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sant'Agostino giorno per giorno

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2013 09:19
02/02/2013 09:19

dal 10 al 19 febbraio
10/02

 

Preghiera

In Dio opereremo prodezze. Potremo essere vilipesi, calpestati, ritenuti uomini di nessun conto: ma egli a niente ridurrà i nostri nemici. (En. in Ps. 59, 15)

 

Lettura

Cristo esempio e maestro di umiltà

C’è poi l’episodio dei discepoli che discutevano fra loro chi fosse il più grande. Perché mai il Signore mise avanti ai loro occhi un fanciullo piccolo piccolo e disse: Se non sarete come questo bambino, non entrerete nel Regno dei cieli? (Mt 18, 1-3) Non fu forse per inculcare efficacemente l’umiltà, ponendo in essa il merito della grandezza? E quando i figli di Zebedeo gli esposero il desiderio di sedere al suo fianco nei seggi celesti, non rispose che pensassero piuttosto a bere il calice della passione (Mt 20, 21s) – come lui, che umiliò se stesso fino alla morte e morte di croce (Fil 2, 8)– anziché presentare la superba richiesta d’essere preferiti agli altri? E cosa insegnava, con questo, se non che avrebbe dato la gloria soltanto a coloro che prima l’avessero seguito come maestro di umiltà? Stando per affrontare la passione, lavò i piedi ai discepoli e raccomandò apertamente di fare ai condiscepoli e conservi ciò che lui, Maestro e Signore, aveva fatto a loro. Che lezione di umiltà! Per lasciarla più impressa nel loro animo, scelse proprio il momento in cui, stando egli per morire, i discepoli lo osservavano con più ansiosità. E, certamente, avrebbero ricordato in modo tutto particolare quello che il Maestro per ultimo aveva offerto alla loro imitazione. Egli, in un momento come quello, fece un gesto che avrebbe potuto compiere in qualsiasi altro dei giorni che aveva trascorsi con loro. Se l’avesse compiuto prima, però, avrebbe dato, sì, lo stesso insegnamento, ma questo non sarebbe rimasto impresso con pari efficacia. (De s. virginitate 32.32)

 

Per la riflessione

La fragilità umana è tanta che anche a chi si sforza e vigila per non peccare succedono delle mancanze. Saranno piccole, saranno poche; ma non si può dire che non ci siano. Esse, anzi, diverrebbero grandi e gravi se vi si aggiungesse la malizia e la gravità della superbia. (De s. virginitate 50)

 

Pensiero agostiniano

Chi disprezza questa condizione di umiltà in Dio, non vuole per sé la guarigione dal tumore micidiale della superbia. (Sermo 124, 3)

 

11/02

 

Preghiera

A te ha detto il mio cuore: Ho cercato il tuo volto. Perché non agli uomini mi sono mostrato; ma nel segreto, dove tu solo ascolti, ti ha detto il cuor mio: Non ho cercato da te qualche premio che sia all’infuori di te, ma il tuo volto. (En. in Ps. 26, I, 8)

 

Lettura

Occorre rivolgersi a Cristo con umiltà

A Cristo, caro Dioscoro, vorrei che ti assoggettassi con la più profonda pietà e che, nel tendere alla verità e nel raggiungerla, non ti aprissi altra via che quella apertaci da lui il quale, essendo Dio, ha veduto la debolezza dei nostri passi. La prima via è l’umiltà, la seconda è l’umiltà e la terza è ancora l’umiltà: e ogni qualvolta tornassi a interrogarmi, ti risponderei sempre così. Non perché non ci siano altri precetti degni d’essere menzionati, ma perché la superbia ci strapperà senz’altro di mano tutto il merito del bene di cui ci rallegriamo, se l’umiltà non precede, accompagna e segue tutte le nostre buone azioni in modo che l’anteponiamo per averla di mira, la poniamo accanto per appoggiarci ad essa, ci sottoponiamo ad essa perché reprima il nostro orgoglio. Poiché tutti gli altri vizi sono da temersi nelle azioni colpevoli; la superbia invece deve temersi anche nelle azioni buone, poiché le azioni per sé degne di lode vanno perdute se ispirate dall’amore della stessa lode. Si dice che a un famosissimo oratore fu chiesto quale fosse, a suo avviso, la prima regola dell’eloquenza e che rispondesse: "L’arte del porgere", quale fosse la seconda e rispondesse ancora: "L’arte del porgere", quale fosse la terza e rispondesse ognora: "L’arte del porgere". Allo stesso modo, ogni qualvolta tu chiedessi quale sia il primo dei precetti della religione cristiana, non troverei altra risposta che questa: "l’umiltà", anche se le circostanze mi spingessero a dire altre cose. (Ep. 118, 3.22)

 

Per la riflessione

Coloro che dal Signore Gesù hanno appreso ad essere miti ed umili di cuore, ritraggono maggior vantaggio dal meditare e dal pregare, che dal leggere e dall’ascoltare. (Ep. 147, 1)

 

Pensiero agostiniano

China, Signore, il tuo orecchio. Egli china l’orecchio se tu non innalzi la testa. (En. in Ps. 85, 2)

12/02

 

Preghiera

Ascolta, Signore, la mia implorazione (Sal 60, 2):non venga meno la mia anima sotto la tua disciplina. (Conf. I, 15.24)

 

Lettura

Esempi di umiltà tratti dal Vangelo

Dell’insegnamento di Cristo sull’umiltà riporterò poche testimonianze: quelle che il Signore si degnerà farmi ricordare e che, probabilmente, saranno sufficienti a chiarire l’argomento che mi sono proposto. Il discorso che egli tenne ai discepoli all’inizio della sua missione, e che è il più lungo, comincia così: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei cieli. (Mt 5, 3)Senza alcun dubbio, questi poveri sono gli umili. Se poi lodò calorosamente la fede di quel centurione e disse di non averne trovata altrettanta in Israele, fu perché egli aveva creduto con umiltà così profonda da asserire: Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto. (Mt 8, 5s)È questo il motivo per cui Matteo può dire che il centurione andò lui stesso da Gesù, mentre Luca dichiara apertamente che non fu lui ad andarci ma vi inviò alcuni amici. Con la sua umiltà piena di fede, egli personalmente si avvicinò al Cristo più di coloro che aveva mandati. Da qui il detto del Profeta: Il Signore è altissimo: egli guarda con amore le cose umili, mentre osserva da lontano le cose elevate. (Sal 137, 6)Certamente come non avvicinabili. Non diverso il caso della donna cananea, a cui dice: O donna, grande è la tua fede! ti sia fatto come desideri. (Mt 15, 28) Prima l’aveva chiamata cane, e le aveva risposto che non poteva darle il pane dei figli. Ma lei, accettando con umiltà il rifiuto, aveva replicato: Sì, Signore! anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei padroni. (Mt 15, 27) Con una professione di umiltà merita quello che non aveva ottenuto con l’insistenza del suo gridare. (De s. virginitate 32.32)

 

Per la riflessione

La continenza perpetua, e soprattutto la verginità, è negli eletti di Dio un grande favore della sua munificenza, si deve vigilare con la massima cura perché non sia rovinato dalla superbia. (De s. virginitate 33.33)

 

Pensiero agostiniano

Se avrai voluto presumere delle tue forze, cadrai in quello di cui hai presunto; se ti sarai fidato di un altro, costui vuol dominarti, non soccorrerti. (En. in Ps. 34, I, 15)

13/02

 

Preghiera

Parla nel mio cuore con verità, tu solo infatti sai farlo; li espellerò fuori, a soffiare nella polvere, a sollevare la terra nei loro occhi. (Conf. XII, 16.23)

 

Lettura

L’umiltà di Cristo non deve essere disprezzata per superbia

Al superbo l’umiltà sembra indegna del Signore, perciò da quelli che sono tali la sanità si allontana. Non montare in superbia: scendi, se vuoi essere risanato. La pietà doveva inorridire se mai il Cristo incarnato si riteneva soggetto a mutamento. Ma ora la verità ti rende valido che il Cristo, in quanto Verbo, è immutabile. In principio, infatti, era il Verbo e il Verbo era presso Dio; non la parola che risuona e passa, perché il Verbo era Dio. (Gv 1, 1) Dunque il tuo Dio permane immutabile. O verace pietà religiosa, sussiste immutabilmente il tuo Dio; non temere, il suo essere non viene meno; e proprio per lui neppure tu cessi di esistere. Sempre uguale a se stesso, nasce da donna, ma nella carne. Il Verbo, invece, creò anche la madre. Chi era ancora prima di farsi uomo si preparò colei nella quale si fece uomo. Fu bambino, ma nella carne. Succhiò dal seno, andò crescendo, mangiò cibi solidi, trascorse i vari stadi dell’età, raggiunse la giovinezza, ma nella carne. Stanco, prese sonno, ma nella carne. Soffrì la fame e la sete, ma nella carne. Arrestato, legato, flagellato, oltraggiato, infine crocifisso, ucciso, ma nella carne. Perché ti fa inorridire? Il Verbo del Signore dura sempre. (Gc 1, 11) (Sermo 124, 3)

 

Per la riflessione

L’umiltà di Cristo non è gradita ai superbi. Quanto a te, cristiano, se essa ti piace, imitala. (En. in Ps. 93, 15)

 

Pensiero agostiniano

La nostra salvezza in Cristo è l’umiltà di Cristo. (Sermo 285, 4)

14/02

 

Preghiera

O Maestro e Signore dei mortali, ai quali la morte fu propinata e tuttora si comunica nella coppa della superbia. (De s. virginitate 35.35)

 

Lettura

La carità si consegue e si custodisce con l’umiltà

Contro la superbia, madre dell’invidia, principalmente lotta tutta l’ascesi cristiana. Questa insegna l’umiltà, con la quale si consegue e si custodisce la carità, di cui sta scritto: La carità non è invidiosa. E, come se gli andassimo a chiedere il motivo per cui non è invidiosa, subito aggiunge: La carità non si gonfia. (1Cor 13, 4) È come se dicesse: Non è invidiosa perché non è superba. Il Maestro dell’umiltà, Cristo, cominciò con l’annientare se stesso prendendo la forma di schiavo, diventando simile agli uomini e, quanto all’aspetto esterno, riscontrato effettivamente come un uomo. Umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e morte di croce. (Fil 2, 7-8) Quanto poi alla sua dottrina, chi potrà spiegare con linguaggio semplice con quanta solerzia ci inculchi l’umiltà e come insista fortemente nel comandarla? E chi riuscirà a raccogliere tutte le testimonianze che illustrano questo argomento? Per portare a termine una tale impresa o solo per provarci, occorrerebbe scrivere un libro a parte proprio sull’umiltà. Mentre l’argomento di quest’opera è un altro: e dell’umiltà ci si occupa solo perché da un bene così grande deve, con ogni cura, essere tenuta lontana la superbia. (De s. virginitate 31.31)

 

Per la riflessione

Tutti i cristiani debbono praticare l’umiltà. Essi infatti si chiamano "cristiani" da Cristo; e il Vangelo di Cristo nessuno lo scruta con diligenza senza trovarvi Gesù che si presenta come maestro di umiltà. Tuttavia, questa virtù debbono ricercarla e coltivarla con un impegno tutto speciale coloro che eccellono sugli altri per qualche dono fuori dell’ordinario. (De s. virginitate 33.33)

 

Pensiero agostiniano

Se riponi la tua speranza in un altro uomo, sei umile inutilmente. Se invece riponi la tua speranza in te stesso, sei superbo, e ciò con tuo pericolo. (Sermo 13, 2)

 

15/02

 

Preghiera

Mio aiuto e liberatore sei tu, Signore; non tardare! Tu sei aiuto e liberatore. Io ho bisogno di soccorso: aiutami! Io sono prigioniero: liberami! Perché nessuno all’infuori di te mi scioglierà dai miei legami. (En. in Ps. 69, 8)

 

Lettura

Umiltà e superbia

Il regno dei cieli appartiene a quelli che sono come loro, (Mt 19, 14) che sono cioè umili, spiritualmente piccoli. Non abbiate per loro disprezzo o avversione: è segno di vera grandezza l’esser piccolo, mentre la superbia è fallace grandezza di chi è debole. E quando la superbia si sia impadronita di un animo, sollevandolo in alto lo fa precipitare, gonfiandolo lo svuota, riempiendolo lo spezza. Mentre la persona umile non può fare del male, il superbo non può non farne: intendo riferirmi all’umiltà di chi non aspira a eccellere per transitori successi mondani, ma è volto sinceramente a un bene eterno che sa di poter raggiungere, non con le proprie forze ma con l’aiuto che riceve. Chi ha questa umiltà non può desiderare il male di nessuno perché nessun male potrebbe accrescere il suo bene. La superbia invece produce subito invidia, e chi prova invidia non può che desiderare il male di colui il cui bene lo tormenta. Anche l’invidia quindi porta subito a volere il male, e di qui derivano imbrogli, ipocrisie, maldicenze e tutto quel male che non si vorrebbe mai ricevere da un altro. Se conservate quindi intatta la pia umiltà, che secondo le Scritture è il segno distintivo della santa infanzia, godrete sicuramente della immortalità dei beati: A costoro appartiene il regno dei cieli. (Sermo 353, 2.1)

 

Per la riflessione

Se non si deve essere superbi nei rapporti tra noi uomini, a maggior ragione non si deve esserlo con Dio, ribellandosi alla sua volontà. Se è vero che nei rapporti tra noi non si deve fare all’altro quello che non si vorrebbe fosse fatto a noi, e nessuno tollererebbe la disobbedienza di chi di diritto gli è sottoposto, nel rapporto con Dio si deve ancor più badare di non comportarsi proprio nel modo con cui non si vorrebbe che un altro si comportasse con noi. (Sermo 353, 2.2)

 

Pensiero agostiniano

Cristo insegna l’umiltà, nell’affidare il suo corpo e il suo sangue. (En. in Ps. 33, II, 7)

16/02

 

Preghiera

Ci aiuti Cristo, Figlio della Vergine. (De s. virginitate 2.2)

 

Lettura

L’ideale della verginità

Vi abbiamo esortato con tutta l’energia a tendere verso l’ideale della verginità. Il quale, quanto più è eccellente e divinamente grande, tanto più costituisce un richiamo alla nostra sollecitudine affinché diciamo, sì, qualcosa sulla pregevolissima virtù della castità, ma ancor più ci soffermiamo su quella munitissima dell’umiltà. Difatti, se a coloro che professano la continenza viene fatto di paragonarsi con gli sposati, subito si accorgeranno che, secondo la Scrittura, questi sono inferiori a loro per l’opera, per la ricompensa, per la promessa e per il premio. In tal caso si dovranno ricordare di ciò che è scritto: Quanto più sei grande, tanto più umiliati in tutto, e troverai grazia presso Dio. (Sir 3, 18) L’umiltà di ciascuno, infatti, deve essere rapportata alla sua grandezza e al conseguente pericolo d’insuperbirsi: poiché la superbia insidia maggiormente colui che si trova più in alto. L’invidia poi segue la superbia come figlia pedissequa: la superbia la genera molto precocemente, anzi, mai si trova senza tale prole e compagna. E così, attraverso questi due mali, la superbia e l’invidia, si rende presente il diavolo. (De s. virginitate 31.31)

 

Per la riflessione

Ed egli, nonostante le promesse di seguire il Signore, non fino a un certo punto ma assolutamente dovunque fosse andato, di fatto non lo seguì proprio per niente. (De s. virginitate 51.52)

 

Pensiero agostiniano

E’ preferibile un peccatore umile ad un uomo onesto superbo. (Sermo 170, 7)

17/02

 

Preghiera

Con gli occhi della fede, che tu mi hai aperto, contemplo te, o buon Gesù, che esclami e dici, come in un’adunata dell’intero genere umano: Venite a me, e imparate da me. (Mt 11, 29) (De s. virginitate 35.35)

 

Lettura

Le vergini di Dio seguono l’Agnello dovunque vada

Voi, che siete vergini di Dio, questo dovete fare, questo: seguire l’Agnello dovunque vada. Ma, prima di mettervi al suo seguito, recatevi da lui, e imparate come egli è mite e umile di cuore. (Mt 11, 29) Se amate, andate con umiltà a colui che è umile. Non vi allontanate da lui, se non volete cadere. Chi teme di allontanarsi da lui, prega implorando che non lo raggiunga il piede della superbia. (Sal 35, 12) Avviatevi alle altezze col piede dell’umiltà. Egli porta in alto chi lo segue con umiltà: egli che non sdegnò di chinarsi su coloro che giacevano nel peccato. Affidate a lui i doni che vi ha elargito, perché ve li conservi; deponete presso di lui la vostra forza. Tutto il male che non commettete perché Dio ve ne tiene lontani, consideratelo come perdonato. In tal modo non vi succederà di amarlo poco, illudendovi che poco vi sia stato rimesso; né disprezzerete con fatale arroganza i pubblicani che vedrete battersi il petto. Se avete avuto modo di saggiare le vostre forze, non vi inorgoglite per quanto siete riuscite a sopportare. Se la prova non vi è ancora toccata, pregate per non essere tentate al di sopra delle vostre capacità. (De s. virginitate 52.53)

 

Per la riflessione

Quelli che fra voi perseverano, vi siano d’esempio. Quelli che cadono, aumentino la vostra trepidazione. Amate la perseveranza degli uni per imitarla; piangete la defezione degli altri per evitare l’orgoglio. (De s. virginitate 52.53)

 

Pensiero agostiniano

Coloro che dal Signore Gesù hanno appreso ad essere miti ed umili di cuore, ritraggono maggior vantaggio dal meditare e dal pregare, che dal leggere e dall’ascoltare. (Ep. 147, 1)

18/02

 

Preghiera

Noi, riponendo la speranza nelle realtà eterne, e non ricercando la nostra gloria, esulteremo nel nome del Signore Dio nostro. (En. in Ps. 19, 8)

 

Lettura

Un’immagine della vita angelica

Voi avete raggiunto una tale perfezione che tutto nella vostra condotta corrisponde alla verginità che professate e custodite. Non avete nulla a che fare con gli omicidi, con i sacrifici idolatrici e simili abominazioni diaboliche, con i furti, le rapine, le frodi, gli spergiuri, l’ubriachezza, la lussuria nelle sue varie forme, l’avarizia, la finzione, la gelosia, l’empietà, la durezza di cuore. Non solo, ma fra voi non è dato vedere, né succedono di fatto, quelle colpe che sono effettivamente o, quanto meno, vengono reputate di poco rilievo: non viso procace, non occhi curiosi, non lingua ciarliera, non ridere sguaiato, non scherzi villani, non mode indecenti, non portamento esageratamente sostenuto o languido. Voi non rendete male per male, né maledizione per maledizione. (1Pt 3, 9) Anzi, così sublime è il grado della vostra carità che siete disposte a dare la vostra vita per i fratelli. Siete così e così dovete essere. E tutte queste virtù, unite alla verginità, offrono agli uomini un’immagine della vita angelica, riproducono sulla terra costumanze celesti. Orbene, quanto più siete in alto – lo dico a quanti possiedono tali grandezze –, altrettanto dovete umiliarvi in ogni maniera, se volete trovare grazia davanti a Dio. (Sir 3, 18-20) Se non volete che, essendo voi superbi, egli vi resista. Se non volete che, cercando voi d’innalzarvi, egli vi abbassi, e che, essendo voi troppo gonfi, egli non riesca a farvi passare per la porta stretta. Raccomandazioni, queste, che dovrebbero essere superflue, poiché dove arde la carità è impossibile che manchi l’umiltà. (De s. virginitate 52.53)

 

Per la riflessione

Non vogliate stabilire una vostra giustizia; assoggettatevi a Dio che opera in voi la sua giustificazione. Perdonate i peccati altrui; pregate per i vostri. Con la vigilanza schivate le colpe avvenire. Cancellate le colpe del passato mediante la confessione. (De s. virginitate 52.53)

 

Pensiero agostiniano

Non siamo dunque noi che prima osserviamo i comandamenti di modo che egli venga ad amarci, ma il contrario: se egli non ci amasse, noi non potremmo osservare i suoi comandamenti. Questa è la grazia che è stata rivelata agli umili mentre è rimasta nascosta ai superbi. (In Io. Ev. 82, 3)

19/02

 

Preghiera

Ma noi, Signore, siamo, ecco, il tuo piccolo gregge; tu prendi noi in tuo possesso. (Conf. X, 36.59)

 

Lettura

Credi nel Crocifisso per arrivare alla vera sapienza

[I filosofi di questo mondo] avevano visto dove bisognava andare, ma, ingrati verso colui che aveva loro concesso questa visione, attribuirono a se stessi ciò che avevano visto; diventati superbi, si smarrirono, e si rivolsero agli idoli, ai simulacri, ai culti demoniaci, giungendo ad adorare la creatura e a disprezzare il Creatore. Giunsero a questo dopo che già erano caduti in basso. Fu l’orgoglio a farli cadere, quell’orgoglio che li aveva portati a ritenersi sapienti. Coloro di cui l’Apostolo dice che conobbero Dio, videro ciò che dice Giovanni, che cioè per mezzo del Verbo di Dio tutto è stato fatto. Infatti, anche nei libri dei filosofi si trovano cose analoghe, perfino che Dio ha un unico Figlio per mezzo del quale furono fatte tutte le cose. Essi riuscirono a vedere ciò che è, ma videro da lontano. Non vollero aggrapparsi all’umiltà di Cristo, cioè a quella nave che poteva condurli sicuri al porto intravisto. La croce apparve ai loro occhi spregevole. Devi attraversare il mare e disprezzi la nave? Superba sapienza! Irridi al Cristo crocifisso, ed è lui che hai visto da lontano: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio. Ma perché è stato crocifisso? Perché ti era necessario il legno della sua umiltà. Infatti ti eri gonfiato di superbia, ed eri stato cacciato lontano dalla patria; la via era stata interrotta dai flutti di questo secolo, e non c’è altro modo di compiere la traversata e raggiungere la patria che nel lasciarti portare dal legno. Ingrato! Irridi a colui che è venuto per riportarti di là. Egli stesso si è fatto via, una via attraverso il mare. E’ per questo che ha voluto camminare sul mare (cf. Mt 14, 25), per mostrarti che la via è attraverso il mare. Ma tu, che non puoi camminare sul mare come lui, lasciati trasportare da questo vascello, lasciati portare dal legno: credi nel Crocifisso e potrai arrivare. (In Io. Ev. 2, 4)

 

Per la riflessione

E’ per te che si è fatto crocifiggere, per insegnarti l’umiltà; e anche perché, se fosse venuto come Dio, non sarebbe stato riconosciuto. Se fosse venuto come Dio, infatti, non sarebbe venuto per quelli che erano incapaci di vedere Dio. […] Come è venuto, invece? Nella sua visibile umanità. (In Io. Ev. 2, 4)

 

Pensiero agostiniano

Ricordati che siamo polvere. (Sal 102, 14) Colui che ha plasmato l’uomo con la polvere e gli ha dato lo spirito vitale, per questa creatura consegnò alla morte il proprio Unigenito. Chi potrebbe spiegare, chi potrebbe avere almeno la giusta idea di quanto egli ci ama? (Sermo 57, 13.13)


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