. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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LeGloriediMaria

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2015 19:03
01/05/2015 17:25

S.AlfonsoMariade’Liguori
S.AlfonsoMariade’Liguori

LeGloriediMaria




SUPPLICA1 DELL'AUTORE A GESÙ ED A MARIA 
Mio amantissimo Redentore e Signor Gesù Cristo, io miserabile vostro servo, sapendo il piacere che vi dà chi cerca di glorificare la vostra santissima Madre, che tanto voi amate, e tanto desiderate di vederla amata ed onorata da tutti, ho pensato di dare alla luce questo mio libro, che parla delle sue glorie.
Io non so pertanto a chi meglio raccomandarlo, che a voi, cui tanto preme la gloria di questa Madre. A voi dunque lo dedico e raccomando. Voi gradite questo mio picciolo ossequio dell'amore, che ho per voi e per questa vostra Madre diletta. Voi proteggetelo con far piovere luci di confidenza e fiamme d'amore a chiunque lo leggerà verso questa Vergine immacolata, in cui voi avete collocata la speranza e 'l rifugio di tutti i redenti.2 E per mercede di questa povera mia fatica donatemi, vi prego, quell'amore verso di Maria, ch'io ho desiderato con questa mia Operetta di vedere acceso in tutti coloro che la leggeranno.
A voi mi rivolgo poi, o mia dolcissima e Signora e Madre mia Maria: voi ben sapete ch'io dopo
Gesù in voi ho posta tutta la speranza della mia eterna salute; poiché tutto il mio bene, la mia conversione, la mia vocazione a lasciare il mondo, e quante altre grazie ho ricevute da Dio, tutte le riconosco donatemi per vostro mezzo. Voi già sapete ch'io per vedervi amata da tutti, come voi meritate, e per rendervi ancora qualche segno di gratitudine a tanti benefizi che m'avete fatti, ho cercato sempre di predicarvi da per tutto, in pubblico ed in privato, con insinuare a tutti la vostra dolce e salutevole divozione. Io spero di seguire a farlo sino all'ultimo fiato di vita che mi resta; ma vedo che per gli anni avanzati e per la mia logora sanità già si va accostando il fine del mio pellegrinaggio e la mia entrata all'eternità; onde ho pensato prima di morire di lasciare al mondo questo mio libro, 3 il quale seguiti per me a predicarvi e ad animare anche gli altri a pubblicare le vostre glorie e la grande pietà che voi usate co' vostri divoti.
Spero, mia carissima Regina, che questo mio povero dono, benché troppo scarso al vostro merito, pure sia gradito al vostro gratissimo cuore, poich'è dono tutto d'amore. Stendete dunque quella vostra dolcissima mano, colla quale mi avete liberato dal mondo e dall'inferno, ed accettatelo e proteggetelo come cosa vostra.
Ma sappiate poi che di questo mio picciolo ossequio io ne voglio la ricompensa: e questa sia ch'io da oggi avanti v'ami più di prima, e che ognuno, in mano di cui pervenirà questa mia Operetta, resti infiammato del vostro amore, sicché subito si aumenti in esso il desiderio d'amarvi e di vedervi amata anche dagli altri: onde s'impegni con tutto l'affetto a predicare e promuovere quanto può le vostre lodi e la confidenza nella vostra potentissima intercessione. Amen. Così spero, così sia.
Amantissimo benché vilissimo servo

PROTESTA DELL'AUTORE
Se mai alcuno stimasse qualche proposizione scritta nel libro esser troppo avanzata, mi protesto di averla detta ed intesa nel senso della santa Chiesa Cattolica, e della sana Teologia. Per esempio, chiamando Maria Mediatrice ho inteso chiamarla tale, solo come Mediatrice di Grazia, a differenza di Gesù Cristo, ch'è il primo e l'unico Mediatore di Giustizia. Chiamando Maria Onnipotente (siccome l'han chiamata ancora S. Giovan Damasceno, S. Pier Damiani, S.
Bonaventura, Cosmo Gerosolimitano, ed altri), ho inteso nominarla tale, in quanto ella come Madre di Dio ottiene da Lui colle sue preghiere quanto dimanda a beneficio de' suoi divoti; poiché né di questo, né di altro Attributo Divino può esser mai capace una creatura, qual'è Maria. Chiamando Maria nostra Speranza, ho inteso di chiamarla tale, perché tutte le grazie (come tiene
S. Bernardo1 ) passano per le sue mani.

AVVERTIMENTO AL LETTORE.
Acciocché la presente mia Operetta non abbia ad incontrare qualche taccia presso de' troppo
critici, ho stimato mettere in lume più chiaro qualche proposizione, che in essa può incontrarsi, e sembrare avanzata o forse oscura. Ne ho notate qui alcune, che le altre, se mai, caritativo lettore, verranno sotto l'occhio, ti prego giudicare essere da me dette ed intese nel senso della vera e soda Teologia e della S. Chiesa Cattolica Romana, di cui mi protesto figlio ubbidientissimo. Nell'introduzione pertanto alla pagina 18 riferendomi al cap. V del libro, ho detto che Iddio vuole che tutte le grazie ci provenghino per mano di Maria. Or questa è una verità di gran consolazione per le anime teneramente affezionate a Maria SS., e per li poveri peccatori che vogliono convertirsi. Né dee parere a alcuno aliena dalla sana Teologia; imperocché il padre di quella, cioè
S. Agostino (Lib. de sancta virginitate, cap. 6) dice con generale sentenza, che Maria ha cooperato per mezzo della sua carità alla nascita spirituale di tutti i membri della Chiesa: Mater quidem spiritu, non capitis nostri, quod est ipse Salvator, ex quo magis illa spiritualiter nata est: quia omnes, qui in eum crediderint, in quibus et ipsa est, recte filii sponsi appellantur; sed plane Mater membrorum eius quae nos sumus, quia cooperata est caritate, ut fideles in Ecclesia nascerentur, quae illius capitis membra sunt.1 E un autor celebre, e niente sospetto di essere troppo esagerante, o per fantasia accesa falsamente divoto (Mons. Nicole, Istruzioni teologiche e morali sopra l'orazione domenicale, salutazione angelica, ecc., Istr. 3, c. 2) soggiunge: Come fu propriamente sul Calvario che Gesù Cristo ha formato la sua Chiesa, egli è chiaro che la santa Vergine ha cooperato in una maniera eccellente e singolare a sì fatta formazione. E nella stessa maniera può dirsi che se ella avea partorito Gesù Cristo capo della Chiesa senza dolore, non ha poi partorito senza dolore il corpo di questo capo. Ond'ella ha cominciato sul Calvario ad essere di una maniera particolare Madre di tutta la Chiesa.2 Adunque, per dir tutto in breve, Iddio santissimo per glorificare la Madre del Redentore, ha determinato e disposto che la grande carità di lei preghi per tutti coloro, per li quali ha il divino suo Figlio pagato ed offerto il soprabbondantissimo prezzo del di lui prezioso sangue, nel quale solo est salus, vita et resurrectio nostra. 3
E sul fondamento di questa dottrina, e su quanto con essa si accorda, ho inteso dire le mie proposizioni (Part. I, pag. 159, 161, 205, 210, 232, etc.), le quali anche i santi ne' colloqui affettuosi fatti con Maria e ne' fervorosi discorsi fatti di Maria non hanno avuta difficoltà di asserire. Onde un antico Padre appresso il celeberrimo Vincenzo Contenson (Theolog. mentis et cordis, tom. 2, lib. 10, dissert. 6, cap. 1, Speculat. 2, in Reflexiones) ha scritto: In Christo fuit plenitudo gratiae sicut in capite influente; in Maria vero sicut in collo trasfundente.4 Il che chiaramente è insegnato dall'Angelico maestro S. Tommaso (Opusc. Exposit. in salut. ang. circa med.), che conferma tutto: Dicitur autem beata Virgo plena gratiae, quantum ad tria... Tertio quoad refusionem in omnes homines. Magnum enim est in quolibet sancto, quando habet tantum de gratia quod sufficit ad salutem multorum: sed quando haberet tantum quod sufficeret ad omnium hominum de mundo, hoc esset maximum; et hoc in Christo et in beata Virgine. Nam in omni periculo potes salutem obtinere ab ipsa Virgine gloriosa. Unde (Cantic. IV): Mille clypei, id est remedia contra pericula, pendent ex ea. Item in omni opere virtutis potes eam habere in adiutorum, et ideo dicit ipsa (Eccli. XXIV). In me omnis spes vitae et virtutis.5

INTRODUZIONE
Lettore mio caro e fratello in Maria, giacché la divozione che ha spinto me a scrivere e muove or voi a leggere questo libro, ci rende ambedue figli felici di questa buona Madre, se mai udiste dire da alcuno ch'io potea far di meno di questa mia fatica, essendovi già tanti libri dotti e celebri che trattano di questo soggetto, rispondetegli, vi prego, colle parole che lasciò scritte l'abbate Francone nella biblioteca de' Padri, che la lode di Maria è una fonte così ampia, che quanto più si dilata tanto più si riempie, e quanto più si riempie tanto più si dilata: Laus Mariae fons est indeficiens, qui quanto amplius tenditur, tanto amplius impletur; quanto amplius impletur, tanto amplius dilatatur.1 Viene a dire che questa Vergine beata è così grande e sublime, che quanto più si loda tanto più resta a lodarla. A tal segno che dice S. Agostino (Ap. B. Dion. Carth.) che non bastano a lodarla quanto ella si merita tutte le lingue degli uomini, benché tutte le loro membra si convertissero in lingue: Etiamsi omnium nostrum membra verterentur in linguas, eam laudare sufficeret nullus.2
Ben io ho osservati innumerabili libri che trattano delle glorie di Maria, e grandi e piccioli; ma considerando che questi erano o rari o voluminosi o non secondo il mio intento, perciò ho procurato di quanti autori ho potuto aver per le mani di raccogliere in breve, come ho fatto in questo libro, le sentenze più scelte e spiritose de' Padri e de' Teologi, affine di dare il comodo a' divoti, con poca fatica e spesa, d'infiammarsi colla lezione nell'amor di Maria, e specialmente di porgere materia a' sacerdoti di promuovere colle prediche la divozione verso questa divina Madre.
È solito degli amanti mondani il parlare spesso e lodare le persone amate, per vedere con ciò dagli altri anche il loro amore lodato ed applaudito. Troppo scarso dunque dee3 supporsi esser l'amore di coloro che si vantano amanti di Maria, e poi poco pensano a parlarne e a farla amare ancora dagli altri. Non fanno così i veri amanti di quest'amabilissima Signora: vorrebber questi lodarla da per tutto, e vederla amata da tutto il mondo; e perciò sempreché possono o in pubblico od in privato, cercano di accendere nel cuore di tutti quelle beate fiamme, da cui si senton essi accesi d'amore verso la loro amata Regina.
Affinché poi ciascuno si persuada quanto importi al bene proprio e de' popoli il promovere la divozione di Maria, giova intendere quel che ne dicono i Dottori. Dice S. Bonaventura che quelli che s'impiegano in pubblicare le glorie di Maria son sicuri del paradiso.4 E lo conferma Riccardo di S. Lorenzo con dire che l'onorar questa Regina degli Angeli è lo stesso che 'l fare acquisto della vita eterna: Honorare Mariam, est thesaurizare vitam aeternam (De laud. Virg., l. 2). Poiché la gratissima Signora, soggiunge il medesimo, honorificantes se in hoc saeculo, honorificabit in futuro:5 ben s'impegnerà ella ad onorare nell'altra vita chi in questa s'impegna ad onorarla. E chi non sa la promessa fatta da Maria stessa a coloro che si adoprano a farla conoscere ed amare in questa terra? Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli. XXIV, 31), come le applica la santa Chiesa nella festività della sua Immacolata Concezione.6 Exulta - dunque diceva S. Bonaventura, che tanto s'impiegò in pubblicare le lodi di Maria, - exulta, anima mea, et laetare in illa, quia multa bona sunt laudatoribus praeparata.7 E giacché tutte le divine Scritture, soggiungeva, parlano in lode di Maria, procuriamo sempre, e col cuore e colla lingua, di celebrare questa divina Madre, acciocché da lei siamo un giorno condotti al regno de' beati: Si enim omnes Scripturae loquuntur de ea, Deiparam perpetuo corde et lingua celebremus, ut ab ipsa ad gaudia aeterna perducamur.8
Si ha dalle rivelazioni di S. Brigida che solendo il B. Emingo vescovo dar principio alla sue prediche dalle lodi di Maria, apparve un giorno alla santa la stessa Vergine, e le disse: Dite a quel prelato che suol cominciar le sue prediche dalle mie lodi, ch'io voglio essergli madre, e che io presenterò l'anima sua a Dio, e farà buona morte (Revel., cap. 104).9 Ed in fatti morì quegli da santo, orando, e con una pace di paradiso. Ad un altro religioso domenicano, che terminava le sue prediche con parlar di Maria, in morte ella anche gli apparve, lo difese da' demoni, lo confortò, e seco si portò la sua anima felice (Ap. il P. Auriem.).10 Il divoto Tommaso da Kempis introduce Maria che raccomanda al Figlio chi pubblica le sue lodi, così: Fili, miserere animae amatoris tui, et laudatoris mei (Serm. 20, ad Nov.).11
In quanto poi al profitto de' popoli, dice S. Anselmo ch'essendo stato fatto l'utero sacrosanto di Maria la via a salvare i peccatori, non può non avvenire che alle prediche di Maria i peccatori non si convertano e si salvino: Quomodo fieri potest ut ex memoria laudum eius salus non proveniat peccatorum, cuius uterus facta est via ad peccatores salvandos? (S. Ans., lib. III, de Exc. V., cap. I).12 E s'è vera la sentenza, come io per vera la tengo,13 siccome proverò nel capo V
§ 1 di questo libro, che tutte le grazie sol per mano di Maria si dispensano, e che tutti quei che si salvano, non si salvano che per mezzo di questa divina Madre; per necessaria conseguenza può dirsi che dal predicar Maria e la confidenza nella sua intercessione, dipende la salute di tutti. E così sappiamo che S. Bernardino da Siena santificò l'Italia; così S. Domenico convertì tante province; S. Luigi Beltrando in tutte le sue prediche non lasciava mai d'esortar la divozione a Maria;14 e così tanti altri.
Io trovo che 'l P. Paolo Segneri iuniore, celebre missionario, in tutte le sue missioni faceva sempre la predica della divozione a Maria, e questa egli chiamava la sua predica diletta.15 E noi16 nelle nostre missioni, dove abbiamo per regola impreteribile di non tralasciar mai la predica della Madonna, possiamo attestar con tutta verità, che niuna predica riesce per lo più di tanto profitto e compunzione a' popoli, quanto questa della misericordia di Maria. Dico della misericordia di Maria; poiché dice S. Bernardo che noi lodiamo sibbene la sua umiltà, ammiriamo la sua verginità, ma perché siamo poveri peccatori, più ci alletta e piace il sentir parlare della sua misericordia: mentre questa più caramente abbracciamo, di questa più spesso ci ricordiamo, e questa più spesso invochiamo: Laudamus humilitatem, miramur virginitatem, sed miseris sapit dulcius misericordia: misericordiam amplectimur carius, recordamur saepius, crebrius invocamus (Ser. IV, de Ass.).17
Che perciò in questo mio libretto, lasciando agli altri autori il descrivere gli altri pregi di Maria, ho preso per lo più a parlare della sua gran pietà e della sua potente intercessione; avendo raccolto, per quanto ho potuto, colla fatica di più anni,18 tutto quello che i SS. Padri e gli autori più celebri hanno detto della misericordia e della potenza di Maria. E perché nella grande orazione della Salve Regina, approvata già dalla stessa Chiesa, ed intimata da lei a recitarsi per la maggior parte dell'anno a tutto il clero regolare e secolare, vi si ritrovano a maraviglia descritte la misericordia e la potenza della Ss. ma Vergine; pertanto mi sono posto in primo luogo a dichiarare con distinti discorsi questa divotissima orazione. Oltre di ciò poi ho creduto far cosa grata a' divoti di Maria, l'aggiungervi le Lezioni, o sian Discorsi sulle sue Feste principali, e sulle Virtù di questa divina Madre; con porvi in fine le pratiche degli Ossequi più usati da' suoi servi e più approvati dalla Chiesa.
Divoto lettore, se mai vi gradisce, come spero, questa mia Operetta, vi prego di raccomandarmi alla santa Vergine, acciocché mi doni una gran confidenza nella sua protezione. Questa grazia per me cercate, e quest'ancora io vi prometto di cercare per voi, chiunque siete, che mi fate questa carità.19
Oh beato chi si afferra coll'amore e colla confidenza a queste due ancore di salute, dico a Gesù ed a Maria; certamente che non si perderà.
Diciamo dunque di cuore, lettor mio, ambedue col divoto Alfonso Rodriguez: Iesus et Maria, amores mei dulcissimi, pro vobis patiar, pro vobis moriar; sim totus vester, sim nihil meus (Ap. Auriem., Aff. sc.).20 Amiamo Gesù e Maria, e facciamoci santi, che non v'è fortuna maggiore di questa che possiamo pretendere e sperare. Addio. A vederci un giorno in paradiso a' piedi di questa dolcissima Madre e di questo amantissimo Figlio, a lodarli, a ringraziarli ed amarli insieme a faccia a faccia per tutta l'eternità. Amen.21

ORAZIONE ALLA B. VERGINE PER IMPETRAR BUONA MORTE 
O Maria, dolce rifugio de' miseri peccatori, quando l'anima mia dovrà partirsi da questo mondo, Madre mia dolcissima, per quel dolore che provaste in assistere alla morte del vostro Figlio in croce, assistetemi allora colla vostra misericordia. Allontanate da me i nemici dell'inferno, e venite voi allora a prendervi l'anima mia, ed a presentarla all'eterno Giudice. Regina mia, non mi abbandonate. Voi dopo Gesù avete da essere il mio conforto in quel terribile punto. Pregate il vostro Figliuolo che mi conceda per sua bontà di morire allora abbracciato a' vostri piedi, e di spirare l'anima mia dentro le sue sante piaghe, dicendo: Gesù e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.
[Modificato da MARIOCAPALBO 01/05/2015 19:03]

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