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Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore luglio 1987

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2013 17:45
05/04/2013 17:42

«Abba -Padre»: tutta la vita intima di Dio nella sua profonda unità trinitaria

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 1° luglio 1987

 

1. Non vi è forse parola che esprima di più l’autorivelazione di Dio nel Figlio, come la parola “Abbà-Padre”. “Abbà” è un’espressione aramaica che si è mantenuta nel testo greco del Vangelo di Marco (Mc 14, 36). Essa compare precisamente là dove Gesù si rivolge al Padre. E se anche questa parola è traducibile in ogni lingua, tuttavia sulle labbra di Gesù di Nazaret consente di meglio avvertire il suo contenuto unico, irripetibile.

2. Infatti, “Abbà” esprime non solo la tradizionale lode di Dio “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra” (cf. Mt 11, 25), ma sulla bocca di Gesù rivela anche la coscienza della relazione unica ed esclusiva che esiste tra il Padre e lui, tra lui e il Padre. Esprime la stessa realtà a cui allude Gesù in modo così semplice e nello stesso tempo straordinario con le parole conservate nel testo del Vangelo di Matteo (Mt 11, 27) e anche in quello di Luca (Lc 10, 22): “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Ossia, la parola “Abbà” non solo manifesta il mistero del reciproco legame tra il Padre e il Figlio, ma riassume in qualche modo tutta la verità della vita intima di Dio nella sua profondità trinitaria: quella reciproca conoscenza del Padre e del Figlio, da cui spira l’eterno Amore.

3. La parola “Abbà” appartiene al linguaggio della famiglia e testimonia quella particolare comunione di persone, che avviene tra il padre e il figlio da lui generato, tra il figlio che ama il padre ed è da lui amato. Quando Gesù per parlare di Dio si serviva di questa parola, doveva meravigliare e persino scandalizzare i suoi ascoltatori. Un israelita non l’avrebbe usata neanche nella preghiera. Solo chi si riteneva figlio di Dio in senso proprio poteva parlare così di lui e a lui come Padre. “Abbà”, ossia “Padre mio”, “Babbo”, “Papà”!

4. In un testo di Geremia si parla di Dio che attende di essere invocato come Padre: “Voi mi direte: “Padre mio”” (Ger 3, 19). È come una profezia che avrebbe avuto il suo compimento nei tempi messianici. L’ha attuata e superata Gesù di Nazaret nel parlare di sé in rapporto con Dio come di colui che “conosce il Padre”, servendosi dell’espressione filiale “Abbà”. Egli costantemente parla del Padre, e invoca il Padre come uno che ha il diritto di rivolgersi a lui semplicemente con l’appellativo: “Abbà - Padre mio”.

5. Tutto ciò è stato annotato dagli evangelisti. In modo particolare nel Vangelo di Marco si legge che durante la preghiera del Getsemani Gesù esclamò: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14, 36). Il passo parallelo di Matteo suona: “Padre mio”, cioè “Abbà”, anche la parola aramaica non viene letteralmente riportata (cf. Mt 26, 39-42). Anche quando il testo evangelico si limita al solo “Padre” (Lc 22, 42; e anche,in un altro contesto,in Gv 12, 27), il contenuto essenziale è identico.

6. Gesù ha esercitato i propri ascoltatori a capire che nella sua bocca la parola “Dio”, e in particolare quella di “Padre”, significava “Abbà - mio Padre”. Così fin dalla fanciullezza, Gesù appena dodicenne dice ai suoi parenti che l’avevano cercato per tre giorni: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). E alla fine della sua vita, nella preghiera sacerdotale, con cui conchiude la sua missione, insiste nel chiedere a Dio: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te” (Gv 17,1). “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato” (Gv 17,11). “Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto...” (Gv 17,25). Già nell’annuncio delle cose ultime, fatto con la parabola sul giudizio finale, compare come colui che proclama: “Venite, benedetti del Padre mio...” (Mt 25,34). Sulla croce poi egli pronuncia quelle ultime parole: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Risorto, infine, annuncia ai discepoli: “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso” (Lc 24, 49).

7. Gesù Cristo, che con tanta profondità “conosce il Padre” è venuto per “far conoscere il suo nome agli uomini che il Padre ha dato a lui” (cf. Gv 17, 6). Di questa rivelazione del Padre un momento particolare è la risposta che egli dà ai suoi discepoli quando gli chiedono: “Insegnaci a pregare” (cf. Lc 11, 1). Allora egli detta loro la preghiera che inizia con le parole “Padre nostro” (Mt 6, 9-13) oppure “Padre” (Lc 11, 2-4). Mediante la rivelazione di questa preghiera i discepoli scoprono una loro speciale partecipazione alla figliolanza divina, della quale l’apostolo Giovanni dirà nel Prologo del suo Vangelo: “A quanti... l’hanno accolto (e cioè: a quanti hanno accolto il Verbo che “si fece carne”, Gesù ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12). A ragione perciò, secondo il suo stesso insegnamento, essi pregano: “Padre nostro”.

8. Gesù però fa sempre distinzione tra “Padre mio” e “Padre vostro”. Ancora dopo la risurrezione dice a Maria di Magdala: “Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20, 17). Inoltre è da notare che in nessun passo del Vangelo si legge che Gesù abbia raccomandato ai discepoli di pregare con la parola “Abbà”. Essa riguarda esclusivamente il suo personale rapporto filiale col Padre. Nello stesso tempo, però, l’Abbà di Gesù in realtà è colui che è anche “Padre nostro”, come risulta dalla preghiera insegnata ai discepoli. Lo è per partecipazione o, meglio, per adozione, come insegnarono i teologi alla scuola di san Paolo, che nella Lettera ai Galati scrive: “Dio mandò il suo Figlio... perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4, 4-5; cf. Summa theologiae, III, q. 23, aa.1 e 2).

9. In questo contesto occorre leggere e interpretare anche le successive parole della Lettera di Paolo ai Galati: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: “Abbà. Padre!” (Gal 4, 6); e di quella ai Romani: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi... ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”” (Rm 8, 15). Quando dunque come figli adottivi (adottati in Cristo): “figli nel Figlio”, dice san Paolo: (Rm 8, 29) gridiamo a Dio “Padre”, “Padre nostro”, queste parole si riferiscono allo stesso Dio, a cui Gesù con incomparabile intimità diceva “Abbà..., Padre mio”. A gruppi di pellegrini di lingua francese


Je voudrais exprimer ma sympathie à tous les pèlerins et visiteurs d’expression française présents à cette audience. Que l’été soit pour vous un temps heureux de détente et aussi de renouvellement spirituel, comme vous y invitent à Rome tant de souvenirs et aussi tant de rencontres.

* * *

Je suis heureux de saluer les Jeunes Démocrates-Chrétiens fribourgeois et de les encourager vivement dans leurs désir d’insuffler la doctrine de l’Eglise dans notre monde si matérialiste et avide d’une fausse liberté. Vous saurez, chers amis, trouver dans l’Evangile la Vérité qui fait vivre et qui libère.

* * *

Et j'adresse salut très cordial aux Petits Chanteurs de Notre-Dame de Sion; je les encourage dans leur service liturgique si précieux pour la qualité de la prière commune.

A tous, je donne ma Bénédiction Apostolique.

Ai pellegrini di lingua inglese

My cordial greeting goes to the English-speaking people present, especially to the members of the various musical choirs who add to the joy of our audience this morning.

* * *

I am happy to welcome the groups of women Religious, in particular the Missionary Sisters of the Most Sacred Heart of Jesus and the School Sisters of Notre Dame. Dear Sisters: Be assured that my prayers are with you during these weeks of renewal. May the Spirit of Jesus rekindle your love and your dedication to the Gospel of salvation.

* * *

I extend a warm welcome to the representatives of the Women’s Organization of Zimbabwe. May your efforts to promote the authentic good of women in your country be blessed by the Lord, who calls you to the loving service of your families and of the society in which you live.

Also present today are the participants in the Development Administration Programme, organized by the Italian Institute for University Cooperation of Rome. It is a pleasure for me to greet you and to offer my encouragement as you search for ever more effective ways of working for the progress of your peoples.

And to all the pilgrims and visitors, especially those from the United States and Canada, I offer my good wishes and prayers that the Lord will abundantly bless you with peace and joy.

Ai pellegrini di lingua spagnola

Mi más afectuoso saludo ahora a los peregrinos de España y América Latina aquí presentes. Ante todo me es grato saludar a las Religiosas Agustinas Misioneras, que asisten en Roma a un Encuentro Internacional Misionero, así como a un grupo de Religiosas de la Congregación “Jesús y María”. Asimismo dirijo mi cordial saludo a los numerosos estudiantes, en particular a los de los Colegios “La Purísima”, de Alcira, y “Ramón Martí Soriano”, de Vallada. Agradezco también la presencia en esta Audiencia de un grupo de seńoras de la Acción Católica de Hermosillo (México).

En mis viajes pastorales por tierras de España y Latinoamérica he podido comprobar la gran devoción que se tiene a la Virgen Santísima. En este Ańo Mariano os invito, siguiendo su ejemplo, a estar siempre disponibles a los amorosos y misteriosos designios de Dios Padre.

A vosotros y a vuestros seres queridos imparto mi Bendición Apostólica, en prenda de la constante protección del Altísimo.

Ai pellegrini di lingua portoghese

A todos os amados ouvintes de língua portuguesa, com saudações cordiais, desejo felicidades, graça e paz no Senhor Jesus Cristo. Saúdo em particular os peregrinos do Brasil - de Curitiba, vindos a Roma principalmente por motivo do Ano Mariano: que Nossa Senhora vos acompanhe e ampare sempre, na caminhada da fé e no crescimento em amor cristão, e vos alcance, assim como para quantos vos são queridos, todo o bem. Com a minha Bênção Apostólica.

Ai fedeli di lingua polacca

Witam serdecznie Księży Bikupów z Sandomierza i Białe-gostoku, prócz tego pielgrozymów z Warszawy - Marymont, parafia Królewej Polski, księża marianie; z Waszawy - duszpasterstwo akademickie, kościół św. Krzyża; z Warszawy - duszpasterstwo akademickie z bazyliki Najświętszego Serca Pana Jezusa; pielgrzymów z archidiecezyji gnieźnieńskiej, prymasowskiej; z diecezji kieleckiej, z seminarium kieleckiego; z archidiecezyji białostockiej; kapłanów z diecezji siedleckiej oraz pielgrzymkę z Siedlec: Diecezjalny Komitet Charytatywno-Społeczny; ogólnopolską pielgrzymkę marianską, w szczególnósci z Góry Kalwarii koło Warszawy; nauczycieli z Gdańska; pielgrzymów z Liechenia, z sanktuarium Matki Bożej Bolesnej; uczestników Uniwersytetu Polonijnego w Rzymie, zorganizowanego przez Instytut Kultury Chrzśscijańskiej i Dom Polski; z parafii księży marianów w Londynie, parafia Matki kościoła; prócz tego grupę polsko-niemiecką, z Schwäbisch Gmünd-Niemcy Zachodnie; Oaza III stopnia z warszawskiej prowincji kapucynów; pielgrzymke sióstr zgromadzenia Służebnic Jezusa w Eucharystii, przybyłych z różnych krajów świata na beatyfikację swego założyciela, błogosławionego arcybiskupa Jerzego Matulaitisa - Matulewicza. Prócz tego organizatorów pieszych pielgrzymek z Krakowa na Jasną Górę, wreszcie uczestników grup turystycznych.

A gruppi di pellegrini di lingua italiana

Rivolgo un cordiale saluto al gruppo dei diretti collaboratori della Parrocchia di Santo Stefano Martire di Robbio, in diocesi di Vercelli, giunti, insieme al Parroco, a pregare presso la Sede di Pietro. Voi celebrate il bicentenario della chiesa parrocchiale: siate pertanto i benvenuti! Il Signore benedica largamente la vostra attività, cari Fratelli e Sorelle: la renda sempre più feconda, credibile, incisiva. Siate, nel vostro ambiente, “ luce del mondo e sale della terra ”, mentre io vi seguo con un affettuoso pensiero.

* * *

Un mio cordiale saluto anche ai Seminaristi di Novara, qui presenti insieme col loro Direttore spirituale. Grazie, cari Fratelli, per la vostra visita! Il vostro futuro, cari giovani, è un grande mistero di amore e di misericordia, affidato alle mani di Dio. Il vostro cammino sia, giorno per giorno, l’approfondimento di questo mistero e la sua totale accettazione, anche nei suoi aspetti di sacrificio e di abnegazione, in vista di rendere sempre più efficace la vostra testimonianza e prepararvi ad essere santi Sacerdoti. Il Signore vi dia l’abbondanza dei suoi doni; la Vergine Maria vi assista con la premura del suo materno affetto, ed io vi accompagno con la mia Benedizione.

Ai giovani

Mi è particolarmente gradito rivolgere il saluto ai giovani qui convenuti nei giorni immediatamente seguenti la Festività dei beati apostoli Pietro e Paolo.

Carissimi la fede a noi trasmessa dagli apostoli e da loro testimoniata con una adesione totale, fino al martirio, sia per voi, per ogni credente, un tesoro da conservare integro e puro; una sorgente alla quale alimentare la propria esistenza; un richiamo a spendere la vita in profondo amore alla Chiesa, quale Maestra e Madre dei credenti.

Agli ammalati

Saluto con affetto speciale, voi, carissimi ammalati, qui presenti.

I beati apostoli Pietro e Paolo che, quali testimoni della Fede, hanno saputo abbracciare la Croce del martirio, siano per voi un esempio ed un invito ad aderire alla fede cattolica, sapendo sfidare ogni ostacolo, compreso quello del dolore e della malattia, ed in pari tempo intercedendo per voi, affinché il Signore Risorto vi sia di conforto e sostegno nelle prove della vita.

Agli sposi novelli

Infine mi rivolgo a voi, carissimi sposi novelli, che siete venuti a Roma, cuore della Chiesa Cattolica, subito dopo aver ricevuto il sacramento del Matrimonio.

Carissimi, con la Grazia sacramentale voi siete divenuti un cuor solo ed un’anima sola, ed il vostro amore, da essa consacrato, ha dato origine ad una nuova famiglia. Vi auguro di saper sempre vivere la vostra esistenza coniugale e familiare, con Fede, Speranza e Carità, in comunione con le altre famiglie e all’interno della Grande Famiglia che è la Chiesa Cattolica.

 

© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana


05/04/2013 17:43

Gesù Cristo: Figlio intimamente unito al Padre


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 luglio 1987



1. “Abbà, Padre mio”: tutto ciò che abbiamo detto nella precedente catechesi ci permette di penetrare più profondamente nell’unico ed eccezionale rapporto del Figlio col Padre, che trova la sua espressione nei Vangeli, sia nei Sinottici, sia in Giovanni, e in tutto il Nuovo Testamento. Se nel Vangelo di Giovanni sono più numerosi i passi che mettono in rilievo questo rapporto (si potrebbe dire “in prima persona”), nei Sinottici (Mt e Lc) si trova però la frase, che sembra contenere la chiave di questa questione: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27 e Lc 10, 22).

Il Figlio, dunque, rivela il Padre come Colui che lo “conosce” e lo ha mandato come Figlio per “parlare” agli uomini per mezzo suo (cf. Eb 1, 2) in modo ulteriore e definitivo. Anzi: proprio questo Figlio unigenito il Padre “ha dato” per la salvezza del mondo, affinché l’uomo in lui e per mezzo di lui raggiunga la vita eterna (cf. Gv 3, 16).

2. Molte volte, ma specialmente durante l’ultima cena, Gesù insiste nel far conoscere ai suoi discepoli di essere unito al Padre con un legame di particolare appartenenza. “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie” (Gv 17, 10) dice nella preghiera sacerdotale, accomiatandosi dagli apostoli per andare alla sua passione. E chiede allora l’unità per i suoi discepoli attuali e futuri con parole che mettono in risalto il rapporto di tale unione e “comunione”, con quella esistente solo tra il Padre e il Figlio. Domanda infatti: “Che tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17, 21-23).

3. Pregando per l’unità dei suoi discepoli e testimoni, Gesù nello stesso tempo rivela quale unità, quale “comunione” esista tra lui e il Padre: il Padre è “nel” Figlio e il Figlio “nel” Padre. Questa particolare “immanenza”, la reciproca compenetrazione - espressione della comunione delle persone - rivela la misura della reciproca appartenenza e l’intimità della reciproca relazione del Padre e del Figlio. Gesù la spiega affermando: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie” (Gv 17, 10). È una relazione di reciproco possesso nell’unità di essenza, e nello stesso tempo è una relazione di dono. Difatti Gesù dice: “Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te” (Gv 17, 7).

4. Si possono cogliere nel Vangelo di Giovanni i segni dell’attenzione, della meraviglia e del raccoglimento con cui gli apostoli ascoltarono queste parole di Gesù nel cenacolo a Gerusalemme alla vigilia degli eventi pasquali. Ma la verità della preghiera sacerdotale era stata in qualche modo da lui espressa pubblicamente già in antecedenza nel giorno della solennità della dedicazione del tempio. Alla sfida dei convenuti: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente” Gesù risponde: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza”. In seguito Gesù afferma che coloro che lo ascoltano e credono, appartengono al suo ovile in forza di un dono del Padre: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco . . . Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 24-30).

5. La reazione degli avversari in questo caso è violenta: “I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo”. A Gesù che domanda per quali opere provenienti dal Padre, e da lui compiute lo vogliono lapidare, essi rispondono: “Per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. La risposta di Gesù è inequivocabile: “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (cf. Gv 10, 31-38).

6. Notiamo bene il significato di questo punto cruciale della vita e della rivelazione di Cristo. La verità sul particolare legame, sulla particolare unità che esiste tra il Figlio e il Padre, incontra l’opposizione dei Giudei: Se tu sei il Figlio nel senso che risulta dalle tue parole, allora tu, essendo uomo, ti fai Dio. In tal caso tu pronunci la più grande bestemmia. Gli ascoltatori dunque hanno compreso il senso delle parole di Gesù di Nazaret: come Figlio egli è “Dio da Dio” - “della stessa sostanza del Padre” -, ma proprio per questo non le hanno accettate, e anzi le hanno respinte nel modo più assoluto, con tutta fermezza. Anche se nel conflitto di quel momento non si giunge alla lapidazione (cf. Gv 10, 39), tuttavia all’indomani della preghiera sacerdotale nel cenacolo Gesù sarà messo a morte sulla croce. E i Giudei presenti grideranno: “Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce” (Mt 27, 40), e commenteranno con scherno: “Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuole bene. Ha detto infatti: sono Figlio di Dio!” (Mt 27, 42-43).

7. Anche nell’ora del Calvario Gesù afferma l’unità col Padre. Come leggiamo nella Lettera agli Ebrei: “Pur essendo figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5, 8). Ma questa “obbedienza fino alla morte” (cf. Fil 2, 8) era l’ulteriore e definitiva espressione dell’intimità della sua unione col Padre. Infatti, secondo il testo di Marco, durante l’agonia in croce “Gesù gridò . . . “Eloi, Eloi, lamà sabactani?”, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15, 34). Questo grido - anche se le parole svelano il senso dell’abbandono provato nella sua psicologia di uomo sofferente per noi - era l’espressione della più intima unione del Figlio con il Padre nell’adempimento del suo mandato: “Ho compiuto l’opera che mi ha dato da fare” (cf. Gv 17, 4). In quel momento l’unità del Figlio col Padre si manifestò con una definitiva profondità divino-umana nel mistero della redenzione del mondo.

8. Ancora nel cenacolo Gesù dice agli apostoli: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre” . . . Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto (vede) me ha visto (vede) il Padre . . . Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?” (Gv 14, 6-10).

“Chi vede me, vede il Padre”. Il Nuovo Testamento è tutto solcato dalla luce di questa verità evangelica. Il Figlio è “irradiazione della sua (del Padre) gloria”, è “impronta della sua sostanza” (Eb 1, 3). È “immagine del Dio invisibile” (Col 1,15). È l’epifania di Dio. Quando si fece uomo, assumendo “la condizione di servo” e “facendosi obbediente fino alla morte” (cf. Fil 2,7-8), nello stesso tempo divenne per tutti coloro che l’hanno ascoltato “la via”: la via al Padre, col quale è “la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). Nella faticosa ascesa per essere conformi all’immagine di Cristo, i credenti in lui, come dice san Paolo, “rivestono l’uomo nuovo . . .”, e “si rinnovano, per una piena conoscenza di Dio” (cf. Col 3, 10) secondo l’immagine di Colui che è “modello”. Questo è il solido fondamento della speranza cristiana.

Ai gruppi di lingua francese

J’ai plaisir à saluer spécialement un groupe de prêtres du diocèse de Namur. Que votre pèlerinage à Rome rajeunisse votre attachement à l’Eglise et votre zèle pour l’évangélisation de votre cher pays!

* * *

Je suis heureux de féliciter et d’encourager les membres du Mouvement “Pour un monde meilleur”, venus d’une quarantaine de pays pour approfondir leur idéal magnifique et leur action si nécessaire. J’invoque sur leur apostolat de prêtres et de laïcs la lumière et la force divines.

* * *

J’adresse encore un salut cordial à l’important groupe choral de Rhodes. Continuez de bien chanter pour la joie de vos auditeurs et pour la joie de Dieu!

Enfin, je salue de tout coeur le groupe oecuménique orthodoxe-catholique de l’île de Chiros. Que le Seigneur soutienne et féconde vos efforts pour l’avènement de l’unité!

Chers pèlerins de langue française, je vous remercie tous de votre visite et je vous bénis au nom du Seigneur.

Ai fedeli ed ai pellegrini di lingua inglese

I am happy to welcome the English-speaking people present here today. I wish to greet the many men and women Religious, in particular the priests and brothers of the Congregation of the Resurrection currently taking part in their General Chapter; the group of White Fathers attending a Pastoral Formation Course in Rome; the Missionaries of the Most Precious Blood engaged in a Formation Workshop and an international pilgrimage group of the Daughters of Charity. Dear brothers and sisters: I pray that the Lord will enrich you with his grace and enable you to find ever more effective ways of serving him in fidelity to your evangelical call and in steadfast obedience to the Church.

And to all the pilgrims and visitors from England, Scotland, Ireland and the United States I extend a cordial welcome and I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai pellegrini provenienti dai Paesi di lingua tedesca

Diese zentrale Wahrheit unseres Glaubens empfehle ich, liebe Brüder und Schwestern, eurer persönlichen Betrachtung und Verehrung. Zugleich grüße ich euch damit herzlich zu der heutigen Audienz. Möge das Gebet an den Gräbern der Apostel euch in eurem Glauben an Christus bestärken, den Petrus als den ”Sohn des lebendigen Gottes“ bekannt hat. Mit besten Wünschen für schöne und erholsame Ferientage erteile ich euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli provenienti dalla Spagna e dai Paesi dell’America Latina

Deseo ahora dar mi más cordial bienvenida a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

En particular, me es grato saludar a los clérigos de San Viator, a las Religiosas de María Inmaculada, a las Religiosas Misioneras del Pilar y al grupo de seminaristas de Alicante. Os exhorto a una generosa entrega a Dios y a la Iglesia.

Saludo igualmente a la peregrinación de “E1 Magisterio Español”. A todos vosotros como maestros y maestras católicos, así como a vuestros colegas de España, os aliento a un renovado empeño para que vuestra labor educadora manifieste siempre los valores cristianos en las escuelas para bien de los nińos y jóvenes españoles.

Finalmente, deseo saludar con afecto a los peregrinos de México, de Argentina y a las numerosas peregrinaciones parroquiales y escolares aquí presentes.

A todos imparto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli giunti dalla Polonia

Przede wszystkim serdecznie witam wszystkich księży biskupów, którzy przybyli tutaj niejako na śladach szlaku mojej pielgrzymki po Polsce, a więc odbywają pielgrzymkę za pielgrzymkę. Dziękuję bardzo za ich obecność i za to przyjęcie, jakie mi na szlaku Kongresu Eucharystycznego zgotowali moi bracia w biskupstwie i wszystkie Kościoły, cały lud Boży na ojczystej ziemi. Witam pielgrzymów z różnych parafii i wspólnot: z archidiecezji krakowskiej - z parafii sw. Szymona i Judy ze Skawiny oraz św. Katarzyny z Cięciny koło Żywca; pielgrzymów z parafii św. Jadwigi w Dębicy- diecezja tarnowska; z parafii Matki Bożej Bolesnej w Chotowej koło Tarnowa; witam wraz z nimi także i przewodników sądeckich; młodzież szkół średnich z parafii św. Michała w Warszawie; pielgrzymkę pedagogów z Zakładu dla Niewidomych w Laskach Warszawskich; pielgrzymów z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika w Siedlcach; z parafii św. Józefa w Olsztynie; z parafii św. Rocha w Poznaniu; z parafii św. Andrzeja Apostoła-Komorniki koło Poznania; z parafii św. Bartłomieja z Objezierza oraz z dekanatu Oborniki Śląskie-archidiecezja poznańska; z parafii św. Wawrzyńca i innych parafii Wrocławia; gimnazjum sióstr urszulanek unii rzymskiej we Wrocławiu; pielgrzymkę, nauczycieli z Rybnika-diecezja katowicka; współpracowników misyjnych księży pallotynów z całe; Polski; grupę nauczycieli Logos-Tour Warszawa-Olsztyn; pielgrzymkę kapituły generalnej księży zmartwychwstańców oraz grupę Polaków ze stanu Nowy Jork; prócz tego grupy turystyczne z całej Polski, w szczególności z Jeleniej Góry oraz wszystkich innych pielgrzymów nie objętych wymienionymi grupami . . . Pragnę również przez tę katechezę raz jeszcze podziękovać za to wielkie rozważanie na temat Syna, który nas “do końca umiłował” to rozważanie provadziliśmy wspólnie podczas mojej pielgrzymki do Ojczyzny w ramach Kongresu Eucharystycznego. Bóg zapłać.

Ad alcuni gruppi particolari italiani

Rivolgo un saluto ai motociclisti appartenenti all’Associazione Internazionale “Madonnina dei Centauri”, i quali sono venuti qui, accompagnati dal Vescovo di Alessandria, Monsignor Ferdinando Maggioni, per ricordare il 40° anniversario di fondazione del Sodalizio.

Sono lieto di comunicarvi che, per tale occasione, ho preparato un messaggio, che vi consegnerò, per l’incontro di Domenica prossima.

* * *

Saluto i fedeli della Parrocchia di San Giovanni Battista in Maiorano, in diocesi di Alife-Caiazzo, e di quella di Maria SS.ma del Carmine di Moliterno, diocesi di Tursi-Lagonegro, i quali nel prendere parte a questa Udienza hanno espresso il desiderio che il Papa benedica le statue della Madonna di Fatima e del Carmine recate qui dalle rispettive comunità ecclesiali.

Carissimi Fratelli e Sorelle, benedico volentieri le immagini della Vergine e vi esorto a nutrire verso di lei una tenera devozione nel clima proprio dell’Anno Mariano. Uniformate a Lei la vostra vita e lasciatevi attrarre dal suo esempio e dalla sua santità. Sotto la sua protezione le vostre parrocchie rifioriranno nel fervore di fede e nello slancio apostolico. Benedico tutti di cuore.

* * *

Un pensiero speciale va al folto gruppo dei Seminaristi appartenenti alla Congregazione dei Missionari Scalabriniani.

Cari Giovani, vi saluto con grande affetto; voi che vi incamminate sulla via ardua, ma letificante del sacerdozio occupate un posto speciale nel mio cuore, perché vedo in voi i futuri dispensatori della parola e dei misteri della salvezza. Andare avanti, senza mai scoraggiarvi di fronte alle difficoltà che inevitabilmente si presenteranno lungo la strada che conduce all’altare. Il Signore sarà il vostro sostegno e la vostra gioia, e non vi farà mancare nulla.

Vi auguro che dal vostro soggiorno a Roma possiate trarre uno stimolo per rinsaldare i vostri ideali e per prepararvi in modo generoso alla vostra futura missione tra i fratelli sparsi nel mondo della emigrazione. Vi accompagni la mia Benedizione.

Ai giovani

Rivolgo ora un particolare saluto ai giovani e ragazzi, che partecipano a questo incontro. Tra essi sono i giovanissimi dell’Azione Cattolica di Novara che partecipano ad un campo scuola a Roma. In questo periodo di vacanze amo immaginarvi tutti presi dal desiderio di regolare le vostre giornate secondo un criterio ispirato a preferenze personali sia nelle ore di svago, sia in quelle dedicate ad attività culturali o lavorative. Ricordatevi che in questo tempo, anche se siete liberi dalla disciplina scolastica, siete sempre tenuti però alla disciplina dello spirito, all’osservanza cioè di quelle leggi che il Signore ha inscritto nel nostro cuore, di quelle virtù che sono l’ornamento della nostra anima e per le quali non c’è riposo, non ci sono vacanze.

Mi auguro che il vostro soggiorno a Roma vi serva a rinsaldare e a ravvivare la vostra fede davanti alle più antiche testimonianze del cristianesimo. A tutti vada la mia speciale benedizione.

Agli ammalati

Un pensiero affettuoso desidero rivolgere pure ai cari fratelli e sorelle che portano nel loro corpo e nel loro spirito i segni della malattia e il peso del dolore.

A voi la comprensione e la solidarietà mia e di tutti i presenti, insieme con l’auspicio di una completa guarigione. A quanti soffrono il Signore non farà mancare il suo aiuto e la sicura ricompensa nel Cielo. Ce lo ricorda l’apostolo Paolo nella sua Lettera ai romani: “ Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura, che dovrà essere rivelata in noi ”.

A voi ammalati esprimo la mia vicinanza spirituale, assicurandovi il ricordo nella preghiera, mentre di cuore vi benedico.

Agli sposi novelli

Saluto pure, come di consueto, le coppie di sposi novelli.

Carissimi, vi auguro che siate sempre felici e che possiate accrescere sempre di più la vostra gioia, benedetta e santificata dal sacramento del matrimonio.

Auguro pure che la vostra unione sia indissolubile, e vissuta ogni giorno secondo i grandi ideali della fede cristiana. Non abbiate timore di testimoniare il Vangelo in casa e in tutti gli ambienti in cui verrete a trovarvi.

Invoco sulle vostre nascenti famiglie le grazie e i conforti divini, mentre vi imparto la mia Benedizione.



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05/04/2013 17:44

GesÃù Cristo, Figlio che «vive per il Padre»


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 luglio 1987



1. Nella precedente catechesi abbiamo considerato Gesù Cristo come Figlio intimamente unito al Padre. Quest’unione gli permette e gli impone di dire: “il Padre è in me, e io sono nel Padre”, non solo nella conversazione confidenziale del cenacolo, ma anche nella pubblica dichiarazione fatta durante la celebrazione della festa delle Capanne (cf. Gv 7, 28-29). E anzi, ancor più chiaramente Gesù giunge ad affermare: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Tali parole vengono ritenute blasfeme e provocano la violenta reazione degli ascoltatori: “Portarono delle pietre per lapidarlo” (cf. Gv 10, 31). Infatti secondo la legge di Mosè la bestemmia doveva essere punita con la morte (cf. Dt 13, 10-11).

2. Ora è importante riconoscere che esiste un legame organico tra la verità di questa intima unione del Figlio col Padre e il fatto che Gesù figlio vive totalmente “per il Padre”. Sappiamo infatti che tutta la vita, tutta l’esistenza terrena di Gesù è rivolta costantemente verso il Padre, è donata al Padre senza riserve. Ancora dodicenne, Gesù, Figlio di Maria, ha una precisa coscienza della sua relazione col Padre e prende un atteggiamento coerente con la sua certezza interiore. Perciò al rimprovero di sua Madre, quando insieme a Giuseppe lo trovano nel tempio dopo averlo cercato per tre giorni, risponde: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49).

3. Anche nella presente catechesi facciamo riferimento anzitutto al testo del quarto Vangelo, perché la coscienza e l’atteggiamento manifestati da Gesù ancor dodicenne trovano la loro profonda radice in ciò che leggiamo all’inizio del grande discorso di addio che, secondo Giovanni, egli pronunciò durante l’ultima cena, al termine della sua vita, mentre stava per portare a compimento la sua missione messianica. L’evangelista dice di lui che “giunta la sua ora . . . (sapeva) che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava” (Gv 13, 3).

La Lettera agli Ebrei mette in rilievo la stessa verità, riferendosi in certo modo alla stessa preesistenza di Gesù Figlio di Dio: “Entrando nel mondo Cristo dice: “Tu non hai voluto né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà”” (Eb 10, 5-7).

4. “Fare la volontà” del Padre, nelle parole e nelle opere di Gesù, vuol dire: “vivere per” il Padre totalmente. “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me . . . io vivo per il Padre” (Gv 6, 57), dice Gesù nel contesto dell’annuncio dell’istituzione dell’Eucaristia. Che compiere la volontà del Padre sia per Cristo la sua stessa vita, lo manifesta lui stesso con le parole rivolte ai discepoli dopo l’incontro con la Samaritana: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4, 34). Gesù vive della volontà del Padre. Questo è il suo “cibo”.

5. Ed egli vive in questo modo - ossia totalmente rivolto verso il Padre - poiché è “uscito” dal Padre e al Padre “va”, sapendo che il Padre “gli ha dato in mano ogni cosa” (Gv 3, 35). Lasciandosi guidare in tutto da questa coscienza, Gesù proclama davanti ai figli d’Israele: “Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni (cioè a quella che gli ha reso Giovanni il Battista): le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”(Gv 5, 36). E nello stesso contesto: “In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa” (Gv 5, 19). E aggiunge: “Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole” (Gv 5, 21).

6. Il passo del discorso eucaristico (da Gv 6), che abbiamo riportato poco fa: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me . . . io vivo per il Padre”, viene a volte tradotto in quest’altro modo: “Io vivo per mezzo del Padre” (Gv 6, 57). Le parole di Gv 5 appena riferite si armonizzano con questa seconda interpretazione. Gesù vive “per mezzo del Padre” - nel senso che tutto ciò che fa corrisponde pienamente ala volontà del Padre: è quello che il Padre stesso fa. Proprio per questo la vita umana del Figlio, il suo agire, la sua esistenza terrena, è in modo così completo rivolta verso il Padre - Gesù vive pienamente “per il Padre” - poiché in lui la fonte di tutto è la sua eterna unità col Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Le sue opere sono la prova della stretta comunione delle divine Persone. In esse la stessa divinità si manifesta come unità del Padre e del Figlio: la verità che ha provocato tanta opposizione tra gli ascoltatori.

7. Quasi in previsione delle ulteriori conseguenze di quella opposizione, Gesù dice in un altro momento del suo conflitto con i Giudei: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che “Io Sono” e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8, 28-29).

8. Veramente Gesù ha compiuto la volontà del Padre sino alla fine. Con la passione e morte in croce ha confermato “di fare sempre le cose gradite al Padre”: ha compiuto la volontà salvifica per la redenzione del mondo, nella quale il Padre e il Figlio sono uniti perché eternamente sono “una cosa sola” (Gv 10, 30). Quando stava morendo sulla croce, Gesù “gridò a gran voce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”” (cf. Lc 23, 46), queste sue ultime parole testimoniavano che sino alla fine tutta la sua esistenza terrena era rivolta al Padre. Vivendo - come Figlio - “per (mezzo del) Padre” viveva totalmente “per il Padre”. E il Padre, come egli aveva predetto, “non lo lasciò solo”. Nel mistero pasquale della morte e della risurrezione si sono compiute le parole: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono. “Io Sono”: le stesse parole con le quali una volta il Signore - il Dio vivo - aveva risposto alla domanda di Mosè a proposito del suo nome (cf. Es 3, 13-14).

9. Leggiamo nella Lettera agli Ebrei delle espressioni quanto mai confortanti: “Perciò Gesù può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7, 25). Colui che come Figlio “della stessa sostanza del Padre” vive “per (mezzo del) Padre”, ha rivelato all’uomo la via della salvezza eterna. Prendiamo anche noi questa via e procediamo su di essa, partecipando a quella vita “per il Padre”, la cui pienezza dura per sempre in Cristo.

Ai fedeli di espressione francese

En vous invitant ainsi à contempler la personne du Christ Sauveur, je voudrais vous dire, à vous, pèlerins et visiteurs de langue française, mes vśux cordiaux. En particulier, je salue les Sśurs de la Sainte-Famille de Bordeaux, en session spirituelle, les Sśurs du Sacré-Cśur venues de France pour vénérer les tombeaux des Apôtres. Et je salue aussi le groupe du Cap-de-la-Madeleine au Canada: que leur pèlerinage à Rome soit un temps fort de prière en cette Année mariale! A tous, je souhaite bonne route, pour les vacances, pour la vie de tous les jours également. Et je demande à Dieu de vous bénir.

Ai pellegrini di lingua inglese

I am pleased to welcome all the pilgrims and visitors present at today’s audience. It is a joy for me to greet the members of Our Lady of Fatima First Saturday Club. Be assured that the Pope’s prayers are joined to yours in begging the Lord for peace in the world.

* * *

A warm greeting likewise to the Saint Hallvard Choir from Oslo, who are celebrating their Silver Jubilee and who again this summer are helping with the singing in Saint Peter’s Basilica. I thank you for your generosity and Christian service.

I wish to extend cordial greetings in particular to a group of Presbyterian pastors and to the ministers of other ecclesial communions who with their families are taking part in a study tour and pilgrimage to Rome. May your visit to this City of the Apostles Peter and Paul strengthen you in faith, renew you in hope and confirm you in your witness to the Gospel of Christ. And upon all the English-speaking people, especially those from Ireland and the United States, I invoke the abundant blessings of Almighty God.

Ai fedeli di lingua tedesca

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich herzlich alle heutigen Audienzteilnehmer deutscher Sprache: die genannten Gruppen und auch alle Einzelpilger. Mein besonderer Gruß gilt der Pilgergruppe des Spätberufenenseminars Sankt Joseph in Fockenfeld-Konnersreuth. Auf eurem Weg zum Priestertum seid ihr in verstärktem Maße in die Nachfolge Christi gerufen, auf seinen Weg des Gehorsams zum Vater. Euch und allen Pilgern erbitte ich als Gnade dieser Romwallfahrt einen lebendigen Glauben und vertiefte Treue zu eurer jeweiligen christlichen Berufung. Mit besten Ferienwünschen erteile ich euch und euren Lieben in der Heimat von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Deseo ahora presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española.

En particular, al grupo de Religiosas Misioneras Agustinas Recoletas que se preparan a celebrar en España su Capítulo General. Aliento a todas las Religiosas de vuestro Instituto a una ilusionada entrega al Señor en el servicio a los hermanos.

Saludo igualmente a la peregrinación de la Obra Misionera “Ekumene” y del Movimiento de Apostolado “Regnum Christi”; así como a los grupos parroquiales de Castellón de la Plana, Jaén, Plasencia, Bilbao, Astillero y Mairena del Aljarafe. Mi cordial bienvenida a las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina, especialmente de México y de Colombia. A todos bendigo de corazón.

A fedeli provenienti dalla Polonia

Witam serdecznie pielgrzymów z Polski, w szczególności: “Ostoję”, pielgrzymkę nauczycieli z Nowej Huty, z Krakowa; pielgrzymkę katedralną z Tarnowa; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa z Nowego Sącza; z Sanktuarium Matki Bożej Miłości i Sprawiedliwości Społecznej z Piekar Śląskich; pielgrzymów z Katowic i Rudy Śląskiej; z Góry św. Anny; z parafii św. Jadwigi w Gdańsku i św. Michała w Sopocie; z parafii sw. Wojciecha z Trzciela, diecezja gorzowska; również z diecezji gorzowskie; z parafii św. Antoniego z Piły i Nowej Soli-ojcowie kapucyni; współpracowników misyjnych księży pallotynów, pielgrzymkę młodzieżową z całej Polski; nauczycieli z miasta Poznania; chór im. Karola Kurpińskiego; grupę górników z Lublina; grupę nauczycieli z Gliwic, Logos-Tour; z Łowicza pracowników Rejonu Dróg Publicznych; prócz tego grupę Polaków z Kanady oraz rodziny polskie ze Szwecji, wreszcie uczestników grup turystycznych z Warszawy i Częstochowy - PKS, Orbis.

Ad alcuni gruppi italiani

Saluto ora con affetto gli alunni di terza Media del Seminario Minore di Padova. Carissimi vi auguro di proseguire con coraggio e fiducia il vostro cammino sulla via del Sacerdozio, guardando all’esempio degli Apostoli Pietro e Paolo che siete venuti ad onorare con la vostra visita a Roma. Chiedete loro la grazia di corrispondere sempre più generosamente alla divina chiamata e di prepararvi adeguatamente alla meta cui aspirate. Invoco su di voi la protezione della Vergine Santissima e vi accompagno con la mia Benedizione, che estendo a tutto il vostro Seminario e alle vostre Famiglie.

* * *

Rivolgo poi un cordiale saluto a gruppi folkloristici provenienti da vari paesi, che in questi giorni sono riuniti a Latina per un Festival internazionale. Auguro a tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, un pieno successo a questa vostra manifestazione artistico - culturale, che contribuisce ad affratellare i popoli nella reciproca conoscenza delle tradizioni proprie di ciascuno. Da parte mia, vi accompagno con la mia benedizione.

* * *

Un cordiale saluto anche al gruppo delle Suore Collegine della Sacra Famiglia, giunte a Roma per rendere omaggio, in Santa Maria in Trastevere, alla tomba del loro Fondatore, il Cardinale Pietro Marcellino Corradini.

Questo vostro pellegrinaggio, care sorelle, possa essere per voi l’occasione per ringraziare il Signore per la vostra vocazione e per trarre dall’ispirazione originaria del vostro Istituto nuova forza e nuova speranza per una grande missione di amore e di misericordia. Con questi pensieri ed auspici, fraternamente vi benedico e vi accompagno con la preghiera.

Ai giovani

Nel guardare ora a voi, carissimi giovani, il mio pensiero va alla notizia riportata in questi giorni dai mass-media, secondo cui la popolazione mondiale ha raggiunto il traguardo di cinque miliardi di unità.

L’evento è stato variamente commentato. La Chiesa, per parte sua, riconosce in ogni vita che sboccia sulla terra un dono del Dio della bontà. Essa è consapevole dei problemi che l’incremento demografico porta con sé, ma non si stanca di ricordare che una soluzione autenticamente umana non può essere cercata al di fuori del progetto originario di Dio, del quale un cardine fondamentale è la solidarietà della famiglia umana.

Voi giovani, che dell’umanità oggi presente sulla terra costituite la parte maggiore, siete particolarmente sensibili a questo valore. A voi, perciò lascio stamane questa consegna: fatevi apostoli di solidarietà. Impegnatevi a “promuovere effettivamente e senza eccezioni - come dicevo nel Messaggio per la Giornata della Pace di inizio d’anno - l’eguale dignità di tutti come esseri umani, dotati di certi fondamentali e inalienabili diritti” (Ioannis Pauli PP. II, Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a.D. 1987, 2, die 8 dec. 1986: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX, 2 (1986) 1887). Contribuirete così a costruire un mondo più giusto ed accogliente. Al cinque-miliardesimo essere umano, ed a tutti i neonati, che in questi giorni hanno visto la luce, il mio augurio, avvalorato da una speciale preghiera.

Agli ammalati

Rivolgo ora il mio cordiale saluto agli ammalati. Carissimi, questo mese di luglio è consacrato dalla pietà di tanti fedeli alla devozione verso il Sangue Preziosissimo di Nostro Signore. Il mistero della Redenzione che ha la sua manifestazione più alta nella effusione del Sangue del Figlio di Dio è una fonte inesauribile di meditazione, da cui può attingere motivi di luce e di conforto ogni persona visitata dal dolore. Per questo, carissimi ammalati, vi invito a considerare le vostre sofferenze sullo sfondo dei patimenti e delle sofferenze di Cristo Crocifisso, a cui siete, invisibilmente ma realmente, particolarmente vicini. In unione con Lui portate anche voi un prezioso contributo affinché il mondo, purificato dal peccato e dalla schiavitù del male, si avvicini alla santità delle origini. Vi sia di forte aiuto questa verità e, nell’assicurarvi uno speciale ricordo nella preghiera, vi imparto la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Un saluto ed un augurio particolare rivolgo ora agli sposi novelli. Come, con il Sacramento del Matrimonio, avete unito le vostre vite nel Signore, così, carissimi sposi, lasciate che Egli occupi sempre nella vostra esistenza un posto centrale e determinante. Amatelo senza riserve, perché sostenga il vostro affetto reciproco; preferitelo ad ogni altro bene, perché sia l’origine della vostra gioia; confidate nella sua Provvidenza, per affrontare serenamente gli immancabili momenti di difficoltà; pregatelo insieme e con fede, perché la sua luce ispiri i vostri progetti di bene e la sua grazia gli conduca a compimento. Così facendo, la vostra sarà una famiglia cristiana di nome e di fatto, e darete splendido esempio di quell’amore che la SS. ma Trinità ha per tutti gli uomini. Vi benedico di cuore.



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05/04/2013 17:45

Il Cristo Figlio si rivolge al Padre nella preghiera


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 luglio 1987



1. Gesù Cristo è il Figlio unito intimamente al Padre; il Figlio che completamente “vive per il Padre” (cf. Gv 6,57); il Figlio la cui intera esistenza terrena è donata senza riserve al Padre. A questi temi svolti nelle ultime catechesi, si ricollega strettamente quello della preghiera di Gesù, argomento della catechesi odierna. Proprio nella preghiera infatti trova la sua particolare espressione il fatto che il Figlio è intimamente unito al Padre, a lui donato, verso di lui rivolto con tutta la sua umana esistenza. Ciò significa che il tema della preghiera di Gesù è già contenuto implicitamente nei temi precedenti, sicché si può ben dire che Gesù di Nazaret “pregava sempre senza stancarsi” (cf. Lc 18, 1). La preghiera era la vita della sua anima, e tutta la sua vita era preghiera. La storia dell’umanità non conosce alcun altro personaggio che in tale pienezza - e in tale modo - si trattenesse con Dio in preghiera, come Gesù di Nazaret: figlio dell’uomo, e nello stesso tempo Figlio di Dio, “della stessa sostanza del Padre”.

2. Vi sono tuttavia dei passi nei Vangeli che mettono in rilievo la preghiera di Gesù, dichiarando esplicitamente che “Gesù pregava”. Ciò accade in diversi momenti del giorno e della notte e in varie circostanze. Eccone alcuni: “Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava” (Mc 1, 35). Lo faceva non solo all’inizio del giorno (la “preghiera del mattino”), ma anche durante il giorno e alla sera, e specialmente di notte. Leggiamo infatti: “Folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità. Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare” (Lc 5, 15-16). E un’altra volta: “Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù” (Mt 14, 23).

3. Gli evangelisti sottolineano il fatto che la preghiera accompagna gli eventi di particolare importanza nella vita di Cristo: “Quando tutto il popolo fu battezzato, e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì . . .” (Lc 3, 21), e qui segue la descrizione della teofania che ebbe luogo durante il battesimo di Gesù nel Giordano. Analogamente la preghiera fece da introduzione alla teofania sul monte della trasfigurazione: “. . . prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto . . .” (Lc 9, 28-29).

4. La preghiera costituiva anche la preparazione a importanti decisioni e a momenti di grande rilevanza per la missione messianica di Cristo. Così, al momento di iniziare il ministero pubblico, egli si ritira nel deserto per digiunare e pregare (cf. Mt 4, 1-11 e par.); e ancora, prima dell’elezione degli apostoli, “Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli” (Lc 6, 12-13). Così pure, prima della confessione di Pietro nei pressi di Cesarea di Filippo: “. . . mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: “Chi sono io secondo la gente?”. Essi risposero: “Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Allora domandò: “Ma voi chi dite che io sia?”. Pietro, prendendo la parola rispose: “Il Cristo di Dio”” (Lc 9, 18-20).

5. Profondamente toccante è la preghiera prima della risurrezione di Lazzaro: “Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”” (Gv 11, 41-42).

6. La preghiera durante l’ultima cena (la cosiddetta preghiera sacerdotale), si dovrebbe riportare qui per intero. Cercheremo di prendere in considerazione almeno i passi, che non sono stati ancora citati nelle precedenti catechesi. Ecco: “Alzati gli occhi al cielo . . . Gesù disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato”” (Gv 17, 1-2). Gesù prega per quello che è lo scopo essenziale della sua missione: la gloria di Dio e la salvezza degli uomini. E aggiunge: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo . . . Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse” (Gv 17, 3-5).

7. Continuando la preghiera, il Figlio quasi rende conto al Padre della sua missione terrena: “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno tutte le cose che mi hai dato, vengono da te” . . . (Gv 17, 6-7). Poi aggiunge: “Io prego per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi . . .” (Gv 17, 9). Sono quelli che “hanno accolto” la parola di Cristo, coloro che “hanno creduto” che il Padre lo ha mandato. Gesù prega soprattutto per loro, perché “essi sono nel mondo mentre io vengo a te” (Gv 17, 11). Prega perché “siano una cosa sola”, perché “nessuno di loro vada perduto” (e qui il Maestro ricorda “il figlio della perdizione”), perché “abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia” (Gv 17, 13). Nella prospettiva della sua dipartita, mentre i discepoli dovranno rimanere nel mondo e saranno esposti all’odio perché “essi non sono del mondo”, così come il loro Maestro, Gesù prega: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno” (Gv 17, 15).

8. Sempre nella preghiera del cenacolo Gesù chiede per i discepoli: “Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17, 17-19). Successivamente Gesù abbraccia con la stessa preghiera le future generazioni dei suoi discepoli. Soprattutto prega per l’unità, affinché “il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come ami me” (Gv 17, 23). Verso la fine della sua invocazione, Gesù ritorna ai pensieri principali detti in precedenza, mettendo ancora più in rilievo la loro importanza. In tale contesto chiede per tutti coloro che il Padre gli ha dato” che “siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo” (Gv 17, 24).

9. Veramente la “preghiera sacerdotale” di Gesù è la sintesi di quella autorivelazione di Dio nel Figlio, che si trova al centro dei vangeli. Il figlio parla al Padre nel nome di quell’unità che forma con lui (“Tu, Padre, sei in me e io in te” (Gv 17, 21)). E nello stesso tempo prega perché si diffondano tra gli uomini i frutti della missione salvifica per la quale egli è venuto nel mondo. Rivela così il “mysterium Ecclesiae”, che nasce dalla sua missione salvifica, e prega per il suo futuro sviluppo in mezzo al “mondo”. Apre la prospettiva della gloria, alla quale sono chiamati insieme a lui tutti coloro che “accolgono” la sua parola.

10. Se nella preghiera dell’ultima cena si sente Gesù parlare al Padre come suo Figlio “consustanziale”, nella preghiera del Getsemani, che segue poco dopo, risalta soprattutto la sua verità di figlio dell’uomo. “La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate” (Mc 14, 34) dice ai suoi entrando nel giardino degli ulivi. Rimasto solo, si getta a terra e le parole della sua preghiera provano la profondità della sofferenza. Dice infatti: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14, 36).

11. Sembra che particolarmente a questa preghiera del Getsemani si riferiscano le parole della Lettera agli Ebrei: “Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte”. E qui l’Autore della Lettera aggiunge che “fu esaudito per la sua pietà” (Eb 5, 7). Sì. Anche la preghiera del Getsemani fu esaudita, poiché anche in essa - con tutta la verità dell’atteggiamento umano verso la sofferenza - si fa sentire soprattutto l’unione di Gesù con il Padre nella volontà di redimere il mondo, che è all’origine della sua missione salvifica.

12. Certamente Gesù pregava nelle diverse circostanze che scaturivano dalla tradizione e dalla legge religiosa d’Israele, come quando, dodicenne, salì con i parenti al tempio di Gerusalemme (cf. Lc 2, 41ss.); o quando, come riferiscono gli evangelisti, entrava “secondo il solito nella sinagoga di sabato” (cf. Lc 4, 16). Tuttavia un’attenzione speciale merita ciò che i vangeli dicono della preghiera personale di Cristo. La Chiesa non l’ha mai dimenticata e ritrova nel dialogo personale di Cristo con Dio la fonte, l’ispirazione, la forza della sua stessa preghiera. In Gesù orante infatti si esprime nel modo più personale il mistero del Figlio, che totalmente “vive per il Padre”, in intima unione con lui.

Ai gruppi di fedeli di espressione francese

Chers Frères et Sśurs, puisse la prière du Christ inspirer notre propre prière, qui doit animer et nourrir en permanence notre union intime avec Dieu!

Ce souhait, je l’adresse à tous les pèlerins de langue française ici présents, en saluant plus spécialement les Sśurs de la Divine Providence de Saint -Jean-de-Bassel, auxquelles la célébration de leur jubilé d’argent de profession donnera certainement un nouvel élan de ferveur religieuse; les Tertiaires franciscains de Bitche, qui fętent les cinquante ans de leur fraternité séculière; les jeunes filles de l’Action catholique fémine luxembourgeoise, que je recommande à la Mère du Christ pour qu’elle rende fructueux leur apostolat.

* * *

Je suis heureux d’accueillir les pèlerins de la Côte d’Ivoire, qui viennent prier sur la tombe des Apôtres Pierre et Paul avant d’aller fortifier leur foi en Terre Sainte puis à Lourdes. Puisse ce séjour romain, chers amis, vous faire mieux prendre conscience de votre appartenance à l’Eglise universelle, et vous donner le désir de répandre autour de vous la Bonne Nouvelle de l’Evangile!

Enfin, je félicite les jeunes qui sous les auspices de l'UNESCO participent au “Raid méditerranéen” et parcourent divers pays en patins à roulettes, démontrant ainsi les saines vertus du sport et contribuant au rapprochement des individus et des peuples par une meilleure connaissance mutuelle. En vous souhaitant à tous de bonnes vacances, je vous bénis de grand cśur.

Ai fedeli di espressione linguistica inglese

I offer a warm welcome to all the pilgrims and visitors present at this audience. My cordial greeting goes to the group of Marist Brothers from Johannesburg, South Africa, and to the Servite Friars taking part in a renewal programme. May your celebration of this Marian Year inspire you to an ever greater love for Mary, who as the "Handmaid of the Lord" co-operates in the work of salvation accomplished by Christ her Son.

I am happy to welcome the choir from the Metropolitan Cathedral of Christ the King in Liverpool; a group of Filipino pilgrims; and from Malta, the members of Catholic Action and a pilgrimage of the sick and handicapped, led by their Archbishop. I am also pleased to greet a group of Ukrainian students from the United States. And upon all the individuals and groups from various countries of the English-speaking world I invoke God’s blessing of joy and peace.

Ai gruppi di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern, mit einem herzlichen Willkommensgruß zu dieser Audienz empfehle ich heute den betenden Jesus eurer persönlichen Betrachtung und Nachahmung. Christus ermahnt auch uns ausdrücklich im Evangelium, ”daß wir allezeit beten und darin nicht nachlassen sollen“. Diese Einladung Jesu richte ich heute besonders an die Gruppe der Schwestern des göttlichen Erlösers, die in Rom zu ihrem Generalkapitel versammelt sind. Gerade bei Ordensleuten muß das ständige Gebet die Seele ihres täglichen Lebens und Wirkens sein. Von Herzen erteile ich euch und allen Pilgern deutscher Sprache meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai numerosi fedeli di lingua spagnola

Me es grato dirigir mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua espańola.

Deseo en particular saludar a la peregrinación proveniente de Puerto Rico, encabezada por el Seńor Cardenal Aponte Martínez, Arzobispo de San Juan; así como a la Obra Misionera “Ekumene” de Jesucristo Sacerdote y Divino Maestro.

Igualmente saludo a las peregrinaciones parroquiales y escolares procedentes de Castrejón de la Peńa, Elorrio, Salvador de Muchamiel, Torrelavega, Arriate, Alcoy y Castellón.

Finalmente, a los componentes del Coro de la Universidad de Costa Rica, a los alumnos de la Facultad de Derecho de Cáceres, a los participantes en el curso organizado por el Centro Internacional de Turín y al grupo de jóvenes mexicanas.

A todos imparto con afecto la Bendición Apostólica.

A gruppi di lingua portoghese

Ao saudar todos os ouvintes de lingua portuguesa, quero dar as boas-vindas ao numeroso grupo de fiéis paroquianos de Santa Maria, da Covilhã, em Portugal: que a vinda a Roma avive a vossa fé e que vos acompanhe sempre a protecção da Padroeira da vossa comunidade, aliás de todo o Portufal, “Terra de Santa Maria”!

* * *

Outra saudação especial vai para os Senhores Oficiais, Cadetes e Tripulantes do Navio-Escola “Brasil”, vindos da pátria brasileira.

Fizestes questão de vir a Roma: que Roma vos deixe, como lembrança perene, estas duas coisas: a fé em Cristo é farol que vos levará sempre a um porto seguro; e, provenientes de um País cuja maior riqueza é representada pelo seu patrimônio religioso e moral, fazei desse patrimônio fator de fraternidade e de paz entre os homens.

E com o brio, a coragem e generosidade que exige a vossa escolha de vida, que vos guie, nas vossas rotas pelo mundo, a “Estrela da Manha”, Nossa Senhora, e vos dispense sua proteção! A vós e às vossas famílias dou, de coração, a Bęnção Apostólica.

Ai gruppi di pellegrini provenienti dalla Polonia

Witam serdecznie księdza biskupa ordynariusza szczecińskiego, Kazimierza Majdańskiego; księdza biskupa Zbigniewa Kraszewskiego z Warszawy; księdza biskupa Pawła Sochę z Gorzowa (ksiądz biskup Socha jest tutaj razem z pielgrzymką, księży seniorów, zorganizowaną przez Komisję, Episkopatu do spraw Duchowieństwa); z diecezji sandomiersko-radomskiej pielgrzymkę; dekanatu jedlińskiego kołó Radomia na dziesiątą rocznicę koronacji Matki Bożej Pocieszenia w Błotnicy; pielgrzymkę, diecezjalną, z Siedlec; z parafii św. Wawrzyńca w Międzyrzecu Podlaskim, diecezja siedlecka; młodzież z diecezji łomżyńskiej; młodzież z katedry tarnowskiej; duszpasterstwo akademickie z diecezji gdańskiej; parafia Matki Bożej Królowej Różańca Świętego na Przymorzu; z diecezji opolskiej z parafii bł. Eugeniusza -Kędzierzyn-Koźle; z archidiecezji poznańskiej, parafia św. Wawrzyńca z Zanimyśla; z Legnicy, alumni i profesorowie niższego seminarium duchownego ojców franciszkanów; również z Legnicy młodzież z duszpasterstwa akademickiego i młodzież pracującą z parafii św. Jana Chrzciciela - franciszkanie; z Piły-grupę z zakładu Inwestprojekt; z Łodzi grupę studentów; z Rzeszowa grupę nauczycieli; z Giżycka grupę nauczycieli; grupę Polonii ze Stanów Zjednoczonych oraz uczestników grup turystycznych Turysty i Orbisu.

Ad un gruppo di religiose italiane

Saluto ora di gran cuore le Religiose appartenenti a diverse Congregazioni, che partecipano ad un corso di formazione permanente presso la Comunità delle Suore Dorotee di Cemmo nella Casa “Mater Ecclesiae”, in Roma; salute pure le Suore murialdine di San Giuseppe, convenute a Roma per celebrare il loro quarto Capitolo Generale e le Suore Terziarie Francescane Regolari di Ognissanti - Firenze, provenienti da varie parti d’Italia e dall’Indica, che hanno preso parte ad un corso di Esercizi Spirituali.

Carissime Sorelle! Sono lieto della vostra presenza all’Udienza e mi valgo volentieri di questo incontro per esortarvi a preservare nell’impegno da voi assunto di perfezionamento e di santificazione, per il bene della Chiesa e dei vostri Istituti. Accogliete sempre con profondo fervore e con santo entusiasmo le buone ispirazioni, che il Signore vi fa sentire nell’animo, così che la vostra testimonianza di fede e di carità possa recare un efficace contributo all’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi.

A tutti la mia Benedizione.

Ai giovani

Un cordiale saluto desidero rivolgere a voi, giovani partecipanti a questa Udienza. Vi auguro che il periodo di vacanze e di pausa dai consueti studi scolastici, sia per voi una occasione privilegiata di riflessione, di meditazione, di preghiera, di servizio generoso e disinteressato ai fratelli più bisognosi. Vorrei in particolare raccomandarvi una assidua, metodica, attenta lettura del Vangelo, per conoscere e seguire, sempre più e sempre meglio, Gesù di Nazareth, Messia, Figlio di dio, Redentore dell’uomo. A tutti la mia Benedizione.

Agli ammalati

Anche a voi, Fratelli e Sorelle, che siete colpiti dall’infermità, voglio dedicare un affettuoso pensiero per dirvi che in voi si manifesta il mistero dell’amore misericordioso di Cristo che spia e redime. Unite le vostre sofferenze fisiche e spirituali al Crocifisso e, in Lui e con Lui, offritele al Padre celeste per coloro che sembrano sordi alla Parola di Dio, perché i loro cuori si aprano docilmente al suo invito e alla sua chiamata di grazia.

Vi benedico di cuore.

Agli sposi novelli

Non posso dimenticare voi, sposi novelli, che in questi giorni avete consacrato il vostro vicendevole amore nel sacramento del Matrimonio, di fronte a Dio e di fronte alla Chiesa. L’augurio mio, come pure di tutti i presenti, è che viviate sempre e intensamente gli impegni della vostra solenne promessa di amore e di fedeltà reciproca, e che aiutandovi l’un l’altro continuiate serenamente il vostro cammino di fede con l’aiuto della Vergine Santissima, Sposa e Madre, alla quale affido le vostre nascenti famiglie cristiane.

La mia Benedizione Apostolica vi accompagni ora e sempre!



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05/04/2013 17:45

Il Cristo Figlio vive di ringraziamento al Padre


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 luglio 1987



1. La preghiera di Gesù come Figlio “uscito dal Padre” esprime in modo particolare il fatto che egli “va al Padre”. “Va” e al Padre conduce tutti coloro che il Padre “ha dato a lui” (cf. Gv 16, 28.17). A tutti, inoltre, lascia il durevole patrimonio della sua preghiera filiale: “Quando pregate, dite: “Padre nostro . . .”” (Mt 6, 9cf. Lc 11, 2). Come appare da questa formula insegnata da Gesù, la sua preghiera al Padre è caratterizzata da alcune note fondamentali: è una preghiera piena di lode, piena di sconfinato abbandono alla volontà del Padre, e, per quanto concerne noi, piena di implorazione e di richiesta di perdono. In questo contesto rientra in modo particolare la preghiera di ringraziamento.

2. Gesù dice: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli . . .” (Mt 11, 25). Con l’espressione “Ti benedico”, Gesù vuol significare la gratitudine per il dono della rivelazione di Dio, poiché “nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui il quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27). Anche la preghiera sacerdotale (che abbiamo analizzato nell’ultima catechesi), se possiede il carattere di una grande richiesta che il Figlio rivolge al Padre al termine della sua missione terrena, nello stesso tempo è pure pervasa da un profondo senso di ringraziamento. Si può addirittura dire che il ringraziamento costituisce l’essenziale contenuto non solo della preghiera di Cristo, ma della stessa sua esistenziale intimità con il Padre. Al centro di tutto ciò che Gesù fa e dice, si trova la consapevolezza del dono: tutto è dono di Dio, creatore e Padre; e una risposta adeguata al dono è la gratitudine, il ringraziamento.

3. Occorre fare attenzione ai passi evangelici, specialmente a quelli di san Giovanni, dove questo ringraziamento è chiaramente messo in rilievo. Tale per esempio è la preghiera in occasione della risurrezione di Lazzaro: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato” (Gv 11, 41). Alla moltiplicazione dei pani (presso Cafarnao) “Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie li distribuì a quelli che si erano seduti e lo stesso fece del pesce” (Gv 6, 11). Infine, nell’istituzione dell’Eucaristia, Gesù prima di pronunciare le parole dell’istituzione sopra il pane e il vino, “rese grazie” (Lc 22, 17 cf. Mc 14, 23; Mt 26, 27). Questa espressione è usata sopra il calice del vino mentre sopra il pane si parla anche della “benedizione”. Tuttavia, secondo l’Antico Testamento, “benedire Dio”, ha anche il senso di rendere grazie, oltre a quello di “lodare Dio”, “confessare il Signore”.

4. Nella preghiera di ringraziamento si prolunga la tradizione biblica, che trova espressione specialmente nei Salmi. “È bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome, o Altissimo . . . Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie, esulto per l’opera delle tue mani” (Sal 92, 2-5). “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. Lo dicano i riscattati dal Signore . . . Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini. Offrano a lui sacrifici di lode” (“zebah todah”) (Sal 107, 1.2.21-22). “Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia . . . Ti rendo grazie perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza . . . Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto” (Sal 118, 1.21.28). “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? . . . A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore” (Sal 116, 12.17). “Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo” (Sal 139, 14). “O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre” (Sal 145, 1).

5. Anche nel Libro del Siracide si legge: “Benedite il Signore per tutte le opere sue. Magnificate il suo nome; proclamate le sue lodi . . Così direte nella vostra lode: “Quanto sono magnifiche tutte le opere del Signore”. “Ogni sua disposizione avrà luogo a suo tempo”. Non c’è da dire: “Che è questo? Perché quello?”. Poiché tutte le cose sono state create per un fine” (Sir 39, 14-15.21). L’esortazione del Siracide a “benedire il Signore” ha un tono didattico.

6. Gesù ha accolto questa eredità tanto significativa per l’Antico Testamento, esplicitando nel filone della benedizione-confessione-lode la dimensione del ringraziamento. Perciò si può dire che il momento culminante di questa tradizione biblica si ha nell’ultima cena, quando Cristo istituisce il sacramento del suo corpo e del suo sangue il giorno prima di offrire questo corpo e questo sangue nel sacrificio della croce. Come scrive san Paolo: “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me” (1 Cor 11, 23-24). Similmente gli evangelisti sinottici, a loro volta, parlano del ringraziamento sul calice: “Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti”” (Mc 14, 23-24; cf. Mt 26, 27; Lc 22, 17).

7. L’originale greco dell’espressione “rese grazie” è “eucharistésas” (da “eucaristein”), da cui Eucaristia. Così dunque il sacrificio del corpo e del sangue istituito come il santissimo Sacramento della Chiesa costituisce il compimento e insieme il superamento di quei sacrifici di benedizione e di lode, di cui si parla nei Salmi (“zebah todah”). Le comunità cristiane, sin dai tempi più antichi, univano la celebrazione dell’Eucaristia al ringraziamento, come dimostra un testo della “Didaché” (scritto composto fra la fine del I secolo e gli inizi del II, probabilmente in Siria, forse nella stessa Antiochia):

“Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vita di Davide tuo servo, che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo . . .

Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e per la conoscenza che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo . . .

Ti ringraziamo, o Padre nostro, per il tuo santo nome, che ci hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo” (Didaché 9,2-3; 10,2).

8. Il canto di ringraziamento della Chiesa che accompagna la celebrazione dell’Eucaristia, nasce dall’intimo del suo cuore, e anzi dal Cuore stesso del Figlio, che viveva di ringraziamento. Si può ben dire che la sua preghiera, e anzi tutta la sua esistenza terrena, divenne rivelazione di questa fondamentale verità enunciata nella Lettera di Giacomo: “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce . . .” (Lc 1, 17). Vivendo di ringraziamento, Cristo, il figlio dell’uomo, il “nuovo Adamo”, sconfiggeva alla radice stessa il peccato che sotto l’influsso del “padre della menzogna”, era stato concepito nell’animo “del primo Adamo” (cf. Gen 3). Il ringraziamento restituisce all’uomo la consapevolezza del dono elargito da parte di Dio fin “dall’inizio” e nello stesso tempo esprime la disponibilità a ricambiare il dono: dare con tutto il cuore a Dio se stessi e ogni altra cosa. È come una restituzione, perché tutto ha in lui il suo inizio e la sua fonte.

“Gratias agamus Domino Deo nostro”: è l’invito che la Chiesa pone al centro della liturgia eucaristica. Anche in questa esortazione risuona forte l’eco del ringraziamento, del quale viveva sulla terra il Figlio di Dio. E la voce del popolo di Dio vi risponde con un umile e grande testimonianza corale: “Dignum et iustum est”, “È cosa buona e giusta!”.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs de langue française présents à cette audience, je vous souhaite d’adopter dans toute votre vie cette attitude foncièrement chrétienne, et de la demander comme une grâce. Au nom du Seigneur, je bénis chacune de vos personnes, vos familles et tous ceux qui vous sont chers.

* * *

Parmi les visiteurs francophones présents, je salue spéciale- ment le groupe de fidèles libanais: chers amis, vous savez combien le sort de vos compatriotes nous tient à cœur, et est constamment l’objet de notre prière. Que le Seigneur vous donne sa paix et sa force!

Ai fedeli di lingua inglese

A cordial greeting to the members of the Western Christian Travel Seminar. I also welcome the Catholic visitors from Singapore and Malaysia, as well as the group of Marian Year pilgrims from Thailand. And to all the English-speaking visitors and pilgrims I extend a warm welcome and I impart my Apostolic Blessing.

Ad un folto gruppo di giapponesi

Sia lodato Gesù Cristo!

Do un cordiale benvenuto ai pellegrini appartenenti al gruppo “Movimento del Buon Pastore”, alle religiose della Diocesi di Sendai e agli studenti dell’Università Nan zan di Nagoya, tutti provenienti dal Giappone.

Mentre la Chiesa celebra l’Anno Mariano, voi fate un pellegrinaggio o un viaggio di studio e di aggiornamento in Europa. Auguro a tutti voi che la Vergine Maria, Madre di Gesù e di tutti noi, vi colmi delle grazie divine e vi assista.

Di cuore vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini provenienti da Paesi di lingua tedesca

Die Kirche fordert uns, liebe Brüder und Schwestern, in ihrer Liturgie immer wieder zum Dankgebet auf. Stimmen wir mit unserem persönlichen Gebet in ihren ununterbrochenen Lobpreis von Gottes Güte und Liebe ein. Diese herzliche Einladung richte ich heute an alle anwesenden Pilger und Besucher, besonders an die Priester und Ordensleute unter euch; so namentlich an die Gruppe von Schönstatt-Priestern und an die Pilgergruppe des Spätberufenenseminares Sankt Matthias in Waldram/Wolfratshausen. Wie wir nach den Worten Jesu ständig beten sollen, so soll unser ganzes Leben ein steter Lobpreis und Dank vor Gott sein. Dazu erbitte ich euch und allen Pilgern von Herzen Gottes Beistand mit meinem besonderen Apostolischen Segen.

Ai numerosi fedeli di espressione linguistica spagnola

Me es grato dirigir ahora mi afectuoso saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española, a quienes presento mi más cordial bienvenida, deseando que su visita a Roma, centro de la catolicidad, les afirme en su fe y les estimule en su testimonio de caridad cristiana en sus familas, con sus amistades, en sus ambientes de trabajo.

* * *

Particularmente saludo a los miembros del Movimiento Apostólico “Regnum Christi” y de la Fraternidad Franciscana Seglar de Yecla (Murcia). Asimismo saludo a la peregrinación procedente de la Arquidiócesis de San Juan de Puerto Rico, de la parroquia de Santa Eulalia de Roncana y al grupo de jóvenes mexicanas.

A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos países de América Latina y de España imparto la Bendición Apostólica.

Ai numerosi fedeli Polacchi

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów z Polski, poczynając od pierwszego gościa, Księdza Kardynała Metropolity Wrocławskiego; z diecezji tarnowskiej - pielgrzymów z parafii świętych Piotra i Pawła w Siedliskach, pielgrzymkę dziękczynną za wybudowanie i poświęcenie kościoła; z diecezji katowickiej - z parafii świętych Apostołów Filipa i Jakuba w Żorach; z Warszawy-Liceum Ogólnokształcące Sióstr Zmartwychwstanek; z Częstochowy - pielgrzymkę byłych wychowanek sióstr Nazaretanek. Prócz tego-z Poznania grupę nauczycieli Logos Tour; z Gliwic grupę studentów Politechniki; z Warszawy grupę z Zakładów Radiowych Kasprzaka; pielgrzymów polskich z Niemiec Zachodnich-z Hanoweru, Braunschweigu i Kassel - Misia Katolicka, wreszcie uczestników grup turystycznych PKS i Orbis, przede wszystkim z Warszawy.

Ai rappresentanti di alcune congregazioni religiose

Sono presenti a questa Udienza alcune rappresentanze di Congregazioni religiose: ci sono i Padri Rogazionisti con i partecipanti al Corso per Animatori e Animatrici Vocazionali da essi organizzato. Ci sono poi le Capitolari delle Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, le quali celebrano il centenario della morte della Fondatrice, la Beata Maria Caterina Troiani; le Capitolari delle Suore Carmelitane Teresiane; le Suore di San Giovanni Battista, che partecipano ad un Capitolo provinciale; un gruppo di Figlie di Maria Santissima dell’Orto, che ricordano il 50° o il 25° anniversario della loro professione religiosa.

Come non provare gioia anche solo nel passare in rassegna questa eletta schiera di anime consacrate, dedite al servizio del Regno di Dio? La Chiesa ha bisogno di voi, carissimi Religiosi e Religiose, per svolgere la sua missione. E’ quindi estremamente importante che si coltivino i germi di vocazione suscitati da Dio nel cuore di giovani e ragazze, che sono sensibili ai valori del messaggio evangelico. Ed è altrettanto importante che si curi con ogni attenzione la pianticella crescente della vocazione, affinché dia i suoi frutti. Non risparmiate, dunque, sollecitudine e fatica, voi specialmente Superiori e Superiore, in favore delle sacre vocazioni a gloria di Dio, a servizio della Chiesa, a vantaggio della anime.

A tutti voi, Religiosi e Religiose, la mia speciale Benedizione in segno di gratitudine e di incoraggiamento.

Ai giovani

Carissimi giovani! Con grande gioia rivolgo a voi un particolare saluto, pensando alle vostre vacanze in piena estate! Auguro a tutti giorni di serenità e di riposo, in spirito di amicizia e di fraternità. Vi esorto anche ad impiegare il vostro tempo prezioso con qualche impegno ingegnoso e qualche lettura interessante; a non tralasciare mai le vostre preghiere e la partecipazione alla Santa Messa domenicale; e ad esprimere anche la vostra bontà e il vostro carattere cristiano con qualche atto di carità verso coloro che soffrono e che hanno bisogno del vostro aiuto. Vi assista durante le vostre vacanze la mia Benedizione.

Agli ammalati

Carissimi ammalati e accompagnatori! Anche oggi, nonostante l’afosa stagione estiva, avete voluto partecipare all’udienza. Vi ringrazio per la vostra presenza e vi saluto con grande affetto, assicurando che la mia preghiera sempre vi accompagni. Sta terminando il mese di Luglio, che è particolarmente dedicato alla devozione verso il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo, versato per la nostra salvezza. Specialmente chi soffre penetra in modo più profondo e illuminante il mistero del dolore redentore e si unisce a Cristo Crocifisso per espiare, purificare, salvare. Coltivate nella vostra vita spirituale anche questa devozione, che conforta e consola. A tutti la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Giunga anche a voi, sposi novelli, la mia parola beneaugurante! Nel vostro viaggio di Nozze avete voluto venire a Roma, per partecipare all’Udienza e ricevere la speciale Benedizione del Papa. Mentre vi ringrazio per questo gesto di fede, prego il Signore affinché il Matrimonio, che vi ha uniti in un vincolo sacro di amore e di grazia, mantenga sempre viva e fervorosa la reciproca donazione, nella comprensione, nella bontà, nella pazienza. Santa Marta, di cui oggi celebriamo la Festa liturgica, che nella casa di Betania, insieme a Maria ed a Lazzaro, con tanto affetto ed impegno serviva Gesù, loro Amico e Maestro, interceda per voi, affinché nella vostra nuova casa sia sempre viva ed amata la presenza di Cristo; e siate disposti a servirlo nei fratelli! La mia Benedizione vi accompagni.

***

In questo periodo, che per molti è di serena vacanza, desidero rivolgere un pensiero di cristiana pietà per chi muore e di fraterna solidarietà per chi soffre.

Ricordiamo nella preghiera le centinaia di persone che nei giorni scorsi hanno perduto la vita per la calura in Grecia e in altre regioni del Mediterraneo, e per le piogge torrenziali e le inondazioni in Corea e in Iran.

Ma vorrei invitarvi a pregare anche per le vittime della violenza fratricida, che recentemente, in varie parti del mondo, si è abbattuta su numerose persone.

Uniamoci, innanzitutto, alla preghiera dei vescovi e della Comunità cattolica del Mozambico, che domenica scorsa hanno commemorato le 386 persone - tra cui anziani, ammalati, donne e bambini - trucidate ad Homoine. Il Signore accolga nella sua pace le vittime di quell’eccidio disumano, dia conforto a quanti sono nel dolore e sostenga l’impegno di coloro che continuano a operare perché la cara Nazione mozambicana recuperi pace e tranquillità.

Anche da Haiti continuano a giungere notizie di tensioni e di scontri con numerosi morti e feriti. I vescovi hanno levato la loro voce il 4 luglio scorso per esprimere dolore e preoccupazione e per indicare ancora una volta le vie della riconciliazione e della giustizia. Mentre vi invito a pregare con me per le vittime, desidero far mio l’appello dei vescovi: nella violenza non c’è soluzione per i gravi problemi che affliggono quella popolazione! La scelta giusta è invece il rispetto delle persone, l’accettazione e la fiducia reciproche, lo sforzo di tutti nel sostenere le grandi speranze del popolo haitiano. Chiediamo alla nostra Madre celeste di ottenere per i responsabili della Nazione e per tutti gli uomini di buona volontà la luce e la forza necessari per assicurare lo sviluppo pacifico e democratico del Paese, così vivamente desiderato.



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