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Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore Febbraio 1989

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2013 10:24
06/04/2013 10:23

Dal «sepolcro vuoto» all'incontro con il Risorto
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 1° febbraio 1989



1. La professione di fede, che facciamo nel Credo quando proclamiamo che Gesù Cristo “il terzo giorno è risuscitato da morte”, si fonda sui testi evangelici che, a loro volta, ci trasmettono e fanno conoscere la prima predicazione degli apostoli. Da queste fonti risulta che la fede nella Risurrezione è, sin dall’inizio, una convinzione basata su un fatto, su un evento reale, e non un mito o una “concezione”, una idea inventata dagli apostoli o prodotta dalla comunità post-pasquale raccolta intorno agli apostoli a Gerusalemme, per superare insieme con loro il senso di delusione, conseguente alla morte di Cristo in Croce. Dai testi risulta tutto il contrario, e perciò, come ho detto, l’ipotesi ventilata è anche criticamente e storicamente insostenibile. Gli apostoli e i discepoli non hanno inventato la Risurrezione (ed è facile capire che erano del tutto incapaci di un’operazione simile). Non vi è traccia di una loro esaltazione personale o di gruppo, che li abbia portati a congetturare un evento desiderato e atteso e a proiettarlo nell’opinione e nella credenza comune come reale, quasi per contrasto e come compensazione della delusione subita. Non vi è traccia di un processo creativo di ordine psicologico-sociologico-letterario nemmeno nella comunità primitiva o negli autori dei primi secoli. Gli apostoli per primi hanno creduto, non senza forti resistenze, che Cristo era risorto semplicemente perché la Risurrezione fu da loro vissuta come un evento reale, di cui poterono convincersi di persona incontrandosi più volte col Cristo nuovamente vivo, nel corso di quaranta giorni. Le successive generazioni cristiane accettarono quella testimonianza, fidandosi degli apostoli e degli altri discepoli come di testimoni credibili. La fede cristiana nella Risurrezione di Cristo è, dunque, legata a un fatto, che ha una precisa dimensione storica.

2. E tuttavia la Risurrezione è una verità che nella sua dimensione più profonda, appartiene alla Rivelazione divina: essa infatti è stata gradualmente preannunziata da Cristo nel corso della sua attività messianica durante il periodo pre-pasquale. Più volte Gesù esplicitamente predisse che, dopo di aver molto sofferto ed essere stato ucciso, sarebbe risorto. Così, nel Vangelo di Marco, è detto che dopo la proclamazione di Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo, Gesù “cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente” (Mc 8, 31-32). Sempre secondo Marco, dopo la trasfigurazione, “mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti” (Mc 9,9). I discepoli restarono perplessi sul significato di quella “risurrezione”, e spostarono la questione, già agitata nel mondo giudaico, sul ritorno di Elia (Mc 9, 11): ma Gesù ribadisce l’idea che il Figlio dell’uomo dovrà “soffrire molto ed essere disprezzato” (Mc 9, 12). Dopo la guarigione dell’epilettico indemoniato, sulla strada della Galilea percorsa quasi clandestinamente, Gesù riprende ad istruirli: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà”. “Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni” (Mc 9, 31-32). È il secondo annuncio della Passione e della Risurrezione, al quale segue il terzo, quando già si trovano sulla strada di Gerusalemme: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà” (Mc 10, 33-34).

3. Siamo qui di fronte ad una previsione e predizione profetica degli avvenimenti, nella quale Gesù esercita la sua funzione di rivelatore, mettendo in relazione la morte e la Risurrezione unificate nella finalità redentiva, e riferendosi al disegno divino, secondo il quale tutto ciò che egli prevede e predice “deve” avvenire. Gesù fa quindi conoscere ai discepoli stupefatti e persino sgomenti qualcosa del mistero teologico che soggiace ai prossimi avvenimenti, come del resto a tutta la sua vita. Altri sprazzi di questo mistero si trovano nella allusione al “segno di Giona” (cf. Mt 12, 40), che Gesù fa proprio ed applica ai giorni della sua morte e Risurrezione, e nella sfida ai Giudei sulla “ricostruzione in tre giorni del tempio che verrà distrutto” (cf. Gv 2, 19). Giovanni annota che Gesù “parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla Parola detta da Gesù” (Gv 2, 20-21). Ancora una volta ci troviamo di fronte al rapporto tra la Risurrezione di Cristo e la sua Parola, ai suoi annunci legati “alle Scritture”.

4. Ma oltre le parole di Gesù, anche l’attività messianica da lui svolta nel periodo prepasquale mostra il potere sulla vita e sulla morte, di cui egli dispone, e la consapevolezza di questo potere, come la risurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 39-42), la risurrezione del giovane di Nain (Lc 7, 12-15), e soprattutto la risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 42-44), che nel quarto Vangelo è presentata come un annuncio e una prefigurazione della risurrezione di Gesù. Nelle parole rivolte a Marta durante quest’ultimo episodio si ha la chiara manifestazione dell’autocoscienza di Gesù circa la sua identità di Signore della vita e della morte e di detentore delle chiavi del mistero della risurrezione: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11, 25-26).

Sono tutte parole ed eventi che contengono in diversi modi la rivelazione della verità sulla Risurrezione nel periodo prepasquale.

5. Nell’ambito degli eventi pasquali, il primo elemento a cui ci troviamo di fronte è il “sepolcro vuoto”. Senza dubbio esso non è di per sé una prova diretta. La mancanza del corpo di Cristo nel sepolcro in cui era stato deposto potrebbe spiegarsi diversamente, come di fatto pensò per un momento Maria di Màgdala quando, vedendo il sepolcro vuoto, suppose che qualcuno avesse sottratto il corpo di Gesù (cf. Gv 20, 13). Il sinedrio tentò anzi di far spargere la voce che, mentre i soldati dormivano, il corpo era stato rubato dai discepoli. “Così questa diceria - annota Matteo - si è divulgata fra i giudei fino ad oggi” (Mt 28, 12-15).

Ciononostante il “sepolcro vuoto” ha costituito per tutti, amici e nemici, un segno impressionante. Per le persone di buona volontà la sua scoperta è stato il primo passo verso il riconoscimento del “fatto” della Risurrezione come di una verità che non poteva essere rifiutata.

6. Così fu prima di tutto per le donne, che di primo mattino si erano recate al sepolcro per ungere il corpo di Cristo. Furono le prime ad accogliere l’annuncio: “È risorto, non è qui . . . Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro . . .” (Mc 16, 7-8). “Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno. Ed esse si ricordarono delle sue parole” (Lc 24, 6-8).

Certo le donne erano sconvolte e spaventate (cf. Mc 16, 8; Lc 24, 5). Nemmeno esse erano disposte ad arrendersi troppo facilmente ad un fatto che, pur predetto da Gesù, era effettivamente al di sopra di ogni possibilità di immaginazione e di invenzione. Ma nella loro sensibilità e finezza intuitiva esse, e specialmente Maria di Magdala, afferrarono la realtà e corsero dagli apostoli per recar loro la lieta notizia.

Il Vangelo di Matteo (Mt 28, 8-10) ci informa che lungo la strada Gesù stesso si fece loro incontro, le salutò e rinnovò loro il comando di portare l’annunzio ai fratelli (28, 10). Così le donne furono le prime messaggere della Risurrezione di Cristo, e lo furono per gli stessi apostoli (Lc 24, 10). Fatto eloquente circa l’importanza della donna già nei giorni dell’evento pasquale!

7. Tra coloro che ricevettero l’annunzio da Maria di Magdala ci furono Pietro e Giovanni (cf. Gv 20, 3-8). Essi si recarono al sepolcro non senza titubanza, tanto più che Maria aveva parlato loro di una sottrazione del corpo di Gesù dal sepolcro (cf. Gv 20, 2). Giunti al sepolcro, anch’essi lo trovarono vuoto. Finirono col credere, dopo aver esitato non poco, perché, dice Giovanni, “non avevano ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti” (Gv 20, 9).

Diciamo la verità: il fatto era strabiliante per quegli uomini che si trovavano dinanzi a cose troppo più grandi di loro. La stessa difficoltà, che le tradizioni dell’evento mostrano nel darne una relazione pienamente coerente, conferma la sua straordinarietà e l’impatto sconvolgente che essa ebbe sull’animo dei fortunati testimoni. Il riferimento “alla Scrittura” è la prova della oscura percezione che essi ebbero di trovarsi di fronte ad un mistero, sul quale solo la Rivelazione poteva fare luce.

8. Ecco però un altro dato da considerare bene: se il “sepolcro vuoto” lasciava a prima vista stupefatti e poteva persino generare un certo sospetto, la graduale conoscenza di questo fatto iniziale, come viene annotato dai Vangeli, finì per condurre alla scoperta della verità della Risurrezione.

In effetti ci viene detto che le donne, e successivamente gli apostoli, si trovarono davanti ad un “segno” particolare: il segno della vittoria sulla morte. Se il sepolcro stesso, chiuso da una pietra pesante, testimoniava la morte, il sepolcro vuoto e la pietra ribaltata davano il primo annuncio che lì era stata sconfitta la morte.

Non può non impressionare la considerazione dello stato d’animo delle tre donne che, avviandosi al sepolcro al levar del sole, dicevano tra loro: “Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16, 3), e che poi, giunte al sepolcro, con grande meraviglia, costatarono che “il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande” (Mc 16, 4). Secondo il Vangelo di Marco esse trovarono nel sepolcro qualcuno che diede loro l’annunzio della Risurrezione (cf. Mc 16, 5): ma esse ebbero paura e, nonostante le rassicurazioni del giovane vestito di bianco, “fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento” (Mc 16, 8). Come non capirle? E tuttavia il confronto con i testi paralleli degli altri evangelisti permette di affermare che, pur impaurite, le donne portarono l’annuncio della risurrezione, della quale il “sepolcro vuoto” col masso rotolato via, era stato il primo segno.

9. Per le donne e per gli apostoli la strada aperta dal “segno” si conclude mediante l’incontro col Risorto: allora la percezione ancora timida e incerta diventa convinzione e anzi fede in colui che “è veramente risorto”. Così per le donne, che al vedere Gesù sulla loro strada e al sentirsi salutare da lui, si gettano ai suoi piedi e Lo adorano (cf. Mt 28, 9). Così, specialmente, per Maria di Màgdala, che, sentendosi chiamare per nome da Gesù, gli rivolse dapprima l’appellativo consueto: “Rabbunì, Maestro!” (Gv 20, 16) e, quando fu da lui illuminata circa il mistero pasquale, corse raggiante a portare l’annuncio ai discepoli: “Ho visto il Signore!” (Gv 20, 18). Così per i discepoli riuniti nel Cenacolo, che la sera di quel “primo giorno dopo il sabato”, quando finalmente videro in mezzo a loro Gesù, si sentirono felici per la nuova certezza che era entrata loro in cuore: “Gioirono al vedere il Signore” (cf. Gv 20, 19-20).

Il contatto diretto con Cristo sprigiona la scintilla che fa scoccare la fede!

Ai visitatori provenienti da aree di espressione linguistica inglese

Dear Brothers and Sisters,

I EXTEND A CORDIAL welcome to all the English-speaking visitors and pilgrims. In particular, I am happy to greet the choirs from the United States and from Ireland, as well as the school group from Denmark. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings.

Ai fedeli di espressione tedesca

Liebe Schwestern und Brüder!

FREUEN WIR UNS daher von Herzen, liebe Schwestern und Brüder, daß wir im Glauben die Nähe des Auferstandenen erfahren dürfen und er sich uns auf vielfältige Weise offenbart. Alles Bedrohende und Bedrückende aber wollen wir im Licht von Ostern sehen und in Freude wandeln; denn um Ostern willen brauchen und dürfen wir als Christen nicht resignieren.

In dieser österlichen Hoffnung erteile ich Ihnen allen sowie den Hörerinnen und Hörern, die über Radio Vatikan mit uns verbunden sind, von ganzem Herzen meinen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

ME ES GRATO saludar ahora a los peregrinos de lengua española, venidos de España y de América Latina. De modo particular, saludo al grupo de Religiosas Hijas de María Escolapias, a las Hermanas “Siervas del Espíritu Santo” y a las Esclavas del Amor Misericordioso, que participan en un curso de renovación espiritual. Aliento a todas a seguir más generosamente a Cristo en vuestra vida consagrada y a ser testigos de su mensaje salvífico en los diversos apostolados que lleváis a cabo.

* * *

DESEO SALUDAR también al grupo de peregrinos del Paraguay, así como a los profesionales argentinos de Villa María. Me alegra veros aquí y os pido que llevéis a vuestros paisanos el afecto y el recuerdo del Papa en su plegaria.

A todos vosotros, así como a vuestras familias, imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai numerosi fedeli di lingua portoghese

Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

A OS PRESENTES e ouvintes, ao grupo de brasileiros vindo do Rio de Janeiro, Brasil, almejo-lhes paz e alegria em Cristo, com a minha Bênção.

Ai suoi connazionali polacchi

WITAM SERDECZNIE pielgrzymów z Polski - Księdza Kardynała Metropolitę Krakowskiego i Księdza Biskupa Włocławskiego; oraz poszczególne grupy: rodziny księży chrystusowców, uczestników grup turystycznych Orbisu, Turysty, PKS z Warszawy, jak też innych obecnych tu pielgrzymów z kraju i emigracji.

Ai fedeli in lingua italiana

Desidero ora porgere il mio affettuoso saluto ai Padri Cappuccini, che svolgono il loro ministero pastorale tra le religiose. Vi assicuro della mia preghiera, perché il Signore con la sua grazia vi assista sempre nel guidare le anime consacrate sul cammino della perfezione cristiana.

* * *

Saluto poi i pellegrini milanesi, che appartengono al “Volontariato Sostegno Persona” operante nel quartiere di Bruzzano. Sono lieto di manifestarvi il mio compiacimento per la generosa dedizione, con la quale vi siete impegnati a servizio delle persone più deboli e più povere. Auspico che il Redentore vi conceda abbondanti favori ed energie spirituali, per essere perseveranti in codesto servizio tanto meritorio.

Benedico tutti di vero cuore.

Ai giovani, agli ammalati, agli sposi novelli

Ed ora un saluto cordiale ed affettuoso per i giovani, i malati, gli sposi novelli

Carissimi! Domani ricorderemo nella liturgia la festa della presentazione del Signore al tempio di Gerusalemme. Da questo mistero emerge un messaggio per tutti: ai giovani Cristo si propone come esempio nell’offerta al Padre, indica con quale generosità occorra rendersi disponibili alla sua chiamata; ai malati, Egli fa scorgere l’importanza di offrire la propria sofferenza per la salvezza del mondo; agli sposi fa meditare il significato dell’atteggiamento religioso della Famiglia di Nazareth, umilmente sottoposta alle prescrizioni della Legge antica, invitando a sempre più generosa adesione alla volontà di Dio ed al servizio.

Il Signore Gesù, presentato nel Tempio e proclamato dallo Spirito Santo gloria di Israele e luce dei popoli, guidi il cammino di tutti voi nella missione che vi attende sostenga le vostre fatiche e vi doni la gioia della sua presenza.



© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

06/04/2013 10:24

Caratteristiche delle apparizioni di Gesù Cristo risorto
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 febbraio 1989



1. Conosciamo il passo della prima lettera ai Corinzi, dove Paolo, cronologicamente primo, annota la verità sulla Risurrezione di Cristo: “Vi ho trasmesso . . . quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici . . .” (1 Cor 15, 3-5). Si tratta, come si vede, di una verità trasmessa, ricevuta, e di nuovo trasmessa. Una verità appartenente al “deposito della Rivelazione” che Gesù stesso, mediante i suoi apostoli ed evangelisti, ha lasciato alla sua Chiesa.

2. Gesù rivelò gradualmente questa verità nel suo insegnamento prepasquale. Essa trovò poi attuazione concreta negli eventi della Pasqua gerosolimitana di Cristo, storicamente accertati, ma carichi di mistero.

Gli annunci e i fatti ebbero la loro conferma soprattutto negli incontri del Cristo risorto, che i Vangeli e Paolo riportano. Bisogna dire che il testo paolino presenta questi incontri - nei quali si rivela il Cristo risorto - in modo globale e sintetico (aggiungendo alla fine il proprio incontro con il Risorto alle porte di Damasco). (cf. At 9, 3-6). Nei Vangeli si hanno, al riguardo, delle annotazioni piuttosto frammentarie.

Non è difficile cogliere e confrontare alcune linee caratteristiche di ciascuna di queste apparizioni e di tutto il loro insieme, per avvicinarsi ancor più alla scoperta del significato di questa verità rivelata.

3. Possiamo osservare anzitutto che, dopo la Risurrezione, Gesù si presenta alle donne e ai discepoli col suo corpo trasformato, reso spirituale e partecipe della gloria dell’anima: ma senza alcuna caratteristica trionfalistica. Gesù si manifesta con grande semplicità. Parla da amico ad amici, con i quali s’incontra nelle circostanze ordinarie dell’esistenza terrena. Egli non ha voluto affrontare i suoi avversari, assumendo l’atteggiamento del vincitore, non si è preoccupato di mostrar loro la sua “superiorità”, ancor meno ha inteso fulminarli. Non risulta neppure che ne abbia incontrati. Tutto ciò che dice il Vangelo porta a escludere che sia apparso, per esempio, a Pilato, che lo aveva consegnato ai sommi sacerdoti perché fosse crocifisso (cf. Gv 19, 16) o a Caifa, che si era stracciato le vesti per l’affermazione della sua divinità (cf. Mt 26, 63-66).

Ai privilegiati delle sue apparizioni, Gesù si lascia conoscere nella sua identità fisica: quel volto, quelle mani, quei lineamenti che ben conoscevano, quel costato che avevano visto trafitto; quella voce, che tante volte avevano udito. Solo nell’incontro con Saulo nei pressi di Damasco, la luce che circonda il Risorto quasi acceca l’ardente persecutore dei cristiani e lo atterra (cf. Mt 9,3-8): ma è una manifestazione della potenza di colui che, già salito in cielo, colpisce un uomo di cui vuol fare uno “strumento eletto” (At 9, 15), un missionario del Vangelo.

4. Si noti pure un fatto significativo: Gesù Cristo appare prima alle donne, sue fedeli seguaci, che non ai discepoli e agli stessi apostoli, che pure aveva scelto come portatori del suo Vangelo nel mondo. Alle donne per prime affida il mistero della sua Risurrezione, rendendole prime testimoni di questa verità. Forse vuol premiare la loro delicatezza, la loro sensibilità al suo messaggio, la loro fortezza che le aveva spinte fino al Calvario. Forse vuol manifestare un tratto squisito della sua umanità, consistente nel garbo e nella gentilezza con cui accosta e benefica le persone che contano meno nel gran mondo dei suoi tempi. È ciò che sembra risultare da un testo di Matteo: “Ed ecco Gesù venne incontro (alle donne che correvano a dare l’annunzio ai discepoli) dicendo: Salute a voi! Ed esse, avvicinatesi, gli cinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete: andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno»” (Mt 28, 9-10).

Anche l’episodio dell’apparizione a Maria di Magdala (Gv 20, 11-18) è di straordinaria finezza sia da parte della donna, che rivela tutta la sua appassionata e composta dedizione alla sequela di Gesù, sia da parte del maestro che la tratta con squisita delicatezza e benevolenza.

A questa precedenza delle donne negli eventi pasquali dovrà ispirarsi la Chiesa, che nei secoli ha potuto contare tanto su di esse per la sua vita di fede, di preghiera e di apostolato.

5. Alcune caratteristiche di questi incontri postpasquali li rendono in certo modo paradigmatici a motivo delle situazioni spirituali, che tanto spesso si creano nel rapporto dell’uomo con Cristo, quando si sente da lui chiamato o “visitato”.

Vi è anzitutto una iniziale difficoltà a riconoscere Cristo da parte di coloro che egli incontra, come si vede nel caso della stessa Maddalena (Gv 20, 14-16) e dei discepoli di Emmaus (Lc 24, 16). Non manca un certo sentimento di timore dinanzi a lui. Lo si ama, lo si cerca, ma, al momento in cui lo si trova, si prova qualche esitazione . . .

Ma Gesù porta gradualmente al riconoscimento e alla fede sia la Maddalena (Gv 20, 16), che i discepoli di Emmaus (Lc 24, 26 ss.), e analogamente altri discepoli (cf. Lc 24, 25-48). Segno della paziente pedagogia del Cristo nel rivelarsi all’uomo, nell’attrarlo, nel convertirlo, nel portarlo alla conoscenza delle ricchezze del suo cuore e alla salvezza.

6. È interessante analizzare il processo psicologico che i diversi incontri lasciano intravedere: i discepoli provano una certa difficoltà a riconoscere non solo la verità della Risurrezione, ma anche l’identità di colui che sta davanti a loro, e appare come lo stesso ma anche come un altro: un Cristo “trasformato”. Non è facile per loro operare l’immediata identificazione. Intuiscono, sì, che è Gesù, ma nello stesso tempo sentono che egli non si trova più nella condizione di prima e dinanzi a lui sono presi da riverenza e timore.

Quando poi si rendono conto, col suo aiuto, che non si tratta di un altro, ma di lui stesso trasformato, scatta in loro una nuova capacità di scoperta, di intelligenza, di carità e di fede. È come un risveglio di fede: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24, 32). “Mio Signore e mio Dio!” (Gv 20, 28). “Ho visto il Signore!” (Gv 20, 18). Allora una luce assolutamente nuova illumina ai loro occhi anche l’evento della Croce; e dà il senso vero e completo di quel mistero di dolore e di morte, che si conclude nella gloria della nuova vita! Questo sarà uno degli elementi principali dell’annuncio di salvezza portato dagli apostoli fin dal principio al popolo ebreo e man mano a tutte le genti.

7. Un’ultima caratteristica delle apparizioni di Cristo risorto è da sottolineare: in esse specialmente nelle ultime, Gesù attua il definitivo affidamento agli apostoli (e alla Chiesa) della missione di evangelizzare il mondo per portargli l’annuncio della sua Parola e il dono della sua grazia.

Si ricordi l’apparizione ai discepoli nel Cenacolo la sera di Pasqua: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi . . .” (Gv 20, 21): e concede loro il potere di rimettere i peccati!

E nell’apparizione sul mare di Tiberiade, seguita dalla pesca miracolosa, che simboleggia e annuncia la fruttuosità della missione, è evidente che Gesù vuole orientare i loro spiriti verso l’opera che li attende (cf. Gv 21, 1-23). Lo conferma il definitivo conferimento della particolare missione a Pietro (Gv 21, 15-18): “Mi vuoi bene? . . . Tu lo sai . . . Pasci i miei agnelli . . . Pasci le mie pecore . . .”.

Giovanni annota che “questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti” (Gv 21, 14). Questa volta essi non avevano soltanto preso atto della sua identità: “È il Signore” (Gv 21, 7); ma avevano anche capito che quanto era avvenuto e avveniva in quei giorni pasquali coinvolgeva ciascuno di loro - e Pietro in modo particolare - nella costruzione della nuova era della storia, che aveva avuto il suo principio in quel mattino pasquale.

Ai pellegrini francesi

Chers Frères et Sœurs,

J’ACCUEILLE AVEC JOIE les personnes de langue française venues à cette audience et je salue, en particulier, les divers groupes de jeunes qui font un pèlerinage avec leurs familles et leurs éducateurs. Chers jeunes, je souhaite que votre séjour à Rome ravive votre foi dans le Christ et vous encourage à prendre una part toujours plus active à la vie de votre communauté ecclésiale.

* * *

ENFIN, JE SUIS HEUREUX de saluer les délégués de mouvements politiques d’inspiration chrétienne, venus de nombreux pays, qui participent à l’audience de ce jour. Je forme des voeux pour le service qu’ils rendent à la famille humaine, à la lumière de l’Evangile.

A tous, jeunes et adultes, je donne de grand coeur ma Bénédiction Apostolique.

Ai visitatori di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I AM VERY PLEASED to welcome all the English-speaking visitors and pilgrims, in particular the group of Missionary Sisters of the Immaculate Heart, the members of the Swedish Church Study Organization, the students from Denmark and the choirs from Oslo and Kerry.

* * *

MY SPECIAL GREETING goes to the priests participating in the Institute for Continuing Education at the North American College. I am confident that these studies in Rome will help you in your future ministry and will deepen your appreciation of the universality of the Church. May you always grow in your love of the mystery of Christ “in whom are hid all the treasures of wisdom and knowledge”.

* * *

FINALLY, I OFFER a cordial welcome to the “Sollicitudo Rei Socialis” Study Group. I encourage you to commit yourselves actively to the authentic development of humanity which this encyclical seeks to promote. May Almighty God bless your efforts and show you the path that leads to human solidarity and peace. To all present today I impart my Apostolic Blessing.

Ad un gruppo di studenti e di studentesse giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

CARISSIMI STUDENTI e studentesse dell Università Sophia di Tokyo, del Collegio Yamada di Nagoya e pellegrini di Shodoshima: auspico che il vostro impegno di studio e di aggiornamento, come pure questo vostro pellegrinaggio a Roma, contribuiscano non soltanto al bene personale di ciascuno di voi, ma anche allo sviluppo del Giappone, che ha appena iniziato la nuova era “Heisei”.

Con questo augurio vi benedico di cuore.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

DIESE KURZE BETRACHTUNG mag uns, liebe Brüder und Schwestern, in der jetzigen österlichen Bußzeit helfen, uns würdig auf das Fest der Auferstehung unseres Herrn vorzubereiten. Herzlich grüße ich euch alle zu der heutigen Audienz. Einen besonderen Willkommensgruß richte ich an die anwesenden Schwestern verschiedener Kongregationen, die in La Storta an einem geistlichen Erneuerungskurs teilnehmen. Ich wünsche euch in Besinnung und Gebet ein stetes Wachsen in der Erkenntnis und Liebe Jesu Christi. Zugleich erteile ich euch und allen Pilgern deutscher Sprache für reiche göttliche Gnaden von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai pellegrini giunti dalla Spagna e da diversi Paesi dell’America Latina

Amadisimos hermanos y hermanas,

DESEO AHORA presentar mi más cordial bienvenida a todos los peregrinos y visitantes procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

Un saludo fraterno dirijo a los Señores Obispos de México, presentes en Roma para la visita “ad limina” y que han querido acompañarnos en esta audiencia. Saludo asimismo a los sacerdotes, religiosos, religiosas y demás almas consagradas, a quienes aliento en su abnegada tarea de hacer presente la Buena Nueva de salvación en todos los ámbitos de la vida social.

A todas las personas, familias y grupos de lengua española imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

WITAM PlELGRZYMKE kapituły katedralnej diecezji koszalińskokołobrzeskiej z ordynariuszem księdzem biskupem Ignacym Jeżem oraz ksigdzęm biskupem Piotrem, jego współpracownikiem; prócz tego witam grupę Almatur z Krakowa, ze statku “Estonia” także wszystkich uczestników grup turystycznych Turysty, Orbisu, Logos-Tour, zwłaszcza z Bygoszczy.

Ad un gruppo di docenti ed alunni del “Pontificium Institutum Altioris Latinitatis” presso l’Università Pontificia Salesiana

PROMPTISSIMA QUIDEM voluntate maximoque animi studio adloquor coram adstantes moderatores, magistros et alumnos Pontificii Instituti Altioris Latinitatis sive potius Facultatis Litterarum Classicarum et Christianarum apud Pontificiam Studiorum Universitatem Salesianam, quippe qui sollemniore quodam ritu hodie commemorant vicesimum quintum annum exactum, cum Apostolicae Litterae Decessoris mei Pauli Sexti prodierunt, “Studia Latinitatis” inscriptae, quibus idem Institutum est legitime Romae conditum.

Merito sane spes atque expectationes illius providentissimi Pontificis Romani hodie rursus ante oculos constituuntur ac rationes aequo indicio subducuntur, quandoquidem nemo non liquido percipit usum ac studium nobilis huius et immortalis sermonis, pro dolor!, etiam in Ecclesia Romana Catholica usque minui.

Ex vestris scholis et curriculis aptos progredi oportet Latinitatis praeceptores; vestra ratio et disciplina ostentare debet studiosis universis verum linguae Latinas splendorem et subtilitatem; servare praeterea debet in terris Latinitatis vigorem et maiestatem. Pergite igitur, retro vestras ad origines spectantes, posteram Facultatis vestrae aetatem etiam prosperiorem reddere fructibusque solidis pleniorem, opitulante caelitus Divino Magistro, cuius lumen et robur impetret adfatim vobis Apostolica mea Benedictio.

Ad alcuni gruppi italiani

Rivolgo un cordiale saluto a voi, Rappresentanti di alcuni Movimenti politici di ispirazione cristiana, che prendete parte a questa Udienza.

Vi sono grato per la vostra presenza e per l’impegno sociale e civile che portate avanti al fine di realizzare il vero bene comune, nelle Comunità in cui operate. Ciò comporta uno sforzo costante e generoso per contribuire a quel rinnovamento dell’ordine temporale che forma la preoccupazione di chi è veramente desideroso di vedere una società più solidale, più fraterna e più in pace.

Vi ringrazio anche per l’impegno mirante a portare nella società di oggi il fermento dei principi cristiani, venendo così incontro ai veri bisogni spirituali e materiali dei vostri concittadini.

Vi sostenga nella vostra attività la mia Benedizione che imparto a voi e ai vostri familiari.

* * *

Desidero ora porgere il mio saluto affettuoso ai fedeli della Parrocchia di Maria SS. Annunziata, in Pietradefusi, Arcidiocesi di Benevento, che sono giunti pellegrini a Roma per ricordare l’Anno centenario dell’incoronazione della Madonna dell’Arco e per la benedizione di due campane. Auguro che la devozione alla Madre del Redentore disponga il loro animo a condurre un’esistenza cristiana che sia sempre generosa testimonianza di fede operosa.

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Saluto poi le Religiose convenute a Roma per l’annuale Convegno di aggiornamento indetto dalla F.I.R.O.S. Mentre esprimo il mio apprezzamento per l’umile, ma fervente dedizione con la quale svolgono il loro compito fra le persone ammalate, esorto a crescere nella intimità con Cristo, la cui carità è fonte e custodia dell’amore al prossimo.

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Il mio pensiero va poi alle Religiose ed alle Alunne dell’Istituto romano “Maria SS.ma Assunta”, le quali hanno voluto accompagnare le Suore che stanno per recarsi in Bolivia. L’augurio che rivolgo a tutte è di vivere lo spirito missionario col fervente proposito di portare il Cristo, verità lieta e speranza sicura, ad ogni persona umana.

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Saluto infine i funzionari ed impiegati dell’Amministrazione Provinciale di Salerno. Nel dare il benvenuto ad essi ed ai loro familiari, invoco su ciascuno la continua assistenza del Signore, perché possano contribuire efficacemente al progresso civile e morale della loro Provincia.

A tutti imparto la mia Benedizione.

Ai giovani, agli ammalati, agli sposi novelli

Mi è infine gradito rivolgere un saluto particolare e cordiale a tutti i ragazzi e giovani, ai cari malati e alle coppie di sposi novelli che partecipano a questa udienza.

Carissimi, la vostra presenza accanto al Papa nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica della Cattedra di San Pietro, è per me motivo di gioia profonda.

A voi, giovani, dico: fondate ed ancorate il vostro avvenire alle certezze della fede che, soprattutto in questo tempo quaresimale, la Chiesa vi offre attraverso l’ascolto attento ed assiduo della Parola di Dio.

Voi, ammalati, aiutate Pietro nel suo gravoso compito di Pastore universale, offrendo con generosità e disponibilità il tesoro prezioso delle vostre quotidiane sofferenze e della preghiera.

E voi, cari sposi novelli, attingete alla grazia feconda del sacramento da poco ricevuto la forza di confrontare le vostre scelte concrete con il Magistero che la Chiesa offre alle famiglie, affinché vivano sempre in un amore che non si incrina di fronte alle immancabili difficoltà della vita quotidiana.

A tutti offro il sostegno della mia Benedizione.



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