi, basandoci su teoria e pratica. Questo ci costringe pure a fare scelte originali, an­che sul linguaggio; scelte che per ora non riscontra­no concordia; ma speriamo che si arrivi ad autore­voli precisazioni a coronamento degli studi che an­diamo facendo. Ad esempio, il testo del Royo Marin parla solo di tentazione, ossessione, possessione. Il vecchio Tanquej è ancora più conciso. Noi abbiamo bisogno di sviluppare assai di più questi schemi, su cui poi basiamo tutta la nostra azione pratica di dia­gnosi e di cura. Una prima suddivisione, insistita dal noto esorcista francese De Tonquedec, già esposta prima di lui e che possiamo ritenere ormai universalmente accet­tata, è questa: il demonio esercita un'attività ordina­ria, la tentazione, e un'attività straordinaria, che comprende tutta una gamma di disturbi malefici, di varia gravità e natura. Riguardo all'azione ordinaria, le tentazioni, non ci fermiamo. Ci limitiamo a dire che tutti ne sono vittime a tal pun­to che Gesù stesso ha accettato di essere sottopo­sto a questa prova. La tentazione demoniaca, in­sieme alla ferita originale della nostra natura la Bib­bia suole chiamarla concupiscenza e alle occasioni che il mondo presenta, ci offre un terreno di lotta che è grande occasione di meriti, tanto che la Bibbia considera una beatitudine la vittoria contro la tenta­zione, cf. Giacomo 1,12, la possibilità di fare il male e di saperlo evitare cf. Siracide 31,11. Come resistere? «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione» Mt 26, 41. L'impegno spirituale del cristiano è diretto a cresce­re sempre più nei due grandi comandamenti dell'a­more: a Dio e al prossimo. E' diretto anche a usare i mezzi di grazia che ci fanno vincere le tentazioni. Non ci fermiamo su questo primo aspetto, che in re­altà non è disgiunto dal secondo: prevenzione e cu­ra contro l'azione straordinaria del demonio. Riguardo a questa azione straordinaria, espongo una mia suddivisione spiegando l'uso delle espres­sioni che ricorreranno poi nel corso del libro. Ripeto, su questo non esiste un linguaggio ufficiale e nep­pure un linguaggio universalmente accettato. Si noti anche che i confini tra una forma e un'altra non so­no netti: sono possibili le interferenze e l'assommar­si di più sintomi.


1. Disturbi esterni. Indichiamo così quelle sofferenze solo fisiche batti­ture, flagellazioni, urtoni con varie conseguenze, cadute di oggetti ecc., che riscontriamo nella vita di certi santi: il Curato d'Ars, s. Paolo della Croce, p. Pio... e che sono meno rare di quanto potrebbe sembrare. L'impressione è che il demonio agisca rimanendo all'esterno della persona; qualora si ri­scontrasse un'azione dall'interno, si tratterebbe di presenza solo provvisoria, limitata alla durata di quei disturbi.


2. Possessioni diaboliche. È la forma più grave e comporta la presenza permanente del demonio in un corpo umano, anche se l'azione malefica non è continua: si alternano le crisi a pause di riposo. Im­plica manifestazioni temporanee di blocco mentale, intellettivo, affettivo, volitivo. Possono sprigionarsi violente reazioni, conoscenza di lingue ignote alla persona, forza sovrumana, conoscenza di cose oc­culte o dell'altrui pensiero. Tipica l'avversione al sacro, spesso accompagnata da bestemmie. Ma occorre stare molto in guardia dai camuffamenti diabolici.


3. Vessazioni diaboliche. Si tenga presente sempre che in ciascuno di questi casi vi è una grande varie­tà di sintomi e anche grandi differenze di gravità. Le vessazioni sono forme saltuarie di disturbi; oppure forme che colpiscono nella salute, nel lavoro, negli affetti, nei rapporti con gli altri alcuni effetti: arrab­biature senza motivo, tendenza all'isolamento tota­le.... Possono colpire individui o gruppi, anche molto numerosi.


4. Ossessioni diaboliche. Pensieri ossessivi, spesso assurdi, ma tali che la vittima non è in grado di liberarsene, per cui vive in continuo stato di prostrazione, con persistenti tenta­zioni di suicidio. Si tenga conto che il suicidio è una tentazione ben presente anche nei due casi prece­denti. Spesso determinano come uno sdoppiamento


della personalità. La volontà resta libera, ma come oppressa dai pensieri ossessivi.


5. Infestazioni diaboliche. Con questa espressione non indichiamo i mali malefici sull'uomo, ma quelli che colpiscono luoghi case, uffici, negozi, campi..., oggetti automobili, cuscini, materassi, pupazzi..., a­nimali. Abbiamo già visto la testimonianza di Orige­ne, secondo cui anche in questi casi si facevano esorcismi, fin dai primi secoli del cristianesimo.


6. Ricordo infine l'espressione: soggezioni diaboli­che che indica quando volontariamente, con un pat­to esplicito o implicito, ci si sottomette alla signoria del demonio. Si possono creare legami particolari anche per cause involontarie e si può in tal modo cadere in una delle forme precedenti, soprattutto nella forma più grave, la possessione diabolica. Per poter procedere nella nostra esposizione dobbiamo ancora vedere in che modo si può cadere in questi mali diabolici straordinari. E’ importante tenerne conto per esporre poi che cosa si può fare sia come prevenzione sia come liberazione. Notiamo quattro cause principali, di cui due colpevoli e due incolpe­voli. 1. Per pura permissione di Dio. È chiaro che nulla accade senza il divino permesso; ma Dio non vuole mai il male, né la sofferenza, né la tentazione. Avendoci dato la libertà, permette il male e sa rica­varne il bene. In questa prima causa sappiamo che Dio può permettere al demonio di tormentare una persona, per temperarla nella virtù. È il caso biblico di Giobbe; è quanto è accaduto a tanti santi o beati. Ne approfittiamo per affermare che i disturbi diaboli­ci, di per sé, non ci dicono niente circa lo stato di grazia delle persone che ne sono vittime.


 2. Quando si subisce un maleficio. Anche in questo caso la vit­tima è incolpevole, ma c'è colpa da parte di chi fa il maleficio e di chi lo commissiona. Maleficio è nuo­cere ad altri mediante l'intervento del demonio. Può essere attuato in modi diversi: fattura, legatura, ma­locchio, maledizione... Non dimentichiamo che stiamo trattando temi gravi, ma che facilmente si prestano ad abbagli. Per cui c'è da guardarsi dalla sovrabbondanza di imbrogli, suggestioni, manie e simili.


3. Un'altra causale data da uno stato grave di indurimento nel peccato. E il caso evangelico di Giuda; è il caso di tanti che si sono abbandonati a perversioni sessuali, violenza, droga. Un'aggravan­te, oltre che una causa, che poi riscontriamo tre­menda quando si procede negli esorcismi, è il delit­to d'aborto: la liberazione richiede tempi assai più lunghi. Nello sfascio attuale della famiglia e della moralità, questa terza causa incide assai più che in tempi passati, per cui è grandemente aumentato oggi il numero delle persone colpite da mali malefici.


4. Frequenza a luoghi o persone malefiche. Parteci­pare a sedute spiritiche, fare magia o consultare maghi, stregoni, certi cartomanti e simili; praticare occultismo, partecipare a sètte sataniche o a riti sa­tanici, che hanno il loro apice nelle messe nere... Aggiungiamo l'influenza di mezzi di massa, quali gli spettacoli porno, i films di violenza e di orrore di tan­te reti televisive; il diffondersi della musica rock, culminante nel rock satanico e che ha le sue chiese, oltre che in stadi e prati, in quasi tutte le discote­che... Anche queste forme sono oggi in esplosione: più cala la fede, più aumenta la superstizione. Gli ec­clesiastici non hanno fatto nulla per opporvisi, o, al­meno, per mettere in guardia da questi perìcoli. Non esitiamo a ripeterlo: per la loro completa ignoranza, anche di quanto esplicitamente è scritto nella Bib­bia. Pure questa quarta causa è uno dei motivi per cui oggi i disturbi malefici sono più estesi che qual­che decennio fa, specie tra i giovani. Ritengo fon­damentale questa rapida esposizione perché, oltre ai princìpi generali circa l'esistenza e l'azione del demonio, occorre sempre tener presente quali mali Satana può causare e quali ne sono le cause, per potere prevenire e curare questi disturbi.


TESTIMONIANZE


Paolo VI ci parla di Satana Già il 29 giugno 1972 Paolo VI aveva parlato esplicitamente del demonio. Le frasi erano state forti. «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Il papa non esita a identificare que­sta forza negativa che vorrebbe soffocare i frutti del concilio: il suo nome è il diavolo. Il discorso provocò quasi uno scandalo nella stampa internazionale. Parlare di diavolo al giorno d'oggi — si affrettarono a dire i giornalisti — è voler ritornare al Medioevo. E, nella loro ignoranza, non si accorgevano che è un ritornare molto più indietro: al Vangelo, alla storia biblica, ad Adamo ed Èva! Qualche mese dopo, il 15 novembre dello stesso 1972, in un'udienza gene­rale, il santo padre ha ritenuto necessario ritornare sul tema, con una chiarezza e una completezza che richiamano tutto l'insegnamento biblico ed ecclesia­stico in materia. Riportiamo il discorso integralmen­te. «Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chie­sa? Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il demonio. Prima di chiarire il nostro pensiero, invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e pene­tra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. E il quadro della creazione, l'opera di Dio, che Dio stesso, come specchio superiore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza. Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica dell'umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello sopranna­turale, di promesse eterne. A saper guardare questo quadro non si può non rimanere incantati: tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore; così che l'universo, per ciò che è e per ciò che non è, si pre­senta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello e an­cora più perfetto. La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimistica; e questa visione giustifica la nostra riconoscenza di vivere, per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità. Ma è completa questa visione? È esatta? Nulla ci impor­tano le deficienze che ci sono nel mondo? Le di­sfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? Il dolore, la morte, la cattiveria, la crudeltà, il peccato: in una parola, il male? E non vediamo quanto male è nel mondo? Specialmente quando è male morale, cioè simulta­neamente, sebbene diversamente, contro l'uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo, i cantori del bene; noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall'osservazione e dalla esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell'ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio: una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l'altra invece rivolta al male; tor­mento che s. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d'una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo. Già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto in­teriore nel cuore stesso dell'uomo: «Video meliora­proboque, deteriora sequor». «Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo le peggiori», Ovidio. Tro­viamo il peccato, perversione della libertà umana e causa profonda della morte, perché distacco da Dio, fonte della vita; e poi, a sua volta, occasione ed ef­fetto d'un intervento in noi e nel nostro mondo d'un agente oscuro e nemico, il demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un es­sere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà! Misteriosa e paurosa. Esce dal qua­dro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure chi la spiega come una pseudorealtà, una personificazione con­cettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua com­plessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra u­nilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelli­genza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per anni s. Agostino: «Quaerebam unde malus et non erat exitus», «Io cercavo donde provenisse il male e non trovavo spiegazione». Ed ecco allora l'importanza che assume l'avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima dello svolgimento della storia evangelica, al principio della sua vita pubblica, chi non ricorda la pagina densissima di si­gnificato della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendo­si al demonio come al suo avversario, lo qualifica "principe di questo mondo"? E l'incombenza di que­sta nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del Nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama "il dio di questo mondo" e ci mette sull'avviso sopra la lotta al buio che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi — dice l'Apostolo — dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria» Ef 6, 11-12. E che si tratti non di un solo demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano. Ma uno è principale: Satana, che vuoi dire l'avversario, il nemico, e con lui molti: tutti creature di Dio, ma decadute perché ribelli e dannate; tutto un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infe­licissimo, di cui conosciamo ben poco. Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il demonio è all'origine della prima disgrazia dell'uma­nità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale. Da quella caduta di Adamo il demonio acquistò un certo impero sull'uo­mo, da cui solo la redenzione di Cristo ci può libera­re. È la storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorci­smi del battesimo ed i frequenti riferimenti della S. Scrittura e della liturgia alta aggressiva e all'oppri­mente "potestà delle tenebre". È il nemico numero uno; è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste dav­vero, e che con proditoria astuzia agisce ancora. È il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell'illogicità che sembra presiedere al­le nostre contrastanti vicende: «inimicus homo hoc fecit» Mt 13,28. È «l'omicida fin da principio... e pa­dre della menzogna», come lo definisce Cristo; è l'insidiatore sofistico dell'equilibrio morale dell'uomo. È lui il perfido ed astuto incantatore che in noi sa in­sinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della con­cupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali, nel gioco del nostro operare, per in­trodurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all'ap­parenza conformi alle nostre strutture fisiche o psi­chiche, o alle nostre istintive e profonde aspirazioni. Sarebbe questo, sul demonio e sull'influsso che egli può esercitare sulle singole persone, come su co­munità, su intere società o su avvenimenti, un capi­tolo molto importante della dottrina cattolica da ri­studiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici, in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorìe maniache, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si pre­ferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite u­topie magiche o popolari o, peggio, aprire la propria anima — la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spiri­to Santo! — alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda; fessure queste attraverso le quali il maligno può facilmente penetrare ed alterare l'umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica; ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso si espone all'influsso del "mysterium iniquitatis" a cui s. Paolo si riferisce 2 Tessalonicesi 2, 3-12 e che rende problematica l'alternativa della nostra salvezza. La nostra dottrina si fa incerta, oscurata come è dalle tenebre stesse che circondano il demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza moltepli­ce, diventa legittima con due domande. Vi sono se­gni, e quali, della presenza diabolica? E quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo? La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del maligno sembrano farsi eviden­ti. Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile e assurda; dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente; dove l'amore è spento da un egoismo freddo e crudele; dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle; dove lo spirito del vangelo è mistificato e smentito; dove la disperazione si afferma come l'ultima parola ecc. Ma la diagnosi è troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare; non pe­rò priva per tutti di drammatico interesse, a cui an­che la letteratura moderna ha dedicato pagine fa­mose. Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi da Gesù Cristo. «Noi sappiamo — scrive l'evangelista s. Gio­vanni — che siamo nati da Dio e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» 1 Gv 5,19. All'altra domanda: quale difesa, quale rimedio op­porre all'azione del demonio? La risposta è più faci­le a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall'invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L'innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell'ar­matura d'un soldato, le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano. Il cristiano deve essere mi­litante; deve essere vigilante e forte; e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare cèrte incursioni diaboliche. Gesù lo in­segna indicando il rimedio "nella preghiera e nel di­giuno". E l'Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciatevi vincere dal male, ma vinci nel bene il male» Romani 12,21. Con la consapevo­lezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano, noi cerche­remo di dare senso ed efficacia alla consueta invo­cazione della nostra principale orazione: «Padre nostro... liberaci dal male!». A tanto giovi, anche la nostra apostolica benedizione.


Influenza nefasta di certe musiche


Già vari autori cattolici hanno messo in guardia sulle nefaste conseguenze del Rock satanico. Ricordo in particolare: Piero Mantero, Satana e lo stratagem­ma della coda, Segno editore, e il libro di Corrado Balducci, Adoratori di Satana, Ed. Piemme. Riporto alcuni tratti fondamentali, dalla rivista Lumière et Paix, maggiogiugno 1982, p. 30. Esiste negli Stati Uniti, estesa poi su scala internazionale, una asso­ciazione che si chiama WlCCA Tradotto significa: Associazione dei fattucchieri e congiurati. I compo­nenti di questa associazione sono numerosissimi; possiedono tre compagnie di dischi e ogni disco ha lo scopo di contribuire alla demoralizzazione e alla disorganizzazione interiore della psicologia dei gio­vani. Praticano il satanismo e si consacrano alla persona di Satana. Ognuno di questi dischi descrive esattamente gli stati d'animo che convengono ai di­scepoli di Satana, e invita le persone a celebrarne la gloria, l'onore, la lode. C'è anche un famoso gruppo, i ROLLIN STONES, anch'essi appartenenti a una setta satanica della regione di San Diego, che di­vulgano in molti loro canti — anche se non in tutte le loro musiche — gli stessi princìpi, poiché sono sempre persone consacrate al culto di Satana. È molto conosciuta anche un'altra organizzazione, quella dei GARRY FUNKELL, che produce lo stesso tipo di musica. Questi gruppi hanno soprattutto lo scopo di divulgare i dischi che hanno per fine di condurre i giovani al satanismo, ossia al culto di Sa­tana. I dischi consacrati a Satana si basano su quat­tro princìpi.


1. Per prima cosa è importante il ritmo, chiamato Beat, che si sviluppa seguendo i movimenti della re­lazione sessuale. Tutto a un tratto gli ascoltatori si sentono coinvolti in una specie di frenesia. È per questo motivo che si sono registrati molti casi d'iste­rismo, prodotti dall'ascolto continuo di tali dischi; è il risultato che si ottiene esasperando l'istinto sessua­le per mezzo del Beat di cui abbiamo parlato. ;


2. In secondo luogo è usata la intensità del suono, scelta deliberatamente in modo da raggiungere una forza di 7 decibels superiore alla tolleranza del si­stema nervoso. È tutto ben calcolato; quando ci si sottopone a questa musica per un certo tempo, so­pravviene nella persona un certo tipo di depressio­ne, di ribellione, di aggressività. In tal modo uno ar­riva a dire, senza rendersene conto: «In fondo, io non ho fatto nulla di male: ho solo ascoltato della musica per tutta la serata». Così credono anche molti genitori ed educatori, del tutto inesperti in que­sto campo — ndr. E invece un metodo previsto e ben calcolato, diretto a esasperare il sistema nervo­so e orientato, in tal modo, al conseguimento di un risultato preciso: portare gli ascoltatori ad uno stato di confusione e di disordine, che li spinge alla ricer­ca di come attualizzare il Beat, ossia il Ritmo, che hanno ascoltato per tutta la serata; ed è così che si arriva anche a reclutare nuovi adepti da avviare al satanismo. Ed è lo scopo finale che si prefiggono gli autori.


3. Il terzo principio è di trasmettere un segnale sub­liminale. Si tratta di trasmettere un segnale elevatis­simo al di sopra dell'udito, un segnale supersonico che agisce sull'inconscio. E un suono frastornante, dell'ordine di circa 3.000 vibrazioni al secondo, che non è possibile afferrare con le proprie orecchie proprio perché è supersonico; esso scatena nel cer­vello una sostanza il cui effetto è esattamente iden­tico a quello della droga. Si tratta così di una droga naturale, prodotta dal cervello in seguito a quegli stimoli che si sono ricevuti, ma di cui non ci si è resi conto. Ad un certo momento ci si sente strani... Questa stranezza induce la persona a ricercare la droga vera e propria, o a prenderne dosi maggiori se si è già tossicodipendenti.


4. C'è anche un quarto elemento: La consacrazione rituale di ogni disco nel corso di una messa nera. Prima infatti che ogni disco sia immesso nel merca­to, viene consacrato a Satana con un rituale partico­lare, che è una forma vera e propria di messa nera. Se qualche volta vi siete presi la pena di analizzare le parole di queste canzoni con l'ausilio di un perso­nal computer, Parole che talvolta sono nascoste, veri e propri messaggi, e percepibili solo ascoltando il brano regolandone opportunamente la velocità, ed all'indietro, in senso inverso, vi sarete accorti che i temi generali sono sempre gli stessi: ribellione con­tro i genitori, contro la società, contro tutto quello che esiste; la liberazione di tutti gli istinti sessuali; la possibilità di creare uno stato anarchico, per far tri­onfare il regno universale di Satana. Ci sono anche degli inni direttamente dedicati a Satana. Basta prendere, ad esempio, la canzone "Hair", per tro­varvi quattro parti dedicate al culto di Satana. Dopo quanto abbiamo detto, chi oserebbe negare il peri­colo delle influenze del maligno, che conta tanti complici nella via della ribellione e dell'odio? Leg­giamo nell'Apocalisse: «E s'adirò il drago; contro la donna, e se ne andò a far guerra al resto della sua discendenza, a quelli che osservano i comanda­menti di Dio e hanno a cuore la testimonianza di Gesù» 12,17. 75


COME RICONOSCERE LE PRESENZE MALEFI­CHE


Entriamo nel vivo del problema che a noi interessa: quali sono i sintomi da cui si capisce che un male è malefico e non di origine naturale. In base ai risultati di questo esame si procederà a indirizzare la perso­na o ai medici, o si farà una preghiera di liberazione, oppure un esorcismo. Quanto esponiamo è frutto di esperienza, ma ha un valore molto personale. Le poche regole suggerite dal Rituale sono del tutto in­sufficienti e non esistono libri che trattino questo ar­gomento. Per cui anche tra gli esorcisti il modo di procedere è molto vario, dipendendo dall'esperien­za che ciascuno ha fatto per proprio conto. Qualcu­no si aiuta facendo riempire un modulo con delle domande. Altri, i più, procedono a un interrogatorio della persona interessata e dei familiari: è molto im­portante anche la testimonianza dei familiari perché spesso chi è colpito da questi mali particolari non è in grado di rendersi conto con esattezza del suo comportamento e delle sue reazioni. Lo svolgimento di questi procedimenti è molto importante perché è da qui che si distinguono quali sintomi sono signifi­cativi e quali no, per riconoscere se ci si trova di fronte a un male di origine malefica. Diciamo anche subito che di sintomi ce ne vogliono vari un sintomo solo, per quanto significativo, non può mai bastare; ma poi è solo con l'esorcismo che si univa alla cer­tezza morale. Il metodo da me seguito è procedere a un breve interrogatorio per vedere se ci sono sin­tomi di "sospetto": se questi mancano come mi capi­ta il più delle volte, mi limito a qualche consiglio a­datto al caso, ma non do neppure un appuntamen­to. Si noti che questo primo esame sono solito farlo per telefono o per lettera; per questo è molto breve. E un metodo reso necessario dal grandissimo af­flusso di richieste. Se riscontro segni di "sospetto" fisso un appuntamento e inizio senz'altro con un esorcismo di indagine, che può essere più o meno lungo secondo le reazioni che riscontro. Si noti un aspetto che considero fondamentale! Ritengo che l'esorcismo abbia non solo effetto curativo di libera­zione, ma anche, e prima di tutto, diagnostico. È molto interessante osservare il comportamento du­rante l'esorcismo; spesso è ancor più significativo vedere l'effetto dell'esorcismo a distanza di giorni; in molti casi è fondamentale tener conto delle evolu­zioni che avvengono durante una serie di esorcismi: sia riguardo al comportamento della persona, sia riguardo alle conseguenze. Talvolta mi è capitato che, solo dopo una serie di esorcismi, si è potuto giungere a una diagnosi sicura; altre volte è avvenu­to che il comportamento della persona esorcizzata ha seguito un'evoluzione del tutto imprevedibile lun­go il corso degli esorcismi, ma tale da evidenziare sempre più la natura del male e giungere alla libe­razione. Nell'interrogatorio preliminare chiedo, per prima cosa, perché hanno pensato di rivolgersi a un esorcista e in base a quali sintomi. Spesso emergo­no motivi banali, tali da liquidare la richiesta con po­che battute.


Qualche esempio. «Ho sentito parlare di mali, malefici e vorrei vedere se ne ho»; ma la persona si mostra priva di qualsia­si sintomo significativo. «Preghi, si accosti spesso ai sacramenti, viva conforme alla legge del Signore e cacci via ogni falsa paura»: il caso è chiuso.



17/09/2016 13:51

«Padre, mio figlio sta diventando nervoso; ho paura che gli abbiano fatto qualcosa». Anche qui, alle mie domande, si evidenzia la mancanza di qualsiasi sin­tomo, tale da destare sospetto; dò i soliti consigli generali e basta.


«Padre, mio marito m'ha lasciata per andare con un'altra donna. Mi voleva tanto bene! Certamente gli hanno fatto una fattura»; pure in questo caso, con poche domande, si vede che non c'è nessun sinto­mo positivo che desti sospetto; le fatture non c'en­trano affatto, per cui si danno i consigli opportuni e basta.


Altre volte la spinta a rivolgersi all'esorcista viene da persone sospette. «Padre, mi dia un appuntamento; ho una fattura». «E chi glielo ha detto?». Spesso la persona si trova imbarazzata a rispondere; capisce di essersi basata su un motivo che zoppica o che forse le meriterà un rimprovero. Ma si fa coraggio, costretta dalla domanda: «E stata una zingara — E stata una santa persona, di molta preghiera, che mi ha dato una benedizione — Sono andata da un car­tomante; mi ha detto che mi hanno fatto una fattura e mi ha chiesto cinque milioni per toglierla. Io ho pensato bene di venire' da lei. — Faccio parte di un gruppo di preghiera; hanno pregato su di me, hanno fatto discernimento e hanno visto che io ho dei mali malefici per cui ho bisogno di ricorrere all'aiuto di un esorcista — Sono andato da un sacerdote molto buono, che benedice, benché non faccia veri e pro­pri esorcismi; ho avuto delle reazioni violente: ho ur­lato, mi sono buttato per terra, ho bestemmiato; alla fine il sacerdote mi ha detto che avevo bisogno di esorcismi — Sono andato da un guaritore, o prano­terapeuta, non so bene; mi ha fatto certi riti, mi ha fatto bere dell'acqua particolare; in seguito mi sono sentito molto male e ho capito di avere qualcosa che non và. Potrei continuare a lungo... la serie di queste dichia­razioni. Oggi siamo pieni di persone stimate sante, di guaritori, di cartomanti, di maghi, di zingari, di veggenti, di carismatici e simili. Non è facile orien­tarsi. Sono contrario alle soluzioni di comodo: «Tut­te storie, tutte falsità». E invece necessario discer­nere perché, anche se è vero che nella maggioran­za dei casi si tratta di falsi allarmi o di imbrogli, tal­volta si tratta invece di avvertimenti seri, giusti e che meritano di non essere disattesi. In molti casi l'im­broglio o la magia è evidente. Negli altri casi proce­do all'interrogatorio come ho esposto in preceden­za, per vedere se vi sono sintomi sospetti; e in que­sto caso accordo l'appuntamento e procedo. Quali sono i primi sintomi di sospetto, in seguito ai quali fisso un primo incontro? Possono essere tanti; qui mi limito ai più ricorrenti. I familiari in genere sono loro; più raramente la persona che è direttamente interessata mi dicono che i medici non riescono a formulare una diagnosi precisa e che nessuna me­dicina ha effetto. Si noti che quando parlo delle me­dicine che "non hanno alcun effetto", non intendo dire che le medicine non guariscono il male; ma in­tendo dire che le medicine non ottengono neppure quell'effetto immediato che sarebbe loro proprio. Ad esempio, quando i sedativi o i sonniferi sono del tut­to inefficaci o ottengono l'effetto contrario, benché assunti in dosi molto forti. La incapacità a formulare una diagnosi e l'inefficacia delle medicine può esse­re un primo sintomo sospetto. Poi mi dicono che quel loro familiare, un tempo praticante, non riesce più a pregare, non va più in chiesa e si arrabbia se viene invitato ad andarci; talvolta bestemmia o si ur­ta alla vista di immagini sacre. L'avversione al sacro è senz'altro un sintomo significativo. Se aggiungono che la persona ha crisi di rabbia, di violenza, contra­riamente al suo carattere; insulta, bestemmia, e poi non ricorda più niente di queste sue crisi, anche questo è un sintomo sospetto specie per le be­stemmie, anche se è in comune con mali psichici. A questo punto passo ad un'altra serie di domande. Chiedo da quanto tempo dura il male e se è ricolle­gabile a un fatto particolare. Potrebbero così emergere dati significativi. Ad e­sempio se la persona ha fatto sedute spiritiche, se ha frequentato maghi, se la sua cerchia di amicizie comprendeva persone dedite a droga, o a occulti­smo, o a certe discoteche. Generalmente emerge una causa a cui si attribuisce l'inizio dei guai; spes­so si tratta di una persona particolare. Chiedo come è cambiato, da quel momento, il comportamento della persona; se ha fatto stranezze, in quali casi manifesta più violenza. Spesso i familiari stessi, nel corso dell'interrogatorio, si meravigliano di come vengano in mente dei fatti, dei particolari a cui non avevano dato importanza e che invece si dimostra­no indicativi. Molte volte la prima benedizione così normalmente chiamo gli esorcismi, parlando con le persone si riduce a poco. Capita spesso che le per­sone, nel desiderio di ottenere un appuntamento, esagerino i disturbi che, alla prova dei fatti, si dimo­strano assai meno preoccupanti. Molte volte, pro­prio tante, mi capita di dover dire: «Qui non ci vo­gliono esorcismi, ma ci vuole una conversione». In­fatti le persone che vengono, sovente sono comple­tamente lontane dalla preghiera e dai sacramenti; la messa festiva è trascurata con estrema facilità: nel sacramento della riconciliazione me ne sono accor­to da tempo i penitenti neppure se ne accusano più. Da troppi anni i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa non sono più insegnati. Spesso poi si riscontrano situazioni matrimoniali anormali, irrego­lari e ingarbugliate. Oggi la famiglia non prega: guarda il televisore, per cui non c'è neppure dialogo tra i membri. Se vedo che non c'è motivo di sospet­to, dò una semplice benedizione, se è opportuno, recitando la preghiera del Rituale sui malati. In caso contrario procedo all'esorcismo, normalmente breve la prima volta, ma che può durare più o meno lun­gamente, secondo le reazioni che riscontro. Termi­no con i soliti ammonimenti circa la preghiera, i sa­cramenti, la vita di grazia. Varie volte ho costatato che una buona confessione generale che raccomando sempre come punto di partenza con la ripresa di una intensa vita di pre­ghiera e di grazia ottiene la cessazione dei disturbi lamentati. Mentre senza preghiera e una vita di gra­zia gli esorcismi non hanno efficacia. Mi tengo tutta­via informato circa l'esito dell'esorcismo fatto, so­prattutto se si tratta di casi dubbi. E capitato, infatti, che, alle volte, durante l'esorci­smo, non vi sia stata nessuna reazione particolare, ma che in seguito si sia manifestato un effetto posi­tivo, durato per lungo tempo o, più spesso, per qualche giorno soltanto. Questo è già un sintomo sufficiente per dover insistere con altri esorcismi. In varie situazioni, procedendo negli esorcismi, la per­sona sempre più manifestava sintomi di presenze malefiche; incominciava col rivoltare gli occhi in alto o in basso, nel modo molto ben conosciuto dagli esorcisti; le volte successive, diventava progressi­vamente sempre più furiosa, esplodendo in urla e bestemmie; a un certo punto la forza del demonio, ormai interamente scoperto, si dimostrava anche col dialogo, rispondendo alle domande. Ho seguito dei casi in cui, dopo mesi di esorcismi, e una volta an­che dopo due anni, la presenza malefica si è pale­sata con tutta la sua forza. Chi avesse atteso che si fossero manifestati i tre segni elencati nel Rituale, sia pure a titolo di esempio parlare lingue scono­sciute alla persona, avere una forza sovrumana, ri­velare cose occulte, non avrebbe mai incominciato a fare gli esorcismi. Inutile dire che, più il caso si presenta grave, e più occorre raccomandare di pre­gare e far pregare. È necessario, inoltre, ricercare se esiste qualche impedimento alla grazia, che debba essere rimosso. Si può trattare di situazioni irregolari da sistemare riguardo al matrimonio, al la­voro, alla gestione patrimoniale, se si sono com­messe in radice gravi ingiustizie.... Un discorso par­ticolare, per la sua grande importanza, va fatto sempre a proposito del perdono di cuore. Alle volte si sa con quasi certezza chi ha causato quei distur­bi; o comunque ci si può trovare in situazioni di ten­sione, con familiari o con altri, per gravi torti subiti. È necessario perdonare di vero cuore, abbandonare ogni risentimento, pregare intensamente per quelle persone. In molti casi è stata questa la via per ri­muovere gli ostacoli alla grazia e ottenere la libera­zione. Dall'andamento degli esorcismi si ha l'im­pressione che prima il male debba emergere tutto; solo dopo inizia la liberazione. Si arriva sempre alla guarigione totale? Quanto tempo ci vuole? Sono due domande difficili. Già s. Alfonso, parlando degli esorcismi, avvertiva che non sempre si arriva alla guarigione, ma sem­pre si riesce a dar sollievo alle persone colpite. Di fronte a certi miei momenti di scoraggiamento per gli scarsi risultati, p. Candido assai spesso mi ha ri­petuto che noi dobbiamo fare tutta la nostra parte, lasciando a Dio le decisioni; e non si è stancato di ripetermi: «Se lei sapesse quante vite salviamo!». Infatti si ha l'impressione, anzi, lo si tocca con ma­no, che in molti casi l'esorcismo infonde nella per­sona colpita la forza di accettare il suo stato e di andare avanti. E però giusto notare che nella gran­de maggioranza dei casi si arriva alla guarigione, e spesso alla guarigione completa. Ma non possiamo prevedere quanto tempo ci vorrà. Dipende dalla gravità del caso; da quanto il male è radicato nella persona. Dipende dall'impegno di preghiera e di to­tale abbandono in Dio da parte della persona stes­sa, dei suoi cari, di quanti l'aiutano. Dipende dai piani che Dio ha su quella persona, per cui ha per­messo quella sofferenza. Molte volte, in casi di una certa gravità, sono stati necessari tre, quattro anni di esorcismi. Personalmente ritengo che vi sia un duplice beneficio nella lunghezza del tempo richie­sto, per giungere alla liberazione: per la persona colpita, che ritorna a una vita di costante e abituale preghiera, di grazia, di fiducia in Dio. Non sempre ciò accade nei casi di breve durata. I casi risolti in breve tempo talvolta hanno dato occasione ad un abbandono totale di ogni pratica religiosa, determi­nando poi una più grave ricaduta nel male. Ma vi è un secondo beneficio anche per le persone dei pa­renti e degli amici, che si sentono maggiormente stimolati alla preghiera e a credere con fede nelle realtà invisibili. Tanta gente, che oggi non crede più a queste cose, farebbe bene ad assistere a certi esorcismi! Ne avrebbero bisogno anche molti eccle­siastici. Certamente quando Dio permette il male è sempre per ricavarne un bene maggiore. A questo punto, prima di proseguire, pongo una domanda: sono sempre necessari gli esorcismi? Non esistono altri mezzi? E una domanda molto pratica e impor­tante, a cui cercherò di rispondere nel capitolo se­guente.


TESTIMONIANZE


Una comunità religiosa bene impegnata


Giancarlo è un religioso che studia teologia, in pre­parazione al sacerdozio; ha venticinque anni. Quando andai per la prima volta ad esorcizzarlo, era in un momento di crisi: disteso sul letto, cinque confratelli lo reggevano con forza e visibile fatica. Veniva assistito giorno e notte da uno dei due membri della sua congregazione che, a turno, si e­rano impegnati ad aiutarlo. Ma quando era assalito dalle crisi, con la tendenza di buttarsi dalla finestra, bisognava fare accorrere rinforzi: ci volevano pro­prio almeno cinque persone. Notai che aveva una mano fasciata; aveva rotto con il pugno due vetri di una finestra. Ero stato invitato per fare qualche e­sorcismo in più, dato che Giancarlo veniva già esor­cizzato settimanalmente dall'esorcista diocesano. Ma si desiderava anche un mio parere; c'erano dubbi se si trattasse veramente di possessione de­moniaca, anche se a questa conclusione erano giunti concordemente lo psichiatra che aveva in cu­ra l'infermo e l'esorcista della diocesi, appositamen­te incaricato dal vescovo. Alcuni sintomi non con­vincevano i superiori maggiori della Congregazione, che già avevano preso accordi per un esame sup­plettivo, che avrebbe dovuto fare un noto psichiatra romano, circa una settimana dopo la mia visita. Giancarlo era un religioso molto intelligente, di buon carattere, apprezzato dai superiori e dai compagni. Aveva sempre dimostrato di possedere tutte le qua­lità per diventare un buon religioso e un buon sa­cerdote: durante gli anni di postulato, di noviziato, di voti temporanei che lo avevano portato alla profes­sione perpetua. Fedelissimo nella vita di preghiera, intelligente negli studi, di buon carattere, non si po­teva prevedere la burrasca che scoppiò di colpo, anche se poi se ne ripercorsero le tappe di matura­zione: d'un tratto manifestò l'impossibilità di pregare, di stare in chiesa e, dopo una crisi di violenza, fece il primo tentativo di suicidio. Da quel momento le crisi violente lo assalivano varie volte al giorno an­che di notte e duravano due, tre ore. Bisognava che accorressero i robusti rinforzi per reggerlo, mentre lui urlava, alternava bestemmie a risate sarcastiche e si dimenava con forza, per poter attuare i suoi ten­tativi autolesionistici. In più era soggetto a lunghe crisi di immobilità, della durata di tre, quattro ore: durante queste crisi non aveva nessuna padronan­za di sé, non parlava, non reagiva a stimoli esterni come punture, pur rimanendo cosciente e ricordan­do poi tutto ciò che era accaduto durante quelle ore. La mia impressione, dopo un lungo esorcismo, fu di trovarmi di fronte a un caso di completa possessio­ne diabolica. E ammirai l'ottima assistenza. Prima di tutto da parte del suo superiore, che credeva nella possibilità delle possessioni diaboliche cosa non comune oggi nel clero, faceva tutto il possibile per giungere alla guarigione, riservando a sé le parti più dure, come l'assistenza notturna. E ammirai i con­fratelli che, oltre a pregare unanimi per la sua guari­gione, si alternavano con grande generosità nell'as­sistenza. La mia visita diede maggior sicurezza cir­ca la linea che si stava seguendo, ma si attendeva la visita dello psichiatra romano per avere una con­ferma decisiva. Questi ebbe la cattiva idea di arrivare in compagnia della moglie psicologa; a mio parere, ne fu total­mente condizionato. La visita si limitò a un dialogo sereno e cordiale con l'infermo. I due coniugi si rifiu­tarono di assistere a una crisi di violenza, avvenuta poco dopo il colloquio e inviarono, in seguito, il loro parere: si trattava di un fatto isterico e bastava al­lontanare l'infermo dalla casa religiosa per un mese, ossia fargli passare un mese di distrazioni, senza pratiche di pietà, senza esorcismi, senza assisten­za. Inutile dire che il responso lasciò molto perplessi i superiori, consci delle crisi di violenza e dei tentati­vi di suicidio, che richiedevano una robusta vigilan­za. Intanto vedevo che gli esorcismi davano già qualche risultato positivo. Consigliai di interpellare un altro specialista: si aveva tra le mani la diagnosi discordante di due psichiatri, valeva la pena di con­sultarne un terzo. Ma consigliai di sceglierlo tra quei pochi psichiatri che sono anche consci e pratici di possessioni demoniache; mi pareva indispensabile questo requisito, nel caso in esame. E così fu fatto. Il valente psichiatra interpellato, dopo un esame molto accurato, rilevò nelle sue conclusioni le per­fette condizioni psicofisiche del paziente e confermò quanto aveva costatato di persona: manifestazioni di orrore al sacro, tipiche delle possessioni diaboli­che. Così Giancarlo continuò a essere curato in maniera intensiva con gli esorcismi e con gli altri mezzi che si usano in simili casi. Il Signore fu molto prodigo di grazie con lui, perché il miglioramento fu costante, rapido, al di sopra di ogni più ottimistica previsione. Potevo rendermene conto ogni volta che andavo a esorcizzarlo, mensilmente, mentre invece l'esorcista diocesano continuava la sua opera una volta alla settimana. Credo che molto merito sia da attribuirsi alle preghiere di tutta quella comunità e alla piena collaborazione di Giancarlo che, con vo­lontà ferrea, seguiva le istruzioni e controbatteva gli assalti del maligno. Possiamo parlare di essere giunti alla guarigione quasi completa in poco più di tre anni; le piccole conseguenze rimaste stanno rapidamente scompa­rendo. Si è trattato veramente di una guarigione ra­pida se si pensa che le cause risalivano fin dalla nascita il rifiuto da parte del padre, che non voleva figli e tanto meno un figlio maschio e avevano avuto continue ricariche durante i venticinque anni di vita, in occasioni che non è stato poi difficile ricostruire, fino alla causa scatenante finale, che aveva deter­minato la prima crisi di violenza e aveva manifestato tutto il male che si era andato accumulando. Mi so­no più volte trovato a dover affrontare casi analoghi — anche se non esistono due casi uguali — e per giungere alla guarigione o alla quasi guarigione è stato necessario un tempo più lungo. Talvolta si è giunti a ottenere solo dei miglioramenti.


Sono infermiera in psichiatria


Sono spinta a scrivere dopo aver letto, in un noto giornale cattolico, un articolo sul demonio. Certa­mente è stato scritto in buona fede; ma desidero te­stimoniare quanto mi è accaduto, che è in diretto contrasto con ciò che il sacerdote asserisce nell'ar­ticolo. Ho 54 anni, sono infermiera e da sedici anni esercito la mia professione ininterrottamente in un reparto psichiatrico. Nonostante i miei difetti, ho sempre creduto in Dio, anche se sono stata poco praticante. La mia fede non era stata approfondita; si basava solo sulla educazione avuta nell'infanzia, per cui a un certo punto non reggeva più. Per de­cenni non ho più messo piede in chiesa, anche se ogni tanto pregavo a modo mio. Poi smisi anche di pregare; ma mi sentivo infelice, come se rifiutassi un amore di cui avevo bisogno. Sette anni fa, con i figli ormai grandi o sistemati, ho incominciato ad avere più tempo per me stessa e ho voluto approfondire i miei rapporti con Dio. Ma è stato un grande sforzo. Mi sentivo come legata, ari­da, chiusa in me stessa, quasi incapace di comuni­care. Ho avuto paura. A vari miei colleghi di lavoro è successo di subire danni alla salute mentale; teme­vo che capitasse la stessa cosa anche a me. Invano qualcuno, tra cui il cappellano dell'ospedale, ha cer­cato di aiutarmi. Rifiutavo tutto; ogni mattina mi svegliavo piena di odio contro tutto e contro tutti. Sentivo in me una vi­olenza omicida di vecchia data, ma sempre repres­sa dalla mia educazione; provavo rancori irragione­voli; avrei voluto urlare mentre invece, per l'abitudi­ne che avevo all'autocontrollo, apparivo calma e dolce. Eppure fin dall'adolescenza avevo avuto idee suicide, anche se sempre represse. Vivevo in uno stato di continua angoscia. Di notte, da molti anni, a intervalli irregolari, mi si ripresentavano alcuni sogni strani. Ad esempio, vedevo un uomo in fondo a un tubo vuoto, non capivo se era un rotolo di carta o una conduttura di fogna. Di quest'uomo non riuscivo mai a vedere la testa. Mi diceva: «Sarai mia». A quel punto urlavo terrorizzata, ma al tempo stesso avevo il desiderio di seguirlo. Mio marito mi sveglia­va, conscio che facevo sogni d'incubo. Ecco un altro sogno. Qualcuno mi metteva in braccio una bambi­na di nove, dieci mesi; io l'accoglievo con gioia. Su­bito quel dolce peso diventava come di piombo, io facevo ogni sforzo perché non mi cadesse, ma nei miei tentativi facevo del male, ferivo quella piccola creatura. Mi svegliavo triste e pregavo Dio di sal­varmi da quegli incubi o da quelle premonizioni. Nel 1989 mi trovai per caso ma è il Signore che aveva disposto così a parlare con un esorcista. Ho provato a spiegargli quello che provavo e tante altre stra­nezze, unite alla mia quasi impossibilità di pregare. Quel sacerdote mi ha detto che ero attaccata dal demonio e che potevo liberarmi; lui mi avrebbe aiu­tata. È stata una cosa meravigliosa, senza urla e senza nessun gesto spettacolare quando lui mi be­nediceva. Direi che tutto si è svolto nel modo più di­screto, più delicato. Poco per volta ho perso ogni sentimento d'odio, ogni voglia di urlare; non provavo più rancore verso nessuno, né voglia di suicidio o di violenza. Sono scomparsi i miei sogni d'incubo; è stato come se tutto il male che si era accumulato in me nel corso della vita e che avrebbe avuto voglia di sfogarsi, fosse interamente scomparso. Ho ripre­so con fedeltà le pratiche religiose e soprattutto prego molto. Eppure sono rimasta "segnata". Il ma­ligno non mi molla e talvolta mi malmena fisicamen­te e psichicamente. Nei momenti peggiori ricorro di nuovo al mio salvatore, l'esorcista, che mi rida pace e mi guida ad accettare le sofferenze in unione alla passione di Cristo. Accetto volentieri questa missio­ne di sofferenza, a vantaggio delle persone tormen­tate da Satana. Prego sempre lo Spirito Santo di guidarmi e mi pare che lo faccia. Ecco come; Si dice che un ladro riconosce un altro ladro e un bugiardo riconosce un altro bugiardo. A me pare di riconosce­re chi è tormentato dal demonio, anche se procedo con estrema prudenza, per paura di sbagliarmi. Ce­cilia veniva curata da quindici anni come malata psichica, ma aveva dei comportamenti atipici. Io l'ho accompagnata più volte dall'esorcista che, studiato il caso, le ha fatto una serie di esorcismi. Fatto sta che è quasi guarita. Il primario del nostro reparto ammette questa guarigione, anche se confessa onestamente di capirci poco. Cecilia ha conservato ancora certe abitudini di prima; deve rifarsi psicolo­gicamente. Ma la diagnosi che risultava nella sua cartella clinica è tutta da buttare. Lei e i suoi familiari sono molto soddisfatti. Sia pure con molta esitazio­ne, ho parlato al sacerdote esorcista di due pazienti del mio reparto, Rachele e Silvia. Lui non le ha mai incontrate, ma ha fatto per queste due persone del­le preghiere di liberazione a distanza, ossia senza la loro presenza. Può stupire questo fatto, ma io sono stata sorpresa dai risultati: entrambe sono state liberate da ogni forma di vio­lenza, tanto da poter essere dimesse dall'ospedale. Tutti i medici si sono meravigliati della rapida guari­gione e ne hanno attribuito il merito alle loro cure. Mi fanno proprio ridere! Basti dire che Rachele ha ammesso, prima di uscire, che da un mese non prendeva più nessuna medicina, perché sputava nei bagni tutte le pastiglie che le venivano somministra­te. Ma è propio tanto difficile ammettere che Dio può guarire? E vero, anche l'esorcista non vuole mai che io dica: «E stato lei a guarirmi, a guarire Rache­le e Silvia, a guarire...». Non vuole sentire questo. Ma almeno ripete sempre che


Dio esaudisce chi prega con fede.


Ecco le cose che avrei voluto dire a quell'articolista. Avrei voluto dirgli che, a mio modesto avviso, esi­stono vari gradi di influenza del demonio. Io non ho studiato queste cose; le ho viste. Avrei voluto dire che ci vogliono esorcisti veramente qualificati, specializzati; e che la maggior parte dei sacerdoti di queste cose non ne sanno proprio nien­te. Penso che questa realtà, oggi, sia più frequente e quindi più importante, che ai tempi in cui essi stu­diavano in seminario. L'articolo che mi ha ispirato a scrivere. Forse ha ragione a sostenere che i casi di possessione sono rari; a sostenere il contrario si fa­rebbe, forse, pubblicità al maligno. Ma in quell'arti­colo non si dice che ci sono anche tanti casi minori, non di possessione, ma di influenze malefiche. E quando l'autore dell'articolo spinge a rivolgersi subi­to a uno psichiatra, vorrei dirgli, io che da 16 anni lavoro in psichiatria: «Se si conosce un sacerdote veramente competente, è meglio prima rivolgersi a lui». Prego e faccio pregare perché gli esorcisti ab­biano tutte le grazie necessarie al loro difficile com­pito. E perché la Chiesa si renda conto di questa necessità e si dedichi alla formazione di esorcisti competenti. È una carenza immensa, evidentissima a chiunque lavori in questo settore.


ESORCISMI E PREGHIERE DI LIBERAZIONE


«Coloro che crederanno in me, nel mio nome scac­ceranno i demoni» Marco 16,17: con queste parole Gesù, che aveva dato il potere di scacciare i demoni prima ai dodici apostoli e poi ai settantadue disce­poli, ha esteso lo stesso potere a tutti i credenti in lui. La condizione è che si agisca nel suo nome. La forza di chiunque scaccia i demoni, esorcista o no, sta nella fede nel nome di Gesù, perché «non è sta­to concesso agli uomini nessun altro nome sotto il celo per mezzo del quale siano destinati a salvarsi» Atti 4,12. È perciò un potere che deriva direttamente da Cristo e che nessuno può limitare o misconosce­re. La Chiesa però, per dare un maggior aiuto a co­loro che soffrono di mali malefici e per mettere in guardia dagli imbroglioni, ha istituito un apposito sa­cramentale, l'esorcismo. Se vogliamo essere chiari e non cadere in continui equivoci, dobbiamo usare le parole in modo appropriato, senza fare confusio­ni. L'esorcismo è un sacramentale, istituito quindi dalla Chiesa, che può essere amministrato esclusivamen­te da quei sacerdoti mai da laici che ne abbiano a­vuta peculiare ed espressa licenza dal loro vescovo. Tutte le altre preghiere dirette a liberare dal demo­nio, recitate da sacerdoti o da laici, sono preghiere private e possiamo chiamarle "preghiere di libera­zione". Non ammetto altri linguaggi, che sono solo causa di equivoci, anche se vengono usati da autori rinomati. Ad esempio non accetto che si parli di e­sorcismi solenni, amministrati dall'esorcista, e di e­sorcismi semplici, amministrati da ogni sacerdote o laico. Si deve parlare di esorcismo solo quando si tratta di quel sacramentale istituito dalla Chiesa, che usa delle apposite preghiere indicate dal Rituale e che può essere amministrato solo dagli esorcisti. Tutte le altre forme in uso, da parte di sacerdoti o laici, di singoli o di gruppi, non sono esorcismi. Non esistono esorcismi solenni o semplici. Che differenza c'è tra l'esorcismo e la preghiera di liberazione? Che cosa è più efficace? Diciamo pure che lo scopo è identico: liberare da una presenza o da un'influenza malefica. Quanto all'efficacia il di­scorso è più complesso. Un laico che prega per la liberazione dal demonio, fa una preghiera privata, in cui esercita il sacerdozio dei fedeli e si avvale del potere dato da Cristo a quanti credono in lui. Il sa­cerdote che prega allo stesso scopo, fa anche lui una preghiera privata che, a pari condizioni, ha più efficacia in quanto usa del sacerdozio ministeriale e del suo mandato di benedire. Un esorcista che am­ministra un esorcismo, ha un'efficacia ancora mag­giore, di per sé, perché compie un sacramentale, fa quindi una preghiera pubblica, che coinvolge l'inter­cessione della Chiesa. Ma stiamo bene attenti. Il Si­gnore tiene molto conto della fede. Per cui è possi­bile che la semplice preghiera di un laico, benché preghiera privata, abbia più efficacia delle altre. Co­sì è possibile che la preghiera di un sacerdote non esorcista, fatta con molta fede, abbia più efficacia della preghiera di un esorcista autorizzato dal ve­scovo, ma che agisce con minor fede. Espongo su­bito un esempio pratico. Sappiamo da p. Raimondo da Capua, confessore e storiografo di s. Caterina da Siena, che quando gli esorcisti non riuscivano a li­berare un indemoniato, lo mandavano da Caterina. La santa pregava e otteneva la liberazione. La sua preghiera non era un esorcismo; essa non era né esorcista né sacerdote. Ma era santa! Si noti bene anche un altro elemento: non conta solo la fede di chi fa la preghiera di liberazione, o l'esorcismo; con­ta anche la fede della persona per cui si prega, dei suoi familiari, degli amici che pregano per lui. Il Vangelo, narrando la guarigione miracolosa del pa­ralitico che viene calato davanti a Gesù, scoper­chiando il tetto, ci dice che Cristo «vista la loro fe­de», operò il miracolo. Per cui tenne conto della fe­de del malato, ma anche della fede di chi lo accom­pagnava. Riprendendo dunque il discorso del rap­porto tra esorcismi e preghiere di liberazione, ecco quando possiamo precisare, riaffermando lo scopo unico di liberare dalla presenza o dalle influenze del maligno. Per cui non c'è un netto confine e possono entrambe le forme essere usate per la stessa per­sona. Come norma generale ricordiamo che gli e­sorcismi sono prescritti per le forme più gravi; il Di­ritto Canonico ne parla in relazione agli ossessi, o energumeni, ossia in relazione a coloro che sono vittime della possessione diabolica vera e propria. Questo non proibisce che vengano usati, come in pratica tutti gli esorcisti fanno, anche in ogni altro caso di intervento malefico. Ma resta il fatto che in tutti questi casi, che vengono generalmente indicati come casi minori o meno gravi, non è necessario l'esorcismo, ma può bastare la preghiera di libera­zione. Come possono bastare tutti i comuni mezzi di grazia: preghiere, sacramenti, digiuno, opere di cari­tà... Ci sembra che sia molto importante tener pre­sente queste osservazioni per la loro pratica utilità. Oggi purtroppo si incontra difficoltà a trovare esorci­sti. E utile sapere che, nella maggioranza dei casi, non è necessario il loro ministero. Anzi, proprio a motivo della loro scarsità numerica, sarebbe oppor­tuno riservare a loro soltanto i casi gravi e non op­primerli di lavoro con i casi minori, risolvibili altri­menti. Dal momento che in questo libro parliamo quasi esclusivamente degli esorcismi, diciamo ora qualcosa delle preghiere di liberazione. — Una pri­ma osservazione. Tra Vazione ordinaria del demo­nio tentazione e la sua azione straordinaria i mali malefici che abbiamo elencato non c'è un netto con­fine. Ciò vale anche per i rimedi. Ad esempio, ab­biamo visto come si può cadere anche nella pos­sessione diabolica completa persistendo in peccati di particolare gravità. Abbiamo presentato l'esempio di Giuda Iscariota. Così anche riguardo ai rimedi, sia per la prevenzio­ne sia per la liberazione, restano in ogni caso fon­damentali i comuni mezzi di grazia. — Una seconda osservazione. Attraverso l'azione pastorale, occorre risvegliare nella coscienza dei cristiani il senso di fedeltà a Cristo e di lotta al demonio. Tutti i fedeli, per loro natura, in quanto battezzati e cresimati, debbono sentirsi dei lottatori contro il demonio. Sanno di essere tempio dello Spirito Santo e sanno che il demonio vorrebbe strappare loro questo privi­legio. Sanno che Gesù è venuto «per distruggere le opere del demonio», e anch'essi debbono coopera­re in questa opera. Come il demonio lotta quotidia­namente contro di noi, così noi dobbiamo lottare ogni giorno contro di lui, certi di essere vincenti, per la forza dello Spirito che ci è stato donato. Vivere in grazia significa dire sempre sì a Cristo e no a Sata­na, conforme alle promesse battesimali. In caso contrario si cade nel peccato. Non sembra proprio che oggi sia molto presente, nella predicazione e nella catechesi, questo senso di lotta su cui insiste tutta la Bibbia, in particolare il Nuovo Testamento. È un concetto da ricuperare. Salvaguardare e accre­scere lo stato di grazia è la vittoria contro l'azione ordinaria del demonio tentazione ed è insieme la migliore prevenzione contro la sua azione straordi­naria. — Passando poi a parlare più direttamente delle preghiere di liberazione, diciamo subito che tutte le preghiere sono buone, in particolare le pre­ghiere di adorazione e di lode a Dio, "salmi, inni, cantici spirituali", come si esprime Paolo. Le pre­ghiere possono anche essere inventate: è buona cosa, in ogni caso, abituarsi a preghiere spontanee. Se la preghiera viene fatta in gruppo, è necessario che essa sia guidata dal responsabile del gruppo, sacerdote o laico, per assicurarne l'ordinato svolgi­mento. Nei nostri ultimi tempi le preghiere di libera­zione hanno avuto grande e provvidenziale sviluppo grazie ai gruppi del Rinnovamento. Mancando di esperienza, si sono rese necessarie delle particolari istruzioni. A tale scopo sono usciti due libri che an­cora oggi possono essere molto utili: L. J. SUE­NENS, Rinnovamento e potenza delle tenebre, pre­sentazione del Card. Ratzinger, Ed. Paoline 1982; MATTEOLA GRUA, La preghiera di liberazione, Ed. Herbita, Palermo 1985. sono particolarmente grato ai gruppi di preghiera del Rinnovamento per la sen­sibilità che hanno a questo tipo di sofferenze, per l'aiuto che prestano ai bisognosi. Tanto più è merito-ria la loro opera, in quanto oggi è così raro trovare comprensione in altri ambienti. Occorre però fare le cose bene. A questo scopo è importante tener pre­sente la Lettera che la Congregazione della Dottrina della Fede ha inviato ai vescovi, il 29 settembre 1985. Ne deduco alcune delle cose che non si deb­bono fare. Altre cose le aggiungo dopo. — Intanto non si possono fare gli esorcismi ufficiali, riservati agli esorcisti. Neppure si deve usare l'esorcismo di Leone XIII, dal momento che è diventato di diritto pubblico. Altra cosa è l'uso privato di tale esorci­smo; così almeno ci pare di poter arguire dal docu­mento. — Si deve anche evitare di rivolgersi diret­tamente al demonio per conoscerne il nome e, ag­giungo io, per qualsiasi altra domanda. Oltre al re­sto, il dialogo diretto col demonio può essere perico­loso per chi osa farlo, senza la debita autorizzazio­ne e quindi senza anche la protezione della Chiesa. — Il documento termina ricordando l'importanza della preghiera, dei sacramenti, del ricorso all'inter­cessione della Vergine Maria, degli angeli e dei san­ti. Riteniamo opportuno aggiungere qualcos'altro. — Le preghiere di liberazione avvengono in tanti modi diversi: singolarmente, da parte dell'interessato; in famiglia, o con la presenza di qualche amico; in gruppi di preghiera, talvolta anche molto numerosi e a favore di varie persone disturbate. È molto impor­tante che, in ogni caso, si conservi un clima di rac­coglimento, che favorisca la preghiera fiduciosa. — Si possono usare quei mezzi soliti, come la benedi­zione con l'acqua santa e la presenza di un crocifis­so. Mi pare opportuno, non tassativo, che le benedi­zioni con l'acqua santa siano fatte da un sacerdote, quando la preghiera avviene nei gruppi; trovo utile e da divulgare che, in famiglia, siano il padre o la ma­dre a benedire i figli, facendo loro in fronte un segno di croce, col pollice intinto d'acqua benedetta. E questo anche indipendentemente dalle preghiere di liberazione. — È importante che, nei gruppi, si eviti tutto ciò può essere motivo di curiosità e non di pre­ghiera fervorosa. Ad esempio, se qualche persona colpita si agita o urla durante la preghiera, deve es­sere tenuta stretta o aiutata solo dai familiari o da coloro che vengono incaricati; se il gruppo non è composto da persone preparate, la preghiera va fat­ta in luogo appartato, alla presenza solo di persone preparate. Chi assiste per curiosità, senza volontà di collaborare attivamente con la sua preghiera, può essere di danno. — Consiglio anche un'estrema di­screzione nei gesti. In certi gruppi, tutti hanno la mania di porre le mani sul capo o sulle spalle della persona su cui si prega; porre la mano sul capo, è un gesto biblico usuale, ma è bene che lo faccia il sacerdote o chi guida la preghiera. Gli altri, se ne hanno l'abitudine, possono tenere la destra o le braccia alzate verso la persona che viene benedet­ta, ma senza toccarla. Si può pregare in lingue, ma sempre con ordine, evitando anche ogni parvenza di esaltazione. Come già abbiamo detto, si è speri­mentato che le preghiere più efficaci sono quelle di adorazione e di lode a Dio. — Un grande servizio che i gruppi di preghiera rendono, sia in occasione delle loro preghiere di liberazione, sia in aiuto all'o­pera degli esorcisti, è di accompagnare le persone colpite a compiere un cammino di preghiera e di ca­techesi. Mi rivolgo soprattutto ai gruppi perché, pur­troppo, solo rare volte le parrocchie sono in grado di rendere questo servizio, che sarebbe di loro spet­tanza. In molti casi chi è colpito da mali malefici do­vrebbe pregare molto, ma non ci riesce se non vie­ne aiutato; dovrebbe andare in chiesa, ma ha ne­cessità di esservi accompagnato, di essere assistito perché ha la continua tentazione di uscire; deve es­sere accompagnato ad accostarsi alla comunione, perché da solo non ce la fa. Inoltre ha bisogno di seguire un cammino di istru­zione religiosa. Quasi sempre abbiamo a che fare con persone che di istruzione religiosa non ne han­no affatto. È quella "nuova evangelizzazione" su cui insiste il santo padre, e che può essere fatta sia col­lettivamente sia individualmente. Nei casi che trat­tiamo, ci troviamo di fronte a terreni ottimamente di­sponibili per un'istruzione individuale. — Aggiungo anche che c'è una sostanziale differenza sul com­portamento da tenere nei casi di esorcismo e nei casi di preghiere di liberazione. Queste ultime sono assai più libere, in quanto non vi sono norme parti­colari che le regolano, tranne quelle che abbiamo riferito. Basta procedere con fede e con ordine, se­guendo la guida di chi presiede alla preghiera. Capi­ta talvolta che delle persone abituate alle preghiere di liberazione siano invitate ad assistere ad esorci­smi, per portare il contributo della loro preghiera e, quando occorra, l'aiuto della loro assistenza alla persona che viene esorcizzata. In questo caso chi agisce è l'esorcista, che amministra un sacramenta-le, seguendo le norme prescritte dal Rituale. Se vi sono presenti dei sacerdoti, anch'essi possono reci­tare le stesse preghiere del Rituale, sotto la guida dell'esorcista. I laici si limitano a pregare interior­mente, o sottovoce, evitando ogni gesto imposizio­ne delle mani ecc. o ogni iniziativa che non si addi­ce all'amministrazione prescritta dalla Chiesa per quel sacramentale. La loro presenza è di valido aiu­to all'esorcista, purché sappiano stare al loro posto. «Nel mio nome scacceranno i demoni»: il potere da­to da Cristo a tutti i credenti in lui è stupendo; ma nell'esercizio pratico richiede tanta fede, tanta umil­tà, tanta dimenticanza di se stessi. Ricordo che una volta p. Jozo ben noto a tutti coloro che hanno un po' di pratica di Medjugorje aveva pregato per la li­berazione di una persona nella sua chiesa parroc­chiale. La preghiera occupò quasi tutta una notte; la chiesa era piena di persone, specie di pellegrini, che cercavano di apportare il contributo della loro preghiera personale. Alla fine p. Jozo, divenuto as­sai pratico in questo campo, ha dichiarato che la persona non era stata liberata perché troppi dei presenti erano animati da curiosità, e persistevano a stare in chiesa solo per vedere quale sarebbe stata la conclusione. Ho notato anch'io che la presenza anche di una sola persona sbagliata può nuocere alla riuscita di un esorcismo.


TESTIMONIANZE


Alcuni episodi di liberazione


Ci pare utile riportare alcuni casi che scegliamo tra i tanti per la qualifica che vi riscontriamo di esempla­rità: non esistono mai due casi uguali, ma vi sono situazioni che si ripetono con una certa somiglianza. Liberazione di se stessi. Incominciamo con l'affer­mare che il potere dato da Cristo a tutti i credenti in lui: «Nel mio nome scacceranno i demoni» Marco 16,27, non vale solo per liberare gli altri, ma anche per liberare se stessi. Prima di tutto ricordiamo che vivere abitualmente in grazia di Dio, pregare, acco­starsi spesso ai sacramenti, ricorrere all'intercessio­ne della Vergine Maria, degli angeli, dei santi, è il più sicuro rimedio preventivo. Ma questo talvolta non basta. Come abbiamo visto, è possibile che il demonio si accanisca particolarmente con qualcu­no, senza sua colpa; ed è possibile che il Signore permetta, a scopo di purificazione e di apostolato di quell’anima, che gli attacchi del demonio abbiano successo. E il caso biblico di Giobbe; è il caso di tanti santi e di tante anime buone, per le quali il Si­gnore permette tali prove, così come permette per tutti le prove di ogni forma di sofferenza. Qui mi preme porre in evidenza il fatto che, il più delle vol­te, tali anime superano queste prove, se ne liberano completamente, senza bisogno di preghiere di libe­razione e tanto meno di esorcismi. Direi: le preghie­re di liberazione se le fanno da sé. Bastano i mezzi comuni di grazia e l'uso dei tre grandi mezzi, a cui occorre un ricorso speciale, indicati da Gesù in oc­casione della difficile liberazione di quel giovane che nove apostoli non riuscirono a liberare: al padre del ragazzo chiede tanta fede; agli apostoli, Gesù dice che, per liberare da certi demoni, ci vuole preghiera e digiuno. Diamo pure alla parola "digiuno" quella grande estensione che molti passi biblici ci suggeri­scono. Mi piace citare due casi relativamente recen­ti. Si legge nella vita di d. Giovanni Bosco che, par­ticolarmente per due anni, il santo è stato tormenta­to in modo straordinario dal demonio. Non sappia­mo esattamente come si è liberato. Su questo punto d. Bosco è stato reticente e ci sembra di capire che, per umiltà, non abbia voluto rivelare le penitenze straordinarie a cui si è sottoposto per superare quel­la prova. E certo che ha fatto tutto da sé, nel senso che non ha avuto bisogno che altri facessero su di lui preghiere di liberazione e tanto meno esorcismi. Un altro caso più vicino a noi è quello di d. Giovanni Calabria, il fondatore veronese beatificato da Gio­vanni Paolo II il 17 aprile 1988, in occasione della visita pontificia a Verona. Negli ultimi anni di vita, d. Calabria ha vissuto dei periodi in cui il Signore ha permesso che venisse sottoposto alla possessione diabolica vera e propria. Ne è stato chiaro lo scopo, di purificazione e di espiazione. Leggendo i docu­menti ufficiali del processo canonico, risulta chiaro come quel santo sacerdote si è liberato da sé, con la sua fede, la sua umiltà, le sue preghiere. Non ha avuto bisogno di preghiere di liberazione e tanto meno di esorcismi. Credo che siano esempi conso­lanti e indicativi per tutti, anche se non per tutti ba­sta questo. Liberata con l'aiuto di una suora. Trovo interessante questo fatto, anch'esso esemplare di quanto può accadere. Una suora italiana, missiona­ria in Brasile, insegnava in un Istituto di Marìlia San Paolo, nelle classi del ginnasio e delle magistrali. La scuola era frequentata da circa settecento alunne, quasi tutte del luogo, tranne un'ottantina, che veni­vano ospitate come alunne interne dalle suore. Una di queste, Gloria, stava terminando il corso per con­seguire il diploma di maestra elementare. Diligente, educata, servizievole, era la prima di sei fratelli; es­sendo orfana di padre, suo nonno sosteneva le spese scolastiche sperando che, una volta maestra, avrebbe aiutato i fratelli. Sr. Maria Teresa, la suora che mi ha narrato questi fatti, incominciò ad accor­gersi che i professori si lamentavano di Gloria, cosa che non era mai accaduta in precedenza: pareva assente, mancava alle lezioni, dopo il rientro dalle vacanze era cambiata. La suora la chiamò con una scusa; disse che le interessava quella parte di geo­grafia che stava studiando e che desiderava ascol­tare l'ultima lezione. La ragazza aprì il libro, e subito ne uscì un piccolo fazzoletto piegato, a colori viva­cissimi: rosso, verde e giallo. La suora cercò di af­ferrarlo, ma le sfuggì di mano, scomparendo nel nul­la. Gloria impallidì: «Povera me! Non posso perder­lo!». Suonava il campanello delle lezioni; sr. Maria Teresa mandò in classe la ragazza dicendole di sta­re tranquilla, che lei avrebbe fatto ricerche. Infatti andò al tavolo privato di studio di Gloria e si mise a sfogliare libri e quaderni, pagina per pagina. Trovò quel fazzoletto in fondo all'ultimo libro, ma dovette stringerlo con forza per tenerlo perché pareva elet­trizzato e tentava di sfuggire. Insospettita e con una certa paura, la suora invocò la Madonna e poi si rivolse al piccolo fazzoletto co­me se fosse il diavolo: «Disgraziato! Maria Santis­sima ti ha già schiacciato il capo». Corse in cucina e lo buttò in una grande stufa, dove ardeva un bel fuoco. Dopo quel fatto accadde che Gloria non riu­sciva più a ritenere nessun cibo e deperiva giorno dopo giorno. Sr. Maria Teresa chiamò in disparte la ragazza e la convinse a confessarle che cosa le era accaduto durante le vacanze in famiglia. Gloria per prima cosa disse che anche di notte non poteva dormire, perché dal suo guanciale usciva un rumore assordante, che la teneva sveglia. Poi raccontò che in famiglia si dava molto da fare per tenere la casa in ordine e accudire ai fratellini, in modo che sua madre potesse lavorare presso qualche altra fami­glia per un po' di guadagno. Un giorno entrò in casa una donna che le disse, in tono imperativo: «Appe­na sarai diplomata tu dovrai sposare mio figlio. In­tanto conserva questo fazzolettino; se lo perderai, non potrai più studiare, sarai bocciata agli esami e morirai». La ragazza, in lacrime, disse che cercava di obbedire per amore di sua madre e dei suoi fra­telli. La suora l'assicurò: «Abbi fiducia nella Madon­na e segui i miei consigli». Prima l'accompagnò in chiesa, perché potesse fare una buona confessio­ne; poi, in un momento in cui nei dormitori delle ra­gazze non c'era nessuno, la volle vicina a sé per fa­re un'ispezione al suo guanciale. Quando le ordinò di scucirlo per guardarci dentro, la ragazza tremava di paura, ma obbedì. Non fu difficile trovare uno strano oggetto pesante, avvolto nella stoffa; appena lo ebbe aperto, Gloria impallidì: «I miei capelli!». C'era infatti una ciocca di capelli e Gloria ricordò al­lora che quella donna, mentre le parlava, le aveva sveltamente tagliato una ciocca dei suoi lunghi ca­pelli, che le scendevano sulle spalle. Ma la maggior sorpresa fu quella di trovare un piccolo fazzoletto, identico a quello che era stato bruciato. In un ango­lo del cortile vi era un bidone per la cartaccia. Vi dettero fuoco e vi buttarono tutto ciò che avevano trovato nel cuscino. L'involucro, i capelli e le altre cianfrusaglie fecero presto a incenerirsi; ma per di­struggere il fazzolettino a colori fu necessario ag­giungere molta altra carta per alimentare la fiamma. Nel frattempo pregavano fatto molto importante in questi casi e la suora disse di nuovo: «I piedi di Ma­ria Santissima continuino a schiacciarti, spirito ma­ledetto». In seguito la ragazza si riprese del tutto: mangiava, dormiva, andava bene negli studi; si sen­tiva serena e libera. Sr. Maria Teresa ha concluso il suo racconto dicendomi che prima non aveva mai creduto alle fatture, ma dopo... Due sacerdoti non esorcisti, ma di molta preghiera, si erano accordati per benedire un ragazzo di undici anni, dietro richiesta dei genitori, loro parrocchiani. Il fatto risale al 1987. Mentre i familiari e poche altre persone restano in chiesa a pregare, i sacerdoti conducono il bambino in sagrestia; era ubbidiente, calmo, amabile; non pareva proprio che potesse avere niente di malefico. Appena ha inizio la recita delle comuni preghiere, ecco che il bimbo incomin­cia a smaniare, a sputare bava, a bestemmiare, a pronunciare minacce. Per due ore i sacerdoti hanno continuato a pregare, usando anche i mezzi di cui disponevano e che facevano smaniare sempre più il piccolo posseduto: segni di croce, benedizioni con acqua santa, l'accensione di candele benedette, il bruciare incenso. Per quella volta decisero di so­spendere. Dopo quindici giorni il bambino si presen­tò nervoso fin dall'inizio e subito s'infuriò quando in­cominciarono le preghiere. La sua rabbia cresceva sempre più, quanto più si invocavano la Madonna, s. Francesco, s. Benedetto patrono di quella parroc­chia, s. Michele arcangelo. Un sacerdote non ces­sava di fare segni di croce con un grande crocifisso. Il demonio diventava sempre più furibondo e parve evidente che non ce l'avrebbe fatta a resistere. In­fatti incominciò a gridare aiuto, e a invocare per nome altri demoni, in particolare Lucifero, e i danna­ti. Sforzi vani. A un tratto gridò: «La Madonna no! forse

17/09/2016 13:52

la vedeva arrivare; l'uccello bianco no! forse vedeva lo Spirito Santo; l'uccello no! l'uccello è arri­vato! E il più grande». Con quest'ultimo grido il fan­ciullo ha sobbalzato, per ricadere a terra, privo di forze. È seguito un silenzio assoluto. Era tutto finito. Piangevano di gioia i due sacerdoti e le altre perso­ne che, indovinando l'accaduto, dalla chiesa erano entrate in sagrestia. Nei giorni seguenti il ragazzo, dallo stato di posseduto, era passato allo stato di veggente è un passaggio pericoloso e delicato, che accade abbastanza spesso; è un vero tranello del demonio per ritornare. Ma è durato poco. Da allora gode ottima salute, frequenta assiduamente la chie­sa, felice quando può fare da chierichetto.


Una liberazione a Medjugorje.


Sono tante le liberazioni avvenute a Medjugorje. Ne scegliamo una, riassumendola dal racconto che ne ha fatto un partecipante, il diacono permanente Franco Sofia. Lasciamo il racconto diretto, perché più efficace; il discorso in prima persona si riferisce al diacono relatore. Una madre di famiglia, di un pa­esetto siciliano, soffre da vari anni perché affetta da possessione diabolica. Si chiama Assunta. Anche alcuni dei suoi familiari pare che abbiano disturbi fi­sici causati da vendette di Satana. Dopo alcuni anni di peregrinazioni presso vari medici, che trovano Assunta sanissima, la sofferente bussa alla porta del proprio vescovo. Questi, esaminato il caso, l'af­fida a un esorcista, che viene aiutato da un gruppo di preghiera che, per ottenere il buon esito, prega e digiuna. Anch'io, assistendo agli esorcismi, mi rendo conto che si tratta di un caso molto grave, per cui propongo al marito di portare la moglie a Medjugor­je. Dopo qualche esitazione in quella famiglia nes­suno conosceva i fatti di Medjugorje la decisione è presa e si parte. Arriviamo la domenica 26 luglio 1987. Assunta si sente già male appena pone i pie­di in terra, scendendo dalla macchina. P. Ivan, il su­periore dei francescani, non ci da nessuna speranza di aiuto: specie nel periodo estivo il loro lavoro è massacrante. Propongo di portare Assunta in chie­sa; penso che il demonio si manifesterà e i sacerdo­ti saranno costretti a intervenire. Invece non succe­de niente; è chiaro che il demonio non ha nessuna intenzione di manifestarsi. Il giorno dopo saliamo sul Podbrdo, la collina delle apparizioni, recitando il ro­sario. Anche qui non accade niente di particolare. Scendendo, ci fermiamo davanti alla casa di Vicka la più grande delle veggenti, dove già c'è molta gen­te. Ho anche il tempo di dire a Vicka che c'è con noi una donna indemoniata, di nome Assunta. Ed è As­sunta che corre subito verso Vicka e l'abbraccia, scoppiando in lacrime. Vicka l'accarezza sul capo. A questo gesto il demonio si manifesta: non può tolle­rare la mano della veggente. Assunta si butta a ter­ra, urlando in una lingua sconosciuta. Vicka la pren­de per mano con delicatezza e raccomanda ai pre­senti, sconcertati: «Non piangete, ma pregate». Tut­ti pregano con forza, giovani e vecchi; s'intrecciano preghiere, in varie lingue perché i pellegrini sono di diverse nazioni; è una scena biblica. Vicka asperge Assunta con acqua benedetta e poi le chiede se si sente meglio. La donna fa segno di sì con la mano. Pensiamo che si sia liberata e ci scambiamo sguar­di di gioia. Il demonio caccia fuori un urlo spavento­so: aveva finto di andarsene perché smettessimo di pregare. Riprendiamo con più ordine, intonando il rosario. Un signore alza le mani e le tiene verso le spalle di Assunta, ma da lontano; il demonio non re­siste a quel gesto, per cui Assunta urla e si dimena; occorre trattenerla perché vorrebbe scagliarsi contro quell'uomo. Interviene un giovanotto alto e biondo, occhi azzurri, che con grande forza lotta col diavolo. Capisco appena che gli impone di assoggettarsi a Gesù Cristo, ma è tutto un dialogo serrato, in ingle­se; Assunta non sa l'inglese, eppure discute anima­tamente. Intono le litanie lauretane. All'invocazione "Regina degli angeli" il demonio caccia un urlo tre­mendo; occorrono otto persone per tenere Assunta. Noi ripetiamo l'invocazione più volte, in tono sempre più elevato, con la partecipazione di tutti i presenti. È il momento più forte. Poi Vicka si avvicina a me: «Sono già tre ore che preghiamo. È tempo di portar­la in chiesa». Un italiano che sa l'inglese mi ripete una frase del diavolo: ha detto che sono presenti in venti demoni. Andiamo in chiesa e Assunta viene fatta entrare nella cappella delle apparizioni. Là p. Slavko e p. Felipe pregano su di lei, fino alle dician­nove. Poi escono tutti e ritorniamo alle ventuno; nel­la cappella delle prime apparizioni i due sacerdoti pregano ancora fino alle ventitré. Sappiamo poi che Assunta ha parlato in varie lingue. Ci viene dato appuntamento per il pomeriggio seguen­te; è un caso molto duro. Alla mattina seguente an­diamo da p. Jozo che, dopo la messa, impone le mani sul capo di Assunta; i demoni non resistono a questo gesto e reagiscono con violenza. P. Jozo fa portare Assunta in chiesa: occorre trascinarla con grande forza. C'è molta gente; il padre ne approfitta per fare una catechesi sull'esistenza del demonio. Poi prega e asperge più volte Assunta con acqua benedetta; le reazioni sono sempre violentissime. Dobbiamo ritornare a Medjugorje; p. Jozo fa in tem­po a dirci che occorre spronare Assunta a collabora­re: è troppo passiva, non si aiuta. Alle tredici p. Sla­vko e p. Felipe riprendono a pregare nella canonica. Dopo un'ora veniamo chiamati per collaborare con le nostre preghiere; ci viene detto che i demoni si sono molto indeboliti, ma occorre l'adesione piena di Assunta. Mentre preghiamo, si cerca di far pro­nunciare all'infelice il nome di Gesù; ci prova, ma sembra presa da sintomi di soffocamento. Le viene posto il crocifisso sul petto e le si suggerisce di rin­negare ogni tipo di magia o di sortilegio è un pas­saggio determinante in simili casi. Assunta annui­sce; era quello che ci voleva. Continua la preghiera finché anche Assunta riesce a pronunciare il nome di Gesù, poi inizia l'Ave Maria. A questo punto scoppia in un pianto dirotto. È libera! Usciamo per recarci in chiesa; ci viene detto che Vicka si è senti­ta male nell'istante stesso in cui Assunta veniva li­berata; stava pregando per questo. In chiesa As­sunta era in prima fila. Ha seguito con fervore il ro­sario e la messa; non ha avuto nessuna difficoltà a comunicarsi. È questo un test importante. A cinque anni di distanza posso confermare che la liberazio­ne è stata radicale. Ora quella mamma è una testi­monianza vivente della misericordia di Dio ed è uno dei membri più attivi del gruppo. Non esita a dire che la sua liberazione è stata un trionfo del Cuore Immacolato di Maria.


Un vescovo promuove le preghiere di liberazione


Con lettera pastorale in data 29/6/1992, mons. An­drea Gemma, Vescovo di IserniaVenafro, ha emes­so una disposizione che vorremmo fosse seguita da iniziative analoghe da parte di tutti i vescovi. Tra­scriviamo i punti principali, tralasciando tutte le mo­tivazioni bibliche e teologiche, già ampiamente trat­tate in queste pagine. La Scrittura parla del demonio oltre 1000 volte; solo il Nuovo Testamento ne parla quasi 300 volte. Ci rallegriamo che un vescovo co­raggioso sappia vedere quello di cui, in apparenza, il mondo cattolico non si accorge più. Se il Signore vorrà concederci il frutto di questa ini­ziativa, che assumo nella pienezza della mia con­sapevolezza e responsabilità pastorale, sarà mia gioia mettervene a parte. In questo momento non posso: vorrei che, in un contesto di fede e di obbe­dienza, accettaste le indicazioni di questo documen­to, ne attuaste gli impegni in un atto di fiduciosa speranza teologale... L'azione infestatrice ed oscura di Satana


 — come la chiama il Papa Giovanni Paolo II — è, credetemi, più diffusa e nefasta di quanto si possa pensare e credere. Lo scetticismo sarcastico di pseudosapienti mondani, od anche di cristiani e di maestri religiosi, è frutto di disinformazione e, quin­di, di superficialità, oltre ad essere — esso stesso


— parte principale di quella vittoria che il Maligno vuole ottenere, coperto dal silenzio. Nessuno, lo chiedo ai pastori del popolo di Dio, può trattare que­sto tema con leggerezza: sarebbe un'inadempienza colpevole e potrebbe fra l'altro scandalizzare. Credo che faccia parte del ministero sacerdotale ascoltare tutti i fratelli con pazienza grande, grande. Tutto deve essere sottoposto a sano discernimento, specie da parte dei pastori; ma mai, mai, mai un'a­nima in pena, magari inconsapevolmente vessata dal Maligno — non è forse il suo mestiere? — può essere trattata con superficialità, minimizzando i suoi problemi o, peggio, rifiutando di ascoltarla. Non faceva così Gesù! Non sanno i ministri sacri che proprio la loro indifferenza costringe spesso i sem­plici e sprovvisti a ricorrere a maghi e fattucchiere o ad altre pratiche aberranti, che sono, ahimè! lo strumento privilegiato per l'intervento del demonio e il suo trionfo? Non stancatevi di tenerne lontani i no­stri fedeli! Fra le armi contro le infestazioni del Mali­gno suggerisco i gruppi di preghiera di liberazione, precisando che intendo per tali, a cui do una parti­colare delega al riguardo, solo quelli presieduti da un ministro ordinato. Ognuno può — anzi deve — pregare sempre, o da solo o in gruppo: tuttavia il vescovo stabilisce che possano chiamarsi «gruppi di preghiera» a cui, ripeto, attribuisce una particola­re ministerialità di intercessione e di liberazione dal Maligno, solo quelli presieduti in atto da un ministro ordinato, il quale è l'unico che può fare gesti rituali. Il vescovo annunzia che mensilmente presiederà personalmente uno di questi gruppi di preghiera di liberazione. Soltanto dopo aver abbondantemente fatto uso di questi mezzi, si può ricorrere all'esorci­smo vero e proprio, che, come si sa, compete uni­camente al vescovo e a sacerdoti da lui espressa­mente delegati. I sacerdoti possono sempre offrirsi per particolari benedizioni a persone e a luoghi, ma si deve affermare chiaramente che nessuna bene­dizione ha efficacia senza la fede di chi la chiede, la sua rinuncia al peccato, la sua frequenza alla pre­ghiera e ai sacramenti. In caso contrario, anche la benedizione può essere considerata alla stregua di un amuleto. E quindi superstizione. Quale pubblica e costante testimonianza di chiamata a raccolta contro il nemico del bene e delle nostre anime, sta­bilisco che prima della benedizione, al termine della celebrazione eucaristica alla quale il vescovo con la sua autorità annette una particolare efficacia libera­trice, a cui il sacerdote vorrà aderire con la sua in­tenzione si recitino devotamente queste formule: Celebrante: In comunione con il papa e con il ve­scovo, facendo memoria riconoscente del nostro battesimo e della nostra cresima, rinunciamo a Sa­tana e alle sue opere e seduzioni. Tutti: Rinuncia­mo! Celebrante: O Maria, concepita senza peccato. Tutti: Prega per noi che ci affidiamo a te. Celebran­te: San Michele arcangelo, difendici nella lotta, con­tro la malvagità e le insidie del diavolo sii nostra di­fesa. Trionfi su di lui la potenza di Dio, te ne pre­ghiamo supplichevoli; e tu, principe delle schiere ce­lesti, con la forza divina ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che a perdizione delle anime infestano il mondo. Amen. Celebrante: Benedice i presenti in comunione di intenzione e di intenti con il papa e col vescovo.


ALCUNE CAUSE E CONSEGUENZE DELLE PRE­SENZE MALEFICHE


Abbiamo elencato, in sintesi, quali sono le cause principali delle possessioni o dei disturbi malefici. In questo capitolo cercheremo di approfondire l'argo­mento, avvertendo però subito che molte volte le cause restano oscure. I libri sacri, a questo riguar­do, non ci danno aiuto. In tanti casi Gesù e poi gli apostoli liberano persone dal demonio, ma non ci viene mai detto nulla circa il motivo della possessio­ne. Anche nella vita di molti santi leggiamo tanti casi di liberazione, ma normalmente non ci viene detta la causa iniziale della possessione stessa. In più, ac­cade che questi episodi, sempre molto rapidi, non ci sono di aiuto neppure per la diagnosi. I demoni si buttavano subito ai piedi di Cristo, o Gesù li vedeva presenti nelle persone. Leggiamo spesso casi ana­loghi nella vita dei santi. Ma per noi esorcisti non è così. E vero che talvolta certi indemoniati al solo vederci si ribellano, urlano, diventano violenti po­trebbe trattarsi anche di casi di isterismo, di sugge­stione e simili. Oppure reagiscono subito, al solo gesto di porre la mano sul capo. Ma nella maggio­ranza dei casi non accade questo. Il demonio cerca di nascondersi, di mimetizzarsi sotto forma di mali fisici o psichici, cerca di non manifestare nessuna reazione. Ma infine deve cedere; non può resistere alle preghiere e ai riti dell'esorcista; spesso, prima ancora che il caso venga affidato a un esorcista, non può resistere alle preghiere dei familiari, dei sa­cerdoti, alle benedizioni con l'acqua santa. È co­stretto a manifestare chiaramente la sua presenza. Ma anche quando si giunge alla certezza di una presenza malefica, restano molti interrogativi: che tipo di possessione è? Come è avvenuta? Quali le­gami la fanno persistere? Sono interrogativi che noi esorcisti oggi ci poniamo molto spesso anche per­ché abbiamo l'impressione che il tempo richiesto per la liberazione, nella maggior parte dei casi, sia diventato molto più lungo di quanto occorreva in passato. Si sa che i tempi sono di Dio e che noi non possiamo mai prevedere quanto ci vorrà per ottene­re una liberazione. Ma ciò non toglie che, da parte nostra, dobbiamo fare tutto il possibile per abbrevia­re le sofferenze di quanti a noi si rivolgono. Ecco perché ogni esorcista, un po' per volta, acquista me­todi suoi personali, si aiuta con indagini o gesti par­ticolari, talvolta richiede la collaborazione di persone che ha riscontrato efficaci, o per la sola loro pre­ghiera, o per qualche particolare carisma o sensibili­tà per cui possono dare all'esorcista indicazioni utili. Mi addentro in un argomento difficile e che certa­mente non può riscuotere unanimità di consensi, proprio perché rispecchia esperienze particolari, personali, che non sono comuni a tutti gli esorcisti. Eppure è un'indagine da cui non si può prescindere, anche se nasconde dei rischi. Un primo rischio è quello di cadere in una ricerca puramente umana, come se la liberazione dipendesse dalla nostra abili­tà, e non solo unicamente dalla forza del nome di Cristo e dai tre requisiti indicati dal vangelo: fede, preghiera, digiuno. Un altro rischio, non posso na­sconderlo, è che certi metodi o l'uso di certi espe­dienti che si rivelano efficaci, facciano scivolare l'e­sorcista stesso in forme di magia, in forme che non ricevono più la loro forza unicamente dalla fede in Cristo ma da non si sa bene quale altra fonte... Ho incontrato esorcisti che sono caduti nell'errore di servirsi del pendolino per vedere se c'è o no una presenza malefica; altri che si sono accorti di una certa efficacia versando gocce d'olio in un piatto pieno d'acqua. Potrei continuare. Naturalmente non mi fermo su queste pratiche che sospetto di magia, ma solo su quelle che danno garanzie sicure.


 


1. Più si esorcizza una persona e più emergono fat­tori nuovi, o approfondimenti rispetto al primo inter­rogatorio. Generalmente un elemento su cui posso­no nascere sospetti, specie se non si notano pro­gressi, è di indagare se c'è qualche impedimento alla grazia. Il più delle volte il discorso da approfon­dire è quello del perdono. Forse l'amore ai nemici è il precetto più difficile del Vangelo. Perdonare di cuore, non avere risentimenti, pregare per chi ci ha fatto del male, saper compiere il primo passo verso la riconciliazione ecc.: sono sforzi duri. Altre volte l'impedimento può essere dato da una vita non con­forme alla legge di Dio. Mi è capitato spesso il caso di persone sposate che solo dopo molto tempo hanno rivelato di vivere una situazione matrimoniale non in regola. Oggi il lassismo corrente ha ottene­brato molto le coscienze su questo punto. Altre volte può trattarsi di gravi colpe del passato, sulle quali non c'è stato sufficiente pentimento o riparazione, anche se si tratta di colpe confessate ad esempio, peccati di aborto. Ci sono altri casi; resta il fatto che talvolta non si procede nella liberazione perché c'è un qualche im­pedimento alla grazia divina. Tolto l'impedimento, si nota subito il vantaggio.


2. Assorbenza. Spesso si nota che le persone colpi­te da mali malefici sono come spugne, o carte as­sorbenti: con grande facilità assorbono e soffrono per le negatività che incontrano. La fonte di negativi­tà può essere data da persone, da ambienti, da og­getti. Il più delle volte è data da persone: uno si ac­corge che la vicinanza di una data persona o anda­re a casa sua, o riceverla in casa, o anche solo a­verla vicina, gli causa delle sofferenze che possono durare ore o giorni. Si noti che spesso la persona che è apportatrice di negatività non ne è consape­vole, non ha nessuna cattiva intenzione; ad esem­pio, quando questa persona è essa stessa vittima di una negatività e questa viene captata da chi a sua volta ha dei disturbi. Bisogna allora cercare di evita­re più che si può e non sempre si può i contatti con quell'individuo accanto al quale ci si sente male perché è un male che fa soffrire e che non apporta nessun vantaggio. È doloroso, ma alle volte si deb­bono rompere rapporti con amici, con parenti anche molto stretti, riducendo al minimo i contatti. Si può assorbire negatività da alcuni ambienti: case, uffici, negozi... A parte quello che diremo a proposito delle infestazioni, è possibile che una persona "assor­bente" quando va in una certa casa, o negozio, o addirittura in una determinata chiesa, ne abbia mo­tivo di sofferenza. Anche in questo caso vale la re­gola che le sofferenze inutili è bene evitarle più che si può. Quando non è possibile spesso non è possi­bile neppure evitare le persone più negative, ci si premunisce come si vede che risulta più efficace: con la difesa di immagini sacre e soprattutto con la preghiera. E possibile che anche certi oggetti siano trasmettitori di negatività; quando uno se ne accor­ge è generalmente facile evitarne il contatto, o di­struggerli. Aggiungiamo che più ci si avvicina alla guarigione dalle influenze malefiche e più diminui­sce l'assorbenza; sono solito dire che uno diventa, da carta assorbente, carta impermeabile.


3. Doni particolari. È anche abbastanza comune che a disturbi malefici si accompagnino particolari sen­sibilità: preveggenza di fatti futuri; conoscenza inti­ma di persone, circa la presenza in loro di forze o di poteri malefici; soprattutto il sentire voci, e avere vi­sioni. Possono essere solo voci di disturbo, ma il più delle volte sono voci che suggeriscono qualcosa: comportamenti da avere o da non avere, preghiere, bestemmie, racconti di cose strane riguardo agli altri o cose del tutto irragionevoli. In ogni caso occorre respingere con ogni sforzo tutte queste sensibilità, talvolta ritenute doni particolari, anche se si tratta di suggerimenti che possono far comodo. Ma è anche possibile che siano «doni di satana». Circa le voci, occorre sforzarsi di rifiutarle e in ogni caso occorre non tenerne nessun conto: uno deve agire come crede bene, indipendentemente dal fatto che ciò che vuol fare sia stato o no suggerito dalla voce. Il più delle volte accade che questa lotta aiuta la libe­razione e che le sensibilità particolari e le voci ces­sano a liberazione avvenuta. È invece molto danno­so e può rendere impossibile la guarigione se ci si attacca a queste cose, come fossero doni o poteri.


4. Legami col demonio. Spesso si vengono a cono­scere legami con Satana, che occorre spezzare per giungere alla liberazione. Si tratta di legami che possono avvenire in tante forme: per volontà pro­pria, per leggerezze compiute inconsciamente, per volontà di altri. Nel primo caso è facile che la perso­na manifesti subito quello che ha fatto; negli altri ca­si occorre invece un'indagine spesso lunga per arri­vare a scoprire la causa che impedisce la guarigio­ne. Sono legami contratti per volontà propria: le consacrazioni a Satana, il patto di sangue con lui, la partecipazione a riti satanici o la frequenza a scuole sataniche in Italia ce ne sono già molte, per diventa­re sacerdoti di Satana. Qui il legame è diretto, è vo­luto; occorre rinnegarlo decisamente, rinnovare i vo­ti battesimali, riparare il male commesso verso Dio e verso i fratelli. Altre volte il legame viene contratto più o meno inconsciamente. Chi frequenta maghi o cartomanti dediti a magia contrae un legame con queste persone e, attraverso loro, col demonio. Oc­corre rompere entrambi questi legami. Così chi fa negromanzia, sedute spiritiche, chi si dedica all'oc­cultismo, chi ha regolato la sua attività facendo un uso sconsiderato del pendolo o dell'oroscopo. Tal­volta la forma è più subdola, quasi inconscia. Già è un po' così quando si agisce per curiosità, per leg­gerezza: nel partecipare a una riunione satanica; nel "fare il gioco" del bicchierino o della moneta; nel voler "fare il mago", così come si farebbe il presti­giatore, seguendo qualcuno dei tanti manuali in commercio o le lezioni di certe reti televisive. Un giorno non riuscivo a capire che cosa avesse cau­sato in una sedicenne certi segni di negatività, per cui non riusciva più a studiare, non combinava nien­te, era diventata la disperazione dei genitori. Non si riusciva a scoprire se avesse partecipato a qualcosa di pericoloso. Poi per caso mi venne da chiederle, sapendo che viveva in quasi assoluto isolamento: «Ti diverti a giocare alle carte?». Alla risposta af­fermativa ho aggiunto: «Cerchi di indovinare il futuro o quello che ha fatto qualcuno che conosci?». Alla nuova risposta affermativa: «Riesci sempre o quasi sempre ad indovinare giusto?». Ottenni ancora un si. «Chi ti da questo potere di indovinare? Credi for­se che ti venga da Dio?». A questo punto la ragaz­za non sapeva più cosa rispondere. È possibile che in questo modo, ingenuamente, si contragga un le­game col demonio. C'è poi tutta un'altra serie di possibilità, per cui si resta "legati" per colpa altrui. È il caso di chi viene consacrato a Satana, magari fin dal seno materno. Qui entriamo nel vastissimo campo dei malefici, che possono essere attuati in tante forme, tra cui anche la consacrazione che non causa solo mali di natura malefica, ma veri e propri legami; spesso ci accorgiamo di questi legami per­ché ci troviamo di fronte a possessioni diaboliche di cui, poco per volta, veniamo a scoprire l'origine. Il rimedio in questi casi, oltre a tutti gli altri mezzi pre­ghiere, sacramenti, consacrazione a Gesù e Maria, esorcismi, sta proprio nel rompere il legame, attra­verso il rinnovo dei voti battesimali e la rinuncia a qualsiasi dipendenza o rapporto con Satana, da chiunque sia stato fatto.


5 Particolari forme di malefici. Non mi dilungo su questo punto, su cui ho cercato di fermarmi nel mio precedente volume Un esorcista racconta. Mi limito a dire che è molto utile capire quale forma di malefi­cio è stata usata, se è questa la causa dei disturbi diabolici. E lo è nella grande maggioranza dei casi. Ad esempio, la forma più usata di maleficio è la fat­tura. E utile allora scoprire come è stata fatta, a quale scopo, se è necessario trovare oggetti nasco­sti da bruciare o se occorre che la vittima si liberi di cibi o bevande maleficiate, per via fisiologica o vo­mitando. E a questo scopo giovano assai i tre sa­cramentali usati con fede: acqua, sale, olio esorciz­zati. Il maleficio può dipendere da maledizioni di pa­renti stretti, o dal loro vizio di bestemmiare, o dalla loro appartenenza alla massoneria, o dalle loro pra­tiche magiche o spiritiche... Le preghiere, il perdono, le riparazioni, i suffragi se si tratta di persone defun­te, insomma, i rimedi dovranno variare secondo le necessità dei singoli casi.


6. Le rinunce. Sia dagli interrogatori sia dalle pre­ghiere esorcismi o preghiere di liberazione, possono emergere spiriti malefici particolari, da cui l'anima è assalita e tormentata. Può trattarsi dello spirito d'ira, o di vendetta, o di impurità, o di suicidio... In questi casi si è riscontrato utile fare preghiere di rinuncia a questo o quello spirito specifico, rinnegando ogni legame con esso e proclamando la propria volontà a non seguirne le ispirazioni; e pregare per esserne liberati. Spesso si nota un grande sforzo, da parte della persona colpita, a pronunciare queste preghie­re di rinuncia a spiriti specifici: vuol dire che si è col­to nel segno. E si nota anche, proseguendo con co­stanza in questi sforzi, un cambiamento di compor­tamento, un miglioramento progressivo di carattere, un aumento crescente di serenità e di pace. Viene da pensare ai lunghi elenchi che s. Paolo ci offre quando parla dei frutti della carne e dei frutti dello Spirito: un po' per volta i frutti dello Spirito si sostituiscono ai frutti della carne.


7. Le ricariche. Il cammino di liberazione non è mai come una strada in continua ascesa; è come una strada in ascesa, ma con dei costanti alti e bassi. Talvolta si ha l'impressione di improvvisi peggiora­menti, dovuti o a un nuovo maleficio se questa è la causa del disturbo malefico o dall'aver incontrato la persona da cui si assorbe negatività e la cui pre­senza è talvolta inevitabile ad esempio, quando si tratta di un familiare dedito alla magia o allo spiriti­smo. Ricordo bene uno dei primi casi che ho avuto in cura e che non è ancora risolto. Esorcizzavo una ragazza a cui periodicamente veniva rinnovata la fattura. Me ne accorgevo bene perché mi arrivava come "ricaricata" da forze negative. Chiesi al mio maestro, p. Candido, come sarebbe andata a finire e se il mio lavoro era mutile. Mi rispose senza esita­zione: «Dio è il più forte. In questo modo possono ritardare la liberazione, ma non la possono blocca­re». E uno dei tanti modi di cui il demonio si serve per cercare di scoraggiare la persona colpita e lo stesso esorcista; cerca di stancarli, di convincerli che i loro sforzi sono inutili. Aggiungo anche un'altra osservazione, che ho riscontrato in tutti i casi gravi. Essi sono frutto di un susseguirsi di cause; quasi mai di una causa sola. Arriva, ad esempio, quella che io chiamo la causa scatenante: un maleficio, l'incontro con una persona malefica, un errore in­colpevole come, ad esempio, l'invito di un amico che si ritiene buono e ci si trova, a casa sua, nel pieno di una seduta spiritica. Incominciano allora i grandi disturbi esterni, che portano ad andare dagli psichiatri e poi dagli esorcisti. Si pensa che quell'in­contro o quel maleficio sia stato la causa della pre­senza diabolica. In genere non è così. Indagando più indietro nella vita della persona colpita, si scopre che ha ricevuto già qualcosa fin dalla prima infanzia o addirittura dal seno materno; poi c'è stata un'altra "ricarica" verso i 6, 8 anni; poi un'altra verso i 18, 20 anni, con dei disturbi a cui non si era mai dato il giu­sto peso. Quando arriva la causa scatenante, è co­me l'arrivo della goccia che fa traboccare il vaso; ma non è il motivo unico. Occorrerà con pazienza guarire tutte le ferite, una per una, dopo averle scoperte, per poter giungere alla liberazione. Ecco un altro dei motivi per cui, nel­la maggioranza dei casi gravi, occorre poi tanto tempo e fatica.


8. Non fidarsi mai. Aggiungo un'ultima osservazio­ne, prima di passare a certe esperienze approfondi­te in questi ultimi anni. Non ci si deve mai fidare del­le persone che hanno fatto magia, o malefici, o hanno pronunciato maledizioni, anche se si tratta di intimi familiari. Si deve perdonare, non avere risen­timenti e pregare per loro. Ma occorre girare al lar­go; non contare che si siano convertiti. Anche se la conversione di queste persone è possibile, fin che sono in vita, qui ci troviamo di fronte a colpe gravis­sime, a forti legami con Satana. Quando si è pensa­to a un cambiamento e si è riallacciato un rapporto con queste persone, è sempre accaduto il peggio. Non intendo pronunciare un giudizio di condanna; chi giudica è solo il Signore. Io intendo solo dare norme pratiche di comportamento, basate su tante dolorose esperienze. Qui siamo nel campo dei peccati contro lo Spirito Santo. Chi giudica è il Si­gnore; ma noi dobbiamo difenderci, senza cedere a stupide ingenuità.


9. Tra le varie esperienze recenti, volte ad appro­fondire le cause di disturbi diabolici per giungere al­la liberazione, ne segnalo due. In entrambi i casi si da grande importanza allo studio delle cause; sco­perte queste, coloro che seguono i seguenti metodi trovano facilità ad ottenere la liberazione.


A — La comunità del Leone di Giuda e dell'Agnello Immolato, denominata ora La comunità delle Beati­tudini, è una comunità cattolica francese di vita con­templativa. Nel 1977 ha dato vita al "Gruppo medico S. Luca", che si occupa anche della liberazione da mali psichici oppure demoniaci. Potremmo definirla un'equipe spirituale, terapeutica e carismatica, di cui è responsabile il dr. Philippe Madreì. Ci pare un grande merito quello di avere istituito un gruppo di aiuto alle persone che hanno mali di natura malefi­ca. Lo sottolineamo volentieri anche perché, nella storia della Chiesa, sono nate famiglie religiose per tutte le necessità; mai per aiutare questa categoria di persone il cui aiuto, evidentemente, è stato ritenu­to di stretta spettanza dei vescovi. Riportiamo, a titolo di esempio, il caso pubblicato nel libro citato p. 151. «Il signor E. S., di ventotto anni, studente di farmacia, cristiano praticante, vie­ne a consultarci per subitanei impulsi autodistruttivi: buttarsi dal balcone, precipitarsi sotto un treno, im­piccarsi. Gli impulsi sorgono all'improvviso e sem­brano senza alcun rapporto con il contesto del mo­mento. Sono comparsi da parecchi mesi e diventa­no sempre più frequenti, nonostante gli sforzi evi­denti che il soggetto fa per resistervi. Si tratta di una particolare nevrosi fobica, difficile da spiegare e da interpretare psicologicamente. L'anamnesi non tro­va nulla di concreto, né sul piano fisico né sul piano spirituale; ma il discernimento collegiale ci da la cer­tezza che quest'uomo è vittima di un sortilegio. In­terrogato in proposito, il soggetto finalmente ricorda che una donna, piena di odio, aveva giurato a sua madre che avrebbe maledetto suo figlio e si sareb­be magicamente adoperata per condurlo all'autodi­struzione. Il sig. E. S. aveva allora otto anni e non ricordava più questo fatto. Trovata la causa, è bastata una preghiera di libera­zione per ottenere l'arresto immediato e definitivo di quelle fobie».


B — La guarigione dell'albero genealogico. Uno psichiatra ed esorcista protestante, il dr. Ken­neth McAll, racconta come ha scoperto un nuovo mezzo di guarigione attraverso la sua esperienza medica e religiosa; si tratta di un metodo che ha da­to buoni risultati sia in casi di malattie psichiche sia in casi di possessioni. Ha scoperto che molti malati debbono la loro condizione a motivi ancestrali; indi­viduato l'antenato da cui il male dipende, si tronca quel legame attraverso la preghiera e soprattutto at­traverso l'Eucaristia; e subito il malato guarisce. Il dr. Kenneth ha diffuso la sua scoperta attraverso un libro e conosco alcuni esorcisti italiani che afferma­no di ottenere buoni risultati per questa via. il libro in questione, è: Fino alle radici Ancora editore. A titolo di esempio, riporto un caso dal libro citato pp. 20,


21. «Molly era una donna sulla trentina. Intelligente, ben integrata, senza problemi di salute, tuttavia in­cominciò a sviluppare quella che lei stessa definiva una ridicola fobia: un terrore paralizzante ovunque ci fosse acqua, fosse pure per pochi metri. I suoi due bambini avevano fatto un bagno imprevisto l'e­state precedente, quando erano finiti in acqua da una piccola imbarcazione, in un laghetto dove era impossibile annegare. Il trattamento psichiatrico cui si era sottoposta la madre non era valso ad alleviare la sua fobia, e così le era stato consigliato di rivol­gersi a me. Non dovemmo procedere molto all'indie­tro nel suo albero genealogico per scoprire che un suo zio era annegato nel disastro del Titanic. Per quanto si potesse sapere, nessuno aveva pensato a metterlo nelle mani del Signore. Decidemmo quindi di celebrare l'Eucaristia per la sua anima. La celebrazione eucaristica, con la pre­senza certa del Signore, è il punto focale del pro­cesso di liberazione e di guarigione. Alla celebra­zione era presente anche Molly che, in seguito, non ebbe più a soffrire per la sua fobia e poi condusse una vita più spirituale e interiorizzata». Non esprimo un giudizio su queste esperienze a cui ho accenna­to, perché vengono studiate e provate in varie na­zioni. Rispetto i metodi di tutti gli esorcisti; cerco di fare frutto da ciò che mi pare buono; attendo, su certi procedimenti come questi che si arrivi a una maggiore chiarificazione. Non esito però ad avanza­re i miei dubbi: credo che siano forme più adatte a guarire mali psichici che mali malefici. Per questi ul­timi la nostra forza è tutta nel comando dato nel nome di Cristo; non giovano le abilità umane, ma solo la fede.


TESTIMONIANZE


Un caso di maleficio


La signora Nadia apparteneva a una famiglia tradi­zionalmente cattolica: preghiere quotidiane, messa festiva, confessione frequente, comunione settima­nale. Il marito, commerciante d'alto livello, condivi­deva la fede e le pratiche della moglie. Vincendo il dispiacere di non poter avere figli, si decisero di a­dottare una bambina e un bambino, che furono loro assegnati dal tribunale dei minorenni. Questo fu l'i­nizio di gelosie da parte di stretti familiari, che teme­vano perdite di aiuti economici e che contavano su prospettive di eredità. Il fratello di Nadia aveva spo­sato una donna con forti tendenze allo spiritismo e alla stregoneria. Nel 1978 iniziarono per Nadia di­sturbi di salute, che turbarono le sue precedenti buone condizioni. Erano colpiti particolarmente il cuore, il fegato, la milza. Le cure mediche non die­dero né guarigione né sollievo. Poi incominciarono difficoltà d'ordine spirituale: difficoltà a pregare, rifiu­to dell'Eucaristia, tentazioni di bestemmie contro il Crocifisso e la Vergine, veri e propri blocchi che im­pedivano di partecipare a funzioni religiose e a pre­diche. Nell'estate del 1988 Nadia dovette sottoporsi all'operazione di asportazione della cistifellea; l'in­tervento non diede i risultati sperati e il medico cu­rante consigliò una cura termale. Qui Nadia accusò forti disturbi, per cui ricorse al medico locale. Il me­dico intervenuto, dopo aver sentito bene la storia dei mali della paziente 130 e dopo averla visitata, le chiese se era credente. Alla risposta affermativa, disse decisamente: «Ciò di cui lei soffre va oltre la scienza medica; le consiglio di consultare un sacer­dote e, se vuole, gliene indico uno non lontano da qui, che mi sembra adatto al suo caso». Il sacerdote aiutò Nadia nella preghiera, la incitò alla lotta spiri­tuale a cui è chiamato ogni cristiano militante, e fece su di lei delle preghiere di liberazione. Evidentemen­te queste preghiere, ripetute in più occasioni, susci­tarono delle reazioni tali da insospettire il sacerdote, che diede questo consiglio: «Lei ha bisogno di un sacerdote esorcista. Ne faccia richiesta al suo ve­scovo e, se non ha fortuna, si rivolga ad un altro ve­scovo vicino». Quando i coniugi ritornarono a casa, si informarono subito presso la curia vescovile e fu loro indicato l'esorcista diocesano. Questi li ricevette a casa sua, il sedici agosto 1988. Dopo un esame approfondito, che richiese tre incontri, il sacerdote procedette a preghiere di liberazione volte a spez­zare i legami tra Nadia e le persone che le erano nocive: un'amica, che era gelosa per i figli che Na­dia era riuscita ad adottare e voleva farla passare per pazza; la cognata dedita alla stregoneria; alcuni domestici che i coniugi avevano assunti per una loro casa di campagna. Questa casa di campagna era circondata da un ampio terreno agricolo e vi si sen­tivano strani rumori. Si venne a sapere che i prece­denti proprietari erano membri di sètte sataniche, per cui partecipavano o addirittura ospitavano in ca­sa riti magici e messe nere. Si procedette all'esorcismo della casa e gli oggetti che parvero sospetti vennero esorcizzati e bruciati. In questo modo la pace ritornò in quella casa, ma continuarono i "blocchi" che impedivano a Nadia di recarsi in chiesa, di comunicarsi, di pregare, di leg­gere la parola di Dio. Dopo una nuova ricerca di discernimento condotta anche con la collaborazione dello psichiatra che aiu­ta abitualmente l'esorcista diocesano, il sacerdote decise di esorcizzare Nadia. Dopo i primi esorcismi non vi furono miglioramenti riguardo ai blocchi spiri­tuali; ma le reazioni della paziente dimostrarono con ancor più chiarezza l'assenza di sintomi di patologia psichiatrica, mentre invece le reazioni sataniche emersero in progressivo aumento, fino a far diventa­re Nadia furiosa, in modo da dimostrare tutta la for­za della possessione da cui era stata colpita. L'e­sorcista, seguendo i metodi da lui collaudati, si ri­volgeva ai diversi demoni per spezzare i legami oc­culti esistenti tra ogni persona negativa e Nadia. Questa è stata la formula da lui usata: «Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, per i meriti della San­tissima Vergine Maria, per l'intercessione di s. Mi­chele Arcangelo, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i santi, spezzo ogni legame occulto di magia nera o di stregoneria, o di maleficio... secondo i casi tra Nadia e te, spirito immondo quando veniva con­fessato il nome, si pronunciava il nome del demo­nio; lego ogni potere di questo spirito e gli ordino di lasciare Nadia e di andarsene ai piedi della croce di Gesù». Nadia reagiva fortemente all'invocazione dei nomi di Maria Santissima, dei santi Pietro e Paolo, di s. Michele, e degli altri nomi che il sacerdote in­vocava: p. Pio, Giovanni Paolo II, il Curato d'Ars... Molti esorcisti sono soliti farsi dire, dalle persone che benedicono, quali sono i santi di cui sono più devote. Poco per volta Nadia ha ritrovato una mag­gior facilità alla preghiera a alla comunione eucari­stica. Bisogna riconoscere che le ha giovato moltissimo l'aiuto di suo marito che prega con lei, partecipa agli incontri di preghiera, interviene quando si accorge che la moglie ne ha bisogno. In questi casi è molto importante che una persona sia sostenuta da qual­cuno accanto, che l'aiuti. Procedendo negli esorci­smi, il sacerdote ha usato sempre più le preghiere di intercessione: salmi, litanie, rosario, preghiere di lo­de. Sono preghiere che fanno inviperire il demonio, al punto di spingerlo a cercare compromessi: «Po­tresti metterti d'accordo con me». Dapprima sono cessate le bestemmie; viene solo insultato l'esorci­sta. Ma un giorno il maligno propone: «Lasciami queste sei persone della famiglia e io me ne andrò», e indica chi vuole. Dopo aver pregato lo Spirito San­to, l'esorcista ha pregato per spezzare ogni legame di magia nera, di maleficio, di stregoneria, conognu­na delle sei persone che il maligno voleva per sé. Nel frattempo il demonio si infuriava sempre più. Quando poi il sacerdote ha consacrato ognuna di quelle sei persone al Cuore Immacolato di Maria, il demonio ha urlato come un disperato: «Se me li prendi, cosa mi rimane? Cosa divento?». Nel mo­mento in cui scriviamo Nadia non è ancora giunta alla guarigione totale, ma quasi; e il progresso è co­stante. Notiamo alcune cose per utilità di altri. Nadia fa molto uso, con grande fede, di acqua benedetta, sia per segnarsi sia per berla. Durante gli esorcismi è molto sensibile all'unzione con l'olio; ha anche ri­cevuto con molta devozione "l'Unzione degli infer­mi". Si confessa spesso, come anche suo marito, e afferma che questo sacramento la fortifica molto. Anche i figli adottivi, di venti e ventidue anni, hanno ricevuto effetti benèfici da questa intensa vita di preghiera. Si è resa palese la presenza di più de­moni, con a capo Asmodeo nome biblico, che indica uno dei più forti. Spesso il sacerdote ha insistito sul­la data di battesimo di Nadia, con efficaci reazioni. A un esorcismo è intervenuto anche il vescovo che poi ha manifestato la sua soddisfazione sia per come procedono le cose, sia per aver potuto partecipare.


La preghiera dei Pentecostali


Un militare alto e robusto era venuto a trovarmi, die­tro appuntamento. Da quello che mi aveva detto per telefono, c'era materia più che sufficiente per so­spettare una possessione diabolica; ma molte volte gli episodi vengono esagerati, se non del tutto in­ventati, per cui occorre poi il riscontro diretto. Per fortuna lo accompagnavano il padre e lo zio: due


"gorilla" ben saldi, in grado di essermi di aiuto in ca­so di bisogno. E davvero avevo necessità di essere aiutato perché, fin dalla prima volta, come gli posi le mani sul capo, quel giovanotto divenne furioso. Gli praticai solo tre esorcismi e già era evidente il van­taggio. Approfitto di questa occasione per far notare che non sempre le forme di maggior violenza sono le più radicate e quindi quelle che richiedono più tempo per la liberazione; ho avuto casi di persone che avevano fortissime reazione agli esorcismi, e che poi si sono liberate in pochi mesi; e ho casi in cui le reazioni e i disturbi sono assai minori, ma che si trascinano per anni prima che si giunga alla gua­rigione. Al quarto appuntamento il militare non ven­ne, preavvertendomi con una telefonata in cui dice­va che era impedito da motivi di servizio. Poi non si fece più sentire. Dopo parecchi mesi ricevetti una sua lettera dal nord Italia. Si scusava per il lungo si­lenzio, ma un improvviso trasferimento lo aveva co­stretto a lasciare Roma; mi ringraziava con accenti di grande commozione per ciò che avevo fatto per lui e mi annunciava con gioia la sua completa libe­razione, narrandomi lo svolgimento dei fatti. «Sono guarito completamente ed è stato lo Spirito di Gesù Cristo che ha cacciato via quel demonio che avevo dentro di me. Io non credevo che sarei mai guarito, tanto forti erano i dolori; e tanto meno pensavo di poter guarire così rapidamente. Ma incontrai per ca­so un evangelico cristiano che intuì il mio stato e mi invitò a ricevere le preghiere della sua comunità.


Questo gruppo si mise in preghiera su di me a lun­go, tanto che il giorno dopo mi accorsi di aver rice­vuto un notevole miglioramento. La domenica se­guente fui invitato a recarmi nella loro chiesa. Invocarono su di me lo Spirito di Gesù Cristo provo­candomi quelle forti reazioni che avevo anche quando lei mi benediceva. Dopo mezza giornata di preghiera e di lotta, interruppero e mi fecero tornare nel tardo pomeriggio. Di nuovo ripresero a pregare e quando mi aiutarono a invocare il Sangue di Cri­sto che purifica, caddi a terra. Mi alzai dopo un certo tempo: non avevo più i disturbi allo stomaco, mi sentivo liberato, leggero, ero ritornato ad essere me stesso, quello di prima. La ringrazio di nuovo di tutto quello che ha fatto per me, ma mi sentivo in dovere di scriverle questa lettera per rendere testimonianza a quanto Gesù Cristo ha fatto per me. Il Signore o­pera ogni sorta di miracoli: guarisce drogati, guari­sce persone che hanno avuto fatture molto peggiori della mia. Ci tenevo a dare a lui gloria con la testi­monianza della mia liberazione». Oltre alla firma e all'indirizzo, la lettera riportava anche l'indirizzo della Chiesa Evangelica Cristiana Pentecostale di cui il Signore si era servito. Non nascondo che in un pri­mo momento ci rimasi un po' male. Ripensai al Vangelo di Marco, quando riporta le pa­role che l'apostolo Giovanni disse a Gesù: «Mae­stro, abbiamo visto un tale scacciare i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non vie­ne insieme a noi» 9,38; e Gesù disapprovò Giovan­ni. Ho cercato invece di ammirare e di imparare: l'importanza di pregare in gruppo e non da soli, quando è possibile; e soprattutto di pregare più a lungo e con fede. Chi agisce è il Signore, che si serve di chi vuole.


Un caso non risolto


Tra tanti casi non risolti, non posso nascondere che ne ho registrati molti in cui è evidente l'incuranza degli ecclesiastici. Credo di aver battuto a sufficien­za questo chiodo e di non dover pubblicare episodi, troppi, che lasciano sconcertati per certe risposte e per certi comportamenti che non hanno nulla che sia conforme al Vangelo e conforme alle regole ec­clesiastiche. Mi accontento di narrarne uno, che stimo abbastanza emblematico. Sono stato autoriz­zato anche a dire dove è accaduto: a Bologna. Mentre scrivo, è ancora l'unica grande diocesi ita­liana a non avere esorcisti; quando ne avrà, le re­sterà il primato di essere stata l'ultima. Non si pensi che la mia critica sia dovuta al fatto che sono di Mo­dena... Dico ciò che è vero! Sonia aveva diciotto anni. Come spesso succede a giovani d'oggi, già a quell'età aveva viaggiato molto e aveva vissuto esperienze d'ogni tipo. Allora era legata ai gruppi dark, nuova generazione dei punk. Con questi gruppi aveva partecipato a incontri sata­nici, a sedute spiritiche, e come guadagno di tutto questo presentava dei fenomeni molto strani. Di primo acchito si faceva notare perché usciva sempre con una sciarpa nera intorno al collo e con un paio di grossi occhiali neri. Non poteva vedere la luce del sole; se per caso ne veniva colpita un mo­mento, urlava, si dimenava e correva a nascondersi. Si aggiungano fenomeni particolari. A quanto essa diceva, spesso di notte veniva visitata da fantasmi che non la lasciavano dormire. Talvolta cantava in modo strano, con suoni lenti che parevano nenie o­rientali. Spesso sveniva all'improvviso; poteva capi­tarle in ogni circostanza o ambiente. Né lei né i suoi genitori erano credenti. Era stata in cura da molti medici di chiara fama, senza mai ottenere diagnosi sicure né tanto meno miglioramenti, per cui il suo aspetto denotava una continua sofferenza. Quando raccontava ciò che le accadeva, a quelle poche a­miche che le ispiravano fiducia, sembrava terroriz­zata. Era convinta che tutti la credessero pazza. Un altro fenomeno frequente è che spesso cadeva da qualcosa: da un gradino, da una sedia, scendendo dalla macchina o da un autobus. Cadeva a terra all'improvviso e ne attribuiva la colpa a "qualcuno" che le aveva dato una spinta. Ma non è mai accadu­to che si facesse male; provava un vago malessere, ma anche le parti del corpo su cui aveva sbattuto per terra non le dolevano. Una volta rotolò letteral­mente dalle scale della scuola; era presente un'a­mica che rimase terrorizzata, temendo gravi conse­guenze; invece non si fece nulla. Disse solo che a­veva ricevuto uno spintone. Infatti l'unica testimone asserisce che l'ha vista "buttata" giù dalle scale, come da una forza invisibile. Un'amica, molto a con­tatto con la Curia Arcivescovile a motivo del suo la­voro, assai ben conosciuta dai vescovi ausiliari sia­mo nel 1986, si rivolse a uno di loro per chiedere consiglio e per farsi indicare un esorcista. Si sentì rispondere che non c'erano esorcisti e che non ce n'era bisogno; che erano paure da ridere, solo frutto di fantasia e che i sacerdoti avevano ben altro da fare che occuparsi di queste sciocchezze. Altri ten­tativi presso sacerdoti ottennero lo stesso effetto. Pareva un disonore o una cosa ridicola occuparsi di un caso come questo. Sonia non usciva più di casa; perse anche le poche amiche buone che aveva e che non seppero più cosa poter fare per lei. In base a questi elementi non è possibile dire con esattezza di quale male soffrisse Sonia. Si può dire che c'era­no elementi in sovrabbondanza perché un esorcista se ne occupasse ed è deplorevole che ciò non sia avvenuto; è una vergogna per quegli ecclesiastici che erano stati interessati al caso. Purtroppo debbo anche dire che di episodi analoghi ne ho documen­tati molti, troppi; con i relativi dati circa le persone che erano state interpellate e le risposte che hanno espresso. I "credenti in Cristo" non avrebbero certo agito così si rilegga Marco 16, 17.


DIFFICOLTA’ E PROBLEMI APERTI


In generale, i casi che si presentano a noi esorcisti non sono mai facili; a meno che non risulti subito che non c'è nessuna influenza malefica questo av­viene per fortuna il più delle volte, per cui basta qualche buona parola, qualche raccomandazione, e assai spesso l'insistenza a fare una buona confes­sione, che sia l'inizio di una vera conversione: un ritorno alla vita di grazia, alimentata dalla costante preghiera e frequenza ai sacramenti. Quando inve­ce si presentano quei segni di sospetto, di cui ab­biamo parlato, allora inizia l'impegno serio d'indagi­ne. In questi anni ho avuto occasione di conoscere vari esorcisti, italiani e non; ognuno ha i suoi metodi, le sue esperienze, le sue abitudini. Ho cercato di imparare e ho imparato tanto; ma non sempre ho imitato, anzi assai raramente. Provengo dalla scuola di p. Candido e resto fedele a quella scuola. Ho an­che visto che spesso un metodo seguito con effica­cia da un esorcista non ha la stessa efficacia se viene applicato da un altro esorcista.


 


17/09/2016 13:53

1. In linea di massima, come base iniziale di parten­za, ho notato questi due procedimenti. Alcuni fanno lunghi interrogatori, lunghe indagini, a volte per va­rie sedute, prima di procedere a benedire o a esor­cizzare. Altri — ed è questo il metodo che io seguo

— quando notano motivi di sospetto, procedono su­bito a brevi preghiere esorcistiche che poi prolunga­no o meno, secondo il bisogno che riscontrano. Ho già affermato che l'esorcismo non ha solo scopo li­beratorio, ma prima ancora diagnostico; solo per mezzo dell'esorcismo si arriva alla morale certezza di un'influenza diabolica. Questo secondo metodo, anche per motivi di necessità, è usato soprattutto da quegli esorcisti che sono assaliti da folle di richie­denti. In queste condizioni se si usasse il primo me­todo, si perderebbe molto tempo con persone che poi si rivelano prive di bisogno dell'opera dell'esorci­sta. Ricorrendo al secondo metodo, gli esami e gli interrogatori approfonditi vengono fatti poco per vol­ta e solo di mano in mano che se ne riscontra il bi­sogno. Immaginate uno come p. Candido, che riceveva set­tantaottanta persone ogni mattinata: che cosa a­vrebbe potuto concludere se con ogni persona a­vesse dovuto premettere due ore di interrogatorio... Certo in questo settore si richiede esperienza, ma soprattutto grazia. Prima c'è stato l'esame prelimi­nare, la lettura delle cartelle cliniche, l'accertamento dei motivi di sospetto, come abbiamo detto. A que­sto punto occorre osservare le reazioni sia durante l'esorcismo, sia dopo ossia gli effetti che l'esorcismo produce nelle giornate o settimane seguenti, sia le evoluzioni che avvengono nel corso della serie di esorcismi. È possibile che il caso si risolva breve­mente, o che si manifesti con chiarezza come e­straneo a influenze malefiche; in questa eventualità si sospendono gli esorcismi. Ma è possibile che il caso si dimostri incerto, complicato, tale da lasciare perplessi. Dico subito che, quando si riscontrano vantaggi anche per pochi giorni, io proseguo il mio ministero anche se mi rendo conto che i vantaggi sono dovuti probabilmente a soli fattori psicologici, di suggestione. Non dico più le preghiere d'esorci­smo, ma altre; però non abbandono il malato. An­che i vantaggi dovuti a suggestione sono vantaggi reali. È possibile invece che il caso si presenti diffici­le da diagnosticare. Non convincono le ipotesi dei medici; non convincono le cure fatte; ma non con­vincono neppure le reazioni e i risultati degli esorci­smi. Richiedo più che mai la collaborazione medica lo specialista più indicato è quasi sempre uno psi­chiatra, ma non mi limito a quello. Nell'incertezza, preferisco persistere con gli esorcismi: ci tengo a dire che in vari casi il fatto di aver proseguito negli esorcismi ha dato il vantaggio di sbloccare la situa­zione, di far si che si giungesse a una diagnosi o­ralmente certa; e mai il fatto di proseguire negli e­sorcismi mi ha causato dei danni. Anzi, nell'incer­tezza in cui si trovavano i medici, il proseguimento degli esorcismi a mantenuto viva la speranza di giungere ad una soluzione, anche se poi si accerta­va che quello non era un caso di possessione dia­bolica. Si tenga presente che le possessioni riser­vano le sorprese più impensabili, con una gamma di manifestazioni vastissime, per la diversità delle rea­zioni. Per darne 'idea indico due casi limite. Ho esorcizzato dei posseduti che dovevano essere tenuti ben stretti da almeno sei persone: parlavano lingue che le vittime non conoscevano, oppure lin­gue strane; rivelavano cose del futuro sconosciute all'interessato e ai presenti. E ho esorcizzato casi di possessione in cui la vittima non diceva nulla, rima­neva calmissima senza dimostrare la più impercetti­bile reazione; ne descriverò uno in appendice. È possibile sbagliarsi? Certamente. Ma in tutti i casi che ho conosciuto, sia in quelli capitati a me sia in quelli capitati ad altri esorcisti, è successo poi qual­che fatto che ci ha indotti a riconoscere lo sbaglio e ci ha messi sulla strada giusta. Il più frequente moti­vo di incertezza dipende dal riconoscere se ci si tro­va davanti a un caso di possessione o di malattia psichica. Si noti però che, quasi sempre, la posses­sione alterna momenti di crisi a pause di riposo, mentre invece il male psichico è costante. E poi av­viene che, nel corso del tempo, un esorcista pratico sa capire se le reazioni e gli effetti dell'esorcismo sono conformi ai sintomi di possessione; così come un bravo psichiatra sa rendersi conto se la fenome­nologia corrisponde o no a quella della malattia so­spettata. I casi più difficili si hanno quando esorcisti e psichiatri, confrontando i sintomi pro e contro quello che è il male di loro competenza, si rendono conto che il soggetto ha mali dipendenti da entram­be le cause e va curato sia dallo psichiatra sia dall'esorcista. Allo stato attuale delle competenze e delle convinzioni, è assai comune che l'esorcista mandi il paziente dal medico, non ravvisando nulla di propria competenza; purtroppo è raro, il caso in­verso, che sia lo psichiatra a richiedere l'intervento dell'esorcista, quando vede che le reazioni del ma­lato esulano da ogni parametro delle malattie cono­sciute, sia per i sintomi sia per gli effetti o i non ef­fetti dei medicinali.



2. Quando si ricercano le cause di un male ma non sempre si arriva a scoprirle. In molti ambienti si usa la convinzione che sia pos­sibile subire l'effetto di maledizioni che si prolunga­no per più generazioni. E ogni volta viene citato il testo, ripetuto in vari libri biblici, secondo cui «Dio conserva la sua grazia per mille generazioni, ma fa ricadere la colpa dei padri sui figli, fino alla terza e alla quarta generazione» Esodo 34, 7. Il significato più ovvio di questa espressione è di porre in luce quanto è grande la misericordia di Dio per mille ge­nerazioni a confronto della sua giustizia punitiva per tre o quattro generazioni. Per cui è un testo da in­terpretarsi in questo senso, anche ponendolo a con­fronto con altri testi biblici, in cui è detto chiaramen­te che ognuno paga per sé. Piuttosto ci si chiede se esistono predisposizioni naturali che rendono più vulnerabili; ad esempio, le persone che hanno un sistema nervoso più fragile. A mio parere questa è una causa che fanno bene a considerare i medici riguardo ai mali psichici; ma i mali malefici sono su un altro piano. Ciò invece che occorre è la piena collaborazione delle persone colpite e delle persone che le aiutano familiari, amici, gruppi di preghiera che prendono a cuore il caso. Un ostacolo alla gua­rigione è dato dalla passività. Certe persone hanno più o meno questo atteggiamento: «Padre, ho un diavolo che mi tormenta; lei me lo tolga». Rispondo sempre: «Io ti posso aiutare, ma la lotta devi soste­nerla tu». Occorre tanta volontà e tanto sforzo per ricorrere largamente ai mezzi di grazia preghiera e sacramenti, a una vita sinceramente cristiana senza compromessi col peccato; ci vuole una lotta costan­te contro gli attacchi malefici. In certe occasioni ci si può fare aiutare anche a distanza: mi capita conti­nuamente di fare brevi esorcismi per telefono, a persone che già ricorrono al mio ministero, e spesso con grande efficacia.

3. Un problema che mi è stato posto più di una vol­ta: se si può liberare una persona a sua insaputa. In base alle mie esperienze personali e a quelle che mi hanno comunicato amici esorcisti, è possibile li­berare una persona a sua insaputa, ma non contro la sua volontà, espressa o non espressa. Certamen­te non si possono fare preghiere esorcistiche su chi le rifiuta; mi è capitato più volte il caso di persone che mi hanno confessato esplicitamente: «Padre, sono venuto qui per compiacere i miei, ma non cre­do a queste cose e non voglio che lei faccia nessun rito su di me». È chiaro che dobbiamo rispettare la volontà dell'interessato e limitarci a farlo ragionare e a dirgli ciò che vediamo opportuno. Mentre invece possiamo esorcizzare chi richiede questo nostro ministero, anche se si tratta di non cristiani.

4. Un problema a cui accenno appena, perché da solo meriterebbe un volume, è il problema delle presenze. E così chiamata la possibilità o meno che, in una persona, siano presenti anime di defunti: dannati, persone morte violentemente o d'improvvi­so, antenati o estranei alla propria famiglia. Collega­to con questo problema c'è quello della possibilità o meno che esistano "anime vaganti", ossia anime di defunti che non hanno ancora trovato la propria via definitiva; o la possibilità che esistano le cosiddette "anime guida". Dico subito che si tratta di problemi aperti, su cui vorrei che i teologi studiassero e ap­profondissero i dati della Sacra Scrittura e del magi­stero; ma anche le esperienze dei santi. Noi cono­sciamo dalla Rivelazione delle affermazioni sicure: Che abbiamo un'unica vita in cui decidiamo il nostro eterno avvenire. Noi non crediamo nella reincarna­zione, ma nella resurrezione. E sappiamo che tutti risorgeranno: ma chi per una resurrezione di gloria e chi per una resurrezione di tormento. — Sappia­mo anche che le anime dei defunti, dopo la morte, vanno subito o all'inferno, o in paradiso o in purga­torio. È una verità chiaramente contenuta nella Scrittura tanto da essere formalmente definita come dogma da due concili ecumenici, quello di Lione e quello di Firenze. Mi pare che così si escluda già la possibilità di anime vaganti e di anime guida. Del resto sappiamo ben poco. Lo stesso s. Tommaso afferma che è una grandissima difficoltà dimostrare razionalmente come le anime possano vivere senza il corpo, e come possano essere felici quelle che sono in paradiso senza il corpo. Aggiunge anche che sappiamo così poco della vita delle anime nell'aldilà che dobbiamo tener conto delle rivelazioni private dei santi. Sappiamo, dalle verità sul corpo mistico, che esiste un'attività delle anime nell'altra vita: i santi e le ani­me del purgatorio possono pregare per noi; noi pos­siamo invocare l'intercessione dei santi, pregare in suffragio delle anime del purgatorio e raccomandar­ci al loro aiuto. Restano problemi aperti. Ad esempio la difficoltà di stabilire con esattezza il momento del­la morte. Inoltre i teologi discutono se la condizione in cui vivono le anime dei defunti è uno stato o un luogo; anche questo fatto può influire su una loro eventuale attività. Ma diciamo subito che il Rituale, nelle sue norme introduttive mettendo in guardia l'e­sorcista dai possibili camuffamenti del demonio, al

n. 14 afferma che non bisogna credergli quando vuole farsi passare per l'anima di un santo, o di un defunto, o di un angelo. Mi limito a dire che, interro­gando vari esorcisti, ho avuto risposte diverse se­condo la maggiore o minore esperienza personale che hanno avuto di questo fenomeno. Quanto a da­re spiegazioni, sono tutti molto prudenti. Ad esem­pio, sia p. La Grua sia p. Emetti avanzano dei tenta­tivi di soluzione, anche d'indole semplicemente na­turale, senza nessuna pretesa di risolvere la que­stione. A mio parere è necessario un approfondi­mento sulla condizione delle anime dopo morte, te­nendo conto delle definizioni conciliari sopra riporta­te, ma non limitandosi a queste. E sarebbe anche utile uno studio storico. Ad esempio, un santo esor­cista, il vescovo s. Geminiano, patrono di Modena, circa 310, 392 contemporaneo di s. Ambrogio e s. Agostino, ha dovuto affrontare simili casi.

5. Spesso sono stato interpellato su altri problemi che creano interrogativi: guaritori, pranoterapisti, scrittura automatica, registrazioni di voci ultraterre­ne, fenomeni par anormali... È tutto un campo che esula quasi completamente dalle competenze di un esorcista; è un campo quanto mai aperto alla spe­culazione e all'imbroglio; ma ognuna di queste voci merita uno studio accurato per dividere ciò che è buono da ciò che non lo è, ciò che proviene da for­ze naturali da ciò che rasenta la magia o è vera magia, per cui include l'intervento del maligno. Faccio un esempio. Esistono guaritori e pranotera­peuti seri, che si avvalgono di un potere paranorma­le quindi d'indole naturale e la cui opera risulta be­nefica su mali naturali, mai su mali malefici. Ed esi­stono i tanti guaritori o pranoterapeuti che sono solo imbroglioni o che fanno magia vera e propria. Sulla scrittura automatica e sulla registrazione di voci di defunti mi limito a dire che queste non sono vie di Dio: possono essere fenomeni paranormali o diabo­lici, secondo i casi. E sui fenomeni paranormali, che oggi si preferisce indicare col nome di parapsicolo­gici, c'è da stare molto attenti su ciò che è valido e ciò che non lo è; oggi si tende a farne la giustifica­zione di tutto ciò che non conosciamo o di ciò in cui non crediamo; anche dei fenomeni diabolici. Così il "paranormale" diventa il grande ombrellone che ri­copre la nostra ignoranza.

6. Ho parlato in questo capitolo, sia pure solo ac­cennando, di guaritori e pranoterapeuti per trattare di un' altra grossa difficoltà. Un ostacolo alla libera­zione è dato dal fatto che non si ama abbastanza la Chiesa. Capita perfino che, chi si rivolge a un esor­cista, non pensa neppure di andare da un uomo di Chiesa e che agisce in nome della Chiesa. Capita spesso che si vada da lui come si andrebbe da un guaritore, attribuendogli un potere personale che non ha niente a che fare con la fede. È un problema molto importante, che tocca forse il punto focale del­la crisi religiosa del nostro tempo. Trascrivo il pen­siero del card. Ratzinger, espresso con stupenda chiarezza nell'intervista raccolta da Vittorio Messori. Domanda: «Crisi, dunque. Ma dov'è, a suo parere, il principale punto di rottura, la crepa che allargandosi minaccia la stabilità dell'intero edificio della fede cat­tolica?». Risposta: «Non ci sono dubbi: l'allarme è focalizzato innanzitutto sulla crisi del concetto di Chiesa, sull'ecclesiologia. Qui è l'origine di buona parte degli equivoci o dei veri e propri errori che in­sidiano sia la teologia che l'opinione comune cattoli­ca». E stato chiesto a p. Candido, nel corso di un'in­tervista: «Lei non si sente solo? Cosa c'è nel suo animo quando esorcizza?». E lui ha risposto, con tutta naturalezza: «È come quando celebro la mes­sa, anche se sono due cose diverse. La disposizio­ne interiore è la stessa: sto compiendo un ministero legato non alla mia persona, ma al mio sacerdozio; legato al comando di Gesù: "cacciate i demoni". È un'azione della Chiesa, che è Chiesa militante». Da qui sorge uno sforzo per noi esorcisti: riparlare della Chiesa, fare amare la Chiesa, far capire che chi viene da noi non cerca un uomo fornito di chissà quali poteri taumaturgici, ma avvicina un ministro di Dio che ha dalla Chiesa l'incarico di esercitare, per sua concessione, un ministero particolare. Una delle disposizioni che più mancano, in coloro che richie­dono l'opera degli esorcisti, è l'amore alla Chiesa, la fiducia nella Chiesa, al di là di ogni personalismo. È così che poi non ottengono nessun frutto; alcuni gi­rano da un esorcista all'altro, trinciano accuse il tale non vale niente; l'altro non capisce niente... e non si rendono conto che se non hanno fede nella Chiesa e se non hanno la consapevolezza di recarsi da un sacerdote che agisce in nome della Chiesa, fanno meglio a starsene a casa loro.

7. Vorrei ora aggiungere qualcosa sui segni di libe­razione. Abbiamo detto che i tempi sono di Dio e che noi esorcisti non possiamo prevedere quanto tempo ci vorrà per liberare da un male malefico o da una possessione diabolica. Ci sono però dei segni che danno qualche aiuto. È possibile, ad esempio, che fin dai primi esorcismi la vittima del demonio si senta progressivamente meglio e che i suoi disturbi si stiano attenuando. Altre volte capita che, col pro­gredire degli esorcismi, il paziente diventi sempre più furioso e i disturbi si aggravino: è il male che era già nascosto dentro e che sta emergendo; poi in­comincia la fase del regresso, dei miglioramenti, per cui i disturbi si attenuano e sempre più si diradono. Anche questo è un segno che si cammina verso la totale liberazione.

1 Altri segni vengono percepiti dalle parole stesse del demonio. Ad esempio: «Tu mi uccidi! Muoio! Mi hai vinto!...». Altre volte il demonio, sentendosi sempre più debole e incapace di resistere alle im­posizioni dell'esorcista, chiede aiuto: invoca l'arrivo di altri demoni che vengano a soccorrerlo. In altri casi, alla domanda dell'esorcista: Quando te ne vai?, mentre prima rispondeva: Mai, incomincia a rispondere: Presto. Oppure fissa una data; spesso è una data fasulla; ma talvolta, per divina volontà, è esatta. In ogni caso è evidente che quando i demoni perdono forze e arroganza la liberazione non è lon­tana anche se, talvolta, questo stato può protrarsi per tempi lunghi. E abbastanza comune, al momen­to della liberazione, o un pianto dirotto e questa vol­ta è un pianto di gioia, o una perdita totale di forze. Altre volte la persona colpita si accorge con sorpre­sa, poco per volta, di essere interamente libera; sembra quasi che stenti a convincersene. L'importante è che non perda più, per tutta la vita, quel ritmo di preghiera, di unione con Dio, di fre­quenza ai sacramenti, di apertura al perdono, che l'ha sostenuta e aiutata durante il tempo della dura lotta col maligno.

17/09/2016 13:54

8. A chiusura di questo capitolo vorrei accennare ad una convinzione che sempre più mi vado facendo, ma che ha bisogno di conferme, specie tramite l'e­sperienza di altri esorcisti. Ho l'impressione che ci sia una fascia intermedia di mali. Ho già incontrato tante persone cariche di disturbi più o meno gravi; non erano disturbi rilevabili a livello medico e nep­pure erano tali da dare reazioni a preghiere esorci­stiche. Ma si trattava di mali che guarivano con pre­ghiere di liberazione, col perdono, con rinunce ad ogni tipo di legame malefico. Spesso sono mali che si trascinano dalla nascita e che quindi hanno radici nella famiglia. Altre volte questi disturbi sono stati provocati da incontri sbagliati, da errori commessi, da rancori anche forti di cui non ci si è resi conto. E importante riuscire ad individuarne l'origine. In ogni caso giovano le preghiere di liberazione o di guari­gione; sono utili i pellegrinaggi o quei corsi di pre­ghiera che impegnano più giorni; ho trovato efficaci i "seminari" guidati dal Prof. Tarcisio Mezzetti di Pe­rugia; mi auguro che, per questa via, si trovino nuo­ve forme efficaci di aiuto e di guarigione. La mia im­pressione è che si tratti di mali non ancora maturati. Presi in tempo possono essere curati con relativa facilità. Se si aspetta, aumentano di gravita e quan­do emergono con tutta la loro, forza diventa assai più lunga e difficile l'opera di guarigione. Altre volte invece rimangono ad uno stato stazionario, per cui la persona soffre senza che si arrivi mai a capirne la causa e quindi a curarla, proprio perché i sintomi sono così particolari da sfuggire sia all'esame medi­co sia all'esame di un esorcista.


TESTIMONIANZE


Un esorcismo in équipe.


Riporto un caso accaduto in Francia. Trascrivo nella sua freschezza la relazione che ne ha fatto la psi­chiatra Maria Domenica Fouqueray. Nominata me­dico psichiatra in uno studio privato nell'aprile del 1986, collaboro da quattro anni con l'esorcista dio­cesano, consenziente il nostro vescovo, mons. Re­ne Picandet, che crede alla possibilità delle posses­sioni diaboliche non tutti sono come lui! e segue il nostro lavoro. La mia formazione cristiana risale all'infanzia e ho sempre cercato di approfondirla; grazie alla guida di un ottimo sacerdote, contempo­raneamente agli studi di medicina ho seguito corsi biblicoteologici. Nel 1974 ho scoperto il movimento carismatico: rinnovamento nello Spirito santo, www.rns-italia.it e attraverso questo, la preghiera di guarigione, di liberazione, gli esorcismi. Fù richiesta della mia collaborazione, per la mia specifica com­petenza professionale di psichiatra, ho accettato vo­lentieri e mi trovo in buona sintonia con l'esorcista diocesano. Uno dei primi casi che abbiamo dovuto affrontare è stato questo: Si è trattato di una donna di quarant’anni, sposata e madre di quattro figli, che lavorava come educatrice specializzata. La causa dei suoi mali era dovuta al fatto che per più di dieci anni aveva frequentato una setta satanica. Quando si rivolse a noi, era la terza volta che tentava di usci­re da questa setta. Contrariamente a quanto si po­teva supporre, questa donna era molto vicina a sa­cerdoti; e fu un sacerdote a condurla a noi. Di fatto, conduceva una doppia vita: conosceva molti sacer­doti e, tutte le domeniche, suonava l'organo alle messe, benché non si accostasse mai ai sacramen­ti; poi era la grande sacerdotessa di una setta chia­mata Wicca, il cui capo è Lucifero. Era stata iniziata progressivamente e, una volta entrata, sapeva che ne sarebbe uscita solo in seguito alla morte violenta a cui era destinata: il suicidio. Aveva tanta paura; voleva uscire da quella setta, ma conosceva i rischi che ciò comportava. Quando l'abbiamo incontrata la prima volta, presentava i segni di una persona de­pressa, tormentata, dimagrita; dormiva male, ma non aveva precedenti psichiatrici. L'esorcista, dopo aver bene esaminato il caso, ha deciso di procedere agli esorcismi: prima quindicinali, poi settimanali. È stata per me un'esperienza piena di scoperte, che ha arricchito e stimolato la mia fede. Come psichia­tra, ho cercato di capire “la porta d'accesso" ossia i motivi che avevano spinto questa persona ad entra­re in una setta satanica. La sua educazione cristiana era stata molto rigida, basata sull'osservanza delle pratiche tradizionali; non aveva scoperto l'amore di Dio. Per le scuole, frequentò un collegio di suore in cui ebbe buona formazione intellettuale, ma nessun aiuto spirituale. Il matrimonio non le fu di aiuto. Il marito, che gua­dagnava bene, la obbligò a lasciare il lavoro e ad occuparsi solo dei figli e della casa. Avrebbe voluto


ogni tanto uscire, ma il marito era contrario. Anche le vacanze estive, trascorse in un piccolo villaggio di campagna, presso i genitori anziani, l'annoiavano, mentre lei avrebbe voluto trovare distrazioni. In un giornale mondano lesse l'invito a giornate di svago. Frequentò questo ambiente, benché si accorgesse che era molto particolare, avviando sempre più gli intervenuti alle bevande alcooliche, all'offerta di droga, all'iniziazione di una setta. Ma trovò gente premurosa, che la compensava delle carenze di ca­sa. E ne venne sempre più coinvolta: rinnegò il bat­tesimo e si sottopose al nuovo battesimo della setta, in cui le fu imposto un nuovo nome. Ricevette un marchio segreto sulla coscia e firmò col suo sangue un patto con Satana, dopo aver in­cenerito l'atto di battesimo cristiano. Fu iniziata alle messe nere e alle celebrazioni delle ore quindici di ogni venerdì. Vide chiaro che i nostri riti e le nostre preghiere venivano trasformate, "diabolizzate". La messa nera è una parodia dell'Eucaristia e, al mo­mento della comunione, si trasforma in un'orgia. E importante conoscere i diversi punti del patto sata­nico perché, durante gli esorcismi, bisogna invitare la persona stessa a rinnegarli con una piena rinun­cia a Satana: «Ti rinnego, demonio X, non ti voglio più e rinuncio alle pratiche che mi hai ispirato». Ec­co i dodici punti del patto satanico:


1. Abiurare il battesimo stiano attenti i parroci, quando viene loro richiesto l'estratto di Battesimo.


2. Abiurare la fede nell'Eucaristia.


3. Rifiutare l'obbedienza a Dio e dire di "sì" a Sata­na, a Lucifero, a Beelzebul.


4. Ripudiare la Vergine Maria.


5. Rinnegare i sacramenti.


6. Calpestare la Croce.


7. Calpestare l'immagine della Vergine e dei santi.


8. Giurare fedeltà eterna al principe delle tenebre; giurare sulle scritture diaboliche.


9. Farsi battezzare nel nome del diavolo, scegliendo un nome appropriato.


10. Ricevere sulla coscia il marchio di appartenenza alla setta, per mezzo dell'impronta diabolica.


11. Scegliersi un padrino e una madrina della setta.


12. Profanare delle ostie, senza profanare i taber­nacoli, ma andandosi a comunicare e conservando le sacre particelle, per poi profanarle durante una messa nera. Ho scoperto questi punti poco per vol­ta, col procedere degli esorcismi. La donna colpita, durante gli esorcismi, aveva gli occhi di una belva e respingeva con forza il crocifisso che le tenevamo davanti; alla fine vomitava forse solo acqua e la sua temperatura saliva fino a 41°; si abbassava solo co n l'acqua di s. Sigismondo nota nella nostra zona per guarire dalle febbri inspiegabili. Maddalena diamole questo nome aveva partecipato a un gran numero di messe nere; si presentava be­ne e ispirava piena fiducia, dato che suonava l'or­gano durante le funzioni. Mi preme sottolineare un fatto. In un caso come questo, la sola azione dell'e­sorcista non sarebbe bastata. Già due volte, due esorcisti, avevano fallito per non aver tenuto abba­stanza conto di quanto diceva la persona circa i fatti e per aver minimizzato le pressioni e le minacce dei membri della setta. La terza volta Maddalena è sta­ta liberata grazie all'aiuto che l'equipe ha dato all'e­sorcista. Ad esempio, era necessaria una rieduca­zione alla fede cristiana e occorreva un'assistenza di sostegno quando l'ossessa era assalita da impul­si suicidi e da febbri inspiegabili. Noi non l'abbiamo più lasciata sola, le siamo sempre stati molto vicini. Tutto questo è durato tre anni. In seguito Maddale­na ha avuto solo qualche difficoltà ad assistere alla messa nelle chiese che frequentava prima; ma ha potuto pregare e comunicarsi. Ha ancora bisogno di una catechesi appropriata, ma sempre più si libera da quei "blocchi" che le rendevano difficile la pre­ghiera e le impedivano di leggere la Bibbia. Riguar­do alla Parola di Dio era necessario evitare i testi in cui si parla di sangue e di sacrificio. Inizialmente fu più colpita dalla lettura delle lettere di s. Paolo che


dai Vangeli. C'è voluto molto tempo per la guarigio­ne della memoria, per la purificazione delle immagi­ni: essa aveva molte visioni e molti incubi. Gli esor­cismi sono stati sospesi quando Maddalena ha po­tuto condurre da sola la lotta spirituale, pregare, confessarsi, comunicarsi; ossia quando ha potuto utilizzare i mezzi ordinari di lotta. Aggiungo due fatti importanti. Maddalena non era mai stata cresimata; dopo adeguata preparazione essa stessa richiese quel sacramento, che le fu impartito dal Vicario Ge­nerale, alla presenza del marito, dei figli, dei membri dell'equipe. Qualche tempo dopo fece un solenne reinserimento nella Chiesa, alla presenza del ve­scovo e di tutte le persone che avevano assistito al­la cresima. Essa stessa poi compose preghiere mol­to belle al Signore e alla Vergine, nei due anni che sono stati necessari per giungere alla completa libe­razione.


Una calma e un silenzio totale


Quello che presento è forse il caso più difficile che o conosciuto e a cui ho partecipato; un caso difficilis­simo come diagnosi e poi come cura, a motivo della quasi tale assenza di sintomi, per cui credo che solo un esorcista dell'esperienza di p. Candido era in grado di capirci qualcosa. Anche se il Signore ha riservato a un altro sacerdo­te la soddisfazione di giungere al lieto fine: spesso capita di lavorare senza raccogliere, oppure di rac­cogliere dove altri hanno lavorato. Perché sempre e solo sia glorificato il Signore. Il calvario del sig. Gustavo è incominciato nel 1981, subito dopo essersi messo in pensione per raggiunti limiti di età; ed è durato sette lunghi anni. Dapprincipio si pensava ad una malattia non bene identificata. Così supponevano i familiari e così era orientato il medico di famiglia, che conosceva Gu­stavo fin dalla giovinezza: oltre ai vari disturbi, ne conosceva il carattere e il comportamento. Tutto è cominciato con una strana avversione a lavarsi e a uscire. Lui, sempre attivissimo, passava le giornate dal letto alla poltrona; non voleva mangiare e nep­pure accettava di recarsi in sala da pranzo. La mo­glie, per accontentarlo, gli apparecchiava un tavolo in salotto. Se venivano amici a trovarlo, anche i più cari, non si presentava neppure: se ne restava chiu­so in camera da letto dove né stava seduto, né sen­tiva la radio o la televisione; e non accettava più di andare in chiesa. Per poter valutare questi compor­tamenti occorre tener presente chi era Gustavo e come era vissuto fino allora. Uomo di attività oltre il normale, era dotato di intelligenza acutissima e di una straordinaria forza di volontà. Per soli meriti personali, si era costruita una splendida carriera. Stimatissimo anche per la sua onestà e moralità e per tante altre virtù, era giunto ai vertici massimi di una posizione di estrema responsabilità e fiducia. Amava molto la compagnia ed era per tutti un gran­de piacere conversare con lui. Educato ad una fede profonda, che poi ha sempre alimentato, non perde­va mai la messa e la comunione quotidiana. Un pic­colo dettaglio. Quando vigeva l'obbligo del digiuno dalla mezzanotte per poter accedere all'Eucarestia, capitava abbastanza spesso che Gustavo tornasse a casa molto tardi dal suo lavoro così impegnativo. Ebbene, non beveva neppure una goccia d'acqua, per non privarsi della comunione. Verso la moglie era sempre affettuosissimo, pieno di rispetto e di premure. Da questo quadro si com­prende come sia stato radicale e incomprensibile il cambiamento improvviso. Giunse al punto di non alzarsi più dal letto e di non mangiare più; si riusciva a fargli bere un tè e a fargli mangiare una fetta di ananas due volte alla settimana! Dal suo letto di do­lore gridava o si lamentava, abbracciato ad una pic­cola statua di s. Michele arcangelo: «Aiutami tu! Non ce la faccio più». Oppure esclamava con forza: «Va' via mascalzone! Lasciami in pace! Ti sputo addosso!», parole indirizzate evidentemente al ma­ligno. E di fatto sputava con tutte le sue forze contro qualcuno che era visibile a lui solo. Tutto questo du­rò a lungo; sembrava proprio impazzito. La depres­sione diagnosticata all'inizio, sembrava sempre più evolversi in una forma di ossessione o di pazzia. Aggiungo anche che, data la sua intelligenza e la sua vitalità e tenace volontà verso la fede cattolica che godeva, oltre ai vari apostolati a cui si dedicava, la condizione di andare in pensione per lui non era stato affatto un peso, o una mancanza di lavoro: aveva a portata di mano tante attività, a cui pensava di poter dedicare maggior tempo. dico questo per­ché talvolta il pensionamento tende a deprimere, quando si passa da un intenso lavoro all'inattività. "questo non era il suo caso". Non sto a dire la lunga lista di neurologi che si sono succeduti nel tentativo di curarlo; medicine di tutti i tipi, specie psicofarmaci e tranquillanti, hanno ottenuto solo l'effetto di ridurlo intontito, oltre che senza forze. Se cercava di alzarsi dal letto, cadeva a terra e la moglie doveva rialzarlo quasi di peso, perché da solo non ci riusciva. Una mattina, mentre ripeteva i suoi lamenti abbracciato alla statuetta di s. Michele, era presente anche il ca­ro amico medico, pure lui cattolico fervente. Osservava la scena stando ai piedi del letto, accan­to alla moglie. E incominciarono a dirsi tra loro due: «E se avesse ragione lui, quando dice: lasciami in pace o ti sputo addosso?». Fu così che pensarono di rivolgersi al notissimo esorcista diocesano p. Candido. Fu il medico stesso ad andare ad invitare il sacerdote e ad accompagnarlo a casa di Gustavo. Questi accolse l'esorcista stando seduto in poltrona; durante l'esorcismo rimase quasi sempre con gli occhi chiusi, tranquillissimo senza mai dire una pa­rola durante tutta la preghiera. Poi parlò affabilmen­te col sacerdote. Questo comportamento si ripetè tutte le volte che p. Candido andò ad esorcizzarlo, portandogli anche la comunione. Seguiva sempre una bella conversazione tra i due, sugli argomenti più vari e su persone conosciute da entrambi. Gu­stavo era lucido, gentile, normalissimo. Le reazioni, quelle che già abbiamo descritto, avvenivano dopo. Sta però di fatto che non si otteneva nessun miglio­ramento. La moglie fu al colmo dello scoraggiamen­to quando il marito rifiutò in modo assoluto di anda­re alla messa di Natale, lui che per tutta la vita era andato a messa tutti i giorni. Si provò a chiamare anche un altro esorcista amico: tutto si svolgeva come con p. Candido: massima calma, comunione devota, conversazione finale e... nessun cambia­mento. Quando poi l'esorcista usciva, Gustavo di­ventava furibondo: «Hai chiamato l'esorcista? Ora vedrai cosa ti succede». E alla povera moglie ne sono capitate di tutti i colori. Una volta è caduta in casa fratturandosi il naso; un'altra volta cadde su una vecchia lamiera di ferro, facendosi un taglio vi­cino all'occhio, che fu salvo per miracolo; un'altra volta si ruppe una caviglia; un giorno, scesa di mac­china, sentì uno spintone che quasi la buttò sotto un'altra macchina che passava. Ci guadagnò un colpo alla spalla, che ancora le duole nonostante le cure ortopediche fatte per anni. In seguito questo esorcista si ammalò gravemente e non potè più an­dare. La moglie venne a conoscenza di un sacerdo­te in Toscana, che era esorcista e aveva particolari doti di guaritore. Gustavo accettò di andare anche perché, in quel periodo, sentiva un forte male alla gola e temeva che si trattasse di cancro. Il sacerdo­te toscano disse subito: «Macché cancro! Questa è solo opera del diavolo. Se sta qui un mese potrò fa­re qualcosa per lui». Ma a stento Gustavo resistette lì per otto giorni. La moglie tornò disperata da quel sacerdote che la confortò: «Lo porti pure a casa; tanto, qui dovrà ritornare. E lei non dica nulla, non risponda nulla, qualunque cosa lui dica». Era pro­prio necessario quell'ammonimento. Gustavo di­venne insolente come non era mai stato; continuò per anni a insultare la moglie nel modo più volgare, e questa fu fedele al suo proposito di tacere. 159 Una volta andai anch'io, incoraggiato da p. Candido, e gli feci un esorcismo completo, per una quaranti­na di minuti; lo ricordo nella sua poltrona, calmo, si­lenzioso, molto gentile nei saluti finali. Ma non ot­tenni nulla. Ebbe poi vari altri disturbi, con visite mediche in Italia e all'estero, senza che mai i medici potessero diagnosticare il male e senza nessun gio­vamento dai farmaci che gli venivano somministrati. Basti pensare che, quando fu affetto da un forte do­lore agli occhi, con l'impressione che fossero pieni d'acqua, fu visitato da diciotto oculisti! La moglie cercava di convincere il marito a tornare da quel sa­cerdote in Toscana, ma Gustavo rifiutava decisa­mente. Non potendone più, la moglie andò da sola. Si sentì dire: «Stia tranquilla. Questa volta verrà. Gli dica che l'aspetto qui, per un mese». Quando gli fu riferita questa frase, Gustavo disse: «Preparami la valigia; parto subito». Sembrava diventato un altro. Era di nuovo pieno di energia. Partì e si fermò da solo, per un mese, nell'alberghetto di quel paese. Quando tornò a casa era diverso, era di nuovo quel­lo di sette anni prima: gentile, affettuoso, premuro­sissimo. Della vicenda disse solo: «Sai, quello non c'è più; prima non mi dava pace». Trascorse sereno le poche settimane di vita che gli rimasero e col sorriso sul le labbra, ritornò alla casa del Padre. Anche dopo la sua morte, ho parlato più volte di Gustavo con p. Candido. Soprattutto m'interessava risolvere alcune difficoltà. La prima: come aveva fatto l'esorcista a intuire che si trattava di possessione diabolica, dal momento che la persona colpita non ha mai dato reazioni du­rante gli esorcismi. Non c'è dubbio che p. Candido ha saputo valutare, alla luce della sua grande espe­rienza, i vari elementi che erano emersi: il cambia­mento repentino, con le particolarissime difficoltà verso tutto ciò che era preghiera e sacramenti; gli esami clinici con le relative diagnosi o non diagnosi di tanti medici specialisti; il carattere particolare dei continui assalti demoniaci a cui Gustavo era sotto­posto e che cercava di controllare grazie alla sua profonda fede e alla sua forza di volontà. In più p. Candido, durante gli esorcismi, anche in mancanza di reazioni visibili, percepiva quella presenza che a lui era fin troppo nota. Tutte considerazioni che mi sono poi state utili quando mi sono trovato di fronte ad un altro caso, analogo a questo. Ho cercato anche di capire il movente, e la causa iniziale dei disturbi malefici. Non erano stati fatti passi falsi dal soggetto spiritismo, visite a maghi o simili, né si poteva pensare a malefici. La causa più probabile — anche se non siamo giunti a nessuna certezza — ci è sembrato di identificarla in una ven­detta di Satana per l'immenso bene che Gustavo aveva fatto durante tutta la sua vita; e in una per­missione di Dio, per purificarlo ulteriormente e così prepararlo al grande incontro finale col Signore, per ricevere il premio promesso hai servi fedeli. Infine un altro mio dubbio: come mai lui, p. Candido, e l'al­tro esorcista suo amico, in tanti esorcismi e nem­meno io siamo riusciti a liberarlo?... come invece aveva fatto con certa facilità l'esorcista toscano. An­che qui, chi guida tutto è il Signore, che, evidente­mente, voleva far compiere a Gustavo quell'itinera­rio di purificazione. I vari esorcismi sembravano senza conseguenze di miglioramento; ma hanno sempre dato sollievo e consentito tante conversioni e comunioni che, diversamente, non avrebbero so­stenuto il sofferente. Poi, per la liberazione finale, il Signore si è servito di chi ha voluto, direbbe Paolo, perché nessuno si vanti se non nel Signore.


Una strana visita


Essendo esorcista di una grande città francese, do­ve esercito il mio ministero all'ombra della Vergine benedetta, mi capita di accogliere molti sventurati, tormentati o perseguitati da Satana, oppure di a­scoltare molte confessioni liberatrici, o di essere il felice testimone di liberazioni o guarigioni, che pos­so attribuire solo all'intervento misericordioso della Madre di Dio, mediante la preghiera esorcizzante della Chiesa, di cui sono servo e strumento. Mi sembra utile, tra i tanti fatti, raccontarvene uno che mi capitò un giorno e che mi lasciò in una certa per­plessità. Entra nel mio ufficio un uomo strano e biz­zarro. Tutto in lui è con evidenza insolito: l'aspetto, il comportamento, il vestito stravagante e soprattutto un odore strano, repellente, fetido! Non era odore di vizio, ma di un qualche cosa di indefinibile, tra l'uo­vo marcio e lo zolfo. Mi venne subito in mente un tipo di incenso, usato in certe sette blasfeme, che col tempo impregna i vestiti dei partecipanti. Il com­portamento enigmatico e curioso di quell'uomo pa­reva scrutarmi, per indovinare i miei pensieri e i miei sentimenti. Eppure capivo che non diffidava di me, ma di qualcun altro. Infatti a tratti si girava di scatto verso la porta o abbassava la voce per essere udito solo da me. Ma eravamo soli! Dapprima pensai che temesse di essere visto o sentito da qualche altro dei miei penitenti; ma poi compresi che aveva paura di essere spiato o pedi­nato da un membro della sua setta, o addirittura dal­lo sciagurato di cui era divenuto schiavo. Il suo ve­stito, violacenere, aveva un taglio strano. Solo poco per volta mi venne in mente di averlo vi­sto riprodotto in una rivista in cui si parlava di una messa satanica: era proprio uno di quei paramenti liturgici. Poi fu lui stesso a dirmelo: «Il mio Maestro lavora soprattutto di notte». Mi venne in mente che si trattava, in quella rivista, di una liturgia luciferiana. Quest'uomo mi disse che praticava occultismo e magia nera. Era una confessione che tanti altri mi avevano fatto, ma per cercare da me la liberazione. Questo visitatore, invece, non capivo che intenzioni avesse; mi confermò di essere legato a una setta satanica con un certo rituale, ma non sembrava de­sideroso di esserne sciolto. Pensavo: perché è ve­nuto a trovarmi? Certamente per cercare una libe­razione da Satana. O forse voleva delle ostie con­sacrate, per poterle profanare la sera stessa? O sperava di attirarmi dalla sua? Oppure voleva solo annunciarmi la vittoria del suo Maestro? Infatti par­lava continuamente di vittoria, parlava sempre di lui, pareva che avesse un grande messaggio da tra­smettere a questo piccolo prete di Cristo. Ho subito preso accurati appunti, su quanto mi ha detto. Ec­cone una parte. «Il mio Maestro vi ha vinti! Stiamo distruggendo : la vostra Chiesa. Il mio Maestro reg­ge l'equilibrio nel mondo tra le Nazioni e ha il so­pravvento sulla vostra Chiesa. Dovrete adorarlo e riconoscerlo! Sì, è evidente la forza di Satana nel mondo, contro cui la Vergine stessa ci mette in guardia con le varie apparizioni. Come è evidente che in molti casi vacillano le tre colonne Eucaristia, Madonna, Pontefice, per cui vacilla la loro fede. Ne hanno parlato Paolo VI e Giovanni Paolo II; soprat­tutto ne parla l'Apocalisse, della lotta di Satana. E la sua ora; ma è anche l'ora della Donna vestita di so­le». Quando interruppe il suo monologo e mi per­mise di parlare, gli feci notare che la vittoria del de­monio è solo provvisoria e apparente, di breve tem­po. Con la sua Croce, Gesù ha vinto Satana proprio nel momento in cui Satana si riteneva vincitore. E così sarà per la Chiesa: la sua passione attuale at­tua quel rinnovamento interno che prepara alla nuo­va Pentecoste, tante volte annunciata e tanto desi­derata. Satana è una delle tante creature di Dio, creata buona e pervertitasi per colpa sua. «No! Sa­tana è pari a Dio», si affrettò a dire il mio interlocuto­re. Mi accorsi che non voleva parlare di Gesù, ma solo di Dio. «La ribellione a lui è stata un succes­so!» E ogni tanto aggiungeva: «Ma non hai paura del mio Maestro?». Questa frase, spesso ripetuta, dapprincipio suonava come una minaccia; poi inve­ce rivelava una sua paura intima, perché Satana vede tutto e sente tutto. Gli ribattei che io gli parlavo nel nome di Gesù, di cui ero sacerdote, e nulla po­teva accadermi senza il suo permesso. In più avevo la protezione della Vergine, specie durante gli esor­cismi. Non gli piaceva che io parlassi della Vergine e cercava di sviare il discorso sul suo Maestro, Sa­tana. Io allora gli ricordai il Proto vangelo: «Porrò inimicizia tra te e la Donna». Lui accettò il discorso, ma con un'interpretazione sua: «Satana la insidierà al calcagno, vuol dire che la vincerà». E io: «Come può vincerla, se la Donna gli schiaccia la testa?». Poi passai a spiegargli la visione dell'Apocalisse, sulla Donna vestita di sole, in lotta col dragone ros­so, che viene sconfitto da Michele. Pensavo che anche nelle tentazioni di Cristo, narrate nei Vangeli, c'è una contesa sui testi biblici. Ma l'argomento Ma­ria diede la svolta alla nostra conversazione. Di fronte a quell'argomento lui si sentiva a disagio, an­gosciato e infine disperato. Prima gli avevo detto che il suo Maestro non poteva dargli la pace nel cuore e tanto meno la felicità. Gesù invece dava pace e gioia; dava libertà proprio dalla schiavitù di Satana, che tutt'al più prometteva danaro, potere e gloria umana. Dentro di me pregavo incessante­mente la Vergine Maria e così vedevo che lui per­deva terreno, indietreggiava; era chiaro che del suo Maestro aveva solo paura. Io allora gli parlai dell'a­more del mio Maestro, che era morto per salvarmi e perdonava tutto. Lui parlò della sua bestemmia la sua apostasia con una nota di vera disperazione. Solo riflettendoci dopo mi venne in mente il riferi­mento al peccato contro lo Spirito Santo e mi sem­brò che quel disgraziato ne fosse pienamente col­pevole. Lo invitai a pentirsi, a lasciare il suo Mae­stro; gli dissi che ogni notte chiedevo perdono a Dio per tutti i peccati, anche per le bestemmie. Quell'uomo pareva turbato, combattuto tra due sen­timenti: la speranza e la disperazione. Gli domandai se accettava che io pregassi per lui. Mi parve favo­revole e feci interiormente un breve esorcismo per cacciare Satana; poi lo ripetei ad alta voce. Era troppo! Si alzò come per fuggire, ma prima mi disse il suo nome: Pietro. Poi uscì di corsa. Ancora oggi mi interrogo sul significato di quella visita. Quell'uo­mo, me lo ha inviato Satana per sviarmi? Me lo ha mandato la Madonna per convertirlo o, almeno, per­ché pregassi per lui? Certo ho toccato con mano quanto è difficile, per un membro di una setta sata­nica, per chi si è consacrato al demonio, ritornare a Dio. Testimonianza di Fr. Christian Curty, O.F.M., esorcista di Avignone.


INFESTAZIONI


Abbiamo sottolineato la grande importanza della te­stimonianza di Origene, secondo cui già i primi cri­stiani scacciavano i demoni non solo dalle persone, ma anche dalle case, dagli oggetti, dagli animali. Noi, dovendo cercare di creare un linguaggio nuovo, che ancora non esiste, riserviamo la parola infesta­zione per indicare appunto i disturbi malefici causati non sulle persone, ma sui luoghi, sugli oggetti, sugli animali. Ci addentriamo in un campo tutt'altro che nuovo, dato che anche nei tempi più antichi e da parte di tutti i popoli si sono riconosciute e combat­tute queste forme di disturbi. Ma non possiamo na­scondere due realtà:


1. Questo è un terreno su cui solo l'esperienza diret­ta è di aiuto; in caso contrario, neppure ci si crede; l'esorcista può testimoniare che, nel corso del suo ministero, ha incontrato casi sulla cui possibilità mai avvrebbe creduto se non li avesse visti. Non mera­vigliano le voci, per ciò di tanta incredulità, prima di tutto da parte dell'ambiente ecclesiastico che lo ab­biamo detto e chiaramente dimostrato, non è istruito in questa materia.


2. Neppure possiamo negare che in questo campo non sono all'ordine del giorno gli abbagli, le sugge­stioni, le accese paure; quando non si tratta di vere e proprie manie. Dobbiamo tenerne molto conto, per non credere... "all'asino che vola". Come sono soli­to, prendo le mosse dalla sacra Scrittura e, in que­sto caso, da quel libro così emblematico per il popo­lo d'Israele e così istruttivo per tutti i tempi, che è l'Esodo, Trovo molto importante soffermarmi sulle "dieci piaghe d'Egitto" per due motivi. Primo motivo, perché si nota come Mosè, in nome di Dio, e i ma­ghi, con la forza di Satana, possono produrre gli stessi fenomeni. Talvolta il fatto in sé è identico, ma bisogna saper risalire alla causa. Certi fenomeni non bastano a far comprendere se sono opera di Dio o di Satana, a far capire se chi li compie è un carismatico o è un mago. Ci vuole un apposito di­scernimento. Secondo motivo, per cui ritengo di par­ticolarissima importanza tutto l'episodio delle piaghe d'Egitto, è che fenomeni analoghi si verificano an­che oggi. L'ho detto e lo ripeto: certe cose si credo­no solo se si vedono. Ne presento un esempio. La prima piaga d'Egitto è l'acqua trasformata in sangue. Ebbene, vari miei amici esorcisti hanno vi­sto, in case private costruite di recente e fornite di impianti idraulici innestati negli acquedotti comunali, rubinetti che emettevano sangue invece che acqua. Ho anche parlato, nel mio libro precedente, di uno di questi casi; di due illustri professori dell'Università di Padova analisti che hanno osservato il fenomeno con un'aria sarcastica di ironia, e si sono portati via un fiasco pieno di quel "sangue", a cui evidente­mente non credevano. Ma quando poi dall'analisi è risultato loro che si trattava di sangue umano, sono stati presi da una paura tremenda e non c'è stato modo di farli più ritornare in quella casa. Ho visto molti razionalisti, atei, preti, comportarsi allo stesso modo: passare dall'incredulità al terrore. L'Esodo ci parla, nella seconda, terza e quarta pia­ga, dell'invasione di rane, zanzare e mosconi, che hanno infestato le case degli Egiziani. Possiamo aggiungervi l'ottava piaga, l'invasione delle cavallet­te. Ebbene, molte volte mi è stato raccontato, oppu­re ho visto con i miei occhi, di case che improvvi­samente venivano invase da mosche, da formiche volanti, da insetti talvolta repellenti scorpioni o altri animaletti non bene identificabili, che poi sparivano di colpo, completamente, spargendo acqua santa o esorcizzando gli ambienti. L'Esodo ci parla pure di un male misterioso che uc­cideva il bestiame: sembrava "una peste molto pe­sante" quinta piaga; e ci parla di un'ulcera che col­piva uomini e animali sesta piaga. Il demonio ha il potere di causare malattie: sia malattie di carattere organico, che vanno guarite per via medica, sia ma­lattie puramente d'indole malefica, su cui i farmaci non hanno alcun potere, ma che si curano con i mezzi di grazia, tra cui gli esorcismi. Ogni esorcista può raccontare di casi di cisti, tumori, malattie va­riamente diagnosticate, che sono sparite dopo un esorcismo, lasciando i medici di stucco. Anche la nona piaga, i tre giorni di buio, può trovare un corrispettivo in improvvise cecità che hanno col­pito persone per un certo tempo, dovute a cause malefiche. Ma qui entriamo nel campo delle vessa­zioni, non delle infestazioni. Case, negozi, campi... Le infestazioni locali sono sempre difficili da diagno­sticare e non meno da liberare. Aggiungo anche che ogni esorcista agisce con metodi propri, con la più ampia discrezionalità. Perché, sia detto con chiarezza, tutta la materia che riguarda le infesta­zioni non è presa in considerazione né dal Diritto Canonico né dal Rituale, che si occupano solo degli esorcismi sulle persone ossesse. A mio parere è una grave carenza. Da una parte significa che di questa materia può occuparsi qualunque sacerdote o non sacerdote; d'altra parte si lascia ancora più mano libera a imbroglioni, maghi, santoni. In com­penso il Rituale, in quelle abbondantissime preghie­re e benedizioni che sono una vera ricchezza e che sarebbe un grave errore buttare al macero, fornisce orazioni adatte anche per questi casi, per cui pos­sono essere utilmente adoperate. Si vedano ad e­sempio le benedizioni alle case o luoghi, alle scuole, ai campi. E spesso vengono usate queste preghiere dai sacerdoti e dagli esorcisti. C'è chi, oltre all'acqua santa, usa l'incenso o sparge sale esorcizzato. La libertà è totale e, anche se io mi limito a riferire le esperienze mie personali o di altri esorcisti, resti chiaro che in tutte le forme di infestazione non è ri­chiesta l'opera dell'esorcista. È efficace la celebra­zione della messa, da parte di qualunque sacerdo­te. Si sono dimostrate efficaci anche le preghiere fatte sul luogo, da gruppi di fedeli. Quando agiscono sacerdoti esorcisti, normalmente essi fanno uso an­che di un esorcismo usato per le persone, adattan­dolo alla casa o al luogo. È assai utile cercare di in­dividuare la causa per cui l'ambiente è maleficiato, e agire di conseguenza. Quali sono le cause più fre­quenti? Segnaliamo, tra le tante:


1. Se in quella casa si tenevano sedute spiritiche, se vi si faceva magia, se è stata sede di culti satani­ci e tutti questi sono i casi in cui è più difficile toglie­re l'infestazione.


2. Se vi è stata uccisa o si è suicidata una persona; e in questo caso occorrono abbondanti suffragi.


3. Se era casa di prostituzione; se vi abitavano be­stemmiatori, massoni, delinquenti o organizzatori di opere di delinquenza, spacciatori di droga; se era sede d'incontro per omosessuali... In tutti questi casi occorrono tante preghiere di riparazione.


4. Se è stata oggetto di maleficio. In questo caso occorre indagare più a fondo circa gli scopi del ma­leficio come è stato fatto. Se, ad esempio, vi è pre­sente qualche oggetto fatturato, occorre individuarlo e bruciarlo: fino a che l'oggetto permane nell'am­biente tutte le altre preghiere hanno scarsa effica­cia. A questo scopo possono essere d'aiuto gli stes­si abitanti; ad esempio se ravvisano che gli incon­venienti sono iniziati da quando è stato loro regalato un certo mobile da una persona dalla quale dubita­no di avere ricevuto il maleficio. Oppure può essere utile la presenza di carismatici o sensitivi, di cui parleremo nel caso seguente. Non mi fermo qui a trattare dei fenomeni di polter geist spirito fracassone che sono legati ad un indivi­duo e sono generalmente di breve durata. Si tratta di un fatto naturale, che va curato con la psicotera­pia. E utile conoscerne l'origine e i fenomeni che causa, per non confonderli con i fenomeni delle in­festazioni. Ma si tratta di rassomiglianze superficiali; basta un po' di esperienza per saper distinguere; non c'è la stessa difficoltà che si incontra, ad esem­pio, per distinguere i mali malefici dalle malattie psi­chiche.

17/09/2016 13:54

Oggetti infestati. Più che mai in questi casi, come in tutto questo campo, è soprattutto necessa­rio stare in guardia dalle inutili paure, dalle sugge­stioni, dai sospetti più immotivati e, se si è andati a consultare qualche mago o qualche pia persona, occorre guardarsi dagli imbroglioni. La causa pres­socché unica per cui un oggetto può essere infesta­to è il maleficio. In linea teorica, qualunque oggetto può venire maleficiato, attraverso un rito satanico fatto da uno stregone o da chi, in qualsiasi modo, si sia dato a Satana. Ma i casi pratici sono molto rari per cui occorre estrema prudenza prima di dire che un oggetto sia infestato. Lo scetticismo iniziale, in questo campo, è vera saggezza. Come uno se ne accorge? Talvolta dalla provenienza, altre volte dagli effetti, altre volte anco­ra con l'aiuto di un carismatico o sensitivo. La principale causa possibile è la provenienza: un oggetto dato da un mago è facilmente infestato. L'esempio tipico è offerto dai talismani, che spesso costano un sacco di soldi e, se non sono puro im­broglio, contengono cariche di negatività fortemente nocive. Precisiamo anche che l'infestazione di un oggetto non significa che ci sia dentro il diavolo! Si­gnifica solo che, essendo stato sottoposto a un rito malefico, in genere contro una determinata persona e per ottenere determinati scopi, è divenuto nocivo. Altre volte uno se ne accorge dagli effetti. E il caso, ad esempio, che capita quando uno non riesce a dormire o, stando a letto, viene colpito da forti mali alla testa o da altri disturbi. È possibile che si accor­ga che questi inconvenienti non gli capitano se dorme in un altro letto. Allora può sospettare del guanciale, o del materasso. Poniamo il caso che provi a cambiare guanciale e si accorga che i mali non si verificano più, mentre invece se riadopera quel guanciale i mali tornano immediatamente. Può trattarsi allora di un guanciale maleficato e può ac­cadere che, aprendolo, vi si trovino dentro quelle strane cose di cui ho parlato nel mio precedente vo­lume. Occorre allora bruciare il guanciale, dopo averlo a­sperso d'acqua santa, usando quelle cautele che sono raccomandate in questi casi: bruciare all'aper­to, pregando, e poi buttare le ceneri dove scorre ac­qua: fiumi, mare, fognature; o mettere nei contenito­ri delle immondizie, quando si sa che finiscono in inceneritori. Nei casi leggeri, basta aspergere l'og­getto con acqua benedetta, senza distruggerlo. Altre volte è possibile che una persona abbia incon­venienti di cui non suppone affatto l'origine malefica e che venga avvertito da un sensitivo o da un cari­smatico circa la presenza di un oggetto maleficiato. Anche qui il buon senso ci dice quanto sia importan­te guardarsi dalle false paure, dagli inutili sospetti sugli oggetti, e soprattutto dagli imbroglioni maghi, cartomanti, zingari....


Carismatici e sensitivi.


Li nomino entrambi, benché erroneamente se ne faccia un tutt'uno. — Carismatici sono coloro che hanno dallo Spirito san­to un particolare dono, o carisma, dato non a loro retaggio personale, ma per il bene della Chiesa. — Sensitivi sono coloro che hanno dalla natura una maggiore sensibilità degli altri talvolta si parla di un loro sesto senso» per cui percepiscono cose che gli altri non sono in grado di rilevare. Dico subito che nel nostro caso i sensitivi non giovano perchè per­cepiscono solo fenomeni naturali ad esempio, ma­lattie, non mali di carattere malefico. Per questo, preferisco parlare sempre solo dei carismatici anche se questi spesso, nel linguaggio corrente, vengono impropriamente chiamati sensitivi. I carismi sono tanti. A noi interessano particolarmente quelle per­sone che hanno il carisma della liberazione dai mali e dalle presenze malefiche dono assai raro; o quelle persone che hanno un particolare carisma di di­scernimento, sia per avvertire le presenze malefiche per cui sono di utilità per le diagnosi, sia per perce­pirne le cause, da cui dipendono gli appositi rimedi. È tutto un terreno che meriterebbe uno studio a par­te, che esula dai limiti di questo libro. Qui mi limito a raccomandare un'estrema prudenza prima di ritene­re che una persona abbia dei carismi particolari, e intanto rimando a due testi conciliari AA 3, LG 12 in cui si afferma: 1. chi ha dei carismi ha il diritto e il dovere di esercitarli; 2. spetta al vescovo il discer­nimento dei carismi e regolarne l'uso. Auspico che i vescovi provvedano anche a questo, e credo che la via più pratica da seguire sia quella di nominare una commissione di esperti che studi i singoli casi e for­nisca al vescovo gli elementi per un suo pronuncia­mento. Intanto, come regole pratiche immediate, per la necessaria applicazione a cui si può essere co­stretti dalle circostanze, ho trovato utile attenermi a questi criteri: 1. Che la persona sia stimata per la vita di preghiera, per la fede, per la carità, per l'equi­librio. 2. Che si basi solo sull'ascolto della parola di Dio letta o sentita interiormente e ricorra alle comuni preghiere, senza compiere stranezze e senza at­teggiamenti ieratici da commediante. 3. Che sia to­talmente disinteressata: «Ciò che abbiamo avuto gratis, dobbiamo darlo gratis». 4. Che abbia profon­da umiltà. Anche riguardo ai carismi, chi sbandiera di averne, vuol dire che non ha un bel niente! Il ve­ro carismatico ama il nascondimento e viene a co­noscere il suo carisma per vie indirette o con molta discrezione; mai per autoimposizione. Deve avere anche doti di estrema umiltà in quello che dice, sa capire che solo il discernimento che non dipende da lui ma da una grazia del cielo garantisce la validi­tà o meno del suo intervento. 5. «Dai frutti si cono­sce la pianta»: l'esperienza sulla validità di ciò che un carismatico esprime garantisce la verità sul suo carisma. Non dimentichiamo il criterio a posteriori» se la profezia si verifica o no, che la Bibbia, ci sug­gerisce per distinguere i veri profeti dai falsi. Quan­do un esorcista scopre un vero carismatico, o ha la grazia di essere aiutato da vari carismatici, con cari­smi diversi e complementari, non c'è dubbio che ne riceve aiuto. Conosco vari esorcisti che riconoscono apertamente il grande aiuto che ricevono dal grup­petto, accuratamente scelto, di persone che accom­pagnano con la preghiera e aiutano l'esercizio del loro ministero.


Animali infestati.


Pure questo fatto è possibile, anche se rarissimo. Il Vangelo ci riferisce di quella legione di demoni che invadeva l'ossesso di Cerasa e che, uscita dall'uomo, ha avuto da Cristo il consenso di invade­re due mandrie di porci; gli animali inferociti sono corsi ad annegarsi nel lago. Mi limito a dire che non ho mai avuto casi; se mi fossero capitati avrei fatto una preghiera di liberazione, che senz'altro è lecita. Del tutto diverso e, purtroppo, assai frequente, è ìl caso di animali che vengono usati da stregoni per i loro riti magici soprattutto bruciando le interiora o come messaggeri dei loro malefici. In questo se­condo caso gli animali più usati sono il rospo e so­prattutto il gatto. Ho accertato, usufruendo anche dell'esperienza di altri esorcisti, tanti episodi signifi­cativi a questo proposito. Ad esempio, il sentire la presenza di gatti per casa, o di altri animali non be­ne identificati, benché non si vedesse niente; ma scoprirne le impronte per terra, o i graffi d'artigli nel­le lenzuola. Una ragazza, salendo sulla sua mac­china che era ben chiusa, si è accorta della presen­za di un grosso gatto nero sul sedile posteriore; è subito scesa per far fuggire l'animale, ma quello è scomparso, senza passare dalla porta. Episodi di questo genere ne potrei raccontare molti; a conforto delle persone più suggestionabili, dirò che mai questi fantomatici ani­mali hanno assalito o fatto del male alle persone. E possibile darne una spiegazione? Sono episodi ac­caduti generalmente a persone che avevano già problemi di disturbi, più o meno gravi, dovuti a male­fici. Per cui in questi fatti si poteva riscontrare il ripe­tersi di azioni malefiche a loro danno, o almeno il tentativo di farlo. Un più intenso ricorso ai mezzi di grazia è poi stato sufficiente a evitare il ripetersi di questi inconvenienti. Una giovane suora, infermiera in un ospedale ro­mano, veniva infastidita da un medico che, oltre al resto, era dedito alla magia. Una sera, rientrando nella sua stanzetta ben chiusa, la suora vide un gat­to; cercò di farlo scappare dalla porta, ma quello correva per la stanza, senza uscire. Scocciata, la suora tirò addosso all'animale il mazzo delle chiavi, e vide bene il gatto fuggire col muso sanguinante. Il mattino seguente, andando in reparto, la religiosa s'imbattè in quel medico. Aveva un cerotto sul naso e uno sul labbro superiore. «Che cosa le è succes­so, dottore?». «Sei stata tu, col mazzo delle chiavi». L'episodio è vero e ben testimoniato; ma non è facile darne una spiegazione. Ritengo che, attraverso un sortilegio, il dottore volesse fare spiare o impaurire la suora. Ma il sortilegio è ricaduto su di lui, cosa che talvolta ac­cade.


TESTIMONIANZE


Prima il medium poi l'esorcista


Con tutta semplicità e verità narriamo quanto ha a­vuto da sopportare in un anno una famiglia di un piccolo paese. Chi legge potrebbe pensare che si tratti di atto di fantasia. Eppure noi esorcisti veniamo a conoscere tante storie simili a questa, che vengo­no tenute gelosamente nascoste, perché chi ne è vittima teme di passare per pazzo. La nostra società si proclama "razzionalista". Ha buttato dalla finestra gli insegnamenti della Bibbia, ma in compenso si è data, quanto mai alle proposte esoteriche come sèt­te, filosofie, occultismo, stregonerie d'ogni specie. E molte volte chi apre le cose non sono medici o preti, ma sono gli agenti di polizia. Presento la famiglia Rossi. Il padre, cinquant'anni, operaio in fabbrica; la moglie è casalinga; dei quat­tro figli, due sono giovani sposi, gli altri due hanno: quindici anni, Domenico e undici anni, Alba. Eco­nomicamente le cose andavano bene, tanto da permettere alla famiglia di costruirsi una casetta, con un po' di terra intorno, nel 1987. La cosa ha su­scitato fortissime e ingiustificate gelosie da parte dei familiari di Enrica, la madre. I guai sono incominciati nel 1990. Quando la famiglia era riunita, si udivano forti colpi alle persiane e alle porte, tanto da costrin­gere gli occupanti a rivolgersi alla polizia: non pote­va trattarsi che di qualche maleintenzionato. In di­cembre, durante il terzo sopralluogo, i poliziotti han­no localizzato i rumori senza, naturalmente, scoprire la presenza di anima viva. Il capo della polizia si è dimostrato pratico di simili incidenti e ha preso le cose sul serio: ha consigliato ai Rossi di contattare un medium. Nella zona era stimata la medium Mari­lena. Essa intervenne e sentenziò subito che si trat­tava di un caso di gelosia o di odio da parte di un parente stretto: o uno zio o una zia. Consigliò di por­re un po' di sale vicino alle porte e finestre in cui si sentivano i colpi. Suggerì di ripetere una parola por­tafortuna, come: ricchezza, successo, pace. Persi­stendo i rumori, Marilena fu invitata in casa. Essa fece un complesso di riti e benedizioni, a modo suo. L'effetto è stato disastroso. Subito Alba incominciò ad essere tormentata da incubi. Marilena, interpella­ta di nuovo, non potè che riconoscere l'inutilità dei suoi metodi e confessò onestamente la sua impo­tenza di fronte a quel caso. Fu lei a consigliare di rivolgersi ad un esorcista. I Rossi ricorsero subito al parroco. Questi non credette a nulla di quanto gli fu raccontato come purtroppo accade il più delle volte e regalò a quei suoi parrocchiani, un piccolo croci­fisso, non si è capito bene se per protezione o per toglierseli dai piedi. I Rossi si rivolsero ai parroci vi­cini, a tutti i sacerdoti che conoscevano che furono loro indicati, ma non trovarono nessuno disposto ad andare a benedire la loro casa. Trovarono un sa­cerdote che li prese sul serio e che consigliò loro di rivolgersi al vescovo, caso mai ci fosse in diocesi un esorcista. I Rossi non se la sentirono di andare dal loro vescovo, pareva loro una cosa troppo grossa. In questo hanno sbagliato; avrebbero trovato un'ac­coglienza paterna: si sarebbero accorti che avvici­nare un vescovo non è come andare da un ministro. Si rivolsero a una comunità di preghiera. Un gruppo di questa comunità andò a pregare nella casa dei Rossi. Recitarono le litanie lauretane, una preghiera a s. Michele, il rosario; hanno benedetto ogni stanza e hanno incoraggiato il padre a ripetere la benedizione ogni giorno, alla presenza dei fami­liari. Anche durante le preghiere del gruppo si sono sentiti colpi ai muri, alle tubature, alle sedie, nel letto della piccola Alba. Dopo la prima benedizione ci so­no stati due giorni di calma; ma poi i disturbi hanno ripreso, con progressivo aumento. Il gruppo di pre­ghiera, già più volte a contatto con l'esorcista dioce­sano, ne ha richiesto l'intervento. Questi non ha perso tempo. Prima di tutto ha recitato una preghie­ra per rompere sia i vincoli con la medium, sia ogni patto di infestazione che potesse essere stato fatto ai danni dei Rossi. Poi si è recato nella casa, in as­senza dei figli, e ha fatto un primo esorcismo. C'è stato un miglioramento immediato, ma breve, nono­stante che il gruppo continuasse a pregare. La più colpita era Alba. Non poteva più dormire nel suo let­to ma andava, nella camera dei genitori; lì, in piena notte, veniva svegliata da colpi violenti alla spalliera del letto e al tavolino su cui era posto il telefono. Poi i disturbi per la undicenne aumentarono: dolori alla testa, all'addome, febbri inspiegabili, vomiti. I medici non ci capivano nulla: dall'ecografia dell'addome, dalle analisi del sangue e dalle altre analisi non ri­sultava niente. Viene richiamato l'esorcista, che tor­na accompagnato da uno psichiatra, che spesso l'assiste. Amministra l'esorcismo completo. Ma non si nota nessun miglioramento. Eppure il gruppo di preghiera continua ad andare in quella casa e resta ammirato dalla fede che quella famiglia ha in Dio e nella Chiesa. Ma la situazione peggiora. Sembra che le forze del male vogliano vendicarsi per gli e­sorcismi e le preghiere. Dispiace che l'esorcista, anziano e troppo carico di lavoro, non possa inter­venire più spesso. Poi inizia una seconda forma di tormento psicologico: appaiono dei messaggi, scritti a matita e posti sul davanzale delle finestre o dietro le persiane. Eccone alcuni: «Suppongo che la fattu­ra non sia ancora stata tolta. State bene? Grazie». È evidente l'ironia. «La fattura sta per colpire due persone»; «Questa notte, nella vostra magnifica ca­sa un sintomo di invidia? ascolterete meravigliosi spettacoli». I membri del gruppo di preghiera si so­no alternati a dormire in casa dei Rossi, perché non si sentissero soli. Le minacce non si sono mai avve­rate; avevano solo un fine intimidatorio. La cosa strana è che i messaggi erano firmati con un nome: Marcella. E il nome dì una zia, di cui da parecchi anni non si hanno notizie né si sa dove abiti. Ma il fatto è che i mali aumentano. Alba vuole uscire di notte, tenta di distruggere le immagini sacre; si ha l'impressione che il maleficio fatto su di lei stia au­mentando anziché diminuire. Anche gli altri membri della famiglia vengono colpiti da strani dolori fisici, come l'impressione di strangolamento. Domenico incomincia ad avere incubi e allucinazioni, come la sorellina. Così stanno le cose mentre scrivo e il let­tore rimarrà deluso di non sentire il lieto fine. Questo verrà, perché i Rossi hanno scelto le vie di Dio. Ma quando? Talvolta il cammino è lungo. In casi simili ho trovato utile fare esperimenti che non so se in quel caso concreto siano stati fatti. Ad esempio, in­vitare la famiglia a passare una settimana estiva fuori casa, per vedere se gli inconvenienti sulle per­sone si verificano ugualmente altrove. In ogni caso vado molto piano a consigliare di cambiare abita­zione; il più delle volte mi risulta che, dove è stato fatto, i disturbi hanno seguito le persone anche nella nuova dimora. La via più sicura, anche se è lenta, è quella che la famiglia Rossi sta seguendo: molta preghiera, frequenza ai sacramenti, esorcismi alle singole persone e alla casa.


Dall'infestazione alla possessione


Armida è una donna nata nel 1936, sposata, ha un figlio di diciassette anni. Proviene da una famiglia formalmente cattolica, ma non praticante: si tratta di quelle persone che vanno in chiesa solo per batte­simi, matrimoni, funerali, a Natale e Pasqua. Anche Armida seguiva questo andazzo, ma sentiva in pro­fondità il bisogno di una vita spirituale vera, di un impegno cristiano non solo formale. Alla scarsa formazione religiosa cercava di supplire con un grande amore al Signore. Vedeva ovunque la divina presenza: in un seme destinato a divenire pianta, nel succedersi delle stagioni, nelle meraviglie del corpo umano con i suoi organi, in tutta la bellezza del creato. Nel 1957 ha sposato un ingegnere ed è vissuta serenamente, una vita normale, fino al 1978. Qui è entrato in scena un qualche cosa di sbalorditi­vo che Armida indica con un nome preciso: Satana. I primi sintomi sono stati quasi insignificanti. Una qualche lampada si accendeva e si spegneva da sé; lo scricchiolio dei mobili pareva più volte non conforme al comune muoversi del legno; alcuni quadri si staccavano dalle pareti e cadevano, senza un motivo comprensibile. Poi incominciò una serie di guasti negli elettrodomestici, a cui si aggiunsero presto fenomeni più gravi. I due sposi non riusciva­no più a dormire in pace; la stanchezza li portava ad uno stato di irritazione che culminava immancabil­mente in litigi, cosa che non era mai accaduta loro in passato. All'inizio i litigi non erano violenti e rima­nevano nei limiti della correttezza e del reciproco rispetto; ma di giorno in giorno si alzarono di tono, si passò agli insulti, alle parole sconce, a zuffe in cui sempre si arrivava a rompere oggetti. Ormai la base dei rapporti tra i due era solo la violenza. Armida un giorno si rivolse a un sacerdote cattolico, gli contò i suoi guai, gli disse che a quel punto sentiva proprio il bisogno di un esorcismo... La risposta fu netta: «È fuori discussione, la Chiesa non fa più di queste co­se»; si limitò a consigliare di pregare. Invano Armida insisteva che cercava di farlo, ma la memoria le ve­niva a mancare anche nelle preghiere più semplici e da sempre ripetute; le varie espressioni del Padre Nostro» le gli si ingarbugliavano in testa, tanto che non riusciva né ha pensarle né tanto meno a pro­nunciarle. Talvolta Armida andava in chiesa e si in­seriva nella fila per accostarsi alla comunione; ma veniva assalita dalle idee più strane, che le impedi­vano di accostarsi alla balaustra o al sacerdote pronto, con la pisside in mano. Pensava, ad esempio: Il sacerdote potrebbe avere una malattia contagiosa e trasmettermela mediante l'ostia». Così, con tutta la discrezione possibile, passava oltre, senza comunicarsi. Ormai era ridotta al punto di lasciare la chiesa con la convinzione che Dio non la volesse lì. O addirittura che s. Michele avesse tradito il Signore, si fosse dato al campo av­versario e impedisse alle sue preghiere di giungere a destinazione. A casa le cose andavano di male in peggio con litigi sempre più violenti; non bastava a frenare gli sposi la presenza del loro figlio, che già aveva i suoi incubi per conto proprio: si svegliava improvvisamente di notte e gli apparivano persone senza volto, che lo terrorizzavano. Anche Armida incominciò con queste allucinazioni»: vedeva so­prattutto il volto di un uomo beffardo, che la deride­va. Disperata, pensava al suicidio come l'unica via di liberazione. Solo l'amore e la preoccupazione per il figlio le davano la forza di non attuare il suo pro­getto. Tutte le estati, madre e figlio erano soliti pas­sare un mese a Londra e seguire un corso d'ingle­se. Fecero così anche nel 1980. Un giorno, mentre rifletteva sugli assurdi litigi con suo marito, Armida incontrò un sacerdote anglicano. Pensò: « Se un sacerdote cattolico non mi ha voluto credere, questo qui mi manderà a quel paese. Non importa; almeno potrò gridargli che cosa penso del cristianesimo...». Gli espose le sue disgrazie, gli disse le cose più as­surde, più contrarie ad ogni buon senso. Con gran­de stupore, invece di arrabbiarsi, quel sacerdote a­scoltò il racconto con pieno interesse e promise che avrebbe fatto il possibile per aiutarla. Ma per questo le chiese di ritornare il giorno dopo, insieme a suo figlio; avrebbe fatto un esorcismo ad entrambi. Dis­se anche che avrebbe chiamato un altro sacerdote esorcista in aiuto. L'esorcismo fu fatto dopo la cele­brazione della messa, da questi due pastori pieni di carità. Durante il rito, Armida non diede reazioni par­ticolari; sentì solo un grande affaticamento e uscì di chiesa appesantita da una grande stanchezza. An­che per suo figlio fu lo stesso, sia pure con minore intensità. Decisero allora di non andare al corso di inglese, ma di tornare a riposarsi nell'albergo. Ap­pena a letto Armida si addormentò. Sognò di avere davanti a sé un uomo arabo, con una ferita al naso, che era morto di una morte violenta, ma che se ne stava davanti a lei con un'aria inebetita, senza sa­pere che fare. Svegliatasi, Armida vide che quell'uomo c'era davvero, davanti al suo letto. Non sentì nessuna paura, tutt'altro, ma lo cacciò via con forza. Da quel momento madre e figlio sentirono una pace straordinaria; pareva loro di avere le ali ai piedi. Ridevano insieme per cose da niente, come da tempo non accadeva più. Vollero tornare in quel­la chiesa, per rinraziare il sacerdote anglicano. Questi fu lieto del buon esito, ma fu anche molto chiaro nel raccomandare di non farsi illusioni: appe­na tornata in patria, consigliava di contattare un sa­cerdote cattolico, perché i fenomeni passati avreb­bero potuto ripetersi. Madre e figlio si sentivano così bene, così liberi, che non credettero a quell'avviso; lo stimarono suggerito da eccessiva prudenza. In­vece, come ritornarono a casa, ricominciarono ben presto le note difficoltà. Armida avrebbe voluto ritor­nare a Londra, ma non le era possibile. Pensò di ri­volgersi ad uno psichiatra; ormai pensava che stava diventando pazza. Non l'avesse mai fatto! si trovò di fronte ad un medico materialista e ottuso, che non le fu di nessun aiuto ed essa capì subito che non ne avrebbe mai avuto vantaggio. Un'amica le indicò una donna, che aveva fama di essere "veggente". Essa la guardò subito con aria di terrore e le disse che era spaventata per la grande schiera di anime sofferenti che tormentavano lei e i suoi cari, e sug­gerì di andare in una chiesa "Antonista" di prote­stanti, dove avrebbero pregato su di lei. Vi andò e fu accolta con molta bontà e disinteresse; hanno pre­gato su di lei e sui suoi cari. Il risultato fu buono, in quanto tutti e tre ne ricevettero sollievo; ma non ot­tennero quella guarigione che cercavano. Nelle ri­cerche seguenti, Armida ha avuto l'impressione che fosse il demonio a guidarla. Si imbattè in una sedi­cente chiesa ortodossa, dove un giovane sacerdote le chiese di bruciare delle erbe una volta alla setti­mana, a orario fisso. Pagò a caro prezzo quella visi­ta; ma poi, dovendo ritornare lì ogni settimana, il co­sto veniva aumentato ogni volta. Eppure la sala d'attesa era piena di "clienti", per cui si aveva l'illu­sione che ci fossero dei risultati positivi. Quando poi Armida fu invitata ad andare ad assistere alla loro messa domenicale, conobbe il padrone di casa: un tipo inquietante, che si faceva chiamare "Monsigno­re", ma lasciava una pessima impressione. Armida decise di mollare questa via, pur avendo incontrato persone che avevano problemi simili ai suoi. In quel periodo la famigliola conobbe disagi sempre maggiori. L'impresa che aveva ristrutturato la loro casetta si rivelò composta da abili truffatori, con potenti alleati anche in tribunale, per cui i due coniugi furono co­stretti a sborsare un sacco di soldi. Poi il marito ri­mase disoccupato di colpo, dopo aver lavorato qua-rant'anni nella stessa ditta. Armida fu scippata; un'altra volta cadde e si ruppe una gamba. Ci fu una catena di incidenti che non risparmiò neppure gli a­nimali: i canarini, giovani e ben curati, morirono tutti; il gatto scomparve; il cane, giovane e robusto, fu in­vestito da una macchina sul marciapiedi. Anche il figlio, che aveva sempre brillato a scuola, fu boccia­to. Finalmente si aperse la strada giusta. Vennero a sapere che nella loro diocesi c'era un esorcista re­golarmente autorizzato dal loro vescovo. Era vec­chio e carico di lavoro, ma indicò loro un altro esor­cista suo amico che, come venne a conoscere la storia di Armida e della sua famiglia, prese il caso a cuore. E iniziò quasi subito. Durante il primo esorci­smo Armida sentì successivamente freddo e caldo; poi fu assalita da un odore nauseante; alla fine pro­vò una grande stanchezza, come le era accaduto a Londra. Suo figlio, esorcizzato subito dopo di lei, non dimostrò reazioni particolari, tranne un senso generale di smarrimento. In seguito si notò subito un buon rapporto tra i coniugi: non più litigi, ma a­more e rispetto. Proseguendo negli esorcismi, tutti e tre hanno avuto la sensazione di una completa libe­razione, anche se col timore, risultato poi vano, che il demonio ritornasse. Il primo passo è stato quello di una piena riconciliazione col Signore, col risultato di provare quella pace profonda che viene dal per­dono che Dio ci accorda. Poi è seguita sempre più la rottura con tutti i legami con Satana: è stato come se, poco per volta, cadessero delle catene che im­mobilizzavano le persone. Oggi la famiglia vive se­rena. Gusta la bellezza di un fiore, del cielo, di una passeggiata, della musica... Possono sembrare co­se ovvie, ma non per chi è passato per una simile esperienza, spaventosa, in cui ci si sente in balìa di forze malefiche. E Armida non cessa di sentirsi gra­ta a quanti hanno contribuito all'attuale benessere: dal primo sacerdote anglicano all'ultimo esorcista cattolico. Ha scritto le sue esperienze, anche quelle sbagliate, perché potessero essere di aiuto a chi si trovasse in circostanze simili alle sue.


DOMANDE E RISPOSTE


Il successo del libro: Un esorcista racconta, mi ha portato in primo piano, contro ogni mio merito, nei mezzi di comunicazione sociale. Ho rilasciato più di cento interviste a TV rai, e giornali d'ampia risonan­za, oltre a tanti incontri minori, sempre seguiti da di­scussione. Ho accumulato una grande quantità di domande, tra cui mi è facile scegliere le più ricorren­ti. Si pensi che, anche solo nei miei interventi a Ra­dio Maria, venivo intervistato per un'ora e poi, per due ore, si susseguivano le telefonate con le richie­ste degli ascoltatori. Sul mensile Eco di Medjugorje ho curato a lungo una rubrica che terminava con domande e risposte. Ho ritenuto opportuno avva­lermi di questa esperienza e riportarne qui i tratti più significativi. Non presenterò un capitolo organico, dato che si tratta di domande singole, staccate; mi sforzo solo di raggrupparle in base alle affinità degli argomenti. Credo però che il lettore resterà soddi­sfatto perché questo capitolo rispecchia, più di ogni altro, gli interessi immediati della gente.


ESORCISTI E MAGHI


Ci sono esorcisti più forti ed esorcisti più deboli, o l'uno vale l'altro? La differenza tra un esorcista e un altro c'è, è inne­gabile. Dipende da fattori d'indole spirituale l'intensi­tà di preghiera, di unione con Dio, di sacrifici; oso dire: la santità e da fattori umani quali l'esperienza, l'intelligenza, la cultura specifica, l'intuizione... Non è però facile valutare questi fattori e ogni confronto sarebbe errato perché solo Dio è giudice. Giusta­mente un esorcista francese, rispondendo al suo vescovo che gli aveva posto questa domanda, gli ha fatto l'elenco delle cose nuove che aveva imparato, anno dopo anno, durante l'esercizio di questo mini­stero; in sostanza ha voluto dire: posso solo con­frontarmi con me stesso, e ho visto che ho sempre da imparare, ma ho anche visto i vantaggi dell'espe­rienza. Non dimentichiamo inoltre che, in questo settore, giocano molto anche altri fattori: l'impegno di fede e di preghiera della persona colpita e dei suoi cari; la fede nell'intercessione della Chiesa e quindi l'accostarsi all'esorcista come ad uno stru­mento di Dio, attraverso l'incarico ricevuto dal suo vescovo. Ho anche notato che certi esorcisti sono più efficaci con un certo tipo di mali malefici, altri lo sono con un altro tipo di mali. Ma è poi sempre il Si­gnore che decide e che concede la grazia del risul­tato all'uno o all'altro, come lui vuole, perché si deb­ba a lui solo ogni rendimento di grazie. Che differenza c'è tra un mago e un esorcista? Il mago, quando è un vero mago e non un semplice imbroglione, agisce con la forza di Satana; l'esorci­sta agisce con la forza del nome di Gesù e l'inter­cessione della Chiesa. Come dobbiamo regolarci di fronte a tanti non esor­cisti che benedicono: sacerdoti, suore, laici? Tutte le preghiere sono efficaci, purché fatte con fe­de, con umiltà, con carità quindi senza nessun inte­resse materiale, senza stranezze. Pregare gli uni per gli altri è certamente una raccomandazione che ci viene da Dio. Ognuno può farlo conforme al suo sacerdozio: derivante dal Battesimo o più ancora se si tratta di sacerdozio ministeriale. È ottima cosa che i sacerdoti benedicano; dovrebbero farlo molto di più. E evidente che si tratta in questi casi di pre­ghiere private, che niente hanno a che fare col sa­cramentale dell'esorcismo. Poi bisogna guardare ai frutti. Conosco tanti che pregano o benedicono con efficacia; conosco anche tanti che si sono fatti una fama da santoni, mentre non sono altro che imbro­glioni o ipocriti, quando non sono addirittura dei ma­ghi. Non possiamo pretendere che sia l'autorità ec­clesiastica a pronunciarsi in tutti i casi; sono troppi e neppure meritano una considerazione di carattere ufficiale. Dobbiamo essere noi ad avere buon senso e a saperci regolare; dovrebbero i parroci essere in grado di dare i consigli appropriati ai singoli casi che prendono piede nelle loro parrocchie. Il fatto di non trovare esorcisti o esorcisti validi spinge ad andare dai maghi. È peccato? E se si viene davvero malefi­cati? Purtroppo la difficoltà è reale; ma c'è anche la tendenza, da parte di molti, a voler ricorrere ad un esorcista quando non ce n'è nessun bisogno, per­ché bastano i mezzi comuni di grazia. In ogni caso ricorrere ai maghi è un peccato di superstizione, che trasgredisce il quinto Comandamento, ed è espres­samente condannato dalla Bibbia.


E se il mago guarisce davvero?


L'esperienza tutta insegna, che si tratta, il più delle volte, di guarigioni provvisorie, che lasciano poi il posto a mali maggiori. In ogni caso: disgraziata quella persona che viene guarita da un mago, ossia da uno collegato con Satana. Essa contrae a sua volta un legame sia col demonio sia col mago. E si tratta di legami con dure conseguenze, per cui è poi molto faticoso spezzarli.


È peccato andare da cartomanti?


E peccato di superstizione, che può essere più o meno grave, secondo i casi. Ad esempio, uno va a farsi fare le carte per la pura curiosità di sapere che cosa gli viene detto; è una venialità; e si espone a rischi di continuità, di aggravamento. Sono solito di­videre i cartomanti in tre categorie: gli imbroglioni, che fanno soldi alle spalle degli ingenui; coloro che hanno un qualche potere paranormale e si servono delle carte per farne uso, come un rabdomante fa uso della bacchetta per trovare l'acqua; in questo caso non c'è né colpa né danno, purché si stia nei limiti dovuti ad esempio, è impossibile predire il futu­ro; ci sono infine i cartomanti che praticano con le carte magia unitamente a divinazione, e allora c'è da ripetere quanto si è detto sopra, circa la magia.


Si può fare un esorcismo a una persona lontana, a sua insaputa?


Si può farlo. Ho già detto che spesso esorcizzo per telefono e con efficacia; altre volte faccio esorcismi ossia preghiere! per quelle persone più colpite che si rivolgono a me, anche a loro insaputa, soprattutto alla sera. Quello che non si può fare è esorcizzare contro la volontà di una persona: i suoi doni il Signo­re li offre, mai li impone. Ad esempio, mi è capitato spesso di sentirmi raccomandare persone che i fa­miliari ritengono indemoniate; ma non pregano, non vanno mai in chiesa, non credono e mai accettereb­bero di farsi benedire da un sacerdote. In questi ca­si si può solo pregare.


Un esorcista si può sbagliare?


Ho portato un mio parente da un esorcista che non gli ha trovato niente. Ma il suo comportamento è ta­le da far supporre una presenza malefica e un sen­sitivo afferma che è vittima di una fattura. E possibi­le che un esorcista si sbagli. In un caso come quello esposto consiglierei di sentire il parere di un altro esorcista. Non dimentichiamo però che ci sono dei maniaci, ci sono di quelli che vanno da un esorcista all'altro, finché non trovano qualcuno che dica ciò che vogliono loro. Qui ci vuole un bravo medico; oppure una serie di preghiere di liberazione dalle manie specifiche, se il soggetto si presta a collabo­rare.


Quali sono i principali ostacoli che incontra un esor­cista?


Sono tanti. Ostacoli per fare una diagnosi, anche con l'aiuto di medici specialisti. E se si riscontra un male malefico, molti ostacoli derivano dalla scarsa collaborazione del paziente: occorre una sincera conversione a Dio, una vita di grazia, tanta preghie­ra e frequenza ai sacramenti. La gente è pigra; ha spesso la tendenza alla passività: "Padre, mi liberi dal demonio"; "No. Sei tu che ti devi liberare. Io posso solo aiutarti e indicarti i mezzi". Talvolta ci sono impedimenti alla grazia: difficoltà a un sincero perdono di cuore, a cambiare vita se si è radicati in uno stato di peccato; difficoltà a spezzare certi le­gami col maligno che richiedono di spezzare certi legami umani: amicizie peccaminose, vizi radicati... Il compito dell'esorcista è fondamentalmente quello di portare le anime a Cristo: è lui il liberatore. Tutto ciò che ostacola una vita di unione con Dio è di ostacolo per l'opera degli esorcisti.


PROBLEMI DI DOTTRINA


Tutto viene da Dio.


Il bene e il male sono sempre esistiti. Accettiamo questa realtà perché è inutile combatterla. Tutto è permesso da Dio — «Non cade foglia che Dio non voglia» —, ma non tutto è voluto da Dio. Da Dio viene solo il bene. E non è vero che il bene e il male siano sempre esistiti; ci sono filosofie e religioni che si basano su questo falso concetto, come se il bene e il male fossero due forze eterne, sullo stesso pia­no. No; si escluderebbero a vicenda; Dante direbbe «Per la contraddizioni che non consente». E sempre esistito solo Dio: l'unico principio di tutto. E da Dio è stato creato solo il bene; per cui la Bibbia ci presen­ta Dio che si compiace di avere creato tutte le crea­ture belle e buone, per la vita e per la felicità. Il male è entrato nel mondo quando Dio ha voluto creare esseri di straordinaria grandezza, perché intelligenti e liberi. La libertà, sia per l'angelo sia per l'uomo, è una grandezza insostituibile. Il male è iniziato per colpa dell'angelo e poi dell'uomo, che hanno abusa­to di questo dono di Dio. Perciò il male non c'è sempre stato, ma ha avuto origine da quando una parte di angeli si è ribellata a Dio, e poi da quando Adamo ed Eva hanno disobbedito a Dio. Ancora tut­tavia si manifesta la misericordia e la sapienza divi­na che, pur tollerando il male perché Dio non rinne­ga le creature sue, né la possibilità che ha loro dato di nuocere ad altri, anche dal male sa trarre il bene. Perciò malattie, dolori, persecuzioni, perfidia e tutto il male che c'è nel mondo, pur non provenendo da Dio, possono giovare alla santificazione e quindi al bene.


Vorrei sapere che relazione c'è tra libertà e tenta­zione; e poi tra libertà e possessione diabolica. Tutti gli uomini sono soggetti alle tentazioni di Sata­na, ossia alla sua azione ordinaria. Ma sempre la nostra libertà è in grado di vincerle. La Scrittura ci assicura che Dio non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze; che possiamo e dobbia­mo resistere a Satana «forti nella fede» At 5,2; che se resistiamo a Satana lui «fuggirà da noi» Gv 4,7. Dobbiamo però usare i mezzi di grazia che il Signo­re ci elargisce, conforme al suo ammonimento: «Vi­gilate e pregate per non cadere in tentazione» Mt 26,41. È più complesso parlare del rapporto tra li­bertà e possessione diabolica. In tutti i casi in cui la possessione è colpevole, si tratta di un cattivo uso della libertà, per cui si paga la conseguenza delle colpe che hanno portato alla possessione. Quando questa è incolpevole perché dovuta a permissione divina o a maleficio, l'uomo la subisce contro la sua libera volontà e si comporta come di fronte a tante sofferenze umane, ad esempio, di fronte alle malat­tie. In ogni caso la possessione non toglie la libertà, tranne che nei momenti di crisi acuta, in cui non si è responsabili di quanto si dice o si fa. Ma il libero arbitrio resta, per cui resta la possibilità di compiere il bene o il male, di santificarsi o di dannarsi. Perché Dio permette che un bambino innocente possa già nascere con disturbi malefici, o addirittura con una possessione diabolica? Anche questo problema va visto alla luce di tutto il problema del dolore e del male. Guardiamo alla croce di Cristo, alla Risurrezione che ne è seguita, e possiamo capire qualcosa. Ci sono dolori che non hanno una spiegazione razionale, guardando solo alla vita terrena, ma che acquistano il loro significato guardando al poi, alla vita eterna. Per aiutarci a ca­pire, paragoniamo un bambino che nasce con un male malefico ad un bambino che nasce malato, ad esempio, che nasce mongoloide. Perché Dio, che vuole solo il bene, permette questo? Facciamo cre­dito alla sua sapienza che, anche da questo male, da essa non voluto, sa trarre il bene.


Perché Gesù non liberò Giuda da Satana?


Dio rispetta sempre la nostra libertà, anche se ne usiamo male. Sappiamo che ci vuole tutti salvi, che Gesù è morto per tutti, che nessuno è predestinato all'inferno; e sappiamo che se uno pecca, Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Però Dio i suoi doni li offre; non li impone. Uno può sempre rifiutarli. Io penso che Giuda abbia avu­to grazie straordinarie sia per conoscere Gesù, vi­vendo con lui, sia per potersi sollevare dalla sua mi­sera condizione di ladro. Chissà quanti tentativi ha fatto il Signore per convertirlo! Solo un persistente indurito rifiuto della grazia può averlo portato al pun­to a cui è giunto. Quanto è detto per Giuda vale per tutti. Nella mia casa si udivano rumori notturni che ci di­sturbavano. Abbiamo poi saputo che, prima che noi vi andassimo ad abitare, un uomo vi si era impicca­to. Dietro consiglio di un amico del "Rinnovamento dello Spirito" abbiamo fatto celebrare per quel de­funto le messe gregoriane e i rumori sono cessati. "Potrei raccontare altri fatti, attribuiti a defunti. Che cosa si deve credere? È un tema quanto mai vasto e che andrebbe approfondito, come ancora non è stato fatto. Credo che vada inquadrato nella ricerca biblicoteologica su questi argomenti: quale è la vita dei defunti e degli stessi demoni, prima del giudizio universale? Quale è la loro attività? Già ne abbiamo fatto cenno, ma ne riparliamo volentieri. Alcune veri­tà fanno parte del comune insegnamento della Chiesa. Incominciamo dagli spiriti angelici. Sappiamo che angeli e demoni esercitano un'attività nei nostri ri­guardi, benefica o malefica secondo che si tratta di angeli o demoni. Riguardo ai demoni, Pietro e Gia­como ci dicono concordemente che sono incatenati nel Tartaro, in attesa del giudizio finale; anche Pao­lo ci avverte che i giusti saranno associati a Cristo nel giudicare gli angeli. Evidentemente il fatto che la scelta operata dagli angeli e demoni sia definitiva e irreversibile, e il fatto dell'incatenamento dei demo­ni, non impedisce una loro attività: ordinaria e stra­ordinaria, come abbiamo visto; ed è un'attività che continuerà fino alla fine del mondo. Riguardo alle anime umane sappiamo che anche per loro il perio­do della prova termina con la morte. Ma intanto, nell'attesa del giudizio finale, cosa possono fare in relazione al mondo dei viventi? Il dogma della Co­munione dei santi ci parla dell'attività dei beati: pos­sono ricevere le nostre suppliche e intercedere per noi. Lo stesso dogma ci parla dell'attività delle anime purganti: possono ricevere i nostri suffragi e posso­no intercedere per noi. Nulla finora ci è stato detto delle anime dei dannati

17/09/2016 13:55

Soprattutto il mondo laico si è interessato e si interessa di questi problemi. Ma quello che è mancato specie negli ultimi decen­ni, è l'interesse dei teologi, che se ne sono altamen­te infischiati dei problemi dell'aldilà. Poiché gli umori dei teologi si ripercuotono sempre sull'attività pasto­rale, anche i sacerdoti li hanno seguiti in questo di­sinteresse. Come conseguenza, ad esempio, ab­biamo riscontrato una paurosa carenza di predica­zione sui novissimi; carenza nella predicazione e carenza nei catechismi: non solo in quello olandese che, troppo combattuto alla sua uscita, è poi stato anche troppo imitato dagli altri catechismi postconci­liari. Non posso negare che, in queste condizioni, anche gli esorcisti si trovano talvolta spiazzati di fronte a problemi che la loro cultura teologica è in­sufficiente a risolvere con sicurezza. Da qui varie ipotesi di soluzione, avanzate con umiltà ed esita­zione, come abbiamo visto, ad esempio, a proposito delle presenze. Ma il mondo d'oggi, saremmo dei ciechi a non accorgercene, si aspetta da noi delle risposte a problemi nuovi, o a problemi che si pon­gono in termini nuovi, e noi sacerdoti ci troviamo sprovveduti, incerti, divisi e soprattutto non coinvolti Da quando è uscito il libro di R. A. MOODY, La vita oltre la vita, Ed. Mondadori: sia prima, soprattutto dopo, sono usciti tanti altri libri analoghi, volti, non interessati. Benché si tratti di problemi che ci riguar­dano, in modo diretto e specifico. Intanto approvo quanto è stato fatto nel caso esposto.


DOMANDE VARIE E SINTOMI PARTICOLARI


Sono colpiti dai disturbi satanici più uomini o don­ne? Più giovani o vecchi?


Tutti noi esorcisti benediciamo molte più donne che uomini. In parte ciò è dovuto al fatto che le donne più facilmente degli uomini sono disposte a ricevere le benedizioni di un sacerdote. Ma penso che que­sto fatto non basti a giustificare la differenza. E neppure il calcolo numerico, che le donne sono in maggior numero, dal punto di vista anagrafico. Credo proprio che le donne siano più esposte agli attacchi del demonio perché questi pensa di servir­sene poi per far sua preda anche gli uomini. Un po' come ha fatto fin dall'inizio, tentando prima Eva. Comunque, anche se posso essere incerto sui mo­tivi, sono certo sulla risposta da dare al richiedente: sono più colpite le donne. Anche sulla seconda ri­sposta non ho dubbi: sono più colpiti i giovani. Basti rileggere quanto abbiamo scritto sulle cause colpe­voli e ci è facile vedere come i giovani siano più e­sposti ad esserne vittime. L'indemoniato è un malato contagioso? Ad aiutarlo si possono subire danni, come, ad esempio, le ven­dette di Satana? I mali malefici non sono contagiosi, ma è possibile che venga colpita un'intera famiglia, o un gruppo anche molto grande, come si è detto. Vediamo bene che, quando è colpita solo una per­sona, non ne riceve alcun danno né il marito o la moglie né i figli. Tanto meno gli altri. E opera alta­mente meritoria aiutare questi malati come è alta­mente meritorio aiutare chiunque è nel bisogno. Qui può trattarsi di aiuto costante nella preghiera, nella recezione dei sacramenti, nelle attività quotidiane. Per chi assiste e aiuta l'esorcista, può esserci il bi­sogno di tenere stretto l'indemoniato se si agita, nel pulirlo se sbava, ecc. Non ho mai notato inconve­nienti. E torno a dire, specie per i sacerdoti che te­mono le vendette di Satana se si dedicano a questo ministero, che il maligno ci fa già tutto il male che può; è una sciocca illusione pensare che a lasciarlo in pace ci lasci in pace; ed è una sciocca stoltezza pensare che si vendichi di più con chi di più lo com­batte. Guardiamo ai santi: in generale vediamo che più uno combatte il demonio e più il demonio ha pa­ura di lui. Questa è la normalità dei casi. I santi che hanno subito danni fisici dal demonio, come il Cura­to d'Ars, sono eccezioni e in genere non erano e­sorcisti. La mia vita è stata tutta un susseguirsi di mali. Per 65 volte sono stata ricoverata in cardiolo­gia; la vita della mia famiglia è un susseguirsi di di­sgrazie a catena... Questa dura esperienza, narrata in diretta a Radio Maria, è purtroppo tutt'altro che rara. Tutti gli esorcisti hanno conoscenza di casi do­lorosissimi, in cui proprio pare che non ci sia niente che vada dritto: salute, amicizie, lavoro, incidenti stradali nei modi più impensati, lutti improvvisi... Ep­pure, anche se si procede ad esorcismi almeno a carattere esplorativo, non si riscontrano particolari reazioni che facciano pensare a presenze malefi­che. E come se il demonio perseguitasse quasi dall'esterno quella famiglia, in tutto ciò che fa o che ha, senza prendere possesso di nessun membro. In questi casi il sacerdote, qualunque sacerdote, può esercitare un ruolo importantissimo di sostegno, di preghiera, di fiducia. È possibile non riuscire ad arginare le disgrazie, ma è sempre possibile riuscire ad impedire la disperazione, riuscire a far valorizza­re la sofferenza. Che la causa sia il demonio o che sia un inspiegabile intreccio di coincidenze avverse, ha poca importanza. È importante il conforto, il sostegno. Non c'è dubbio che il dolore è la più grande prova contro la nostra fede, che o si rinsalda o si perde. Ecco perché que­ste situazioni, che solo alla luce della fede possono trovare il loro significato, sono un campo prezioso aperto all'aiuto dei sacerdoti, oltre che di tutte le a­nime generose. Spesso ho notato, in persone che non hanno sinto­mi di malattie psichiche, ma presentano mali di na­tura non curabile per via medica: sintomi di freddo, stanchezza, sonnolenza; tendenza ad adagiarsi in un'ignavia assoluta... Notate questi sintomi anche voi esorcisti? La domanda mi è stata posta dal ca­rissimo prof. Simone Morabito, primario psichiatra di Bergamo, che non esita ad aiutare gli esorcisti o a richiedere il loro aiuto. Uno di quei pochi psichiatri che ogni esorcista vorrebbe avere al suo fianco. Sì, anche noi notiamo questi sintomi, oggi sempre più frequenti, soprattutto nei giovani. Aggiungo: perdita della fede, tendenza a rimanere chiusi in casa, tota­le incapacità a studiare o a fare qualsiasi lavoro, fi­no a una specie di blocco del cervello. Spesso si aggiunge una ripugnanza a qualsiasi cibo e un sen­so di inferiorità che porta la persona ad appartarsi da tutto e da tutti, a rinchiudersi sempre più con un senso crescente di disperazione. Ho esorcizzato, presso l'ospedale Gemelli di Roma, una ragazza af­fetta da anoressia, ottenendo buoni risultati. Non e­sito a ripetere che, in casi come questi, è indispen­sabile una collaborazione tra esorcisti e psi uso, come i francesi, la sillaba che comprende psichiatri, psicologi, psicanalisti..., soprattutto e prima di tutto psichiatri.


PARLIAMO DI SATANA


Quale è il volto di Satana? Come immaginarlo? Che orìgine ha la sua rappresentazione con coda e co­ma? Puzza davvero di zolfo? Satana è un puro spirito. Siamo noi che per imma­ginarlo gli diamo una raffigurazione fisica; e lui, quando appare, assume un aspetto sensibile. Per quanto brutto possiamo rappresentarlo, è sempre immensamente più brutto; non si tratta di bruttezza fisica, ma di perfidia e lontananza da Dio, il sommo bene e il culmine di ogni bellezza. Penso che la raf­figurazione con corna, coda, ali da pipistrello, voglia significare il degrado avvenuto in questo essere spi­rituale che, creato buono e splendente, è diventato orrido e perfido. Così noi, conforme alla nostra men­talità, lo immaginiamo un po' come un uomo che venga declassato al rango di un animale corna, arti­gli, coda, ali... Ma si tratta di nostra immaginazione. Come pure il demonio, quando vuole rendersi visi­bilmente presente, assume un aspetto sensibile, falso, ma tale da farsi vedere: può essere un anima­le spaventoso, un uomo orribile e potrebbe anche essere un elegante signore; varia secondo l'effetto che intende provocare, di paura o di attrazione. Quanto agli odori zolfo, bruciato, stereo..., si tratta di fenomeni che il demonio può provocare, come può provocare fenomeni fisici sulla materia e mali fisici nel corpo umano. Può anche agire sulla nostra psi­che, attraverso sogni, pensieri, fantasie; e può tra­smetterci i suoi sentimenti: odio, disperazione. Sono tutti fenomeni che si verificano nelle persone colpite da mali satanici e soprattutto nei casi di possessio­ne. Ma la vera perfidia e la vera bruttezza di questo essere spirituale è superiore ad ogni immaginazione umana e ad ogni possibilità di rappresentazione. Il demonio può localizzarsi in un uomo, in una sua parte, in un luogo? E può coabitare con lo Spirito Santo? Essendo puro spirito, il demonio non si localizza in un posto o in una persona, anche se ne da l'impres­sione. In realtà non si tratta di localizzarsi, ma di a­gire, di influire. Non è una presenza come un essere che vada ad abitare in un altro essere; o come l'a­nima nel corpo. È come una forza che può agire nella mente, in tutto un corpo umano o in una parte di esso. Per cui anche noi esorcisti abbiamo talvolta l'impressione che il demonio preferiamo dire il male stia, ad esempio, nello stomaco. Ma si tratta solo di una forza spirituale che agisce nello stomaco. Così sarebbe errato pensare che nel corpo umano ci possa abitare lo Spirito Santo e il demonio, come se due rivali stessero nella stessa camera. Sono forze spirituali che possono agire contemporaneamente e in modo diverso in uno stesso soggetto. Poniamo ad esempio il caso di un santo che abbia il tormento di una possessione diabolica: senza dub­bio il suo corpo è tempio dello Spirito Santo, nel senso che la sua anima, il suo spirito, aderiscono pienamente a Dio e seguono la guida dello Spirito Santo. Se noi pensassimo a questa unione come a un qualche cosa di fisico, anche le malattie sareb­bero incompatibili con la presenza dello Spirito San­to; è invece una presenza, quella dello Spirito San­to, che santifica l'anima e guida l'agire e il pensare. Ecco perché la presenza dello Spirito Santo può coesistere con le sofferenze provocate da una ma­lattia o da un'altra forza, come è quella del demonio.


Non potrebbe Dio bloccare l'azione di Satana? Non potrebbe bloccare l'opera degli stregoni e dei ma­ghi? Dio non lo fa perché, creando gli angeli e gli uomini liberi, lascia che agiscano conforme alla loro natura intelligente e libera. Poi, alla fine, tirerà le somme e darà a ciascuno ciò che merita. Credo che a questo proposito sia quanto mai chiara la parabola del buon grano e della zizzania: alla richiesta dei servi di estirpare la zizzania, il padrone rifiuta e vuole che si aspetti il tempo della mietitura. Dio non rinnega le sue creature, anche se si comportano male; in caso contrario, se le bloccasse, il giudizio sarebbe già fat­to, prima ancora che la creatura abbia la possibilità di esprimere se stessa integralmente. Noi siamo es­seri finiti; i nostri giorni terreni sono contati, per cui ci dispiace questa pazienza di Dio: vorremmo vede­re subito il bene premiato e il male punito. Dio a­spetta, lasciando all'uomo il tempo di convertirsi e servendosi anche del demonio perché l'uomo possa dare prova di fedeltà al suo Signore. Molti non cre­dono nel demonio perché sono guanti in seguito a cure psicologiche o psicoanalitiche. È chiaro che in quei casi non si trattava di mali malefici e tanto me­no di possessioni malefiche. Ma non sono necessari questi disturbi per credere nell'esistenza del demo­nio. La parola di Dio è molto esplicita in proposito; ed è chiaro il riscontro che rileviamo nella vita uma­na, individuale e sociale. Gli esorcisti interrogano il demonio e ne ottengono risposte.


Ma se il demonio è il prìncipe della menzogna, che cosa di utile si può ottenere ad interrogarlo?


E vero che le risposte del demonio vanno poi vaglia­te. Ma talvolta il Signore impone al demonio di dire la verità, per dimostrare che Satana è stato sconfitto da Gesù Cristo ed è anche costretto a ubbidire ai seguaci di Cristo che agiscono nel suo nome. Spes­so il maligno afferma espressamente di essere co­stretto a parlare, cosa che fa di tutto per evitare. Ma, ad esempio, quando è costretto a rivelare il suo nome, è per lui una grossa umiliazione, un segno di sconfitta. Guai però se l'esorcista si perdesse dietro a domande curiose che il Rituale espressamente vieta o se si lasciasse guidare in una discussione dal demonio! Proprio perché è maestro di menzo­gna, Satana resta umiliato quando Dio lo costringe a dire la verità. Sappiamo che Satana odia Dio.


Si può dire che anche Dio odia Satana, per la sua perfidia? Esiste dialogo tra Dio e Satana?


Dio è amore», come lo definisce s. Giovanni 1 Gv 4,8. In Dio ci può essere disapprovazione per il comportamento, mai odio: «Tu ami le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato» Sapienza 11, 23-24. L'odio è un tormento, forse il più grande dei tormenti; è inammissibile in Dio. Quanto al dialogo, possono le creature interromperlo col Creatore, ma non viceversa. Il libro di Giobbe, i colloqui tra Gesù e gli indemoniati, le affermazioni dell'Apocalisse; ad esempio: «Ora è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti a Dio giorno e notte» 12, 10, lasciano supporre che non c'è chiusura da parte di Dio di fronte alle sue creatu­re, per quanto perverse. La Madonna a Medjugorje parla spesso di Satana.


Si può dire che egli oggi sia più forte che nel passa­to?


Credo di sì. Ci sono epoche storiche di maggior cor­ruzione che altre, anche se sempre troviamo il bene e il male. Ad esempio, se studiamo, la condizione dei Romani ai tempi della decadenza dell'Impero, non c'è dubbio che troviamo generalizzata una cor­ruzione che non c'era ai tempi della Repubblica. Cristo ha sconfitto Satana e dove regna Cristo, Sa­tana cede. Per questo troviamo in certe aree del paganesimo uno scatenarsi del demonio superiore a quanto riscontriamo presso i popoli cristiani. Ho, ad esempio, studiato questo fenomeno in certe zo­ne dell'Africa. Oggi il demonio è assai più forte nella vecchia Europa cattolica Italia, Francia, Spagna, Austria... perché in queste nazioni il calo della fede è pauroso e intere masse si sono date in preda alla superstizione, come abbiamo fatto notare a proposi­to delle cause dei mali malefici.


MEZZI DI LIBERAZIONE


Nei nostri incontri di preghiera avvengono spesso liberazioni dal maligno, benché non si facciano e­sorcismi, ma solo preghiere di liberazione. Lei ci crede o pensa che ci illudiamo? Ci credo perché credo nella forza della preghiera. Il Vangelo ci presenta il caso più difficile di liberazio­ne, quando ci parla di quel giovane su cui gli apo­stoli hanno pregato invano. Ne abbiamo parlato nel secondo capitolo. Ebbene, Gesù richiede tre condi­zioni: la fede, la preghiera, il digiuno. E questi resta­no sempre i mezzi più efficaci. Indubbiamente la preghiera è più forte quando è fatta da un gruppo. Anche questo il Vangelo ce lo dice. Non mi stanche­rò mai di ripetere che ci si può liberare dal demonio con la preghiera e senza esorcismi; mai con gli e­sorcismi e senza preghiera. Aggiungo poi che, quando preghiamo, il Signore ci da ciò di cui abbia­mo bisogno, anche indipendentemente dalle nostre parole. Noi non sappiamo quello che dobbiamo chiedere; è lo Spirito che prega per noi, "con gemiti inesprimibili". Per cui il Signore ci da molto di più di quello che domandiamo, molto di più di quello che oseremmo sperare. Mi è capitato di vedere persone liberate dal demonio mentre p. Tardif faceva pre­ghiere di guarigione; e mi è capitato di assistere a guarigioni mentre mons. Milingo faceva preghiere di liberazione. Preghiamo: ci pensa poi il Signore a darci quello di cui abbiamo bisogno.


Esistono luoghi privilegiati per la liberazione da mali malefici?


Talvolta se ne sente parlare. Si può pregare ovun­que, ma non c'è dubbio che — da sempre — sono luoghi privilegiati di preghiera quelli in cui il Signore si è particolarmente manifestato o quelli a lui diret­tamente consacrati. Già presso il popolo ebraico troviamo tutta una serie di questi luoghi: dove Dio si era manifestato ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe... Noi pensiamo ai nostri santuari, alle nostre chiese. Per cui spesso le liberazioni dal demonio non av­vengono alla fine di un esorcismo, ma presso un santuario. P. Candido era particolarmente legato a Loreto e Lourdes, perché molti suoi malati si sono liberati in quei santuari. È vero che ci sono anche luoghi in cui ricorrono con speciale fiducia coloro che sono colpiti dal demonio. Ad esempio a Sarsi­na, dove il collare di ferro, usato per penitenza da s. Vicinio, è stato spesso occasione di liberazioni; un tempo si andava al santuario di Caravaggio oppure a Clauzetto, dove si venera una reliquia del prezio­sissimo sangue di Nostro Signore; in questi luoghi spesso i colpiti dal demonio hanno ottenuto la gua­rigione. Direi che anche il ricorso a luoghi particolari è utile per provocare in noi una maggior fede; ed è questa che conta. Mi sono liberata. La preghiera e il digiuno mi hanno giovato più degli esorcismi, da cui ho avuto solo benefici passeggeri. Ritengo valida anche questa testimonianza; sostanzialmente ab­biamo già dato sopra la risposta. Ribadiamo il con­cetto, molto importante, che il colpito non deve ave­re un atteggiamento passivo, come se stesse nell'e­sorcista il compito di liberarlo; ma è necessario che collabori attivamente.


Vorrei sapere che differenza c'è tra l'acqua benedet­ta e l'acqua di Lourdes o di altri santuari. Così pure che differenza c'è tra l'olio esorcizzato e l'olio che scaturisce da certe immagini sacre o che arde nelle lampade poste in certi santuari e che viene usato con devozione. L'acqua, l'olio, il sale esorcizzati o benedetti sono dei sacramentali. Ma anche se ricevono un'efficacia particolare per l'intercessione della Chiesa, è la fede con cui vengono usati a conferire loro l'efficacia nei casi concreti. Gli altri oggetti di cui parla il richieden­te non sono sacramentali, ma hanno la loro efficacia conferita dalla fede, attraverso cui si invoca l'inter­cessione derivante dalla loro provenienza: dalla Madonna di Lourdes, dal Bambino di Praga, ecc. Ho un vomito continuo di saliva densa e schiumosa. Nessun medico ha saputo darmene spiegazione. Se ne sente beneficio, può essere un segno di libe­razione da qualche influsso malefico. Spesso chi ha ricevuto un maleficio, mangiando o bevendo qual­cosa di fatturato, se ne libera vomitando saliva den­sa e schiumosa. In questi casi consiglio tutto ciò che si suggerisce quando occorre una liberazione: molta preghiera, sacramenti, perdono di cuore... quanto già abbiamo detto. In più, bere acqua benedetta e olio esorcizzato. Non so perché, sono molto invidiato. Temo che questo mi possa danneggiare. Vorrei sapere se le gelosie e le invidie possono causare mali malefici. Li possono causare solo se sono occasioni per fare un maleficio. Diversamente sono sentimenti che corrodono chi li ha e che, indubbiamente, turbano la buona armonia. Pensiamo anche solo alla gelosia di un coniuge: non causa mali malefici, ma rende infe­lice un matrimonio che avrebbe potuto essere ben riuscito. Non causano altri disturbi. Mi è stato consigliato di fare spesso preghiere di ri­nuncia a Satana. Non ne ho bene capito il motivo. È sempre utilissimo il rinnovo dei voti battesimali, in cui riaffermiamo la nostra fede in Dio, la nostra ade­sione a lui, e rinunciamo a Satana e a tutto quello che ci proviene dal demonio. Il consiglio che le è stato dato suppone che lei abbia contratto dei le­gami che deve spezzare. Chi frequenta maghi, con­trae un legame malefico sia col demonio sia col mago; così chi frequenta sedute spiritiche, sètte sa­taniche, ecc. Tutta la Bibbia, soprattutto l'Antico Te­stamento, è un continuo invito a spezzare ogni le­game con gli idoli e a rivolgersi decisamente all'uni­co Dio.


Che valore protettivo ha portare al collo immagini sacre?


Sono molto in uso medaglie, crocifissi, scapolari... Hanno sicura efficacia se questi oggetti sono usati con fede, e non come se fossero amuleti. La pre­ghiera usata per benedire le immagini sacre insiste su due concetti: imitare le virtù di chi è rappresenta­to dall'immagine e ottenerne la protezione. Se uno credesse di potersi esporre a pericoli, ad esempio, andare a un culto satanico, sicuro di essere protetto da conseguenze malefiche perché porta al collo un'immagine sacra, sbaglierebbe di grosso. Le im­magini sacre debbono incoraggiarci a vivere coe­rentemente la vita cristiana, come l'immagine stessa ci suggerisce.


Il mio parroco sostiene che il miglior esorcismo è la confessione.


Il suo parroco ha ragione. Il mezzo più diretto che combatte Satana è la confessione, perché è il sa­cramento che strappa le anime al demonio, da forza contro il peccato, unisce sempre di più a Dio av­viando le anime a uniformare sempre più la loro vita alla volontà divina. A tutte le persone colpite da mali malefici consigliamo la confessione frequente, pos­sibilmente settimanale.


Che cosa dice, riguardo agli esorcismi, il Catechi­smo della Chiesa Cattolica?


Ne tratta espressamente in quattro paragrafi. Al N. 517, parlando della Redenzione operata da Cristo, ricorda anche i suoi esorcismi. Il N. 550 dice te­stualmente: «La venuta del Regno di Dio è la scon­fitta del regno di Satana. "Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto tra voi il Re­gno di Dio" Mt 12,28. Gli esorcismi di Gesù liberano alcuni uomini dal tormento dei demoni. Anticipano la grande vittoria di Gesù sul "principe di questo mon­do" Gv 12,31». Il N. 1237 tratta degli esorcismi inse­riti nel Battesimo. «Dal momento che il battesimo significa la liberazione dal peccato e dal suo istiga­tore, il diavolo, viene pronunciato uno o più esorci­smi sul candidato. Questi viene unto con l'olio dei catecumeni, oppure il celebrante impone su di lui la mano, ed egli rinunzia esplicitamente a Satana. Co­sì preparato, può professare la fede della Chiesa alla quale sarà consegnato per mezzo del Battesi­mo». Il N. 1673 è il più dettagliato. Dice come nell'esorci­smo è la Chiesa che domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Mali­gno. In tal modo esercita il potere e il compito di e­sorcizzare, ricevuto da Cristo. «L'esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall'influenza demoniaca»: Si noti questa importante precisazione, in cui si riconosce che non esiste solo la vera e propria possessione diabolica, ma esisto­no anche altre forme di influenza demoniaca. Ri­mandiamo al testo per le altre precisazioni che con­tiene.


LA DONNA NEMICA DI SATANA


Con questo titolo, La Donna nemica di Satana, ho scritto per molti mesi una rubrica sul mensile Eco di Medjugorje. Lo spunto mi veniva offerto dai continui richiami che in quei messaggi riecheggiavano con tanta insistenza. Ad esempio: «Satana è forte, è molto attivo, è sempre in agguato; agisce quando cala la preghiera, ci si mette nelle sue mani senza riflettere, ci ostacola sulla via della santità; vuole di­struggere i piani di Dio, vuole mandare a monte i progetti di Maria, vuole prendere il primo posto nella vita, vuole togliere la gioia; lo si vince con le pre­ghiere e col digiuno, con la vigilanza, con il Rosario; ovunque va la Madonna, con lei c'è Gesù e subito accorre anche Satana; è necessario non lasciarsi ingannare...». Potrei continuare a lungo. E un fatto che la Vergine ci mette continuamente in guardia dal demonio, in barba a coloro che ne negano l'esi­stenza o ne minimizzano l'azione. E non mi è mai stato difficile, nei miei commenti, mettere le parole attribuite alla Madonna — siano o no vere quelle apparizioni, che io stimo autentiche — in relazione con frasi della Bibbia o del magistero. Tutti quei richiami si addicono bene alla Donna ne­mica di Satana, dall'inizio alla fine della storia uma­na; così la Bibbia ci presenta Maria; si addicono be­ne agli atteggiamenti che Maria Santissima ha avuto verso Dio e che noi dobbiamo ricopiare per compie­re i piani di Dio su di noi; si addicono bene all'espe­rienza che tutti noi esorcisti possiamo testimoniare, in base alla quale tocchiamo con mano che il ruolo della Vergine Immacolata, nella lotta contro Satana e nel cacciarlo via da coloro che assale, è un ruolo fondamentale. E sono i tre aspetti su cui desidero riflettere in questo capitolo di chiusura, non tanto per concludere, ma per mostrare come è necessaria la presenza e l'intervento di Maria per sconfiggere Satana.


 


1. All'inizio della storia umana. Incontriamo subito una ribellione a Dio, una condanna, ma anche una speranza in cui è adombrata la figura di Maria e del Figlio che sconfiggerà quel demonio che era riuscito ad avere la meglio sui progenitori, Adamo ed Eva. Questo primo annuncio di salvezza, o "Protovange­lo", contenuto in Genesi 3, 15, è rappresentato dagli artisti con la figura di Maria nell'atteggiamento di schiacciare la testa al serpente. In realtà, anche in base alle parole del testo sacro, è Gesù, ossia "la progenie della donna", che schiaccia la testa a Sa­tana. Ma il Redentore non si è scelto Maria solo per madre; l'ha voluta associare a sé anche nell'opera della salvezza. La raffigurazione della Vergine che schiaccia il capo al serpente indica due verità: che Maria ha partecipato alla redenzione e che Maria è il primo e più stupendo frutto della redenzione stes­sa. Se vogliamo approfondire il senso esegetico del testo, vediamolo nella traduzione ufficiale della CEI: «Io porrò inimicizia tra te e la donna Dio sta con­dannando il serpente tentatore, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu la insi­dierai al calcagno». Così dice il testo ebraico. La traduzione greca, detta dei SETTANTA, poneva un pronome maschile, ossia un preciso riferimento al Messia: «Esso ti schiaccerà la testa». Mentre invece la traduzione latina di s. Girolamo, detta VOLGATA, traduceva con un pronome fem­minile: «Essa ti schiaccerà la testa», favorendo un'interpretazione tutta mariana. Da notare che la interpretazione mariana veniva già data anche pri­ma, dai Padri più antichi, da Ireneo in poi. In conclu­sione è evidente l'opera della Madre e del Figlio, come si esprime il Vaticano II: «La Vergine ha con­sacrato totalmente se stessa alla persona e all'ope­ra del Figlio suo, servendo al mistero della reden­zione sotto di lui e con lui». LG 56. Alla fine della storia umana. Troviamo ripetuta la stessa scena di lotta. «E un segno grandioso apparve nel celo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo... E un altro segno apparve nel celo: un grosso dragone rosso vivo, con sette teste e dieci corna» Ap 12, 13. La donna sta per partorire e il suo figlio è Gesù; per cui la donna è Maria anche se, conforme all'uso biblico di dare più significati alla stessa figura, può rappre­sentare anche la comunità dei credenti. Il dragone rosso è «il serpente antico, chiamato Diavolo o Sa­tana», come è detto al versetto 9. Di nuovo l'atteg­giamento è di lotta tra le due figure, con la sconfitta del dra­gone che viene precipitato sulla terra. Per chiunque combatte contro il demonio, in particolare per noi esorcisti, questa inimicizia, questa lotta e l'esito fina­le hanno grande importanza.


2. Maria nella storia. Passiamo al secondo aspetto, al comportamento di Maria Santissima durante la vita terrena. Mi limito a qualche riflessione su due episodi e due consensi: l'annunciazione e il Calva­rio; Maria Madre di Dio e Maria Madre nostra. E da notare un comportamento esemplare per ogni cri­stiano: per attuare su di sé i piani di Dio, piani che il maligno cerca in tutti i modi di ostacolare. Nell'an­nunciazione Maria dimostra una disponibilità totale; l'intervento dell'angelo attraversa e sconvolge la sua vita, contro ogni immaginabile attesa o progetto. Dimostra inoltre una fede vera, ossia basata unica­mente sulla parola di Dio, a cui "nulla è impossibile"; potremmo chiamarla una fede nell'assurdo una ma­ternità nella verginità. Ma evidenzia pure il modo di agire di Dio, come stupendamente fa notare la Lu­men gentium. Dio ci ha creati intelligenti e liberi; perciò egli ci trat­ta sempre come esseri intelligenti e liberi. Ne con­segue che «Maria non fu uno strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza» LG 56. Soprattutto è messo in luce come l'attuarsi del più grande piano di Dio, l'Incarnazione del Verbo, abbia rispettato la libertà della creatura: «Volle, il Padre delle misericordie, che l'accettazione della madre predestinata precedesse l'Incarnazione perché, così come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita» LG 56. L'ul­timo concetto accenna già ad una tematica che sarà subito cara ai primi Padri: il paragone Eva Maria, l'obbedienza di Maria che riscatta la disobbedienza di Eva, preannunciando come l'obbedienza di Cristo avrebbe definitivamente riscattato la disobbedienza di Adamo. Satana non appare direttamente, ma le conseguenze del suo intervento vengono riparate. L'inimicizia della donna contro Satana si esprime nel modo più perfetto: nella piena adesione al piano di Dio. Ai piedi della Croce avviene la seconda an­nunciazione: «Donna, ecco tuo figlio. È ai piedi della croce che la disponibilità di Maria, la sua fede, la sua obbedienza si manifestano con un'evidenza an­cora più forte, perché più eroica, rispetto alla prima annunciazione. Per capirlo dobbiamo sforzarci di penetrare nei sentimenti della Vergine in quel mo­mento. Emerge subito un immenso amore congiun­to col più straziante dolore. La religiosità popolare si è espressa con due nomi quanto mai significativi, ricalcati in mille modi dagli artisti: l'Addolorata, la Pietà. Non mi dilungo perché, all'evidenza di questo sentimento, se ne aggiungono altri tre quanto mai importanti per Maria e per noi; ed è su questi che mi soffermo. Il primo sentimento è di adesione alla vo­lontà del Padre. Il Vaticano II usa un'espressione del tutto nuova, efficacissima, quando ci dice che Maria, ai piedi della Croce, era «amorosamente consenziente» LG 58 all'immolazione del Figlio. Il Padre vuole così; Gesù ha accettato così; anche lei aderisce a tale volontà, per quanto straziante possa essere. Ecco poi il secondo sentimento, su cui trop­po poco si insiste e che invece è il sostegno di quel dolore e di ogni dolore: Maria comprende il significa­to di quella morte. Maria comprende che è in quel modo, doloroso e umanamente assurdo, che Gesù trionfa, regna, vince. Gabriele le aveva preannun­ciato: «Sarà grande, Dio gli darà il trono di Davide, regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, il suo regno non avrà mai fine». Ebbene, Maria capisce che è proprio in quel modo, con la morte in Croce, che si realizzano quelle profezie di grandezza. Le vie di Dio non sono le nostre vie, e tanto meno le vie di Satana: «Ti darò tutti i regni della terra, se tu pro­strato mi adorerai». Il terzo sentimento, che corona tutti gli altri, è di gratitudine. Maria vede attuata in quel modo la redenzione di tutta l'umanità, compre­sa quella sua personale, che le è stata applicata preventivamente. È per quella morte atroce che lei è sempre Vergine, Immacolata, Madre di Dio, Madre nostra. Grazie, mio Signore onnipotente e onnipos­sente. E per quella morte che tutte le generazioni la chiameranno beata, che è regina del celo e della terra, che è mediatrice di ogni grazia. Lei, umile ser­va di Dio, è stata resa la più grande di tutte le crea­ture da quella morte. Grazie, mio Signore. E tutti i suoi figli, tutti noi, guardano ora al celo con certez­za: è spalancato il paradiso e il demonio è definiti­vamente sconfitto in virtù di quella morte. Grazie, mio Signore. Ogni volta che guardiamo un crocifis­so, credo che la prima parola da dire sia: Grazie! Ed è con questi sentimenti, di adesione piena alla vo­lontà del Padre, di comprensione della preziosità della sofferenza, di fede nella vittoria di Cristo attra­verso la croce, che ognuno di noi ha la forza di sconfiggere Satana e di liberarsene, se è caduto in suo possesso.


3. Maria contro Satana. E veniamo all'argomento che più direttamente ci interessa e che può essere compreso solo alla luce di quanto esposto sopra. Perché Maria è così potente contro il demonio? Perché il maligno trema e fugge di fronte alla Vergi­ne? Se finora ne abbiamo esposto i motivi dottrinali, è tempo di dire qualcosa di più immediato, che ri­specchia l'esperienza di tutti gli esorcisti. Incomincio proprio con l'apologia che il demonio stesso è stato costretto a fare della Madonna. Costretto da Dio, ha parlato meglio di qualsiasi predicatore. Nel 1823, ad Ariano Irpino Avellino, due celebri predicatori dome­nicani, p. Cassiti e p. Pignataro, furono invitati a e­sorcizzare un ragazzo. Allora si discuteva ancora tra i teologi sulla verità della Immacolata Concezione, che fu poi proclamata dogma di fede trentuno anni dopo, nel 1854. Ebbene, i due frati imposero al de­monio di dimostrare che Maria era Immacolata; e per di più gli ingiunsero di farlo mediante un sonetto: una poesia di quattordici versi endecasillabi, a rima obbligata. Si noti che l'indemoniato era un fanciullo di dodici anni e analfabeta. Subito Satana pronunciò questi versi: Vera Madre son io di un Dio che è Fi­glio e son figlia di Lui, benché sua Madre. Ab aeter­no nacqu'Egli ed è mio Figlio, nel tempo io nacqui, eppur gli sono Madre. Egli è il mio Creator ed è mio Figlio; son io sua creatura e Gli son Madre. Fu pro­digio divin l'essere mio Figlio un Dio eterno, e me d'aver per Madre. L'essere quasi è comun fra Madre e Figlio perché l'esser dal Figlio ebbe la Madre e l'esser dalla Madre ebbe anche il Figlio. Or, se l'esser dal Figlio ebbe la Madre, o s'ha da dir che fu macchiato il Figlio, o senza macchia s'ha da dir la Madre. Pio IX si commosse quando, dopo a­ver proclamato il dogma dell'Immacolata Concezio­ne, lesse questo sonetto, che gli fu presentato in quella occasione. Anni addietro un mio amico bresciano, don Faustino Negrini, morto alcuni anni fa mentre esercitava il ministero d'esorcista presso il piccolo santuario del­la Stella, mi raccontava come costrinse il demonio a fargli l'apologia della Madonna. Gli chiese: «Perché hai tanto terrore quando nomino la Vergine Maria?». Si sentì rispondere, per mezzo dell'indemoniata: «Perché è la creatura più umile di tutte e io sono il più superbo; è la più obbediente e io sono il più ri­belle a Dio; è la più pura e io sono il più sozzo». Ri­cordandomi questo episodio, nel 1991, mentre e­sorcizzavo un indemoniato, ho ripetuto al demonio le parole dette in onore di Maria e gli ho ingiunto senza avere la più pallida idea di quello che mi sa­rebbe stato risposto: «La Vergine Immacolata è sta­


ta elogiata per tre virtù. Tu ora mi devi dire quale è la quarta virtù, per cui tu ne hai tanta paura». Subito mi sono sentito rispondere: «È la sola creatura che mi può vincere interamente, perché non è mai stata sfiorata dalla più piccola ombra di peccato». Se in questo modo parla il demonio di Maria, che cosa mai dovrebbero dire gli esorcisti? Mi limito all'espe­rienza che tutti abbiamo: si tocca con mano come Maria sia davvero la Mediatrice di grazie, perché è sempre lei ad ottenere dal Figlio la liberazione dal demonio. Quando si incomincia ad esorcizzare un indemoniato, uno di quelli che il diavolo ce lo ha dentro proprio davvero, ci si sente insultare, prende­re in giro: «Io qui ci sto bene; io da qui non uscirò mai; tu contro di me non puoi fare niente; sei troppo debole, perdi il tuo tempo...». Ma poco per volta en­tra in campo Maria e allora la musica cambia: «È lei che lo vuole; contro di lei non posso fare niente; dil­le che la smetta di intercedere per questa persona; ama troppo questa creatura; così per me è finita...». Mi è capitato anche varie volte di sentirmi rinfaccia­re subito l'intervento della Madonna, fin dal primo esorcismo: «Stavo così bene qui, ma è lei che ti ha mandato; lo so perché sei venuto, perché è lei che lo ha voluto; se non fosse intervenuta lei, non ti a­vrei mai incontrato...». S. Bernardo, alla fine del suo famoso Discorso dell'acquedotto, sul filo di ragio­namenti strettamente teologici, conclude con una frase scultorea: «Maria è tutta la ragione della mia speranza». Imparai questa frase mentre da ragazzo attendevo davanti alla porta della cella n. 5, a S. Giovanni Rotondo; era la cella di p. Pio. Poi ho volu­to studiare il contesto di questa espressione che, di primo acchito, potrebbe apparire semplicemente devozionale. E ne ho gustato la profondità, la verità, l'incontro tra dottrina ed esperienza pratica. Per cui la ripeto volentieri a chiunque è nello sconforto o nella disperazione, come accade di frequente a chi è colpito da mali malefici: «Maria è tutta la ragione della mia speranza». Da lei ci viene Gesù e da Ge­sù ogni bene. Questo è stato il disegno del Padre; un disegno che non cambia. Ogni grazia passa per le mani di Maria, che ci ottiene quella effusione di Spirito Santo che libera, consola, rallegra. S. Bernardo non esita ad esprimere questi concetti con una decisa afferma­zione che segna il culmine di tutto il suo discorso e che ispirò la famosa preghiera di Dante alla Vergi­ne: «Veneriamo Maria con tutto l'impeto del nostro cuore, dei nostri affetti, dei nostri desideri. Così vuo­le Colui che stabilì che noi ricevessimo tutto per mezzo di Maria». È questa l'esperienza che tutti gli esorcisti toccano con mano, ogni volta. E spesso strana l'impressione che ha un autore, quando ri­legge il manoscritto terminato: ha l'impressione di aver detto troppo poco rispetto a quanto si era pro­posto all'inizio. Mi trovo anch'io in questa situazione. I temi toccati sono spesso di una tale vastità che ciascuno di essi meriterebbe una trattazione ben più ampia. Ho cercato anche questa volta di rimanere nei limiti della discrezione. Ho preferito esporre ciò che mi è sembrato più importante, sulle singole questioni, senza appesantire gli argomenti, in modo da poter farmi leggere da molti, piuttosto che attar­darmi in un grosso volume, alla portata di pochi. Credo e spero che molti argomenti, anche se appe­na accennati, invoglino altri ad approfondire i pro­blemi con studi adeguati. Troppi ambienti mi sono rimasti ancora chiusi, salvo qualche iniziativa individuale. Avrei voluto poter en­trare nei Seminari e nelle Università Pontificie, an­che per suggerire temi che richiedono uno studio patristicostorico, che attualmente nessuno ha mai fatto.


Il futuro è nelle mani di Dio.


Mi si permetta di dire che sono consapevole di ave­re offerto, ai lettori di questo volume, un lavoro ricco anche di molti contenuti originali. Sono frutto non di studio, ma della lunga esperienza di p. Candido Amantini e dell'intensa mia esperienza personale: basti dire che, in poco più di otto anni, ho ammini­strato oltre ventimila esorcismi. Tante osservazioni, problemi, difficoltà e tentativi di soluzione, esposti nel corso della trattazione, non sono mai stati scritti prima. Sarò particolarmente grato del riscontro che riceverò dai miei confratelli esorcisti. Credo, in ogni caso, di aver reso un servizio che, se il Signore vor­rà, continuerò ad approfondire...


Preghiere di liberazione.


Queste Preghiere Valgono Esclusivamente per "l'Auto Liberazione". Anche se il Fine è Lodevole,


NESSUNO può Attaccare Direttamente Satana per Liberare altre Persone. Qualora un Familiare, un Conoscente o tu Stesso Avverti Difficoltà a Recitar­le, Rivolgiti all'Esorcista della Tua Diocesi di Appar­tenenza. Ricordati Sempre che il Punto di Partenza, è una Buona e Sincera Confessione! Questa sequenza di preghiere ripetuta più volte con fede, spezza molti legami con Satana e per concessione divina, neu­tralizza i disturbi, e le insidie che egli arreca.


Salmo Iniziale:


Ecco la Croce del Signore: Fuggite potenze nemi­che! Vinse il Leone della tribù di Giuda, il discen­dente di Davide, Gesù Cristo. Alleluia!



17/09/2016 13:56

nel nome del padre, del figlio, e dello Spirito Santo! amen: preghiere di liberazione dallo spirito del male:


al Signore Gesù; o Gesù salvatore, Signore mio e Dio mio, mio Dio e mio tutto, che con il sacrificio del­la croce ci hai redenti, e hai sconfitto il potere di sa-tana, ti prego di liberarmi, da ogni presenza malefi­ca e da ogni influenza del maligno. te lo chiedo nel tuo nome, te lo chiedo per le tue piaghe, te lo chie­do per il tuo sangue, te lo chiedo per la tua croce, te lo chiedo per l'intercessione di maria, immacolata e addolorata. Il sangue e l'acqua che scaturiscono dal tuo costato scendano su di me per purificarmi, libe­rarmi, guarirmi. Amen.


A maria O augusta regina del cielo e sovrana degli angeli, a te che hai ricevuto da Dio il potere e la missione di schiacciare la testa di satana, noi chiediamo umil­mente di mandarci legioni celesti, perché al tuo co­mando inseguano i demoni, li combattano dapper­tutto, reprimano la loro audacia e li respingano nell'abisso. Amen.


A San Michele San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; contro le malvagità e le insidie del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il signore lo co­mandi! e tu, principe delle milizie celesti, con la po­tenza che ti viene da Dio, ricaccia nell'inferno sata­na e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen.


Litanie del preziosissimo sangue


Sangue di Cristo unigenito del padre: salvaci, san­gue di Cristo verbo di Dio incarnato. Sangue di Cri­sto che nell'agonia scorri sulla terra. Sangue di Cri­sto che sgorghi dalla flagellazione e dalla corona di spine. Sangue di Cristo versato sulla croce. Sangue di Cristo prezzo della nostra salvezza. Sangue di Cristo senza cui non c'è remissione. Sangue di Cristo nell'eucaristia bevanda e lavacro delle anime. Sangue di Cristo vincitore dei demoni. Sangue di Cristo fortezza dei martiri. Sangue di Cri­sto vigore dei confessori. Sangue di Cristo che ge­neri i vergini. Sangue di Cristo sostegno nei pericoli. Sangue di Cristo aiuto degli oppressi. Sangue di Cristo conforto nel pianto. Sangue di Cristo speran­za dei penitenti. Sangue di Cristo sollievo dei mori­bondi. Sangue di Cristo pace e dolcezza dei cuori. Sangue di Cristo pegno di vita eterna. Sangue di Cristo che liberi le anime dal purgatorio. Sangue di Cristo degno di ogni onore e gloria.


Preghiera per benedire i luoghi di vita e di lavoro Visita, o Padre, questo nostro ambiente di vita quo­tidiana, e tieni lontano le insidie del nemico; venga­no i santi angeli a custodirci nella pace e la tua be­nedizione rimanga sempre con noi. Per Cristo, nostro Signore. amen. Signore Gesù cri­sto, che hai comandato ai tuoi apostoli di invocare la pace su quanti abitano le case in cui fossero entrati, santifica, ti preghiamo, questa casa per mezzo della nostra fiduciosa preghiera. Effondi sopra di essa le


tue benedizioni e l'abbondanza della pace. Giunga in essa la salvezza, come giunse alla casa di zac­chèo, quando tu vi sei entrato. Incarica i tuoi angeli di custodirla e di cacciare via da essa ogni potere del maligno. Concedi a tutti coloro che vi abitano di piacere a te per le loro opere virtuose, così da meri­tare, quando sarà tempo, di venire accolti nella tua dimora celeste. Te lo chiediamo per Cristo, nostro Signore. Amen.


Preghiera contro il maleficio Signore Dio nostro, o sovrano dei secoli, onnipoten­te e onnipossente, tu che hai fatto tutto e che tutto trasformi con la tua sola volontà; tu che a babilonia hai trasformato in rugiada la fiamma della fornace, sette volte più ardente e che hai protetto e salvato i tuoi santi tre fanciulli; tu che sei dottore e medico delle nostre anime; tu che sei la salvezza di coloro che a te si rivolgono, ti chiediamo e ti invochiamo, vanifica, scaccia e metti in fuga ogni potenza diabo­lica, ogni presenza e macchinazione satanica e ogni influenza maligna e ogni maleficio o malocchio di persone malefiche e malvagie operati sul tuo servo, fa' che in cambio dell'invidia e del maleficio trionfi il tuo immenso amore, dona abbondanza di beni, forza, successo e carità. Tu Signore, che ami gli uomini, stendi le tue mani possenti e le tue braccia altissime e potenti e vieni a soccorrere e visita que­sta immagine tua, mandando su di essa l'angelo della pace, forte e protettore dell'anima e del corpo,


che terrà lontano e scaccerà qualunque forza mal­vagia, ogni veneficio e malia di persone corruttrici e invidiose; così che il tuo supplice protetto con grati­tudine canti: il Signore è il mio soccorritore, non a­vrò timore di ciò che potrà farmi l'uomo». Si Signore dio nostro, abbi compassione della tua immagine e salva il tuo servo... per l'intercessione della madre di Dio e sempre Vergine Maria, dei risplendenti arcan­geli e di tutti i tuoi santi. Amen.


Preghiera all'anima dì cristo: Anima di Cristo, santificami. O Corpo di Cristo, sal­vami. Sangue di Cristo, inebriami, acqua del costa­to di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami,


o buon Gesù, ascoltami. Nascondimi entro le tue piaghe. Non permettere che io mi separi da te. Di­fendimi dal nemico maligno. Nell'ora della mia mor­te, chiamami. Fa' che io venga a te per lodarti con tutti i santi nei secoli dei secoli. Amen.


Preghiera contro ogni male spirito del signore, spiri­to di Dio, padre figlio e Spirito Santo, santissima tri­nità, vergine immacolata, angeli, arcangeli e santi del paradiso, scendete su di me. Fondimi, Signore, plasmami, riempimi di te, usami. Caccia via da me tutte le forze del male, annientale, distruggile, per­ché io possa stare bene e operare il bene. Caccia via da me i malefici, le stregonerie, la magia nera, le messe nere, le fatture, le legature, le maledizioni, il malocchio; l'infestazione diabolica, la possessione diabolica, l'ossessione diabolica; tutto ciò che è ma­le, peccato, invidia, gelosia, perfidia; la malattia fisi­ca, psichica, morale, spirituale, diabolica. Brucia tutti questi mali nell'inferno, perché non ab­biano mai più a toccare me e nessun'altra creatura al mondo. Ordino e comando con la forza di Dio on­nipotente, nel nome di Gesù Cristo salvatore, per intercessione della vergine immacolata, a tutti gli spiriti immondi, a tutte le presenze che mi molesta­no, di lasciarmi immediatamente, di lasciarmi defini­tivamente, e di andare nell'inferno eterno, incatenati da San Michele arcangelo, da San Gabriele, da San Raffaele, dai nostri angeli custodi, schiacciati sotto il calcagno della vergine santissima: immacolata con­cezione.


Preghiera, per la guarigione interiore: signore Gesù, tu sei venuto a guarire i cuori feriti e tribolati, ti pre­go di guarire i traumi che provocano, turbamenti nel mio cuore; ti prego, in particolar modo, di guarire quelli che sono causa di peccato. Ti chiedo di entra­re nella mia vita, di guarirmi dai traumi psichici che mi hanno colpito in tenera età, e da quelle ferite che me li hanno provocati lungo tutta la vita. Signore Gesù, tu conosci i miei problemi, li pongo tutti nel tuo cuore di buon pastore. Ti prego, in virtù di quella grande piaga aperta nel tuo cuore, di guarire le pic­cole ferite che sono nel mio. Guarisci le ferite dei miei ricordi, affinché nulla di quanto m'è accaduto mi faccia rimanere nel dolore, nell'angustia, nella preoccupazione. Guarisci, signore, tutte quelle ferite


che, nella mia vita, sono state causa di radici di peccato. Io voglio perdonare tutte le persone che mi hanno offeso, guarda a quelle ferite interiori che mi rendono incapace di perdonare. Tu che sei venuto a guarire i cuori afflitti guarisci il mio cuore. Guarisci, Signore Gesù, quelle ferite mie intime che sono causa di malattie fisiche. Io ti offro il mio cuore ac­cettalo, signore, purificalo e dammi i sentimenti del tuo cuore divino. Aiutami ad essere umile e mite. Concedimi, Signore, la guarigione dal dolore che mi opprime per la morte delle persone care. Fa' che possa riacquistare pace e gioia per la certezza che tu sei la risurrezione e là vita. Fammi testimone au­tentico della tua risurrezione, della tua vittoria sul peccato e sulla morte, della tua presenza di vivente in mezzo a noi, Amen.


Preghiera di liberazione


o Signore tu sei grande, tu sei Dio, tu sei Padre, noi ti preghiamo per l'intercessione e con l'aiuto degli arcangeli Michele, Raffaele, Gabriele, perché i no­stri fratelli e sorelle siano liberati dal maligno che li ha resi schiavi. O santi tutti venite in nostro aiuto. Dall'angoscia, dalla tristezza, dalle ossessioni, noi ti preghiamo. Liberaci o Signore. Dall'odio, dalla fornicazione, dall'invidia, noi ti pre­ghiamo. Liberaci o Signore. Dai pensieri di gelosia, di rabbia, di morte, noi ti preghiamo. Liberaci o si­gnore. Da ogni pensiero di suicidio e di aborto, noi ti preghiamo. Liberaci o Signore. Da ogni forma di sessualità cattiva, noi ti preghiamo. Liberaci o Si­gnore. Dalla divisione di famiglia, da ogni amicizia cattiva, noi ti preghiamo. Liberaci o Signore. Da ogni forma di malefizio, di fattura, di stregoneria e da qualsiasi male occulto, noi ti preghiamo. Liberaci o signore. O Signore che hai detto vi lascio la pace, vi do la mia pace, per l'intercessione della Vergine Maria, concedici di essere liberati da ogni maledi­zione e di godere sempre della tua pace. Per Cristo nostro Signore, Amen.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:54. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com