È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

MARZO DAL 10/20

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2013 22:04
11/04/2013 22:04

09/03

 

Preghiera

O Signore, grazie per la tua misericordia! Tu volesti morire, perché ci fosse qualcuno che risuscitasse dai morti; e questo qualcuno non è un uomo qualsiasi, ma la Verità: la Verità stessa è risuscitata dai morti. (En. in Ps. 147, 17)

 

Lettura

Dio tenta perché l'uomo conosca se stesso

Sappia dunque la vostra carità che la tentazione di Dio non ha lo scopo di far conoscere a lui qualcosa che prima gli era nascosto, ma di rivelare, tramite la sua tentazione, o meglio provocazione, ciò che nell'uomo è occulto. L'uomo non conosce se stesso come lo conosce Dio, così come il malato non conosce se stesso come lo conosce il medico. L'uomo è un malato. Il malato soffre, non il medico, il quale aspetta da lui di udire di che cosa soffre. Perciò nel salmo l'uomo grida: Mondami, Signore, dalle mie cose occulte (Sal 18, 13). Perché ci sono nell'uomo delle cose occulte allo stesso uomo entro cui sono. E non vengono fuori, non si aprono, non si scoprono se non con le tentazioni. Se Dio cessa di tentare, il maestro cessa di insegnare. Dio tenta per insegnare, mentre il diavolo tenta per ingannare. Se chi è tentato non gliene dà l'occasione, il diavolo può essere respinto a mani vuote e deriso. Per questo l'Apostolo raccomanda: Non date occasione al diavolo (Ef 4, 27). Gli uomini danno occasione al diavolo con le loro passioni. Non vedono, gli uomini, il diavolo contro il quale combattono, ma hanno un facile rimedio. Vincano se stessi interiormente e trionferanno di lui esternamente. Perché diciamo questo? Perché l'uomo non conosce se stesso, a meno che non impari a conoscersi nella tentazione. Quando avrà conosciuto se stesso, non si trascuri. E se trascurava se stesso quando non si conosceva, non si trascuri più una volta conosciutosi. (Sermo 2, 3)

 

Per la riflessione

Ma se non puoi accettare un Dio che tenta, non puoi neanche accettare un Cristo che tenta. E quando avrai accettato Cristo che tenta, non ti dispiaccia di accettare anche un Dio che tenta. (Sermo 2, 2)

 

Pensiero agostiniano

Non sarebbe un gran vantaggio essere senza tentazioni. Tanto è vero che, pregando il Signore, non lo preghiamo perché ci esenti da ogni tentazione, ma perché non ci lasci consentire ad essa. (En. in Ps. 63, 1)

10/03

 

Preghiera

O terra, tu esultavi nella tua bontà, attribuivi a te stessa la forza della tua magnificenza: ed ecco il Signore si volge a guardarti e ti fa tremare. Oh si volga a guardarti e ti faccia tremare, perché è molto meglio il tremore dell'umiltà che la fiducia sicura della superbia. (En. in Ps. 103, d. 4, 16)

 

Lettura

Lodare Dio nelle prosperità e nelle avversità

Benedite dunque il Signore. Ma quando? Durante le notti. Quando pronunziò Giobbe la sua benedizione? In una notte piena di tristezze: persi tutti i beni che possedeva, persi i figli a cui erano destinati. Che orrida notte! Vediamo però se egli interrompe la sua benedizione: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come al Signore è piaciuto, così è avvenuto. Sia benedetto il nome del Signore (Gb 1, 21). Che notte funesta! Piagato da capo a piedi, si scioglieva nella putredine. E ci fu, per la circostanza, anche un'Eva che osò tentarlo: Impreca a Dio e muori. Ascoltalo benedire durante la notte. Dice: Hai parlato come una donna stolta. Se abbiamo ricevuto dalla mano del Signore i beni, non dobbiamo accettarne anche i mali? (Gb 2, 7-10) Ecco cosa significa: Durante le notti alzate le vostre mani verso il santuario e benedite il Signore. Cosa disse Giobbe? Hai parlato come una donna stolta. Questa volta Adamo, sebbene ridotto a un mucchio di putridume, scacciò Eva rivolgendole queste parole: Mi basta essere diventato mortale per causa tua. Nel paradiso me l'hai fatta, ma ora, sul letame, la vinta sei tu. Grandezze della grazia divina! Ma donde tutto questo se non dal fatto che la rugiada dell'Hermon era scesa copiosa su quell'anima e il Signore [le] aveva donato quella dolcezza che alla nostra terra fa produrre il suo frutto? (En. in Ps. 133, 2)

 

Per la riflessione

Questo significa, fratelli, benedire Dio nelle chiese: vivere in modo che Dio sia benedetto nei costumi di ciascuno. (En. in Ps. 25, II, 14)

 

Pensiero agostiniano

Se Dio cessa di tentare, il Maestro cessa di insegnare. (Sermo 2, 3)

11/03

 

Preghiera

O Dio, unica felicità sicura. (Conf. VIII, 5.10)

 

Lettura

Guardarsi dalle tentazioni dei malvagi

Credendo a queste cose, guàrdati dalle tentazioni, perché il diavolo cerca chi perisca con lui. Guàrdati perché quel nemico non ti seduca non solo attraverso coloro che sono fuori della Chiesa, siano pagani o Giudei o eretici, ma anche perché tu non voglia imitare coloro che, in seno alla stessa Chiesa cattolica, abbia visto vivere male o indulgere senza ritegno ai piaceri del ventre e della gola o essere impudichi o dediti alle vane ed illecite curiosità degli spettacoli o dei rimedi sacrileghi o delle diaboliche arti divinatorie; o vivere nel fasto e nella vanagloria propri dell'avarizia e della superbia o avere una condotta di vita che la legge condanna e punisce. Unisciti piuttosto ai buoni che troverai facilmente se anche tu sarai tale, cosicché insiemepossiate adorare ed amare Dio con cuore disinteressato. Poiché egli stesso sarà tutto il nostro premio, così da godere nella vita eterna della sua bontà e della sua bellezza. Ma va amato non come un essere che si vede con gli occhi, ma come si ama la sapienza, la verità, la santità, la giustizia, la carità e ogni altra cosa simile: non come si manifestano negli uomini, ma come sono nella fonte stessa dell'incorruttibile ed immutabile sapienza. (De cat. rudibus 27, 55)

 

Per la riflessione

Unisciti a chiunque vedrai amare queste cose, per poterti riconciliare con Dio per mezzo di Cristo, che si è fatto uomo per essere mediatore tra Dio e l'uomo. (De cat. rudibus 27, 55)

 

Pensiero agostiniano

Ognuno cammini nella via che Dio gli assegna, sopporti le tentazioni e accolga le consolazioni. (En. in Ps. 85, 24)

12/03

 

Preghiera

Signore Dio, ordinatore e creatore di quante cose esistono nella natura, dei peccati ordinatore soltanto. (Conf. I, 10.16)

 

Lettura

La giustizia di Dio vince il diavolo

Il diavolo non doveva essere superato dalla potenza, ma dalla giustizia di Dio. Infatti che c'è di più potente dell'Onnipotente? O quale creatura ha una potenza comparabile a quella del Creatore? Ma il diavolo, per il vizio della sua perversità, si è innamorato della potenza, ha abbandonato e combattuto la giustizia; gli uomini a loro volta imitano tanto più il diavolo quanto più trascurano e perfino aborriscono la giustizia per aspirare alla potenza e godono del possesso o bruciano dal desiderio di essa; e così piacque a Dio, per sottrarre l'uomo al potere del diavolo, di vincere il diavolo non con la potenza ma con la giustizia, affinché anche gli uomini, ad imitazione di Cristo, cercassero di vincere il diavolo con la giustizia, non con la potenza. Non che la potenza sia da fuggire come qualcosa di male, ma bisogna rispettare l'ordine secondo il quale la giustizia è al primo posto. Quanto grande può essere infatti la potenza dei mortali? Conservino dunque la giustizia fin che sono mortali, la potenza sarà loro data quando saranno immortali. In confronto a questa, la potenza di quegli uomini che sono chiamati potenti sulla terra - per quanto grande essa sia - non è che una debolezza ridicola, e là dove sembra che i cattivi manifestino finalmente la loro potenza si scava la fossa per il peccatore (Sal 93, 13). (De Trinitate XIII, 13.17)

 

Per la riflessione

Bisogna augurarsi che la potenza sia data fin d'ora, ma contro i vizi; purtroppo gli uomini non vogliono essere potenti per vincere i vizi, ma per vincere gli uomini. (De Trinitate XIII, 13.17)

 

Pensiero agostiniano

Il sangue del tuo Signore, purché tu lo voglia, è offerto per te; ma se non vuoi che sia per te, per te non è dato. (Sermo 344, 4)

13/03

 

Preghiera

O Signore, aiutaci, affinché si compia in noi quella conversione che ti trova pronto e nell'atto di offrirti in godimento a coloro che ti amano. (En. in Ps. 6, 5)

 

Lettura

Chi vive in Cristo soffre persecuzioni

Considerate, fratelli, quali siano i beni di Gerusalemme. [...] Potrà dirsi di questi beni: Sono oro, argento, un podere ben coltivato, delle pareti di marmo o dei soffitti decorati? Certo no. Di beni come questi ne hanno, nella vita presente, in maggior abbondanza i poveri. Il povero infatti può vedere il cielo stellato, e questo è più che non guardare un soffitto laminato d'oro, come può fare il ricco. Fratelli, quale sarà allora il bene per il quale ardiamo d'amore e infiammati sospiriamo? Quale sarà il bene per raggiungere e vedere il quale ci sobbarchiamo di tanti disagi? Avete udito dalla lettura dell'Apostolo che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù subiranno persecuzioni (2Tm 3, 12). È vero che attualmente il diavolo non infierisce più contro i cristiani servendosi degli imperatori, ma non per questo i cristiani sono esenti da persecuzioni. Se fosse morto il diavolo, allora sarebbero cessate per sempre le persecuzioni, ma, se l'antico avversario è in vita, come fa a non ispirare tentazioni a nostro danno, a non accanirsi contro di noi, non minacciarci o non suscitare scandali? Oh! Comincia davvero a vivere una vita santa e ti accorgerai subito che chiunque voglia vivere piamente in Cristo Gesù soffrirà persecuzioni. (En. in Ps. 127, 16)

 

Per la riflessione

Se al di fuori combattiamo contro gli infedeli e gli insubordinati, al di dentro combattiamo contro i richiami [del male] e gli istinti animaleschi. (En. in Ps. 127, 16)

 

Pensiero agostiniano

Le tribolazioni sono, veramente, frustate di un padre che corregge, per risparmiarti la punizione del giudice. (En. in Ps. 65, 16)

14/03

 

Preghiera

Signore, comanda ed ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci ed apri le mie orecchie affinché possa udire la tua voce. Guarisci ed apri i miei occhi, affinché possa vedere i tuoi cenni. Allontana da me i movimenti irragionevoli, affinché possa riconoscerti. (Soliloquia I, 1.5)

 

Lettura

La speranza cristiana sollievo nelle sofferenze

E' questo il premio dei giusti: nella speranza di ottenerlo noi passiamo la vita temporale e mortale più con pazienza che con piacere e ne sopportiamo i mali sorretti dai buoni propositi e dalla grazia di Dio, pieni di gioia per la fedele promessa di Dio e la nostra fiduciosa attesa dei beni eterni. L'apostolo Paolo, esortandoci a questi sentimenti, dice: Siate lieti per la speranza (del premio eterno), pazienti nelle afflizioni (Rom. 12, 12);dimostra in tal modo che il motivo d'essere pazienti nelle afflizioni sta in ciò che dice prima, d'essere cioè lieti nella speranza. A questa speranza ti esorto nel nome di Gesù Cristo nostro Signore. Questo stesso divino Maestro, che teneva la gloria della sua maestà nascosta sotto l'aspetto della debolezza insita nell'umana natura, non solo c'insegnò la stessa cosa con la sua parola divina, ma ce la confermò pure con l'esempio della sua passione e risurrezione. Con l'una c'insegnò che cosa dobbiamo sopportare, con l'altra che cosa dobbiamo sperare. Anche i filosofi potrebbero meritare questa grazia, se tronfi e gonfi d'orgoglio non si sforzassero invano di fabbricare da sé stessi la felicità che Dio soltanto ha promesso in modo veridico di concedere dopo questa vita ai suoi adoratori. [...] Ti scongiuro quindi, mio illustre amico, di abituarti intanto a esser felice nella speranza, per esserlo un giorno anche nella realtà, allorché sarà dato il premio dell'eterna felicità alla ferma tua perseveranza nella pietà. (Ep. 155, 1.4)

 

Per la riflessione

L'uomo vive felice e tranquillo quando tutti i suoi sentimenti vanno d'accordo con la ragione e con la verità, e allora si chiamano gioie, affetti santi, casti e buoni. (De Genesi contra Manichaeos I, 20.31)

 

Pensiero agostiniano

Ti dispiaccia sempre ciò che sei, se vuoi guadagnare ciò che non sei. (Sermo 169, 15.18)

15/03

 

Preghiera

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? (1Cor 15, 53-55) Hai percosso, hai ferito, hai fatto cedere; ma è stato ferito per me colui che mi ha formato. O morte, o morte! E' stato ferito per me colui che mi ha formato, e con la sua morte ha riportato vittoria su di te. (Sermo 128, 8.10)

 

Lettura

L'uomo è posto tra i desideri della carne e quelli dello spirito

Quando la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, lotta in noi la morte; non facciamo ciò che vogliamo. Per quale ragione? Perché non vogliamo avere affatto desideri carnali, ma non ci è possibile. Vogliamo o no, li abbiamo; vogliamo o no, seducono, lusingano, sollecitano, corrompono, vogliono imporsi. Finché la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, sono repressi, non sono ancora spenti. E questo anche dopo che l'uomo sarà morto? Nient'affatto. Se deponi la carne, come puoi portare con te i desideri della carne? Ma sarai ammesso al riposo se avrai condotto bene la lotta. Tale riposo vale la tua corona, non la tua condanna, per poi essere condotto al regno. Di conseguenza, fratelli, è così per tutto il tempo che si vive quaggiù; è così anche per noi che siamo invecchiati in tale lotta; certamente i nemici che abbiamo noi sono meno aggressivi, pur tuttavia ne abbiamo. Ormai, anche per il lungo durare, i nostri nemici in certo qual modo hanno logorato le forze, ma nondimeno, anche se fiacchi, non cessano di turbare nei modi più diversi la pace della vecchiaia. Il combattimento dei giovani è più aspro: lo conosciamo, ci siamo passati per esso. La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, così che voi non fate quello che vorreste (Gal 5, 17). Cosa cercate proprio voi, o santi, o intrepidi lottatori, o forti soldati di Cristo? Che volete? Che non esistano assolutamente i desideri cattivi, ma non potete. (Sermo 128, 9.11)

 

Per la riflessione

Chiunque è zelante in opere buone (o sembra esserlo), se poi si rifiuta o non è in grado di accettare le tribolazioni che gli sopravvengono, costui è un debole. (Sermo 46, 13)

 

Pensiero agostiniano

Non datevi tregua nel combattimento, sperate nella vittoria. E' infatti il tempo presente quello in cui si combatte. (Sermo 128, 9.11)

16/03

 

Preghiera

Signore, ho commesso molti delitti, non mi attendo un immediato riposo: siano sufficienti i miei tormenti fino alla tua venuta. Che al presente io mi trovi nella tortura; quando sarai venuto, allora, sii indulgente. (Sermo 327, 2)

 

Lettura

L'esempio di Cristo sofferente

Il Signore sostiene i giusti. In qual modo li sostiene? Che cosa dice loro? Ciò che in un altro salmo è detto: Spera nel Signore, comportati da uomo e si conforti il tuo cuore, e spera nel Signore (Sal 26, 14). Che significa spera nel Signore? Ora ti affatichi, ma non ti affaticherai in eterno; breve è il tuo fastidio, eterna sarà la tua beatitudine, per un poco soffrirai, senza fine godrai. Ma in mezzo alle angustie cominci a cadere? Ti è proposto l'esempio anche delle sofferenze di Cristo. Guarda che cosa per te ha sopportato, Colui che non aveva alcun motivo di soffrire. Qualunque cosa soffrirai, non arriverai mai agli insulti, alle frustate, alla veste ignominiosa, alla corona di spine, insomma alla croce, perché essa già è stata tolta dal novero delle pene del genere umano. Mentre infatti sotto gli antichi gli scellerati erano crocifissi, ora non si crocifigge più nessuno. La croce è stata onorata ed ha avuto fine. È finita come pena, rimane come gloria. Dal luogo del supplizio è passata sulla fronte degli imperatori. Colui che tanto onore ha dato alla sua pena, che cosa riserva ai suoi fedeli? (En. in Ps. 36, d. 2, 4)

 

Per la riflessione

Incrudeliscano i peccatori quanto vogliono e quanto è loro permesso: il Signore sostiene i giusti. Qualunque cosa accada al giusto, costui l'attribuisca alla divina volontà, non alla potenza del nemico. (En. in Ps. 36, d. 2, 4)

 

Pensiero agostiniano

Tutto ciò che soffriamo, le tribolazioni di questa vita, è castigo di Dio che vuol correggerci, per non condannarci alla fine. (Sermo 22, 3)

17/03

 

Preghiera

O beni del Signore, dolci, immortali, incomparabili, eterni, immutabili! Quando vi vedrò, o beni del Signore? Ho fede di vedervi, ma non nella terra di coloro che muoiono. (En. in Ps. 26, II, 22)

 

Lettura

L'unità di tutti in Cristo

Ascoltiamo anche noi la voce del Signore che dall'alto ci esorta, ci consola; la voce di Lui che per noi tiene il posto del padre e della madre che ci hanno abbandonati, la voce di Lui ascoltiamo. Perché egli ha udito i nostri gemiti, ha visto i nostri sospiri, ha penetrato il nostro desiderio ed ha accolto volentieri, grazie al Cristo nostro avvocato, la nostra unica richiesta, l'unica nostra supplica; e finché continueremo questo pellegrinaggio, per cui è rinviato, non annullato quanto ci ha promesso, ci ha detto: Spera nel Signore. Non spererai in chi inganna, non in chi può venir meno, non in chi non avrà di che darci. Ha promesso l'Onnipotente, il Fedele, il Verace: Spera nel Signore, comportati da uomo. Non lasciarti andare, non essere tra coloro ai quali è detto: Guai a quanti perderanno la costanza! (Qo 2, 16) Spera nel Signore: è detto a tutti noi e a ciascun uomo. Siamo tutti uno nel Cristo, siamo il Corpo di Cristo, noi che quella sola cosa desideriamo, che una sola cosa abbiamo chiesto, che gemiamo nei giorni delle nostre miserie, che abbiamo fede di vedere i beni del Signore nella terra dei viventi; a noi tutti che siamo uno solo nell'Unico, è detto: Spera nel Signore, comportati da uomo; e si conforti il tuo cuore e spera nel Signore. Che altro ha da dirti che non sia una ripetizione di quanto hai già udito? Spera nel Signore, comportati da uomo. Dunque, chi ha perduto la costanza si è effeminato, ha perduto il suo vigore. Ascoltino queste parole gli uomini e le donne, perché in un solo Uomo è l'uomo e la donna. Poiché in Cristo non vi è né maschio né femmina. (En. in Ps. 26, II, 23)

 

Per la riflessione

Sperando nel Signore lo avrai, avrai colui in cui hai sperato. Volgi il tuo desiderio a qualcos'altro, se qualcos'altro di più grande, di migliore, di più soave riuscirai a trovare. (En. in Ps. 26, II, 23)

 

Pensiero agostiniano

Dio premierà non tanto i tuoi meriti, quanto i suoi doni. Se l'hai conservato, riconoscerà quanto ti ha donato. (Sermo 170, 10)

18/03

 

Preghiera

O Signore, tu sei diventato nostro rifugio di generazione in generazione (Sal 89, 1). La tua collera è giusta, non mandi nessuno ingiustamente all'inferno. Dove andrò lontano dal tuo spirito, dove potrei fuggire lontano da te (Sal 138, 7), se non verso di te? (Sermo 55, 2.2)

 

Lettura

Impariamo a sopportare i malvagi per l'unità del corpo di Cristo

Cosa ha voluto insegnare alla sua Chiesa nostro Signore Gesù Cristo conservando un traditore tra i Dodici? Cosa ha voluto insegnarci, fratelli miei, se non a tollerare anche i malvagi pur di non dividere il corpo di Cristo? Ecco, tra i santi c'è Giuda, e Giuda è un ladro e per giunta - non disprezzarlo! - un ladro sacrilego, non un ladro qualsiasi: egli ruba e ruba la borsa del Signore; ruba denaro e denaro sacro. Se in tribunale si fa distinzione tra i vari crimini, tra un furto comune e il peculato (cioè il furto del denaro pubblico) e questo furto non si giudica allo stesso modo dell'altro, quanto più severamente si dovrà allora giudicare il ladro sacrilego, cioè colui che ha osato rubare alla Chiesa? Chi ruba alla Chiesa è paragonabile all'iniquo Giuda. Tale era Giuda, e tuttavia andava e veniva con gli undici santi discepoli. Assieme a loro partecipò alla medesima cena del Signore; visse con loro senza tuttavia riuscire a contaminarli. Pietro e Giuda ricevettero il medesimo pane, e tuttavia che parte poteva avere in comune il fedele con l'infedele? Pietro infatti ricevette il pane per la vita, Giuda per la morte. Era di questo pane come di quel buon odore: dà la vita ai buoni e la morte ai cattivi. Infatti chi mangerà indegnamente, mangia e beve la propria condanna (1 Cor 11, 29). [...] Se la condanna è per lui non per te, sopporta il cattivo tu che sei buono e giungerai alla ricompensa riservata ai buoni, non sarai condannato alla pena destinata ai cattivi. (In Io. Ev. 50, 10)

 

Per la riflessione

[Gesù] sapeva che [Giuda] era un ladro, ma non lo rivelò; tollerò anzi la sua presenza insegnandoci così, con l'esempio, a tollerare i malvagi in seno alla Chiesa. (In Io. Ev. 50, 11)

 

Pensiero agostiniano

E' necessaria ora la pazienza per sopportare i malvagi, i quali si sono separati già ora nella loro volontà [dai buoni], finché non saranno separati anche nell'ultimo giudizio. (En. in Ps. 9, 18)

19/03

 

Preghiera

Io ho elevato a te la mia anima, come chi avvicina la brocca alla fonte. Riempimi dunque, poiché a te ho elevato la mia anima. (En. in Ps. 142, 15)

 

Lettura

Sacrificio e spirito comunitario

Vero sacrificio è ogni opera con cui ci si impegna ad unirci in santa comunione a Dio, in modo che sia riferita al bene ultimo per cui possiamo essere veramente felici. Quindi anche il bene con cui si soccorre l'uomo, se non si compie in relazione a Dio, non è sacrificio. Infatti, sebbene il sacrificio sia compiuto e offerto dall'uomo, è cosa divina; tanto è vero che anche i vecchi Latini l'hanno chiamato così. Pertanto l'uomo stesso consacrato nel nome di Dio e a lui promesso, in quanto muore al mondo per vivere di Dio, è un sacrificio. Anche questo appartiene al bene che l'uomo compie in favore di se stesso. Perciò è stato scritto: Abbi pietà della tua anima col renderti gradito a Dio (Sir 30, 24). Quando castighiamo anche il nostro corpo con la temperanza, se lo facciamo, come è dovere, in relazione a Dio per non offrire le nostre membra come armi d'iniquità al peccato, ma come armi di giustizia a Dio, anche questo è un sacrificio. Ad esso esortandoci l'Apostolo dice: Vi scongiuro, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi come offerta viva, santa, gradita a Dio, come vostro ossequio ragionevole (Rm 12, 1). (De civ. Dei X, 6)

 

Per la riflessione

Il corpo, che per la sua debolezza l'anima usa come un servo o uno strumento, quando il suo impiego morale e onesto si riferisce a Dio, è un sacrificio. A più forte ragione dunque diviene un sacrificio l'anima stessa quando si pone in relazione con Dio affinché, accesa dal fuoco del suo amore, perda la forma della terrena passione e sottomessa si riformi a lui come a forma che non muta, resa quindi a lui gradita perché ha ricevuto della sua bellezza. (De civ. Dei X, 6)

 

Pensiero agostiniano

Mi dai poco, renderò di più. Mi dai beni terreni, te ne renderò di celesti. Mi dai beni temporali, ti renderò beni eterni. A te renderò te stesso, quando avrò restituito te a me. (Sermo 123, 5)


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:37. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com