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Chi e' lo spirito Santo e i suoi doni

Ultimo Aggiornamento: 13/12/2014 15:41
13/12/2014 15:26

PAPA FRANCESCO



Il tempo pasquale che con gioia stiamo vivendo, guidati dalla liturgia della Chiesa, è per eccellenza il tempo dello Spirito Santo donato «senza misura» (cfr Gv 3,34) da Gesù crocifisso e risorto. Questo tempo di grazia si conclude con la festa della Pentecoste, in cui la Chiesa rivive l’effusione dello Spirito su Maria e gli Apostoli raccolti in preghiera nel Cenacolo.

Ma chi è lo Spirito Santo? Nel Credo noi professiamo con fede: «Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita». La prima verità a cui aderiamo nel Credo è che lo Spirito Santo è Kýrios, Signore. Ciò significa che Egli è veramente Dio come lo sono il Padre e il Figlio, oggetto, da parte nostra, dello stesso atto di adorazione e di glorificazione che rivolgiamo al Padre e al Figlio. Lo Spirito Santo, infatti, è la terza Persona della Santissima Trinità; è il grande dono del Cristo Risorto che apre la nostra mente e il nostro cuore alla fede in Gesù come il Figlio inviato dal Padre e che ci guida all’amicizia, alla comunione con Dio.

Ma vorrei soffermarmi soprattutto sul fatto che lo Spirito Santo è la sorgente inesauribile della vita di Dio in noi. L’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi desidera una vita piena e bella, giusta e buona, una vita che non sia minacciata dalla morte, ma che possa maturare e crescere fino alla sua pienezza. L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace. Tutti sentiamo questo desiderio! E Gesù ci dona quest’acqua viva: essa è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e che Gesù riversa nei nostri cuori. «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza», ci dice Gesù (Gv 10,10).

Gesù promette alla Samaritana di donare un’“acqua viva”, con sovrabbondanza e per sempre, a tutti coloro che lo riconoscono come il Figlio inviato dal Padre per salvarci (cfr Gv 4, 5-26; 3,17). Gesù è venuto a donarci quest’“acqua viva” che è lo Spirito Santo, perché la nostra vita sia guidata da Dio, sia animata da Dio, sia nutrita da Dio. Quando noi diciamo che il cristiano è un uomo spirituale intendiamo proprio questo: il cristiano è una persona che pensa e agisce secondo Dio, secondo lo Spirito Santo. Ma mi faccio una domanda: e noi, pensiamo secondo Dio? Agiamo secondo Dio? O ci lasciamo guidare da tante altre cose che non sono propriamente Dio? Ciascuno di noi deve rispondere a questo nel profondo del suo cuore.

A questo punto possiamo chiederci: perché quest’acqua può dissetarci sino in fondo? Noi sappiamo che l’acqua è essenziale per la vita; senz’acqua si muore; essa disseta, lava, rende feconda la terra. Nella Lettera ai Romanitroviamo questa espressione: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (5,5). L’“acqua viva”, lo Spirito Santo, Dono del Risorto che prende dimora in noi, ci purifica, ci illumina, ci rinnova, ci trasforma perché ci rende partecipi della vita stessa di Dio che è Amore. Per questo, l’Apostolo Paolo afferma che la vita del cristiano è animata dallo Spirito e dai suoi frutti, che sono «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22-23). Lo Spirito Santo ci introduce nella vita divina come “figli nel Figlio Unigenito”. In un altro passo della Lettera ai Romani, che abbiamo ricordato più volte, san Paolo lo sintetizza con queste parole: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi… avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo “Abbà! Padre!”. Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (8,14-17). Questo è il dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori: la vita stessa di Dio, vita di veri figli, un rapporto di confidenza, di libertà e di fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio, che ha come effetto anche uno sguardo nuovo verso gli altri, vicini e lontani, visti sempre come fratelli e sorelle in Gesù da rispettare e da amare. Lo Spirito Santo ci insegna a guardare con gli occhi di Cristo, a vivere la vita come l’ha vissuta Cristo, a comprendere la vita come l’ha compresa Cristo. Ecco perché l’acqua viva che è lo Spirito Santo disseta la nostra vita, perché ci dice che siamo amati da Dio come figli, che possiamo amare Dio come suoi figli e che con la sua grazia possiamo vivere da figli di Dio, come Gesù. E noi, ascoltiamo lo Spirito Santo? Cosa ci dice lo Spirito Santo? Dice: Dio ti ama. Ci dice questo. Dio ti ama, Dio ti vuole bene. Noi amiamo veramente Dio e gli altri, come Gesù? Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo, lasciamo che Lui ci parli al cuore e ci dica questo: che Dio è amore, che Dio ci aspetta, che Dio è il Padre, ci ama come vero Papà, ci ama veramente e questo lo dice soltanto lo Spirito Santo al cuore. Sentiamo lo Spirito Santo, ascoltiamo lo Spirito Santo e andiamo avanti per questa strada dell'amore, della misericordia e del perdono. Grazie.

sull’azione che lo Spirito Santo compie nel guidare la Chiesa e ciascuno di noi alla Verità.
Gesù stesso dice ai discepoli: lo Spirito Santo «vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13), essendo Egli stesso «lo Spirito di Verità» (cfr Gv 14,17; 15,26; 16,13).

Viviamo in un’epoca in cui si è piuttosto scettici nei confronti della verità. Benedetto XVI ha parlato molte volte di relativismo, della tendenza cioè a ritenere che non ci sia nulla di definitivo e a pensare che la verità venga data dal consenso o da quello che noi vogliamo. Sorge la domanda: esiste veramente “la” verità? Che cos’è “la” verità? Possiamo conoscerla? Possiamo trovarla? Qui mi viene in mente la domanda del Procuratore romano Ponzio Pilato quando Gesù gli rivela il senso profondo della sua missione: «Che cos’è la verità?» (Gv 18,37.38). Pilato non riesce a capire che “la” Verità è davanti a lui, non riesce a vedere in Gesù il volto della verità, che è il volto di Dio. Eppure, Gesù è proprio questo: la Verità, che, nella pienezza dei tempi, «si è fatta carne» (Gv1,1.14), è venuta in mezzo a noi perché noi la conoscessimo. La verità non si afferra come una cosa, la verità si incontra. Non è un possesso, è un incontro con una Persona.

Ma chi ci fa riconoscere che Gesù è “la” Parola di verità, il Figlio unigenito di Dio Padre? San Paolo insegna che «nessuno può dire: “Gesù è Signore!” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3). E’ proprio lo Spirito Santo, il dono di Cristo Risorto, che ci fa riconoscere la Verità. Gesù lo definisce il “Paraclito”, cioè “colui che ci viene in aiuto”, che è al nostro fianco per sostenerci in questo cammino di conoscenza; e, durante l’Ultima Cena, Gesù assicura ai discepoli che lo Spirito Santo insegnerà ogni cosa, ricordando loro le sue parole (cfr Gv 14,26).

Qual è allora l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita e nella vita della Chiesa per guidarci alla verità? Anzitutto, ricorda e imprime nei cuori dei credenti le parole che Gesù ha detto, e, proprio attraverso tali parole, la legge di Dio – come avevano annunciato i profeti dell’Antico Testamento – viene inscritta nel nostro cuore e diventa in noi principio di valutazione nelle scelte e di guida nelle azioni quotidiane, diventa principio di vita. Si realizza la grande profezia di Ezechiele: «vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo… Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme» (36,25-27). Infatti, è dall’intimo di noi stessi che nascono le nostre azioni: è proprio il cuore che deve convertirsi a Dio, e lo Spirito Santo lo trasforma se noi ci apriamo a Lui.

Lo Spirito Santo, poi, come promette Gesù, ci guida «a tutta la verità» (Gv 16,13); ci guida non solo all’incontro con Gesù, pienezza della Verità, ma ci guida anche “dentro” la Verità, ci fa entrare cioè in una comunione sempre più profonda con Gesù, donandoci l’intelligenza delle cose di Dio. E questa non la possiamo raggiungere con le nostre forze. Se Dio non ci illumina interiormente, il nostro essere cristiani sarà superficiale. La Tradizione della Chiesa afferma che lo Spirito di verità agisce nel nostro cuore suscitando quel “senso della fede” (sensus fidei) attraverso il quale, come afferma il Concilio Vaticano II, il Popolo di Dio, sotto la guida del Magistero, aderisce indefettibilmente alla fede trasmessa, la approfondisce con retto giudizio e la applica più pienamente nella vita (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 12). Proviamo a chiederci: sono aperto all’azione dello Spirito Santo, lo prego perché mi dia luce, mi renda più sensibile alle cose di Dio? Questa è una preghiera che dobbiamo fare tutti i giorni: «Spirito Santo fa’ che il mio cuore sia aperto alla Parola di Dio, che il mio cuore sia aperto al bene, che il mio cuore sia aperto alla bellezza di Dio tutti i giorni». Vorrei fare una domanda a tutti: quanti di voi  pregano ogni giorno lo Spirito Santo? Saranno pochi, ma noi dobbiamo soddisfare questo desiderio di Gesù e pregare tutti i giorni lo Spirito Santo, perché ci apra il cuore verso Gesù.

Pensiamo a Maria che «serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19.51). L’accoglienza delle parole e delle verità della fede perché diventino vita, si realizza e cresce sotto l’azione dello Spirito Santo. In questo senso occorre imparare da Maria, rivivere il suo “sì”, la sua disponibilità totale a ricevere il Figlio di Dio nella sua vita, che da quel momento è trasformata. Attraverso lo Spirito Santo, il Padre e il Figlio prendono dimora presso di noi: noi viviamo in Dio e di Dio. Ma la nostra vita è veramente animata da Dio? Quante cose metto prima di Dio?

Cari fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di lasciarci inondare dalla luce dello Spirito Santo, perché Egli ci introduca nella Verità di Dio, che è l’unico Signore della nostra vita. In quest’Anno della fede chiediamoci se concretamente abbiamo fatto qualche passo per conoscere di più Cristo e le verità della fede, leggendo e meditando la Sacra Scrittura, studiando il Catechismo, accostandosi con costanza ai Sacramenti. Ma chiediamoci contemporaneamente quali passi stiamo facendo perché la fede orienti tutta la nostra esistenza. Non si è cristiani “a tempo”, soltanto in alcuni momenti, in alcune circostanze, in alcune scelte. Non si può essere cristiani così, si è cristiani in ogni momento! Totalmente! La verità di Cristo, che lo Spirito Santo ci insegna e ci dona, interessa per sempre e totalmente la nostra vita quotidiana. Invochiamolo più spesso, perché ci guidi sulla strada dei discepoli di Cristo. Invochiamolo tutti i giorni. Vi faccio questa proposta: invochiamo tutti i giorni lo Spirito Santo, così lo Spirito Santo ci avvicinerà a Gesù Cristo.

Nel Credo, subito dopo aver professato la fede nello Spirito Santo, diciamo: «Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». C’è un profondo legame tra queste due realtà di fede: è lo Spirito Santo, infatti, che dà vita alla Chiesa, guida i suoi passi. Senza la presenza e l’azione incessante dello Spirito Santo, la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,18). Evangelizzare è la missione della Chiesa, non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra missione. L’Apostolo Paolo esclamava: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1Cor 9,16). Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita! Paolo VI sottolineava che «evangelizzare… è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare» (Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14).

Chi è il vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa? Paolo VI scriveva con chiarezza: «È lui, lo Spirito Santo che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da Lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato» (ibid., 75). Per evangelizzare, allora, è necessario ancora una volta aprirsi all'orizzonte dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e dove ci guidi. Affidiamoci a Lui! Lui ci renderà capaci di vivere e testimoniare la nostra fede, e illuminerà il cuore di chi incontriamo. Questa è stata l’esperienza di Pentecoste: agli Apostoli, riuniti con Maria nel Cenacolo, «apparvero lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,3-4). Lo Spirito Santo, scendendo sugli Apostoli, li fa uscire dalla stanza in cui erano chiusi per timore, li fa uscire da se stessi, e li trasforma in annunciatori e testimoni delle «grandi opere di Dio» (v. 11). E questa trasformazione operata dallo Spirito Santo si riflette sulla folla accorsa sul luogo e proveniente «da ogni nazione che è sotto il cielo» (v. 5), perché ciascuno ascolta le parole degli Apostoli come se fossero pronunciate nella propria lingua (v. 6).

Qui c’è un primo effetto importante dell’azione dello Spirito Santo che guida e anima l’annuncio del Vangelo: l’unità, la comunione. A Babele, secondo il racconto biblico, era iniziata la dispersione dei popoli e la confusione delle lingue, frutto del gesto di superbia e di orgoglio dell’uomo che voleva costruire, con le sole proprie forze, senza Dio, «una città e una torre la cui cima tocchi il cielo» (Gen 11,4). A Pentecoste queste divisioni sono superate. Non c’è più l’orgoglio verso Dio, né la chiusura degli uni verso gli altri, ma c’è l’apertura a Dio, c’è l’uscire per annunciare la sua Parola: una lingua nuova, quella dell’amore che lo Spirito Santo riversa nei cuori (cfr Rm 5,5); una lingua che tutti possono comprendere e che, accolta, può essere espressa in ogni esistenza e in ogni cultura. La lingua dello Spirito, la lingua del Vangelo è la lingua della comunione, che invita a superare chiusure e indifferenza, divisioni e contrapposizioni. Dovremmo chiederci tutti: come mi lascio guidare dallo Spirito Santo in modo che la mia vita e la mia testimonianza di fede sia di unità e di comunione? Porto la parola di riconciliazione e di amore che è il Vangelo negli ambienti in cui vivo? A volte sembra che si ripeta oggi quello che è accaduto a Babele: divisioni, incapacità di comprendersi, rivalità, invidie, egoismo. Io che cosa faccio con la mia vita? Faccio unità attorno a me? O divido, con le chiacchiere, le critiche, le invidie? Che cosa faccio? Pensiamo a questo.  Portare il Vangelo è annunciare e vivere noi per primi la riconciliazione, il perdono, la pace, l’unità e l’amore che lo Spirito Santo ci dona. Ricordiamo le parole di Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,34-35).

Un secondo elemento: il giorno di Pentecoste, Pietro, colmo di Spirito Santo, si alza in piedi «con gli undici» e «a voce alta» (At 2,14) e «con franchezza» (v. 29) annuncia la buona notizia di Gesù, che ha dato la sua vita per la nostra salvezza e che Dio ha risuscitato dai morti. Ecco un altro effetto dell’azione dello Spirito Santo: il coraggio, di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza (parresia), a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo. E questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare. Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita. Sentiamo in noi «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 80). Perché evangelizzare, annunciare Gesù, ci dà gioia; invece, l'egoismo ci dà amarezza, tristezza, ci porta giù; evangelizzare ci porta su.

Accenno solamente ad un terzo elemento, che però è particolarmente importante: una nuova evangelizzazione, una Chiesa che evangelizza deve partire sempre dalla preghiera, dal chiedere, come gli Apostoli nel Cenacolo, il fuoco dello Spirito Santo. Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo. Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, e non è animato dallo Spirito.

Cari amici, come ha affermato Benedetto XVI, oggi la Chiesa «sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, siamo in cammino e ringraziamo il Signore» (Parole all’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 27 ottobre 2012). Rinnoviamo ogni giorno la fiducia nell’azione dello Spirito Santo, la fiducia che Lui agisce in noi, Lui è dentro di noi, ci dà il fervore apostolico, ci dà la pace, ci dà la gioia. Lasciamoci guidare da Lui, siamo uomini e donne di preghiera, che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione con Dio. Grazie.




I doni dello Spirito Santo: 1. La Sapienza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Iniziamo oggi un ciclo di catechesi sui doni dello Spirito Santo. Voi sapete che lo Spirito Santo costituisce l’anima, la linfa vitale della Chiesa e di ogni singolo cristiano: è l’Amore di Dio che fa del nostro cuore la sua dimora ed entra in comunione con noi. Lo Spirito Santo sta sempre con noi, sempre è in noi, nel nostro cuore.

Lo Spirito stesso è “il dono di Dio” per eccellenza (cfr Gv 4,10), è un regalo di Dio, e a sua volta comunica a chi lo accoglie diversi doni spirituali. La Chiesa ne individua sette, numero che simbolicamente dicepienezza, completezza; sono quelli che si apprendono quando ci si prepara al sacramento della Confermazione e che invochiamo nell’antica preghiera detta “Sequenza allo Spirito Santo”. I doni dello Spirito Santo sono: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.

1. Il primo dono dello Spirito Santo, secondo questo elenco, è dunque la sapienza. Ma non si tratta semplicemente della saggezza umana, che è frutto della conoscenza e dell’esperienza. Nella Bibbia si racconta che a Salomone, nel momento della sua incoronazione a re d’Israele, aveva chiesto il dono della sapienza (cfr 1 Re 3,9).E la sapienza è proprio questo: è la grazia di potervedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E’ semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio. Questa è la sapienza. Alcune volte noi vediamo le cose secondo il nostro piacere o secondo la situazione del nostro cuore, con amore o con odio, con invidia… No, questo non è l’occhio di Dio. La sapienza è quello che fa lo Spirito Santo in noi affinché noi vediamo tutte le cose con gli occhi di Dio. E’ questo il dono della sapienza.

2. E ovviamente questo deriva dalla intimità con Dio, dal rapporto intimo che noi abbiamo con Dio, dal rapporto di figli con il Padre. E lo Spirito Santo, quando abbiamo questo rapporto, ci dà il dono della sapienza. Quando siamo in comunione con il Signore, lo Spirito Santo è come se trasfigurasse il nostro cuore e gli facesse percepire tutto il suo calore e la sua predilezione.

3. Lo Spirito Santo rende allora il cristiano «sapiente». Questo, però, non nel senso che ha una risposta per ogni cosa, che sa tutto, ma nel senso che «sa» di Dio, sa come agisce Dio, conosce quando una cosa è di Dio e quando non è di Dio; ha questa saggezza che Dio dà ai nostri cuori. Il cuore dell’uomo saggio in questo senso ha il gusto e il sapore di Dio. E quanto è importante che nelle nostre comunità ci siano cristiani così! Tutto in loro parla di Dio e diventa un segno bello e vivo della sua presenza e del suo amore. E questa è una cosa che non possiamo improvvisare, che non possiamo procurarci da noi stessi: è un dono che Dio fa a coloro che si rendono docili allo Spirito Santo. Noi abbiamo dentro di noi, nel nostro cuore, lo Spirito Santo; possiamo ascoltarlo, possiamo non ascoltarlo. Se noi ascoltiamo lo Spirito Santo, Lui ci insegna questa via della saggezza, ci regala la saggezza che è vedere con gli occhi di Dio, sentire con le orecchie di Dio, amare con il cuore di Dio, giudicare le cose con il giudizio di Dio. Questa è la sapienza che ci regala lo Spirito Santo, e tutti noi possiamo averla. Soltanto, dobbiamo chiederla allo Spirito Santo.

Pensate a una mamma, a casa sua, con i bambini, che quando uno fa una cosa l’altro ne pensa un’altra, e la povera mamma va da una parte all’altra, con i problemi dei bambini. E quando le mamme si stancano e sgridano i bambini, quella è sapienza? Sgridare i bambini – vi domando – è sapienza? Cosa dite voi: è sapienza o no? No! Invece, quando la mamma prende il bambino e lo rimprovera dolcemente e gli dice: “Questo non si fa, per questo…”, e gli spiega con tanta pazienza, questo è sapienza di Dio? Sì! E’ quello che ci dà lo Spirito Santo nella vita! Poi, nel matrimonio, per esempio, i due sposi – lo sposo e la sposa – litigano, e poi non si guardano o, se si guardano, si guardano con la faccia storta: questo è sapienza di Dio? No! Invece, se dice: “Beh, è passata la tormenta, facciamo la pace”, e ricominciano ad andare avanti in pace: questo è sapienza? [la gente: Sì!] Ecco, questo è il dono della sapienza. Che venga a casa, che venga con i bambini, che venga con tutti noi!

E questo non si impara: questo è un regalo dello Spirito Santo. Per questo, dobbiamo chiedere al Signore che ci dia lo Spirito Santo e ci dia il dono dellasaggezza, di quella saggezza di Dio che ci insegna a guardare con gli occhi di Dio, a sentire con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio. E così, con questa saggezza, andiamo avanti, costruiamo la famiglia, costruiamo la Chiesa, e tutti ci santifichiamo. Chiediamo oggi la grazia della sapienza. E chiediamola alla Madonna, che è la Sede della sapienza, di questo dono: che Lei ci dia questa grazia. Grazie!


I doni dello Spirito Santo: 2. L'Intelletto

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Dopo aver preso in esame la sapienza, come primo dei sette doni dello Spirito Santo, oggi vorrei puntare l’attenzione sul secondo dono, cioè l’intelletto. Non si tratta qui dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati. È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza.

L’apostolo Paolo, rivolgendosi alla comunità di Corinto, descrive bene gli effetti di questo dono - cioè che cosa fa il dono dell’intelletto in noi -,e Paolo dice questo: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito» (1 Cor 2,9-10). Questo ovviamente non significa che un cristiano possa comprendere ogni cosa e avere una conoscenza piena dei disegni di Dio: tutto ciò rimane in attesa di manifestarsi in tutta la sua limpidezza quando ci troveremo al cospetto di Dio e saremo davvero una cosa sola con Lui. Però, come suggerisce la parola stessa, l’intelletto permette di “intus legere”, cioè di “leggere dentro”:questo dono ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio. Perché uno può capire una situazione con l’intelligenza umana, con prudenza, e va bene. Ma capire una situazione in profondità, come la capisce Dio, è l’effetto di questo dono. E Gesù ha voluto inviarci lo Spirito Santo perché noi abbiamo questo dono, perché tutti noi possiamo capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio. E’ un bel regalo che il Signore ha fatto a tutti noi. E’ il dono con cui lo Spirito Santo ci introduce nell’intimità con Dio e ci rende partecipi del disegno d’amore che Luiha con noi.

E’ chiaro allora che il dono dell’intelletto è strettamente connesso alla fede. Quando lo Spirito Santo abita nel nostro cuore e illumina la nostra mente, ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di quello che il Signore ha detto e ha compiuto. Lo stesso Gesù ha detto ai suoi discepoli: io vi invierò lo Spirito Santo e Lui vi farà capire tutto quello che io vi ho insegnato. Capire gli insegnamenti di Gesù, capire la sua Parola, capire il Vangelo, capire la Parola di Dio. Uno può leggere il Vangelo e capire qualcosa, ma se noi leggiamo il Vangelo con questo dono dello Spirito Santo possiamo capire la profondità delle parole di Dio. E questo è un gran dono, un gran dono che tutti noi dobbiamo chiedere e chiedere insieme: Dacci, Signore, il dono dell’intelletto.

C’è un episodio del Vangelo di Luca che esprime molto bene la profondità e la forza di questo dono. Dopo aver assistito alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù, due suoi discepoli, delusi e affranti, se ne vanno da Gerusalemme e ritornano al loro villaggio di nome Emmaus. Mentre sono in cammino, Gesù risorto si affianca e comincia a parlare con loro, ma i loro occhi, velati dalla tristezza e dalla disperazione, non sono in grado di riconoscerlo. Gesù cammina con loro, ma loro sono tanto tristi, tanto disperati, che non lo riconoscono. Quando però  il Signore spiega loro le Scritture, perché comprendano che Lui doveva soffrire e morire per poi risorgere,le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza (cfr Lc 24,13-27).E questo è quello che fa lo Spirito Santo con noi: ci apre la mente, ci apre per capire meglio, per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose. E’ importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana. Chiediamolo al Signore, che ci dia, che dia a tutti noi questo dono per capire, come capisce Lui, le cose che accadono e per capire, soprattutto, la Parola di Dio nel Vangelo. Grazie.


I doni dello Spirito Santo: 3. Il Consiglio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Abbiamo sentito nella lettura di quel brano del libro dei Salmi che dice: «Il Signore mi ha dato consiglio, anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 16, 7). E questo è un altro dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio. Sappiamo quanto è importante, nei momenti più delicati, poter contare sui suggerimenti di persone sagge e che ci vogliono bene. Ora, attraverso il dono del consiglio, è Dio stesso, con il suo Spirito, a illuminare il nostro cuore, così da farci comprendere il modo giusto di parlare e di comportarsi e la via da seguire. Ma come agisce questo dono in noi?

1. Nel momento in cui lo accogliamo e lo ospitiamo nel nostro cuore, lo Spirito Santo comincia subito a renderci sensibili alla sua voce e a orientare i nostri pensieri, i nostri sentimenti e le nostre intenzioni secondo il cuore di Dio. Nello stesso tempo, ci porta sempre più a rivolgere lo sguardo interiore su Gesù, come modello del nostro modo di agire e di relazionarci con Dio Padre e con i fratelli. Il consiglio, allora, è il dono con cui lo Spirito Santo rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio, secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo. In questo modo, lo Spirito ci fa crescere interiormente, ci fa crescere positivamente, ci fa crescere nella comunità e ci aiuta a non cadere in balia dell’egoismo e del proprio modo di vedere le cose. Così lo Spirito ci aiuta a crescere e anche a vivere in comunità. La condizione essenziale per conservare questo dono è la preghiera. Sempre torniamo sullo stesso tema: la preghiera! Ma è tanto importante la preghiera. Pregare con le preghiere che tutti noi sappiamo da bambini, ma anche pregare con le nostre parole. Pregare il Signore: “Signore, aiutami, consigliami, cosa devo fare adesso?”. E con la preghiera facciamo spazio, affinché lo Spirito venga e ci aiuti in quel momento, ci consigli su quello che tutti noi dobbiamo fare. La preghiera! Mai dimenticare la preghiera. Mai! Nessuno, nessuno, se ne accorge quando noi preghiamo nel bus, nella strada: preghiamo in silenzio col cuore. Approfittiamo di questi momenti per pregare, pregare perché lo Spirito ci dia il dono del consiglio.

2. Nell’intimità con Dio e nell’ascolto della sua Parola, pian piano mettiamo da parte la nostra logica personale, dettata il più delle volte dalle nostre chiusure, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ambizioni, e impariamo invece a chiedere al Signore: qual è il tuo desiderio?, qual è la tua volontà?, che cosa piace a te? In questo modo matura in noi una sintonia profonda, quasi connaturale nello Spirito e si sperimenta quanto siano vere le parole di Gesù riportate nel Vangelo di Matteo: «Non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19-20).

È lo Spirito che ci consiglia, ma noi dobbiamo dare spazio allo Spirito, perché ci possa consigliare. E dare spazio è pregare, pregare perché Lui venga e ci aiuti sempre.

3. Come tutti gli altri doni dello Spirito, poi, anche il consiglio costituisce un tesoro per tutta la comunità cristiana. Il Signore non ci parla soltanto nell’intimità del cuore, ci parla sì, ma non soltanto lì, ma ci parla anche attraverso la voce e la testimonianza dei fratelli. È davvero un dono grande poter incontrare degli uomini e delle donne di fede che, soprattutto nei passaggi più complicati e importanti della nostra vita, ci aiutano a fare luce nel nostro cuore a riconoscere la volontà del Signore!

Io ricordo una volta nel santuario di Luján ero nel confessionale, davanti al quale c’era una coda lunga. C’era anche un ragazzotto tutto moderno, con gli orecchini, i tatuaggi, tutte queste cose… Ed è venuto per dirmi cosa gli succedeva. Era un problema grosso, difficile. E mi ha detto: io ho raccontato tutto questo alla mia mamma e mia mamma mi ha detto: vai dalla Madonna e lei ti dirà cosa devi fare. Ecco una donna che aveva il dono del consiglio. Non sapeva come uscire dal problema del figlio, ma ha indicato la strada giusta: vai dalla Madonna e lei ti dirà. Questo è il dono del consiglio. Quella donna umile, semplice, ha dato al figlio il consiglio più vero. Infatti questo ragazzo mi ha detto: ho guardato la Madonna e ho sentito che devo fare questo, questo e questo... Io non ho dovuto parlare, avevano già detto tutto la sua mamma e il ragazzo stesso. Questo è il dono del consiglio. Voi mamme che avete questo dono, chiedetelo per i vostri figli, Il dono di consigliare i figli è un dono di Dio. 

Cari amici, il Salmo 16, che abbiamo sentito, ci invita a pregare con queste parole: «Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare» (vv. 7-8). Che lo Spirito possa sempre infondere nel nostro cuore questa certezza e ricolmarci così della sua consolazione e della sua pace! Chiedete sempre il dono del consiglio.


I doni dello Spirito Santo: 4. La Fortezza

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno !

Abbiamo riflettuto nelle scorse catechesi  sui primi tre doni dello Spirito Santo: la sapienzal’intelletto e il consiglio. Oggi pensiamo a quello che fa il Signore: Lui viene sempre a sostenerci nella nostra debolezza e questo lo fa con un dono speciale: il dono dellafortezza.

1. C’è una parabola, raccontata da Gesù, che ci aiuta a cogliere l’importanza di questo dono. Un seminatore esce a seminare; non tutto il seme che sparge, però, porta frutto. Quello che finisce sulla strada viene mangiato dagli uccelli; quello che cade sul terreno sassoso o in mezzo ai rovi germoglia, ma viene presto seccato dal sole o soffocato dalle spine. Solo quello che finisce sul terreno buono può crescere e dare frutto (cfr Mc 4,3-9 //Mt 13,3-9 // Lc 8,4-8). Come Gesù stesso spiega ai suoi discepoli, questo seminatore rappresenta il Padre, che sparge abbondantemente il seme della sua Parola. Il seme, però, si scontra spesso con l’aridità del nostro cuore e, anche quando viene accolto, rischia di rimanere sterile. Con il dono della fortezza, invece, lo Spirito Santolibera il terreno del nostro cuore, lo libera dal torpore, dalle incertezze e da tutti i timori che possono frenarlo, in modo che la Parola del Signore venga messa in pratica, in modo autentico e gioioso. E’ un vero aiuto questo dono della fortezza, ci dà forza, ci libera anche da tanti impedimenti.

2. Ci sono anche dei momenti difficili e delle situazioni estreme in cui il dono della fortezza si manifesta in modo straordinario, esemplare. È il caso di coloro che si trovano ad affrontare esperienze particolarmente dure e dolorose, che sconvolgono la loro vita e quella dei loro cari. La Chiesa risplende della testimonianza di tanti fratelli e sorelle che non hanno esitato a dare la propria vita, pur di rimanere fedeli al Signore e al suo Vangelo. Anche oggi non mancano cristiani che in tante parti del mondo continuano a celebrare e a testimoniare la loro fede, con profonda convinzione e serenità, e resistono anche quando sanno che ciò può comportare un prezzo piùalto. Anche noi, tutti noi, conosciamo gente che ha vissuto situazioni difficili, tanti dolori. Ma, pensiamo a quegli uomini, a quelle donne, che conducono una vita difficile, lottano per portare avanti la famiglia, educare i figli: fanno tutto questo perché c’è lo spirito di fortezza che li aiuta. Quanti uomini e donne - noi non sappiamo i loro nomi - che onorano il nostro popolo, onorano la nostra Chiesa, perché sono forti: forti nel portare avanti la loro vita, la loro famiglia, il loro lavoro, la loro fede. Questi nostri fratelli e sorelle sono santi, santi nel quotidiano, santi nascosti in mezzo a noi: hanno proprio il dono della fortezza per portare avanti il loro dovere di persone, di padri, di madri, di fratelli, di sorelle, di cittadini. Ne abbiamo tanti! Ringraziamo il Signore per questi cristiani che sono di una santità nascosta: è lo Spirito Santo che hanno dentro che li porta avanti! E ci farà bene pensare a questa gente: se loro fanno tutto questo, se loro possono farlo, perché non io? E ci farà bene anche chiedere al Signore che ci dia il dono della fortezza.

Non bisogna pensare che il dono della fortezza sia necessario soltanto in alcune occasioni o situazioni particolari. Questo dono deve costituire la nota di fondo del nostro essere cristiani, nell’ordinarietà della nostra vita quotidiana. Come ho detto, in tutti i giorni della vita quotidiana dobbiamo essere forti, abbiamo bisogno di questa fortezza, per portare avanti la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra fede. L’apostolo Paolo ha detto una frase che ci farà bene sentire: «Tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4,13). Quando affrontiamo la vita ordinaria, quando vengono le difficoltà, ricordiamo questo: «Tutto posso in colui che mi dà la forza». Il Signore dà la forza, sempre, non ce la fa mancare. Il Signore non ci prova più di quello che noi possiamo tollerare. Lui è sempre con noi. «Tutto posso in colui che mi dà la forza».

Cari amici, a volte possiamo essere tentati di lasciarci prendere dalla pigrizia o peggio dallo sconforto, soprattutto di fronte alle fatiche e alle prove della vita. In questi casi, non perdiamoci d’animo, invochiamo lo Spirito Santo, perché con il dono della fortezza possa sollevare il nostro cuore e comunicare nuova forza ed entusiasmo alla nostra vita e alla nostra sequela di Gesù.

I doni dello Spirito Santo: 5. La Scienza

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vorrei mettere in luce un altro dono dello Spirito Santo, il dono della scienza. Quando si parla di scienza, il pensiero va immediatamente alla capacità dell’uomo di conoscere sempre meglio la realtà che lo circonda e di scoprire le leggi che regolano la natura e l’universo. La scienza che viene dallo Spirito Santo, però, non si limita alla conoscenza umana: è un dono speciale, che ci porta a cogliere, attraverso il creato, la grandezza e l’amore di Dio e la sua relazione profonda con ogni creatura.

1. Quando i nostri occhi sono illuminati dallo Spirito, si aprono alla contemplazione di Dio, nella bellezza della natura e nella grandiosità del cosmo, e ci portano a scoprire come ogni cosa ci parla di Lui e del suo amore. Tutto questo suscita in noi grande stupore e un profondo senso di gratitudine! È la sensazione che proviamo anche quando ammiriamo un’opera d’arte o qualsiasi meraviglia che sia frutto dell’ingegno e della creatività dell’uomo: di fronte a tutto questo, lo Spirito ci porta a lodare il Signore dal profondo del nostro cuore e a riconoscere, in tutto ciò che abbiamo e siamo, un dono inestimabile di Dio e un segno del suo infinito amore per noi.

2. Nel primo capitolo della Genesi, proprio all’inizio di tutta la Bibbia, si mette in evidenza che Dio si compiace della sua creazione, sottolineando ripetutamente la bellezza e la bontà di ogni cosa. Al termine di ogni giornata, è scritto: «Dio vide che era cosa buona» (1,12.18.21.25): se Dio vede che il creato è una cosa buona, è una cosa bella, anche noi dobbiamo assumere questo atteggiamento e vedere che il creato è cosa buona e bella. Ecco il dono della scienza che ci fa vedere questa bellezza, pertanto lodiamo Dio, ringraziamolo per averci dato tanta bellezza. E quando Dio finì di creare l’uomo non disse «vide che era cosa buona», ma disse che era «molto buona» (v. 31). Agli occhi di Dio noi siamo la cosa più bella, più grande, più buona della creazione: anche gli angeli sono sotto di noi, noi siamo più degli angeli, come abbiamo sentito nel libro dei Salmi. Il Signore ci vuole bene! Dobbiamo ringraziarlo per questo. Il dono della scienza ci pone in profonda sintonia con il Creatore e ci fa partecipare alla limpidezza del suo sguardo e del suo giudizio. Ed è in questa prospettiva che riusciamo a cogliere nell’uomo e nella donna il vertice della creazione, come compimento di un disegno d’amore che è impresso in ognuno di noi e che ci fa riconoscere come fratelli e sorelle.

3. Tutto questo è motivo di serenità e di pace e fa del cristiano un testimone gioioso di Dio, sulla scia di san Francesco d’Assisi e di tanti santi che hanno saputo lodare e cantare il suo amore attraverso la contemplazione del creato. Allo stesso tempo, però, il dono della scienza ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o sbagliati. Il primo è costituito dal rischio di considerarci padroni del creato. Il creato non è una proprietà, di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una proprietà solo di alcuni, di pochi: il creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne abbiamo cura e lo utilizziamo a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine. Il secondo atteggiamento sbagliato è rappresentato dalla tentazione di fermarci alle creature, come se queste possano offrire la risposta a tutte le nostre attese. Con il dono della scienza, lo Spirito ci aiuta a non cadere in questo sbaglio.

Ma vorrei ritornare sulla prima via sbagliata: spadroneggiare sul creato invece di custodirlo. Dobbiamo custodire il creato poiché è un dono che il Signore ci ha dato, è il regalo di Dio a noi; noi siamo custodi del creato. Quando noi sfruttiamo il creato, distruggiamo il segno dell’amore di Dio. Distruggere il creato è dire a Dio: “non mi piace”. E questo non è buono: ecco il peccato.

La custodia del creato è proprio la custodia del dono di Dio ed è dire a Dio: “grazie, io sono il custode del creato ma per farlo progredire, mai per distruggere il tuo dono”. Questo deve essere il nostro atteggiamento nei confronti del creato: custodirlo perché se noi distruggiamo il creato, il creato ci distruggerà! Non dimenticate questo. Una volta ero in campagna e ho sentito un detto da una persona semplice, alla quale piacevano tanto i fiori e li custodiva. Mi ha detto: “Dobbiamo custodire queste cose belle che Dio ci ha dato; il creato è per noi affinché ne profittiamo bene; non sfruttarlo, ma custodirlo, perché Dio perdona sempre, noi uomini perdoniamo alcune volte, ma il creato non perdona mai e se tu non lo custodisci lui ti distruggerà”.

Questo deve farci pensare e deve farci chiedere allo Spirito Santo il dono della scienza per capire bene che il creato è il più bel regalo di Dio. Egli ha fatto tante cose buone per la cosa più buona che è la persona umana.


I doni dello Spirito Santo: 6. La Pietà

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vogliamo soffermarci su un dono dello Spirito Santo che tante volte viene frainteso o considerato in modo superficiale, e invece tocca nel cuore la nostra identità e la nostra vita cristiana: si tratta del dono della pietà.

Bisogna chiarire subito che questo dono non si identifica con l’avere compassione di qualcuno, avere pietà del prossimo, ma indica la nostra appartenenza a Dio e il nostro legame profondo con Lui, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati.

1. Questo legame col Signore non va inteso come un dovere o un’imposizione. È un legame che viene da dentro. Si tratta di una relazione vissuta col cuore: è la nostra amicizia con Dio, donataci da Gesù, un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia. Per questo, il dono della pietà suscita in noi innanzitutto la gratitudine e la lode. È questo infatti il motivo e ilsenso più autentico del nostro culto e della nostra adorazione. Quando lo Spirito Santo ci fa percepire la presenza del Signore e tutto il suo amore per noi, ci riscalda il cuore e ci muove quasi naturalmente alla preghiera e alla celebrazione. Pietà, dunque, è sinonimo di autentico spirito religioso, di confidenza filiale con Dio, di quella capacità di pregarlo con amore e semplicità che è propria delle persone umili di cuore.

2. Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che incontriamo ogni giorno. Perché dico non di pietismo? Perché alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da immaginetta, far finta di essere come un santo. In piemontese noi diciamo: fare la “mugna quacia”. Questo non è il dono della pietà. Il dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno. C'è un rapporto molto stretto fra il dono della pietà e la mitezza. Il dono della pietà che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in pace con Dio, al servizio degli altri con mitezza.

Cari amici, nella Lettera ai Romani l’apostolo Paolo afferma: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,14-15). Chiediamo al Signore che il dono del suo Spirito possa vincere il nostro timore, le nostre incertezze, anche il nostro spirito inquieto, impaziente, e possa renderci testimoni gioiosi di Dio e del suo amore, adorando il Signore in verità e anche nel servizio del prossimo con mitezza e col sorriso che sempre lo Spirito Santo ci dà nella gioia. Che lo Spirito Santo dia a tutti noi questo dono di pietà.


I doni dello Spirito Santo: 7. Il Timore di Dio

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Il dono del timore di Dio, di cui parliamo oggi, conclude la serie dei sette doni dello Spirito Santo. Non significa avere paura di Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere paura di Lui! Il timore di Dio, invece, è il dono dello Spirito che ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte a Dio e al suo amore e che il nostro bene sta nell’abbandonarci con umiltà, con rispetto e fiducia nelle sue mani. Questo è il timore di Dio: l’abbandono nella bontà del nostro Padre che ci vuole tanto bene.

1. Quando lo Spirito Santo prende dimora nel nostro cuore, ci infonde consolazione e pace, e ci porta a sentirci così come siamo, cioè piccoli, con quell’atteggiamento - tanto raccomandato da Gesù nel Vangelo - di chi ripone tutte le sue preoccupazioni e le sue attese in Dio e si sente avvolto e sostenuto dal suo calore e dalla sua protezione, proprio come un bambino con il suo papà! Questo fa lo Spirito Santo nei nostri cuori: ci fa sentire come bambini nelle braccia del nostro papà. In questo senso, allora, comprendiamo bene come il timore di Dio venga ad assumere in noi la forma della docilità, della riconoscenza e della lode, ricolmando il nostro cuore di speranza. Tante volte, infatti, non riusciamo a cogliere il disegno di Dio, e ci accorgiamo che non siamo capaci di assicurarci da noi stessi la felicità e la vita eterna. È proprio nell’esperienza dei nostri limiti e della nostra povertà, però, che lo Spirito ci conforta e ci fa percepire come l’unica cosa importante sia lasciarci condurre da Gesù fra le braccia di suo Padre.

2. Ecco perché abbiamo tanto bisogno di questo dono dello Spirito Santo. Il timore di Dio ci fa prendere coscienza che tutto viene dalla grazia e che la nostra vera forza sta unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che il Padre possa riversare su di noi la sua bontà e la sua misericordia. Aprire il cuore, perché la bontà e la misericordia di Dio vengano a noi. Questo fa lo Spirito Santo con il dono del timore di Dio: apre i cuori. Cuore aperto affinché il perdono, la misericordia, la bontà, le carezza del Padre vengano a noi, perché noi siamo figli infinitamente amati.

3. Quando siamo pervasi dal timore di Dio, allora siamo portati a seguire il Signore con umiltà, docilità e obbedienza. Questo, però, non con atteggiamento rassegnato, passivo, anche lamentoso, ma con lo stupore e la gioia di un figlio che si riconosce servito e amato dal Padre. Il timore di Dio, quindi, non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza! È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore! Essere conquistati dall’amore di Dio! E questo è una cosa bella. Lasciarci conquistare da questo amore di papà, che ci ama tanto, ci ama con tutto il suo cuore.

Ma, stiamo attenti, perché il dono di Dio, il dono del timore di Dio è anche un “allarme” di fronte alla pertinacia nel peccato. Quando una persona vive nel male, quando bestemmia contro Dio, quando sfrutta gli altri, quando li tiranneggia, quando vive soltanto per i soldi, per la vanità, o il potere, o l’orgoglio, allora il santo timore di Dio ci mette in allerta: attenzione! Con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tutta la tua vanità, non sarai felice. Nessuno può portare con sé dall’altra parte né i soldi, né il potere, né la vanità, né l'orgoglio. Niente! Possiamo soltanto portare l’amore che Dio Padre ci dà, le carezze di Dio, accettate e ricevute da noi con amore. E possiamo portare quello che abbiamo fatto per gli altri. Attenzione a non riporre la speranza nei soldi, nell’orgoglio, nel potere, nella vanità, perché tutto ciò non può prometterci niente di buono! Penso per esempio alle persone che hanno responsabilità sugli altri e si lasciano corrompere; voi pensate che una persona corrotta sarà felice dall’altra parte? No, tutto il frutto della sua corruzione ha corrotto il suo cuore e sarà difficile andare dal Signore. Penso a coloro che vivono della tratta di persone e del lavoro schiavo; voi pensate che questa gente che tratta le persone, che sfrutta le persone con il lavoro schiavo ha nel cuore l’amore di Dio? No, non hanno timore di Dio e non sono felici. Non lo sono. Penso a coloro che fabbricano armi per fomentare le guerre; ma pensate che mestiere è questo. Io sono sicuro che se faccio adesso la domanda: quanti di voi siete fabbricatori di armi? Nessuno, nessuno. Questi fabbricatori di armi non vengono a sentire la Parola di Dio! Questi fabbricano la morte, sono mercanti di morte e fanno mercanzia di morte. Che il timore di Dio faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio.

Cari amici, il Salmo 34 ci fa pregare così: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera» (vv. 7-8). Chiediamo al Signore la grazia di unire la nostra voce a quella dei poveri, per accogliere il dono del timore di Dio e poterci riconoscere, insieme a loro, rivestiti della misericordia e dell’amore di Dio, che è il nostro Padre, il nostro papà. Così sia.





[Modificato da MARIOCAPALBO 13/12/2014 15:41]

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