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Scritti dei Papi sull'adorazione

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2015 18:42
08/02/2015 18:27

Giovanni Paolo II

Lettera sull'adorazione eucaristica 47° Congresso Eucaristico Internazionale

Roma, 18-25 giugno 2000  

Esorto i cristiani a fare regolarmente visita a Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell'altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo permanente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi. Nella contemplazione i cristiani percepiscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana.  

  1. Gesù non è più presente in mezzo agli uomini allo stesso modo in cui lo fu lungo le vie della Palestina.  

Dopo la Risurrezione , nel suo corpo glorioso, appar­ve alle donne e ai suoi discepoli. Quindi con­dusse gli Apostoli « fuori verso Betania e, al­zate le mani, li benedisse..., si staccò da loro e fu portato verso il cielo » (Lc 24,50-51). Tuttavia, ascendendo al Padre, Cristo non si è allontanato dagli uomini. Egli resta sem­pre in mezzo ai suoi fratelli e, come ha pro­messo, li accompagna e li guida mediante il suo Spirito.

La sua presenza è ora di un altro ordine. In effetti « nell'ultima cena, dopo aver cele­brato la Pasqua con i suoi discepoli, mentre passava da questo mondo a suo Padre, Cristo istituì questo sacramento come me­moria perpetua della sua passione..., il più grande di tutti i miracoli; a coloro che la sua assenza avrebbe riempito di tristezza, la­sciò questo sacramento come incomparabi­le conforto » (Tommaso d'Aquino, Ufficio del Corpus Domini, 57,4).

Ogni volta che nella Chiesa celebriamo l'Eucaristia, noi ricordiamo la morte del Salvatore, annunciamo la sua risurrezione, nell'attesa della sua venuta. Nessun sacra­mento è dunque più prezioso e più grande di quello dell'Eucaristia; ricevendo la co­munione veniamo incorporati a Cristo. La nostra vita è trasformata e assunta dal Signore.  

  1. Al di fuori della celebrazione euca­ristica, la Chiesa si prende cura di venerare l'Eucaristia che deve essere « conservata... come il centro spirituale della comunità reli­giosa e parrocchiale » (Paolo VI, Mysterium idei, n. 68).  

La contemplazione prolunga la comunio­ne e permette di incontrare durevolmen­te Cristo, vero Dio e vero uomo, di lasciarsi guardare da lui e di fare esperienza della sua presenza. Quando lo contempliamo pre­sente nel Santissimo Sacramento dell'alta­re, Cristo si avvicina a noi e diventa intimo con noi più di quanto lo siamo noi stessi; ci rende partecipi della sua vita divina in un'u­nione che trasforma e, mediante lo Spirito, ci apre la porta che conduce al Padre, come egli stesso disse a Filippo: « Chi ha visto me ha visto il Padre » (Gv 14,9).

La contemplazione, che è anche una co­munione di desiderio, ci associa intimamen­te a Cristo e associa in modo particolare co­loro che sono impossibilitati a riceverlo.

Rimanendo in silenzio dinanzi al Santis­simo Sacramento, è Cristo, totalmente e realmente presente, che noi scopriamo, che noi adoriamo e con il quale stiamo in rapporto.

Non è quindi attraverso i sensi che lo per­cepiamo e gli siamo vicini. Sotto le specie del pane e del vino, è la fede e l'amore che ci portano a riconoscere il Signore, Lui ci co­munica pienamente « i benefici di questa re­denzione che ha compiuto, Lui, il Maestro, il Buon Pastore, il Mediatore più gradito al Padre » (Leone XIII, Mirae caritatis).

Come ricorda il Libro della fede dei Vescovi del Belgio, la preghiera d'adorazio­ne in presenza del Santissimo Sacramento unisce i fedeli «al mistero pasquale; essa li rende partecipi del sacrificio di Cristo di cui l'Eucaristia è il "sacramento permanente"».  

  1. Onorando il Santissimo Sacra­mento, noi compiamo anche una profonda azione di rendimento di grazie che eleviamo al Padre, poiché attraverso suo Figlio egli ha visitato e redento il suo popolo.  

Mediante il sacrificio della Croce, Gesù ha dato la vita al mondo e ha fatto di noi i suoi figli adottivi a sua immagine, instaurando rapporti particolarmente intimi, che ci per­mettono di chiamare Dio col nome di Padre.

Come ci ricorda la Scrittura , Gesù passa­va intere notti a pregare, in particolare nei momenti in cui aveva scelte importanti da fare. Nella preghiera, mediante un gesto di fiducia filiale, imitando il suo Maestro e Si­gnore, il cristiano apre il proprio cuore e le proprie mani per ricevere il dono di Dio e per ringraziarlo dei suoi favori, offerti gra­tuitamente.  

  1. E’ bello intrattenersi con Cristo e, chinati sul petto di Gesù come il discepolo prediletto, possiamo essere toccati dall'a­more infinito del suo Cuore.  

Impariamo a conoscere più a fondo colui che si è donato totalmente, nei diversi misteri della sua vita divina e umana, per diventare discepoli e per entrare, a nostra volta, in quel grande slancio di dono, per la gloria di Dio e la sal­vezza del mondo. «Seguire Cristo non è un'imitazione esteriore, perché tocca l'uomo nella sua profonda intimità » (Veritatis splendor, n. 21). Noi siamo invitati a seguire il suo insegnamento, per essere poco a po­co configurati a lui, per permettere al­lo Spirito di agire in noi e per realizzare la missione che ci è stata affidata. In particola­re, l'amore di Cristo ci spinge a operare in­cessantemente per l'unità della sua Chiesa, per l'annuncio del Vangelo fino ai confini della terra e per il servizio degli uomini: «noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo; tutti infatti partecipiamo dell'unico pane» (1Cor 10,17): è questa la Buona Notizia che fa gioire il cuore dell'uomo e gli mostra che è chiamato a prendere parte alla vita beata con Dio.

Il mistero eucaristico è la fonte, il centro e il culmine dell'attività spirituale e caritati­va della Chiesa (cf: Presbyterorum ordinis, n. 6).

E’ intimità divina con Cristo, nel silenzio della contemplazione, non ci allontana dai nostri contemporanei, ma, al contrario, ci rende attenti e aperti alle gioie e agli affan­ni degli uomini e allarga il cuore alle di­mensioni del mondo. Essa ci rende solidali verso i nostri fratelli in umanità, in particolare verso i più piccoli, che sono i prediletti del Signore.

Attraverso l'adorazione, il cristiano con­tribuisce misteriosamente alla trasforma­zione radicale del mondo e alla diffusione del Vangelo. Ogni persona che prega il Sal­vatore trascina dietro di sé il mondo intero e lo eleva a Dio.

Coloro che s'incontrano con il Signore svolgono dunque un eminente servizio; es­si presentano a Cristo tutti coloro che non lo conoscono o che sono lontani da lui; essi vegliano dinanzi a lui, in loro nome.  

  1. In occasione di questo giubileo, incoraggio i sacerdoti a ravvivare il ricordo della loro ordinazione sacerdotale, median­te la quale Cristo li ha chiamati a partecipa­re in modo particolare al suo unico sacer­dozio, soprattutto nella celebrazione del sacrificio eucaristico e nell'edificazione del suo corpo mistico che è la Chiesa.  

Che essi ricordino le parole pronuncia­te dal Vescovo nel corso della liturgia del­la loro ordinazione: « Prendete coscienza di ciò che farete, vivete ciò che compire­te, e conformatevi al mistero della Croce del Signore »!

Attingendo alla fonte dei santi misteri mediante tempi di contemplazione fedeli e regolari, essi ricaveranno frutti spirituali per la loro vita personale e per il loro mini­stero e potranno, a loro volta, rendere il po­polo cristiano a loro affidato atto a cogliere la grandezza « della loro partecipazione pe­culiare al sacerdozio di Cristo » (Lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo, 1996).  

  1. «I fedeli, quando adorano Cristo presente nel Santissimo Sacramento, devono ricordarsi che questa presenza de­riva dal Sacrificio e tende alla comunione sia sacramentale che spirituale» (Congre­gazione dei Riti, Istruzione sul culto del­l'Eucaristia, n. 50).  

Esorto dunque i cristiani a fare regolar­mente visita a Cristo presente nel San­tissimo Sacramento dell'altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo per­manente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi.

Nella contemplazione i cristiani perce­piscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana. Questo cammino li porta a unirsi più intensamente al mistero pasquale e a fare del sacrificio eucaristico, dono perfet­to, il centro della loro vita, secondo la loro vocazione specifica, in quanto esso confe­risce al popolo cristiano una dignità in­comparabile (cfr. Paolo VI, Mysterium Fi­dei, n. 67).

In effetti, con il dono dell'Eucaristia, noi siamo accolti da Cristo, riceviamo il suo perdono, ci nutriamo della sua parola e del suo pane e siamo quindi inviati in missione nel mondo; ognuno è così chiamato a ren­dere testimonianza di ciò che ha ricevuto e a fare lo stesso con i suoi fratelli.

I fedeli rafforzano la loro speranza sco­prendo che, con Cristo, la sofferenza e la disperazione possono essere trasfigurate, poiché, con Lui, noi siamo già passati dalla morte alla vita. Pertanto, quando essi offro­no al Maestro della Storia la loro vita, il loro lavoro e tutta la creazione, allora le loro giornate vengono illuminate.  

  1. Raccomando ai sacerdoti, ai reli­giosi e alle religiose, così come ai laici, di proseguire e d'intensificare i loro sforzi per insegnare alle giovani generazioni il senso e il valore dell'adorazione e della de­vozione eucaristiche.  

Come potranno i giovani conoscere il Signore se non vengono introdotti al miste­ro della sua presenza? Come il giovane Sa­muele, imparando le parole della preghiera del cuore, essi saranno più vicini al Signore che li accompagnerà nella loro crescita spi­rituale e umana e nella testimonianza mis­sionaria che dovranno rendere per tutta la loro esistenza.

Il mistero eucaristico è in effetti il «cul­mine di tutta l'evangelizzazione»(Lumen gentium, n. 28), poiché è la testimonianza più eminente della Risurrezione di Cristo. Tutta la vita interiore ha bisogno di silenzio e d'intimità con Cristo per crescere. Questa familiarità progressiva con il Signore per­metterà ad alcuni giovani d'impegnarsi nel servizio dell'accolitato e di partecipare più attivamente alla Messa; stare presso l'alta­re è per i giovani anche un'occasione privi­legiata per ascoltare la chiamata di Cristo e seguirlo più radicalmente nel ministero sa­cerdotale.

Lettera inviata dal Santo Padre al Vescovo di Liegi in occasione del 750° anniversario della festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo - 28 maggio 1996  



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