È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!



 
. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

SANT'AGOSTINO

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2015 19:26
07/01/2015 19:22

eredità 42. Nelle sofferenze di questo Unigenito ha tracciato un modello per noi.
Incoraggiare chi si spaventa.
12. Con ogni cura si deve evitare che il debole venga meno nella prova; per questo non
dev'essere né lusingato con infondate speranze né oppresso con [esagerati] timori. Digli
pertanto: Prepara la tua anima alla tentazione 43; ma, se per caso comincerà a vacillare, a
trepidare, a rifiutare ulteriori passi, hai l'altra massima: Dio è fedele e non permetterà che
siate tentati sopra le vostre forze 44. Parlar chiaro di certe cose e annunziare che ci saranno
delle sofferenze è un rafforzare chi è debole. Quando però questo debole passa all'eccesso del
timore e si sgomenta, occorrerà promettergli la misericordia di Dio: non nel senso che non ci
saranno le prove, ma in quanto Dio non gli manderà prove superiori a quel che egli possa
sopportare. Questo è fasciare le pecore dalle ossa spezzate. Ci sono infatti persone che,
sentendo parlare di prove future, si agguerriscono maggiormente e divengono, per così dire,
più assetati di ciò che dovranno bere: considerano roba da poco la medicina comune dei fedeli
e anelano alla gloria dei martiri. Delle stesse prove, inevitabili ad ogni cristiano (è infatti una
necessità inderogabile per il cristiano avere delle prove: nessun altro avrà da esperimentarle
ma solo colui che per davvero vorrà essere cristiano), delle stesse prove dunque si va a
parlare con altri. All'udire ciò che li attende, si sgretolano e traballano. Offri loro la fasciatura
della consolazione! stringi ciò che va a pezzi! Di' loro: Non aver paura! Non ti abbandonerà
nella prova colui nel quale hai creduto. Dio è fedele, e non permetterà che la prova sia
superiore alle tue forze 45. Non sono, queste, parole mie ma dell'Apostolo, il quale altrove
dice: Volete forse toccare con mano il Cristo, che vi parla per mio mezzo? 46. Pertanto le
parole che ascolti [da me] son parole che ti pervengono dalla bocca stessa di Cristo, il pastore
che pasce Israele, il pastore al quale si dice: Tu ci abbevererai di lacrime con misura 47.
Quanto dice l'Apostolo, e cioè: Egli non permetterà che siate tentati al di là di quello che
potete tollerare 48, l'aveva già detto il profeta: Ci sarà una misura. Ebbene, non sottrarti
all'azione di colui che ti sgrida ed esorta, spaventa e consola, sferza e guarisce.
La sopportazione della prova.
13. Ciò che era debole - dice - voi non l'avete sostenuto 49. Son parole rivolte ai pastori cattivi
e falsi, ai pastori che cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo; a coloro che godono
per i vantaggi del latte e della lana ma non si curano affatto delle pecore e, quando le vedono
malate, non le ristorano. Occorre infatti distinguere fra "debole", cioè privo di forze, e
"malato". Anche il malato è certamente un debole, ma mi sembra che fra il debole in genere e
il malato, cioè uno colpito da infermità, ci sia della differenza. Son queste, fratelli, delle
distinzioni appena abbozzate. Mettendoci maggiore impegno potremmo, forse, noi stessi
approfondirle meglio, come potrebbero fare anche altri più esperti e interiormente illuminati.
Per non deludervi sul senso delle parole scritturali, vi esporrò la mia opinione. Quando si tratta
di una persona debole, c'è da temere che, capitandole una prova, ne resti schiacciata; nel caso
invece di un malato, esso è già affetto da qualche passione disordinata e questa gli impedisce
di entrare nella via di Dio e di sottomettersi al giogo di Cristo. Osservate certi uomini
intenzionati e già decisi a vivere bene: potreste riscontrare che son meno disposti a subire il
male di quanto non lo siano a compiere il bene. Invece la fortezza cristiana comporta non solo
la pratica del bene ma anche la pazienza di fronte al male: sicché chiunque è zelante in opere
buone (o sembra esserlo), se poi si rifiuta o non è in grado di accettare le tribolazioni che gli
sopravvengono, costui è un debole. Quanto invece a quegli altri che, vinti da passioni
disordinate, si abbandonano all'amore del mondo e trascurano totalmente le opere buone,
costoro giacciono infermi, malati. La malattia li ha svigoriti completamente e non sono in
grado di compiere alcun bene. Così dovette essere nell'anima quel paralitico che, non potendo
essere presentato a Cristo per altra via, da coloro che lo portavano gli fu calato dinanzi
attraverso un'apertura praticata nel tetto 50. Voglio dire: Essendo una tal anima paralitica,
flaccida in tutte le sue membra, priva di opere buone, coperta di peccati e illanguidita dal male
dei suoi cattivi desideri, occorre che tu faccia su per giù lo stesso, e cioè che scoperchi il tetto
e la cali dinanzi al Signore. Quando dunque tutte le membra sono intorpidite e c'è una paralisi
interiore, per giungere al medico (può darsi infatti che il medico, sebbene sia dentro di lei, le
rimanga nascosto: può darsi, cioè, che il vero significato delle Scritture le sia impervio), in tal
caso, spiegando il significato occulto apri il tetto a quel paralitico [spirituale] e lo deponi
dinanzi [a Cristo]. Chi non fa questo o lo fa con negligenza, avete sentito la sentenza che lo
attende: Voi non avete rinvigorito le pecore malate né avete fasciato quelle che avevano le
ossa spezzate 51. Ne abbiamo già parlato. L'uomo era spezzato dallo spavento della prova;
sopraggiunge qualcosa che può fasciare ciò che era spezzato: è la consolazione che gli danno
le parole: Dio è fedele e non permetterà che voi siate tentati oltre le vostre forze; anzi,
insieme con la prova, vi manderà una via d'uscita, sicché possiate reggere 52.
L'eretico va ricondotto all'ovile.
14. Quelle che erano fuorviate, voi non richiamaste [all'ovile]. Ecco il pericolo che ci sovrasta
in mezzo agli eretici. Quelle che erano fuorviate non richiamaste [all'ovile]; quelle che si erano
perdute non le ricercaste 53. Noi, si voglia o no, ci troviamo in balia di predoni e come fra i
denti di lupi feroci. In mezzo a tali nostri pericoli, vi scongiuriamo di pregare per noi. Si tratta
di pecore riottose, le quali, quando si vedono ricercate nella via dove si sono smarrite, si
proclamano estranee a noi per un loro errore e con loro perdizione. Perché vi interessate di noi
- dicono -, perché ci ricercate? Quasi che la ragione per cui ce le prendiamo a cuore e le
ricerchiamo non sia l'essere loro nella falsità e sulla via della perdizione! E insistono: Se sono
nell'errore e nella perdizione, perché mi vieni appresso? perché mi cerchi? Proprio perché sei
nell'errore, te ne voglio cavar fuori; proprio perché sei perduto ti voglio ritrovare! Ma io voglio
errare così, e così magari perdermi! Vuoi errare e perderti così? Quanto più saggiamente io
voglio impedirtelo! Ve lo dico francamente: Sarò un importuno, ma conosco le parole
dell'Apostolo: Annunzia la parola, insisti e quando è opportuno e quando è importuno 54. A chi
si predica opportunamente e a chi importunamente? Opportunamente a chi vuol ascoltare,
importunamente a chi non lo vuole. Ebbene, sarò importuno quanto vi pare, ma con coraggio
debbo dirvi: Tu vuoi camminare nell'errore e andare alla perdizione? Io non lo voglio. Del
resto, non lo vuole nemmeno colui che mi infonde timore. Sì, anche se io lo volessi, osserva
cosa mi dice lui, cosa mi fa risuonare agli orecchi: Le pecore fuorviate voi non avete
richiamate [all'ovile] né avete ricercato le pecore perdute 55. Dovrò io temere te più che non
lui? Tutti infattidovremo presentarci al tribunale di Cristo 56. Non ho quindi timore di te, in
quanto tu non riuscirai di certo a rovesciare il tribunale di Cristo, magari sostituendolo con
quello di Donato. Pertanto ti richiamerò se sei una pecora sbandata, ti cercherò se sei perduta.
Vuoi o non vuoi, farò così. E se nel ricercarti mi feriranno i rovi delle siepi, anche in tal caso mi
caccerò nelle loro strettoie, frugherò per tutte le siepi e con tutte le forze che mi darà il
Signore, autore della mia paura, mi spingerò per tutto il mondo, richiamando all'ovile chi si era
sbandato, ricercando chi s'era perduto. Se tutto questo ti riesce insopportabile, non andare
fuori strada, non metterti sulla via della perdizione.
Impedire che il buono si perda.
15. Io mi rattristo perché tu sei fuori strada e ti avvii alla perdizione. Ma questo è poco: temo
ancora che, trascurando te, finisca coll'uccidere chi è forte. Nota infatti come continui [la
profezia]: Voi uccidete le pecore forti 57. Se non mi prenderò cura di chi è sbandato e si perde,
anche chi è robusto s'invoglierà d'uscire di strada e d'andare in rovina. Desidero certo gli
emolumenti esterni, ma temo di più i danni interiori. Se restassi indifferente di fronte al tuo
errore, chi è forte osservando [il mio comportamento] potrebbe convincersi che sia roba da
poco cadere nell'eresia. Quando a uno, forte ma in pericolo di perdersi, balenerà allo sguardo
un qualche vantaggio temporale che l'invogli a cambiare strada se io non ricercassi te, pecora
perduta, immediatamente egli mi obietterebbe: Dio è con loro come lo è con noi. Che
differenza c'è? Tutto questo l'han causato uomini in lite fra loro. Dio lo si può servire
dovunque! Che se a questo tizio si presenta un donatista e gli dice: Non ti lascerò sposare mia
figlia se non passerai dalla mia parte, allora costui ha molto bisogno di riflettere e deve poter
replicare: Se non fosse un gran male aderire alla loro setta, i nostri pastori non spenderebbero
tante parole contro di loro né si affannerebbero tanto per richiamarli dall'errore. Se al
contrario noi lasciassimo correre e ce ne stessimo zitti, quel tale trarrebbe la conclusione
opposta: Se l'essere dalla parte di Donato fosse un male, [i nostri vescovi] parlerebbero contro
di loro, li riprenderebbero e cercherebbero di recuperarli [alla verità]. Se fossero fuori strada,
li richiamerebbero; se stessero in pericolo di perdersi, li ricercherebbero. Non sono quindi
inutili le parole che [il profeta] pone per ultime: Le pecore forti voi avete ammazzate 58; e ciò
dopo aver detto: Le pecore grasse voi uccidete 59. Si tratta della medesima espressione
ripetuta una seconda volta e nata da quanto detto prima, e cioè: Voi non avete
richiamato [all'ovile] le pecore fuorviate né avete ricercato quelle che si erano
perdute. Comportandovi così, voi avete ucciso anche le pecore forti.
16. Ascolta ora le conseguenze derivanti dalla trascuratezza di questi pastori cattivi o, meglio,
falsi. Per mancanza di pastore le mie pecore si sono sperdute e son diventate preda di tutte le
bestie feroci 60. Quando le pecore non sono col pastore, lupi insidiosi le rapiscono, leoni
frementi le azzannano. In effetti il pastore c'è, ma per coloro che si comportano male egli non
fa da pastore: sicché [le pecore] seguono pastori che non sono pastori, pastori che pascono se
stessi, non le pecore; e da ciò deriva un errore fatale: le pecore se ne vanno là dove le
attendono belve assetate di preda e smaniose di saziarsi del loro cadavere. Questo infatti sono
tutti coloro che godono degli errori altrui: sono belve che si saziano di stragi.
I monti buoni e i monti cattivi.
17. Le mie pecore si sono disperse e sbandate per ogni monte e colle elevato 61. Bestie dei
monti e dei colli sono l'alterigia terrena e la superbia del mondo. Si sollevò un giorno la
superbia di Donato e si creò uno scisma. Parmeniano lo seguì e ne rafforzò l'errore. L'uno è un
monte, l'altro un colle. E altrettanto sono tutti gli inventori di falsità che si lasciano gonfiare da
orgoglio terreno. Promettono alle pecore la pace, promettono pascoli ubertosi; e in realtà
talora le pecore trovano fra loro del buon pascolo: il quale proviene però dalla pioggia
mandata da Dio, non dalla durezza del monte. Difatti anche gli eretici hanno le Scritture e i
sacramenti, ma queste cose non sono dei monti, ma, anche se le si trovano sui monti, è male
soffermarsi sui monti. Le pecore che si sbandano su tali monti e colli abbandonano il gregge,
abbandonano l'unità, abbandonano la compattezza delle coorti agguerrite contro i lupi e i
leoni. Le richiami Iddio dai luoghi dove si sono disperse! Sì, voglia lui richiamarle. E difatti
udrete ora com'egli le richiami. Dice: Le mie pecore si sono sbandate per ogni monte e colle
elevato. Cioè: al seguito dell'orgoglio e della superbia terrena. Ci sono infatti anche dei monti
buoni [dei quali dice]: Ho innalzato i miei occhi ai monti dai quali mi verrà l'aiuto 62. Ma nota
subito come la speranza non ti proviene dai monti. Seguita infatti: Il mio aiuto è dal Signore,
che ha fatto il cielo e la terra 63. Non pensare che offendi questi monti santi quando affermi: Il
mio aiuto non mi verrà dai monti ma dal Signore che ha fatto cielo e terra. Sono i monti stessi
a gridarti così. Era un monte quel tale che scriveva: Sento dire che tra di voi ci sono delle
fazioni e che andate dicendo: Io sono di Paolo, io invece di Apollo, io di Cefa e io di Cristo 64.
Solleva gli occhi a questo monte e ascolta le sue parole, perché non abbia ad arrestarti sul
monte. Ecco come continua: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi? 65. Ebbene, fissa pure
lo sguardo sui monti dai quali ti viene l'aiuto, cioè sugli autori delle sacre Scritture, ma poi
osserva com'essi, con tutto se stessi, ossa e midolla, gridino a Dio: Signore, chi è simile a
te? 66. In tal modo tu, senza timore d'offendere i monti, potrai dire: Il mio aiuto è dal Signore
che ha fatto il cielo e la terra 67. Se ti comporterai così, i monti non solo non si adireranno con
te, ma ti ameranno e appoggeranno; mentre invece, se confiderai in loro, si dispiaceranno. Un
giorno un angelo mostrò a un uomo le infinite meraviglie del Signore. Quell'uomo si fece per
adorarlo (voleva, per così dire, elevare lo sguardo su quel monte), ma l'angelo, dissuadendolo
e indirizzandolo al Signore, gli disse: Non fare così. Adora Dio, poiché, quanto a me, sono uno
dei suoi servi, come lo sei tu e i tuoi fratelli 68.
Il moltiplicarsi delle sètte eretiche e l'unità della Chiesa.
18. Si sono sparse per ogni monte e colle e su tutta la faccia della terra 69. Che significa: Si
sono sparse su tutta la faccia della terra? Vanno in cerca di tutte le cose terrene, amano ciò
che qui sulla terra presenta dello splendore e vi si attaccano. Ricusano di morire al fine di
condurre una vita nascosta in Cristo. Dice: Su tutta la faccia della terra perché amano le cose
terrene e perché di pecore così sbandate ce ne sono per tutta la terra 70. Non che gli eretici
siano tutti in ogni parte della terra, ma di eretici ce ne sono dovunque in tutta la terra. Gli uni
qui, gli altri là, ma non c'è luogo che ne sia esente, al segno che gli stessi eretici non si
conoscono fra loro. Una setta in Africa, un'altra in Oriente, un'altra ancora in Egitto o in
Mesopotamia, tanto per far degli esempi. In luoghi diversi diverse eresie, ma generate tutte
dalla stessa madre: la superbia, come unica è anche la nostra madre, la Chiesa cattolica, che
ha generato tutti i cristiani fedeli sparsi in tutto il mondo. Né c'è da stupirsi che l'orgoglio
produca disgregazione, mentre l'amore produce unità. Orbene, questa madre che è la Chiesa
cattolica, e il pastore che la regge, in ogni luogo ricerca gli smarriti, rafforza i deboli, cura i
malati, fascia gli spezzati, eretici distinti gli uni dagli altri, al segno che non si conoscono fra
loro. La Chiesa al contrario li conosce tutti poiché è a contatto con tutti. Vi fo degli esempi. La
setta di Donato è in Africa, mentre gli eunomiani in Africa non ci sono. Ebbene, qui nell'Africa
insieme con la setta di Donato c'è la Chiesa cattolica. Gli eunomiani sono in oriente, dove non
c'è lo scisma donatista. Ebbene, in oriente insieme con gli eunomiani c'è la Chiesa cattolica.
Questa Chiesa infatti è come una vite: sviluppandosi si è estesa per tutto il mondo 71; gli
eretici al contrario sono rami inutili e quindi, appunto perché infruttuosi, sono stati recisi dalle
forbici dell'agricoltore. La vite è stata potata, non tagliata alle radici, mentre i rami secchi,
tagliati, sono rimasti sul luogo della potatura. Comunque, questa vite che seguita a crescere in
ogni direzione conosce i rami che le sono rimasti attaccati e vede attorno a sé quelli che sono
stati recisi da lei 72; né mai omette di richiamare i dispersi, poiché proprio riguardo ai rami
staccati [dalla vite] dice l'Apostolo che Dio è potente da poterveli riattaccare 73. Si parli
dunque di pecore sbandate dal gregge o di rami troncati dalla vite, resta sempre vero che non
è diminuito il potere di Dio di richiamare le pecore [all'ovile] e di reinnestare [alla vite] i tralci
recisi: poiché il supremo pastore e il vero agricoltore è lui 74. Si sono disperse su tutta la
faccia della terra e non c'era nessuno che le ricercasse e le richiamasse 75. Non c'era
nessuno: (intendi: in mezzo a quei pastori cattivi). Non c'era nessuno (intendi: nessun
uomo) che le ricercasse.
Il giuramento del Signore.
19. Pertanto ascoltate la voce del Signore, o pastori! Com'è vero che io vivo, dice il Signore
Dio 76. Notate l'inizio [della frase]: è come un giuramento sulla bocca di Dio. Egli prende a
testimone la sua vita. Com'è vero che io vivo, dice il Signore. I pastori sono morti, ma le
pecore sono al sicuro poiché il Signore vive. Com'è vero che io vivo, dice il Signore Dio. Quali
sono i pastori morti? Quelli che cercano gli interessi propri e non quelli di Gesù Cristo 77. Ma,
allora, ci saranno anche (e li si dovranno anche incontrare!) dei pastori che, dimenticando gli
interessi propri, cercheranno quelli di Gesù Cristo? Senz'altro! ci saranno e li si incontreranno.
Non mancano oggi e non mancheranno in avvenire. Ma vediamo cosa dice il Signore dopo aver
giurato sulla sua vita: se dice che toglierà le pecore ai cattivi pastori, intenti a pascere se
stessi e non le pecore, e le darà ai pastori buoni, che pasceranno le pecore e non se stessi. Per
la mia vita, dice il Signore Dio, mi vendicherò del fatto che, per mancanza del [vero] pastore,
le mie pecore son divenute preda di tutte le bestie selvagge 78. Menziona ancora il pastore.
Come aveva detto prima, così ripete adesso. Non si lamenta che manchino pastori. Infatti
queste pecore, disgraziatamente sbandate e avviate alla rovina, sebbene abbiano lì vicino a
loro un pastore, sono senza pastore: come nel caso della luce, la quale, sebbene in realtà ci
sia, per chi è cieco essa non c'è. I pastori non hanno ricercato le mie pecore; essi pascolarono
se stessi, non le mie pecore 79.
Pastore e sentinella.
20. In conseguenza di ciò, ascoltate, o pastori, la parola del Signore 80. A quali pastori dice:
Ascoltate? Così parla il Signore Iddio: Ecco io[interverrò] contro i pastori e domanderò loro
conto delle mie pecore che erano nelle loro mani 81. Ascoltate, o pecore di Dio, e imparate! Dio
chiederà conto delle sue pecore ai cattivi pastori; chiederà conto della loro morte. Dice infatti il
Signore in un altro passo dello stesso profeta: Figlio dell'uomo, ti ho costituito sentinella per la
casa d'Israele. Dalla mia bocca ascolterai la parola e tu li metterai in guardia da parte mia. Io
dirò al peccatore: Certamente morrai, e se tu non parlerai esortando l'empio ad abbandonare
la sua via, il colpevole morrà nelle sue iniquità, ma a te chiederò conto del suo sangue. Se
invece tu metterai in guardia l'empio dalla sua condotta, esortandolo ad abbandonarla, ma lui
non vorrà ritrarsene, egli morrà nella sua colpa, ma tu avrai liberato la tua anima 82 [da ogni
responsabilità]. Cosa significa questo, fratelli? Vedete quanto sia pericoloso starsene in
silenzio! Quel tale muore e muore meritatamente: muore per la sua empietà e i suoi peccati. La
sua negligenza lo uccide; avrebbe dovuto infatti scoprire il [pastore] vivente, che
afferma: Com'è vero che io vivo, dice il Signore 83. Ma siccome egli se ne restò inerte né fu
richiamato al dovere da colui che proprio per questo era stato costituito capo e sentinella,
l'uno giustamente morrà e l'altro ne riceverà giusta condanna. E seguita: Se invece dirai
all'empio al quale io ho minacciato la sentenza capitale: Tu certamente morrai, in tal caso, se
lui non si curerà di schivare la condanna che lo sovrasta e questa gli piomberà addosso e lo
ucciderà, lui effettivamente morrà ma tu avrai liberato la tua anima 84 [da ogni
responsabilità]. È pertanto nostro dovere non starcene muti; ma, anche nel caso che noi
tacessimo, sarebbe vostro compito porvi in ascolto della parola del Pastore [supremo]
tramandataci dalle sacre Scritture.
Conto severo sarà chiesto al pastore eretico.
21. Tornando al tema propostoci, vediamo se Dio tolga le pecore ai cattivi pastori per darle ai
buoni. Che le tolga ai pastori cattivi, lo vedo. Dice infatti: Ecco io [interverrò] contro i pastori e
domanderò loro conto delle mie pecore che erano nelle loro mani; e le allontanerò da loro, in
modo che non pascano più le mie pecore, e cosi essi non pasceranno più se stessi 85. Sebbene
infatti io dica loro che pascano le mie pecore, essi pascono se stessi e non le mie pecore. Le
allontanerò quindi, in modo che essi non pascano più le mie pecore. In che senso le allontana,
sicché essi più non le pascano? Fate ciò che dicono, non ciò che essi stessi fanno 86. È come se
dicesse: Dicono del mio, ma fanno del loro. Avrebbe potuto dire: Fate tranquillamente ciò che
fanno, poiché, sebbene ad essi per la loro cattiva condotta io infliggerò il castigo, tuttavia ne
risparmierò voi che avete seguito i vostri capi. Se avesse parlato in questa maniera, avrebbe
incusso timore ai cattivi pastori, che pascono se stessi e non le pecore; ma il Signore vuole che
tema non soltanto il cieco che fa da guida ma anche quello che si lascia guidare. Non dice
infatti: Cadrà nella fossa il cieco che guida, mentre non vi cadrà chi lo segue, ma: Se un cieco
fa da guida a un altro cieco, tutt'e due cadono nella fossa 87. Volendo quindi mettere in
guardia anche le pecore disse: Fate ciò che dicono, ma non ciò che essi stessi fanno 88.
Evitando di compiere le opere che compiono i cattivi pastori, vi sottraete al loro pascolo;
facendo le opere che essi vi insegnano, vi lasciate pascere da me, poiché mie son le cose che
essi, pur senza praticarle, vi dicono. Certuni affermano: Noi stiamo tranquilli, poiché seguiamo
i nostri vescovi. Son parole che si odono spesso sulla bocca degli eretici, quando vengono
convinti per l'evidenza sfolgorante della verità. Noi siamo il gregge - dicono -; di noi
renderanno conto i nostri pastori. Certo, essi renderanno conto severo della vostra rovina,
poiché il cattivo pastore renderà conto severo della rovina delle pecore, anche cattive.
Tuttavia, vivrà forse la pecora per il fatto che la sua pelle è marchiata? Si rimprovera il pastore
perché non s'è curato della pecora smarrita e questa è stata inghiottita e sbranata dal lupo.
Cosa gioverà a un tale pastore presentare una pelle marchiata? Il padrone di casa vuole la vita
della pecora; il cattivo pastore gli presenta la pelle. Di quella pelle renderà conto. Ma non potrà
ingarbugliarlo? Colui che giudica ha osservato già prima ogni cosa dall'alto. Colui al quale il
cattivo pastore voleva raccontar frottole registra i fatti, scruta i pensieri. Si provi dunque, il
cattivo pastore, a render conto della pelle della pecora uccisa. Dirà: Le ho gridato le tue parole,
ma essa si è ricusata di seguirmi; ho fatto l'impossibile per non farla allontanare dal gregge,
ma lei non mi ha obbedito. Se, dicendo così, le sue parole saranno vere (Lui lo sa!), il pastore
si sarà scagionato bene della sorte toccata alla pecora cattiva. Ma se egli non si è curato della
pecora errante né l'ha richiamata quand'era sull'orlo della rovina (e Dio lo conosce), cosa
gioverà al pastore l'aver ritrovato la pelle da riportarsi? La pecora avrebbe dovuto ritrovare,
non la pelle dell'uccisa da presentare [al Giudice] ! E poi, se è vero che non ha scuse valide
colui che ha omesso di ricercare la pecora smarrita, quali scuse potrà addurre colui che l'ha
spinta nell'errore? E mi spiego. Se nell'ambito della Chiesa cattolica un vescovo renderà conto
severo di ogni pecora che non abbia ricercata quando errava lontano dal gregge di Dio, quale
non sarà il conto che dovrà rendere l'eretico, che non solo non richiama dall'errore le pecore
ma ve le sospinge?.
Fate quel che dicono, non quel che fanno.
22. Vediamo ora - come accennavo sopra - in che modo Dio richiami le pecore dal seguito dei
cattivi pastori. L'ho ricordato prima. Fate ciò che vi dicono, non ciò che loro stessi fanno 89. In
realtà, chi vi pasce non sono loro ma Dio. Difatti i pastori, se vogliono appropriarsi della lana e
del latte, debbono, volenti o nolenti, predicarvi la parola di Dio. Tu predichi di non rubare e
intanto rubi 90, dice l'Apostolo a chi insegna il bene e vive male. Ebbene, in tal caso tu
ascolterai chi ti esorta a non rubare, ma non imiterai chi ruba. Se lo imiterai nel rubare, ti
lascerai pascere dalle opere dell'uomo cattivo il quale ti somministrerà del veleno, non cibo
sano. Ascolta invece ciò che egli ti dice non di suo ma da parte di Dio. È vero infatti che non si
raccoglie uva dagli spini - è questa una massima del Signore: Nessuno raccoglie uva dagli spini
né fichi dagli sterpi 91 -, ma non per questo tu devi recriminare contro il tuo Signore
dicendogli: Signore, tu mi metti in crisi, poiché mi dici che è impossibile raccogliere uva dagli
spini e poi, nei riguardi di certe persone, mi esorti a fare ciò che mi dicono, pur evitando di
fare ciò che fanno 92. Difatti, costoro per il fatto che agiscono male sono spini. Come pretendi
che io, da tali spini, raccolga l'uva della [tua] parola? Ti risponderà: Tale uva non è prodotta
dagli spini, ma è come quando un tralcio allungandosi penetra in una siepe: l'uva pende dal
cespuglio di spini ma non nasce dalla radice dello spino. Se ti senti affamato e non hai altro
per saziarti, stendi pure la mano verso la siepe, ma sta' attento a non lasciarti ferire dalle
spine. Cioè: Non imitare la condotta dei cattivi! Raccogli pure l'uva che pende in mezzo alle
spine ma nasce dalla vite. Tu dal grappolo ricaverai nutrimento, alle spine è riservato il
tormento del fuoco.
Le pecore di Cristo ascoltano la sua voce.
23. Dice: Strapperò le mie pecore dalla loro bocca e dalle loro mani, né saranno più loro
pasto 93. È questa un'idea che torna anche in un salmo: Non se ne accorgeranno forse tutti
coloro che compiono opere inique e divorano il mio popolo come un boccone di pane? 94. Lo
stesso qui. Non saranno più loro pasto, poiché così parla il Signore Iddio: Ecco io stesso 95...
Ho sottratto ai pastori cattivi le mie pecore quando - come ricordavo sopra - le mettevo in
guardia affinché non facessero le loro opere, e cioè: affinché le pecore per superficialità o
trascuranza non facessero quel che fanno i loro cattivi pastori. E cosa aggiunge? A chi affida le
pecore tolte ad essi? Forse a pastori buoni? Non continua così. E allora cosa diremo, fratelli?
Non ci sono forse pastori buoni? Non è detto in un altro passo scritturale: Io darò loro dei
pastori secondo il mio cuore e le pasceranno nella saggezza 96? In che senso dunque non dà ai
pastori buoni le pecore che toglie ai cattivi ma, quasi che in nessuna parte siano rimasti dei
buoni pastori, asserisce: Io stesso [le] pascerò? Eppure a Pietro diceva un giorno: Pasci le mie
pecore 97. Come risolveremo il problema? Quando le pecore vengono affidate a Pietro, non si
verificano le parole del Signore secondo le quali egli personalmente, e non Pietro, le avrebbe
pascolate. Là infatti si dice: Pietro, mi ami tu? Ebbene, pasci le mie pecore. O che, forse, per il
fatto che Pietro non è sulla terra - egli è nel riposo eterno fra gli Apostoli e i martiri - non ci
sarà più adesso sulla terra nessuno al quale il padrone delle pecore possa dire fiducioso: Pasci
le mie pecore?, sicché egli stesso debba scendere quasi per necessità - diciamo così -e menare
al pascolo le sue pecore, non trovando persone a cui affidarle e, dall'altro canto, non volendole
lasciare sole? Questo infatti sembrerebbe il senso delle parole: Questo dice il Signore Iddio:
Ecco io stesso 98. Proprio come noi or ora dicevamo: Volgiti a noi, tu che pasci Israele e che
conduci come un gregge Giuseppe 99, cioè il popolo formatosi in Egitto; poiché Giuseppe è lo
stesso popolo d'Israele, in quanto diffuso fra le genti. Voi infatti sapete che Giuseppe dovette
rifugiarsi in Egitto, dove fu venduto dai fratelli 100, come più tardi avverrà a Cristo venduto dai
giudei. Non fu infatti senza motivo che fra gli apostoli ci fosse quel mercante di Giuda. Ebbene,
quando Cristo cominciò a manifestarsi alle genti e fu da queste onorato, cominciò anche a
svilupparsi nel mondo un suo popolo, un popolo che il buon pastore mai non abbandona.
Dice: Scuoti la tua potenza e vieni a salvarci 101. E difatti così fa egli oggi e così farà sempre,
secondo quelle parole: Ecco io stesso [provvederò] e ricercherò le mie pecore e le visiterò
come il pastore visita il suo gregge 102. I cattivi pastori non si son curati delle pecore perché
non le avevano riscattate con il loro sangue. Continua: Come il pastore visita il suo gregge nel
giorno. Quale giorno? Quando ci saranno turbine e nuvolosità 103, cioè pioggia e nebbia.
Pioggia e nebbia sono gli errori del mondo presente; grande infatti è la foschia che si leva dalle
passioni umane: nebbia fitta che ricopre la terra, e in mezzo a questa nebbia è difficile che le
pecore non si smarriscano. Tuttavia il pastore non le abbandona ma le ricerca, lui che con vista
acutissima penetra la nebbia e non è ostacolato dall'opacità delle nubi. Egli vede, e da ogni
parte richiama la [pecora] smarrita, in modo che si adempiano le parole del Vangelo: Le mie
pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 104. In mezzo alle pecore disperse io ricercherò
così le mie pecore, e le ricondurrò all'ovile da ogni luogo in cui si saranno sperdute nel giorno
del turbine e della nuvolosità 105. Quando sarà difficoltoso ritrovarle, le ritroverò io di
persona. Sia pur fitta la nebbia e denso il turbine nulla sfugge al suo occhio.
Monti d'Israele sono gli autori delle Scritture.
24. E le ritrarrò di mezzo alle genti e le raccoglierò dalle [diverse] regioni, e le ricondurrò nella
loro terra e le pascerò sui monti d'Israele 106. Egli ha formato i monti d'Israele, cioè gli autori
delle Scritture divine. Lì andate a pascolare, se volete pascolare sicure. Ciò che udrete da quei
monti formi il vostro gusto; ciò che vi viene da altre parti, respingetelo. Per non smarrirvi fra
le nebbie, ascoltate la voce del pastore: raccoglietevi attorno ai monti che sono le sacre
Scritture. Lì sia la delizia del vostro cuore, poiché lì non c'è nulla di velenoso né di estraneo:
sono pascoli inesauribili. Badate soltanto a giungervi sane, per pascervi salutarmente sui
monti d'Israele. E lungo i ruscelli e in ogni dimora esistente sulla terra 107. Dai monti or ora
descritti sono emanati i ruscelli dell'annuncio evangelico, quando il loro suono si diffuse per
tutta la terra 108 e ogni dimora esistente sulla terra si allietò e divenne feconda e capace di
nutrire le pecore. Le pascerò in pascoli ubertosi e sugli alti monti d'Israele. Lì saranno i loro
ovili 109. Vuol dire: Lì avranno modo di riposare, lì diranno: Ora stiamo bene; lì diranno: È
vero, è chiaro, non siamo ingannate. Riposeranno nella gloria di Dio come nel loro
ovile. Dormiranno (è lo stesso che "riposeranno") e riposeranno in luoghi buoni e deliziosi 110.
25. Pascoleranno in pascoli ubertosi sui monti d'Israele 111. Ho già parlato dei monti d'Israele:
monti buoni, verso i quali leviamo lo sguardo perché ce ne venga l'aiuto 112. Ma il nostro aiuto
è dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. Per questo, al fine d'insegnarci che la nostra
speranza non riposa nei monti, nemmeno quelli buoni, dopo aver detto: Pascerò le mie
pecore sui monti d'Israele 113, perché non ti fermassi nei monti, subito aggiunge: Io pascerò
le mie pecore. Leva pure lo sguardo ai monti da cui ti viene l'aiuto, ma ricordati di colui che ti
dice: Io le pascerò. Difatti l'aiuto viene a te dal Signore, creatore del cielo e della terra.
26. E io le farò riposare, dice il Signore Iddio 114. Per farle riposare, prima di che cosa si
premura? È infatti di quello che prima ha curato che in seguito dice: Così parla il Signore
Iddio: Ricercherò le pecore perdute, richiamerò quelle sbandate, fascerò quelle con le ossa
spezzate, rinvigorirò quelle in fin di vita e custodirò quelle che son grasse e robuste 115. Cose
tutte, queste, che non facevano i pastori cattivi, intenti a pascere se stessi e non le pecore.
Non dice il Signore: Incaricherò altri pastori, pastori buoni, che facciano queste cose, ma: Io
stesso lo farò - dice -, né affiderò ad altri pastori le mie pecore. Voi, fratelli, siete al sicuro; voi,
pecore, siete sicure; quanto a noi invece sembra che dovremmo temere che venga a mancare il
buon pastore.
Cristo pasce con retto giudizio coloro che ha riscattati.
27. Conclude nel modo seguente: E le pascerò con [retto] giudizio 116. Nota come lui sia
l'unico a pascere perché pasce con giudizio. Quel uomo infatti è in grado di giudicare
rettamente l'uomo? Il mondo è pieno di giudizi avventati. Si dispera della salvezza di uno, e
invece eccotelo convertirsi e diventare ottimo. Si ha cieca fiducia in un altro; invece
all'improvviso scantona e diventa pessimo. Non siamo certi né in quello che temiamo né in
quello che amiamo. Che cosa sia adesso un uomo, lo sa, sì e no, l'interessato: il quale, se sa
con una certa approssimazione quello che è al presente, non sa in alcun modo quel che sarà
domani. Dio solo dunque pascola con giudizio, distribuendo a ciascuno quel che gli compete:
questo a questi e quello a quelli, a ciascuno secondo quel che gli è dovuto: questo o
quest'altro. Egli infatti ben conosce il da farsi: egli pasce con retto giudizio coloro che riscattò
sottoponendosi al giudizio. Sicuramente quindi egli pasce con giudizio.
Il diavolo seduttore punito.
28. Sta scritto nel profeta Geremia: Una pernice ha gridato; ha radunato i figli da lei non
generati, accumulando ricchezze senza giudizio 117. A differenza di questa pernice, che si
procura ricchezze senza giudizio, il pastore divino pasce con giudizio. Perché della pernice si
afferma che opera senza giudizio? Perché raduna ciò che lei non ha generato. Perché il pastore
agisce con giudizio? Perché ha cura di ciò che ha generato. Parliamo infatti del pastore buono.
I pastori buoni o non ci sono o stanno nascosti... Se non ci sono, perché occuparcene? Se
stanno nascosti, perché passarli sotto silenzio? Ad ogni modo però, quanto alla pernice sopra
nominata, certi studiosi dell'antichità che ci hanno preceduto nell'interpretazione della
Scrittura 118 vi hanno ravvisato il diavolo, il quale si raduna attorno un popolo da lui non
generato. Il diavolo infatti non è creatore ma seduttore, e si procura delle ricchezze senza
curarsi del giudizio. Non gli interessa infatti se uno sbaglia in una direzione e un altro in
un'altra: vuole che tutti vadano fuori strada, qualunque sia l'errore in cui ciascuno incappa.
Quanto sono diverse le eresie! quanto diversi i vari errori! Di tutti però si compiace il diavolo,
se l'uomo ne è traviato. Il diavolo non dice: Ci siano pure i donatisti, ma non ci siano gli ariani.
Gli uni e gli altri, si trovino qui o altrove, son proprietà sua: di lui, cioè, che raduna senza
giudizio. Dice ancora: Adori pure quel tale gli idoli: egli è mio. Ovvero: Rimanga nelle
aberrazioni del giudaismo: è mio. Abbracci questa o quell'eresia: quando si sarà staccato
dall'unità, è mio. Ecco chi raduna accumulando ricchezze senza giudizio. Ma come prosegue il
testo sacro? A metà dei suoi giorni lo abbandoneranno e alla fine diverrà uno stolto 119. Verrà
infatti il Signore a radunare da ogni dove le sue pecore, e l'altro a metà dei suoi giorni (cioè
più presto di quanto non si lusingasse o illudesse) si vedrà abbandonato e alla fine diverrà uno
stolto. Perché in un primo tempo egli era sapiente e alla fine diviene uno stolto? Ascoltatemi,
fratelli! Nella Scrittura a volte col nome di sapienza si indica l'astuzia, per un uso abusivo, non
appropriato, della parola. Si dice ad esempio: Dov'è il sapiente? dove lo scriba? dove il sottile
ricercatore della scienza mondana? Non ha forse Dio resa stolta la sapienza di questo
mondo? 120. Ora, questa pernice, che è lo stesso di dragone e di serpente, fu, per così dire,
sapiente quando ingannò Adamo servendosi di Eva 121. Lo si ritenne veritiero, si suppose che
volesse dare un consiglio vantaggioso, e gli si prestò fede a dispetto di Dio. E tutto questo è
chiamato sapienza, per un uso improprio e peggiorativo del termine frequente nelle nostre
Scritture (cosa infatti intendano per "sapienza" gli autori profani, a noi non interessa). Lo si
ricava dal medesimo libro, dove è detto: Il serpente era la più saggia di tutte le bestie 122.
Saggio più di tutte le bestie in quanto fu più astuto e scaltro nell'ordire l'inganno. In un
secondo momento poi, ecco che non lo si crede più e gli si dice: Noi rinunziamo a te. Basta
l'averci tu presi di sprovvista una volta e ingannati. Così alla fine diverrà stolto: i suoi tranelli
saranno scoperti e quindi non saranno più tranelli. Alla fine diverrà stolto lui che s'è raccolto
attorno figli da lui non generati e si è procurato delle ricchezze senza giudizio. A differenza di
lui, il nostro Redentore ci pasce nel giudizio.
Le astuzie degli eretici.
29. Ecco ora un eretico. Se non un fratello del diavolo certo ne è un collaboratore e un figlio.
Anche a costui io darei il nome di pernice, animale litigioso al segno che (come ben sanno i
cacciatori) si lascia prendere anche per la voglia che ha di attaccare. Allo stesso modo gli
eretici muovono attacchi alla verità; e questo fin dal momento che si separarono dall'unità.
Attualmente dicono: Non abbiamo alcuna voglia di litigare; ma lo dicono perché già sono stati
catturati. Anzi, oggi non hanno più nemmeno l'occasione di dire: Non voglio litigare. O eretico,
ora imbrigliato, tempi addietro, agli inizi del tuo scisma, tu eri certamente uno di quelli che
rimproveravi i "traditori" condannavi gli innocenti, ricorrevi al giudizio dell'imperatore,
dissentivi dalle sentenze dei vescovi, vinto ti appellavi ripetutamente, e dinanzi al tribunale
dell'imperatore contendevi con un accanimento esacerbato. Volevi radunare figli che non avevi
generati. Dov'è ora la tua alterigia, le tue chiacchiere, i tuoi insulti? Effettivamente,
avvicinandoti alla tua fine sei divenuto uno stolto, e ti sei messo a temere, sebbene senza
giudizio. Non cerchi infatti un giudizio retto né riguardo al tuo errore né riguardo alla verit&

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:20. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com