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APRILE 10/20

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2013 11:18
11/04/2013 22:07

image025.jpg (28322 byte)’è chi ti ascolta. Non esitare a pregare. Chi ti ascolta è dentro di te. Non volgere i tuoi occhi verso la montagna, verso le stelle, il sole o la luna. Purifica il tuo cuore. In qualsiasi luogo tu sarai, ovunque ti metterai a pregare dentro di te si trova chi ti ascolta. Non andare lontano. Non pensare di poterlo toccare con le mani…



11/04

 

Preghiera

Hai salvato dalle angustie la mia anima: hai salvato dalle angustie del timore la mia anima, onde possa servirti in libera carità. (En. in Ps. 30, I, 8)

 

Lettura

La radice di tutti i mali è la cupidigia

Poiché il diavolo aveva ingannato la nostra natura, l'unigenito Figlio di Dio si è degnato di assumere la nostra stessa natura, affinché da essa stessa fosse vinto il diavolo, e quello che il Figlio di Dio ha sottoposto a sé, fosse sottoposto anche a noi. È appunto quello che indica quando dice: Il principe di questo mondo è stato cacciato fuori (Gv 12, 31). Non perché il diavolo è stato cacciato fuori dal mondo, come credono alcuni eretici, ma fuori dalle anime di coloro che aderiscono alla parola di Dio e non amano il mondo, di cui egli è il capo; infatti il diavolo domina su quelli che amano le cose temporali, contenute in questo mondo visibile, non perché sia padrone di questo mondo, ma perché è fonte di tutte quelle cupidigie, per le quali si brama tutto ciò che è passeggero, cosicché a lui sono soggetti quelli che trascurano l'eterno Dio ed amano le cose caduche e mutevoli. La radice di tutti i mali è la cupidigia: seguendo la quale alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da sé tormentati con molti dolori (1Tm 6, 10). Per mezzo di questa cupidigia il diavolo regna sull'uomo e occupa il suo cuore. Tali sono tutti quelli che amano questo mondo. Il diavolo poi è cacciato fuori, quando di tutto cuore si rinuncia a questo mondo. (De agone christiano 1.1)

 

Per la riflessione

Si rinuncia al diavolo, che è principe di questo mondo, quando si rinuncia a ciò che è corrotto, alle seduzioni e ai suoi angeli. Ecco perché lo stesso Signore, avendo già assunto trionfalmente la natura dell'uomo, disse: Sappiate che io ho vinto il mondo (Gv 16, 33). (De agone christiano 1.1)

 

Pensiero agostiniano

[Il Signore] ti ha cercato, quando eri empio, per riscattarti; ora che sei riscattato ti lascerà perire? (En. in Ps. 66, 7)


 

image027.jpg (10631 byte)
l Signore è pronto a donare, ma noi dilatiamo il cuore con il desiderio di ricevere.


 


12/04

 

Preghiera

Fa', o Padre, che anch'io ti cerchi, ma difendimi dall'errore, affinché mentre io ti cerco, nessun'altra cosa mi venga incontro in vece tua. (Soliloquia I, 1.6)

 

Lettura

Il mistero divino per la nostra salvezza

Che si sarebbe potuto fare di più per la nostra salvezza? Che cosa di più benefico, di più generoso della divina provvidenza si sarebbe potuto immaginare? Essa non ha abbandonato affatto l'uomo allontanatosi dalle sue leggi e divenuto a buon diritto e meritatamente, per cupidigia di cose mortali, propagatore di una stirpe mortale. Quel giustissimo potere, infatti, operando con modi mirabili e incomprensibili, attraverso certe misteriose successioni delle cose a lui sottomesse, in quanto le ha create, esercita sia la severità del castigo sia la clemenza del perdono. Quanto ciò sia bello, grande, degno di Dio e infine quanto sia il vero che cerchiamo, di certo noi non potremo mai comprenderlo se, cominciando dalle cose umane e più vicine, avendo fede nella vera religione e rispettando i suoi precetti, non seguiremo la via che Dio ha aperto per noi con la scelta dei Patriarchi, con il vincolo della legge, con il vaticinio dei Profeti, con il mistero dell'uomo incarnato, con la testimonianza degli Apostoli, con il sangue dei martiri e con la conversione delle genti. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 7.12)

 

Per la riflessione

Dio è per noi la somma dei beni, Dio è per noi il bene sommo. Non dobbiamo rimanere al di sotto, né cercare al di sopra. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 7.13)

 

Pensiero agostiniano

O morte, o morte! E' stato ferito per me colui che mi ha formato, e con la sua morte ha riportato vittoria su di te. (Sermo 128, 8.10)


image028.jpg (14922 byte)u sei la luce permanente, che consulto sull’esistenza, la natura, il valore di tutte le cose.
Libero dagli impegni quotidiani, questo è il mio rifugio preferito.
Ma fra tutte le cose che passo in rassegna consultando Te, non trovo un luogo sicuro per la mia anima, se non in Te.
Soltanto lì si raccolgono tutte le mie dissipazioni, e nulla di mio si stacca da Te...



13/04

 

Preghiera

Ti lodi il mio cuore, la mia lingua; tutte le mie ossa dicano: "Signore, chi simile a te?" (Sal 34, 10). Così dicano e tu rispondimi, di' all'anima mia: "La salvezza tua io sono". (Conf. IX, 1.1)

 

Lettura

Morto per i nostri peccati, Cristo risorge per la nostra giustificazione

Il nostro Signore Gesù Cristo, come dice l'Apostolo, è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra giustificazione (Rm 4, 25). Come nella sua morte siamo seminati, così nella sua resurrezione germogliamo. In effetti con la sua morte viene rappresentata la morte della nostra vita [peccaminosa], come al riguardo si esprime l'Apostolo: Siamo stati sepolti insieme con lui nella morte mediante il battesimo di modo che come Cristo risorse da morte, così anche noi camminiamo in novità di vita (Rm 6, 4). Egli non aveva nulla da emendare mediante la croce, essendo stato elevato in croce senza avere alcun peccato. Sta a noi trasformare la nostra vita attraverso la sua croce, deponendo su quel patibolo il male che abbiamo contratto, per essere giustificati nella sua resurrezione. Dovete dunque saper distinguere appropriatamente le parole: Fu consegnato per i nostri peccati e risorse per la nostra giustificazione. Non dice: Fu consegnato per la nostra giustificazione e risorse per i nostri peccati. Quando parla della sua passione vi sentiamo risuonare la parola peccato, quando parla di resurrezione vi sentiamo la parola giustizia. Muoia dunque il peccato e dal sepolcro venga fuori la giustizia. (Sermo 236, 1)

 

Per la riflessione

Se uno crede in questo Mediatore e vive con fede e rettitudine, quando uscirà dal corpo sarà nel riposo. In un secondo momento poi riassumerà anche il corpo, non per soffrire ma per ornarsene, e vivrà eternamente con Dio. (Sermo 240, 5)

 

Pensiero agostiniano

Chi rinasce nell'anima, risorge nel corpo per dare la vita; chi non accoglie la vita nell'anima, con la risurrezione del corpo va alla condanna. (Sermo 127, 6.8)


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essuna gioia di quaggiù ci trattenga nel nostro cammino. Tutta la nostra gioia di ora, fratelli, sia nella speranza futura, tutto il nostro desiderio sia rivolto alla vita eterna.



14/04

 

Preghiera

Svegliati, Signore, aiutaci e riscattaci per il tuo nome. Cioè riscattaci gratuitamente: per il tuo nome, non per i miei meriti; perché tu ti sei degnato di fare, non perché io sia degno che tu operi per me. (En. in Ps. 43, 26)

 

Lettura

Quando sono debole, allora sono forte

Spezzerà l'arco, frantumerà le armi e gli scudi brucerà col fuoco. L'arco, le armi, gli scudi, il fuoco. L'arco sono le insidie, le armi un attacco pubblico, lo scudo la vana speranza della presunzione. Il fuoco con cui tutte queste cose sono bruciate è quello di cui il Signore dice: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (Lc 12, 49). Di questo fuoco un altro salmo dice: E non c'è chi si sottragga al suo calore (Sal 18, 7). Ardendo questo fuoco, in noi non resterà alcuna arma dell'empietà, è necessario che tutte siano spezzate, stritolate, bruciate. Tu rimani inerme non avendo da te stesso alcun aiuto; e quanto più sei debole e senza armi, tanto più ti accoglie colui del quale è detto: Nostro difensore il Dio di Giacobbe. Se il tuo valore è in te, sarai necessariamente turbato. Getta via le armi delle quali tanto presumevi; ascolta il Signore che dice: Ti basti la mia grazia. Di' anche tu: Quando sono debole, allora sono forte. Le parole sono dell'Apostolo. (En. in Ps. 45, 13)

 

Per la riflessione

Quando il Signore ci accoglie, ci lascia forse inermi? No, ci arma, ma con un altro tipo di armi, con le armi evangeliche della verità, della continenza, della salvezza, della speranza, della fede e della carità. (En. in Ps. 45, 13)

 

Pensiero agostiniano

Se tu invochi Dio in quanto Dio, sta' sicuro, sei esaudito! (En. in Ps. 85, 8)


 

image029.jpg (19802 byte)l nostro
bene è Dio,

 

la luce è Dio,

 

il pane è Dio,

 

la vita è Dio.


 

 

15/04

 

Preghiera

Signore, tu aiuti me che tendo a te, poiché mi hai redento affinché io tenda a te. Nessuno attribuisca alla sua sapienza il convertirsi a te o alle sue forze il giungere a te, se non vuole essere respinto ancora di più da te, che resisti ai superbi; costui infatti non si è purificato dal grande peccato né incontra favore innanzi a te, che ci redimi perché ci convertiamo, e ci aiuti perché giungiamo a te. (En. in Ps. 18, I, 15)

 

Lettura

Il Pastore conosce le sue pecore

Io dico: Il Signore conosce i suoi (2Tim 2, 19). Sa chi è preconosciuto, sa chi è predestinato, secondo che di lui vien detto: Poiché coloro che egli ha preconosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia primogenito fra molti fratelli. Quelli poi che ha predestinati, li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli infine che ha giustificati, li ha anche glorificati. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? E aggiunge: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato alla morte per tutti noi, come non ci accorderà insieme con lui ogni grazia? A chi si riferisce dicendo: noi? A coloro che Dio ha preconosciuti, predestinati, giustificati, glorificati; ai quali si riferisce il seguito: Chi si farà accusatore contro gli eletti di Dio? (Rm 8, 29-33). Dunque il Signore conosce i suoi, cioè le sue pecore. Talora le pecore non conoscono se stesse, ma le conosce il pastore in virtù di questa predestinazione, in virtù della prescienza divina, della elezione delle pecore fatta prima della fondazione del mondo; secondo quanto ancora dice l'Apostolo: in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo (Ef 1, 4). Ora, secondo questa prescienza e predestinazione di Dio, quante pecore sono fuori e quanti lupi sono dentro l'ovile! Quante pecore sono dentro e quanti lupi sono fuori! Perché dico che ci sono molte pecore fuori? Perché molti che ora si abbandonano alla lussuria, diventeranno casti; molti che ora bestemmiano, crederanno in Cristo. [...] Come pure, molti che oggi dentro l'ovile lodano il Signore, lo bestemmieranno; [...] stanno in piedi e cadranno, non sono pecore. (In Io. Ev. 45, 12)

 

Per la riflessione

Chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvo (Mt 10, 22). Chi è di Cristo non trascura questa voce, non l'ascolta l'estraneo. (In Io. Ev. 45, 13)

 

Pensiero agostiniano

Sa amarsi solo chi ama Dio. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 26.48)


image031.jpg (8014 byte)ulla terra il cuore non si corrompe, se lo si innalza verso Dio. Se tu hai del grano in cantina, lo porti nel granaio, per evitare che marcisca. Se dunque sposti il tuo grano, collocandolo al piano superiore, a maggior ragione devi preoccuparti del tuo cuore, elevandolo verso Dio. In che modo? Attraverso atti d’amore. Il corpo sale cambiando posto; il cuore si eleva cambiando di volontà.



16/04

 

Preghiera

Entrerò nella mia stanza segreta, ove cantarti canzoni d'amore fra i gemiti, gli inenarrabili gemiti che durante il mio pellegrinaggio suscita il ricordo di Gerusalemme nel cuore proteso in alto verso di lei, Gerusalemme la mia patria, Gerusalemme la mia madre, e verso di te, il suo sovrano, il suo illuminatore, il suo padre e tutore. (Conf. XII, 16.23)

 

Lettura

La correzione di Dio

La pecora è debole quando ha debole il cuore, sicché può cedere alla tentazione che non ha prevista né vi si è preparata. A uno che ha tali convinzioni, il pastore negligente non dice: Figlio, quando ti metti al servizio del Signore, sta' saldo nella giustizia e nel timore, e prepara la tua anima alla tentazione (Sir 2, 1). Chi parla così sorregge il debole e da debole lo rende robusto, sicché egli, aderendo alla fede, non se ne ripromette delle comodità materiali. Se al contrario fosse stato educato a ripromettersi dei vantaggi materiali, si troverebbe infrollito dalle comodità e, al sopraggiungere delle avversità, ne verrebbe ferito e forse anche ucciso. Chi lo educa in tale maniera non lo costruisce sopra la roccia, ma sopra la sabbia. Poiché la roccia è Cristo (1Cor 10, 4) e il cristiano deve imitare i patimenti di Cristo, non andare a caccia di piaceri. Viceversa, il debole è incoraggiato quando gli si dice francamente: Da questo mondo aspèttati pure delle tribolazioni, ma da tutte ti libererà il Signore; se il tuo cuore non si allontanerà da lui né si volgerà indietro. (Sermo 46, 10)

 

Per la riflessione

La fortezza cristiana comporta non solo la pratica del bene, ma anche la pazienza di fronte al male: sicché chiunque è zelante in opere buone (o sembra esserlo), se poi si rifiuta o non è in grado di accettare le tribolazioni che gli sopravvengono, costui è un debole. (Sermo 46, 13)

 

Pensiero agostiniano

Una fiera incrudelisce? Temi Dio. Il serpente ti insidia? Temi Dio. L'uomo ti odia? Temi Dio. Il diavolo ti aggredisce? Temi Dio. Perché ogni creatura è soggetta a Colui che ti si ordina di temere. (En. in Ps. 32, II, d. 2, 12)


image032.jpg (9882 byte)
u sei inserito nel corpo di Cristo. Sulla mensa del Signore è dunque deposto il tuo mistero. Ricevendo l’eucaristia ti viene detto: "Il Corpo di Cristo", e tu rispondi: "amen". Sii membra del Corpo di Cristo, perché sia vero il tuo "amen"!


 

17/04

 

Preghiera

Ti scongiuro, o Dio, al quale ci stimola la fede, ci innalza la speranza, ci unisce la carità: vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)

 

Lettura

L'autentica norma della morale è la carità

Si odia il peccato nella misura in cui si ama la giustizia, e ciò non sarà possibile per mezzo della Legge che atterrisce con la lettera, ma per mezzo dello Spirito, che guarisce con la grazia. Allora avviene ciò che richiama alla nostra mente l'Apostolo: Io uso un linguaggio umano a causa della debolezza della vostra carne: come avete offerto le vostre membra quali schiave all'impurità e all'iniquità, per vivere nell'iniquità, così offrite le vostre membra quasi schiave alla giustizia, per la santificazione (Rom. 6, 19). Che cosa vogliono dire questi due membri della similitudine "come... così", se non: come a peccare non v'induceva il timore, ma la passione e il piacere del peccato stesso, così a vivere santamente non vi spinga la paura del castigo, ma vi guidi il piacere e l'amore della giustizia? Questa poi, a mio giudizio, non è ancora la perfezione, ma solo, per così dire, l'adolescenza della giustizia. Paolo infatti non avrebbe fatto una simile premessa: Uso un linguaggio umano a causa della debolezza della carne umana, se non avesse voluto far capire che avrebbe dovuto dire qualche cosa di più grave, se gli uomini fossero stati in grado di sopportarlo. Poiché alla giustizia si deve porgere maggiore sottomissione di quanta sono soliti porgere gli uomini al peccato. Il castigo fisico infatti ci ritrae, se non dalla volontà, dal commettere materialmente il peccato. E' difficile trovare uno che commetta in pubblico un peccato per trarne un illecito e immondo piacere, se è sicuro che ne seguirà subito dopo il tormento della punizione. La giustizia però deve essere amata in modo che neppure le pene corporali ci devono ritrarre dal compiere le sue opere, e che anche tra le mani di crudeli nemici devono risplendere le nostre opere agli occhi degli uomini, affinché coloro ai quali esse possono piacere glorifichino il Padre nostro che è nei cieli. (Ep. 145, 5)

 

Per la riflessione

Cosa sono io per me stesso senza te, se non una guida verso il precipizio? E quando anche sto bene, cosa sono, se non uno che succhia il tuo latte e si nutre di te, vivanda incorruttibile? (Conf. IV, 1.1)

 

Pensiero agostiniano

Chi presume delle proprie forze, ancor prima che ingaggi la lotta, da se stesso si abbatte. (Sermo 153, 9.11)


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u questo nostro cammino, a un bivio ci si è fatto incontro un uomo: ma non è un uomo, è Dio, che per gli uomini si è fatto uomo.



18/04

 

Preghiera

O Signore, nella tua misericordia rimettimi in vita. I nemici uccidono, tu dammi la vita. (En. in Ps. 118, d. 30, 7)

 

Lettura

La preghiera è un grido del cuore

La preghiera è un grido che si leva al Signore; ma se questo grido consiste in un rumore di voce corporale senza che il cuore di chi prega aneli intensamente a Dio, non c'è dubbio che esso è fiato sprecato. Se invece si grida col cuore, per quanto la voce del corpo resti in silenzio, il grido, impercettibile all'uomo, non sfuggirà a Dio. Quando dunque preghiamo, possiamo gridare a Dio o con la voce esterna (se così esige il dovere) o anche rimanere in silenzio; comunque, in ogni preghiera deve esserci il grido del cuore. Ora questo grido del cuore consiste in una grande concentrazione dello spirito, la quale, quando avviene nella preghiera, manifesta il profondo desiderio e l'ardore che sorreggono l'orante a non disperare del risultato. E si grida con tutto il cuore quando nel pensiero non si ha altro [che la preghiera]. Orazioni di questo genere sono rare per la maggior parte della gente e solo pochi riescono a farle con frequenza; se poi ci sia qualcuno che preghi sempre così, non lo saprei. Ad ogni modo il cantore di questo salmo ci ricorda che tale è la sua preghiera, come dicono le parole: Io ho gridato con tutto il mio cuore: ascoltami, o Signore. Per dirci poi quale vantaggio abbia conseguito con il suo gridare, soggiunge: Le vie della tua giustizia ricercherò. Ecco perché ha gridato con tutto il suo cuore; ecco cosa ha desiderato gli fosse concesso dal Signore, qualora avesse ascoltato la sua preghiera: poter ricercare sempre le vie della sua giustizia. È necessario quindi che preghiamo per avere la mente in [continua] ricerca di ciò che ci viene ordinato di praticare. Ma quanto deve essere lontano dalla pratica colui che ancora ricerca! Difatti non sempre al ricercare segue il trovare né al trovare segue [sempre] il praticare; mentre è vero che nessuno può praticare se prima non ha trovato, come pure è vero che nessuno può trovare se prima non ha cercato. Grande però è la fiducia che ci ha accordato il Signore Gesù quando disse: Cercate e troverete (Mt 7, 7). (En. in Ps. 118, d. 29, 1)

 

Per la riflessione

Sono molti coloro che con grandissimo ardore investigano le massime della sapienza, che cioè vogliono averla in teoria senza però impegnarsi ad attuarla nella vita. (En. in Ps. 118, d. 29, 1)

 

Pensiero agostiniano

La tua preghiera è un discorso con Dio. Quando leggi, Dio parla con te; quando preghi, tu parli con Dio. (En. in Ps. 85, 7)


image035.jpg (10037 byte)er raggiungere Dio Zaccheo, che era facoltoso, diede metà del suo patrimonio. Pietro per raggiungerlo lasciò le reti e la barca. Per raggiungerlo quella vedova diede due spiccioli. Per raggiungerlo, uno ancora più povero porse un bicchiere di acqua fresca e un altro, assolutamente povero e sprovvisto di beni, lo raggiunse ponendo soltanto la buona volontà. Diedero cose di diverso valore, ma raggiunsero l’Unico, perché non amarono cose diverse da Lui.


 

19/04

 

Preghiera

O Signore, nostro Dio, facci trovare la felicità in te, perché non ti perderemo. Quando possederemo te, non solo non ti perderemo, ma non periremo neppure noi. (Sermo 113, 6.6)

 

Lettura

L'anima vivifica il corpo ed è vivificata da Dio

Quando l'anima s'innalza a qualcosa che non è lei e che è sopra di lei e da cui anzi riceve l'esistenza, allora acquista sapienza, giustizia e pietà. Quando era priva di queste cose era morta, non aveva la vita che la facesse vivere, ma solo quella con cui vivificava il corpo. Infatti altro è la funzione dell'anima per cui essa vivifica il corpo, altro il principio da cui essa stessa è vivificata. Certo, l'anima vale più del corpo; ma più dell'anima vale Dio. Dunque l'anima, anche se priva di sapienza, di giustizia, di pietà, è vita del corpo. Ma la sua vita è Dio; e come essa quand'è nel corpo gli comunica vigore, bellezza, mobilità, attività delle membra, così quando Dio, sua vita, è in lei, le comunica sapienza, pietà, giustizia, carità. Una cosa è ciò che il corpo riceve dall'anima, un'altra cosa ciò che l'anima riceve da Dio. L'anima vivifica il corpo ed è vivificata da Dio; quando vivifica il corpo, se non è a sua volta vivificata da Dio, essa è morta. E così, quando la parola arriva e penetra in coloro che l'ascoltano, e quando questi non contenti di ascoltare si rendono ad essa obbedienti, l'anima risorge dalla sua morte ed entra nella sua vita: cioè passa dall'iniquità, dalla stoltezza, dall'empietà al suo Dio, che è per lei sapienza, giustizia, splendore. Sorga e si presenti a lui, per essere da lui illuminata. Avvicinatevi a lui,dice il salmo. E che cosa avverrà per noi? E sarete illuminati (Sal 33, 6). Se dunque avvicinandovi a lui siete illuminati e allontanandovi siete ottenebrati, è segno che la vostra luce non era in voi ma nel vostro Dio. Avvicinatevi per risorgere, se allontanandovi morite. Se dunque avvicinandovi a lui vivete e allontanandovi morite, è segno che non era in voi la vostra vita. (In Io. Ev. 19, 12)

 

Per la riflessione

La vostra vita è colui che è la vostra luce. Poiché è scritto: Presso di te è la fonte della vita e nella tua luce vedremo la luce (Sal 35, 10). (In Io. Ev. 19, 12)

 

Pensiero agostiniano

Chi rinasce nell'anima, risorge nel corpo per dare la vita; chi non accoglie la vita nell'anima, con la risurrezione del corpo va alla condanna. (Sermo 127, 6.8)


image036.jpg (16191 byte)


ratelli, fate vostra la mia avidità, partecipate con me a questo desiderio.
Amiamo insieme, insieme bruciamo per questa sete, insieme corriamo alla fonte di ogni conoscenza.
Aneliamo perciò come il cervo alla fonte.





[Modificato da MARIOCAPALBO 12/04/2013 11:18]

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