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MAGGIO 1/10

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2013 11:38
12/04/2013 10:39


image037.jpg (11951 byte)on voglio magnificare il Signore da solo, non voglio amarlo da solo, E se amate Dio, rapite all’amor di Dio tutti quanti sono uniti a voi, tutti quanti abitano nella vostra casa…
Rapite tutti quanti potete, esortando, spingendo, pregando, discutendo, ragionando, con mitezza, con delicatezza. Rapiteli all’amore. In modo che, se magnificano il Signore, lo magnifichino insieme.




01/05

 

Preghiera

O veramente piena di grazia! Chi è in grado di rendere manifesta tale grazia? Chi è capace di un rendimento di grazie ad essa adeguato? (Sermo 290, 5)

 

 

Lettura

L’universale salvezza

 

Il nostro Signore Gesù Cristo che era venuto a liberare il genere umano e procurare la salvezza sia agli uomini che alle donne, non disprezzò i primi, perché assunse il sesso maschile, né le seconde, perché nacque da una donna. A ciò poi si aggiunge un grande mistero, che, poiché per mezzo di una donna la morte era caduta su di noi, per mezzo di una donna la vita risorgesse in noi, in modo che il diavolo vinto fosse sconfitto riguardo all’una e all’altra natura, cioè femminile e maschile, poiché esso (il diavolo) si rallegrava della rovina di entrambi i sessi. Minor pena sarebbe stata per il diavolo, se ambedue i sessi fossero stati liberati in noi, senza essere stati liberati anche per mezzo di ambedue i sessi. Non vogliamo però dire che solamente Gesù Cristo abbia avuto un vero corpo e che lo Spirito Santo sia apparso ingannevolmente agli occhi degli uomini, ma crediamo ambedue quei corpi veri corpi. Come non era necessario che il Figlio di Dio ingannasse gli uomini, così non conveniva che li ingannasse lo Spirito Santo; ma a Dio onnipotente, che creò dal nulla la creatura universale, non era difficile formare un vero corpo di colomba senza l’aiuto di altri colombi, come a Lui non fu difficile formare un vero corpo nel grembo di Maria senza seme virile: in quanto la natura corporea obbedisce al comando e alla volontà del Signore sia per formare un uomo nelle viscere di una donna sia per formare una colomba nello stesso mondo. (De agone chr. 22.24)

 

 

Per la riflessione

Se [Dio] ha creato tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili, il cielo e la terra, anche la vergine Maria: perché anche la Vergine è dalla terra, anche Cristo, artefice della terra, è creato dalla terra: infatti la verità è germogliata dalla terra (Sal 84, 12). (Sermo 290, 2)

 

 

Pensiero agostiniano

La donna, diventando madre di Cristo, riparerà il peccato da lei commesso ingannando l’uomo. (Sermo 51, 2.3)


image038.jpg (24049 byte) ardi ti amai, o bellezza antica e tanto nuova, tardi ti amai… Tu mi hai chiamato, hai gridato, hai vinto la mia sordità. Tu hai balenato, hai brillato, hai dissipato la mia cecità. Hai sparso il tuo profumo, io l’ho aspirato e anelo a Te. Ti ho gustato, e ho fame e sete. Mi hai toccato, e ardo dal desiderio della tua pace.



 

02/05

 

 

Preghiera

Signore, saggia al fuoco i miei reni e il mio cuore. Applica come fuoco la medicinale purificazione ai miei piaceri e ai miei pensieri. (En. in Ps. 25, I, 3)

 

 

Lettura

Il cuore contrito ed umiliato è il sacrificio che placa Dio

 

Vuoi metterti in pace con Dio? Impara quel che devi fare con te stesso, perché Dio si metta in pace con te. Osserva cosa si legge nel salmo: Perché se tu avessi gradito il sacrificio, l’avrei offerto volentieri; ma tu non accetti olocausti (Sal 50, 18). E allora non hai un sacrificio da offrire? Non potrai offrir nulla, non potrai placare Dio con nessuna offerta? Che cosa hai detto? Se tu avessi gradito il sacrificio, l’avrei offerto volentieri; ma tu non accetti olocausti. Continua, ascolta, ripeti: Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato Dio non lo disprezza (Sal 50, 19). Rifiutato ciò che tu volevi offrire, ecco ora che cosa puoi offrire. Tu volevi offrire le tradizionali vittime di pecore; questi eran chiamati sacrifici. Se avessi gradito il sacrificio, l’avrei offerto volentieri. Ma tu queste cose non le accetti e tuttavia un sacrificio lo vuoi. E il tuo popolo ti chiede: "Che cosa potrò offrire, non potendo più offrire quello che offrivo prima?". Perché è sempre lo stesso popolo: alcuni muoiono, altri nascono, ma è sempre lo stesso popolo. Son mutati i sacramenti, ma non la fede. Son mutati i segni coi quali veniva significato qualcosa, ma non la cosa che veniva significata. In luogo di Cristo l’ariete, in luogo di Cristo l’agnello, in luogo di Cristo il vitello, in luogo di Cristo il caprone, ma è sempre il Cristo. L’ariete, perché va avanti al gregge: esso fu trovato tra gli spini, quando al padre Abramo fu ordinato, sì, di risparmiare il figlio, ma di non andarsene senza aver offerto un sacrificio. E Isacco era il Cristo e l’ariete era il Cristo. Isacco portava la legna per sé, Cristo si era caricato il peso della propria croce. In luogo di Isacco ci fu l’ariete; ma non fu Cristo in luogo di Cristo. Ma Cristo fu sia in Isacco che nell’ariete. L’ariete era impigliato con le corna tra gli spini; chiedi un po’ ai giudei con che cosa abbiano coronato il Signore. Cristo è l’agnello: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo (Gv 1, 29). Egli è il toro: pensa ai corni della croce. Egli è il capro per la somiglianza della carne del peccato. Tutte queste cose sono come velate fino a che non salga il giorno e si dissolvano le ombre (Ct 2, 17). Perciò in questo medesimo Cristo Signore, non solo in quanto Verbo, ma anche in quanto mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù (1Tm 2, 5), credettero anche gli antichi padri e questa medesima fede, predicando e profetando, trasmisero a noi. [Davide] cantando profetava, trascendeva il presente e prevedeva il futuro. Ma tu, dice, non accetti olocausti. E allora, dato che non accetti olocausti, dovrai restare senza sacrificio? Questo no. Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato Dio non lo disprezza (Sal 50, 19). Ecco dunque hai di che offrire. Non girare lo sguardo in cerca del gregge, non preparare navigli per recarti in lontane regioni onde apportarne aromi. Cerca dentro al tuo cuore cosa ci può essere di gradito a Dio. È il cuore che si deve spezzare. Temi forse che, spezzato, abbia a perire? Ma nello stesso salmo trovi: Crea in me, o Dio, un cuore puro (Sal 50, 12). (Sermo 19, 3)

 

 

Per la riflessione

[Dio] non vuole il sacrificio dell’animale ucciso, ma vuole il sacrificio del cuore contrito. (De civ. Dei X, 5)

 

 

Pensiero agostiniano

Affinché dunque possa esser creato un cuore puro, bisogna che venga spezzato quello impuro. (Sermo 19, 3)

 






e saziavi il tuo cuore con gli amori terreni, dissétati ora alla fonte dell’amore Dio: un amore puro, sollecito di servire, portatore di pace, fonte di amicizia.


 

 

03/05

 

 

Preghiera

Signore, non riservare per il castigo i peccati della mia temeraria audacia e della mia ignoranza; ma ti cadano come di mente. (En. in Ps. 24, 7)

 

 

Lettura

Chi confessa i suoi peccati si rifugia nella misericordia divina

 

Chi sono coloro che svaniscono come il fumo? Chi sono se non i superbi, che non confessano i loro peccati, ma li difendono? Perché sono stati paragonati al fumo? Perché il fumo si eleva innalzandosi verso il cielo. Ma quanto più sale in alto, tanto più facilmente svanisce e si disperde. Riflettete di nuovo su quanto ho detto. È più consistente il fumo quand’è vicino al fuoco e vicino alla terra. Non ancora è svanito, non ancora è disperso dai venti. Ma quando si assottiglia, svanisce e si disperde? Quando si è molto innalzato. Poiché il superbo si erge contro Dio come il fumo contro il cielo, è naturale che svanisca alla stessa maniera e scompaia - per dir così - nelle varie correnti della sua vana ambizione, come sparisce il fumo andato in alto, gonfio di una estensione evanescente, non consistente. Così infatti è il fumo: vedi una grande massa; la puoi vedere, ma non la puoi trattenere. Abbiate orrore, fratelli, di una simile condanna più di ogni altra cosa, affinché non v’accada di scusare i vostri peccati. E se ancora li commettete, per lo meno non vogliate più scusarli. Sottomettetevi a Dio. E percuotete i vostri petti in maniera che anche quelli che sono rimasti, non si commettano più. Sforzatevi di non farli e se è possibile non ne fate alcuno. Se ancora non è possibile che non ne facciate nessuno, rimanga per lo meno l’onesta confessione di essi. Rimarrà il rifugio della sua misericordia affinché, se tu ti sforzi di eliminarli completamente e se con il suo aiuto ci riuscirai, egli possa facilmente perdonare quelli che ti rimarranno lungo il ritrovato cammino e nello slancio preso. Comunque tendi ad andare avanti, a non desistere. (Sermo 22, 8)

 

 

Per la riflessione

Se l’ultimo giorno non ti troverà vincitore, ti trovi per lo meno ancora combattente, non catturato e fatto schiavo. (Sermo 22, 8)

 

 

Pensiero agostiniano

Quando qualcuno difende i suoi peccati, commette una grande ingiustizia, perché difende ciò che Dio odia. (En. in Ps. 58, d. 1, 14)


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orri finché non sei arrivato, in quella corsa che si fa non con le gambe ma con i desideri.
 




04/05

 

 

Preghiera

Rendiamo grazie a Dio, che viene desiderato prima di essere veduto, che viene percepito presente e si spera per il futuro. (Sermo 24, 1)

 

 

Lettura

Confessare è lodare

 

Quanto alla confessione, c’è la confessione di chi loda e quella di chi si pente. Sono poco istruiti coloro che, appena dalla Scrittura odono la parola "confessione" - quasi che non ci possa essere altra confessione all’infuori di quella dei peccati -, subito si battono il petto, pensando che li si esorti a confessare i peccati. Ma, come ben conosce la vostra Carità, la confessione non riguarda solo i peccati. Basta ascoltare colui di cui non si può dubitare che non avesse assolutamente alcun peccato. Egli esclamava e diceva: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra (Mt 11, 25). Chi parlava così? Colui che non commise peccato né fu trovato inganno nella sua bocca (1Pt 2, 22). Colui che solo poté dire con ogni verità: Ecco, viene il principe di questo mondo ma in me non troverà nulla (Gv 14, 30). Eppure confessa. Confessando, però, innalza la lode, non si professa peccatore. Ascolta infatti cosa confessi. Ascolta le sue lodi: la stessa sua lode è la nostra salute. Cosa confessa a Dio Padre il Figlio senza peccato? Dice: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11, 25). Per questo inculcava a lodare il Padre: perché aveva nascosto tali cose ai sapienti e agli intelligenti e le aveva rivelate ai piccoli. (Sermo 29, 2)

 

 

Per la riflessione

Se vuoi uscire nella confessione di lode, cosa loderai con maggior sicurezza che non il bene? Se vuoi confessare i tuoi peccati, a chi lo farai con maggior serenità che non a chi è [veramente] buono? (Sermo 29, 4)

 

 

Pensiero agostiniano

Sii pure triste prima di confessare; ma, quando hai confessato, esulta: ormai sei sulla via della guarigione. (En. in Ps. 66, 7)

 


image041.jpg (18313 byte)arissimi, emettete pure dei voti secondo le vostre capacità, ma poi mantenete dinanzi al Signore vostro Dio gli impegni che vi siete assunti. Nessuno si volga indietro. Nessuno ritorni a riporre il cuore nelle cose di un tempo. Nessuno abbia a distogliersi da ciò che gli sta davanti per ciò che si è lasciato alle spalle.


 

 

05/05

 

 

Preghiera

O Gerusalemme, o città costruita in forma di città, la cui partecipazione è nell’Assoluto, si faccia la pace mediante il tuo vigore! Sifaccia la pace mediante il tuo amore, poiché la tua forza è il tuo amore. (En. in Ps. 121, 12)

 

 

Lettura

Perché Dio perdoni, tu riconosci e punisci il tuo peccato

 

Cerchiamo di viver bene, ma, pur vivendo bene, non possiamo avere la presunzione di essere senza peccato. Per quanto una vita possa esser degna di lode, si ha sempre bisogno di chiedere perdono. Gli uomini senza speranza quanto meno badano ai propri peccati, tanto più ficcano il naso su quelli degli altri; e li indagano non per correggerli, ma per criticarli. E dato che non possono scusare se stessi, son sempre pronti ad accusare gli altri. Il salmista, invece, dicendo: Poiché la mia colpa io la riconosco e il mio peccato mi sta sempre dinanzi, ci ha mostrato un esempio ben diverso di pregare e di dar soddisfazione a Dio. Egli non ha badato ai peccati altrui. Citava in giudizio se stesso e non si accarezzava la pelle, ma si scavava dentro e penetrava in se stesso in profondità. Non perdonava a se stesso e perciò non era presunzione se pregava che gli venisse perdonato. Perché il peccato, o fratelli, non può restare impunito. Se il peccato restasse impunito, sarebbe un’ingiustizia: perciò senza dubbio deve essere punito. Questo ti dice il tuo Dio: "Il peccato deve essere punito o da te o da me". Il peccato perciò viene punito o dall’uomo quando si pente, oppure da Dio quando giudica. Viene perciò punito o da te senza di te, oppure da Dio insieme a te. Che cos’è infatti la penitenza se non l’ira contro se stesso? Chi si pente, si adira con se stesso. E lo stesso battersi il petto, se si fa sinceramente, da che cosa proviene? Perché ti batti, se non sei adirato? Quando perciò ti batti il petto, è perché sei adirato col tuo cuore e vuoi dar soddisfazione al tuo Signore. (Sermo 19, 2)

 

 

Per la riflessione

Adirati perché hai peccato e, punendo te stesso, non voler più peccare. Risuscita il cuore con la penitenza e questo sarà il sacrificio al Signore. (Sermo 19, 2)

 

 

Pensiero agostiniano

Dio punisce il peccato, che non ha fatto lui, perché con esso si contamina la natura che egli ha fatto. (Sermo 214, 2)


image042.jpg (14363 byte)Cristo vorrei che ti assoggettassi con la più profonda pietà.
Nel tendere alla verità, non ti si apra altra via che quella apertaci da Lui, il quale ha veduto la debolezza dei nostri passi.
La prima via è l’umiltà, la seconda è l’umiltà, la terza è l’umiltà…
 



 



06/05

 

 

Preghiera

Voi, o santi di Dio, siete il suo vigore, ma perché egli l’ha prodotto in voi; voi siete i suoi poteri sovrani e l’abbondanza della sua grandezza, perché ciò egli ha operato e mostrato in voi. Voi siete la tromba, il salterio, la cetra, il timpano, il coro, le corde e l’organo, e i cembali del giubilo che emettono bei suoni, che cioè suonano armoniosamente. (En. in Ps. 150, 8)

 

 

Lettura

La confessione di chi loda e di chi geme

 

Nella sacra Scrittura di "confessione" si parla in due sensi. C’è la confessione di chi loda, e la confessione di chi geme. La confessione di chi loda è un onore tributato a colui cui è indirizzata la lode; la confessione di chi geme è un atto di pentimento da parte di chi accusa se stesso. Ci si confessa, pertanto, o lodando Dio o accusando noi stessi; e non c’è cosa più eccellente che possa compiere la lingua. Anzi, io sono profondamente convinto che questi e non altri siano i voti di cui è detto in un altro salmo: Io ti renderò i miei voti: quei voti che le mie labbra hanno distinto (Sal 65, 13-14). Nulla è più sublime di una tale distinzione. Nulla è altrettanto necessario e a capirsi e a praticarsi. Come distinguerai, allora, i voti che rendi a Dio? Loderai Dio e accuserai te stesso: è infatti sua misericordia se ci condona i peccati. Poiché, se avesse voluto trattarci secondo i nostri meriti, non avrebbe trovato altro che gente meritevole di condanna. Ecco perché, il salmista dice: Venite! Civuol far recedere dal peccato, in modo che Dio non ci chieda conto dei nostri trascorsi, ma si approntino (per così dire) nuovi registri, bruciati tutti quelli che contenevano i nostri debiti. Quanta lode dobbiamo quindi tributargli! Quanta misericordia ci ha usata! Confessiamolo, cioè diamogliene lode. Se infatti non ci fosse altra confessione se non quella dell’uomo pentito, non avrebbe mai detto il Vangelo a proposito del nostro Signore, che Gesù in quel momento esultò nello Spirito Santo e disse: Ti confesso, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché tu hai nascosto queste cose ai saggi e agli astuti e le hai rivelate ai piccoli (Lc 10, 21). Gesù confessava al Padre; ma forse che si pentiva? Non aveva nulla di cui pentirsi, lui che non aveva commesso colpa alcuna. Se confessava qualcosa, era quindi nel senso che rendeva lode al Padre. (En. in Ps. 94, 4)

 

 

Per la riflessione

Non ci sembri che non sia una lode del cantico la nostra, se prendiamo la "confessione" nel senso di accusa dei peccati. Anche questo rientra nella lode del cantico, poiché, riconoscendo la nostra colpevolezza, glorifichiamo la maestà di Dio. (En. in Ps. 94, 4)

 

 

Pensiero agostiniano

Aspetta con tranquillità l’ultimo giorno colui il quale, se gli sopravviene la tristezza per cose terrene, piange ma seguita a godere interiormente; se dalle cose terrene gli deriva qualche gioia, gode certo, pur temendo interiormente nello spirito. (En. in Ps. 147, 4)


image043.jpg (14787 byte)io è tutto per te, è tutto quello che ami. Se consideri le cose visibili, né il pane è Dio, né l’acqua è Dio, né questa luce è Dio. Dio è tutto per te. Se hai fame, è il tuo pane; se hai sete, è la tua acqua; se sei nelle tenebre, è la tua luce, perché rimane incorruttibile. 



 

07/05

 

 

Preghiera

Giudicami, o Signore, poiché dopo la misericordia che tu per primo mi hai usata, ho qualche merito per la mia innocenza la cui via ho custodita. (En. in Ps. 25, I, 2)

 

 

Lettura

Dio ci stimola alla correzione

 

Cambiamo vita, finché c’è tempo e correggiamo le nostre azioni se fossero cattive. Questo affinché ciò che senza alcun dubbio si avvererà per i peccatori, non ci trovi in mezzo a coloro a cui toccherà: non perché non ci saremo, ma perché non ci troverà come coloro per i quali è stato predetto che si avvererà. Perciò il giudice minaccia di venire, per non trovare chi debba punire quando verrà. Così i profeti: cantano tali cose, per farci correggere. Se Dio volesse condannarci, tacerebbe. Nessuno che voglia colpire dice: "Sta’ attento!". Tutto ciò che abbiamo ascoltato, fratelli, tramite le Scritture, è la voce di Dio che dice: "Sta’ attento!". E tutto ciò che soffriamo, le tribolazioni di questa vita, è castigo di Dio che vuol correggerci, per non condannarci alla fine. Sono aspre, penose, spaventano a raccontarle, le molto gravi sofferenze che ciascuno deve sopportare in questa vita; paragonate però al fuoco eterno sono non dico piccole, ma nulle. Sia che veniamo castigati noi, sia che altri vengano castigati, è per nostro ammonimento. Tutte le pene, fratelli, che in questa vita ci vengono inflitte dal Signore, sono per ammonirci e per stimolarci a correggerci. Verrà il fuoco eterno, riguardo al quale così verrà detto a coloro che saranno posti alla sinistra: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli (Mt 25, 41). (Sermo 22, 3)

 

 

Per la riflessione

Non c’è ragione di dire, alla fine, al Signore: "Non mi hai permesso di vivere bene", o: "Non mi hai dato una proroga per pentirmi", o: "Non mi hai indicato che cosa dovevo ricercare e che cosa dovevo evitare". (Sermo 22, 3)

 

 

Pensiero agostiniano

Chi rifiuta l’umiltà della penitenza, costui non ha in mente di avvicinarsi a Dio. (Sermo 351, 1)


image045.jpg (7482 byte)obbiamo avere verso tutti la stessa carità ma non allo stesso modo. La carità infatti con alcuni è forte, con altri si fa debole; si preoccupa di edificare gli uni, teme di offendere gli altri; verso alcuni si china, verso altri si erge; con alcuni è tenera, con altri severa; di nessuno è nemica, a tutti è madre. 


08/05

 

 

Preghiera

O Dio Uno sei tu, tu vieni in mio aiuto; in te nulla manca, nulla ridonda; in te colui che genera e colui che è generato sono una medesima cosa (Gv 10, 30). (Soliloquia I, 1.4)

 

 

Lettura

I tre momenti del peccato

 

Sono tre i momenti in cui si commette il peccato: con lo stimolo, il compiacimento e il consenso. Lo stimolo avviene sia attraverso la memoria o mediante i sensi, quando vediamo, udiamo, odoriamo, gustiamo o tocchiamo un determinato oggetto. E se il percepire l’oggetto produrrà compiacimento, il compiacimento illecito si deve inibire. Ad esempio, quando siamo in digiuno e alla vista dei cibi sorge la bramosia dell’organo del gusto ed essa si ha soltanto con il compiacimento, ma non vi acconsentiamo e lo reprimiamo con l’imperativo della ragione egemonica. Ma se è avvenuto il consenso, si avrà interamente il peccato, noto a Dio nel nostro cuore, anche se di fatto non si palesa agli uomini. Dunque si verificano così i tre momenti, quasi che lo stimolo provenga dal serpente, cioè da un movimento fisico scorrevole e svolgentesi, ossia posto nel tempo; giacché anche se tali emozioni si svolgono all’interno nell’anima, sono dal corpo attratte all’esterno. E se oltre i cinque sensi un qualche movimento occulto influisce sull’anima, anche esso è posto nel tempo ed è scorrevole. Perciò quanto più scorre di nascosto per raggiungere la coscienza, tanto più convenientemente è paragonato a un serpente. Questi tre momenti dunque, come avevo iniziato a dire, sono simili all’avvenimento che è riferito nella Genesi, nel senso che dal serpente si attuano lo stimolo e un determinato convincimento; nel desiderio sensuale, come in Eva, il compiacimento; nella coscienza, come in Adamo, il consenso. Compiuti questi tre atti, l’uomo viene espulso dal paradiso terrestre, cioè dalla beatificante luce della virtù alla morte; e molto giustamente. (De serm. Domini in monte I, 12, 34)

 

 

Per la riflessione

Tutti gli esseri sono belli nel proprio ordine e nei rispettivi gradi; ma non si deve ripiegare da quelli in alto, in cui è stata costituita l’anima ragionevole, a quelli in basso. (De serm. Domini in monte I, 12, 34)

 

 

Pensiero agostiniano

L’anima si converte a Dio solo quando si distacca da questo secolo. (En. in Ps. 9, 10)

 



sserva, uomo, che cosa è diventato Dio per te: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà anche in un maestro che ancora non parla. La superbia umana è tanto profonda che solo l’umiltà divina ti può sollevare.


 

09/05

 

 

Preghiera

Ti scongiuro, Dio mio, rivelami a me stesso. (Conf. X, 37.62)

 

 

Lettura

Anche i peccati meno gravi, se trascurati, proliferano e producono la morte

 

Correte, o miei fratelli, affinché non vi sorprendano le tenebre; siate vigilanti in ordine alla vostra salvezza, siate vigilanti finché siete in tempo. Nessuno arrivi in ritardo al tempio di Dio, nessuno sia pigro nel servizio divino. Siate tutti perseveranti nell’orazione, fedeli nella costante devozione. Siate vigilanti finché è giorno; il giorno risplende; Cristo è il giorno. Egli è pronto a perdonare coloro che riconoscono la loro colpa; ma anche a punire quelli che si difendono ritenendosi giusti, quelli che credono di essere qualcosa mentre sono niente. Chi cammina nel suo amore e nella sua misericordia, non si accontenta di liberarsi dai peccati gravi e mortali, quali sono il delitto, l’omicidio, il furto, l’adulterio; ma opera la verità riconoscendo anche i peccati che si considerano meno gravi, come i peccati di lingua, di pensiero o d’intemperanza nelle cose lecite, e viene alla luce compiendo opere degne. Anche i peccati meno gravi, se trascurati, proliferano e producono la morte. Sono piccole le gocce che riempiono i fiumi; sono piccoli i granelli di sabbia, ma se sono numerosi, pesano e schiacciano. Una piccola falla trascurata, che nella stiva della nave lascia entrare l’acqua a poco a poco, produce lo stesso effetto di un’ondata irrompente: continuando ad entrare poco alla volta, senza mai essere eliminata affonda la nave. E che significa eliminare, se non fare in modo con opere buone - gemendo, digiunando, facendo elemosine, perdonando - di non essere sommersi dai peccati? Il cammino di questa vita è duro e irto di prove: quando le cose vanno bene non bisogna esaltarsi, quando vanno male non bisogna abbattersi. (In Io. Ev. 12, 14)

 

 

Per la riflessione

La felicità, che il Signore ti concede in questa vita, è per consolarti, non per corromperti. E se in questa vita ti colpisce, lo fa per correggerti, non per perderti. Accetta il padre che ti corregge, se non vuoi provare il giudice che punisce. (In Io. Ev. 12, 14)

 

 

Pensiero agostiniano

Anche i peccati meno gravi, se trascurati, proliferano e producono la morte. (In Io. Ev. 12, 14)

 


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periamo, o Signore Dio nostro, nella copertura delle tue ali, e tu proteggi noi, sorreggi noi. Tu ci sorreggerai, ci sorreggerai da piccoli, e ancora anziani ci sorreggerai. La nostra fermezza, quando è in te, allora è fermezza; quando è in noi, è infermità.


 

10/05

 

 

Preghiera

Rivolti a Dio, preghiamolo per noi e per tutto il suo popolo, che con noi è presente negli atri della sua casa: gli chiediamo che si degni di custodirlo e proteggerlo per Gesù Cristo suo Figlio e nostro Signore, che con lui vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. (Sermo 362, 30.31)

 

 

Lettura

La lotta interiore dell’uomo

 

Non v’è dubbio, fratelli, è sicuro: o tu uccidi l’iniquità o sei ucciso da essa. Guardati però dall’uccidere l’iniquità come se fosse un qualcosa al di fuori di te. Guarda in te stesso e vedi che cosa nel tuo intimo combatta contro di te. Sta’ poi attento che non ti vinca la tua iniquità. Essa è la tua nemica e, se tu non la ucciderai, [ti ucciderà]. È roba tua, è la tua stessa anima che si ribella contro di te; non è qualcosa di esteriore. Per una parte tu sei unito con Dio; per un’altra parte trovi piacere nel mondo: ciò che ti spinge a godere del mondo è in lotta contro lo spirito che è unito a Dio. Stia unito a Dio! Oh, sì, gli stia unito! Non venga meno, non si lasci andare: dispone di un grande aiuto. Se persevera nel combattimento, vincerà i moti ribelli dell’anima. C’è il peccato nel tuo corpo, ma non vi regni. Dice l’Apostolo: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale, sì che voi obbediate ai suoi desideri (Rm 6, 12). Se non gli obbedisci, per quanto ti persuada, per quanto ti attiri al male, col tuo rifiuto ad obbedirgli, già ottieni che ciò che è in te non regni in te; e in tal modo conseguirai d’essere un giorno liberato da ciò che ora hai da tollerare. Quando? Quando la morte sarà assorbita nella vittoria, quando questo essere corruttibile si rivestirà di incorruttibilità. Allora non vi sarà più niente che combatta contro di te e tu non avrai altro piacere se non in Dio. Ripensa ai Giudei! Essi presero ad odiare il Signore per il desiderio d’un potere terreno. Credevano - almeno alcuni - che egli volesse togliere loro un tale potere e, per difenderlo, si ribellarono contro il Signore. Se invece si fossero ribellati contro le proprie brame disordinate, avrebbero vinto l’odio nella sua stessa radice e non sarebbero stati vinti da questa passione; e il Signore, che era venuto per arrecare a tutti la salute, avrebbe salvato anche loro. (En. in Ps. 63, 9)

 

 

Per la riflessione

O uomo, sia piuttosto il tuo cuore il forziere di Dio e in esso si raccolgano le ricchezze di Dio! Vi resti sempre la moneta di Dio, cioè il tuo spirito che reca l’immagine del tuo Imperatore! (En. in Ps. 63, 11)

 

 

Pensiero agostiniano

Dio, possedendo ciò che è migliore, cioè il tuo cuore, la tua mente, la tua anima, attraverso la parte migliore, possiede certamente anche l’inferiore che è il tuo corpo. (Sermo 161, 6.6)


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gni amore o ascende o discende.
Dipende dal desiderio:
se è buono, ci innalziamo a Dio; se è cattivo, precipitiamo nell’abisso.



[Modificato da MARIOCAPALBO 12/04/2013 11:38]

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