. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

ANGELI E DEMONI

Ultimo Aggiornamento: 18/02/2015 13:40
18/02/2015 13:14

San Giovanni Paolo II
ANGELI E DEMONI

La retta fede della Chiesa

Catechesi di Giovanni Paolo II
Catechismo della Chiesa Cattolica
Libreria Editrice Vaticana
Chirico Napoli

Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna rico­noscere che la confusione a volte è grande, con il conse­guente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli angeli ciò che alla fede non appartiene, o, viceversa, di tra­lasciare qualche aspetto importante della verità rivelata.

Giovanni Paolo II

Il male non è più soltanto una deficienza, ma una effi­cienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.

Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesia­stico chi si rifiuta di riconoscere l'esistenza della terribile realtà, misteriosa e paurosa del Male; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, con ogni crea­tura, origine da Dio, oppure la spiega come una pseudo­realtà, una personificazione concettuale o fantastica delle cause ignote dei nostri malanni.

Paolo VI

I

G1OVANNI PAOLO II

 

DIO, CREATORE DELLE «COSE VISIBILI E INVISIBILI»

La creazione degli esseri puramente spirituali

  1. Le nostre catechesi su Dio, creatore del mondo, non possono concludersi senza dedicare adeguata attenzione a un preciso contenuto della rivelazione divina: la creazio­ne degli esseri puramente spirituali, che la Sacra Scrittura chiama «angeli». Tale creazione appare chiaramente nei Simboli della fede, particolarmente nel Simbolo niceno­costantinopolitano: «Credo in un solo Dio, Padre onnipo­tente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose (cioè enti o esseri) visibili e invisibili». Sappiamo che l'uomo gode, all'interno della creazione, di una posizione singo­lare: grazie al suo corpo appartiene al mondo visibile, mentre per l'anima spirituale, che vivifica il corpo, egli si trova quasi al confine tra la creazione visibile e quella invisibile. A quest'ultima, secondo il Credo che la Chiesa professa alla luce della rivelazione, appartengono altri esseri, puramente spirituali, non dunque propri del mondo visibile, anche se in esso presenti e operanti. Essi costitui­scono un mondo specifico.

 

La fede della Chiesa sugli angeli
  1. Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggio­re o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il con­seguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli angeli ciò che alla fede non appartiene, o, viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rive­lata. L'esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura chiama di solito «angeli», veniva già negata ai tempi di Cristo dai sadducei (cfr. At 23,8). La negano anche i materialisti e i razionalisti di tutti i tempi. Eppure, come acutamente osserva un teologo moderno, «se si volesse sbarazzarsi degli angeli, si dovrebbe rivedere radi­calmente la Sacra Scrittura stessa, e con essa tutta la sto­ria della salvezza». Tutta la Tradizione è unanime su que­sta questione. Il Credo della Chiesa è in fondo un'eco di quanto Paolo scrive ai Colossesi: «poiché per mezzo di lui (Cristo) sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati, Potestà, tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui» (Col 1,16). Ossia il Cristo che, come Figlio-Verbo eterno e consostanziale al Padre è «generato prima di ogni creatura» (Col 1,15) è al centro dell'universo, come ragione e cardine di tutta quan­ta la creazione, come abbiamo già visto nelle catechesi precedenti e come vedremo ancora quando parleremo più direttamente di lui.

 

La verità circa l'esistenza e l'opera degli angeli
  1. Il riferimento al «primato» di Cristo ci aiuta a com­prendere che la verità circa l'esistenza e l'opera degli angeli (buoni e cattivi) non costituisce il contenuto centra­le della parola di Dio. Nella Rivelazione Dio parla prima di tutto «agli uomini... e si intrattiene con essi, per invitar­li e ammetterli alla comunione con sé», come leggiamo nella costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II. Così «la profonda verità... sia di Dio sia della salvezza degli uomini» è il contenuto centrale della rivelazione che «risplende» più pienamente nella persona di Cristo. La verità sugli angeli è in certo senso «collaterale», eppure inseparabile dalla Rivelazione centrale, che è l'esistenza, la maestà e la gloria del Creatore che rifulgono in tutta la creazione «visibile» e «invisibile» e nell'azione salvifica di Dio nella storia dell'uomo. Gli angeli non sono dunque creature di primo piano nella realtà della Rivelazione, eppure vi appartengono pienamente, tanto che in alcuni momenti le vediamo adempiere compiti fondamentali a nome di Dio stesso.

 

La Provvidenza abbraccia anche il mondo dei puri spiriti
  1. Tutto ciò che appartiene alla creazione rientra, secondo la Rivelazione, nel mistero della Divina Provvidenza. Lo afferma in modo esemplarmente conciso il Vaticano I che abbiamo già più volte citato: «Tutto ciò che ha creato, Dio lo conserva e lo dirige con la sua Provvidenza "estendendosi da un confine all'altro con forza e governando con bontà ogni cosa" (cfr. Sap 8,1). "Tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi" (cfr. Eb 4,13), "anche ciò che avrà luogo per libera iniziativa delle creature"». La Provvidenza abbraccia dunque anche il mondo dei puri spiriti, che ancor più pienamente degli uomini sono esseri razionali e liberi. Nella Sacra Scrittura troviamo preziose indicazioni che li riguardano. Vi è pure la rivelazione di un dramma misterioso, eppure reale, che toccò queste creature angeliche, senza che nulla sfuggisse all'eterna Sapienza, la quale con forza («fortiter») e al tempo stesso con bontà («suaviter») tutto porta a compimento nel regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 

Massima vicinanza a Dio degli angeli

5. Riconosciamo anzitutto che la Provvidenza, come amorevole Sapienza di Dio, si è manifestata proprio nel creare esseri puramente spirituali, per cui meglio si espri­messe la somiglianza di Dio in loro che di tanto superano tutto ciò che è creato nel mondo visibile insieme con l'uo­mo, anch'esso incancellabile immagine di Dio. Dio, che è Spirito assolutamente perfetto, si rispecchia soprattutto negli esseri spirituali che per natura, cioè a motivo della loro spiritualità, gli sono molto più vicini delle creature materiali, e che costituiscono quasi 1'«ambiente» più vici­no al Creatore. La Sacra Scrittura offre una testimonianza abbastanza esplicita di questa massima vicinanza a Dio degli angeli, dei quali parla, con linguaggio figurato, come del «trono» di Dio, delle sue «schiere», del suo «cielo». Essa ha ispirato la poesia e l'arte dei secoli cristiani che ci presentano gli angeli come la «corte di Dio».

 

DIO, CREATORE DEGLI ANGELI, ESSERI LIBERI

Un atto dell'amore eterno di Dio
  1. Proseguiamo oggi la nostra catechesi sugli angeli la cui esistenza, voluta da un atto dell'amore eterno di Dio, professiamo con le parole del simbolo niceno-costantinopo­litano: «Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili».

Nella perfezione della loro natura spirituale gli angeli sono chiamati fin dall'inizio, in virtù della loro intelligenza, a conoscere la verità e ad amare il bene che conoscono nella verità in modo molto più pieno e perfetto di quanto non sia possibile all'uomo. Questo amore è l'atto di una volontà libera, per cui anche per gli angeli la libertà significa possibilità di operare una scelta a favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stesso. Bisogna qui ripetere ciò che già abbiamo ricordato a suo tempo a proposito del­l'uomo: creando gli esseri liberi, Dio volle che nel mondo si realizzasse quell'amore vero che è possibile solamente sulla base della libertà. Egli volle dunque che la creatura, costituita a immagine e somiglianza del suo Creatore, potesse nel modo più pieno possibile rendersi simile a lui, Dio, che «è amore» (1Gv 4,16). Creando gli spiriti puri come esseri liberi, Dio nella sua Provvidenza non poteva non prevedere anche la possibilità del peccato degli angeli. Ma proprio perché la Provvidenza è eterna sapienza che ama, Dio avrebbe saputo trarre dalla storia di questo peccato, incomparabilmente più radicale in quanto peccato di uno spirito puro, il definitivo bene di tutto il cosmo creato.

 

Il mondo degli spiriti puri appare diviso in buoni e cattivi

2. Di fatto, come dice chiaramente la rivelazione, il mondo degli spiriti puri appare diviso in buoni e cattivi. Ebbene, questa divisione non si è operata per creazione di Dio, ma in base alla libertà propria della natura spirituale di ciascuno di essi. Si è operata mediante la scelta che per gli esseri puramente spirituali possiede un carattere incomparabilmente più radicale di quella dell'uomo ed è irreversibile dato il grado di intuitività e di penetrazione del bene di cui è dotata la loro intelligenza. A questo riguardo si deve dire anche che gli spiriti puri sono stati sottoposti a una prova di carattere morale. Fu una scelta decisiva riguardante prima di tutto Dio stesso, un Dio conosciuto in modo più essenziale e diretto di quanto è possibile all'uomo, un Dio che a questi esseri spirituali aveva fatto dono, prima che all'uomo, di partecipare alla sua natura divina.

 

Una conoscenza di Dio incomparabilmente più perfetta
  1. Nel caso dei puri spiriti la scelta decisiva riguardava prima di tutto Dio stesso, primo e supremo Bene, accettato o respinto in modo più essenziale e diretto di quanto possa avvenire nel raggio d'azione della libera volontà dell'uomo. Gli spiriti puri hanno una conoscenza di Dio incomparabilmente più perfetta dell'uomo, perché con la potenza del loro intelletto, non condizionato né limitato dalla mediazione della conoscenza sensibile, vedono fino in fondo la grandezza dell'Essere infinito, della prima Verità, del sommo Bene. A questa sublime capacità di conoscenza degli spiriti puri Dio offrì il mistero della sua divinità, rendendoli così partecipi, mediante la grazia, della sua infinita gloria. Proprio perché esseri di natura spirituale, vi era nel loro intelletto la capacità, il desiderio di questa elevazione soprannaturale a cui Dio li aveva chiamati, per fare di essi, ben prima dell'uomo, dei «con­sorti della natura divina» (cfr. 2Pt 1,4), partecipi della vita intima di colui che è Padre, Figlio e Spirito Santo, di colui che nella comunione delle tre divine Persone «è Amore» (1 Gv 4,16). Dio aveva ammesso tutti gli spiriti puri, prima e più dell'uomo, all'eterna comunione dell'amore.

 

I buoni hanno scelto Dio come Bene supremo e definitivo
  1. La scelta operata sulla base della verità su Dio, conosciuta in forma superiore in base alla lucidità delle loro intelligenze, ha diviso anche il mondo dei puri spiriti in buoni e cattivi. I buoni hanno scelto Dio come Bene supremo e definitivo, conosciuto alla luce dell'intelletto illuminato dalla Rivelazione. Avere scelto Dio significa che si sono rivolti a lui con tutta la forza interiore della loro libertà, forza che è amore. Dio è divenuto il totale e definitivo scopo della loro esistenza spirituale. Gli altri invece hanno voltato le spalle a Dio contro la verità della conoscenza che indicava in lui il bene totale e definitivo. Hanno scelto contro la rivelazione del mistero di Dio, contro la sua grazia che li rendeva partecipi della Trinità e dell'eterna amicizia con Dio nella comunione con lui mediante l'amore.

In base alla loro libertà creata hanno operato una scel­ta radicale e irreversibile al pari di quella degli angeli buoni, ma diametralmente opposta: invece di un'accetta­zione di Dio piena di amore, gli hanno opposto un rifiuto ispirato da un falso senso di autosufficienza, di avversio­ne e persino di odio che si è tramutato in ribellione.

 

Radicale e irreversibile scelta contro Dio

5. Come comprendere una tale opposizione e ribellione a Dio in esseri dotati di così viva intelligenza e arricchiti di tanta luce? Quale può essere il motivo di tale radicale e irreversibile scelta contro Dio? Di un odio tanto profondo da poter apparire unicamente frutto di follia? I Padri della Chiesa e i teologi non esitano a parlare di «accecamento» prodotto dalla sopravvalutazione della perfezione del pro­prio essere, spinta fino al punto di velare la supremazia di Dio, che esigeva invece un atto di docile e obbediente sot­tomissione. Tutto ciò sembra espresso in modo conciso nelle parole: «Non ti servirò!» (Ger 2,20), che manifesta­no il radicale e irreversibile rifiuto di prendere parte all'edificazione del regno di Dio nel mondo creato. «Satana» lo spirito ribelle, vuole il proprio regno, non quel­lo di Dio, e si orge a primo «avversario» del Creatore, a oppositore della Provvidenza, ad antagonista della sapien­za amorevole di Dio. Dalla ribellione e dal peccato di Satana, come anche da quello dell'uomo, dobbiamo concludere accogliendo la saggia esperienza della Scrittura che afferma: «L'orgoglio è causa di rovina» (Tb 4,13).

 

GLI ANGELI MESSAGGERI DI DIO

Una speciale realizzazione dell'«immagine di Dio»
  1. Nella precedente catechesi ci siamo soffermati sul­l'articolo del Credo col quale proclamiamo e confessiamo Dio creatore non solo di tutto il mondo creato, ma anche delle «cose invisibili», e ci siamo intrattenuti sull'argo­mento dell'esistenza degli angeli chiamati a dichiararsi per Dio o contro Dio con un atto radicale e irreversibile di adesione o di rifiuto della sua volontà di salvezza.

Stando sempre alla Sacra Scrittura, gli angeli, in quan­to creature puramente spirituali, si presentano alla rifles­sione della nostra mente come una speciale realizzazione dell'«immagine di Dio», Spirito perfettissimo, come Gesù stesso ricorda alla donna samaritana con le parole: «Dio è spirito» (Gv 4,24). Gli angeli sono, da questo punto di vista, le creature più vicine all'esemplare divino. Il nome che la Sacra Scrittura loro attribuisce indica che ciò che più conta nella Rivelazione è la verità sui compiti degli angeli nei riguardi degli uomini: angelo («angelus») vuole infatti dire «messaggero». L'ebraico «malak», usato nell'Antico Testamento, significa più propriamente «dele­gato» o «ambasciatore». Gli angeli, creature spirituali, hanno funzione di mediazione e di ministero nei rapporti che intercorrono tra Dio e gli uomini. Sotto questo aspet­to la Lettera agli Ebrei dirà che al Cristo è stato affidato un «nome», e quindi un ministero di mediazione, ben superiore a quello degli angeli (cfr. Eb 1,4).

 

Potenti esecutori dei suoi comandi
  1. L'Antico Testamento sottolinea soprattutto la spe­ciale partecipazione degli angeli alla celebrazione della gloria che il Creatore riceve come tributo di lode da parte del mondo creato. Sono in modo speciale i salmi che si fanno interpreti di tale voce, quando, ad esempio, procla­mano: «Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli...» (Sal 148,1 s). Similmente il Salmo 102: «Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola». Quest'ultimo versetto del Salmo 102 indica che gli angeli prendono parte, in modo a loro proprio, al governo di Dio sulla creazione, come «potenti esecutori dei suoi comandi» secondo il piano stabilito dalla Divina Provvidenza. In particolare agli angeli è affi­data una speciale cura e sollecitudine per gli uomini, per i quali presentano a Dio le loro domande e preghiere, come ci ricorda, ad esempio, il Libro di Tobia (cfr. specialmente Tb 3,17 e 12,12) mentre il Salmo 90 proclama: «Egli ha dato ordine ai suoi angeli... di portarti sulle loro mani per­ché non inciampi nella pietra il tuo piede». Seguendo il Libro di Daniele si può affermare che i compiti degli angeli come ambasciatori del Dio vivo si estendono non solo ai singoli uomini e a coloro che hanno speciali com­piti, ma anche a intere nazioni (cfr. Dn 10,13-21).

 

I compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia

3. Il Nuovo Testamento mette in rilievo i compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia, e prima di tutto al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, come constatiamo nel racconto dell'annunciazione della nascita di Giovanni Battista, di Cristo stesso, nelle spiegazioni e disposizioni date a Maria e Giuseppe, nelle indicazioni date ai pastori nella notte della nascita del Signore, nella protezione del neonato davanti al pericolo della persecuzione di Erode (cfr. Lc 1,11.26.30ss; 2,9ss; Mt 1,20s; 2,13).

Più avanti i Vangeli parlano della presenza degli angeli durante il digiuno di 40 giorni di Gesù nel deserto (cfr. Mt 4,11) e durante la preghiera nel Getsemani (Lc 22,43). Dopo la risurrezione di Cristo sarà ancora un angelo, apparso sotto forma di un giovane, che dirà alle donne accorse al sepol­cro e sorprese dal fatto di trovarlo vuoto: «Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui... Andate, dite ai suoi discepoli...» (Mc 16,5ss), Due angeli sono visti anche da Maria Maddalena, che è privilegiata d'una apparizione personale di Gesù (Gv 20,12-17). Gli angeli «si presentano» agli apostoli dopo la scomparsa di Cristo, per dire loro: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto in cielo tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1,1Os).

Sono gli angeli della vita, della passione e della gloria di Cristo. Gli angeli di colui che, come scrive san Pietro, «è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e avere ottenuto la sovranità sugli angeli, i principati e le potenze» (IPt 3,22).

 

Ministero messianico

4. Se passiamo alla nuova venuta di Cristo, cioè alla «Parusia», troviamo che tutti i sinottici annotano che «il Figlio dell'uomo... verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Si può dunque dire che gli angeli, come puri spiriti, non solo partecipano nel modo che è loro proprio alla santità di Dio stesso, ma nei momenti-chiave circon­dano il Cristo e lo accompagnano nell'adempimento della sua missione salvifica nei riguardi degli uomini. Allo stesso modo anche tutta la Tradizione e il magistero ordinario della Chiesa ha attribuito nei secoli agli angeli questo par­ticolare carattere e questa funzione di ministero messianico.

 

LA PARTECIPAZIONE DEGLI ANGELI NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Dottrina sulla creazione
  1. Nelle recenti catechesi abbiamo visto come la Chiesa, illuminata dalla luce proveniente dalla Sacra Scrittura, ha professato lungo i secoli la verità sull'esisten­za degli angeli come esseri puramente spirituali, creati da Dio. Lo ha fatto fin dall'inizio con il simbolo niceno­costantinopolitano e lo ha confermato nel Concilio Lateranense IV (1215), la cui formulazione è ripresa dal Concilio Vaticano I nel contesto della dottrina sulla crea­zione: Dio «creò insieme dal nulla fin dall'inizio del tempo l'una e l'altra creatura, quella spirituale e quella corporea, cioè l'angelica e la terrena, e quindi creò la natura umana come ad entrambi comune, essendo costitui­ta di spirito e di corpo». Ossia: Dio creò fin dal principio entrambe le realtà: quella spirituale e quella corporale, il mondo terreno e quello angelico. Tutto ciò egli creò insie­me («simul») in ordine alla creazione dell'uomo, costitui­to di spirito e di materia e posto secondo la narrazione biblica nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e già misurato dal tempo («deinde»).

 

Tratti distintivi della natura degli angeli

2. Assieme all'esistenza, la fede della Chiesa riconosce certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro esse­re puramente spirituale implica prima di tutto la loro non materialità e la loro immortalità. Gli angeli non hanno «corpo» (anche se in determinate circostanze si manife­stano sotto forme visibili in ragione della loro missione a favore degli uomini) e quindi non sono soggetti alla legge della corruttibilità che accomuna tutto il mondo materiale. Gesù stesso, riferendosi alla condizione angelica, dirà che nella vita futura i risorti «non possono più morire, perché sono uguali agli angeli» (Lc 20,36).

 

Gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà

3. In quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà, come l'uomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre finito, per il limite che è inerente a tutte le creature. Gli angeli sono quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anch'essi a «immagine e somiglianza» di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele), ma anche collettivi» (come le qualifiche di Serafini, Cherubini Troni, Potestà, Dominazioni, Principati), così come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio analogico e rappresentativo del testo sacro, possiamo dedurre che que­sti esseri-persone, quasi raggruppati in società, si suddi­vidono in ordini e gradi, rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati. Gli autori antichi e la stessa liturgia parlano anche dei cori angelici (nove, secondo Dionigi 1'Areopagita). La teologia, specialmente quella patristica e medievale, non ha rifiutato queste rap­presentazioni cercando invece di darne una spiegazione dottrinale e mistica, ma senza attribuirvi un valore assoluto. San Tommaso ha preferito approfondire le ricerche sulla condizione ontologica, sull'attività conoscitiva e volitiva e sulla elevazione spirituale di queste creature puramente spirituali, sia per la loro dignità nella scala degli esseri, sia perché in loro poteva meglio approfondire le capacità e le attività proprie dello spirito allo stato puro, traendone non poca luce per illuminare i problemi di fondo che da sem­pre agitano e stimolano il pensiero umano: la conoscenza, l'amore, la libertà, la docilità a Dio, il raggiungimento del suo Regno.

 

Per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provvidenziale di Dio

4. Il tema cui abbiamo accennato potrà sembrare «lon­tano» oppure «meno vitale alla mentalità dell'uomo moderno. Eppure la Chiesa, proponendo con franchezza la totalità della verità su Dio Creatore anche degli angeli, crede di recare un grande servizio all'uomo. L'uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo Dio, è lui (e non gli angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l'incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza a un progetto di salvezza veramente gran­de ed efficace, entro una comunità di esseri personali che per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provviden­ziale di Dio.


[Modificato da MARIOCAPALBO 18/02/2015 13:40]

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:26. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com