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sant'Agostino giorno per giorno

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2013 12:52
20/01/2013 12:52

dal 10 al 20 gennaio
11/01

 

Preghiera

Sii mio aiuto. Dunque, se tu mi soccorri, se tu mi accogli, dammi la legge: Stabilisci per me una legge, o Signore, sulla tua via. Stabilisci cioè la legge per me nel tuo Cristo. Perché la stessa via ci ha parlato, ed ha detto: Io sono la via, la verità, la vita. (Gv 14, 6) (En. in Ps. 26, II, 20)

 

Lettura

Il ritorno al Padre

Discese nel mondo la nostra vita, la vera, si prese sulle sue spalle la nostra morte e l’uccise con la sovrabbondanza della sua vita, ci gridò tuonando di tornare dal mondo a lui, nel sacrario onde venne a noi dapprima entrando nel seno di una vergine, ove gli si unì come sposa la creatura umana, la nostra carne mortale, per non rimanere definitivamente mortale; poi di là, come sposo che esce dal talamo, uscì con balzo di gigante per correre la sua via (Sal 18, 6),e senza mai attardarsi corse gridando a parole e a fatti, con la morte e la vita, con la discesa e l’ascesa, gridando affinché tornassimo a lui; e si dipartì dagli occhi affinché tornassimo al cuore,ove trovarlo. Partì infatti, ed eccolo, è qui. Non volle rimanere a lungo con noi e non ci ha lasciati. Partì verso un luogo da cui non si era mai dipartito, perché il mondo fu fatto per mezzo suo,e in questo mondo era (Gv 1, 10) e venne in questo mondo a salvare i peccatori (1Tim 1, 15). La mia anima si confessa a lui, e lui la guarisce, perché ha peccato contro di lui. Figli degli uomini, fino a quando questo peso nel cuore? (Sal 4, 3). Anche dopo che la vita discese a voi, non volete ascendere a vivere? Dove ascendete, se siete già in alto e avete posto la bocca nel cielo? (Sal 72, 9)Discendete, per ascendere e ascendere a Dio, poiché cadeste nell’ascendere contro Dio.

Di’ loro queste parole, anima mia, affinché piangano nella valle del pianto e così rapiscili via con te fino a Dio. Lo spirito di Dio t’ispira queste parole, se nel parlare ardi col fuoco della carità. (Conf. IV, 12.19)

 

Per la riflessione

Volgiamoci tosto indietro, Signore, per non essere sconvolti. Il nostro bene vive indefettibilmente accanto a te, perché tu medesimo lo sei, e non temiamo di non trovare al nostro ritorno il nido da cui siamo precipitati. La nostra casa non precipita durante la nostra assenza: è la tua eternità. (Conf. IV, 16.31)

 

Pensiero agostiniano

Dio ti chiama e ti comanda di fare qualcosa, ma lui stesso ti somministra le forze perché quel che ti comanda tu lo possa adempiere. (Sermo 32, 9)

12/01

 

Preghiera

Signore Dio mio, presta ascolto alla mia preghiera;la tua misericordia esaudisca il mio desiderio. (Conf. XI, 2.3)

 

Lettura

Tutti dobbiamo seguire Cristo

Fratelli, se il nostro amore è sincero, imitiamo anche noi. Non potremmo infatti rendere miglior frutto di amore di quello che è l’imitazione dell’esempio: Cristo in realtà patì per noi lasciandoci un esempio perché ne seguiamo le orme. (1Pt 2, 21) Da questa espressione può sembrare che l’apostolo Pietro abbia inteso dire che Cristo patì solamente per coloro che ne seguono le orme e che la passione di Cristo giovi unicamente a coloro che ne seguono le orme. I santi martiri lo hanno seguito fino all’effusione del sangue, fino a rendersi a lui somiglianti nella passione: i martiri lo hanno seguito, ma non sono stati i soli. In realtà non è che venne tagliato il ponte dopo il loro passaggio, o che quella sorgente si sia inaridita dopo che i martiri bevvero. Quale, allora, la speranza dei buoni fedeli che in forza dell’unione coniugale portano in castità e concordia il vincolo del matrimonio, o secondo la continenza vedovile rintuzzano gli allettamenti della carne, o ancora, levando più alto il vertice della santità e fiorendo in verginità illibata, seguono l’Agnello dovunque vada? Qual è per costoro - io dico - quale la speranza per tutti noi se al seguito di Cristo, non si trovano che quanti versano il sangue per lui? La madre Chiesa dovrà perdere allora i suoi figli che in tempo di pace genera tanto più numerosi quanto maggiore è la sicurezza? Perché non li perda è da implorare la persecuzione, da desiderare la prova? Lungi da noi, fratelli. Come può infatti desiderare la persecuzione chi grida ogni giorno: Non ci indurre in tentazione? (Mt 6, 13)

Possiede, possiede, fratelli, quel giardino del Signore, possiede non solo le rose dei martiri, ma pure i gigli delle vergini e le edere dei coniugi e le viole delle vedove. In una parola, dilettissimi, in nessuno stato di vita gli uomini dubitino della propria chiamata: Cristo è morto per tutti. (Sermo 304, 2.2-3)

 

Per la riflessione

[Ma ora] il nostro Capo è libero. Aderiamo a lui con l’amore, per essere, dopo, meglio uniti a Lui nell’immortalità. (En. in Ps. 30, II, d.1, 10)

 

Pensiero agostiniano

In tempo di persecuzione è premiato il combattimento, in tempo di pace è premiata la perseveranza. (Sermo 303, 2)

13/01

 

Preghiera

Il tuo volto, Signore, ricercherò. Con perseveranza insisterò in questa ricerca; non cercherò infatti qualcosa di poco conto, ma il tuo volto, o Signore, per amarti gratuitamente, dato che non trovo niente di più prezioso. (En. in Ps. 26, I, 8)

 

Lettura

Non vergogniamoci di Cristo!

Non dice: hai elargita la sapienza con pienezza al cospetto dei figli degli uomini, ma: a coloro che sperano in te al cospetto dei figli degli uomini. Cioè: hai elargito con pienezza la tua dolcezza a coloro che sperano in te al cospetto dei figli degli uomini. In questo modo si esprime il Signore: chi mi avrà rinnegato al cospetto degli uomini, anche io lo rinnegherò al cospetto del Padre mio. (Mt 10, 35) Dunque, se speri nel Signore, spera in lui al cospetto degli uomini, perché per caso tu non nasconda la tua stessa speranza nel tuo cuore e tema di confessarla quando ti si rinfaccia come un delitto il tuo essere cristiano. Ma a chi ora si rinfaccia l’essere cristiano? Tanto pochi sono rimasti i non cristiani che piuttosto si rimprovera loro di non esserlo, più di quanto essi osino rinfacciare ad altri di esserlo. Tuttavia vi dico, fratelli miei; cominci chiunque qui mi ascolta a vivere da cristiano, e vedrà che ciò gli sarà rinfacciato dai cristiani stessi, che sono tali di nome ma non per la vita e per i costumi. Nessuno avverte questo, se non chi lo ha sperimentato. Dunque intendi, considera ciò che ascolti. Vuoi vivere da cristiano? Vuoi seguire le vestigia del tuo Signore? Se ti è rinfacciato e tu ti vergogni, vergognandoti le abbandoni: hai perduto la via. Ti sembra di aver creduto con il cuore alla giustizia, ma l’hai perduta; poiché per la salvezza è necessaria la confessione con le labbra. Se perciò vuoi camminare per la via del Signore, spera in Dio anche al cospetto degli uomini, cioè non vergognarti della tua speranza. Come vive nel tuo cuore, così abiti sulla tua bocca; perché non senza motivo Cristo ha voluto imprimere il suo segno sulla nostra fronte, come nella sede del pudore, perché il Cristiano non si vergogni degli obbrobri di Cristo. (En. in Ps. 30, II, s.3, 7)

 

Per la riflessione

Se avrai fatto questo al cospetto degli uomini, cioè se non avrai arrossito davanti agli uomini, e al cospetto dei figli degli uomini non avrai negato Cristo né con la bocca né con i fatti, spera che anche per te sia pronta la dolcezza di Dio. (En. in Ps. 30, II, s.3, 7)

 

Pensiero agostiniano

Non arrossire della croce di Cristo; perciò hai ricevuto sulla fronte, quale sede dell’onore, proprio questo segno. Ripensa alla tua fronte per non temere la lingua altrui. (Sermo 160, 5)

14/01

 

Preghiera

In alto il cuore, in alto il pensiero, in alto l’amore, in alto la speranza, affinché non imputridisca sulla terra! (En. in Ps. 90, II, 13)

 

Lettura

La salvezza universale

Egli è, dunque, la luce che ha creato quella che vediamo. Amiamola, questa luce, aneliamo alla sua comprensione, siamone assetati, affinché, sotto la sua guida, possiamo finalmente pervenire ad essa e vivere in essa, così da non morire mai più. Questa è la luce di cui un’antica profezia in un salmo ha cantato: Salverai gli uomini e gli animali, o Signore; secondo l’abbondanza della tua misericordia, o Dio (Sal 35, 7-8). Sono parole del salmo ispirato. E notate come l’antico Testamento si esprime a proposito di questa luce: Tu salverai, o Signore, gli uomini e gli animali; secondo l’abbondanza della tua misericordia, o Dio. Siccome tu sei Dio e la tua misericordia è molteplice, questa tua misericordia si estende, non solo agli uomini che hai creato a tua immagine, ma anche agli animali che hai sottomesso agli uomini. Da chi dipende la salute degli uomini, dipende anche la salute degli animali. Non vergognarti di pensare così del Signore Iddio tuo; anzi sii sicuro, fidati, e guardati dal pensare in modo diverso. Chi dà la salute a te, la dà anche al tuo cavallo, alla tua pecora e, giù giù, fino alla tua gallina. Dal Signore viene la salvezza (Sal 3, 9), e Dio dà la salute anche a queste cose. Vedo che sei perplesso, che hai dei dubbi, ed io mi stupisco dei tuoi dubbi. Disdegnerà di salvare, colui che si è degnato di creare? Dal Signore viene la salvezza degli angeli, degli uomini, degli animali: dal Signore viene la salvezza. Come nessuno ha l’essere da sé, così nessuno si salva da sé; per cui con piena verità e ottimamente il salmo dice: Salverai, o Signore, gli uomini e gli animali. E perché? Perché molteplice è la tua misericordia, o Dio. Siccome tu sei Dio e mi hai creato, tu mi salvi; tu che mi hai dato l’essere, mi dai di essere sano. (In Io. Ev. 34, 3)

 

Per la riflessione

I figli degli uomini, che hanno già in comune la salute con i propri animali, si rifugeranno all’ombra delle tue ali. (Sal 35, 8) (In Io. Ev. 34, 4)

 

Pensiero agostiniano

Colui che ti dice: Io sono la luce del mondo (Gv 8, 12) ti chiama a sé. Quando ti chiama, ti converte; quando ti converte, ti guarisce. E una volta guarito, ti sarà dato scorgere colui che t’ha fatto volgere al bene. Colui al quale viene detto: Il tuo popolo si allieterà in te. (En. in Ps. 84, 8)

15/01

 

Preghiera

Ma noi, Signore, siamo, ecco, il tuo piccolo gregge. Tienici dunque, stendi le tue ali, e ci rifugeremo sotto di esse. Sii tu la nostra gloria. Ci si ami per te, e in noi sia temuta la tua parola. (Conf. X, 36.59)

 

Lettura

L’umanità del Figlio di Dio

Perciò Cristo Signore, fatto uomo, ebbe in spregio tutti i beni terreni, per insegnarci che si devono aver in spregio. E sopportò tutti i mali terreni, per raccomandarci che si devono sopportare. […] Non volle essere fatto re dagli uomini, perché voleva mostrare la via dell’umiltà agli sventurati che la superbia aveva allontanato da lui, sebbene l’universa creazione attesti il suo regno eterno. Ebbe fame, lui che nutre ogni creatura; ebbe sete, lui per il cui mezzo è stata creata ogni bevanda; lui che è spiritualmente pane degli affamati e fonte degli assetati. Si affaticò nel camminare per le vie terrene, lui che si fece nostra via verso il cielo. Fu come muto e sordo davanti a coloro che lo insultavano, lui che fece parlare il muto ed udire il sordo. Fu legato, lui che liberò dai legami derivanti dalle infermità. Fu flagellato, lui che allontanò dai corpi degli uomini i flagelli di tutti i dolori. Fu crocifisso, lui che mise termine ai nostri tormenti, morì, lui che risuscitò i morti. Ma è anche risorto per non morire mai più, affinché non si apprendesse da lui a disprezzare la morte, come se non si dovesse mai più essere. (De catechizandis rudibus 22.40)

 

Per la riflessione

Ed infiàmmati d’amore e di desiderio per la vita eterna dei santi, dove non sarà faticoso l’agire e il riposare non sarà inoperoso: il lodare Dio non conoscerà stanchezza né sosta; non si proverà alcuna noia nell’animo, alcuna fatica nel corpo; non si imporrà necessità alcuna né riguardante te, a cui tu desideri si provveda, né riguardante il prossimo, a cui tu debba cercare di provvedere. Dio sarà ogni delizia e pienezza della città santa, che in sapienza e beatitudine vivrà in lui e di lui. (De catechizandis rudibus 25.47)

 

Pensiero agostiniano

Cammina sicuro in Cristo, cammina; non inciampare, non cadere, non guardare indietro, non fermarti, non deviare da essa. (Sermo 170, 11)

16/01

 

Preghiera

Questa è la mia gloria, Signore Dio mio, confessarti in eterno, perché niente ho da me, ma ogni bene ho da te, che sei Dio, tutto in tutti. (En. in Ps. 29, I, 13)

 

Lettura

Colui che ammaestra i cuori ha la sua cattedra in cielo

Non crediate di poter apprendere qualcosa da un uomo. Noi possiamo esortare con lo strepito della voce ma se dentro non v’è chi insegna, inutile diviene il nostro strepito. Ne volete una prova, o miei fratelli? Ebbene, non è forse vero che tutti avete udito questa mia predica? Quanti saranno quelli che usciranno di qui senza aver nulla appreso? Per quel che mi compete, io ho parlato a tutti; ma coloro dentro i quali non parla quell’unzione, quelli che lo Spirito non istruisce internamente, se ne vanno via senza aver nulla appreso. L’ammaestramento esterno è soltanto un ammonimento, un aiuto. Colui che ammaestra i cuori ha la sua cattedra in cielo. Egli perciò dice nel Vangelo: Non vogliate farvi chiamare maestri sulla terra: uno solo è il vostro maestro: Cristo (Mt 23, 8-9). Sia lui dunque a parlare dentro di voi, perché lì non può esservi alcun maestro umano. Se qualcuno può mettersi al tuo fianco, nessuno può stare nel tuo cuore. Nessuno dunque vi stia; Cristo invece rimanga nel tuo cuore; vi resti la sua unzione, perché il tuo cuore assetato non rimanga solo e manchi delle sorgenti necessarie ad irrigarlo. E’ dunque interiore il maestro che veramente istruisce; è Cristo, è la sua ispirazione ad istruire. Quando non vi possiede né la sua ispirazione né la sua unzione, le parole esterne fanno soltanto un inutile strepito. Le parole che noi facciamo risuonare di fuori, o fratelli, sono come un agricoltore rispetto ad un albero. L’agricoltore lavora l’albero dall’esterno: vi porta l’acqua, lo cura con attenzione; ma qualunque sia lo strumento esterno che egli usa, potrà mai dare forma ai frutti dell’albero? E’ lui che riveste i rami nudi dell’ombra delle foglie? Potrà forse compiere qualcosa di simile nell’interno dell’albero? Chi invece agisce nell’interno? Udite l’Apostolo che si paragona ad un giardiniere e considerate che cosa siamo, onde possiate ascoltare il maestro interiore: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio procura la crescita.(1 Cor 3, 6) (In 1 Io. Ep. 3, 13)

 

Per la riflessione

C’è qui un grande mistero sul quale occorre riflettere, o fratelli. Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentro. (In 1 Io. Ep. 3, 13)

 

Pensiero agostiniano

Dio tenta per insegnare, mentre il diavolo tenta per ingannare. (Sermo 2, 3)

17/01

 

Preghiera

Venga a noi per farsi contemplare dagli occhi dello spirito Dio bello, Verbo presso Dio; bello nel seno della Vergine, dove non perdette la divinità e assunse l’umanità; bello il Verbo nato fanciullo, perché mentre era fanciullo, mentre succhiava il latte, mentre era portato in braccio, i cieli hanno parlato, gli angeli hanno cantato lodi, la stella ha diretto il cammino dei magi, è stato adorato nel presepio. (En. in Ps. 44, 3)

 

Lettura

Cristo modello di autentica povertà

Abbiamo ora trovato il vero povero, abbiamo trovato il pio umile, che non confida in se stesso, il povero vero, membro di quel Povero che per noi è divenuto povero pur essendo ricco. Guarda il nostro Ricco, che per noi si è fatto povero, pur essendo ricco. (2Cor 8, 9) Vedilo ricco: Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto. (Gv 1, 3) È più creare l’oro che possederlo. Tu sei ricco di oro, argento, bestiame, famiglia, terreni, frutti: ma queste cose non te le sei potute creare tu. Guarda il [vero] ricco: Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui. Vedilo povero: Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi. (Gv 1, 14) Chi potrà pensare adeguatamente alle sue ricchezze: come le produca, lui che non diviene; come le crei, lui che è increato; come dia ad esse una forma, lui che non ha forma come le faccia mutevoli, lui immutabile; come le faccia temporali, lui eterno? Chi può pensare adeguatamente alle sue ricchezze? Pensiamo piuttosto alla sua povertà, affinché a noi, poveri, sia dato comprendere almeno questa. Viene concepito dall’utero verginale di una donna, viene rinchiuso nel grembo di una madre. O povertà! Nasce in un angusto rifugio, avvolto in pannicelli da bambini, è deposto in una mangiatoia, diventa quasi foraggio per umili bestie; inoltre il Signore del cielo e della terra, il Creatore degli angeli, colui che ha fatto e creato tutte le cose visibili e invisibili, succhia, vagisce, cresce, si sottopone alle varie età, nasconde la gloria; infine viene preso, condannato, flagellato, schernito, coperto di sputi, schiaffeggiato, coronato di spine, sospeso ad una croce, trafitto da una lancia. O povertà! (Sermo 14, 9)

 

Per la riflessione

Ecco il capo dei poveri che cerco. È vero povero chi troviamo essere membro di questo povero. (Sermo 14, 9)

 

Pensiero agostiniano

Il denaro non solo è posseduto male dai malvagi, ma i buoni lo possiedono tanto meglio quanto meno da essi è amato. (Epistola 153, 6.26)

18/01

 

Preghiera

Voglio te, giustizia e innocenza bella e ornata delle tue pure luci e di un’insaziabile sazietà. Accanto a te una pace profonda e una vita imperturbabile. (Conf. II, 10.18)

 

Lettura

Se non vi accostate all’unità, non avete lo Spirito

Vi riferite alle parole dell’Apostolo: Nessuno dice: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo. (1Cor 12, 3) Ma il termine "dice" è stato messo appositamente e con un suo significato proprio. Nessuno dice: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo; ma se lo dice con i fatti, non solo a parole. Possono infatti dire: Signore Gesù anche coloro dei quali Gesù ha detto: Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno essi. (Mt 23, 3) Tutte le eresie, quelle che anche voi condannate, dicono: Signore Gesù. Cristo non escluderà certo dal regno dei cieli quelli che avrà trovato nello Spirito Santo; tuttavia disse: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli. (Mt 7, 21) Ma nessuno dice: Signore Gesù, se non nello Spirito Santo. Nessuno certo, ma nel senso che è stato detto, cioè con i fatti. […] Se pertanto non vi accostate all’unità ma vi separate dagli altri, siete carnali e non avete lo Spirito. Se poi vi accostate all’unità con ipocrisia, lo Spirito Santo, nostro educatore, fugge l’ipocrita. (Sap 1, 5) Sappiate dunque che avrete lo Spirito Santo quando acconsentirete a che il vostro cuore aderisca all’unità attraverso una carità sincera. (Sermo 269, 4)

 

Per la riflessione

Non c’è maggior prova d’amore nella Chiesa di Cristo che quando si disprezza anche l’onore, che ha tanta importanza presso gli uomini, perché le membra del bambino non vengano divise e la debolezza dei cristiani non venga dilaniata dalla rottura dell’unità. (Sermo 10, 8)

 

Pensiero agostiniano

Colui che ha plasmato l’uomo con la polvere e gli ha dato lo spirito vitale, per questa creatura consegnò alla morte il proprio Unigenito. (Sermo 57, 13.13)

19/01

 

Preghiera

O sapienza di Dio, luce delle menti. (Conf. XI, 11.13)

 

Lettura

Cristo stesso sarà nostra proprietà

Risulta forse oltraggioso per l’unigenito Figlio di Dio dire che ci è stato donato, quasi che egli dovrà essere nostra proprietà? Egli lo sarà immancabilmente. Poniamo infatti il caso che alcuno ti doni, oggi, una tenuta amena e fertile, essendo un luogo ridente, ti sia delizioso dimorarvi di continuo e condurvi una vita agiata a causa del suo largo reddito; non avresti in gran pregio il dono e non saresti grato al donatore? Noi saremo in Cristo. Come non considerare nostra proprietà la dimora in cui saremo stabilmente e da cui avremo di che vivere? Ce lo dica anche la Scrittura, così che non sembri che, per via di nostre congetture, facciamo valere qualcosa in contrasto con l’insegnamento della parola di Gesù. Ascolta che cosa intende dirgli uno che sapeva che se Dio è per noi... chi sarà contro di noi? Dice: Il Signore è mia parte di eredità. (Sal 15, 5)Non ha detto: Signore, che mi dai quale parte di eredità? Tutto ciò che mi potrai dare è cosa vile. Sii tu la mia eredità, io ti amo, tutto che sono ti amo, ti amo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. (Sermo 334, 3)

 

Per la riflessione

Non peccare contro di lui per un qualcosa. Infatti lui devi amare disinteressatamente, colui che ti potrà appagare in luogo di tutte le cose. (Sermo 334, 3)

 

Pensiero agostiniano

O uomo, sia piuttosto il tuo cuore il forziere di Dio, e in esso si raccolgano le ricchezze di Dio! Vi resti sempre la moneta di Dio, cioè il tuo spirito che reca l’immagine del tuo imperatore! (En. in Ps. 63, 11)

20/01

 

Preghiera

O Signore Dio nostro, rendici felici di te, poiché: Beato è il popolo il cui Dio è il Signore. (Sermo 113, 6)

 

Lettura

La debolezza di Cristo è la nostra forza

Mediante questa immagine, Adamo, che era figura di colui che doveva venire, ci offrì il segno di un grande mistero; anzi fu Dio stesso ad offrircelo nella persona di Adamo. Infatti, mentre dormiva, meritò di ricevere la sposa che Dio aveva formato dal suo fianco; perché da Cristo, addormentato sulla croce, sarebbe nata la Chiesa, allorché dal costato di lui che pendeva dalla croce, colpito dalla lancia, fluirono i sacramenti della Chiesa. Perché ho voluto richiamare il fatto di Adamo, o fratelli? Per dirvi che la debolezza di Cristo ci rende forti. Quel fatto era una grande profezia di Cristo. Dio avrebbe potuto togliere all’uomo un pezzo di carne per formare la donna, e forse ci sarebbe parso più conveniente: con la donna, infatti, veniva creato il sesso più debole, e ciò che è debole si sarebbe potuto formare meglio con la carne che con l’osso, che della carne è più forte. Invece Dio non prese della carne per formare la donna: tolse un osso, con esso formò la donna, e riempì il posto dell’osso con carne. Avrebbe potuto rimpiazzare l’osso con un altro osso, avrebbe potuto, per formare la donna, prendere non una costola, ma carne di Adamo. Che cosa ci volle significare? La donna fu formata nell’osso come un essere forte; Adamo fu formato nella carne come un essere debole. Qui c’è il mistero di Cristo e della Chiesa: la debolezza di Cristo è la nostra forza. (In Io. Ev. 15, 8)

 

Per la riflessione

Gesù è debole nella carne, ma tu non devi essere debole; dalla debolezza di lui devi attingere la forza. (In Io. Ev. 15, 7)

 

Pensiero agostiniano

Queste sue mani si aprirono sulla croce, affinché le nostre fossero protese ad opere buone. (En. in Ps. 62, 13)


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