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LA PASSIONE DI GESU

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2015 18:10
23/02/2015 18:09

La sete ardente del cuore è la forza del suo camminare

79 Una Vita dall'alto sosteneva il mio corpo, già quasi cadaverico. 80 Era in uno stato peggiore di quello di un leb­broso in disfacimento. Il cuore avanzava ansioso: doveva vincere, doveva morire per le anime. 81 La sete del cuore, sete di morire, sete di aprire il Cielo per fare apparire e brillare il sole nelle anime, cresceva, si faceva sempre più viva quan­to più si approssimava la cima e il momento di dare la vita. Sete insopportabile, sete indicibile: sete che non era mia. 82 Le mie labbra moribonde avevano una sete ardente, ma il cuore era ancora più assetato: voleva bere l'amarezza fino all'ultima goccia; tutto voleva soffrire, perché aveva amore per tutti. Tutto voleva dare per tutto ricevere. 8La sete ardente che portavo nel cuore era la forza del mio camminare.

 

Montagna di morte per Gesù, di vita per l'umanità

8La vita fuggiva! la cima non arrivava! 85 La montagna si innalzava, si innalzava. 86 Pareva giungere alle nubi! 87 Era tanto alta: dalla terra giungeva al cielo! E io, senza forza per salire! 88 Quanto più camminavo, più venivo meno; men­tre più alta, difficile e dolorosa io vedevo la montagna. 89 Quanto più si approssimava la fine, più difficile diveniva la salita: più agonia, più sangue, più abbandono, più dolore. 90 Non potevo fare un passo senza sentire le mie carni disfarsi e i miei nervi distruggersi. 91 Gli sbocchi di sangue erano quasi continui. Lo sfinimento mi piegava a terra. 92 Tutte le sofferenze che mi vedevo davanti mi premevano sul cuore: era un'oppressione che lo soffocava e gli toglieva la vita. 93 Un amore irresistibile mi legava sempre più al­la croce. L'amore oltrepassava tutti i dolori. 94 In questa follia di amore si approssimava la cima. Per me e per Gesù che in me saliva era monta­gna di morte, ma stava per diventare montagna di vita per l'umanità. Il dolore aumentava insieme all'amore.

 

L’anima comprende i misteri della sofferenza

95 Tutto il mio vivere era immerso nella Passione dolorosa di Cristo. Il mio cuore, ardente di amo­re, era legato al Padre celeste: era Lui che ama­vo; era per Lui che amavo le anime. 96 Andavo, o mi pareva di andare, attraverso un altro mondo, superiore a questo, mentre il mio cuore qua in basso soffriva il dolore più triste e profondo. Era tanto piccolo per tanto soffrire! 97 Il cuore amava e là, sulla cima che giungeva al cielo, l'anima vedeva la croce di Gesù e Lui in essa confitto. Io dovevo unirmi a Lui. 98 La croce era un faro di luce che entrava nel mio petto a illuminare tutto. Me ne sentivo attratta. Per abbracciarla, per possederla, continuavo a camminare. 99 Era croce di trionfo, che brillava più del sole. 100 Il mio cammino è spine e sangue; e Gesù, tutto ferito, è croce, dolore e amore. 101 Quali segreti indicibili vedeva la mia anima in così grandi sofferenze, in tanto doloroso viaggio e, infine, sul Calvario! Le tenebre nere della notte non impedirono che l'anima potesse sondare tutti quei segreti, che solo la sapienza di un Dio può e sa rivelare. 102 Erano segreti, misteri di Redenzione. 103 Unita a questa sapienza, di cui nulla so dire, io mi sentii obbligata a soffrire e ad agonizzare.

 

« Cammina! Io ti aiuterò »

104 Andavo lungo il Calvario, triste ed umiliata. Sempre lo stesso verme ad aprire il cammino, senza perdere la Vita del Cielo. 105 Erano tali e tante le sofferenze, che io non reg­gevo: mi sentivo mancare, non ne potevo più. 106 Rimase esausto il corpo; rimase sfinita l'anima. 107 Mi apparve Gesù con il suo Cuore divino, non sofferente, ma pieno di gloria. Da tutto il suo corpo santissimo, ma con maggiore abbondanza dal suo costato aperto, uscivano raggi brillanti di fuoco, che venivano verso di me. Gesù alzò le mani e, con un dito puntato verso il Cielo, mi disse: « Cammina, che io ti aiuterò ». 108 Camminavo facendo cadere, come rugiada di solo amore, molte lacrime su Gesù e la sua croce. Andavo, ma non portavo la croce: non portavo nulla. Qualcuno la sosteneva e portava per me. Era Gesù il cireneo di tutti i miei giorni, il cire­neo di ogni momento della mia vita. 109 Il mio cuore non si distaccava da Gesù: solo da Lui aspettavo la forza. I miei occhi non potevano distaccarsi dal cielo. Camminavo, ma sempre con gli sguardi ben fis­si là. Il Cielo, il Cielo, il fine di tutto il mio soffrire! Dare onore e gloria al mio Dio e salvare le ani­me. Accettare e fare la volontà del Padre. 110 Benedetta la croce! Benedetto Gesù che così me la dà!

 

L'amore vince, nonostante tutto

111 Il cuore ansimante sembrava scoppiare per i forti desideri di scorgere nuovi mondi di purez­za e di amore da consegnare a Gesù. 112 L'amore vinceva, nonostante che mi sembrasse di trascinare a fatica con me il mondo. 113 Non ero io che camminavo: era un'altra Vita che il mio essere aveva. Questa Vita apriva un nuovo cammino nei cam­mini dell'amarezza. Però questi restavano ram­molliti, irrigati col mio sangue. 114 Il mio corpo dava sangue, come una fontana pubblica: irrigava i cammini per cui passava. 115 Mi pareva che fossi io a spargere sangue lungo il Calvario; ma, nello stesso tempo, il sangue di Gesù irrigava me e mi apriva una nuova via che mi conduceva al suo divin Cuore. Era via unica, la Via di salvezza. 116Sentii che Gesù mi portava con Sé. Egli era il viandante e il condannato. Era Colui che soffriva. Ma trasmetteva il suo dolore al mio cuore. 117        La strada al suo divin Cuore rimaneva aperta. Tutti avevano il permesso di percorrerla. Pareva scavata tra massi di pietra, dai quali si potevano ricavare capolavori; ma era necessario che fossero irrigati con il sangue di Gesù, e lo erano, in verità. Ma non bastava ancora: era necessario dare la vita. Ed erano questi gli aneliti di Gesù.

 

Che stanchezza mortale al termine della salita!

118 Ormai vicino alla cima della montagna, sentivo Gesù morire. Non poteva più fare un passo: faceva più strada trascinato crudelmente, di quanto ne facesse coi suoi piedi. Non ci vedeva per gli occhi incollati dal sangue. E il suo santissimo corpo era gelido, prima an­cora di essere sulla croce. 119Alla fine del viaggio, sentii nel mio cuore che Gesù cadde. Voleva rialzarsi e non poteva: i vestiti si impigliavano; lo sfinimento non glielo permetteva. Gli aguzzini Lo trascinarono con le corde per alcuni metri. 120 Nel mio cuore Lo vidi e Lo sentii innalzare gli occhi al Cielo in atteggiamento di chiedere soc­corso. 121 I suoi occhi divini, serrati o quasi verso il mon­do, erano aperti verso il suo Eterno Padre. 122 Io sentivo in me lo sfinimento di Gesù. Volevo salire e non potevo. Volevo aiutarLo ma, terra come ero, non mi era possibile. 123 Che stanchezza mortale, al termine della salita! 124Che dolore, il mio: lasciare Gesù tanto solo! 125 In tutto mi associai a Lui e con Lui volevo mo­rire, per quanto vedessi che era una morte spa­ventosa.126 A tutto mi assoggettai, vincendo la mia ripu­gnanza per amore di Gesù. 127 Fu tanto lungo il viaggio! Non mi parve di alcune ore, bensì di anni, di molti anni.

 

SULLA CIMA DEL CALVARIO

 

Si offre alla morte

Giunsi senza forze, senza vita. Portavo nel cuore un peso immenso. 2 Caddi sfinita con il volto a terra presso la buca già aperta, nella quale doveva essere piantata la croce. 3 Sentii come se venisse sopra di me un mondo di belve. Che rabbia e che peso immenso mi scan­carono addosso! Il cuore rimase oppresso e pulsava in grande af­flizione: mi pareva spirare ad ogni istante. 4 Che sconforto sento in me! E sconforto di amore. Tutto mi causa orrore: la morte! la morte, l'abbandono, o mio Dio! In ginocchio, alzo gli occhi all'Eterno Padre. Gli dò il mio segno di accettazione a tutto. Mi offro alla morte. Abbasso gli occhi: li raccolgo in me e, nell'abbraccio più intimo, stringo tutto al mio cuore. 5 Abbracciare quello che mi causa tedio e nausea!

 

Viene spogliato

Mi tolsero le corde che mi cingevano il collo e la cintola: dolori atroci! Mi erano penetrate nella carne, inzuppandosi di sangue. Mentre venivano strappate, mi lasciavano sul corpo segni di grandi ferite. 7 Quando mi spogliarono, lo fecero con tanta fu­ria che strapparono brandelli di carne insieme alle vesti: dolori violenti! Gli occhi non potevano aprirsi per il sangue, ma la vergogna mi obbligava a mantenerli più strettamente chiusi: essere spogliata in pubblico! Soltanto la Grazia divina poteva tenermi in piedi. Mi esprimo meglio: non dico di me, ma di Gesù. 10 Subito sentii che la Mamma voleva, con il suo manto, coprire Gesù che era in me. 11 Rivissi la vergogna di Gesù: una cosa tanto profonda! non so che nome darle. 12Quale nudità, la Sua, quale pudore senza ugua­le! 13 Tutto il corpo ne tremò; il volto rimase come infuocato. 14 Furono molte le risate di scherno che echeggia­rono su tutto il Calvario! 15 Di tanto in tanto Gesù alzava verso il Cielo i suoi sguardi; poi li abbassava di nuovo, per più intimamente soffrire nel suo cuore.

 

« Mi hanno traforato mani e piedi.

Una turma di iniqui mi guardano sprezzanti » (Sal 21,17)

16 Mi distesero sulla croce. 17 Sentii come se fossi io stessa a distendermi sul legno e a porgere mani e piedi per essere cro­cifissa. Era un abbraccio eterno alla croce, all'opera di Redenzione. 18 Le membra di Gesù stavano nelle mie e nel mio stava il suo divin Cuore. Eravamo noi due in un solo corpo a soffrire. Fu violentissima la crocifissione. Sentivo come se mi strappassero le braccia, e le gambe, tanta era la forza con cui le tiravano, per farle giungere al punto segnato sulla croce. 19 Che grido doloroso di soccorso uscì dal mio intimo verso l'Eterno Padre! Che sguardi sup­plichevoli uscirono dai miei occhi a fissare il firmamento per indurlo a compassione! 20 Vidi il soldato che, con grande crudeltà, dava le martellate: era impavido, aveva lo sguardo cru­dele e terrificante. 21 Lo vedevo sollevare il martello in alto, e, con tutta forza, farlo cadere sul chiodo. 22 Dentro al mio petto risuonavano i colpi di mar­tello. Rimasi con i miei polsi e piedi aperti, come fossero trafitti: 23 sentivo che dalle ferite dei chiodi uscivano zam­pilli di sangue. 24 Provai come se un altro chiodo, più rude e do­loroso, mi venisse confitto nel cuore. 

 

Le martellate rimbombano lontano, ma non commuo­vono i cuori

25 Fu dolorosissima l'apertura delle piaghe. 26 Sentii come se i chiodi mi trapassassero tutti i nervi. 27 Non sentii lacerarsi soltanto i piedi e le mani, ma tutto il petto: pareva non avere più nulla dentro; tutto era stato svuotato. 28 Il dolore crebbe tanto che, se non fosse per un miracolo, quell'istante sarebbe stato l'ultimo della mia vita. 29 Quando poi la croce fu rivoltata, per ribattere i chiodi, il mio volto fu molto ferito contro il suolo e uscì dalle labbra un fiotto di sangue. 30 Quando fu doloroso lo scorrere un po' indietro dei chiodi ribattuti! 31 Tutti i dolori delle ferite e la furia dei soldati si ripercuotevano nel mio cuore e sentivo come se i soldati me lo rompessero e triturassero a mor­si, tanta era la loro rabbia! 32 Vedevo le lingue bestemmiatrici che imprecavano contro di me. 33 Il mio calvario, il mio calvario! 34 Fu Gesù ad essere ferito, non fui io. Ma non so esprimermi in altra forma. 35 I colpi che conficcavano i chiodi non si esten­devano soltanto per il Calvario, ma parevano echeggiare nel mondo. 36 Né le forti martellate che rimbombavano lonta­no, né la vista di tanto patire commuovevano i cuo­ri!

 

«Con Lui crocifissero altri due, uno da una parte e l'altro dall'altra» (Gv 19,18)

37 Crocifissa, fui sollevata in alto. 38 Quali dolori sentii in tutte le piaghe, quando lasciarono cadere tanto pesantemente la croce nella buca! Mi parve di cadere in un pozzo! 39 Per gli scossoni della croce, si rincrudirono di più le ferite delle spine. Ne sgorgò una pioggia di sangue che mi bagnò il viso.40 Il mio corpo era coperto di spine, come fosse un riccio: era tutto dolore, era tutto sangue. 41 In croce, non cessai più il mio grido al Cielo: « Aiuto, aiuto! ». 42 Fui con Gesù tanto inchiodata al Suo dolore che non vi era nulla che ci separasse. 43 Ai lati di Gesù furono crocifissi i due ladroni. Io sentivo che le loro sofferenze, le loro croci aumentavano il carico su di me: sopra la croce di Gesù che era in me. Sentivo uscire dal Cuore divino di Gesù lo stesso amore, le stesse grazie; uno le accettava, l'altro le respingeva.

 

«Accanto alla croce stavano alcune donne: la Madre di Gesù... e il discepolo preferito» (Gv 19,25-26)

44 Cuori tanto afflitti circondavano la croce! 45 Giovanni, le tre Marie... 46 Ma il cuore della Mamma non assomigliava per nulla a quello degli altri.47 Con gli occhi fissi su Gesù, Ella agonizzava con Lui, mentre due fonti di lacrime scorrevano per il suo volto. 48 Gesù non vedeva con i suoi occhi umani il pian­to della cara Mamma, perché li teneva ora chiu­si, ora alzati al Cielo; ma tutto vedeva ed udiva con i suoi occhi e orecchi divini. 49Penetrava tutto il dolore che nel più intimo del cuore La faceva agonizzare. 50 Dall'alto della croce sussurrava: « Mamma, Mamma mia, persino tu mi sei di martirio! Il tuo dolore aumenta il mio: neppure tu puoi darmi sollievo! ». 51 Ella mormorava: « Tu mi sei figlio, io sono tua madre: la mia agonia è la tua agonia ». 52 La Mamma, quanto ha sofferto con Gesù! Sulla croce, era Lui con Lei un solo cuore, una sola anima, un solo dolore, un solo amore. 53 Io, come Gesù, volevo asciugare le lacrime della Mamma, prenderLa in grembo per farLe ciò che Ella ben presto avrebbe fatto a Gesù, già morto. 54         Sentivo continuamente il bisogno di abbraccia­re me stessa, per stringere di più in me il cuore della Mamma. Più Ella soffriva, più io La ama­vo, più La sentivo mia Madre. 55 Sulla croce eravamo noi tre nel medesimo do­lore.

 

«Gli abiti miei dividono fra loro, sulla mia veste gettano le sorti» (Sal 21,19)

56 Vidi ammucchiare le vesti di Gesù, poi tagliarle e sorteggiarle. 57 Sentii come se la spada avesse fatto nel mio cuore il grande taglio fatto sul mantello rosso: non ferì il panno, ma ferì me. 58 Mi ferì la malvagità crudele con cui lo fecero. 59 Alcune parti delle vesti, molto inzuppate di sangue, si incollavano nella mia anima. Come le sentii al vivo! Sangue, e carni dell'innocente Gesù, nei pezzi delle sue vesti! 60 Per il peso del corpo, le piaghe si laceravano sempre più; 61 il sangue cadeva dalle mani e dai piedi in ab­bondanza. 62 Per la violenza del dolore sentii come se si apris­se anche una vena presso il cuore: ne uscì molto sangue che si diffuse nel corpo per poi sgorgare da tutte le ferite. 63 Sentivo tutte le piaghe, ma più vivamente quella della spalla; mentre la cintola pareva essere an­cora tagliata dalle corde. 64 I nervi vibravano: pareva che si contraessero. 65 Il dolore raggiungeva il suo apice.

 

 

Quale brama di vederLo scomparire ad ogni costo!

66 Ho sentito stringere il casco di spine sul ca­po: mi causò tanto dolore da farmi perdere quasi i sensi; il cuore quasi cessava di palpitare. Non erano mani che nell'alto della croce mi comprimevano fortemente il casco, ma era il rancore più che infernale di tanti cuori. 67     Sentivo come se mi flagellassero e sputacchias­sero, pur essendo in croce. Sentivo i flagelli nell'anima, come se mi fossero dati nel corpo. 68 Nell'udire le ingiurie più infamanti, sentivo scorrere sul mio corpo rivoli di un sudore di morte. 69 Mi pareva che tutto il corpo e l'anima fossero stracciati dal dolore, a somiglianza di una tela strappata filo per filo. 70 Mi costò tanto la crudele ingratitudine di quella gente sprezzante ed altera che affollava il Cal­vario!71 Sentii che in molti cuori aumentava l'odio, l'av­versione contro Gesù, la brama di vederLo scomparire dai loro sguardi; fosse come fosse, costasse ciò che costasse. 72 L'innocentissimo Gesù era in un gemito continuo.

 

La Passione di Cristo si rinnova in ogni tempo

73 Onde di insulti, tormenti, malvagità cadevano su di me. 74 Non sentivo solo i maltrattamenti del Calvario, bensì quelli dell'umanità intera. 75 Io vedevo tutto attraverso i tempi, tutto. 76 Dalla croce osservavo i mali che nel mondo in­tero, nello scorrere dei tempi, avrebbero rin­novata la Passione di Cristo, che di me si era rivestito. 77 Sentivo gli affronti di tutta l'umanità, persona per persona: alcune infierivano con la massima crudeltà e malvagità; altre, forzate, e persino incoscienti del male che facevano. 78 Sentivo tutto; tutto mi stava davanti: il passato, il presente, l'ingratitudine e la malva­gità del futuro. 79 Volevo poter piangere le mie colpe e quelle di tutta l'umanità; volevo il dolore e il pentimento della Maddalena; ma no, non lo avevo! Avevo solo ansie di abbracciarmi alla croce per amore di Gesù. 80 Mi sentivo abbracciata ad essa. Volevo soffrire, volevo morire. 81 Il mio calvario morto aveva lacrime; queste lacrime immergevano in sé l'umanità in­tera. Questa morte gridava ed insieme aveva un do­lore infinito e ansie infinite di dare la vita.

 

Dall'amore per la croce nascono alberi di vita

82 Io, crocifissa, continuavo a sentire che il mio corpo non era se non un cadavere. La mia vita era Gesù nel mio cuore. Io morta, ma con Lui andavo a vivere. Il        suo divin Cuore in agonia beveva avidamen­te tutta la sofferenza, nell'ansia di comunicare a me la sua Vita e farmi vivere di essa. 83Vedeva chiaramente che il suo dolore era man­na, balsamo fecondo, vita per le anime. 84 Mi parve che il mio cuore si trasformasse tutto in quello di Gesù: era tutto amore. Aveva una sete divoratrice di sofferenza, perché vedeva che soltanto questa, con la morte, poteva dare la vita e aprire il Cielo. Mi consegnai, mi diedi tutta al martirio. 85 Rimasi sulla croce e fui la croce. Dal mio cuore uscirono legami che la avvinsero: erano legami di amore. Questo amore mise radici dalla croce verso la Terra; da esse nascevano alberi fiorenti, alberi di vita. Io fui tutto questo e da tutto questo fuggii. 86  IlCuore divino di Gesù non cessava in me di amare. Era dentro al mio cuore che Egli amava l'uma­nità intera. E io non potevo cessare di amare la croce: vedevo e sentivo che soltanto la croce era vita. 87 A braccia aperte e occhi al Cielo, mi offersi al Padre come vittima; all'umanità offersi il cuore e l'amore.

 

Il Cuore, prima che dalla lancia, è aperto dall'amore

88 Il sangue irrigava il Calvario. Ed era come se irrigasse il mondo intero, tutto lì presente. 89 Vedevo che il mondo fuggiva da quel sangue, ed io volevo salvarlo: con altro mezzo non può essere salvato. 90 Erano tanti coloro che lo disprezzavano e lo fuggivano a passi da gigante! E Gesù, folle di amore, senza poter staccare le braccia dalla croce, li chiamava e li invitava ad entrare nel suo divin Cuore aperto. 91 Desiderava liberare le braccia per mostrarlo al mondo e dirgli: « Prima di essere trafitto dalla lancia, è squarciato dall'amore: è per riceverti! ». 92 Il Cuore era aperto in un abisso infinito di amo­re e di perdono. 93 Gesù amò, Gesù ama; Gesù perdonò, Gesù perdona. Bontà incomparabile! 94 La sua risposta a tutto era ed è: amare, amare di un amore infinito. 95 La strada al Cuore divino di Gesù era sempre aperta; era luminosa. Dava passaggio a quanti volevano. Oh, se la mia anima nella sua ignoranza sapesse mostrare la bellezza infinita di quella strada che, allo stesso tempo, era per Gesù motivo della più grande agonia! Tanto piccolo era il numero di coloro che anda­vano al suo Cuore ansioso; tanto grande era quello di coloro che si staccavano da Lui e fug­givano per sentieri errati!

 

« Ricevi, Padre mio, l'incenso di questo amore! »

96 Gesù voleva offrire tutti all'Eterno Padre. E io li volevo offrire a Gesù. Tanti ricusavano di entrare nel Cuore divino! Che umiliazione! che vergogna! A nulla valevano le sofferenze di Gesù ed il suo sangue sparso! A nulla valeva il mio martirio. Gesù stava mortificato davanti al Padre suo. E io stavo mortificata davanti a Gesù. La mia agonia aumentava al massimo. Gesù, prendendo il calice del mio cuore, lo sollevò, lo offerse ripetute volte all'Eterno Pa­dre dicendo: « Ricevi, Padre mio, il tributo di questo martirio, l'incenso di questo amore! » In verità io volevo avere sempre un turibolo di incenso di amore da offrire a Gesù.  97 In un martirio dolorosissimo di anima e di cor­po, durante le tre ore di agonia, fissai il Cuore divino di Gesù. 98 Volevo tanto soffrire io sola, al posto suo; e non riuscivo a nulla. Offrii con Lui, con Lui agonizzai. 99 Con gli occhi dell'anima al Cielo e il cuore in Dio, accettai tutto: amavo e, poiché amavo, soffrivo.

 

« Padre, perdona loro, che non sanno ciò che fanno! » (Lc 23,34)

100 L'anima di Gesù piangeva; io sentivo le sue lacrime. Udivo questo gemito del suo Cuore: « Figli miei, perché mi ferite? Perché vi comportate così? ». 101 Nel ricevere gli insulti e i maltrattamenti, sospi­rava silenziosamente e mormorava: «E’ così che mi amate? È così che ricambiate il mio amore?». Ma subito aggiungeva: « Padre, perdona loro, che non sanno ciò che fanno! ». 102 Il Cuore amava tanto: pareva lanciarsi ai piedi di ogni creatura per chiedere di lasciarsi conqui­stare. 103 Sentii nell'anima come uno scroscio di flagelli: non perché gli aguzzini mi flagellassero in quel momento, ma perché desideravano farlo. Gesù, dentro al mio petto, già quasi moribondo per il dolore angustioso causato da quelle catti­ve intenzioni, alzò gli occhi all'Eterno Padre e mormorò: « Padre mio, mi costa la ingratitudine; ma perdona loro che non mi riconoscono per Tuo figlio! ». 104Sentii che Gesù dal Calvario estendeva gli sguardi a tutta l'umanità. 105 Palpitava di amore per il mondo indurito e col­pevole; palpitava di dolore nel chiedere al Pa­dre compassione.

 

« L'ora » di Cristo e di Maria

106 La Madre, presso la croce, univa le sue lacrime a quelle di Gesù. Come Gesù amava! 107 Vidi le sue lacrime e forza d'animo: si teneva ritta in piedi con gli occhi fissi nel suo Gesù. 108 Contemplava le Sue piaghe, vedeva il Suo san­gue scorrere dalle carni lacerate! 109 Voleva abbracciarLo, pulirgli il volto coperto di sputi e di polvere, tutto insanguinato, e racco­gliere così ogni goccia del prezioso sangue, che era anche suo. 110 Voleva fare a Lui ancora vivo, quello che Gli avrebbe fatto dopo morto. 111 Avrebbe voluto che le sue braccia divenissero ali per poter volare fino sulla croce ad abbrac­ciare il suo Gesù ed unirLo di più a sé. Unione senza uguale! follia di dolore e di amo­re! 112 Vi erano nei loro Cuori santissimi il medesimo dolore ed i medesimi aneliti: accogliere e custodire per sempre il mondo in­tero, tanto ribelle e crudele. Come la Mamma amava! Io partecipai del medesimo amore, del medesimo dolore, della medesima letizia. 

 

Invoca il Padre

113 Gesù a stento poteva muovere le labbra per gridare invocando l'Eterno Padre; ma il suo cuo­re stava in un grido continuo. 114      Questo si elevava al Padre, ma era per il mon­do, che, duro e sordo, non lo ascoltava né si commuoveva. 115 Sul Calvario tutto passava inosservato: il grido, già moribondo, non entrava negli orecchi né penetrava nei cuori. 116 Poche volte Gesù innalzò gli sguardi all'Eterno Padre, ma gli occhi della sua anima erano sem­pre fissi in Lui. 117 Con Gesù sospiravo anch'io, con Lui gemevo, con Lui mi condolevo per la povera umanità. Ai suoi occhi divini univo i miei, già quasi mo­ribondi; li innalzavamo al Cielo in grande ago­nia per chiedere soccorso. 118 O agonia tristissima, o tenebre angosciose! 119 Omondo, o anime, quanto ci amò Gesù. AmiamoLo noi pure! Il nostro dolore, in paragone al suo, è un nulla. Fu un dolore infinito, fu dolore di un Dio fatto Uomo. AmiamoLo, amiamoLo senza cessare! AmiamoLo giorno e notte. Il mio cuore va, come un uccellino smarrito, a mendicare amore, sempre amore per Gesù.

 

Il Padre esige la riparazione

120 O cuore amo tanto, tanto che non ricusò di rivestirsi di tutto il fango immondo, per consumarlo in sé e farlo scomparire. Amò tanto, tanto che si consegnò al Padre co­me reo di ogni colpa, per ripararla. Amò follemente fino a dare la vita, perché noi possedessimo l'eterna Vita del Cielo. 121 Ero abbandonata dall'Eterno Padre! Gridai, ma senza essere ascoltata. 122 Sentivo Gesù in croce, sulla croce che ero io. E in me era Lui pure. Era indispensabile un aiuto; era necessario un conforto. Invece di aiuto e conforto, sentii co­me se il Cielo si abbassasse con tutto il peso della sua giustizia per schiacciarmi fortemente contro il grande legno della croce. L'agonia aumentò e con essa l'abbandono. L'Eterno Padre non dava conforto. Esigeva solamente la riparazione. Era il Giudice a chiedermi conto di tutte le col­pe dell'umanità. « Padre mio, Padre mio! Già ho dato tutto; già ho sparso tutto il mio sangue! » 123 Il peso della giustizia divina sopra di me era molto grande, infinito: pareva strapparmi dalle braccia della croce per sprofondarmi nella Ter­ra, per essere la Terra stessa!

 

« Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Mc 15,34)

124 Era notte, tremenda notte! 125 agonia, o abbandono, o oscurità! 126 Gridai, gridai senza desistere: « Padre, Padre mio! Persino Tu mi lasci? persino Tu mi abbandoni? ». 127 Non ero io che gridavo: era il mio cuore. Non ero io che volevo gridare, ma mi obbligavano la violenza del dolore e l'agonia. 128 Sgomenta per le tenebre e l'abbandono, udivo uscire dal cuore molte e molte volte il grido: « Padre, Padre, Padre! Non distogliere da me il Tuo volto! Non allontanare da me i Tuoi sguardi! ». 129 Il mio grido doloroso e moribondo echeggiava in fondo alla montagna: 130echeggiava come dinamite nella roccia. Ma il Cielo, sì, il Cielo pareva chiuso per me. 131 Rimasi sulla croce con Gesù ed Egli con me, nell'attesa di dare la vita per nuove vite. Nell'estrema agonia, Gesù dentro di me gridava: « Padre, Padre, Padre mio! ». Il mondo, come risposta a questo grido di agonia, dava crudeltà, più crudeltà; ingratitudine, più ingratitudine.

 

« Figli miei, ho sete di voi! »

132 Sentivo una sete bruciante e il più grande degli abbandoni. Uscì dal mio cuore questo grido:  Ho sete, ho sete! ». Compresi che era di Gesù e mi ricordai che Egli aveva sete di anime. 133 L'amorosissimo Gesù, tra gli insulti, sentiva la sete divoratrice del suo divin Cuore e sussurra­va, pieno di tenerezza e di affetto: « Figli miei, ho sete di voi! È così che mi saziate? ». 134 Nello stesso istante sentii passare sulle mie labbra, una e poi un'altra volta, una spugna. La sete delle labbra rimase; quella del cuore aumentò! 135 Era sete tanto ardente, che solo l'amore dei cuori del mondo intero poteva saziare.  136 Il grido continuava: « Non è la sete delle mie labbra, che voglio saziata; bensì quella del cuore: è sete di anime! ». 137 Fino all'ultimo momento, fu questa sete la vita di tutto il mio soffrire.

 

L’amore, unito alla grazia, trionfa sul dolore

138 Sulla cima, non perdetti l'unione con il Padre. 139 Sentivo in me due vite, o due nature: una che non resisteva a tanto dolore; l'altra che tutto vinceva. 140 Mi portava ad agonizzare la visione di tutti i crimini, delle ingratitudini e malvagità dell'u­manità intera. 141   In queste ore di agonia, fu la vita divina che vinse nel mio corpo piagato, cadaverico. L'amore, unito alla grazia e alla vita divina, trionfò sul dolore, trionfò sulla morte. 142 Io davo al mondo la stessa Vita che io ero, che dal Padre ricevevo. 143 Ancora prima di spirare sentii che mi trafissero il cuore: questo dolore mi fu anticipato, perché, una volta morta, non lo avrei potuto sentire. 144 Sentii la lancia aprirmi il costato ed entrare fi­no ad attraversarmi il cuore: il taglio fu come di spada affilatissima. 145   Con il cuore in quello stato, lanciai uno sguardo al mondo e dissi: « È per te che sto così! »  146 Gridai al Padre, ma sempre rassegnata.

 

«Venuti per vedere lo spettacolo se ne tornavano a casa battendosi il petto» (Lc 23,48)

147 Si fece buio sul Calvario. 148 Molti di coloro che mi avevano fatto soffrire di­scesero spaventati: andavano a nascondersi gli uni dietro agli altri, come formiche nel proprio formicaio. 149 Erano spaventati: temevano qualche ulteriore avvenimento. Era il timore e non l'amore la causa del loro sgomento! 150 A poco a poco il Calvario rimase nel silenzio. Si udivano soltanto i sospiri di Gesù. Regnava il dolore, aumentato dal rancore di molti cuori che, soffocati non so da che, non parlavano più. 151 Dopo i maltrattamenti, le bestemmie e le ca­lunnie, rimasi a sentire quel silenzio del Cal­vario: 152 un silenzio saturo di rimorsi. Solo due Cuori, molto uniti come se fossero uno solo, si parlavano l'un l'altro: erano un solo dolore, un solo amore. 153 La Mamma, ai piedi della croce, ferma come una statua, quasi moriva di dolore. 154 Io sentivo che dal Cuore di Gesù scendevano verso il Cuore della Mamma molte grazie, molta vita, molto amore. Tutto questo Le alleviava l'indicibile dolore e Le dava vita per mantenersi salda senza crol­lare, fino a che Egli spirasse. 155 Soltanto con la forza divina Ella resistette sen­za svenire.

 

« Non posso fare di più »

156 Nel mio petto sentivo il respiro affannoso di Gesù. 157 Unito al mio, palpitava pure il suo divin Cuore. 15Palpitava con tanta forza e rapidità che un bat­tito non dava tempo all'altro. Le sue divine labbra impressero in me, come in un disco: « Ho sete! ». Il mio cuore, nel sentire questo, comprendeva la sete di Gesù; gli disse: « Almeno potessi io saziarTi! ». 159 Gli occhi agonizzanti di Gesù rimasero nella mia anima un poco socchiusi a fissare il Calva­rio, l'umanità. 160 Si serrarono poi ed Egli mormorò: « Sto per morire. Traete profitto dal mio divin sangue e dalla mia morte, se volete salvarvi: muoio per darvi il Cielo ». 161 Gesù era esausto: anelava morire per dar luce e far vivere. 162 Il suo divin Cuore diceva: «Figli miei, figli miei! Vi amo tanto fino a morire per voi! 163 E' giunta l'ora dell'amore: muoio per voi; non posso fare di più ».

 

« Madre mia, accetta il mondo »

164 Sentivo che il mio cuore stava abbarbicato con radici di amore a tutti i cuori umani. 165 E’ la loro ingratitudine, sempre a ferirmi, sem­pre a portarmi alla morte. 166 Riuscii a sussurrare a tutto il mondo: « Può, la tua ingratitudine esigere di più da me? ». 167 E alla mamma mormorai: «Madre mia, accetta il mondo: è tuo! È figlio del mio sangue; è figlio del tuo dolore. Per salvarlo, hai da cooperare con me ». Dopo questo profondo sussurro, con gli occhi al Cielo, aggiunsi: « Tutto è consumato ». 168 La Madre stette sempre come chi, nella stessa croce, partecipa dello stesso dolore, dello stesso martirio e follia di amore, nel medesimo compi­to di salvezza. 169 Da Lei verso di me vi era un canale di salvezza. Tutto passava dal mio cuore o, piuttosto, dal Cuore di Gesù che era in me, verso quello di Lei. Tutte le anime ricevevano le grazie e i frutti del­la Redenzione attraverso la Madre. 170 Molto profondamente e al vivo sentii quanto El­la cooperava con Lui alla nostra salvezza. Di quanto Le siamo debitori!

 

Padre, a Te affido la mia vita » (Lc 23,46) 

171 Sentii che Gesù dava le ultime gocce di sangue. Esse fervevano: era l'amore che le faceva fer­vere. 172 Mostrando al mondo il divin Cuore aperto, sus­surrava: « Per te ho latto questo:ho dato tutto il sangue e ti ho amato fino a non poterti amare di più ». 173 Agonizzava e ripeteva più volte: « Padre, Padre, Padre, accetta la mia agonia! 174 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. E’ per Te il mio ultimo sospiro! ». 175 Neppure un grido, neppure un gemito era accol­to dall'Eterno Padre! Persino la consegna dello spirito pareva non essere accolta! 176 Agonia di tanta afflizione! Io mormoravo continuamente: « Gesù, Gesù! ». E sentivo in me altra voce che ripeteva: « Padre, a Te, nelle Tue mani consegno il mio spirito ». 177Con Gesù andavo spegnendomi; con Lui mi sen­tivo morire.  178 Il mio corpo e la mia anima si disfacevano to­talmente come per lebbra. 179 L'anima tremava per il dolore e per la paura, come il corpo trema per il freddo. 180 Stavo consegnata all'abbandono. Era completo: non avevo più nulla da sperare, neppure dall'Eterno Padre!

 

Si esauriscono le Sue forze, ma non il Suo amore

181 Dentro di me, Gesù stava spirando: 182 solo di tanto in tanto emetteva un sospiro; tra l'uno e l'altro rimaneva come se non avesse vita. 183 Mal poteva gridare al suo Eterno Padre. 184 Erano gli ultimi rantoli. 185 Prossimo a dare il suo ultimo respiro, per un impulso del cuore, gli vennero ancora alle lab­bra alcuni sbocchi di sangue. E scorrevano lungo il suo volto le ultime lacrime. 186 Lo vidi innalzare al Cielo per l'ultima volta i suoi sguardi e inclinare poi il capo. 187 Sentii come se Egli non distogliesse gli sguardi dalla Mamma. 188 Uscivano dal suo Cuore raggi luminosi verso il Cuore di Lei, come fossero i Suoi addii. 189 Sentii nel mio cuore i suoi ultimi sguardi e la dolcezza e l'amore che lasciava cadere su di me. 190 Le tenerezze del Cuore di Gesù si diffondevano verso coloro che stavano crocifissi ai lati: alla destra erano accettate; alla sinistra ricusate. Sentivo la rivolta di colui che le rifiutava e l'amore di colui che le accettava. 191 Si esaurivano le Sue forze, Gli veniva meno la vita; ma non si esauriva né veniva meno il suo divino amore: si diffondeva per tutto il Calvario, e dal Cal­vario al mondo, come soffio di vita, come profu­mo delizioso. 


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