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luglio 1/14

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2014 19:55
14/08/2014 19:55

01/07



 



Preghiera


A te, Chiesa cattolica, vera sposa del vero Cristo, a te io rivolgerò la mia parola secondo le mie capacità, come un figlio tra tanti e come tuo servo […] anche i miei pericoli potrebbero giovare a te, da cui ora dipende la mia liberazione. (Contra Faustum man. XV, 3)


 


 


Lettura


La Chiesa cattolica



 


Onorate, amate, predicate la santa Chiesa, madre vostra, come la santa città di Dio, la celeste Gerusalemme. È lei che in questa fede che avete ascoltato porta frutti e cresce in tutto il mondo, Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità. Nella comunione dei sacramenti essa tollera i cattivi, che alla fine dovranno essere separati, ma da cui già prende le distanze con la diversità dei costumi. A beneficio del suo frumento (che geme ancora in mezzo alla pula e la cui massa, destinata ai granai, si manifesterà solo nell’ultima ventilazione), essa ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli, e così in lei, per mezzo del sangue di Cristo, ad opera dello Spirito Santo, si ha la remissione dei peccati. In questa Chiesa infatti l’anima, che era morta a causa dei peccati, riprende a vivere e così risuscita insieme a Cristo, per la cui grazia siamo stati salvati. (Sermo 214, 11)


 


 



Per la riflessione


Una cosa sola raccomando alla vostra attenzione, che teniate in tutti i modi il vostro animo e il vostro ascolto lontano da chi non sia cattolico, perché possiate conseguire la remissione dei peccati, la risurrezione della carne la vita eterna nell’una, vera e santa Chiesa cattolica, nella quale si conosce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, unico Dio, a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli. (Sermo 215, 9)


 


 



Pensiero agostiniano


E’ molto ragionevole credere che una prassi conservata da tutta la Chiesa e non istituita dai concili, ma sempre conservata, non può averla tramandata che l’autorità degli Apostoli. (De baptismo contra Donatistas IV, 24.31)



 



02/07


 


 



Preghiera


O Signore, ormai sono persuaso che Cristo è lo sposo. È un dato di fatto. Che però nessuno mi stacchi dalle membra della tua sposa, né succeda che tu cessi d’essere mio capo per non essere io fra le sue membra. (En. in Ps. 147, 18)


 


 



Lettura


Rimaniamo saldi nella Chiesa, anche se scossa dalle tempeste delle avversità


La barca che trasporta i discepoli, cioè la Chiesa, è agitata e scossa dalle tempeste delle avversità, e non cessa il vento contrario, cioè il diavolo che le si oppone e si sforza d’impedirle di giungere alla tranquillità del porto. Ma più potente è Colui che intercede per noi. Poiché in mezzo a queste nostre tempeste, che ci travagliano, egli ci dà fiducia venendo verso di noi e confortandoci; quando siamo turbati badiamo soltanto di non uscire dalla barca e gettarci in mare. In realtà anche se la barca è sbattuta è tuttavia sempre una barca. Essa sola porta i discepoli e accoglie Cristo. È vero, essa corre pericolo nel mare, ma senza di essa uno va in perdizione. Rimani perciò ben saldo nella barca e prega Dio. Quando non approdano ad alcun risultato tutti gli accorgimenti e sono insufficienti le manovre del pilota e le stesse vele spiegate possono apportare più pericolo che utilità; quando non si può più fare affidamento su ogni specie di aiuti e di forze dell’uomo, ai passeggeri non resta altro che intensificare le preghiere e implorare l’aiuto di Dio. (Sermo 75, 3.4)


 


 



Per la riflessione


Colui il quale dà ai naviganti la possibilità di arrivare al porto, abbandonerà forse la propria Chiesa senza condurla alla tranquillità? (Sermo 75, 3.4)


 


 



Pensiero agostiniano


Lavoriamo ora nella Chiesa; verrà giorno in cui erediteremo la Chiesa. (Sermo 45, 5)


 


 



03/07


 


 



Preghiera


O verità, lume del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi. Riversatomi fra gli esseri di questo mondo, la mia vista si è oscurata; ma anche di quaggiù, di quaggiù ancora ti ho amato intensamente. (Conf. XII, 10.10)


 


 


Lettura


Siamo soggetti alle tempeste, ma Dio viene in nostro aiuto


Attraverso tutte le azioni da lui compiute il Signore ci ammonisce dunque su come dobbiamo vivere quaggiù. In questo mondo tutti infatti sono pellegrini, sebbene non tutti desiderino tornare nella patria. Ma proprio a causa di questo viaggio noi incontriamo le sofferenze dovute a sconvolgimenti e a tempeste; è quindi necessario che siamo almeno nella barca. Poiché se nella barca corriamo pericoli, fuori della barca andiamo incontro a una morte sicura. In realtà, per quante forze abbia nei muscoli delle braccia chi nuota nel mare, talora, sopraffatto dal mare grosso, viene inghiottito dalle onde e affoga. È necessario quindi che siamo nella barca, cioè siamo portati sul legno per essere in grado di attraversare questo mare. Orbene, questo legno, dal quale viene portata la nostra debolezza, è la croce del Signore con la quale veniamo segnati e veniamo preservati dall’annegare nelle tempeste di questo mondo. Siamo soggetti alle tempeste, ma c’è Dio che può venire in nostro aiuto. (Sermo 75, 2.2)


 


 



Per la riflessione


Pertanto chi si gloria, si glori nel Signore (1Cor 1, 31). Per quale Signore? Per Cristo crocifisso. Dove l’umiltà, ivi la maestà; dove la debolezza, ivi la potenza; dove la morte, ivi la vita. Se vuoi raggiungerle, non disprezzare queste. (Sermo 160, 4)


 


 



Pensiero agostiniano


Cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. (Sermo 80, 8)



 



04/07


 


 



Preghiera


Dio hai esaudito la mia voce dal mio proprio cuore, nel quale dimora. E il mio grido al suo cospetto: il mio grido, che faccio penetrare non nelle orecchie degli uomini, ma al suo cospetto, entrerà nelle sue orecchie. (En. in Ps. 17, 7)


 


 



Lettura


Le persecuzioni inflitte alla Chiesa


Sappiamo quali persecuzioni abbia subito da parte dei re della terra il corpo di Cristo, cioè la santa Chiesa. Riconosciamo quindi la sua voce nelle parole che qui dice: I principi mi hanno perseguitato senza ragione, ma delle tue parole ha avuto paura il mio cuore. Che nocumento infatti avevano recato ai regni terreni i Cristiani, ai quali dal loro Re era stato promesso il regno dei cieli? Forse che il Re [divino] aveva vietato ai suoi soldati di pagare i tributi e di rendere gli onori dovuti ai sovrani terreni? Non aveva invece risposto ai Giudei che macchinavano tali calunnie contro di lui: Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio(Mt 22, 21) Non aveva lui personalmente pagato il tributo, prendendo la moneta dalla bocca del pesce? Lo stesso il suo precursore. Quando certi soldati del regno di questo mondo andarono a domandargli cosa dovessero fare per conseguire la salute eterna, non rispose: "Svestite la divisa, buttate via le armi, abbandonate il vostro re e così potrete essere soldati del Signore". Disse invece: Astenetevi da ogni vessazione e da ogni calunnia e accontentatevi della vostra paga (Lc 3, 14)Non diversamente uno dei suoi soldati, anzi uno dei prediletti fra i componenti il suo seguito. Parlando ai suoi commilitoni e, per così dire, ai tributari di Cristo diceva: Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori. E un po’ più avanti: Date a tutti ciò che è loro dovuto: a chi il tributo il tributo, a chi il dazio il dazio, a chi il timore il timore, a chi l’onore l’onore. Non abbiate con alcuno altro debito all’infuori di quello di amarvi scambievolmente (Rom 13, 7-8). Non comandò egli ancora che la Chiesa dovesse pregare per gli stessi sovrani? Quale fu, dunque, l’offesa che ad essi recarono i Cristiani? Quale il debito che essi non soddisfecero? A quale ossequio mancarono nei riguardi dei re della terra? Non vi è dubbio: fu senza alcun motivo che i re della terra perseguitarono i Cristiani. (En. in Ps. 118, 31, 1)


 


 



Per la riflessione


Anche i persecutori usavano parole di minaccia: Ti mando in esilio, ti proscrivo, ti uccido, ti lacero con gli uncini, ti brucio, ti do in pasto alle fiere, ti dilanio le membra; ma le tue parole mi facevano ancor più paura: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono fare altro (Mt 10, 28). (En. in Ps. 118, 31, 1)


 


 



Pensiero agostiniano


In quell’ordine di pace col quale alcuni uomini sono soggetti ad altri, come giova l’umiltà a quelli che sono schiavi, così nuoce la superbia a coloro che sono padroni. (De civ. Dei XIX, 15)


 


 



05/07


 


 



Preghiera


Dio, che mi ha cinto perché sia forte, in modo che i traboccanti abissi della cupidigia non ostacolino le mie opere e i miei passi, ha reso immacolata la mia via; ha stabilito la via immacolata della carità per la quale io possa giungere a lui, come immacolata è la via della fede per la quale egli viene a me. (En. in Ps. 17, 33)


 


 



Lettura



Ti sia come specchio la sacra Scrittura



 


Dio, che è retto, non piace a chi è tortuoso. Vuoi che ti piaccia colui che è retto? Sii retto! Giùdicati, non ti risparmiare. Ciò che giustamente in te ti dispiace, castigalo, emendalo, correggilo. Ti sia come specchio la sacra Scrittura. Questo specchio ha un riflesso non menzognero, un riflesso che non adula, che non ha preferenze per alcuno. Se sei bello, lì ti vedrai bello; se sei brutto, lì ti vedrai brutto. Quando però sei brutto e prendi lo specchio e lì ti riscontri essere brutto, non incolpare lo specchio. Torna in te: lo specchio non ti inganna; non essere tu a ingannare te stesso. Giùdicati, rattrìstati della tua bruttezza, di modo che, lasciando lo specchio e allontanandoti rattristato perché sei brutto, una volta corretto puoi ritornare bello. In primo luogo dunque giudica te stesso e giudicati senza adulazione; successivamente giudica con amore anche il prossimo. Puoi infatti giudicare qualcosa solo sulla base di ciò che vedi. Può succedere, ad esempio, che tu veda la colpa di cui tu sei imbrattato; può succedere che lo stesso tuo prossimo ti confessi la sua colpa e manifesti all’amico ciò che teneva nascosto nel cuore. Giudica come vedi. Ciò che non vedi, lascialo al giudizio di Dio. Quando poi giudichi, ama la persona, odia il vizio. Non amare il vizio per l’amore che devi all’uomo; non odiare l’uomo a motivo dei suoi vizi. L’uomo è tuo prossimo, il vizio è un nemico del tuo prossimo. (Sermo 49, 5)


 


 



Per la riflessione


Come i nostri orecchi si volgono all’ascolto delle nostre parole, così l’orecchio di Dio ai nostri pensieri. (En. in Ps. 148, 2)


 


 



Pensiero agostiniano


Amerai veramente l’amico solo se e quando odierai ciò che all’amico nuoce. (Sermo 49, 5)



 



06/07


 


 



Preghiera


Signore, tu sei il buon Pastore, tu che sei mite Agnello, il medesimo Pastore e pascolo, il medesimo Agnello e leone: tu aiutaci ad intendere. (Sermo 138, 4)


 


 



Lettura



La creazione frutto dell’attività della Trinità



 


Quando Dio creò l’uomo traendolo dalla polvere e lo animò col suo alito, non è indicato nel Libro sacro che si sia servito delle mani. Non vedo pertanto quale sia il motivo per cui certuni, mentre ritengono che tutte le altre creature Dio le abbia fatte col suo Verbo, l’uomo (che è come il suo capolavoro) l’abbia fatto con le sue mani. A meno che non si voglia pensare che, essendo stato l’uomo formato, come si legge, di polvere, questo non possa essere avvenuto senza l’uso delle mani. Costoro tuttavia non riflettono a quel che è scritto nel Vangelo riguardo al Verbo di Dio, che cioè per suo mezzo tutte le cose sono state create (Gv 1, 3) e che questa affermazione non sarebbe esatta se, come le altre cose, così anche il corpo umano non fosse stato fatto ad opera del Verbo. È vero che essi citano la testimonianza di questo salmo e argomentano: Ecco un testo in cui l’uomo chiarissimamente grida al Signore: Le tue mani mi hanno fatto e formato. Come se altrove non si trovi scritto con eguale chiarezza: Vedrò i cieli, opera delle tue dita (Sal 8, 4). E ancora con la solita chiarezza: E i cieli sono opera delle tue mani (Sal 101, 26). Anzi la chiarezza è maggiore là dove si dice: E le sue mani plasmarono la terra asciutta (Sal 94, 5)Sono dunque mani di Dio la stessa potenza divina. Che se li impressiona l’uso del plurale (poiché vi si dice non "la tua mano" ma le tue mani), intendano per "mani di Dio" la potenza e la sapienza di Dio, due attributi applicati all’unica persona di Cristo: il quale è da intendersi anche nell’immagine di "braccio del Signore", come nel passo: E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? (Is 53, 1) In alternativa a questa spiegazione, per "mani di Dio" si potrebbero intendere il Figlio e lo Spirito Santo, poiché anche lo Spirito Santo collabora nelle opere del Padre e del Figlio. Ne parla l’Apostolo dove dice: Tutte queste cose le produce l’unico e medesimo Spirito (1Cor 12, 11)(En. in Ps. 118, 18, 1)


 


 



Per la riflessione


È libera l’interpretazione di cosa intendere per "mani di Dio", a patto però che non si neghi che Dio faccia col suo Verbo ciò che fa con le mani e che quanto fa mediante il Verbo sia fatto attraverso le sue mani. Parimenti non si deve credere che, per il fatto che si menzionano le mani di Dio, egli abbia una forma corporea e che abbia una mano sinistra distinta dalla mano destra, ovvero che nel suo operare, siccome agisce mediante il Verbo, abbia emesso dei suoni attraverso la bocca o che siano in lui moti spirituali transeunti. (En. in Ps. 118, 18, 1)


 


 



Pensiero agostiniano


Quando una questione naturalmente oscura sorpassa la capacità della nostra intelligenza e non ci viene apertamente in aiuto la Sacra Scrittura, la congettura umana a torto s’immagina di dare una risposta precisa su di essa senza incorrere nella temerità. (Ep. 190, 5.16)



 



07/07


 


 



Preghiera


Veramente, Signore, tu sei giusto, perché tanto proteggi i giusti che li illumini mediante te stesso, e fai in modo che i peccatori siano puniti non dalla tua, ma dalla loro malvagità. (En. in Ps. 7, 19)


 


 



Lettura



La confessione dei giusti sulle opere di Dio



 


Questa confessione loda a tal punto il Signore, che più a nulla valgono le bestemmie degli empi, i quali, volendo scusare i loro delitti non vogliono imputare i propri peccati a loro colpa, cioè non vogliono imputare a loro colpa la loro stessa colpa. Trovano modo perciò di accusare o la fortuna o il destino; oppure il diavolo, mentre colui che ci ha creati ha posto in nostro potere la facoltà di non consentire ad esso; oppure tirano in ballo un’altra natura, che non procederebbe da Dio, oscillando miseri e vagando piuttosto che confessare Dio perché li perdoni. Il perdono conviene infatti solo a colui che dice: ho peccato. Orbene, chi comprende che i meriti delle anime sono ordinati da Dio in modo che, mentre a ciascuno viene dato il suo, in nessuna parte sia violata la bellezza dell’universo, loda Dio in ogni cosa: e questa è la confessione dei giusti, quella nella quale il Signore dice: Ti confesso, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11, 25)Del pari nell’Ecclesiastico è detto: Confessate il Signore in tutte le sue opere. E questo confesserete che ottime sono tutte le opere del Signore (Sir 39, 19-21)Il che si può intendere anche in questo salmo se uno, con pia intenzione e con l’aiuto del Signore, discerne tra i premi dei giusti e i supplizi dei peccatori in qual modo da queste due disposizioni l’intera creazione, che Dio governa dopo averla creata, è adornata con meravigliosa bellezza, a pochi nota. Dice pertanto: Confesserò al Signore secondo la sua giustizia, come chi abbia visto che le tenebre non furon create da Dio, ma tuttavia ordinate da lui. […] Ecco la distinzione: una cosa ha fatta e ha ordinata; mentre un’altra cosa non ha fatta, e tuttavia ha ordinato anche questa. Che nelle tenebre siano significati i peccati, si legge già nel profeta: E le tue tenebre saranno come il mezzogiorno (Is 58, 10); [..] e soprattutto nelle parole: Spogliamoci delle opere delle tenebre e rivestiamoci delle armi della luce (1Gv 2, 11)(En. in Ps. 7, 19)


 


 



Per la riflessione


Chi abbandona colui dal quale è fatto, per decadere in ciò di cui fu fatto, cioè nel nulla, diviene tenebra in questo peccato; e tuttavia non perisce del tutto, ma si colloca nell’estrema bassezza. (En. in Ps. 7, 19)


 


 



Pensiero agostiniano


La felicità che il Signore ti concede in questa vita, è per consolarti, non per corromperti. (In Io. Ev. 12, 14)



 



08/07


 


 



Preghiera


Signore, tu sei stato rifugio per nutrire i tuoi disertori, tu sei rifugio per erigere e dirigere i tuoi figli. (Sermo 55, 6.6)


 


 



Lettura



L’economia salvifica realizzata da Cristo



 


[Cristo] elesse discepoli che denominò anche Apostoli, nati da umile gente, senza cariche, senza cultura, affinché tutto ciò che fossero e operassero di grande, egli stesso lo fosse e lo operasse in loro. Fra di essi ve ne fu uno cattivo affinché egli, usandone bene, raggiungesse quanto era disposto per la sua passione e offrisse alla sua Chiesa l’esempio di sopportare i malvagi. Sparso il seme del Vangelo mediante la sua presenza corporale, subì la passione e la morte e risuscitò, mostrando con la passione ciò che dobbiamo sopportare per la verità, con la risurrezione ciò che dobbiamo sperare nell’eternità, a parte la sublimità del mistero del suo sangue sparso per la remissione dei peccati. Si trattenne con i suoi discepoli per quaranta giorni, alla loro presenza salì al cielo e dopo dieci giorni mandò lo Spirito Santo che aveva promesso. Simbolo immenso e immensamente necessario della sua venuta su coloro i quali avevano già creduto fu che ciascuno di essi parlasse nella lingua di tutte le nazioni. Simboleggiava così che sarebbe avvenuta fra tutte le nazioni l’unità della Chiesa cattolica ed essa avrebbe parlato in tutte le lingue. (De civ. Dei XVIII, 49)


 


 



Per la riflessione


Tutti i nemici della Chiesa, qualsivoglia sia l’errore che li rende ciechi e la malvagità che li rende disonesti, se hanno la possibilità di affliggerla nel corpo, allenano la sua pazienza, se la contrariano con false dottrine, allenano la sua sapienza. Ed affinché siano amati anche i nemici, allenano la sua attitudine a volere il bene o anche a farlo, tanto se si comporta con loro mediante la convinzione dell’insegnamento, quanto mediante il timore della correzione. (De civ. Dei XVIII, 51)


 


 



Pensiero agostiniano


È una dottrina semplice essere convinti che Dio quando dona, dona per misericordia e quando toglie, toglie per misericordia. Come non devi crederti abbandonato dalla divina misericordia quando Dio ti accarezza con doni (ciò fa perché non ti scoraggi), così nemmeno quando ti fa esperimentare la sua severità, cosa che egli dispone perché non ti rovini nella tua gioia. (En. in Ps. 144, 4)



 



09/07


 


 



Preghiera


Signore, di generazione in generazione tu sei diventato per noi un rifugio (Sal 89, 1). Nella prima e nella seconda generazione tu sei stato per noi un rifugio. Tu sei stato rifugio affinché nascessimo, poiché prima non esistevamo; tu sei stato nostro rifugio affinché rinascessimo, poiché eravamo cattivi. (Sermo 55, 6.6)


 


 



Lettura



In questo mondo molti malvagi sono mescolati ai buoni



 


In questo mondo malevolo, in questo tempo perverso, in cui attraverso l’abbattimento presente la Chiesa si acquista la futura elevazione e viene istruita con lo sprone dei timori e il tormento delle sofferenze, con i disagi del lavoro e i pericoli delle tentazioni, lieta soltanto nella speranza, quando sa esser lieta, molti malvagi sono mescolati ai buoni. Gli uni e gli altri sono, per così dire, radunati nella pesca del Vangelo e chiusi nelle reti nuotano, senza distinguersi, in questo mondo come in un mare, fino a che si giunga alla riva, dove i cattivi sono separati dai buoni e nei buoni, come nel suo tempio, Dio sia tutto in tutti (1Cor 15, 28). Perciò avvertiamo che si adempie la parola del salmista il quale diceva: Ho annunziato e proclamato: sono aumentati al di là di ogni numero (Sal 39, 6).Questo avviene ora, da quando prima con la parola del suo precursore Giovanni, poi con la sua parola annunziò e proclamò: Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino (Mt 3, 2)(De civ. Dei XVIII, 49)


 


 



Per la riflessione


Non inutilmente Dio ha dato all’esistenza tutti i figli degli uomini, perché ne riscatta molti dall’inutilità per opera di Gesù mediatore. E ha dato all’esistenza anche coloro di cui ha avuto prescienza che non sarebbero riscattati, senz’altro non inutilmente, nel sublime e giustissimo ordinamento della creatura ragionevole, per utilità dei riscattati e nel confronto per reciproca opposizione delle due città. (De civ. Dei XVII, 11)


 


 



Pensiero agostiniano


I diecimila che si mettono a combattere contro il re che ne ha ventimila indicano la semplicità del cristiano, che si dispone a lottare contro la doppiezza del diavolo, cioè contro i suoi inganni e le sue false lusinghe. Il Signore colloca queste virtù nel cuore di colui che rinunzia a tutto ciò che ha di proprio. (Quaestiones Evangelorum II, 31)



 



10/07


 


 



Preghiera


Chi mi farà riposare in te? Chi ti farà venire nel mio cuore a inebriarlo? Allora dimenticherei i miei mali e il mio unico bene abbraccerei: te. (Conf. I, 5.5)


 


 



Lettura



Chi corregge è misericordioso



 


Molti sono stati condotti sulla retta via con l’amore, molti con il timore, ma attraverso la paura del timore pervennero all’amore. Istruitevi, voi che giudicate la terra (Sal 2, 10). Amate e giudicate. L’innocenza non va cercata a scapito della correzione. Sta scritto: Chi disprezza la correzione è infelice (Sap 3, 11). Si può rettamente aggiungere a questa massima: come chi disprezza la correzione è infelice, così chi ricusa di dare la correzione è crudele. Ho osato dire qualcosa, fratelli miei, che però sono costretto ad esporvi in maniera alquanto più completa, perché l’argomento è poco chiaro. Ripeto quanto ho detto: Chi disprezza la correzione è infelice. Questo è chiaro. Chi ricusa di dare la correzione è crudele. Sono convinto senz’altro, sono convinto e lo dimostro, che chi ferisce è misericordioso, chi risparmia è crudele. Vi pongo un esempio dinanzi agli occhi. Come provo che è misericordioso chi ferisce? Mi riferisco all’esempio di un padre e del [suo] figlio, non ad altri. Il padre anche quando ferisce ama. E non vuole che il figlio perisca. Non bada al suo sentimento paterno, pensa a ciò che è utile [al figlio]. Perché? Perché è padre, perché prepara l’erede, perché educa il suo successore. Ecco: colpendo, il padre si mostra buono, colpendo si mostra misericordioso. Portami l’esempio di un uomo che risparmiando è crudele. Non mi allontano da quelle persone, vi pongo le stesse davanti agli occhi. Se il figlio, che è inesperto e non viene corretto, vive in maniera da perire, e se il padre fa finta di niente, se il padre lascia correre, se il padre teme di urtare il figlio traviato con la severità della correzione, risparmiandolo non si mostra crudele? Istruitevi dunque voi che giudicate la terra e, giudicando rettamente, aspettate il premio non dalla terra, ma da colui che ha fatto il cielo e la terra. (Sermo 13, 9)


 


 



Per la riflessione


Certo, vengano inflitte le pene. Non lo respingo, non lo proibisco; però con la disposizione di uno che ama, con la disposizione di uno che vuol bene, con la disposizione di uno che corregge. (Sermo 13, 8)


 


 



Pensiero agostiniano


Se uno si renderà conto di aver deviato, torni sulla via per percorrerla; se si renderà conto di essere sulla via, cammini per giungere alla meta. (En. in Ps. 31, II, 1)



 



11/07


 


 



Preghiera


O Dio, padre della verità, padre della sapienza, padre della vera e somma vita, padre della beatitudine, padre del bene e del bello, padre della luce intelligibile, padre del nostro risveglio e della nostra illuminazione, padre della caparra mediante la quale siamo ammoniti di ritornare a te: ti invoco, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.2)


 


 



Lettura



Tutto è dono di Dio!



 


La vera sapienza nella vita presente, consiste nel vero culto del vero Dio, affinché nella vita futura il godimento di lui sia sicuro e intero: quaggiù la più perseverante pietà, lassù l’eterna felicità. Se possiedo un po’ di questa sapienza, ch’è l’unica vera, non ho la presunzione che sia una mia proprietà, ma l’ho attinta da Dio e spero che sarà portata a maturazione da Colui dal quale, umilmente sì, ma con gioia, riconosco che me n’è stato infuso il germe: non sono poi incredulo riguardo a quanto non m’ha ancora elargito né ingrato per quanto m’ha già concesso. Se infatti ho qualche dote degna di lode, non lo devo alla mia indole né al mio merito, ma a un dono di Lui. Alcuni ingegni, molto acuti e superiori agli altri, sono caduti in errori tanto più gravi con quanto maggior fiducia in sé stessi hanno voluto correre quasi con le proprie forze, senza pregare con umiltà e sincerità Iddio di mostrare loro la vera strada! Quali meriti, al contrario, possono avere gli uomini, quali che essi siano, dal momento che Dio, venendo sulla terra non con la ricompensa dovuta ma con la grazia gratuita, li ha trovati tutti peccatori, mentre egli è l’unico ad essere immune da peccati e l’unico salvatore? (Ep. 155, 2.5)


 


 



Per la riflessione


La sapienza e la verità, se non sono desiderate con tutte le forze dello spirito, in nessun modo è possibile trovarle. Se invece si cercano come si conviene, esse non possono né sottrarsi né nascondersi a coloro che le amano. (De moribus ecclesiae Cath. I, 17.31)


 


 



Pensiero agostiniano


A tutti piace un posto elevato, ma il gradino è l’umiltà. (Sermo 96, 3)



 



12/07


 


 



Preghiera


O Dio luce intelligibile, fondamento, principio e ordinatore della luce intelligibile di tutti gli esseri che partecipano alla luce intelligibile: ti invoco, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)


 


 



Lettura



La speranza delle persone timorate di Dio



 


Se hai desiderato le vanità del mondo quando non le avevi ancora conosciute, cerca dì disprezzarle adesso che ne hai fatta l’esperienza. La vanità porta infatti con sé un piacere fallace, una fatica inutile, una paura continua, un prestigio pericoloso. Si incomincia senza riflessione e si finisce senza soddisfazione. Così vanno tutte le cose che, nell’attuale nostra condizione piena di affanni, si bramano più inconsideratamente che prudentemente. Ben diversa è la speranza delle persone timorate di Dio, ben diversi i frutti delle loro sofferenze, ben diversa la ricompensa per le prove sostenute. Impossibile è d’altra parte evitare quaggiù le ansie, i dolori, le fatiche e le prove. Ma quel che soprattutto importa è per qual motivo, con quale aspettativa e per qual fine si soffre. Io, per conto mio, quando considero i mondani, non so quale potrebbe essere il momento più opportuno per far capire loro come comportarsi da saggi per guarirne le anime, poiché quando pare loro che tutto vada a gonfie vele, nella loro orgogliosa presunzione disprezzano gli ammonimenti dati per la salvezza e li prendono come una tiritera da vecchie; quando invece sono abbattuti dalle angustie, si danno pensiero di uscirne fuori anziché accettare il rimedio per guarire e così arrivare ove non potranno essere angustiati in alcun modo. Talora però c’è chi nel fondo del cuore presta orecchio ed attenzione alla verità; cosa ch’è più rara quando si è nella prosperità che quando si è nell’avversità. (Ep. 203)


 


 



Per la riflessione


Chi ama la libertà, cerchi di essere libero dall’amore per le cose mutevoli; e chi ama il potere, si sottometta come suddito a Dio, l’unico che regna su tutto, amandolo più di se stesso. (De vera religione 47.93)


 


 



Pensiero agostiniano


Manda [le ricchezze] in rovina per non andare tu stesso in rovina; donale per acquistarle, spargile come seme per poterle mietere. (Sermo 113, 4.4)



 



13/07


 


 



Preghiera


O Dio, dal quale allontanarsi è cadere, verso cui voltarsi è risorgere, nel quale rimanere è aver sicurezza: ti invoco, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)


 


 



Lettura



Preferire Dio ai beni particolari



 


Le spese occorrenti a costruire la torre e i diecimila soldati capaci di tenere testa all’altro re che ne dispone di ventimila, non significano altro se non che ciascuno deve rinunciare ai suoi beni. Il preambolo del discorso concorda con la conclusione. Nel fatto per cui ciascuno rinuncia ai propri beni è compreso anche quello di odiare il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita. Tutte queste cose, infatti, sono come beni particolari di ciascuno e sono, per lo più, d’impaccio e d’ostacolo per entrare in possesso, non già dei beni esclusivi di ciascuno, che sono destinati a passare col tempo, bensì dei beni comuni a tutti ed eterni. Per il fatto, per esempio, che una donna è tua madre, per ciò stesso non è certo la mia. Si tratta quindi d’un bene temporale e passeggero, come appunto puoi constatare ch’è già passato il fatto d’averti concepito, d’averti portato nel seno, d’averti dato alla luce e d’averti allattato. Per il fatto invece ch’essa è sorella in Cristo lo è non solo per te, ma anche per me e per tutti coloro ai quali è promessa l’unica eredità del cielo e hanno Dio per padre e Cristo per fratello, in virtù dell’amore che ci unisce in una sola famiglia. Questi, sì, sono i beni eterni e non si consumano per l’ingiuria del tempo; sono i beni che tanto più sicuramente speriamo di possedere, quanto meno predichiamo che si possono ottenere per diritto privato piuttosto che per diritto pubblico. (Ep. 243, 3)


 


 



Per la riflessione


O verità, lume del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi. (Conf. XII, 10.10)


 


 



Pensiero agostiniano


Se sei buono, lo sei per un dono di Lui; se sei cattivo, lo sei per colpa tua. Fuggi da te e vieni da colui che ti ha creato. (Sermo 29, 4)



 



14/07


 


 



Preghiera


O Dio, che ci dai il pane della vita; o Dio, che ci asseti di quella bevanda sorbendo la quale non avremo più sete: ti invoco, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)


 


 



Lettura



Nella felicità temporale è adombrata la felicità eterna


 


Volendo Dio mostrare come anche la felicità terrena e temporale è suo dono e bisogna solo sperarla da Lui, stimò bene di organizzare nelle prime età del mondo l’Antica Alleanza che fosse adatta all’uomo antico, da cui codesta vita deve necessariamente cominciare. Ma viene proclamato che la prosperità dei Patriarchi fu concessa per grazia di Dio, sebbene essa avesse attinenza con questa vita transitoria. Quei doni erano promessi e concessi palesemente, ma segretamente per mezzo di tutti quei doni veniva preannunziata allegoricamente la Nuova Alleanza e ciò veniva compreso dall’intelligenza di alcune poche persone fatte degne del dono della profezia dalla grazia di Dio. Quei santi dunque vivevano secondo le regole dell’Antica Alleanza in armonia con ciò che era conveniente a quei tempi, ma già facevano parte della Nuova Alleanza, poiché anche quando vivevano nella felicità temporale, comprendevano che la felicità vera e da preferire era quella eterna: e se ne servivano in rapporto a quella di cui era simbolo, per conseguire quella del premio. Se talvolta dovevano soffrire delle contrarietà, le sopportavano perché, liberati dall’aiuto evidentissimo di Dio, lo glorificassero come dispensatore di tutti i beni, non solo di quelli sempiterni che religiosamente speravano, ma anche di quelli temporali, che godevano secondo il loro significato profetico.(Ep. 140, 2.5)


 


 



Per la riflessione


Tu, Signore, li creasti, tu che sei bello, poiché sono belli; tu che sei buono, poiché sono buoni; tu che sei, poiché sono. Non sono così belli, né sono così buoni, né sono così come tu, loro creatore, al cui confronto non sono belli, né son buoni, né sono. Lo sappiamo, e ne siano rese grazie a te, sebbene il nostro sapere paragonato al tuo sia un ignorare. (Conf. XI, 4.6)


 


 



Pensiero agostiniano


L’allegrezza del mondo è la cattiveria impunita. (Sermo 171, 4)



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