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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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Concilio Vaticano II Decreto

Ultimo Aggiornamento: 28/04/2013 11:41
28/04/2013 11:41

L'Azione cattolica

20. Da diversi decenni i laici sono andati consacrandosi sempre più all'apostolato in molte nazioni e si sono raccolti in forme varie di attività e di associazioni che, in unione particolarmente stretta con la gerarchia, si sono occupate e si occupano di fini propriamente apostolici. Tra queste o anche altre simili del passato, sono soprattutto da ricordare quelle che, pur seguendo diversi metodi, hanno prodotto abbondantissimi frutti nel regno di Cristo e, meritatamente raccomandate e promosse dai romani Pontefici e da molti vescovi, hanno avuto da essi il nome di Azione cattolica e spessissimo sono state descritte come collaborazione dei laici all'apostolato gerarchico (34).

Queste forme di apostolato, si chiamino esse Azione cattolica o con altro nome, esercitano oggi un apostolato prezioso. Esse sono costituite dal concorso delle seguenti note caratteristiche prese tutte insieme:

a) Fine immediato di tali organizzazioni è il fine apostolico della Chiesa, cioè l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti.

b) I laici, collaborando con la gerarchia secondo il modo loro proprio, portano la loro esperienza e assumono la loro responsabilità nel dirigere tali organizzazioni, nel ponderare le circostanze in cui si deve esercitare l'azione pastorale della Chiesa e nella elaborazione ed esecuzione del loro programma di azione.

c) I laici agiscono uniti a guisa di corpo organico, affinché sia meglio espressa la comunità della Chiesa e l'apostolato riesca più efficace.

d) Questi laici, sia che si offrano spontaneamente, o siano invitati all'azione e alla cooperazione diretta con l'apostolato gerarchico, agiscono sotto la superiore direzione della gerarchia medesima, la quale può sancire tale cooperazione anche per mezzo di un « mandato » esplicito.

Le organizzazioni in cui, a giudizio della gerarchia, si trovano tutte insieme queste note, si devono ritenere Azione cattolica, anche se, per esigenze di luoghi e di popoli, prendono varie forme e nomi. Il sacro Concilio raccomanda vivamente queste istituzioni, che certamente in molti paesi rispondono alle necessità dell'apostolato della Chiesa; invita i sacerdoti e i laici che lavorano in esse a tradurre sempre più in atto le note sopra ricordate e a cooperare sempre fraternamente nella Chiesa con tutte le altre forme di apostolato.

Stima delle associazioni

21. Occorre stimare nel modo giusto tutte le associazioni di apostolato; quelle poi che la gerarchia secondo le necessità dei tempi e dei luoghi, ha lodato o raccomandato o ha deciso di istituire come più urgenti, vanno tenute in somma considerazione da sacerdoti, dai religiosi e dai laici e promosse secondo la natura propria di ciascuna di esse. Tra queste, soprattutto oggi, vanno certamente annoverate le associazioni e i gruppi internazionali dei cattolici.

I laici dediti al servizio della Chiesa a titolo speciale

22. Nella Chiesa sono degni di particolare onore e di raccomandazione quei laici, celibi o uniti in matrimonio, che si consacrano in perpetuo o temporaneamente al servizio delle istituzioni e delle loro opere con la propria competenza professionale. È per essa di grande gioia veder crescere sempre più il numero dei laici che offrono il proprio servizio alle associazioni e alle opere di apostolato, sia dentro i limiti della propria nazione, sia in campo internazionale, sia soprattutto nelle comunità cattoliche delle missioni e delle Chiese nascenti.

I pastori della Chiesa accolgano volentieri e con animo grato tali laici, procurino che la loro condizione soddisfi nella misura migliore possibile alle esigenze della giustizia, dell'equità e della carità, soprattutto in merito all'onesto sostentamento loro e della famiglia, e che essi godano della necessaria formazione, di conforto e di stimoli spirituali.

CAPITOLO V

L'ORDINE DA OSSERVARE NELL'APOSTOLATO

Introduzione

23. L'apostolato dei laici, sia esso esercitato dai singoli che dai cristiani consociati, dev'essere inserito, con il debito ordine, nell'apostolato di tutta la Chiesa; anzi l'unione con coloro che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio (cfr. At 20,28) è un elemento essenziale dell'apostolato cristiano. Non meno necessaria è la collaborazione tra le varie iniziative di apostolato, che deve essere convenientemente predisposta dalla gerarchia.

Infatti, per promuovere lo spirito di unione, affinché in tutto l'apostolato della Chiesa splenda la carità fraterna, si raggiungano le comuni finalità e siano evitate dannose rivalità, si richiede una stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa e un conveniente coordinamento, nel rispetto della natura propria di ciascuna (35). Ciò è sommamente conveniente quando una determinata attività nella Chiesa richiede l'armonia e la cooperazione apostolica dell'uno e dell'altro clero, dei religiosi e dei laici.

Rapporti con la gerarchia

24. Spetta alla gerarchia promuovere l'apostolato dei laici, fornire i principi e gli aiuti spirituali, ordinare l'esercizio dell'apostolato medesimo al bene comune della Chiesa, vigilare affinché la dottrina e le disposizioni fondamentali siano rispettate.

L'apostolato dei laici ammette certamente vari tipi di rapporti con la gerarchia, secondo le svariate forme e diversi scopi dell'apostolato stesso.

Sono molte infatti le iniziative apostoliche che vengono prese dalla libera volontà dei laici e sono rette dal loro prudente criterio. Mediante queste iniziative, in certe circostanze la missione della Chiesa può essere meglio adempiuta; perciò esse vengono non di rado lodate o raccomandate dalla gerarchia (36). Ma nessuna iniziativa rivendichi a se stessa la denominazione di « cattolica », se non interviene il consenso della legittima autorità ecclesiastica.

Alcune forme di apostolato dei laici vengono espressamente riconosciute dalla gerarchia in maniere diverse. L'autorità ecclesiastica, per il bene comune della Chiesa, può inoltre scegliere e promuovere in modo particolare alcune associazioni e iniziative aventi finalità immediatamente spirituali, per le quali assume una speciale responsabilità. Così la gerarchia, ordinando in diverse maniere l'apostolato secondo le circostanze, unisce più strettamente alcune forme di esso alla sua missione apostolica, rispettando tuttavia la natura propria e la distinzione dell'una e dell'altra, senza per questo togliere ai laici la necessaria facoltà di agire di propria iniziativa. Questo atto della gerarchia prende in vari documenti ecclesiastici il nome di « mandato ».

Infine la gerarchia affida ai laici alcuni compiti che sono più intimamente collegati con i doveri dei pastori, e ciò sia nell'esposizione della dottrina cristiana, sia in alcuni atti liturgici, sia nella cura delle anime. In forza di tale missione, i laici, nell'esercizio di questi compiti, sono pienamente soggetti alla direzione del superiore ecclesiastico.

Nei confronti delle opere e istituzioni di ordine temporale, il compito della gerarchia consiste nell'insegnare e interpretare autenticamente i principi dell'ordine morale che devono essere seguiti nelle cose temporali; inoltre è in suo potere giudicare, tutto ben considerato e servendosi dell'aiuto di esperti, della conformità di tali opere e istituzioni con i principi morali, e stabilire quali cose sono necessarie per custodire e promuovere i beni di ordine soprannaturale.

L'aiuto che il clero deve dare all'apostolato dei laici

25. Ricordino i vescovi, i parroci e gli altri sacerdoti dell'uno e dell'altro clero, che il diritto e il dovere di esercitare l'apostolato è comune a tutti i fedeli, sia chierici sia laici, e che anche i laici hanno compiti propri nell'edificazione della Chiesa (37). Perciò lavorino fraternamente con i laici nella Chiesa e per la Chiesa, ed abbiano una cura speciale dei laici nel loro lavoro apostolico (38).

Si scelgano con diligenza sacerdoti dotati delle qualità necessarie e convenientemente formati per aiutare i laici in speciali forme di apostolato (39). Coloro che si dedicano a questo ministero, una volta ricevuta la missione dalla gerarchia, la rappresentano nella loro azione pastorale: favoriscano le opportune relazioni dei laici con la gerarchia stessa, sempre aderendo fedelmente allo spirito e alla dottrina della Chiesa; consacrino se stessi ad alimentare la vita spirituale e il senso apostolico delle associazioni cattoliche ad essi affidate; le assistano con il loro sapiente consiglio nella loro operosità apostolica e ne favoriscano le iniziative; instaurando un continuo dialogo con i laici, studino attentamente quali siano gli accorgimenti per rendere più fruttuosa la loro azione apostolica;  (40)promuovano lo spirito d'unione nell'interno dell'associazione medesima, come pure fra essa e le altre.

I religiosi, infine, sia i frati che le suore, abbiano stima delle opere apostoliche dei laici; secondo lo spirito e le regole dei loro istituti, si dedichino volentieri a promuovere le opere dei laici procurino di sostenere, aiutare, completare i compiti del sacerdote.

Alcuni strumenti per la mutua collaborazione

26. Nelle diocesi, per quanto è possibile, vi siano dei consigli che aiutino il lavoro apostolico della Chiesa, sia nel campo dell'evangelizzazione e della santificazione, sia in campo caritativo, sociale, ecc., nei quali devono convenientemente collaborare clero, religiosi e laici. Questi consigli potranno giovare alla mutua coordinazione delle varie associazioni e iniziative dei laici, nel rispetto dell'indole propria e dell'autonomia di ciascuna (41).

Consigli di tal genere vi siano pure, per quanto è possibile, nell'ambito parrocchiale, interparrocchiale, interdiocesano, nonché a livello nazionale e internazionale (42).

Sia costituito inoltre presso la santa Sede uno speciale segretariato per il servizio e l'impulso dell'apostolato dei laici, come centro che, con mezzi adatti fornisca notizie delle varie iniziative apostoliche dei laici, istituisca ricerche intorno ai problemi che sorgono in questo campo e assista con i suoi consigli la gerarchia e i laici nelle opere apostoliche. In questo segretariato abbiano la parte loro i movimenti e le iniziative dell'apostolato dei laici esistenti in tutto il mondo e, con i laici, vi lavorino anche dei chierici e dei religiosi.

La collaborazione con gli altri cristiani e con i non cristiani

27. Il comune patrimonio evangelico, nonché il conseguente comune dovere della testimonianza cristiana, raccomandano e spesso esigono la collaborazione dei cattolici con gli altri cristiani, da attuarsi dai singoli e dalle comunità ecclesiali, sia in singole attività, sia in associazioni, nel campo nazionale e in quello internazionale (43). Anche i comuni valori umani richiedono non di rado una simile cooperazione dei cristiani che perseguono finalità apostoliche con coloro che non professano il cristianesimo, ma riconoscono tali valori. Con questa cooperazione (44) dinamica e prudente che è di grande importanza nelle attività temporali, i laici danno testimonianza a Cristo, salvatore del mondo, e all'unità della famiglia umana.

CAPITOLO VI

LA FORMAZIONE ALL'APOSTOLATO

Necessità della formazione all'apostolato

28. L'apostolato può raggiungere piena efficacia soltanto mediante una multiforme e integrale formazione. Questa è richiesta non soltanto dal continuo progresso spirituale e dottrinale del laico, ma anche dalle varie circostanze di cose, di persone, di compiti a cui la sua attività deve adattarsi. Questa formazione all'apostolato deve poggiare su quei fondamenti che da questo sacro Concilio altrove sono stati affermati e dichiarati (45). Oltre la formazione comune a tutti i cristiani, non poche forme di apostolato esigono una formazione specifica e particolare, a causa della varietà delle persone e delle circostanze.

Principi per la formazione dei laici all'apostolato

29. Poiché i laici hanno un modo proprio di partecipare alla missione della Chiesa, la loro formazione apostolica presenta un carattere speciale a motivo dell'indole secolare propria del laicato e della sua particolare spiritualità.

La formazione all'apostolato suppone che i laici siano integralmente formati dal punto di vista umano, secondo la personalità e le condizioni di vita di ciascuno. Il laico, infatti, oltre a conoscere bene il mondo contemporaneo, deve essere un membro ben inserito nel suo gruppo sociale e nella sua cultura.

In primo luogo il laico impari ad adempiere la missione di Cristo e della Chiesa vivendo anzitutto nella fede il divino mistero della creazione e della redenzione, mosso dallo Spirito Santo che vivifica il popolo di Dio e che spinge tutti gli uomini ad amare Dio Padre e in lui il mondo e gli uomini. Questa formazione deve essere considerata come fondamento e condizione di qualsiasi fruttuoso apostolato.

Oltre la formazione spirituale, è richiesta una solida preparazione dottrinale e cioè teologica, etica, filosofica, secondo la diversità dell'età, della condizione e delle attitudini. Né si trascuri l'importanza della cultura generale unitamente alla formazione pratica e tecnica. Per coltivare buone relazioni umane ne bisogna favorire i genuini valori umani, anzitutto l'arte del convivere e del cooperare fraternamente di instaurare il dialogo.

Ma poiché la formazione all'apostolato non può consistere nella sola istruzione teorica, il laico, fin dall'inizio della sua formazione, impari gradualmente e prudentemente a vedere tutto, a giudicare e a agire nella luce della fede, a formare e a perfezionare se stesso con gli altri mediante l'azione e ad entrare così attivamente nel servizio della Chiesa (46). Questa formazione, che dev'essere sempre ulteriormente perfezionata per la crescente maturazione della persona umana e per l'evolversi dei problemi, richiede una conoscenza sempre più approfondita e un'azione sempre più idonea. Nel soddisfare a tutte le esigenze della formazione si abbia sempre dinanzi l'unità e l'integrità della persona umana, al fine di preservare e accrescere la sua armonia e il suo equilibrio.

In questo modo il laico si inserisce a fondo e fattivamente nella stessa realtà dell'ordine temporale assume la sua parte in maniera efficace in tutte le attività; allo stesso tempo quale membro vivo e testimone della Chiesa, la rende presente ed operante in seno alle cose temporali (47) .

Chi forma all'apostolato

30. La formazione all'apostolato ha inizio con la prima educazione dei fanciulli. In modo speciale vengano iniziati all'apostolato gli adolescenti e i giovani e li si permei di spirito apostolico. La formazione deve essere perfezionata lungo tutta la vita a misura che lo richiedono i nuovi compiti che si assumono. È chiaro dunque che coloro ai quali spetta l'educazione cristiana sono anche tenuti al dovere della formazione all'apostolato.

È compito dei genitori disporre nella famiglia i loro figli fin dalla fanciullezza a riconoscere l'amore di Dio verso tutti gli uomini. Insegnino loro gradualmente, specialmente con l'esempio, la sollecitudine verso le necessità sia materiali che spirituali del prossimo. Tutta la famiglia dunque, nella sua vita in comune, diventi quasi un tirocinio di apostolato.

È necessario inoltre educare i fanciulli in modo che, oltrepassando i confini della famiglia, aprano il loro animo alla vita delle comunità sia ecclesiali che temporali. Vengano accolti nella locale comunità parrocchiale in maniera tale che acquistino in essa la coscienza d'essere membri vivi e attivi del popolo di Dio.

I sacerdoti poi, nella catechesi e nel ministero della parola, nella direzione delle anime, come negli altri ministeri pastorali, abbiano dinanzi agli occhi la formazione all'apostolato. Anche le scuole, i collegi e gli altri istituti cattolici di educazione devono promuovere nei giovani il senso cattolico e l'azione apostolica (48). Qualora questa formazione manchi, o perché i giovani non frequentano tali scuole o per altra causa, la curino con tanto maggiore impegno i genitori, i pastori d'anime e le associazioni.

Gli insegnanti, poi, e gli educatori i quali con la loro vocazione e il loro ufficio esercitano una eccellente forma di apostolato dei laici, siano provveduti della necessaria dottrina e dell'arte pedagogica con cui potranno impartire efficacemente questa formazione.

Parimenti i gruppi e le associazioni di laici che abbiano per scopo l'apostolato in genere o altre finalità soprannaturali, secondo che il loro fine e la loro possibilità lo comportano, debbono diligentemente e assiduamente favorire la formazione all'apostolato. Essi sono spesso la via ordinaria di un'adeguata formazione all'apostolato. In essi infatti si dà simultaneamente una formazione dottrinale, spirituale e pratica. I loro membri, riuniti in piccoli gruppi con i compagni e con gli amici, valutano i metodi e i frutti della loro attività apostolica e confrontano con il Vangelo il loro modo di vivere quotidiano.

Tale formazione va organizzata in modo da tener conto di tutto l'apostolato dei laici, che deve essere esercitato non solo tra i gruppi stessi delle associazioni, ma in ogni circostanza per tutta la vita, specialmente professionale e sociale.

Anzi ognuno deve fattivamente prepararsi all'apostolato, cosa che urge maggiormente nell'età adulta. Infatti con il progredire dell'età, l'animo si apre meglio in modo che ciascuno può scoprire più accuratamente i talenti con cui Dio ha arricchito la sua anima, ed esercitare con maggiore efficacia quei carismi che gli sono stati concessi dallo Spirito Santo, a bene dei suoi fratelli.

Adattare la formazione ai diversi tipi di apostolato

31. Le varie forme di apostolato richiedono pure una formazione particolare adeguata.

a) Quanto all'apostolato per l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini, i laici debbono essere particolarmente formati a stabilire il dialogo con gli altri, credenti o non credenti, per annunziare a tutti il messaggio di Cristo (49). E poiché nel tempo nostro il materialismo di vario tipo sta diffondendosi largamente dovunque, anche in mezzo ai cattolici, i laici non soltanto imparino con maggior diligenza la dottrina cattolica, specialmente in quei punti nei quali la dottrina stessa viene messa in questione, ma contro ogni forma di materialismo offrano anche la testimonianza di una vita evangelica.

b) Quanto alla trasformazione cristiana dell'ordine temporale, i laici siano istruiti sul vero significato e valore dei beni temporali in se stessi e rispetto a tutte le finalità della persona umana; si esercitino nel retto uso delle cose e dell'organizzazione delle istituzioni, avendo sempre di mira il bene comune secondo i principi della dottrina morale e sociale della Chiesa. Assimilino soprattutto i principi della dottrina sociale e le sue applicazioni, affinché si rendano capaci sia di collaborare, per quanto loro spetta, al progresso della dottrina stessa, sia di applicarla correttamente ai singoli casi (50).

c) Poiché le opere di carità e di misericordia offrono una splendida testimonianza di vita cristiana, la formazione apostolica deve portare pure all'esercizio di esse, affinché i fedeli, fin dalla fanciullezza, imparino a immedesimarsi nelle sofferenze dei fratelli e a soccorrerli generosamente quando versano in necessità (51).

I sussidi

32. I laici consacrati all'apostolato hanno già a disposizione molti sussidi, cioè convegni, congressi, ritiri, esercizi spirituali, incontri frequenti, conferenze, libri, riviste per una più profonda conoscenza della sacra Scrittura e della dottrina cattolica per nutrire la propria vita spirituale, per conoscere le condizioni del mondo e per scoprire e impiegare i metodi apostolici adatti (52).

I suddetti sussidi di formazione sono in funzione delle svariate forme di apostolato negli ambienti in cui essere vengono esercitate. A questo fine sono pure stati eretti centri o istituti superiori che hanno già recato ottimi frutti. Questo sacro Concilio si rallegra per simili iniziative già fiorenti in alcune parti è si augura che esse siano promosse pure in altri posti, dove risultassero necessarie.

Si erigano inoltre centri di documentazione e di studio, non solo in campo teologico, ma anche antropologico, psicologico, sociologico, metodologico, per meglio sviluppare le attitudini dei laici, uomini e donne, giovani e adulti, in tutti i campi di apostolato.

ESORTAZIONE FINALE

33. Il sacro Concilio scongiura perciò nel Signore tutti i laici a rispondere volentieri, con generosità e con slancio alla voce di Cristo, che in quest'ora li invita con maggiore insistenza, e all'impulso dello Spirito Santo. In modo speciale sentano questo appello come rivolto a se stessi i più giovani e l'accolgano con gioia e magnanimità.

È il Signore stesso infatti che ancora una volta per mezzo di questo santo Sinodo invita tutti i laici ad unirsi sempre più intimamente a lui e, sentendo come proprio tutto ciò che è di lui (cfr. Fil 2,5), si associno alla sua missione salvifica.

È ancora lui che li manda in ogni città e in ogni luogo dove egli sta per venire (cfr. Lc 10,1), affinché gli si offrano come cooperatori nelle varie forme e modi dell'unico apostolato della Chiesa, che deve continuamente adattarsi alle nuove necessità dei tempi, lavorando sempre generosamente nell'opera del Signore, sapendo bene che faticando nel Signore non faticano invano (cfr. 1 Cor 15,58).

Tutte e singole le cose stabilite in questo Decreto sono piaciute ai Padri del Sacro Concilio. E Noi, in virtù della potestà Apostolica conferitaci da Cristo, unitamente ai Venerabili Padri, nello Spirito Santo le approviamo, le decretiamo e le stabiliamo; e quanto è stato così sinodalmente deciso, comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.

Roma, presso San Pietro 18 novembre 1965.

 
Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica

Seguono le firme dei Padri.

SOSPENSIONE DELLA LEGGE

Il Beatissimo Padre ha stabilito la dilazione della legge, quanto alle nuove leggi che sono contenute nel Decreto sull’Apostolato dei laici ora promulgato, fino al 29 giugno 1966, cioè fino alla festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo dell’anno prossimo. Nel frattempo il Sommo Pontefice emanerà le norme per l’applicazione di dette leggi.

† PERICLES FELICI 
Arcivescovo tit. di Samosata 
Segretario Generale del Ss. Concilio


Firme dei Padri

Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica

† Ego IOSEPHUS titulo S. Ioannis ante Portam Latinam Presbyter Cardinalis FRINGS, Archiepiscopus Coloniensis.

† Ego ERNESTUS titulo S. Sabinae Presbyter Cardinalis RUFFINI, Archiepiscopus Panormitanus.

† Ego ANTONIUS titulo S. Laurentii in Panisperna Presbyter Cardinalis CAGGIANO, Archiepiscopus Bonaërensis.

Ego PETRUS titulo S. Praxedis Presbyter Cardinalis CIRIACI.

† Ego MAURITIUS titulo S. Mariae de Pace Presbyter Cardinalis FELTIN, Archiepiscopus Parisiensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Mariae de Victoria Presbyter Cardinalis SIRI, Archiepiscopus Ianuensis.

† Ego IACOBUS titulo S. Mariae in Transpontina Presbyter Cardinalis LERCARO, Archiepiscopus Bononiensis.

† Ego STEPHANUS titulo S. Mariae Trans Tiberim Presbyter Cardinalis WYSZYNSKI, Archiepiscopus Gnesnensis et Varsaviensis, Primas Poloniae.

† Ego BENIAMINUS titulo S. Vitalis Presbyter Cardinalis DE ARRIBA Y CASTRO, Archiepiscopus Tarraconensis.

† Ego FERDINANDUS titulo S. Augustini Presbyter Cardinalis QUIROGA Y PALACIOS, Archiepiscopus Compostellanus.

† Ego PAULUS AEMILIUS titulo S. Mariae Angelorum in Thermis Presbyter Cardinalis LEGER, Archiepiscopus Marianopolitanus.

† Ego VALERIANUS titulo S. Mariae in Via Lata Presbyter Cardinalis GRACIAS, Archiepiscopus Bombayensis.

† Ego IOANNES titulo S. Marci Presbyter Cardinalis URBANI, Patriarcha Venetiarum.

Ego IOSEPHUS titulo S. Priscae Presbyter Cardinalis DA COSTA NUNES.

Ego HILDEBRANDUS titulo S. Sebastiani ad Catacumbas Presbyter Cardinalis ANTONIUTTI.

Ego EPHRAEM titulo S. Crucis in Hierusalem Presbyter Cardinalis FORNI.

† Ego IOANNES titulo S. Mariae de Aracoeli Presbyter Cardinalis LANDAZURI RICKETTS, Archiepiscopus Limanus, Primas Peruviae.

† Ego RADULFUS titulo S. Bernardi ad Thermas Presbyter Cardinalis SILVA HENRIQUEZ, Archiepiscopus S. Iacobi in Chile.

† Ego LEO IOSEPHUS titulo S. Petri ad Vincula Presbyter Cardinalis SUENENS, Archiepiscopus Mechliniensis-Bruxellensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Athanasii Presbyter Cardinalis SLIPYI, Archiepiscopus Maior Ucrainorum.

† Ego LAURENTIUS titulo S. Leonis I Presbyter Cardinalis JAEGER, Archiepiscopus Paderbornensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Crucis in via Flaminia Presbyter Cardinalis BERAN, Archiepiscopus Pragensis.

† Ego MAURITIUS titulo D.nae N.ae de SS. Sacramento et Martyrum Canadensium Presbyter Cardinalis ROY, Archiepiscopus Quebecensis, Primas Canadiae.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Teresiae Presbyter Cardinalis MARTIN, Archiepiscopus Rothomagensis.

† Ego AUDOËNUS titulo S. Praxedis Presbyter Cardinalis MCCANN, Archiepiscopus Civitatis Capitis.

† Ego LEO STEPHANUS titulo S. Balbinae Presbyter Cardinalis DUVAL, Archiepiscopus Algeriensis.

† Ego ERMENEGILDUS titulo Reginae Apostolorum Presbyter Cardinalis FLORIT, Archiepiscopus Florentinus.

† Ego FRANCISCUS titulo Ss. Petri et Pauli in via Ostiensi Presbyter Cardinalis ŠEPER, Archiepiscopus Zagrabiensis.

† Ego IOANNES titulo S. Silvestri in Capite Presbyter Cardinalis HEENAN, Archiepiscopus Vestmonasteriensis, Primas Angliae.

† Ego IOANNES titulo Ssmae Trinitatis in Monte Pincio Presbyter Cardinalis VILLOT, Archiepiscopus Lugdunensis et Viennensis, Primas Galliae.

† Ego ALBERTUS GORI, Patriarcha Hierosolymitanus Latinorum.

† Ego Paulus II Cheikho, Patriarcha Babylonensis Chaldaeorum.

† Ego IGNATIUS PETRUS XVI BATANIAN, Patriarcha Ciliciae Armenorum.

† Ego IOSEPHUS VIEIRA ALVERNAZ, Patriarcha Indiarum Orientalium.

† Ego IOANNES CAROLUS MCQUAID, Archiepiscopus Dublinensis, Primas Hiberniae.

† Ego ANDREAS ROHRACHER, Archiepiscopus Salisburgensis, Primas Germaniae.

† Ego DEMETRIUS MOSCATO, Archiepiscopus Primas Salernitanus et Administrator Perpetuus Acernensis.

† Ego HUGO CAMOZZO, Archiepiscopus Pisanus et Primas Sardiniae et Corsicae.

† Ego ALEXANDER TOKI , Archiepiscopus Antibarensis et Primas Serbiae.

† Ego MICHAEL DARIUS MIRANDA, Archiepiscopus Mexicanus, Primas Mexici.

† Ego FRANCISCUS MARIA DA SILVA, Archiepiscopus Bracharensis, Primas Hispaniarum.

† Ego PAULUS GOUYON, Archiepiscopus Rhedonensis, Primas Britanniae.

† Ego ANDREAS CESARANO, Archiepiscopus Sipontinus.

Sequuntur ceterae subsignationes.

Ita est.

† Ego PERICLES FELICI
Archiepiscopus tit. Samosatensis
Ss. Concilii Secretarius Generalis
† Ego IOSEPHUS ROSSI
Episcopus tit. Palmyrenus
Ss. Concilii Notarius
† Ego FRANCISCUS HANNIBAL FERRETTI
Ss. Concilii Notarius

DAGLI ATTI DEL SS. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

NOTIFICAZIONE

Fatta dall’Ecc.mo Segretario Generale del Ss. Concilio
nella CLXXI Congregazione Generale
del 15 nov. 1965

 È stato chiesto quale debba essere la qualificazione teologica della dottrina che esposta nello Schema della Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione e viene sottoposta alla votazione.

Al quesito la Commissione Dottrinale rimanda alla sua Dichiarazione del 6 marzo 1964, di cui qui trascriviamo il testo:

"Tenendo conto della procedura conciliare e della finalit pastorale del presente Concilio, questo S. Sinodo definisce come vincolante per la Chiesa soltanto quello che in materia di fede e di morale avr apertamente dichiarato come tale.

Le altre cose che il S. Sinodo propone, in quanto dottrina del Supremo Magistero della Chiesa, tutti e ciascun fedele devono accoglierle e aderirvi secondo la mente dello stesso S. Sinodo, quale si deduce sia dalla materia trattata sia dal tenore dell’espressione verbale, secondo le norme dell’interpretazione teologica".

† PERICLES FELICI

Arcivescovo tit. di Samosata
Segretario Generale del SS. Concilio


NOTE

(1) Cf. GIOVANNI XXIII, Cost. Apost. Humanae Salutis, 25 dic. 1961: AAS 54 (1962), pp. 7-10.

(2) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, nn. 33ss: AAS 57 (1965), pp. 39s [pag. 197ss]; cf. anche la Cost. dogm. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, nn. 26-40: AAS 56 (1964), pp. 107-111 [pag. 33ss]; cf. Decr. sugli strumenti di comunicazione socialeInter mirifica: AAS 56 (1964), pp. 145-153; cf. Decr. sull’Ecumenismo, Unitatis redintegratio: AAS 57 (1965), pp. 90-107; cf. Decr. sulla missione Pastorale dei Vescovi nella Chiesa, Christus Dominus, nn. 16, 17, 18 [pag. 365ss]; cf. Dichiarazione sull’Educazione cristiana, Gravissimum educationis, nn. 3, 5, 7 [pag. 485ss].

(3) Cf. PIO XII, Disc. ai Cardinali, 18 febb. 1946: AAS 38 (1946), pp. 101-102; IDEM, Discorso ai Giovani Lavoratori Cattolici, 25 ag. 1957: AAS 49 (1957), p. 843.

(4) Cf. PIO XI, Encicl. Rerum Ecclesiae: AAS 18 (1926), p. 65.

(5) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 31: AAS 57 (1965), p. 37 [pag. 193ss].

(6) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 33, p. 39 [pag. 197ss]; cf. anche n. 10, p. 14 [pag. 137ss].

(7) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 12, p. 16 [pag. 141ss].

(8) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, cap. I, n. 11: AAS 56 (1964), pp. 102-103 [pag. 25].

(9) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 32: AAS 57 (1965), p. 38 [pag. 195ss]; cf. anche nn. 40-41, pp. 45-47 [pag. 211ss].

(10) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 62, p. 63 [pag. 257ss]; cf. anche n. 65, pp. 64-65 [pag. 261ss].

(11) Cf. PIO XI, Encicl. Ubi arcano, 23 dic. 1922: AAS 14 (1922), p. 659; PIO XII, Encicl.Summi Pontificatus, 20 ott. 1939: AAS 31 (1939), p. 442-443.

(12) Cf. LEONE XIII, Encicl. Rerum Novarum: ASS 23 (1890-91), p. 647; PIO XI, Encicl.Quadragesimo Anno: AAS 23 (1931), p. 190 [in parte Dz 3725]; PIO XII, Messaggio radiofonico, 1° giugno 1941: AAS 33 (1941), p. 207.

(13) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra: AAS 53 (1961), p. 402.

(14) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra: AAS 53 (1961), p. 440-441.

(15) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra: AAS 53 (1961), pp. 442-443.

(16) Cf. PIO XII, Disc. alla “Pax Romana M. I. I. C.”, 25 apr. 1957: AAS 49 (1957), pp. 208-209, e soprattutto GIOVANNI XXIII, Disc. Ad Conventum Consilii “Food and Agriculture Organisation” (F.A.O.), 10 nov. 1959): AAS 51 (1959), pp. 856, 866.

(17) Cf. S. PIO X, Lett. Apost. Creationis duarum novarum paroeciarum, 1° giugno 1905: ASS 38 (1905), pp. 65-67; PIO XII, Disc. ai fedeli della Parrocchia di S. Saba, 11 genn. 1953: Discorsi e Radiomessaggi di S. S. Pio XII, 14, 1952-1953, pp. 449-454; GIOVANNI XXIII, Disc. al Clero e ai fedeli della diocesi suburbicaria di Albano, pronunziato a Castelgandolfo, 26 ag. 1962: AAS 54 (1962), pp. 656-660.

(18) Cf. LEONE XIII, Disc., 28 genn. 1894: Acta 14 (1894), pp. 424-425.

(19) Cf. PIO XII, Disc. ai Parroci ecc., 6 febbr. 1951: Discorsi e Radiomessaggi di S. S. Pio XII, 12 (1950-1951), pp. 437-443; 8 marzo 1952: ibid., 14 (1952-1953), pp. 5-10; 27 marzo 1953: ibid. 15 (1953-1954), pp. 27-35; 28 febbr. 1954: ibid., pp. 585-590.

(20) Cf. PIO XI, Encicl. Casti Connubii: AAS 22 (1930), p. 554; PIO XII, Messaggio radiofonico, 1° giugno 1941: AAS 33 (1941), p. 203; IDEM, Ai Delegati al Congresso dell’Unione Internazionale per la tutela dei diritti della famiglia, 20 sett. 1949: AAS 41 (1949), p. 552; IDEM, Ai padri di famiglia pellegrini a Roma dalla Francia, 18 sett. 1951: AAS 43 (1951), p. 731; IDEM, Messaggio radiofonico per il Natale 1952: AAS 45 (1953), p. 41; GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra, 15 maggio 1961: AAS 53 (1961), pp. 429, 439.

(21) Cf. PIO XII, Encicl. Evangelii Praecones, 2 giugno 1951: AAS 43 (1951), p. 514.

(22) Cf. PIO XII, Ai delegati al Congresso dell’Unione Internazionale per la tutela dei diritti della famiglia, 20 sett. 1949: AAS 41 (1949), p. 552.

(23) Cf. S. PIO X, Disc. all’Associazione cattolica della Gioventù Francese per la pietà, la scienza e l’azione, 25 sett. 1904: ASS 37 (1904-1905), pp. 296-300.

(24) Cf. PIO XII, Lett. Dans quelques semaines, all’Arcivescovo di Montréal: sui congressi organizzati dai giovani operai cristiani canadesi, 24 maggio 1947: AAS 39 (1947), p. 257;Messaggio radiofonico alla J.O.C. di Bruxelles, 3 sett. 1950: AAS 42 (1950), pp. 640-641.

(25) Cf. PIO XI, Encicl. Quadragesimo Anno, 15 maggio 1931: AAS 23 (1931), pp. 225-226.

(26) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra, 15 maggio 1961: AAS 53 (1961), pp. 448-450.

(27) Cf. PIO XII, Disc. al I Congresso Mondiale per l’Apostolato dei Laici, 14 ott. 1951: AAS 43 (1951), p. 788.

(28) Cf. PIO XII, Disc. al I Congresso Mondiale per l’Apostolato dei Laici, 14 ott. 1951: AAS 43 (1951), pp. 787-788.

(29) Cf. PIO XII, Encicl. Le pèlerinage de Lourdes, 2 luglio 1957: AAS 49 (1957), p. 615.

(30) Cf. PIO XII, Disc. al Consiglio della Federazione Internazionale degli uomini cattolici, 8 dic. 1956: AAS 49 (1957), pp. 26-27.

(31) Cf. sotto, cap. V, n. 24 [pag. 605s].

(32) Cf. S. C. DEL CONCILIO, Risoluzione Corrienten. 13 nov. 1920: AAS 13 (1921), p. 139.

(33) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Princeps Pastorum, 10 dic. 1959: AAS 51 (1959), p. 856.

(34) Cf. PIO XI, Lett. Quae nobis al Card. Bertram, 13 nov. 1928: AAS 20 (1928), p. 385. Cf. anche PIO XII, Disc. all’A.C. Italiana, 4 sett. 1940: AAS 32 (1940), p. 362.

(35) Cf. PIO XI, Encicl. Quamvis Nostra, 30 apr. 1936: AAS 28 (1936), pp. 160-161.

(36) Cf. S. C. DEL CONCILIO, Risoluzione Corrienten., 13 nov. 1920: AAS 13 (1921), pp. 137-140.

(37) Cf. PIO XII, Disc. al II Congresso Mondiale per l’Apostolato dei Laici, 5 ott. 1957: AAS 49 (1957), p. 927.

(38) Cf. CONC. VAT. II, Cost. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 37: AAS 57 (1965), pp. 42-43 [pag. 207ss].

(39) Cf. PIO XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950: AAS 42 (1950), p. 660.

(40) Cf. CONC. VAT. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa, n. 8: [pag. 419ss].

(41) Cf. BENEDETTO XIV, De Synodo Dioecesana, l. III, c. IX, n. VII-VIII: Opera omnia in tomos XVII distributa, tom. XI (Prati, 1844), pp. 76-77.

(42) Cf. PIO XI, Encicl. Quamvis Nostra, 30 apr. 1936: AAS 28 (1936), pp. 160-161.

(43) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra, 15 maggio 1961: AAS 53 (1961), pp. 456-457. Cf. CONC. VAT. II, Decr. sull’Ecumenismo Unitatis redintegratio, n. 12: AAS 57 (1965), pp. 99-100 [pag. 327ss].

(44) Cf. CONC. VAT. II, Decr. sull’Ecumenismo Unitatis redintegratio, n. 12: AAS 57 (1965), p. 100 [pag. 327ss]. Cf. anche la Cost. dogm. sulla Chiesa, Lumen Gentium, n. 15: AAS 57 (1965), pp. 19-2

(45) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, cap. II, IV, V: AAS 57 (1965), pp. 12-23, 37-49 [pag. 133ss, 193ss]; cf. anche il Decr. sull’Ecumenismo Unitatis redintegratio, nn. 4, 6, 7, 12: AAS 57 (1965), pp. 94, 96, 97, 99, 100 [pag. 315ss, 321ss, 327ss]; cf. anche sopra, n. 4 [pag. 565ss].

(46) Cf. PIO XII, Disc. alla VI Conferenza internazionale dei “boyscouts”, 6 giugno 1952: AAS 44 (1952), pp. 579-580; GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et magistra, 15 maggio 1961: AAS 53 (1961), p. 456.

(47) Cf. CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 33: AAS 57 (1965), p. 39 [pag. 197ss].

(48) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra, 15 maggio 1961: AAS 53 (1961), p. 455.

(49) Cf. PIUS XII, Enc. Sertum laetitiae, 1 nov. 1939: AAS 31 (1939), pp. 635-644; cf. IDEM, Ai «laureati» Az. Cat. Ital. 24 maggio 1953.

(50) Cf. PIO XII, Disc. al Congresso Universale della Federazione Mondiale della Gioventù Femminile Cattolica, 18 apr. 1952: AAS 44 (1952), pp. 414-419. Cf. IDEM, Disc. all’Associazione Cristiana dei Lavoratori Italiani (A.C.L.I.), 1° maggio 1955: AAS 47 (1955), pp. 403-404.

(51) Cf. PIO XII, Ai Delegati del Congresso delle Associazioni di Carità, 27 apr. 1952: AAS 44 (1952), pp. 470-471.

(52) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Mater et Magistra, 15 maggio 1961: AAS 53 (1961), p. 454.


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