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GIUGNO 11/19

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2013 12:47
12/04/2013 10:43

11/06

 

 

Preghiera

Signore, mio Dio, sono misero e povero (Sal 85, 1), tu ricco per tutti coloro che ti invocano (Rm 10, 12), tu senza affanni, che ti affanni per noi. Recidi tutt’intorno alle mielabbra, dentro e fuori, ogni temeritàe ogni menzogna. (Conf. XI, 2.3)

 

 

Lettura

La forza del timore di Dio

 

Non dubito, o miei cari fratelli, che nel vostro cuore sia ben radicato quel timore di Dio che vi permetterà di giungere a vera e solida fortezza. Comunemente si dice forte uno che non ha paura di nessuno: ma è una falsa fortezza quella che non pone in primo luogo il timore di Dio. Temendo si presta ascolto, prestando ascolto si ama e amando non si ha più timore: allora uno sarà veramente forte, forte non per durezza della sua superbia, ma per la sicurezza che viene dalla giustizia. Lo dice anche la Scrittura: Nel timore del Signore è la fiducia del forte (Pro 14, 26). Quando si teme la pena che viene minacciata, si impara ad amare il premio che viene promesso; e così il timore del castigo fa conservare una buona condotta di vita e la buona condotta procura tranquillità di coscienza la quale libera dal timore del castigo. In conclusione chi vuol essere libero da timore impari a temere: vivendo temporaneamente l’inquietudine del timore, potrà godere poi la tranquillità per sempre. Giovanni dice: Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore (1Gv 4, 18). Se tu dunque non vuoi avere paura, esamina se già possiedi quella carità perfetta che la caccia via. La pretesa di liberarsi dalla paura prima di aver raggiunto la perfezione di carità, rivela che si è ancora gonfi di superbia, non animati dalla carità. Come chi ha il fisico sano, quando ha fame prende del cibo, non fa il difficile, così chi ha un animo retto caccia via la paura con l’amore, non cercando falsi vanti. (Sermo 348, 1)

 

 

Per la riflessione

La salita alla sapienza parte dal timore, perché principio della sapienza è il timore del Signore. Dalla valle del pianto si sale al monte della pace. (Sermo 347, 2)

 

 

Pensiero agostiniano

La fortezza cristiana comporta non solo la pratica del bene, ma anche la pazienza di fronte al male. (Sermo 46, 13)

 


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emo Gesù che passa.
Per questo non posso tacere.
Non seguire la folla che ti rimprovera ma le orme del Signore.
Chi non temerà lo strepito della folla che irride e non temerà di apparire cristiano, non sarà separato da Cristo, il quale si fermerà e lo guarirà.


12/06

 

 

Preghiera

Senza dubbio, Signore, mi hai concesso una libera volontà, ma senza di te a niente riesce il mio sforzo.Tu infatti sei mio aiuto, tu che mi hai plasmato, e non mi abbandoni, tu che mi hai creato. (En. in Ps. 17, 38)

 

 

Lettura

In qual modo deve amarsi la vita eterna

 

A un giovane il Signore disse: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti (Mt 19, 17). Non disse: "Se vuoi entrare nella vita eterna", ma: Se vuoi entrare nella vita, definendo vita quella che sarà la vita eterna. Ebbene, anzitutto dobbiamo porre in risalto l’amore per la eterna vita presente. In effetti, non solo si ama questa vita, quale che sia; ma si teme, si ha paura di terminare questa vita qualunque essa sia, piena di affanni, misera. Per questo motivo occorre vedere e considerare in qual modo deve amarsi la vita eterna, dal momento che tanto si ama la presente, infelice e un giorno destinata a finire. Considerate, fratelli, quanto si debba amare la vita che non dovrà mai finire. Tu dunque ami questa vita in cui soffri tanto, corri, sei pieno di preoccupazioni e di affanni e si stenta a contare tutto ciò che è necessario in questa misera vita: seminare, arare, piantare nuovi alberi, navigare, macinare, cucinare, tessere; e dopo tutte queste fatiche terminerai la vita. Ecco le sofferenze che devi sopportare in questa vita infelice che pur ami! E tu credi forse di vivere sempre e di non morire giammai? I templi, le pietre, i marmi, per quanto consolidati con ferro e con piombo, tuttavia vanno in rovina, e l’uomo crede di non morire giammai? Imparate dunque, fratelli, a cercare la vita eterna, in cui non dovrete sopportare queste sofferenze, ma regnerete in eterno con Dio. Orbene, chi brama la vita, come dice un Profeta, desidera vedere giorni felici (Sal 33, 13).Effettivamente nei giorni infelici si desidera piuttosto la morte che la vita. Individui oppressi da tribolazioni e da angosce, da tormenti e da infermità non li vediamo e sentiamo forse dire altro, se non: "O Dio, mandami la morte, accorcia i miei giorni"? Ma quando arriva la malattia, si corre, si fanno venire i medici, si promettono soldi d’oro e regali. Ma la morte stessa ti dirà: "Eccomi qui; poco prima pregavi Dio che arrivassi, e perché adesso vuoi sfuggirmi? Ho scoperto che sei un falsario e amante d’una misera vita". (Sermo 84, 1)

 

 

Per la riflessione

Non dobbiamo considerare quanto il Signore permette agli ingiusti, ma quanto riserba ai giusti. (En. in Ps. 36, II, 4)

 

 

Pensiero agostiniano

Chi vive bene meriterà una maggiore intelligenza, chi al contrario vive male, perderà anche la comprensione di ciò che aveva capito. (Sermo 252, 12)

 

13/06

 

 

Preghiera

Tu che esisti da sempre, e prima che noi fossimo e prima che fosse il mondo, ti sei fatto nostro rifugio dal momento in cui noi ci siamo rivolti a te. (En. in Ps. 89, 3)

 

 

Lettura

La discesa dello Spirito Santo

 

Celebriamo la solennità della discesa dello Spirito Santo; infatti nel giorno della Pentecoste - e questo giorno è già iniziato - si trovavano in uno stesso luogo centoventi persone, tra le quali gli Apostoli e la Madre del Signore e altri, uomini e donne, che pregavano ed aspettavano [che si adempisse] la promessa di Cristo, cioè la discesa dello Spirito Santo. Non era vana la speranza di coloro che aspettavano, perché non era fallace la promessa di colui che l’aveva preannunciata. L’atteso venne e trovò vasi mondi, dai quali poté essere accolto. Apparvero quindi ad essi come delle lingue di fuoco separate e si posarono sopra ciascuno di loro; e incominciarono a parlare lingue diverse, secondo che lo Spirito Santo dava ad essi di esprimersi (At 2, 3-4). Ciascuno di essi parlava in tutte le lingue perché preannunziava la Chiesa che sarebbe stata presente in mezzo a tutti i popoli. Uno stesso uomo era segno dell’unità; tutte le lingue parlate da uno stesso uomo erano segno che tutti i popoli si sarebbero raccolti in unità. Gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, parlavano, con stupore degli ascoltatori, che ne erano invece privi. Ma, e ciò è più biasimevole, non solo si stupivano, ma li schernivano e dicevano: Questi sono ubriachi e pieni di mosto! (At 2, 13) Uno scherno davvero stupido e falso! Chi è ubriaco non solo non impara una lingua straniera, ma dimentica anche la propria. Tuttavia la verità realmente parlava attraverso di loro, anche se erano ignoranti e calunniatori. Infatti gli Apostoli erano veramente pieni di vino nuovo, perché erano diventati otri nuovi. Ma gli otri vecchi si stupivano degli otri nuovi e mentre li calunniavano né si rinnovavano né venivano riempiti. Finalmente, smettendola di schernirli, prestarono orecchio agli Apostoli che parlavano e rendevano ragione di quanto era accaduto e, per grazia di Cristo, predicavano; ascoltandoli si pentirono; pentiti, si mutarono; mutati credettero; credendo meritarono di ricevere quanto con stupore avevano visto negli altri. (Sermo 266, 2)

 

 

Per la riflessione

Chi vuol avere lo Spirito Santo, si guardi dal rimanere fuori della Chiesa o d’entrarvi simulatamente oppure, se v’è già entrato con finzione, si guardi bene dal persistere in questa simulazione, se vuol veramente crescere in unione con l’albero della vita. (Ep. 185, 11.50)

 

 

Pensiero agostiniano

Chi ha lo Spirito Santo è nella Chiesa, la quale parla tutte le lingue. (Sermo 268, 2)


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io ci cura non cessando di strappare le erbacce dal nostro cuore. Continuamente ara il nostro cuore con l’aratro della predicazione, vi semina la sua parola, e attende i frutti della nostra pietà. Ringraziamo il nostro celeste agricoltore, perché, i nostri frutti non arricchiscono lui, ma rendono beati noi...

 

14/06

 

 

Preghiera

O verità, luce del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi. […] Non sia io per me la mia vita: di me vissi male, fui morte per me, e in te rivivo: parlami, ammaestrami. (Conf. XII, 10.10)

 

 

Lettura

L’inabitazione nelle anime della Trinità

 

Ma ciò che desta molto maggiore meraviglia è il fatto che Dio, pur essendo intero in ogni luogo, tuttavia non abita in tutti gli uomini. Non a tutti infatti può applicarsi l’affermazione dell’Apostolo già da me citata, oppure anche quest’altra: Non sapete che voi siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? (1Cor 3, 16) Ecco perché al contrario il medesimo Apostolo dice a proposito di alcuni: Chi non ha lo Spirito di Cristo, costui non appartiene a lui (Rm 8, 9). Chi, inoltre, oserebbe pensare, tranne chi ignora del tutto l’inseparabilità della Trinità, che il Padre e il Figlio possano abitare in qualcuno in cui non abita lo Spirito Santo, oppure che lo Spirito Santo abiti in qualcuno in cui non abitano il Padre e il Figlio? Perciò si deve ammettere che Dio è dappertutto con la presenza della divinità, ma non dappertutto con la grazia con cui abita nelle anime. A causa di tale inabitazione nelle anime, nella quale si riconosce senz’alcun dubbio la grazia del suo amore, noi non diciamo: "Padre nostro, che sei dappertutto", pur essendo ciò vero, bensì: Padre nostro che sei nei cieli (Mt 6, 9), affinché nella preghiera ricordiamo piuttosto il suo tempio, come lo dobbiamo essere anche noi poiché, nella misura in cui lo siamo, apparteniamo alla comunione con lui e alla famiglia dei suoi figli adottivi. Ora, se il popolo di Dio non ancora diventato uguale agli Angeli suoi viene detto suo tempio già fin d’ora nel presente pellegrinaggio, quanto più è tempio suo nel cielo, dov’è il popolo degli Angeli, ai quali dobbiamo unirci e diventar simili quando al termine del pellegrinaggio riceveremo il premio promesso? (Ep. 187, 5.16)

 

 

Per la riflessione

Questo mistero è lontano dal cuore dei sapienti superbi e perciò non cristiani, e per conseguenza neppure davvero sapienti. (Ep. 187, 6.21)

 

 

Pensiero agostiniano

Lo Spirito di Dio dimora nell’anima e, tramite l’anima, nel corpo, così che anche i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo che abbiamo da Dio. (Sermo 161, 6.6)

 

15/06

 

 

Preghiera

Signore Dio mio, quanto sei eccelso! Eppure quanti si abbassano in cuore (Dan 3, 87) sono la tua casa. Tu infatti sollevi gli abbattuti e non cadono quanti hanno in te la loro elevatezza. (Conf. XI, 31.41)

 

 

Lettura

Siamo tempio di Dio

 

Dio, presente dappertutto nella sua totalità, non abita in tutti, ma solo in coloro che egli fa diventare suo santo tempio o altrettanti suoi santi templi, liberandoli dal potere delle tenebre e trasferendoli nel regno del suo Figlio diletto (Col 1, 13), regno che ha inizio con la rigenerazione. "Tempio di Dio" poi è un termine usato in sensi diversi: è usato in senso simbolico quando è costruito dalla mano dell’uomo con materie inanimate, com’era il tabernacolo fatto di legno, di veli, di pelli e d’altri simili arredi e com’era lo stesso tempio costruito dal re Salomone con pietre, legnami e metalli; in un altro senso invece si chiama "tempio di Dio" nella sua vera realtà, la quale è rappresentata allegoricamente da quelle cose simboliche. Per tale motivo è detto: E voi, come pietre vive, costruitevi in modo da formare una casa spirituale (1Pt 2, 5). Per lo stesso motivo sta anche scritto: Noi infatti siamo tempio del Dio vivo, come dice Dio stesso: Io abiterò tra loro e camminerò in mezzo a loro; io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo (2Cor 6, 16).

Non ci deve nemmeno fare impressione il fatto che Dio compie prodigi per mezzo di alcuni individui che non fanno parte - o non fanno ancora parte - di questo tempio, cioè coloro in cui Dio non abita o ancora non abita, come li compiva per mezzo di quel tale che scacciava i demoni nel nome di Cristo pur non essendo ancora suo seguace; eppure Cristo ordinò che lo lasciassero fare, poiché la sua azione serviva a far conoscere a molti il proprio nome. (Ep. 187, 12.35-36)

 

 

Per la riflessione

Quando tu pensi all’inabitazione di Dio, pensa all’unità e alla comunione dei Santi, specialmente nel cielo, ove si dice che soprattutto Dio abita, poiché lì si compie perfettamente la sua volontà mediante la perfetta obbedienza dei Santi in cui egli abita; ed in secondo luogo in terra ove Dio, edificandola, abita la sua casa, che dovrà essere dedicata alla fine del mondo. (Ep. 187, 13.41)

 

 

Pensiero agostiniano

Ve ne sono alcuni che certamente possiedono il dono di Dio, e non vogliono gloriarsi in Dio, ma in se medesimi; hanno certamente costoro il dono di Dio, ma non fanno parte della bellezza della casa di Dio. (En. in Ps. 25, II, 12)

 

16/06

 

 

Preghiera

O Signore Dio nostro, rendici felici di te, affinché arriviamo fino a te. Non vogliamo esser beati in virtù dell’oro o dell’argento o di poderi; non vogliamo esser felici per questi beni terreni pieni di vanità e transitori della vita caduca. La nostra bocca non proferisca la vanità. (Sermo 113, 6)

 

 

Lettura

Le opere della SS. Trinità sono inseparabili

 

La fede cattolica, solidamente rafforzata dallo Spirito di Dio nei suoi santi, insegna, contro ogni perversa eresia, che le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili. Che significa questo? Che come il Padre e il Figlio sono inseparabili, così anche le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili. Come possiamo dire che il Padre e il Figlio sono inseparabili? Perché egli stesso afferma: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30). Il Padre e il Figlio non sono due dèi, ma un solo Dio; il Verbo e colui di cui egli è il Verbo, sono un solo e unico Dio. Il Padre e il Figlio, intimamente congiunti nella carità, sono un solo Dio, e uno solo è anche il loro Spirito di carità, di modo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo formano la Trinità. Come dunque sono uguali e inseparabili le persone, non soltanto le persone del Padre e del Figlio, ma anche dello Spirito Santo, così sono inseparabili anche le loro opere. Per maggior chiarezza lo ripeto ancora: le loro opere sono inseparabili. La fede cattolica non insegna che Dio Padre ha fatto una cosa e il Figlio un’altra distinta; ma che il Padre ha fatto ciò che anche il Figlio ha fatto, ciò che anche lo Spirito Santo ha fatto. Per mezzo del Verbo infatti furono fatte tutte le cose. Quando disse e furono fatte, furono fatte per mezzo del Verbo, per mezzo del Cristo. Infatti in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (Gv 1, 1-3). Se tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui, quando Dio disse: Sia luce e fu la luce, operò nel Verbo, operò per mezzo del Verbo. (In Io. Ev. 20, 3)

 

 

Per la riflessione

La fede cattolica ritiene che le opere del Padre e del Figlio sono inseparabili. Capisca chi può (Mt 19, 12). Chi non riuscirà a capire, non lo rimproveri a me, ma alla propria lentezza e si rivolga a colui che apre il cuore perché vi riversi il suo dono. (In Io. Ev. 20, 3)

 

 

Pensiero agostiniano

Sia in te la carità e necessariamente ne conseguirà la pienezza della scienza. Che cosa non conosce, infatti, colui che conosce la carità? (En. in Ps. 79, 2)

 


image109.jpg (8890 byte)obbiamo avere verso tutti la stessa carità ma non allo stesso modo. La carità infatti con alcuni è forte, con altri si fa debole; si preoccupa di edificare gli uni, teme di offendere gli altri; verso alcuni si china, verso altri si erge; con alcuni è tenera, con altri severa; di nessuno è nemica, a tutti è madre.


17/06

 

 

Preghiera

Il favore della tua grazia, Signore, mi ha sostenuto. La tua correzione, non consentendomi di deviare, mi ha guidato in modo che qualsiasi cosa faccia abbia per scopo quel fine nel quale si è uniti a te. La medesima tua correzione mi insegnerà a giungere là dove mi ha diretto. (En. in Ps. 17, 38)

 

 

Lettura

Le opere inseparabili del Padre e del Figlio

 

Ritorna dunque con me a ciò che dicevo, [a proposito della inseparabilità delle opere della SS. Trinità,] per vedere se riusciamo ad intendere in modo tale da superare insieme la difficoltà. Poiché io, secondo la fede cattolica, vedo come uscirne senza danno, senza inciampare; tu invece, chiuso d’ogni parte, cerchi una via d’uscita. Guarda per dove sei entrato. Forse non hai capito ciò che ti ho detto: Guarda per dove sei entrato; ascolta colui che dice: Io sono la porta (Gv 10, 7). Non per nulla cerchi una via d’uscita e non la trovi, perché non sei entrato per la porta ma, calandoti per il muro, sei caduto. Cerca, dunque, di rialzarti dalla tua caduta, ed entra per la porta, se vuoi entrare senza danno e uscire senza errare. Entra per Cristo, e non dire ciò che ti viene in mente, ma ciò che lui ti rivela. E’ questo che devi dire. Ecco come la fede cattolica esce da questa difficoltà. Il Figlio camminò sul mare, posò i piedi di carne sopra le onde: era la carne che camminava, e la divinità la sosteneva. Il Padre era in questo caso forse assente? Se fosse stato assente, come potrebbe il Figlio dire: Il Padre che dimora in me, è lui che compie le opere (Gv 14, 10)? Se il Padre, che dimora nel Figlio, è lui che compie le sue opere, il camminare del corpo sopra il mare era opera del Padre, che egli compiva per mezzo del Figlio. Cioè, quel camminare sulle onde era opera inseparabile del Padre e del Figlio; li vedo all’opera tutti e due: il Padre non abbandona il Figlio, né il Figlio si allontana dal Padre. Insomma, tutto ciò che fa il Figlio, non lo fa senza il Padre, perché tutto ciò che fa il Padre non lo fa senza il Figlio. (In Io. Ev. 20, 6)

 

 

Per la riflessione

La parola di Dio provoca turbamento nei cuori che non sono retti, mentre stimola i cuori ben disposti. (In Io. Ev. 20, 5)

 

 

Pensiero agostiniano

Senza la tua volontà, la giustizia di Dio può esserci, ma in te non può esserci, se sei contrario. (Sermo 169, 11.13)

 

18/06

 

 

Preghiera

Tu, Signore, Signore. Cioè:tu che sei Signore con assoluta verità; non come sono signori gli uomini che si comprano [gli schiavi] sborsando di tasca propria, ma come lo è quell’unico Signore che [ci] comprò a prezzo del [suo] sangue. Signore, Signore,tu che mi dai la forza per la mia salvezza. (En. in Ps. 139, 11)

 

 

Lettura

Desiderio di purificare l’occhio del cuore

 

Che cosa turba l’occhio del cuore? Ciò che turba, ottura e offusca l’occhio del cuore è la cupidigia, l’avidità, l’iniquità, l’amore del mondo. E tuttavia con quanta cura si cerca il medico, quando l’occhio del corpo è turbato, come siamo solleciti di farlo aprire e farlo liberare dalle impurità affinché guarisca e possa vedere la luce terrena! Si corre, non ci si dà pace, non si aspetta un momento anche se cade nell’occhio soltanto una pagliuzza. Il sole che desideriamo vedere con occhi sani, lo ha fatto certamente Dio. Naturalmente è molto più luminoso del sole Colui che lo ha fatto, e la luce che si addice all’occhio dell’anima è di natura del tutto diversa. Quella luce è l’eterna sapienza. D’altra parte Dio ti ha fatto, o uomo, a sua immagine. Ti avrebbe forse dato il mezzo di vedere il sole fatto da lui e non ti avrebbe dato il mezzo di vedere il tuo Creatore, dal momento che ti ha fatto a sua immagine? Ti ha dato anche questo: t’ha dato l’uno e l’altro mezzo. Mentre tieni assai cari gli occhi esterni, trascuri assai l’occhio interiore; lo porti sciupato e ferito. Se il tuo Creatore vorrà mostrarsi a te, sarà per te un tormento; sarà un tormento per il tuo occhio prima che venga curato e guarito. Poiché anche nel paradiso Adamo peccò e si nascose allo sguardo di Dio. Allorché dunque aveva il cuore sano della pura coscienza, godeva della presenza di Dio; dopo che il suo occhio rimase ferito dal peccato, provò paura della luce divina, cercò uno scampo nelle tenebre e nel folto degli alberi, fuggendo la verità e bramando le ombre dell’errore. (Sermo 88, 6)

 

 

Per la riflessione

Ora siamo malati, soffriamo, giaciamo nel letto dell’infermità, ma non dobbiamo disperare. Siccome poi non potevamo andare dal medico, s’è degnato di venire da noi lui in persona. (Sermo 88, 7)

 

 

Pensiero agostiniano

A noi sani il medico ha dato i comandamenti; il medico ci ha dato i comandamenti perché non avessimo bisogno del medico. Non hanno bisogno del medico i sani - è detto - ma i malati (Mt 9, 12). (Sermo 88, 7)

 

19/06

 

 

Preghiera

O Mercante buono, acquistaci! Che sto a dire "acquistaci", quando dobbiamo rendere grazie perché ci hai già comprati? Tu versi per noi il nostro prezzo e noi beviamo il tuo sangue; dunque tu versi per noi il nostro prezzo. (Sermo 130, 2)

 

 

Lettura

Scioglierò i miei voti davanti a quanti lo temono

 

Quali sono i suoi voti? Il sacrificio che ha offerto a Dio. Conoscete qual è questo sacrificio? I fedeli conoscono i voti che ha sciolto alla presenza di quanti lo temono; aggiunge infatti: Mangeranno i poveri e saranno saziati. Beati i poveri perché mangiano per essere saziati; i poveri infatti mangiano, mentre i ricchi non sono saziati perché non hanno fame. Mangeranno i poveri: ad essi apparteneva quel Pietro pescatore, quell’altro pescatore Giovanni e Giacomo suo fratello, e anche Matteo il pubblicano. Facevano parte dei poveri coloro che hanno mangiato e si sono saziati, ed hanno sofferto per le cose che hanno mangiato. Egli offrì la sua cena ed offrì la sua passione; e si è saziato colui che lo ha imitato. I poveri lo hanno imitato; essi infatti hanno sofferto per andar dietro alle orme di Cristo. […] I ricchi lodano se stessi, i poveri lodano il Signore. Perché sono poveri? Perché lodano il Signore ed il Signore cercano. (En. in Ps. 21, II, 27)

 

 

Per la riflessione

Sarà necessario, è vero, che esso venga celebrato visibilmente, tuttavia occorrerà sempre che lo si intenda spiritualmente. Esaltate il Signore nostro Dio e adorate lo sgabello dei suoi piedi, poiché è santo. (En. in Ps. 98, 9)

 

 

Pensiero agostiniano

Si avvicinarono i Giudei a Cristo per crocifiggerlo: quanto a noi, avviciniamoci a Cristo per ricevere il suo corpo e il suo sangue. (En. in Ps. 33, d. 2, 10)

 

[Modificato da MARIOCAPALBO 12/04/2013 12:47]

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