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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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Di Padre Antonino M. di Monda

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2015 13:18
01/02/2015 20:06

3. Che valore attribuire alle apparizioni o visioni
Le visioni che ci occupano qui provengono da Dio o sono frutto di menti esaltate o malate di schizofrenia o di isterismo e simili? O frutto maga¬ri di immaginazione già imbottita di immagini, da qualsiasi parte derivate o attinte? Il quesito, pur importante, interessa qui fino ad uno punto. Perché a parte il fatto che almeno alcune si presentano come chiaramente di origine soprannaturale; in effetti anche quelle che potrebbero spiegarsi natural¬mente, sono in piena sintonia con i dati rivelati, come vedremo. Stando così le cose, dette visioni o apparizioni, se veramente si sono verificate, hanno lo stesso valore che hanno tutte le rivelazioni private. E cioè quello di confer¬mare in qualche modo il dato rivelato, e quello di ricordare agli immemori certe verità, dalle quali facilmente si evade non solo per la naturale smemora¬tezza dell'uomo, ma anche e spesso per il disagio che esse comportano e per le conclusioni alle quali perentoriamente conducono, ecc.
Da chiedersi pure: quanto detto dai Santi sull'inferno è frutto di visio¬ni o di vere e proprie "discese" nell'inferno? Per varie di queste testimonian¬ze c'è da pensare che, più che visioni, si sia trattato anche di realtà, giacché i protagonisti sono "portati" nell'inferno, soffrendo enormemente. Reale discesa percepita come tale dagli stessi demoni. A vedere S. Veronica Giuliani nell'inferno, Satana urla furibondo ai suoi ministri: "Via l'intrusa che ci accresce i tormenti!". Certo non ci sappiamo spiegare come è possibile scen¬dere nell'inferno da vivi, condividendo le stesse sofferenze dei dannati. Ma l'importante non è tanto sapere come si è discesi nell'inferno, ma quanto si è visto e sperimentato. Il non sapersi spiegare un fenomeno, - bisogna ribadirlo una volta di più - non può essere un motivo sufficiente per negarlo o per spie¬garlo in modo chiaramente e volutamente distorto.

4. Perché si verificano detti fenomeni
Ci si potrebbe domandare pure il perché di tali fenomeni. Lo si diceva già a proposito del loro valore in confronto della rivelazione pubblica. Dio non opera che per amore. E l'amore ricorre a tutti i mezzi per salvare chi si ama. E perciò anche attraverso le visioni o le apparizioni, il Signore richiama alla realtà delle cose perché non si resti ammaliati da colori e apparenze ingan¬natrici. E purtroppo - noi lo sappiamo bene per esperienza -, sono tanti coloro che vanno dietro a vere e proprie illusioni e suggestioni.
Si capisce allora che anche questi interventi dall'alto sono espressione di vera e propria misericordia. Con l'oscurarsi soprattutto di verità di fede di grande importanza, detti interventi straordinari aiutano enormemente a ritro¬vare la via della verità. Da notare, in conclusione, che visioni e apparizioni non possono confondersi con immaginazioni di fantasia, pura creazione del soggetto che opera. Sulla pur grandiosa concezione immaginaria de La Divina Commedia si può anche non consentire, trattandosi appunto di immaginazio¬ne poetica. Molto più difficile non consentire con le visioni dei Santi, che pre¬sentano una realtà che eccede anche ogni possibile immaginazione.

L'inferno visto dai Santi
Ma è tempo di sentire e analizzare quanto ci dicono i Santi con le loro visioni o apparizioni. Ci fermeremo naturalmente solo ad alcuni, privilegian¬do soprattutto Santi più vicini a noi per il tempo e per la cultura. E questo anche per non perdersi dietro racconti o episodi non del tutto storicamente accertati o addirittura leggende e miti, da non prendere in considerazione.

1 - L'inferno visto da S. Teresa d'Avila
Monaca e riformatrice del Carmelo, Teresa di Gesù, nata ad Avila in Spagna il 28 marzo 1515 e morta ad Alba il 4 ottobre 1582, è una dei Santi che ha visto l'inferno. Lo racconta essa stessa nella vita scritta da Lei in questi ter¬mini: "Un giorno mentre ero in orazione; mi trovai tutt'a un tratto trasporta¬ta intera nell'inferno. Compresi che Dio mi voleva far vedere il luogo che i demoni mi avevano preparato, e che io mi ero meritato con i miei peccati.
Fu una visione che durò pochissimo, ma vivessi anche molti anni, mi sembra di non poterla più dimenticare. L'ingresso mi pareva un cunicolo molto lungo e stretto, simile a un forno assai basso, buio e angusto; il suolo tutto una melma puzzolente piena di rettili schifosi. Infondo, nel muro, c'era una cavità scavata a modo di nicchia, e in essa mi sentii rinchiudere stretta¬mente. E quello che allora soffrii supera ogni umana immaginazione, né mi sembra possibile darne solo un'idea perché cose che non si sanno descrivere. Basti sapere che quanto ho detto, di fronte alla realtà sembra cosa piacevole.
Sentivo nell'anima un fuoco che non so descrivere, mentre dolori intol¬lerabili mi straziavano orrendamente il corpo. Nella mia vita ne ho sofferto moltissimi, dei più gravi che secondo i medici si possano subire sulla terra, perché i miei nervi si erano rattrappiti sino a rendermi storpia, senza dire dei molti altri di diverso genere, causatimi in parte dal demonio.
Tuttavia non sono nemmeno da paragonarsi con quanto allora ho sof¬ferto, specialmente al pensiero che quel tormento doveva essere senza fine e senza alcuna mitigazione. Ma anche questo era un nulla innanzi all'agonia dell'anima. Era un'oppressione, un'angoscia, una tristezza così profonda, un così vivo e disperato dolore che non so come esprimermi. Dire che si soffra¬no continue agonie di morte è poco, perché almeno in morte pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in brani da sé. Fatto sta che non so trovare espressioni né per dire di quel fuoco interio¬re né per far capire la disperazione che metteva il colmo a sì orribili tormenti. Non vedevo chi me li faceva soffrire, ma mi sentivo ardere e dilacerare, benché il supplizio peggiore fosse il fuoco e la disperazione interiore.
Era un luogo pestilenziale, nel quale non vi era più speranza di con¬forto, né spazio per sedersi o distendersi, rinserrata com'ero in quel buco praticato nella muraglia. Orribili a vedersi, le pareti mi gravavano addosso, e mi pareva di soffocare. Non v'era luce, ma tenebre fittissime; eppure quan¬to poteva dar pena alla vista si vedeva ugualmente nonostante l'assenza della luce: cosa che non riuscivo a comprendere.
Per allora Dio non volle mostrarmi di più, ma in un'altra visione vidi supplizi spaventosissimi, fra cui i castighi di alcuni vizi in particolare. A vederli parevano assai più terribili, ma non mi facevano tanta paura perché non li sperimentavo, mentre nella visione di cui parlo il Signore volle farmi sentire in ispirito quelle pene ed afflizioni, come se le soffrissi nel corpo. (...) Sentir parlare dell'inferno è niente. Vero è che io l'ho meditato poche volte perché la via del timore non è fatta per me, ma è certo che quanto si medita sui tormenti dell'inferno, su quello che i demoni fanno patire, o che si legge nei libri, non ha nulla a che fare con la realtà, perché totalmente diver¬sa, come un ritratto messo a confronto con l'oggetto ritrattato. Quasi neppu¬re il nostro fuoco si può paragonare con quello di laggiù.
Rimasi spaventatissima e lo sono tuttora mentre scrivo, benché siano già passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stes¬so dove sono. Mi accade intanto che quando sono afflitta da qualche contrad¬dizione o infermità, basta che mi ricordi di quella visione perché mi sembri¬no subito da nulla persuadendomi che ce ne lamentiamo senza motivo. Questa fu una delle più grandi grazie che il Signore m'abbia fatto, perché mi ha gio¬vato moltissimo non meno per non temere le contraddizioni e le pene della vita che per incoraggiarmi a sopportarle, ringraziando il Signore d'avermi liberata da mali così terribili ed eterni, come mi pare di dover credere".
Nella visione della Santa si evidenziano vari ed importanti fattori riguardanti l'inferno:
a) Il luogo dove starebbe l'inferno, il cui ingresso è costituito da un cunicolo lungo e stretto, simile ad un forno basso, buio e angusto. Un luogo pestilenziale dove non c'è più né speranza di conforto, né spazio per sedersi o distendersi.
Il suolo, tutto melma puzzolente, è pieno di rettili schifosi. Non c'è luce, ma tenebre fittissime e intanto tutto ciò che può dar pena alla vista si vede ugualmente.
b) Le pene sofferte dai dannati. L'anima è investita da un fuoco che Teresa non sa descrivere; il corpo (la Santa è lì con l'anima e il corpo) è stra¬ziato orrendamente da dolori intollerabili. Ma tutto questo è ancora niente di fronte all'agonia dell'anima che soffre un'oppressione, un'angoscia, una tri¬stezza e un vivo e disperato dolore "che non so - dice la Santa - come esprimer¬mi ". "Dire che si soffrano continue agonie di morte è poco, perché almeno in morte pare che la vita ci venga strappata da altri, mentre qui è la stessa anima che si fa in brani da sé. La sofferenza più atroce è il pensiero che queste pene non hanno né fine né mitigazione alcuna". I supplizi peggiori sono il fuoco e la disperazione interiore.
Le pene e le afflizioni sono sentite in ispirito ma si soffre veramente, come se si soffrisse nel corpo.
c) Dette pene sono tali da superare ogni umana immaginazione: a para¬gone di esse, le sofferenze più atroci di questa terra sono un niente. Quanto vien detto o si medita sull'inferno e i suoi supplizi non ha nulla a che vedere con la realtà, perché totalmente diversa. È certo che "quanto si medita sui tor¬menti dell'inferno, su quello che i demoni fanno patire, o che si legge nei libri, non ha nulla a che fare con la realtà, perché totalmente diversa, come un ritratto messo a confronto con l'oggetto ritrattato. Quasi neppure il nostro fuoco si può paragonare con quello di laggiù ".
d) Oltre ai castighi diciamo così comuni per tutti i dannati, ci sono pure spaventosissimi castighi per ogni vizio particolare.
e) È la stessa anima dannata che si dilania, che si fa in brani da sé. "Non vedevo - dice la Santa - chi me li faceva soffrire (detti tormenti), ma mi sentivo ardere e dilacerare, benché il supplizio peggiore fosse il fuoco e la dispera¬zione interiore".

2 - SANTA VERONICA GIULIANI
Santa Veronica Giuliani (Orsola) nacque il 27 dicembre 1660. Entrò nel monastero delle Clarisse Cappuccine di Città di Castello. Morì il 9 luglio 1727.
Una visione dell'inferno, avuta nel 1696, è così raccontata da Santa Veronica: "Parvemi che il Signore mi facesse vedere un luogo oscurissimo; ma dava incendio come fosse stata una gran fornace. Erano fiamme e fuoco, ma non si vedeva luce; sentivo stridi e rumori, ma non si vedeva niente; usci¬va un puzzore e fumo orrendo, ma non vi è, in questa vita, cosa da poter para¬gonare.
In questo punto, Iddio mi dà una comunicazione sopra l'ingratitudine delle creature, e quanto gli dispiaccia questo peccato. E qui mi si dimostrò tutto appassionato, flagellato, coronato di spine, con viva, pesante croce in spalla. Così mi disse: Mira e guarda bene questo luogo che non avrà mai fine. Vi sta, per tormento, la mia giustizia ed il rigoroso mio sdegno".
In questo mentre, parvemi di sentire un gran rumore. Comparvero tanti demoni: tutti, con catene, tenevano bestie legate di diverse specie. Le dette bestie, in un subito, divennero creature (uomini), ma tanto spaventevoli e brut¬te, che mi davano più terrore che non erano gli stessi demoni. Io stavo tutta tremante, e mi volevo accostare dove stava il Signore. Ma, contuttoché vi fosse poco spazio, non potei mai avvicinarmi più. Il Signore grondava sangue, e sotto quel grave peso stava. O Dio! Io avrei voluto raccogliere il Sangue, e pigliare quella Croce, e con grand'ansia desideravo il significato di tutto.
In un istante, quelle creature divennero, di nuovo, in figura di bestie, e poi, tutte furono precipitate in quel luogo oscurissimo, e maledicevano Iddio e i Santi. Qui mi si aggiunge un rapimento, e parvemi che il Signore mi faces¬se capire, che quel luogo era l'inferno, e quelle anime erano morte, e, per il peccato, erano divenute come bestie, e che, fra esse, vi erano anco dei Religiosi. (...) "Parevami di essere trasportata in un luogo deserto, oscuro e solitario, ove non sentivo altro che urli, stridi, fischi di serpenti, rumori di catene, di ruote, di ferri, botti così grandi, che, ad ogni colpo, pensavo spro-fondasse tutto il mondo. Ed io non aveva sussidi ove rivolgermi; non potevo parlare; non potevo invitare il Signore.
Parevami che fosse luogo di castigo e di sdegno di Dio verso di me, per le tante offese fatte a S. Divina Maestà. Ed avevo avanti di me tutti i miei pec¬cati. (...)
Sentivo un incendio di fuoco, ma non vedevo fiamme; altro che colpi sopra di me; ma non vedevo nessuno. In un subito, sentivo come una fiamma di fuoco che si avvicinava a me, e sentivo percuotermi; ma niente vedevo. Oh! Che pena! Che tormento! Descriverlo non posso; ed anco il sol ricordarmi di ciò, mi fa tremare. Alla fine, fra tante tenebre, parvemi di vedere un piccolo lume come per aria. A poco a poco, si dilatò tanto. Parevami che mi sollevas¬se da tali pene; ma non vedevo altro (...)".
Un'altra visione dell'inferno è del 17 gennaio 1716. La Santa racconta che in detto giorno fu trasportata da alcuni angeli nell'inferno: "In un batter d'occhio mi ritrovai in una regione bassa, nera e fetida, piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti ... Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme... La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili. Essa era l'inferno superiore, cioè l'inferno benigno. Infatti la montagna si spalancò e nei suoi fianchi aperti vidi una moltitudine di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco. I demoni, estremamente furiosi, molestavano le anime le quali urlava¬no disperate. A questa montagna seguivano altre montagne più orride, le cui viscere erano teatro di atroci e indescrivibili supplizi.
Nel fondo dell'abisso vidi un trono mostruoso, fatto di demoni terrifi¬canti. Al centro una sedia formata dai capi dell'abisso. Satana ci sedeva so¬pra nel suo indescrivibile orrore e da lì osservava tutti i dannati. Gli angeli mi spiegarono che la visione di satana forma il tormento dell'inferno, come la visione di Dio forma la delizia del Paradiso. Nel frattempo notai che il mu¬to cuscino della sedia erano Giuda ed altre anime disperate come lui. Chiesi agli angeli di chi fossero quelle anime ed ebbi questa terribile risposta: Essi furono dignitari della Chiesa e prelati religiosi.
Ed in quell'abisso, ella vide precipitare una pioggia di anime... ". Ed ecco come presenta le visioni della Santa il già citato Cioni: "Come Dante, anche la nostra Santa, appena su la soglia, ode urli, voci lamentevoli, bestemmie e maledizioni contro Dio. Vede mostri, serpenti, fiamme smisura¬te. È menata per tutto l'inferno. Precipitano giù, con la furia di densa gran¬dine, le anime dei nuovi abitatori. 'E a quest'arrivo, si rinnovano pene sopra pene ai dannati'. In un luogo ancora più profondo trova ammucchiate miglia¬ia di anime (son quelle degli assassini), sopra le quali incombe un torchio con una immensa ruota. La ruota gira e fa tremare tutto l'inferno. All'improvviso il torchio piomba su le anime, le riduce quasi a una sola; cosicché ciascuna partecipa alla pena dell'altra. Poi ritornano come prima. Ci sono parecchie anime con un libro in mano. I demoni le battono con verghe di fuoco nella bocca, con mazze di ferro sul capo, e con spuntoni acuti trapassano loro le orecchie. Sono le anime di quei religiosi bastardi, che adattarono la regola a uso e consumo proprio. Altre anime sono rinchiuse in sacchetti e infilzate dai diavoli nella bocca d'un orrendo dragone che in eter¬no le digruma. Sono le anime degli avari. Altre gorgogliano tuffate in un lago d'immondizie. Di tratto in tratto sgusciano fulmini. Le anime restano incene¬rite, ma dopo riacquistano lo stato primiero.
`I peccati che hanno commesso sono i più gravi che mai vivente può immaginare'. Tutte le strade dell'inferno appaiono sparse di rasoi, di coltel¬li, di mannaie taglienti. E mostri, dovunque mostri. E una voce che grida: Sarà sempre così. Sempre, sempre, sempre. Veronica è condotta alla presenza di Lucifero. Egli ha d'intorno le anime più graziate dal cielo, che nulla fece¬ro per Iddio, per la sua gloria; e tiene sotto i piedi, a guisa di cuscino, e pesta continuamente le anime di quelli che mancarono ai loro voti. 'Via l'intrusa che ci accresce i tormenti!', urla furibondo ai suoi ministri. Levata dall'infer¬no, Veronica ripete esterrefatta: O giustizia di Dio, quanto sei potente!".
Ed ecco adesso in breve quanto di più notevole si ritrova nelle visioni di Santa Veronica:
a) L'inferno è luogo oscurissimo ma dà incendio come fosse una gran fornace. In tutte le altre visioni il paesaggio, per così dire, è sostanzialmente sempre quello, anche se cambiano alcuni dettagli. Anche quando si ritrova in un luogo deserto, oscuro e solitario essa non sente altro che urli, stridi, fischi di serpenti, rumori di catene, di ruote, di ferri, botti così grandi che, ad ogni colpo sembrava sprofondasse tutto il mondo.
Come quando si ritrova "in una regione bassa, nera e fetida, piena di muggiti di tori, di urli di leoni, di fischi di serpenti... Una grande montagna si alzava a picco davanti a me ed era tutta coperta di aspidi e basilischi legati assieme... La montagna viva era un clamore di maledizioni orribili". Si trat¬ta sempre di inferno come le dice Gesù: "Mira e guarda bene questo luogo che non avrà mai fine. 1T sta, per tormento, la mia giustizia ed il rigoroso mio sdegno ". Tormento per i dannati è appunto la giustizia di Dio ed il rigoroso suo sdegno.
b) I dannati sono coloro che hanno rifiutato Dio e la sua legge, e hanno scelto di servire il proprio io. I demoni li tengono come bestie legate di diver¬sa specie. Bestie che, in un subito, divengono agli occhi della Santa, creature (= uomini), ma tanto spaventevoli e brutte, che le davano più terrore che non gli stessi demoni. La Santa li vede precipitare, dannati per sempre, in quel¬l'abisso come una pioggia.
L'inferno, secondo la Santa, lo si merita soprattutto per il peccato di ingratitudine. Le anime cioè, pur essendo nell'abbondanza di tanti beni, quasi mai sanno riconoscere la provenienza e quasi mai si ricordano di Colui che tutto ha fatto e ha donato.
c) Anche all'inferno c'è un ordine: chi ha peccato di più e più grave¬mente responsabile, soffre più spaventosamente degli altri che hanno peccato meno e con meno responsabilità.
Per S. Veronica esiste un inferno superiore, cioè l'inferno benigno, e un inferno massimo. Esistono perciò vari reparti, raffigurati forse in quelle mon¬tagne, l'una diversa dall'altra dalle quali i dannati si precipitano nell'abisso. Infatti la montagna si spalanca e nei suoi fianchi aperti la Santa vede una mol¬titudine di anime e demoni intrecciati con catene di fuoco. I demoni, estrema¬mente furiosi, molestano le anime le quali urlano disperate. A questa monta¬gna seguono altre montagne più orride, le cui viscere sono teatro di atroci e indescrivibili supplizi.
Precipitano giù, con la furia di densa grandine, le anime dei nuovi abi¬tatori. "E a quest'arrivo, si rinnovano pene sopra pene ai dannati".
In un luogo ancora più profondo trova ammucchiate migliaia di anime (sono quelle degli assassini), sopra le quali incombe un torchio con una immensa ruota. La ruota gira e fa tremare tutto l'inferno. All'improvviso il tor¬chio piomba su le anime, le riduce quasi a una sola; cosicché ciascuna parte¬cipa alla pena dell'altra. Poi ritornano come prima.
Ci sono parecchie anime con un libro in mano. I demoni le battono con verghe di fuoco nella bocca, con mazze di ferro sul capo, e con spuntoni acuti trapassano loro le orecchie. Sono le anime di quei religiosi bastardi, che adat¬tarono la regola a uso e consumo proprio.
Altre anime sono rinchiuse in sacchetti e infilzate dai diavoli nella bocca d'un orrendo dragone che in eterno le digruma. Sono le anime degli avari. Altre gorgogliano tuffate in un lago d'immondizie. Di tratto in tratto sgusciano fulmini. Le anime restano incenerite, ma dopo riacquistano lo stato primiero. "I peccati che hanno commesso sono i più gravi che mai vivente può immaginare".
d) Nel fondo dell'abisso ci sono i gerarchi dell'inferno. Qui, infatti, la Santa vede un trono mostruoso, fatto di demoni terrificanti. Al centro una se¬dia formata dai capi dell'abisso. La Santa nota che il muto cuscino della sedia erano Giuda ed altre anime disperate come lui. Alla domanda agli angeli di chi fossero quelle anime, ella riceve questa terribile risposta: "Essi furono digni¬tari della Chiesa e prelati religiosi". Satana ci sedeva sopra nel suo indescri¬vibile orrore e da lì osservava tutti i dannati.
e) La visione di Satana forma il tormento dell'inferno, come la visione di Dio forma la delizia del Paradiso. Qui i beati sono felici nella visione di Dio che è la fonte e la radice di tutti i loro beni; nell'inferno i dannati, oltre ad essere tormentati incredibilmente dai demoni che dispensano pene e sofferen¬ze inaudite nel loro odio, è la visione di Satana soprattutto, il loro massimo nemico e artefice in parte della loro dannazione, che li fa soffrire indicibil¬mente.
f) Nell'inferno vi è pure la pena dei sensi: la Santa parla di fiamme e fuoco, di stridi e rumori, di fetore e fumo orrendo. Pene da non potersi para¬gonare a nessuna pena della terra.
Grande mistero l'inferno e terribile realtà. "Molti - come disse la Madonna a Sr. Veronica - non credono che vi sia l'inferno, ed io ti dico che tu medesima che ci sei stata non hai compreso niente cosa sia".

3 - Beata Anna Caterina Emmerick
Emmerick Anna Caterina nacque 1'8 settembre 1774 a Flamske bei Coestfeld (Westfalia) entrò nel Monastero di Agnetenberg in Duelmen (Westfalia) delle Canonichesse Regolari di S. Agostino. Morì a Duelmen il 9 novembre 1824.
La B. Emmerick tra i tanti doni ricevuti, è famosa soprattutto per le stimmate e le visioni avute. Ella ebbe una visione dell'inferno quando vide scendere il Salvatore negli inferi. "Vidi (...) il Salvatore avvicinarsi, severo, al centro dell'abisso. L'inferno mi apparve come un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi metallica. Sulla sua entrata risaltavano enormi porte nere, con serrature e catenacci incandescenti. Urla di orrore si elevavano senza posa da quella voragine paurosa di cui, a un trat¬to, si sprofondarono le porte. Così potei vedere un orrido mondo di desolazio¬ne e di tenebre. L'inferno è un carcere di eterna ira, dove si dibattono esseri discordi e disperati. Mentre nel cielo si gode la gioia e si adora l'Altissimo dentro giardini ricchi di bellissimi fiori e di frutta squisite che comunicano la vita, all'inferno invece si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orren¬di deserti e si scorgono smisurati laghi rigurgitanti di mostri paurosi, orribi¬li. Là dentro ferve l'eterna e terribile discordia dei dannati.
Nel cielo invece regna l'unione dei Santi eternamente beati. L'inferno, al contrario, rinserra quanto il mondo produce di corruzione e di errore; là imperversa il dolore e si soffrono quindi supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i tormenti, ch'egli soffre, sono il frutto naturale e giusto dei suoi misfatti. Quanto si sente e si vede di orribile all'inferno è l'essenza, la forma interio¬re del peccato scoperto. Di quel serpe velenoso, che divora quanti lo fomen¬tarono in seno durante la prova mortale. Tutto questo si può comprendere quando si vede, ma riesce inesprimibile a parole.
Quando gli Angeli, che scortavano Gesù, avevano abbattuto le porte infernali, si era sollevato come un subbisso d'imprecazioni, d'ingiurie, di urla e di lamenti. Alcuni Angeli avevano cacciato altrove sterminate torme di demoni, i quali avevano poi dovuto riconoscere e adorare il Redentore.
Questo era stato il loro maggior supplizio. Molti di essi venivano quin¬di imprigionati dentro una sfera, che risultava di tanti settori concentrici.
Al centro dell'inferno si sprofondava un abisso tenebroso, dov'era pre¬cipitato Lucifero in catene, il quale stava immerso tra cupi vapori. Tutto ciò era avvenuto secondo determinati arcani divini.
Seppi che Lucifero dovrà essere scatenato per qualche tempo: cinquan¬ta o sessant'anni prima dell'anno 2000 di Cristo, se non erro. Alcuni demoni invece devono essere sciolti prima di quell'epoca per castigare e sterminare i mondani. Alcuni di essi furono scatenati ai nostri giorni; altri lo saranno pre¬sto. Mentre tratto questo argomento, le scene infernali le vedo così orripilan¬ti dinanzi ai miei occhi, che la loro vista potrebbe perfino farmi morire" Per Emmerick dunque:
a) L'inferno è un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi metallica. All'entrata ci sono enormi porte nere con serra¬ture e catenacci incandescenti.
All'inferno si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orrendi deserti, laghi smisurati rigurgitanti di mostri paurosi, orribili.
b) I demoni sono imprigionati dentro una sfera, che risulta di tanti set¬tori concentrici. Al centro dell'inferno si sprofonda un abisso tenebroso, dov'è precipitato Lucifero in catene, e dove sta immerso tra cupi vapori.
c) L'inferno è un carcere di eterna ira dove si soffrono supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. E perciò urla di orrore si eleva¬no senza posa da quella voragine paurosa. In questo mondo di desolazione e di tenebre, si dibattono esseri discordi e disperati. Questi hanno sempre pre¬sente il pensiero che i tormenti sofferti sono il frutto naturale e giusto dei loro misfatti.
d) Quanto si sente e si vede di orribile nell'inferno è l'essenza, la forma interiore del peccato rivelato appieno in tutta la sua spaventosa virulenza.
e) L'inferno è l'opposto del cielo: il cielo è come un giardino bellissi¬mo di fiori e di frutti squisiti che comunicano la vita. La vita eterna è come alimentata da un cibo ... Siamo di fronte all'albero della vita, come lo era già nell'Eden? La visione di Emmerick presenta tratti teologici molto originali: ne rileveremo qualcuno più in là.


4 - La visione di S. Giovanni Bosco
S. Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d'Asti il 16 agosto 1815, e morì il 31 gennaio 1888.
È da tutti conosciuto il suo straordinario carisma di educatore dei gio¬vani per i quali istituì pure l'Ordine dei Salesiani. Anch'egli ebbe una visione dell'inferno che egli stesso raccontò ai giovani. "Mi trovai con la mia guida (l'Angelo Custode), infondo ad un precipizio che finiva in una valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso, avente una porta altissima, serrata. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva, un fumo grasso, quasi verde, s'innalzava sui muraglioni dell'edificio e guiz¬ze di fiamme sanguigne. Domandai: Dove ci troviamo? Leggi, mi rispose la guida, l'iscrizione che è sulla porta! C'era scritto: Ubi non est redemptio! cioè: dove non c'è redenzione. Intanto vidi precipitare dentro quel baratro... prima un giovane, poi un altro ed in seguito altri ancora; tutti avevano scrit¬to in fronte il proprio peccato. Esclamò la guida: Ecco la causa precipua di queste dannazioni: i compagni, i libri cattivi e le perverse abitudini. Gli infe¬lici erano giovani da me conosciuti. Domandai: Ma dunque è inutile che si lavori tra i giovani, se tanti fanno questa fine? Come impedire tanta rovina? Coloro che hai visto, sono ancora in vita; questo però è il loro stato attuale e se morissero, verrebbero senz'altro qui!
Dopo entrammo nell'edificio; si correva con la rapidità del baleno. Lessi questa iscrizione: Ibunt impii in ignem aeternum! Cioè: Gli empi andranno nel fuoco eterno!
Vieni con me! - soggiunse la guida -. Mi prese per una mano e mi con¬dusse davanti ad uno sportello, che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie d'immensa caverna, piena di fuoco.
Certamente quel fuoco sorpassava mille e mille gradi di calore. Io que¬sta spelonca non ve la posso descrivere in tutta la sua spaventosa realtà Intanto, all'improvviso, vedevo cadere dei giovani nella caverna ardente. La guida disse: 'La trasgressione del sesto comandamento è la causa della rovi¬na eterna di tanti giovani'. `Ma se hanno peccato, si sono però confessati'. 'Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confes¬sate male o taciute affatto. Ad es., uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne disse solo due o tre. Vi sono di quelli, che ne hanno com¬messo uno nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna di confessarlo, oppure l'hanno confessato male e non hanno detto tutto.
Altri non ebbero il dolore e il proponimento; anzi, taluni, invece di fare l'esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il confessore. E chi muore con tale risoluzione, risolve di essere nel numero dei reprobi e così sarà per tutta l'eternità... Ed ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto? La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Oratorio, che io tutti conoscevo, condannati per questa colpa. Fra essi vi erano di quelli che in apparenza tengono buona condotta.
Continuò la guida: Predica dappertutto contro l'immodestia! - Poi par¬lammo per circa mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona con¬fessione e si concluse: Mutare vita!... Mutare vita!
Ora, soggiunse l'amico, che hai visto i tormenti dei dannati, bisogna che provi anche tu un poco di inferno! Usciti dall'orribile edificio, la guida afferrò la mia mano e toccò l'ultimo muro esterno; io emisi un grido...
Cessata la visione, osservai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura".
In questo sogno di Don Bosco c'è da rilevare, tra l'altro, quanto segue:
a) L'inferno appare come un'immensa caverna piena di fuoco, racchiu¬sa come in un immenso edificio con porta altissima serrata, sulla quale si legge l'iscrizione: ubi non est redemptio (dove non c'è redenzione). Caverna impossibile a descriversi in tutta la sua spaventosa realtà.
b) Nell'inferno non c'è redenzione e cioè non c'è più alcuna possibili¬tà di salvezza. Satana con i suoi angeli e i dannati, sono ormai perduti per sem¬pre.
c) I dannati sono condannati al fuoco eterno (Ibunt impii in ignem aeternum!) che sorpassa mille e mille gradi di calore, tanto che Don Bosco, pur stando ancora fuori, è oppresso da un caldo soffocante, e vede che un fumo grasso, quasi verde, s'innalza sui muraglioni dell'edificio con guizze di fiamme sanguigne.
d) Le anime si dannano soprattutto per peccati impuri e le immodestie: peccati magari confessati pure, ma non assolti perché non confessati bene, o non confessati tutti o taciuti in confessione, o confessati senza vero dolore e proponimento.
e) Tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato. In effetti è il pec¬cato che danna l'anima. La visione di D. Bosco vuol dire pure forse che ognu¬no si può dannare anche per un solo peccato mortale, se la morte dovesse accadere senza aver potuto liberarsi da tale stato. Ma generalmente ci si danna soprattutto per un peccato predominante nella vita terrena, dal quale prolife¬rano tante altre male erbe.
Don Bosco è invitato dalla guida che l'ha condotto all'inferno a predi¬care dappertutto contro l'immodestia. Il sogno viene a ribadire quanto conti¬nuamente si insegna e si predica dalla Chiesa e dai sacerdoti, tra l'irrisione magari di spiriti evoluti e cattivi: il peccato e specialmente il peccato impu¬ro, con le mode invereconde e le immodestie che lo fomentano in tutti i sensi¬apre la via alla dannazione eterna.

5 - L'inferno visto dai tre veggenti di Fatima
I bambini, ai quali apparve la Madonna a Fatima dal 13 maggio al 13 ottobre 1917, sono Lùcia de Jesus (nata il 22 marzo 1907 e morta il 2005), Francisco (nato l'11 giugno 1908 e morto il 4 aprile 1919) e Jacinta Marto (nata l' 11 marzo 1910 e morta il 20 febbraio 1920).
Tra l'altro, la Madonna fece vedere loro l'inferno. Vedemmo, racconta Lucia, "come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell'incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti - simili al cadere delle scintille nei grandi incendi - senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di anima¬li spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia ".
Ai piccoli terrorizzati dalla paura, la Madonna dice: "Avete visto l'in¬ferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole sta¬bilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace". La Madonna dirà pure: "Quando recitate il Rosario, dopo ogni mistero dite: O Gesù mio, perdonate¬ci, liberateci dall'inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose".
Da notare che al tempo delle apparizioni della Madonna Lucia de Jesus aveva 10 anni, Francisco e Jacinta Marto rispettivamente 9 e 7 anni.
Anche in questa visione ci sono elementi significativi da rilevare:
a) L'inferno appare come un grande mare di fuoco nel quale sono immersi demoni e dannati. E nel fuoco ondeggiano nell' incendio, sollevati dalle fiamme, cadendo da tutte le parti.
b) I dannati emettono grida e gemiti di dolore e di disperazione, che ter¬rorizzano e fanno tremare di paura.
c) Demoni e dannati appaiono come braci trasparenti e nere o abbron¬zate di forma umana. I demoni si distinguono per la forma orribile e ributtan¬te di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia. Le differenze notate (come braci trasparenti e nere o abbronzate) rispondono molto probabilmente alle diverse forme di tormenti dati per i pec¬cati specifici. Oppure vogliono contrassegnare la maggiore o minore colpevo¬lezza dei dannati.
d) Dai demoni e dannati escono fiamme e nuvole di fumo. Evidente¬mente il fuoco infernale permea tutto l'essere, quasi come ad identificarsi con esso. Da notare che la tenera età dei veggenti non ha impedito alla Madonna di presentare loro uno spettacolo così orrendo. Ciò dice qualcosa ad una certa pedagogia che, per risparmiare alle anime uno spavento salutare, lascia che esse corrano il rischio della dannazione eterna.

6 - L'inferno visto da Sr. Maria Giuseppa Menendez
Suor M. Giuseppa Menendez, Religiosa del Sacro Cuore, nacque a Madrid il 4 febbraio 1890 e morì il 29 dicembre 1923.
Sr. M. Giuseppa Menendez fece varie visite all'inferno. Ecco quanto vede e narra in una di queste: "In un istante mi trovai nell'inferno, ma senza esservi trascinata come le altre volte, e proprio come vi devono cadere i dan¬nati. L'anima vi si precipita da se stessa, vi si getta come se desiderasse spa¬rire dalla vista di Dio, per poterlo odiare e maledire. L'anima mia si lasciò cadere in un abisso, in cui non si poteva vedere il fondo, perché immenso ... Ho visto l'inferno come sempre: antri e fuoco.
Benché non si veggono forme corporali, i tormenti straziano i dannati come se i corpi fossero presenti e le anime si riconoscono. Fui spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra piastre scottanti e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate s'infigessero nel mio corpo. Ho sentito come se si volesse, senza riuscirvi, strapparmi la lingua, cosa che mi riduceva agli estremi, con un atroce dolore.
Gli occhi mi sembrava che uscissero dall'orbita, credo a causa del fuoco che li bruciava orrendamente. Non si può né muovere un dito per cer¬care sollievo, né cambiare posizione; il corpo è come compresso. Le orecchie sono stordite dalle grida confuse, che non cessano un solo istante. Un odore nauseabondo e ripugnante asfissia ed invade tutti, come se si bruciasse carne in putrefazione con pece e zolfo. Tutto questo l'ho provato come le altre volte e, sebbene questi tormenti siano terribili, sarebbero un nulla se l'anima non soffrisse. Ma essa soffre in un modo indicibile.
Ho visto alcune di queste anime dannate ruggire per l'eterno supplizio che sanno dover sostenere, specialmente alle mani. Penso che abbiano ruba¬to, poiché dicevano: Dov'è ora quello che hai preso?... Maledette mani!... Altre anime accusavano la propria lingua, gli occhi... ciascuna ciò che è stato causa del suo peccato: ben pagate sono adesso le delizie che ti concedevi, o mio corpo!... E sei tu, o corpo, che l'hai voluto!... Per un istante di piacere un'eternità di dolore! Mi pare che nell'inferno le anime si accusino special¬mente di peccati d'impurità.
Mentre ero in quell'abisso, ho visto precipitare dei mondani e non si può dire né comprendere le grida che emettevano ed i ruggiti spaventosi che mandavano: Maledizione eterna! ... Mi sono ingannata!... Mi sono perduta!... Sono qui per sempre... per sempre... e non c'è più rimedio!... Maledizione a me! Una fanciulla urlava disperatamente, imprecando contro le cattive sod¬disfazioni concesse al corpo e maledicendo i genitori, che le avevano data troppa libertà a seguire la moda ed i divertimenti mondani. Da tre mesi era dannata. Tutto questo che ho scritto, conclude la Menendez, non è che un'om¬bra in paragone a ciò che si soffre nell'inferno".
Quanto visto dalla Menendez si può così riassumere:
a) L'inferno è un abisso di cui non si può vedere il fondo, perché immenso, con antri dappertutto e fuoco.
b) I dannati cadono nell'inferno non sospinti da una forza esterna, ma da una forza misteriosa interna. Vi si precipitano, quindi, da se stessi, gettan¬dovici come se desiderassero sparire dalla vista di Dio, per poterlo odiare e maledire. Questo sottrarsi da Dio equivale, in fondo, alla pena del danno con¬sistente, appunto, nella privazione della vista di Dio: la pena più atroce anche se difficile a descriversi.
c) Assieme alla privazione della vista di Dio, si aggiungono tormenti a non finire, che i dannati patiscono nell'anima e anche nel corpo come se lo avessero: è la pena del senso.
e) Detta pena del senso è espressa in toni sconcertanti: la Menendez è spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra piastre scottanti e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate s'infigessero nel suo corpo. Sente come se le si volesse, senza riuscirvi, strapparle la lingua, cosa che la riduce agli estremi, con un atroce dolore.. Le sembra che gli occhi le escano dall'or¬bita, a causa forse del fuoco che li bruciava orrendamente. Ella non può né muovere un dito per cercare sollievo, né cambiare posizione; il corpo è come compresso. Le orecchie sono stordite dalle grida confuse, che non cessano un solo istante. Un odore nauseabondo e ripugnante asfissia ed invade tutti, come se si bruciasse carne in putrefazione con pece e zolfo. Tormenti terribi¬li che sarebbero, però, un nulla se l'anima non soffrisse.
f) Ma l'anima soffre in un modo indicibile. La veggente ha visto alcu¬ne di queste anime dannate ruggire per l'eterno supplizio che sanno di dover sostenere.
g) Per ogni peccato ci sono pene speciali. I dannati per ladrocinio sof¬frono specialmente alle mani, poiché dicevano: Dov'è ora quello che hai preso?... Maledette mani!... Altre anime accusavano la propria lingua, gli oc¬chi... ciascuna ciò che è stato causa del suo peccato: "Ben pagate sono ades¬so le delizie che ti concedevi, o mio corpo!... E sei tu, o corpo, che l'hai volu¬to!... Per un istante di piacere un'eternità di dolore!".
Pare però che nell'inferno le anime si accusino specialmente di pecca¬ti d'impurità: i mondani, precipitano nell'inferno emettendo grida e ruggiti spaventosi da non potersi comprendere. Una ragazza urla disperata: "Male¬dizione eterna!... Mi sono ingannata!... Mi sono perduta!... Sono qui per sem¬pre... per sempre... e non c'è più rimedio! ... Maledizione a me!". Impreca con¬tro le cattive soddisfazioni concesse al corpo e maledice i genitori, che le ave¬vano data troppa libertà a seguire la moda ed i divertimenti mondani.
h) Per quanto si voglia, è quasi impossibile esprimersi sulla realtà del¬l'inferno. Quanto scritto - dice la Santa - "non è che un'ombra in paragone a ciò che si soffre nell'inferno ".

7 - L'inferno visto da Santa Faustina Kowalska
Kowalska Elena (Maria Faustina) nacque il 25 marzo 1955 a Glogowiec, in Polonia. Entrò nella Congregazione della B. V. M. della Misericordia. Per ordine del suo Direttore spirituale scrisse il diario persona¬le, che intitolò "La Divina Misericordia nell'anima mia". Morì a 33 anni il 5 ottobre 1938.
Anche S. Faustina Kowalska, la confidente dell'Amore misericordioso di Gesù, fece l'esperienza dell'inferno.
Ecco come lei racconta l'evento: "Oggi sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. È un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho visto: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la secon¬da, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie.
Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni suppli¬zio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità ".
E aggiunge: "Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'in¬ferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno".
Come si presenta, allora, l'inferno nella visione di Sr. Faustina? Eccone le linee essenziali:
a) L'inferno è un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Orribili caverne e voragini di tormenti dove ogni supplizio si differenzia dall'altro.
b) Le pene principali che straziano i dannati sono sette:
La perdita di Dio: è la cosiddetta pena del danno, quella che costitui¬sce veramente l'inferno;
I continui rimorsi di coscienza. I dannati saranno torturati dal ricordo dei peccati commessi; dal ricordo dei tanti aiuti ricevuti e non accettati. Avrebbero potuto salvarsi così facilmente e invece...
La consapevolezza che tale stato spaventoso non cambierà mai. La tre¬menda disperazione con l'odio contro Dio e le bestemmie e le imprecazioni. Essi saranno sempre lontani da Dio e nel fuoco. Non usciranno più da quel carcere di disperazione e di morte.
Il fuoco: è la pena che riassume tutte le pene che vanno sotto il nome di "pena del senso", quel fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio che penetra l'anima senza annientarla.
Con il fuoco l'oscurità continua con un orribile fetore soffocante, la compagnia continua di satana.
c) Queste sono pene che tutti i dannati soffrono, ma non è questa la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro.
E qui Sr. Faustina aggiunge: quanto rivelato e scritto sull'inferno è solo una pallida ombra della realtà.

8 - Edvige Carboni
Nacque a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, il 2 maggio 1880 e morì a Roma il 17 febbraio 1952.
Gesù la portò un giorno a vedere le pene dell'inferno. Testimoni atte¬stano che, durante la visione, si contorceva tutta e pronunciava parole che dicevano la sua grande sofferenza. Una conferma di più di quelle pene spa¬ventose infernali, davanti alle quali anche i Santi tremavano di terrore.
9 - L'inferno visto dai veggenti di Medjugorje
Anche i veggenti di Medjugorje videro l'inferno. I primi a vederlo furono Jakov, Vicka, e Marija. Una seconda visione l'ebbero Jakov e Vicka, guidati dalla Madonna, verso la metà di novembre 1981. "Molta gente - dice loro la Madonna - sulla terra è ormai convinta che, dopo la morte, sia tutto finito. Ma questo è un grande errore. Qui siete solo di passaggio. Dopo la morte c'è l'eternità".
Ed ecco quanto essi dicono. Dopo aver visto il paradiso e il purgatorio Jakov e Vicka, presi per mano dalla Madonna, vedono l'inferno. "È un posto terribile, nel mezzo c'è un gran fuoco, ma non come quello che conosciamo sulla terra. Abbiamo visto gente assolutamente normale, come quelli che si incontrano per la strada, che si gettavano da soli in quel fuoco. Quando ne uscivano assomigliavano a belve feroci che gridavano il loro odio e la loro ribellione e bestemmiavano. Era difficile credere che fossero esseri umani, tanto erano sfigurati, cambiati. Davanti a questo spettacolo eravamo spaven¬tati e non capivamo come una cosa così orribile potesse succedere a quella gente. Fortunatamente la presenza della Gospa [la Madonna] ci rassicurava.
Abbiamo anche visto una ragazza molto bella gettarsi nel fuoco: dopo sembrava un mostro. La Gospa allora ci ha spiegato quello che avevamo visto e ci ha detto: `Quella gente è andata all'inferno di sua volontà. È una loro scelta, una loro decisione. Non abbiate paura! Dio ha donato a ciascuno la libertà. Sulla terra ognuno può decidersi per Dio o contro Dio.
Certe persone sulla terra fanno sempre tutto contro Dio, contro la sua volontà, pienamente consapevoli: cominciano così l'inferno nel loro cuore; quando viene il momento della morte, se non si pentono, è lo stesso inferno che continua'. Gospa, Le abbiamo allora chiesto, queste persone, un giorno, potranno uscire dall'inferno?- 'L'inferno non finirà, coloro che sono là non vogliono ricevere più niente da Dio, hanno scelto liberamente di essere lon¬tani da Dio, per sempre! Dio non vuole forzare nessuna ad amarlo'. (...) Alla fine la Gospa affida loro una missione: `Vi ho mostrato tutto questo, perché sappiate che esiste e lo diciate agli altri'.
Padre Bubalo, rivolgendosi a Vicka dice: "Ad un tratto la Madonna è scomparsa e davanti a voi si è aperto l'inferno. L'avete visto tu, Jakov e Marija. Hai scritto che era spaventoso; sembrava un mare di fuoco; dentro c'era tanta gente. Tutti anneriti, sembravano diavoli. Affermi che nel mezzo hai visto una donnaccia bionda, con i capelli lunghi e le corna, e i diavoli che l'assalivano da tutte le parti. Era orribile e basta. Io ho descritto - spiega Vicka - come ho potuto; ma non lo si può descrivere".
La Madonna vi ha detto perché ve lo ha mostrato? "Sì, sì; come no! Ce l'ha mostrato per farci vedere come stanno coloro che ci cadono... Chi può pensare sempre a queste cose? Però non si può neppure dimenticare quello che abbiamo visto. Verso la metà di novembre Vcka e Jakov sono stati porta¬ti dalla Madonna in cielo.
La Madonna ha prima mostrato il purgatorio e poi l'inferno. Dalle parole di Vcka si direbbe che i due veggenti siano stati portati all'inferno: Fuoco... diavoli... la gente bruttissima! -ripete Vcka -. Tutti con le corna e con la coda. Sembrano tutti diavoli. Soffrono... Dio ce ne preservi e basta. Solo che ho visto di nuovo quella donnaccia bionda e con le corna".
In breve cosa si afferma nelle suddette visioni? Si afferma che:
a) L'inferno è un posto terribile con in mezzo un gran fuoco, ma non come quello che abbiamo sulla terra.
b) I dannati - gente assolutamente normale come quella che si vede per le strade - si gettano da soli in quel fuoco.
Ma sono pure paurosamente tormentati dai diavoli. I veggenti hanno visto nel mezzo una donnaccia bionda, con i capelli lunghi e le corna, orribi¬le, assalita da tutte le parti dai diavoli.
La visione di anime che si gettano da sole nel fuoco e ne escono simi¬li a belve feroci somiglia un po' a quanto dice la Emmerick.
c) Quando i dannati escono dal fuoco assomigliano a belve che bestem¬miano e gridano il loro odio e la loro ribellione. Talmente cambiati e sfigura¬ti che si stenta a crederli esseri umani. Vedono pure una ragazza molto bella che, gettatasi nel fuoco, dopo sembra un mostro.
d) Come ciò avvenga, lo spiega la Madonna. Questa gente è andata all'inferno di sua volontà, di propria scelta, perché Dio ha donato a tutti la libertà e ognuno può decidersi per Dio o contro Dio. Certe persone sulla terra fanno sempre tutto contro Dio del tutto consapevoli. Alla morte se non si pen¬tono, è lo stesso inferno che continua. L'inferno, in effetti, è la continuazione dell'inferno nel cuore, voluto dai peccatori con i propri peccati.
e) L'inferno non finirà più. Coloro che sono là non vogliono ricevere più niente da Dio. Hanno scelto liberamente di stare per sempre lontani da Dio. E Dio non forza nessuno ad amarlo.
L'inferno è eterno soprattutto perché i dannati non vogliono ricevere più nulla da Dio.
f) Tra inferno e paradiso esiste una differenza abissale.
[Modificato da MARIOCAPALBO 01/02/2015 20:44]

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