Perdonaci Signore
 
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LA PASSIONE DI GESU

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2015 18:10
23/02/2015 18:07

« Per eliminare il peccato offre se stesso in sacrificio » (Eb 9,26)

35 Il mondo era tutto tenebre e guerra: era come un mare immenso scatenato contro di me. Io mi sentivo assalita e ferita da tutti. Ma il cuore amava; e amava tanto che, per li­berare dalle tenebre quanti mi ferivano, anda­vo a dare la vita. 36 Per tutto il giorno non potei distogliere il mio spirito dall'Orto. Ma una Vita suprema, che era in me, leniva il mio dolore. Questa Vita aveva in sé la visione e il ricordo di essere discesa sulla Terra, inviata dall'Eterno Padre. 37 Mi offersi, per Suo amore, a pagare tutto il de­bito dell'umanità intera. Soltanto la sua divina Volontà era la mia; mia era la sua Vita; mio era il suo Amore. 38 La volontà ferma e totale di compiere la Volon­tà dell'Altissimo, fu ciò che rese soave il dolore di questa giornata; dolore che non mi pareva di un giorno, bensì di molti anni. Parlavo, camminavo, lavoravo, con il mondo nel cuore.

 

« Gerusalemme! Gerusalemme! Tu metti a morte i profeti » (Mt 23,37)

39 Da me partivano, verso la città di Gerusalemme, i più dolci e teneri sguardi: erano sguardi di invito, sguardi di compassione. Ma oh, che cosa io vedevo uscire di là, quale rivolta contro di me! 40 Piansi, o meglio, pianse la mia anima. Le mie lacrime erano lacrime di Padre: erano un incessante invito al pentimento. Era l'ora della Grazia, che non sarebbe più tornata! 41 Io vedevo ciò che la Città era e ciò che sarebbe stata verso di me. E piangevo per quanto le sarebbe accaduto e perché non approfittava dell'ora di Grazia che le era data. La mia anima piangeva e fissava l'umanità in­tera. Penetrava tutto e in tutti i cuori che sa­rebbero esistiti.

 

«Giuda si mette d'accordo per aiutare a impadronirsi di Gesù» (Lc 22,4)

42 La mia anima soffrì molto nel vedere Giuda contrattare, di porta in porta, la vendita di Gesù. I suoi occhi e i suoi capelli parevano essere già quelli del maligno. Dentro di me vi erano gli occhi divini di Gesù, che seguivano Giuda ovunque. Tutti i passi, uno per uno, che egli faceva verso un così crudele tradimento, erano come pugnali che si configgevano nel Cuore divino e rudi e nere corde che lo stringevano crudelmente. 43 Mi sentivo disperare. La disperazione era in me, ma credo non fosse mia; infatti la mia anima si manteneva in pace. Il mio Gesù mi fece comprendere che tale dispe­razione era quella di Giuda. Essa rese più intense tutte le sofferenze della sua santa Passione.

 

« Per prendere su di sé i peccati degli uomini » (Eb 9,28)

44 Cominciai a sentire e a vedere, come luce splen­dente, la vita del Cielo: si macchiava immer­gendosi nella Terra. Era Gesù che veniva a soffrire. 45Mi pareva venissero dal Cielo raggi di sole che davano vita alla Terra, sommersa in fitte tene­bre, illuminandola. Contro questo sole avanzavano nubi nere, spa­ventose, per coprirlo. Mi pareva di avere Gesù in me: contemplava questo sole e fissava le nubi formate da tutte le malvagità. Egli si lanciava verso le nubi per abbracciarle, pur sentendone spavento. Il suo divin corpo si copriva di sudore. 46 Egli piangeva, gemeva. Lo sentivo curvarsi sotto il peso schiacciante dell'umanità. 47 Egli doveva diventare una massa sola con il mondo, doveva immergersi nel fango; ed ave­va paura. Era come un lanciarsi nel fuoco per esserne bruciato. Il suo divino amore era molto grande: Lo obbligava ad unirsi a noi, a rivestirsi delle nostre malvagità. L'unione della Purezza somma con il fango immondo! 48 Di tanto in tanto, Gesù fissava il Cielo e lodava il suo Eterno Padre.

 

« Ma io sono un verme e non un uomo » (Sal 21,7)

49 Verso sera sentii come se mi togliessero un bel vestito, che mi conferiva tutta la grazia e la bellezza, e mi facessero indossare un abito mondiale, che mi fece diventare scandalo per tutta la gente: tanta era la corruzione di cui era tessuto! 50 Sentii come se assumessi tutta la malvagità uma­na. Tutto entrò in me: io ero il mondo. 51 Mi pareva di essere venuta dal Cielo a trasfor­marmi in un verme della Terra. Ero un verme nauseante, putrefatto, corroso, che avanzava scavando sempre dentro tutta la Terra immonda. 52 Ne provai tale tormento da non potere resistere. Cominciò il mio cuore ad ardere. Su questo fuoco ardente si abbatté un mondo di miserie, tutto malvagità e furore infernale. Su questo mondo venne il Cielo. Si ingaggiò una lotta, una grande guerra: il Cielo contro la Terra; la Grandezza contro il nulla; la Purezza contro il fango. 54 Il Cielo scendeva sulla Terra morta per il pec­cato. Pareva che il firmamento si dissolvesse in fuoco. Mio Dio, che rivolta! Sentivo che le anime non temevano Dio.

 

« Una nuova alleanza tra Dio e gli uomini » (Eb 9,15)

55 Tutta la giustizia del Cielo si riversò sopra di me! 56 Il Cielo pareva respingermi. Ma vi era in me una forza che non badava a ciò che dovevo soffrire. E io aprivo le braccia per abbracciare l'immen­sità di quel dolore; immersa in esso, volevo da­re la vita alla Terra, volevo dar luce. 57Cominciai a sentire vivamente nella mia anima l'indignazione del Cielo contro la Terra. Dovevo riconciliare il Cielo con la Terra. Dovevo essere riconciliato e, allo stesso tem­po, dare una nuova vita. Ero corruzione e dovevo, con il mio sangue, cancellare la corruzione. Ero nulla e, allo stesso tempo, stavo nelle al­tezze: avevo la vita stessa di Dio e ne ero la giustizia stessa. 58 La malvagità del mondo saliva, saliva: giunse al Cielo. Sfidò la giustizia divina: respinse l'amore. 59 Nei miei riguardi tutto è disprezzo: dalla Terra e dal Cielo!

 

«Ho tanto desiderato fare questa cena pasquale con voi» (Lc 22,15)

60 La mia anima vede tutto il mio sangue scorrere per il mondo; e dal mondo tutto è disprezzato e calpestato! La mia carne è dall'umanità mangiata e subito vomitata. Che grande orrore! Meglio sarebbe essere divorata dalle belve. 61 Nuovo fuoco si accende nel mio cuore. Ho aneliti infiniti di darmi: di essere Ostia per alimento e Sangue per bevanda.

 

LA CENA PASQUALE

 

« Andate a preparare per tutti noi la cena di Pasqua » (Lc 22,8)

1 Al cadere della sera, la grande Cena dell'amore: Amore che tanta ingratitudine ricevette! Vedo lo spirito e le cure con cui viene prepara­ta: vedo che sarà la Cena dell'amore, delle me­raviglie, come nessun'altra mai. Sento che Gesù sta dando gli ordini ai suoi e, fermandosi ad ogni passo, fissa con divini sguardi la Città ingrata, l'Orto della grande amarezza, il Calvario che Lo attende.

 

« Si mise a tavola con i suoi apostoli » (Lc 2,14)

4 Salii con Gesù e gli apostoli verso la grande sa­la del banchetto pasquale. Nel salire la scalinata, sentivo che Gesù era im­paziente di mangiare quella Cena con i suoi apostoli. 5         Prima di cominciare la cerimonia, vidi la Mam­ma in lacrime e con i capelli disciolti, tutta im­mersa nel dolore. Gesù mi fece comprendere che, poche ore dopo, Ella sarebbe andata in quello stato ad incontrar­lo lungo le strade dell'amarezza. 6 Fu grande il dolore del divin Cuore per la visione delle lacrime della Mamma! 7 Vidi Gesù sedersi a mensa con gli apostoli. Mentre si sedeva, esclamò tra sé: « Cibo divino: la Cena del mio amore! ». La sala si illuminò e tutti gli apostoli furono imbevuti di quell'amore che irradiava dagli occhi, dalle labbra, da tutto il suo Essere: Gesù era tutto amore. 8 Era amore, amore, soltanto amore; amore per affrontare malvagità e ingratitudine. Giuda, non era più Giuda: già si vedeva in lui veramente il demonio. 9 Con il demonio in sé, non accolse l'amore di Gesù.

 

« Ma ecco: il mio traditore è qui a tavola con me » (Lc 22,21)

10 Vidi Giuda a mensa, ma un poco discosto: men­to sporgente, occhi stralunati, capelli irti. Non pareva più un uomo: si vedeva in lui soltanto una disperazione in­fernale. 11 Fu doloroso e raccapricciante leggere la falsità, le cattive intenzioni nel cuore di Giuda; ed es­sere guardato dai suoi sguardi velenosi! Giuda, imponendoselo, fissava Gesù per dissi­mulare, ma lo fissava con malizia. Gesù lo guardava con dolcezza e bontà, per attirarlo a Sé. 12Gli offriva il Cuore con volontà di abbracciarlo. 13 Quanti richiami pieni di dolcezza! 14       Dolci inviti a un cuore di pietra, ad una roccia che non si lascia smuovere. 15 traditore resiste: a nulla si arrende. Ma non si trova a suo agio presso l'Agnello, vit­tima innocente. Due quadri tanto differenti! Un tradimento senza pari e un amore senza pari. 16 Avevo in me, bene impressi nell'anima, due sguardi: quello di Gesù e quello di Giuda. Che differenza! Quello di Gesù, tenero, diffondeva amore; quello di Giuda, stralunato, era tale da far di­sperare. Possedevo pure due cuori: quello di Gesù, pieno di bontà e di sante attrat­tive; quello di Giuda, pieno di rancore e di odio. 1Si avvicina il tradimento: la vendita di quanto vi è di più bello ed inno­cente.18 L'amarezza della mia anima non può crescere oltre.

 

Versò acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi agli apostoli (Gv 3,5)

19 Vidi poi Gesù prendere nelle sue mani un gran­de catino, appendere al collo un asciugamano e lavare i piedi agli apostoli. 20 Sentii che uno, al quale recava molto disagio lasciarsi lavare i piedi, dopo uno sguardo e po­che parole, stava già per spogliarsi per essere lavato persino in tutto il corpo, se necessario. 21 Gesù non solo lavava i piedi, ma abbassava tanto il suo divin Cuore da volerli persino ba­ciare. Sentivo che, con il suo spirito, lo faceva. Che lezione per me! Che umiltà, quella di Gesù! 22 Là fui stimolata ad apprendere ad essere pic­cola: Egli, il Signore di tutto, si fece il più piccolo nel mezzo degli apostoli. Egli amava tanto, tanto. 23 Potessi esprimere qui tutto l'amore, tutta la bontà e la tenerezza di Gesù, quale bene potrei fare alle anime! Ma non so dire nulla di meglio. 24 Gesù, come sole che appare all'orizzonte, dava a ciascuno dei discepoli il suo divino amore in forma di raggi uscenti dal Cuore. Tutti lo ricevettero e se ne lasciarono illuminare. Soltanto Giuda si chiuse e ne ricusò la luce ra­diosa.

 

« Prendete e mangiate; questo è il mio corpo... Bevetene tutti perché questo è il mio sangue » (Mt 26,26-27)

25 Che notte! Che santa notte! La più grande di tutte le notti. La notte del più grande miracolo, del più grande amore di Gesù. Il     suo divin Cuore era legato a coloro che gli erano tanto cari. Per poter partire, doveva rimanere tra loro; per salire al Cielo, doveva rimanere sulla Terra. Lo obbligava a questo il suo divino amore. 26  O sofferenza amata! Chi ti comprenderà? 27 Vorrei che tutti conoscessero il mistero del pane e del vino trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore. Miracolo prodigioso! Abisso insondabile di amore! Per quanto mi sentissi immersa in quel mistero, non lo compresi al punto da saperlo spiegare: lo seppi solo sentire e soltanto in Cielo lo com­prenderò. 28 Vidi il dolce Gesù benedire il pane. 29 Vorrei saper dire, poter far vedere gli sguardi che Gesù innalzò al Cielo nel momento della benedizione. 30 Con gli occhi fissi al Cielo, in fiamme di fuoco, Gesù pregò a lungo il suo Eterno Padre. 31 Il volto era tanto infiammato che pareva avere in sé, più che una somiglianza nostra, soltanto la Vita del Cielo. Non pareva più Uomo, ma soltanto Dio: amore, solo amore. 32 Tanta luce, tanto amore, pervase tutti: Gesù, gli apostoli e me. 33 Che incanto! Con gli occhi pieni di fascino e con un sorriso dolce, benediceva il pane che poco dopo distri­buiva a tutti. 34 E in quel momento di amore e di miracolo senza uguale sentii che il mondo era un altro: Gesù si dava in alimento all'umanità. Partiva per il Cielo, ma rimaneva con essa.

 

« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me e io a lui » (Gv 6,56)

35 La Eucaristia, mio Dio! Che meraviglia, quando Gesù la istituì! Scena toccante, scena solo di amore. 36 Giammai sentii tanto al vivo la tenerezza, l'a­more di Gesù verso i suoi apostoli. Tutti si comunicarono dalle sue mani, infiammati d'amore. Devo dire che anche Giuda si comunicò! Egli stava più appartato; Gesù stese la sua ma­no divina verso di lui, con il Cibo celeste. 37 Subito dopo, Giuda rimase come un dannato, tanta era la sua disperazione. 38 Gesù parlava sempre con la stessa dolcezza e con teneri sorrisi. 39   Gli apostoli, in quell'ora più che mai, si sazia­rono di Gesù. Si infiammarono di amore e giun­sero a comprendere quanto Egli diceva loro. 40 Sperimentai, per alcuni momenti, l'immensità dell'amore di Gesù: grande come il Cielo e la Terra; grande come la grandezza di Dio. 41 Come Egli amò! Come Egli ama! Non desidera altro che viviamo di Lui e per Lui. 42 La Mamma, un po' in disparte, ma presente, partecipava a tutto.

 

«Appena Giuda ebbe preso quel pezzo di pane... uscì subito» (Gv 13,27-30)

43 Non so come, io ero l'alimento, io ero l'Ostia. 44 Il mio cuore era calice, era vino, era pane. Tutti venivano a mangiare e a bere a questo ca­lice. Da allora in poi la scena si sarebbe ripetuta. Ma, che orrore! Vidi tanti Giuda mangiare e bere indegnamente: tante lingue sozze! Peggio ancora: mani tanto indegne avrebbero distribuito que­sto pane e questo vino, mani indegne, cuori pieni di demoni. Che orrore di morte! Provai tanto dolore, che di dolore e di orrore mi parve l'anima si lacerasse e il cuore fosse fatto a pezzi. 45 Sentii pure in me la lingua di Giuda: lingua che pareva di fuoco, dopo che ebbe mangiato il pa­ne e bevuto il vino benedetti da Gesù. 46 Giuda uscì quasi subito con la borsa del de­naro, per andare a vendere Gesù. 47 Fuggì disperato a vomitare quel Cibo che gli era stato dato. Consumò così il suo tradimento.

 

« Siete miei amici... vi ho fatto sapere tutto quello che ho udito dal Padre mio » (Gv 15,14-15)

48 Tutti i presenti rimasero in pace e in amore. 49 Convivio di grande intimità! Le conversazioni miravano a dare conforto. 50 Discorsi di tanta sapienza e pace! 51 Vorrei poter fare sentire a tutti i cuori ciò che è l'amore di Gesù verso l'anima che Lo ama vera­mente. 52 Sentii l'amore con il quale Giovanni reclinò il capo sul santissimo petto e l'amore che in quel momento Gesù gli fece sentire. 53 Quanto dolcemente si unirono il Cuore divino di Gesù e il cuore del discepolo amato! Gesù si consolava nel suo discepolo e questi nel suo Maestro. Tale unione rendeva soave il dolore angoscioso di Gesù. 54 Sentii che il dolce Amore diffondeva gioia, an­che se intanto soffriva amaramente. Molto concentrato e in profondo silenzio, vide tutto l'Orto e il Calvario. E su di Lui si abbatté, come belva furiosa, tutta l'umanità.

 

Si congeda dalla Madre

55 Venne infine il congedo di Gesù dalla Mamma benedetta: fu l'addio più doloroso. Rimasero schiacciati di dolore i loro Cuori san­tissimi. 56 Sentii come se la Mamma baciasse e abbraccias­se Gesù per l'ultima volta. Quale dolcezza, la sua! Quanto fu triste quel congedo! Oh, come si parlavano l'un l'altro quei due Cuori! 57 Si unirono i loro volti santissimi. Ma più uniti rimasero per il dolore i loro Cuori innocenti. 58 Si unirono i loro volti e i cuori. Si unirono i loro amori, per non separarsi più. Piangevano le loro anime. 59 Gesù La baciò; e quel bacio fu di congedo. Lasciò nel Cuore della Mamma raggi di fuoco: vincoli d'amore che li lasciarono uniti per sem­pre. Gesù andò verso l'Orto e rimase con la Mamma; la Mamma rimase e andò con Gesù.

 

«GESU’ USCI’ VERSO IL MONTE DEGLI ULIVI» (Lc 22,39)

 

Due Cuori uniti nell'amore e nel dolore

1 La mia anima vide Gesù discendere la scala e incamminarsi verso l'Orto. Sul pianerottolo della scala stava la Mamma, avvolta in un manto, con gli occhi lacrimosi: fissava Gesù che stava allontanandosi. 3 Triste separazione! Gesù ben sapeva che poche ore più tardi Ella avrebbe voluto prenderLo tra le braccia, curar­gli le ferite. Ma non avrebbe potuto neppure confortarLo al­meno un poco con le sue dolci parole di Madre. 4 Già un poco distanziato, Gesù si voltò a fissarLa nuovamente, come per darLe un altro addio. Ella fissava il suo Gesù dalla cima della scala. Gesù scomparve, ma rimasero sempre uniti. 5 Vidi gli sguardi addolorati della Mamma, quan­do già non scorgeva più Gesù; e vidi quanto il suo Cuore santissimo Lo seguiva, intuendo le sofferenze cui andava incontro. Che unione di dolore e di amore, quella di quei due Cuori!

 

Verso la solitudine abbracciando tutta la sofferenza 

Sento che tutto mi fugge. E resterò completamente sola nell'Orto, nella più grande agonia! 7 Fuggo verso la solitudine, per poter piangere in silenzio. Quante lacrime di sconfitta! Ad ogni passo che faccio, sono montagne che cadono su di me. Ad ogni passo sento come se mi fermassi per riposare: l'anima è affaticata. 10 Tutto il cammino è spinoso: grossi rami di spine intrecciati mi feriscono. Ansie e sete di amore si estendevano a tutto il mondo; e la ricompensa a questo amore erano spine tan­to vive e penetranti, che mi avvolgevano il cuo­re in un groviglio enorme. Le fiamme di amore che uscivano dal cuore, superavano le spine e si levavano in alto. 11 Fortificata da sforzi interiori, da sforzi dell'amima, camminavo. 12L'anima mia avanzava verso l'Orto, trascinata dall'amore; il cuore era abbracciato strettamen­te a tutta la sofferenza.

 

«Vado a morire per te»

13 Pieno di mansuetudine, Gesù con i suoi sguardi divini seguiva da lontano Giuda, là in basso, di casa in casa, mentre concludeva la vendita; al braccio portava la borsa con il denaro. Gesù tutto vedeva, ma nulla diceva ai suoi apo­stoli. 14 Piangeva nascostamente. 15 Li precedeva triste e silenzioso. Io vidi che essi non si preoccupavano né soffri­vano per ciò che stava per accadere: camminavano stanchi. 16 Oltremodo sazi, seguivano il loro Maestro con tutta tranquillità. 1Erano stanchi per le grandi meraviglie e per quanto avevano visto e udito da Gesù. Il viaggio si svolgeva silenzioso; ma quanto di­ceva Gesù con il suo silenzio! Come li amava, come parlava loro quel Cuore divino tanto op­presso dal dolore e dalla fatica!18 Mentre Gesù camminava ansante, per tutto il suo corpo scorrevano gocce di sudore. 19     Di tanto in tanto, si volta va a fissare la Città che restava là in fondo. I suoi sguardi divini scrutavano tutto, nonostan­te l'oscurità. 20 Gesù si inabissò nella sofferenza: raccolse nel suo Cuore tutta la ingratitudine e la malvagità che vedeva. Quell'abisso di odio e di dolore accompagnò Gesù all'Orto; ed Egli condusse me.

 

Alexandrina con Gesù partecipa ai dolori della Vergine

21 Il Cuore divino di Gesù si sentiva calpestato dall'umanità.  Vicino al Suo, nella medesima sofferenza, vi era il Cuore della Mamma. Io sentivo come se il Cuore di Lei volasse ver­so Gesù e la violenza del dolore trascinasse insieme al cuore tutte le vene del corpo. 22 Lungo il percorso mi attraversavano il cuore i sospiri e le lacrime della Mamma. Non con gli occhi del corpo, ma con quelli del­l'anima, La vedevo nell'atrio della sala della Cena, con il santissimo volto tra le mani; La ve­devo piangere di dolore. 23 Sentivo come se portassi la Mamma addolorata entro il mio cuore, come un tempo Ella aveva portato Gesù nel suo grembo purissimo. Il mio cuore era il sacrario che L'accolse con tutti i suoi dolori, come Ella fu sacrario che ac­colse Gesù con tutta la sua vita, divina e uma­na. Con quale raccoglimento io La portavo! 24 Gesù stava per giungere all'Orto e la Mamma piangeva ancora. Gesù vedeva bene e sentiva le lacrime della Ma­dre benedetta.

 

L’AGONIA NELL’ORTO

 

«Si gettò a terra e si mise a pregare» (Mc 14,35)

1 Trascinata da correnti di amore, entrai nell'Orto. 2 Vedevo i suoi ulivi. Vedevo il chiarore della lu­na impallidito e lo scintillìo delle stelle triste, come triste era il Cuore divino di Gesù. Tutto appariva attraverso al fogliame, ma con tale tristezza che invitava solo al dolore, al si­lenzio, al raccoglimento. Nell'oscurità degli ulivi, Gesù affrettò il passo: andò verso un luogo appartato a pregare. 4   Vidi gli ulivi quasi a voler coprire Gesù con il loro fitto fogliame molto verde; li vidi testimo­ni della sua sofferenza, come se di Lui avessero compassione. 5 Gli apostoli si addormentarono.6 Nella solitudine, io mi sentivo piegare le ginoc­chia per pregare.

 

Sperimenta in sé anche le sofferenze future

7 Orto di agonia, Orto di tristezza! 8 Un Orto, che è il mondo, lastricato di dure pie­tre: una roccia irriducibile. 9 Quante sofferenze vede la mia anima per sé e per il corpo! 10 Già sente il dolore del bacio ingrato che que­sto viso riceverà; 11 sente uno schiaffo, 12 il viso sputacchiato, gli occhi bendati.13 Sento il rinnegamento di Pietro; vedo il braciere circondato da persone; odo il gallo cantare. Dolore indicibile, paragonabile a quello del tre­mendo schiaffo! 14 Mi vedo schernita, di tribunale in tribunale, tra lo schiamazzo del popolo. 15 Vedo l'anello di ferro che sta infisso nella co­lonna; sento nel cuore i lacci che mi legheranno ad essa. 16 Vedo i flagelli che mi colpiranno il corpo e che già mi flagellano l'anima: odo il sibilo delle corde e delle verghe; vedo il rancore con cui sarò flagellata. 17 Già soffro come se fossi lacerata dai flagelli e coronata di spine; 18 e così condotta alla balconata di Pilato, con una canna in mano 19 e con una vecchia cappa sulle spalle. Io, nel massimo abbattimento, in mezzo a tanti aguzzini! 20 Vedo la moltitudine, odo le sue esclamazioni: devo essere condannata a morte! 21 A momenti mi pare di morire, di non poter resi­stere a tanto dolore. 22 In direzione dell'Orto viene il Calvario! 23 Vedo il percorso lungo il quale dovrò cadere per il peso della croce. 24 Mi sgomento per la visione della salita: come dovrò affrontarla? oppressa di maltratta­menti! Comincio a tremare e tutto il suolo pare tremare con me. 25 Sento la crudeltà con la quale sarò spogliata: si staccano, con le vesti, pezzetti di pelle e di car­ne! 26 Sento come se mi spogliassero non soltanto il corpo, ma anche l'anima! Il dolore che la penetra è mortale. 27 Vedo i chiodi, il martello, 28 la croce eretta! mi vedo crocifissa su di essa! 29 Tutte le sofferenze mi sono anticipate. 30 Ahi, che cosa è il dolore! Che cosa sono le sof­ferenze dell'Orto! Il mondo non le conosce, non sa ciò che soffrì Gesù. 31 O mio Gesù, solo chi lo prova può valutare quanto Tu hai sofferto.

 

Incontro ad un Calvario di molti secoli

32 Fu il cuore a ricevere tutti i maltrattamenti. Mi pareva che, disfatto in sangue, strisciasse per il suolo dell'Orto, come fosse un serpe velenoso, su cui tutti scaricavano le più grandi atrocità per togliergli la vita. 33 Il cuore però amava più di quanto fosse ferito. 34 Divenne come nube che, invece di assorbire acqua, assorbiva ogni dolore e martirio; dolore e martirio che si trasformavano in sangue che avrebbe irrorato tutto il Calvario e, nel Calva­rio, l'umanità intera. 35 Ebbi la visione del sangue che stavo per spar­gere e, allo stesso tempo, dei fiori che nascevano dal sangue. Tra questi fiori si propagavano siepi di spine acutissime: la maggior parte bagnate di sangue. Vedevo il frutto e vedevo l'ingratitudine; vedevo la gloria e vedevo il male.36 Il mio cuore era percosso dalla indifferenza ge­nerale per il mio soffrire: non vi sono parole capaci di descriverne l'agonia. Per la mia anima, per il mio dolore - o, me­glio, per il dolore di Gesù - non vi era com­passione. 37 Gesù non andava incontro ad un Calvario di un solo giorno, ma di molti e molti secoli.

 

Il cuore della Madre già sente le sofferenze del Figlio

38 E la Mamma, dov'era a quell'ora? 39 La mia anima La vedeva e il cuore La sentiva tanto lontana, là nell'atrio, presso la discesa della scala, a fissare le strade che Gesù percor­reva, i luoghi dove si trovava. Il suo Cuore, legato a quello di Gesù, presenti­va quanto Egli andava a soffrire; e con Lui pro­vava lo stesso dolore. 40 Con profondi sospiri mormorava: « Figlio mio, mio caro Figlio, quanto Tu soffri! ». Copiose lacrime scorrevano sul suo volto. 41 Passavano attraverso al mio cuore le lacrime in­numerevoli da Lei versate. 42 Quanto soffriva per la Riparazione e per la dipartita di Gesù!4Ebbi la visione di ciò che sarebbe avvenuto do­po: una grande moltitudine seguiva Gesù e, tra la folla lungo il Calvario, la Mamma camminava con ansietà, in profondi sospiri e in lacrime. Voleva vedere e andare incontro al suo divin Figlio. 44 Gesù soffriva in grande agonia: soffriva per i patimenti che Lo aspettavano e per le sofferenze della Mamma. 45 Egli vedeva dove Ella stava: vedeva la distanaz che Li separava. Dolore senza uguale! 46 dolore mi lacerava il cuore e l'anima.

 

Due alberi: uno di morte e l'altro della Vita

47 Vidi la grande sala ove fu trattata la vendita di Gesù e dove Giuda, disperato, andò poi a sca­gliare la borsa con il prezzo del sangue inno­cente. 48Vidi lontano un albero al quale stava appeso Giuda. Da esso lo vidi cadere al suolo e scoppiare: vidi spandersi sul terreno ciò che il corpo conte­neva.La vendita di Gesù, la consegna, il bacio tradi­tore lo portarono a quell'atto di disperazione. Tutto sentii nella mia anima. 49 Io mi sentivo l'unico albero del mondo che si trasformava in virgulti floridi, cui dava nuova Vita: la Vita del Cielo. Ma per questo, dovevo affrontare tutto l'Orto, tutto il Calvario e, alla fine, morire sulla croce. Non importava la morte: ciò che importava era dare nuove vite. 50 L'amore mi obbligava al dolore: ad occhi chiusi, labbra mute, mi consegnai a tutto. Andai verso la morte. 51 In me sentivo che dovevo morire. E volevo morire. Senza la morte, non avrei portato a termine la missione che dovevo compiere sulla Terra.

 

Abbraccia tutta l'ingratitudine

51 In questo momento culminante sentii Gesù che fissava il mondo. Con profonda tristezza nel suo Cuore diceva: « Tanta ingratitudine verso tanto amore! Non erano bene accetti: i suoi patimenti, il suo divin sangue, la sua morte! 52 Si lanciò su di me quanto di brutale ha l'uma­nità con il suo peso. Mi schiacciò, mi aprì il pet­to, mi tolse la vita. Ma un'altra Vita, superiore, sublime, molto su­blime, diede entrata nel cuore a tutta l'umanità e la avvolse in un incendio di amore. Fu tale la irradiazione e la follia di amore, che fece dimenticare tutta la crudeltà umana. Trionfò della morte e abbracciò tutta l'ingratitu­dine. 53 Questo abbraccio fu eterno. Gesù, con la sua luce, mi fece vedere e com­prendere che questo era il suo abbraccio eterno alle anime: era per loro la sua vita eterna di amore.

 

E’ nell'Orto che chiamai a Me il mondo

54 E’ nell'Orto che chiamai a me il mondo. 55 Sopra il suolo dell'Orto si innalzò un mare im­menso, le cui onde si abbattevano contro di me. 56 Tutto intorno a me era mare: battevano contro di me le onde furiose come io fossi la banchina. 57 Travolta da queste, caddi nella terra immonda e macchiata. Tutte le macchie erano mie. Tremavo di paura e mi pareva che la terra tre­masse. 58 Ero coperta delle iniquità che attiravano sopra di me la giustizia dell'Eterno Padre. 59 Quante lacrime di vergogna, nel vedermi rive­stita di tutte le malvagità e nel trovarmi in tale stato alla presenza del Padre! 60 La vergogna di me stessa e il peso della giusti­zia divina obbligavano la terra ad aprirsi ed ob­bligavano me a nascondermi in essa. 61 Mi inabissai in quel suolo duro. 62 Ne rimasi avvolta come in un manto. 63 Io, tutta mondo, tutta corruzione e peccato, divenni responsabile davanti all'Eterno Padre. Ero solo io a pagargli questo ineguagliabile de­bito! Per un mare di peccato e di corruzione, un mare di sangue e di purificazione. 64 Tutto il mio essere rimase Orto. Tutto il mio essere rimase sangue.

 

Chicco di grano macinato

Grappolo d'uva torchiato

65 Fui posta su quel duro suolo, per essere respon­sabile di tutti e scandalo per una gran parte: questi erano ribelli, martirizzatori, assassini ver­so di me. 66 Il mio grido al Cielo irruppe nella solitudine, attraverso le tenebre della notte, tra il fogliame verdeggiante degli ulivi. 67 Gridavo tanto, ma quel grido rimaneva come perduto in un bosco: neppure il Cielo mi udiva. 68 Si era allontanato tanto da me il Cielo, che ri­masi come se dalla terra non potessi fissare il fir­mamento. Tutto era sparito. Soltanto l'Orto restava. 69 L'Eterno Padre si era occultato: pareva non esistere. Ma la sua giustizia divina scendeva come in ne­re nubi a schiacciarmi. 70 Il suolo dell'Orto e la giustizia divina erano per me come pietre da mulino, che mi frantumava­no in dolore e polvere. 71 Io ero il chicco di grano macinato, trasformato in farina; e questa continuava ad essere macinata e rimacinata, fino a scomparire. Io ero il piccolo grappolo d'uva, spremuto nel torchio. E dopo di avere dato tutto il succo, do­veva sottostare ancora a nuovi torchi, i quali gli spremevano tutto, fino all'esaurimento. 72 Il sangue gocciolava mentre, stritolata, io sten­devo le braccia in atto di offerta. La giustizia divina gravava su di me, ma si mi­tigava nei riguardi della Terra colpevole.

 

Abbandonato dalla Terra e dal Cielo

73 La notte oscura e serena in cui non si muoveva una sola foglia degli ulivi, se non quando il do­lore faceva tremare tutto, invitava alla solitu­dine e faceva sentire di più tutto l'abbandono, persino quello dell'Eterno Padre. 74 Mentre gli apostoli dormivano, Gesù rimase per un po' di tempo vicino a loro. 75 Nel momento in cui Egli più aveva bisogno de­gli apostoli, amici e compagni suoi per tanto tempo, meno li aveva, minore era la loro preoc­cupazione: dormivano tranquilli, di buon sonno. Gesù soffriva per questa loro assenza. 76 Con gli occhi fissi al Cielo, parlava rivolto al suo Eterno Padre. Le stelle brillanti erano come lumi che, attra­verso le fronde degli ulivi, venivano ad illumi­nare l'Orto oscurato. Ma per Gesù non brillavano, non davano luce: né a Lui rispondeva l'Eterno Padre. Però la sua anima parlava infinitamente e il suo Cuore infinitamente amava. 77 Il mio dolore giungeva fino a Dio. E il Suo ab­bandono si univa a quello dell'umanità. 78 E’ terribile l'abbandono da parte del Cielo, quan­do ho l'impressione di non avere per me più nessuno neppure della Terra!

 

« Padre, se vuoi, allontana da me questo calice... » (Lc 22,42)

79 Mi sentii in piedi. Tenevo nelle mani tremule il calice, che non cessava mai di traboccare: vi cadeva dentro sofferenza senza fine. Quel calice era come una coppa che riceve acqua da una fonte che non si secca mai. 80 Dentro di me, Gesù prendeva il calice dell'ama­rezza e più volte lo offriva all'Eterno Padre. Io ero Gesù e Gesù era me: eravamo la medesima offerta al Cielo. 81 Nel mio cuore sentivo Gesù ripetere: « Padre, Padre, Padre! Allontana da me questo calice, se è possibile. Ma si faccia la Tua volontà: voglio morire per dare la Vita ». 82 In questo momento, mentre chiedeva al Padre di allontanargli la sofferenza, ma allo stesso tempo voleva soltanto la volontà di Lui, il volto di Gesù era bello, molto sereno, con gli occhi fissi al Cielo:... 83 Mi sentivo nella mia anima splendere come due soli. 84 In quella dolorosa agonia con il cuore dicevo: « Gesù, se è possibile, allontana da me questa sofferenza! ». Ma subito mi gettavo verso di Lui a braccia aperte, come fossi bruciata dalle fiamme, per tuffarmi in un mare di frescura e di soavità: « Non si faccia la mia, ma la Tua volontà. O mio Dio e mio Signore! Voglio consolarTi e darTi le anime ».

 

Prega appoggiato a un duro masso

85 Vidi una strada interminabile coperta di robusti grovigli di spine: tutte quelle spine dovevano ferirmi! Il mio buon Gesù mi fece comprendere e vede­re nell'anima, con una luce molto chiara, che quelle spine avrebbero ferito attraverso i tempi, fino a che sarebbe esistito il mondo, non il mio ma il suo divin Cuore. Vorrei sapere esprimere l'immensità di quella strada spinosa e il modo come Gesù era ferito. Ma non so. Seppi appena vedere e comprendere. E rimasi in quel dolore, in quell'angoscia spa­ventosa. 86 Vidi la cara Mamma in preoccupazione, in ama­rezza, in ansia. Dove si trovava il suo Gesù? Che cosa soffriva in quelle ore? 87 Egli pregava con il petto appoggiato a un duro masso, ed era circondato da grossi grovigli di spine, che si intrecciavano gli uni negli altri. Tanto dolore causava meraviglia e ammirazione agli angeli che dal firmamento, come stelle, Lo contemplavano. Soltanto il Cielo comprendeva il dolore di Gesù. Dopo il Cielo, era la Mamma a comprenderlo e a viverlo. Quanto si amavano Gesù e la Mamma e come si vedevano l'uno attraverso l'altro! Tutta la Terra, persino i discepoli, ignorava il dolore di Cuori tanto amanti!

 

« Il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue » (Lc 22,44)

88 Poiché l'agonia aumentava, mi buttai con il vol­to a terra. 89 Sul duro suolo, in una oscurità spaventosa, forti tremori mi pervasero il corpo. 90 Mi prostrai a terra in più luoghi; in uno più solitario andai di nuovo a pregare da sola. Dopo, tornai a cercare la compagnia di quelli che amavo. Che mancanza di preoccupazione, la loro! 91 Nella notte silenziosa, il calice della mia ama­rezza era offerto all'Eterno Padre, mentre, in­curanti, gli amati del mio cuore dormivano! 92 Su quel suolo nudo e duro tremai di spavento: pareva che le mie sofferenze diventassero fuoco, formassero fiamme che mettevano in ebollizione il mio sangue. 93 Il cuore dava tali scossoni da obbligare il corpo a rotolarsi per il suolo e a sudar sangue. 94 Sentii che le mie vene si accavallavano come fili di un gomitolo. Con grande dolore si aprirono e versarono san­gue che inzuppò la terra. 95 Sentii come se avessi la mia veste, bagnata di sangue, incollata al corpo.  96 O Passione di dolore e di amore di Gesù, che non sei conosciuta!


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