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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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SANT'AGOSTINO

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2015 19:26
07/01/2015 19:17

DISCORSO AI PASTORI
DISCORSO 46

I PASTORI

DA EZECHIELE 34, 1-16


1. Tutta la nostra speranza è in Cristo; egli è tutta la nostra gloria, gloria vera e salutare. La
vostra Carità non ode oggi per la prima volta queste cose: voi infatti appartenete al gregge di
colui che provvidamente pasce Israele 1. Ma, siccome ci sono pastori che amano esser
chiamati pastori mentre si rifiutano d'adempiere l'ufficio di pastori, scorriamo le parole ad essi
rivolte dal profeta secondo la lettura che abbiamo or ora ascoltato. Voi ascoltate con
attenzione; noi ascolteremo con tremore.
Vescovi e cristiani.
2. Il Signore mi rivolse la parola e mi disse: Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori
d'Israele e di' ai pastori d'Israele 2. Abbiamo ascoltato poc'anzi la lettura di questo testo, sul
quale abbiamo stabilito d'intrattenerci alquanto con la vostra Santità. Ci aiuterà il Signore a
dirvi il vero; e a ciò riusciremo se non presumeremo dirvi cose nostre. Infatti, se diremo del
nostro, saremo pastori che pasciamo noi stessi, non le pecore; se invece ci viene dal Signore
quel che diciamo, qualunque sia la persona che vi pasce, è sempre il Signore a pascervi.Queste
cose dice il Signore Iddio: Guai ai pastori d'Israele! Essi pascono soltanto se stessi. Non è
invece compito dei pastori pascere le pecore? 3. Vuol dire: i pastori non debbono pascere se
stessi ma le pecore, sicché questo è il primo motivo per cui vengono rimproverati tali pastori:
perché pascono se stessi e non le pecore. Chi sono coloro che pascono se stessi? Son coloro
dei quali dice l'Apostolo: Tutti cercano i propri interessi, non gli interessi di Gesù Cristo 4.
Consideriamo un istante noi stessi. Il Signore ci ha posti in questo luogo (di cui dovremo
rendere stretto conto) per un tratto della sua condiscendenza e non certo per i nostri meriti.
Ebbene, noi siamo insigniti di due dignità che occorre ben distinguere: la dignità di cristiani e
quella di vescovi. La prima, cioè l'essere cristiani, è per noi; l'altra, cioè l'essere vescovi, è per
voi. Nel fatto di essere cristiani vanno sottolineati i vantaggi che derivano a noi; nel fatto di
essere vescovi, ciò che conta è esclusivamente la vostra utilità. Vi sono molti che, essendo
cristiani e non vescovi, raggiungono Dio e la loro via è forse più agevole [che non la nostra],
ed essi possono camminare tanto più spediti quanto più è leggero il peso che portano. Noi,
invece, oltre ad essere cristiani, per cui dovremo render conto a Dio della nostra vita, siamo
anche vescovi, e quindi dovremo rendergli conto anche del nostro ministero. Vi fo presente
tale difficile situazione affinché vogliate compatirci e pregare per noi. Verrà infatti il giorno in
cui tutto sarà sottoposto a giudizio 5; e quel giorno, se per il mondo intero è lontano, per i
singoli uomini è vicino, coincidendo con l'ultimo giorno della propria vita. Inoltre, Dio ha
voluto che a noi fosse celato sia il giorno della fine del mondo sia quello della fine della vita dei
singoli uomini: per cui, vuoi non aver paura del giorno che non conosci? Fa' che quando arriva
ti trovi preparato. Quanto al compito dei vescovi, esso è di curare il bene dei loro sudditi, e
nella funzione stessa del comando non debbono assolutamente mirare al proprio tornaconto
ma al bene di coloro dei quali sono i servi. Ogni vescovo pertanto che godesse per il posto che
occupa e cercasse il suo onore e guardasse esclusivamente ai suoi interessi privati, sarebbe di
quelli che pascono se stessi e non le pecore. E a costoro è diretta la profezia. Quanto a voi,
ascoltate come pecore di Dio e osservate come Dio vi abbia posti al sicuro. Qualunque sia il
comportamento di chi vi sta a capo, cioè di noi, voi state sempre al sicuro per la sicurezza che
vi ha donato il Pastore d'Israele. Dio non abbandona le sue pecore: sicché i cattivi pastori
sconteranno le loro colpe, mentre le pecore conseguiranno i beni loro promessi.
3. Prestiamo dunque attenzione alle parole che rivolge ai pastori intenti a pascere se stessi, e
non le pecore, la divina Scrittura che certo non adula nessuno. Ecco - dice - voi consumate il
latte e vi coprite con la lana; voi uccidete le pecore grasse e non menate al pascolo le mie
pecore. Non sostenete quelle che son deboli, non rinvigorite quelle che sono malate, non
fasciate quelle che hanno le ossa spezzate, non richiamate [all'ovile] le fuorviate, né ricercate
quelle che si sono perdute; anzi uccidete quelle che son forti. In tal modo, per mancanza di
pastore, le mie pecore si sono sbandate 6. Lo si dice contro i pastori che pascono se stessi, e
non le pecore, e si indica cosa essi amino e cosa trascurino. Che cosa amano? Voi ne
consumate il latte e vi coprite con la lana. Al riguardo direbbe l'Apostolo: Qual uomo pianta
una vigna e non ne coglie il frutto? Chi mena al pascolo un gregge, senza nutrirsi del suo
latte? 7. Dal che si ricava che per "latte del gregge" deve intendersi tutto ciò che il popolo di
Dio offre ai suoi sacerdoti per provvedere al loro sostentamento; e proprio a questo si riferiva
l'Apostolo nel testo citato 8.
Paolo ricusa il sostentamento offertogli dai cristiani.
4. Personalmente, l'Apostolo aveva scelto di vivere con il lavoro delle sue mani, rinunciando a
chiedere il latte alle pecore 9; tuttavia asserisce chiaramente che aveva il diritto di prenderlo,
in quanto il Signore aveva disposto che i banditori del Vangelo dovessero vivere del Vangelo.
Ricorda ancora che certi suoi compagni di apostolato si regolavano secondo questa facoltà,
che non era da loro usurpata ma effettivamente concessa [dal Signore]. Quanto a se stesso,
egli fece di più: cioè ricusò di ricevere anche quello che gli era dovuto 10. Si privò di ciò che gli
sarebbe spettato, facendone un dono [alle comunità]; andò oltre il prescritto; non che gli altri
esigessero ciò che loro non era dovuto. Figura di ciò potrebbe, forse, essere quel tale che dopo
aver portato il ferito all'ospizio disse: Se avrai speso di più, te lo rimborserò al ritorno 11.
Ebbene, di questi tali che non hanno bisogno del latte del gregge cosa diremo ancora? Sono
più generosi, o, meglio, adempiono con maggiore larghezza [di cuore] lo stesso dovere degli
altri, che è un dovere di generosità. Lo possono fare; e quel che possono fare lo fanno in
realtà. Lodiamoli pure, ma non condanniamo gli altri. E, riguardo all'Apostolo, sebbene non si
avvalesse della concessione, tuttavia desiderava che le pecore fossero feconde, non sterili o
prive di latte. E una volta trovandosi in gravi strettezze, incarcerato per la confessione della
verità, gli fu mandato dai fratelli quel che occorreva al suo bisogno e necessità. Rispose
ringraziandoli e dicendo: Avete fatto bene a provvedere ai miei bisogni 12. Io infatti ho
imparato a bastare a me stesso: so abbondare e so sopportare le privazioni; tutto posso in
colui che mi dà forza; tuttavia voi avete fatto bene a venirmi incontro nelle mie necessità 13.
Per dimostrare poi a che cosa egli mirasse plaudendo all'opera buona da loro compiuta 14 e
per non rientrare nella categoria di quei pastori che pascono se stessi e non le pecore, eccolo
godere non tanto per l'aiuto recato alle sue necessità quanto piuttosto per la fecondità degli
offerenti. Che cosa dunque ricercava l'Apostolo? Dice: Non cerco doni, ma esigo frutti 15. Cioè:
Non sono io che debbo essere ben provvisto, ma siete voi che non dovete rimanere infecondi.
E' lecito farsi mantenere dal popolo.
5. Quanti non riescono a fare lo stesso che Paolo, cioè mantenersi con il lavoro delle proprie
mani, prendano pure il latte dalle pecore e vi si mantengano nella loro penuria. Tuttavia, non
trascurino la debolezza delle pecore, cioè nella loro attività non cerchino, per dir così, il loro
tornaconto dando l'impressione d'annunziare il Vangelo per sbarcare il lunario loro
personalmente, ma dispensino agli altri la luce della parola di verità che li illumini. Essi infatti
sono come lucerne, e di loro sta scritto: Siano cinti i vostri fianchi e accese le vostre
lucerne 16; e ancora: Nessuno accende una lucerna e la pone sotto il moggio ma sopra il
candeliere, affinché illumini tutti coloro che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce
dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro
celeste 17. Se tu avessi in casa una lucerna accesa, non vi aggiungeresti continuamente
dell'olio per non farla estinguere? Che se poi questa lucerna, dopo che tu l'hai rifornita di olio,
non ardesse, vorrebbe dire che non era degna di stare sul candeliere e dovrebbe essere subito
spezzata. Quanto dunque all'indispensabile per vivere, è una necessità riceverlo, è carità
donarlo. Non nel senso che il Vangelo sia roba da mercato e che quanto ricevono per vivere
coloro che lo annunziano ne sia il prezzo. Se lo vendessero così, venderebbero a prezzo troppo
vile una cosa troppo preziosa. Gli evangelizzatori pertanto ricevano pure dal popolo il
sostentamento, se necessario, ma si aspettino dal Signore la ricompensa delle loro fatiche.
Difatti il popolo non è in grado di ripagare con giusta mercede coloro che lo servono nella
carità del Vangelo; né, d'altra parte, costoro se l'aspettino se non da colui dal quale gli altri si
ripromettono la salvezza. Che cosa si rimprovera dunque a certi pastori? e qual è il motivo per
cui li si rimprovera? Li si rimprovera perché, pur prendendo [dal gregge] il latte per nutrirsi e
la lana per vestirsi, non si curano delle pecore. Essi, insomma, cercano solamente gli interessi
propri, non quelli di Gesù Cristo 18.
6. Abbiamo spiegato cosa sia consumare il latte [del gregge]. Ora dobbiamo indagare cosa
significhi coprirsi con le sue lane. Chi offre il latte somministra il cibo; chi offre la lana rende
l'onore. Questi sono i due vantaggi che cercano dalla gente quei pastori che pascono se stessi
e non le pecore: risorse per sopperire alle proprie necessità e riguardi particolari consistenti in
onorificenze e lodi. Il vestito infatti si può ben riferire alle onorificenze in quanto serve a
coprire la nudità. In effetti ogni uomo è misero; e cos'è colui che vi sta a capo se non ciò che
siete voi? È rivestito di carne, è mortale; mangia, dorme, si alza; è nato e dovrà morire. Se
dunque tu consideri ciò che egli è in se stesso, vedi che è un semplice uomo; se gli tributassi
un onore esagerato in certo qual modo ne nasconderesti la miseria.
L'esempio dell'apostolo Paolo.
7. Un manto di questo genere aveva ricevuto dal buon popolo di Dio lo stesso Paolo, vedete,
quando diceva: Mi avete ricevuto come un angelo di Dio. Io infatti vi rendo testimonianza che,
se fosse stato possibile, vi sareste cavati persino gli occhi per darli a me 19. Egli però, pur
essendo stato fatto segno di tanto onore, forse che li risparmiò, a motivo dell'onore ricevuto, e
li abbandonò nell'errore, temendo d'essere da loro rinnegato o elogiato con meno trasporto,
poiché li rimproverava? Se avesse agito così, sarebbe stato tra coloro che pascono se stessi e
non le pecore. Avrebbe infatti ragionato così: Che me ne importa? Ciascuno faccia ciò che gli
piace; il mio sostentamento è assicurato, e così pure il mio onore. Ho latte e lana a sufficienza.
Vada pure ciascuno dove gli pare. Ma davvero? ogni cosa è a posto per te quando ciascuno va
dove gli pare? Non voglio supporre che tu sia vescovo; ti prendo come uno qualunque del
popolo: ma anche allora varrebbero per te le parole: Se un membro soffre, ne soffrono insieme
tutte le membra 20. Pertanto l'Apostolo, ricordando ai lettori come si erano comportati nei suoi
riguardi per non sembrare dimentico dell'onore da loro ricevuto, attesta che lo accolsero come
un angelo di Dio e che, se fosse stato possibile, si sarebbero persino cavati gli occhi per darli a
lui. Nonostante ciò, però, egli si china sulla pecora malata, in via di decomposizione, per
incidere la piaga e non lasciar progredire l'infezione. Diceva: Per avervi annunziato la verità,
son dunque diventato vostro nemico? 21. Ecco uno che dalle pecore prese il latte, come poco fa
ricordavamo, e si coprì con la loro lana, ma non trascurò le pecore. Egli infatti cercava non i
vantaggi propri, ma quelli di Gesù Cristo 22.
Una predicazione aberrante.
8. Mai dunque succeda che veniamo a dirvi: Vivete come vi pare! State tranquilli! Dio non
condannerà nessuno: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha redenti, ha sparso per
voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la voglia d'andarvi a deliziare con gli
spettacoli, andateci pure! Alla fin fine che male c'è? E queste feste che si celebrano nell'intera
città, con grande tripudio di gente che banchetta e - come essa crede - si esilara, mentre in
realtà si rovina, alle mense pubbliche... andateci pure, celebratele tranquilli: tanto la
misericordia di Dio è senza limiti e tutto lascerà correre! Coronatevi di rose prima che
marciscano 23! E anche dentro la casa del vostro Dio, quando ve ne venisse la voglia,
banchettate pure! rimpinzatevi di cibi e bevande insieme con i vostri amici. Queste creature
infatti ci sono state date proprio affinché ne godiate. O che Dio le avrebbe mai date agli empi e
ai pagani, negandole poi a voi? Se vi facessimo di questi discorsi, forse raduneremmo attorno
a noi folle più numerose; e, se pur ci fossero alcuni che s'accorgessero come nel nostro parlare
diciamo delle cose inesatte, ci inimicheremmo questi pochi, ma guadagneremmo il favore della
stragrande maggioranza. Tuttavia, comportandoci in questa maniera, vi annunzieremmo non
le parole di Dio o di Cristo, ma le nostre parole; e saremmo pastori che pascono se stessi, non
le pecore.
Il pastore che uccide le pecore sane.
9. Dopo aver detto che cosa amino questi pastori, [il profeta] ci dice che cosa trascurino.
Pecore viziate si trovano infatti per ogni dove, mentre sono pochissime le pecore sane e
grasse, cioè nutrite del solido cibo della verità e capaci, per dono di Dio, di cibarsi in buoni
pascoli. Ora i cattivi pastori non risparmiano nemmeno queste. Non basta loro trascurare le
prime, cioè le malate, le deboli, le fuorviate, le sperdute; per quanto sta in loro, essi
ammazzano anche le forti e le grasse. Eppure esse vivono: vivono per un dono della
misericordia di Dio, ma, per quel che dipende dai pastori cattivi, essi le uccidono. In che modo,
mi chiederai, le uccidono? Vivendo male, dando cattivo esempio. O che forse fu detto invano a
quel tal servo di Dio, esimio tra le membra del sommo Pastore: Offri a tutti te stesso quale
modello di opere buone 24, e ancora: Sii modello per i tuoi fedeli 25? Succede infatti talora che
la pecora, anche quella forte, rilevi la condotta cattiva del suo pastore. Se per un istante essa
distoglierà lo sguardo dai comandamenti del Signore, e lo fisserà sull'uomo, inizierà a dire in
fondo al suo cuore: Se il mio pastore vive in questa maniera, chi sono io che non debba
permettermi le stesse cose che egli fa? In tal modo uccide la pecora forte. Ora, se uccide la
pecora forte, cosa mai farà delle altre, lui che con la sua cattiva condotta è stato causa di
morte per quelle che, pur non avendole lui rese forti e robuste, tuttavia le aveva trovate tali?
Dico e ripeto alla vostra Carità: Facciamo pure il caso che le pecore siano vive e forti per la
parola del Signore e che si ricordino di quanto udito dal loro Signore: Fate ciò che vi dicono ma
non fate ciò che essi stessi fanno 26. Ebbene, anche in tale caso, uno che pubblicamente vive
male, per quanto sta in lui uccide quelli che vedono il suo comportamento. Non si lusinghi
costui [d'essere innocente] per il fatto che l'altro non è morto. È vero che questi vive, ma egli
è ugualmente omicida. È come quando un uomo lussurioso guarda una donna con intenzioni
cattive. La donna rimane casta, ma quel tale è un adultero. La sentenza del Signore è, al
riguardo, tanto verace quanto risaputa: Chiunque guarda una donna desiderandola malamente
ha già commesso con lei adulterio in fondo al suo cuore 27. Non gli fu dato di raggiungere il di
lei talamo, ma egli nel suo giaciglio interiore tresca con lei. Allo stesso modo ogni superiore
che si comporti male in presenza di coloro che egli deve governare, per quanto sta in lui uccide
anche le pecore forti. Chi lo imita muore, chi non lo imita vive; ma il pastore, per quanto sta in
lui, è causa di morte per l'uno e per l'altro. Dice: Voi ammazzate le pecore grasse, e non
pascete le mie pecore 28.
Preannunziare al cristiano le prove che l'attendono.
10. Avete ormai udito che cosa [tali pastori] amino; ascoltate che cosa trascurino. Voi non
sostenete le pecore deboli, non rinvigorite quelle che sono malate, non fasciate quelle che
hanno le ossa spezzate, cioè rotte; non richiamate [all'ovile] le fuorviate, né ricercate quelle
che si sono perdute; anzi, uccidete quelle che son forti 29, cioè le ammazzate, macellate. La
pecora è debole quando ha debole il cuore, sicché può cedere alla tentazione che non ha
prevista né vi si è preparata. A uno che ha tali convinzioni, il pastore negligente non
dice: Figlio, quando ti metti al servizio del Signore, sta' saldo nella giustizia e nel timore, e
prepara la tua anima alla tentazione 30. Chi parla così sorregge il debole e da debole lo rende
robusto, sicché egli, aderendo alla fede, non se ne ripromette delle comodità materiali. Se al
contrario fosse stato educato a ripromettersi dei vantaggi materiali, si troverebbe infrollito
dalle comodità e, al sopraggiungere delle avversità, ne verrebbe ferito e forse anche ucciso.
Chi lo educa in tale maniera non lo costruisce sopra la roccia ma sopra la sabbia 31.Poiché la
roccia è Cristo 32, e il cristiano deve imitare i patimenti di Cristo, non andare a caccia di
piaceri. Viceversa, il debole è incoraggiato quando gli si dice francamente: Da questo mondo
aspèttati pure delle tribolazioni, ma da tutte ti libererà il Signore; se il tuo cuore non si
allontanerà da lui né si volgerà indietro. Infatti, per infondere coraggio al tuo cuore egli venne
a patire e a morire; fu coperto di sputi e coronato di spine; udì oltraggi, e infine fu confitto in
croce. Tutte queste cose egli subì per te, e tu non vorresti sopportare nulla! Non per lui, ma
per te.
Partecipi della croce di Cristo.
11. Come giudicare allora quei pastori che, per timore di dispiacere a chi li ascolta, non solo
non premuniscono i fedeli contro le tentazioni che li sovrastano ma anche promettono una
felicità temporale che Dio in nessun modo ha promessa allo stesso mondo? Dio predice al
mondo, come tale, travagli su travagli, sino alla fine, e tu pretendi che il cristiano da tali
travagli sarà esentato? Essendo invece cristiano, avrà da soffrire in questo mondo più che non
gli altri! Dice infatti l'Apostolo: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo soffriranno
persecuzioni 33. Piaccia o non piaccia a te, pastore che cerchi i tuoi vantaggi e non quelli di
Gesù Cristo, l'Apostolo afferma: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo soffriranno
persecuzioni; e tu di' pure: Se vivrai piamente in Cristo, diguazzerai nell'abbondanza di ogni
bene. E se non hai figli, ne avrai e li alleverai tutti e nessuno ti morrà... Questo è dunque il tuo
edificare? Guarda che cosa fai e dove costruisci. Tu poni sulla sabbia l'edificio di quel tale che
vuoi edificare 34: verrà la pioggia, si gonfierà il fiume, soffierà il vento, e si abbatteranno su
quella casa, ed essa cadrà e grande sarà la sua rovina. Toglilo dunque da sopra la sabbia e
ponilo sulla roccia 35: sia fondato su Cristo colui che tu vuoi sia cristiano! Che egli consideri i
patimenti sofferti immeritatamente da Cristo; che consideri come Cristo, che era senza
peccato, sconti per ciò che non aveva rapito 36. Ricordi la Scrittura che gli dice: Dio flagella
ogni figlio che accoglie 37, e si prepari ad essere flagellato, ovvero dica che non gli interessa
d'essere accolto {da Dio]. Dice: Egli flagella ogni figlio che accoglie, e tu gli dici che forse ne
sarà eccettuato. Se ti si risparmieranno i flagelli, è segno che non sei incluso nel numero dei
figli. Ma che davvero - dirai - Iddio flagella tutti i suoi figli? Senza dubbio! al segno da non
escludere dai flagelli nemmeno il suo Unigenito. Questo Unigenito era nato dalla sostanza del
Padre, nella natura divina era uguale al Padre 38, era il Verbo ad opera del quale furono create
tutte le cose 39. Egli non aveva modo di essere flagellato, ma per non rimanere senza flagelli si
rivestì di carne. Se dunque Dio flagella il suo Unigenito senza peccato, risparmierà i flagelli al
figlio adottivo carico di peccati? Che siamo chiamati ad essere figli adottivi, ce lo dice
l'Apostolo 40; e questa adozione a figli che abbiamo ricevuta 41 ci rende coeredi del Figlio
unigenito, mentre ne siamo anche l'eredità, come è scritto:Chiedimelo, e io ti darò le genti in
[Modificato da MARIOCAPALBO 07/01/2015 19:19]

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