. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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DIETRO LA CRISI ECONOMICA MONDIALE C'E' UNA CRISI DI VALORI E DI FEDE

Ultimo Aggiornamento: 07/10/2012 13:30
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07/10/2012 13:30
 
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mons. Fisichella al microfono di Massimiliano Menichetti:

DIETRO LA CRISI ECONOMICA MONDIALE C'E' UNA CRISI DI VALORI E DI FEDE

15-05-2012 Intervista concessa a Radio Vaticana

 

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DIETRO LA CRISI ECONOMICA MONDIALE C'E' UNA CRISI DI VALORI E DI FEDE


Tante sono le iniziative in tutto il mondo dedicate a Maria in questo mese di maggio. Iniziative che guardano già all'ormai prossimo Anno della Fede, indetto dal Papa per ottobre. In questo contesto, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, ha celebrato ieri una Messa nella chiesa romana di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci, in occasione dell'arrivo dell’immagine della Madonna pellegrina di Fatima e delle reliquie dei Beati Francesco e Giacinta. Nell'omelia, mons. Fisichella ha sottolineato che dietro l'attuale crisi economica c'è in realtà una crisi di fede. Ascoltiamo mons. Fisichella al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – La crisi di fede è quella che ci preoccupa di più. E’ una crisi che, come è solito dire Papa Benedetto XVI, è drammatica. Purtroppo questa crisi ha portato con sé, come conseguenza, una profonda incertezza nell’uomo stesso. E se porta incertezza nell’uomo, la crisi, ancora di più, diventa e si trasforma per molti versi in quelle forme di indifferenza, di individualismo, che sono spesso presenti nella società contemporanea, da cui purtroppo non si devono neanche escludere le diverse forme di cinismo, che essendo prive di ogni criterio etico e morale hanno portato a quella grande crisi finanziaria ed economica che attanaglia il mondo intero.

D. – In questo contesto, nel prossimo mese di ottobre, si apriranno l’Anno della Fede e il Sinodo dei vescovi, che avrà per tema la nuova evangelizzazione. Qual è la sfida?

R. – A mio avviso sarà proprio quella di far comprendere che ci sono dei cerchi concentrici, per così dire, verso cui porre l’attenzione della nuova evangelizzazione. Innanzitutto, a noi cristiani - questo è un messaggio che viene continuamente, e sarà così anche per l’Anno della Fede – perché riprendiamo coscienza e consapevolezza della responsabilità che abbiamo come credenti. Ravvivare quindi in noi la fede, ma ravvivare anche il senso di essere profondamente evangelizzatori. Poi, l’altro cerchio un po’ più grande, è quello di rivolgerci a tutti coloro che sono purtroppo diventati indifferenti, sono diventati agnostici o sono quelli che dicono troppo facilmente “sono cristiano, ma non praticante”, senza rendersi conto della grave contraddizione, del paradosso che viene messo in essere con questa espressione, perché il cristiano per sua stessa natura è colui che partecipa, è colui che vive della vita della comunità cristiana, della vita della Chiesa. Poi, il terzo cerchio, se questi altri primi due cerchi maturano nella consapevolezza e nella responsabilità, è dato a quanti sono ancora più lontani, ma desiderano probabilmente trovare ancora delle persone che sono capaci di annunciare l’amore di Dio.

D. – Lei ha sottolineato che "non è un caso" se siamo cristiani, cosa vuol dire?

R. – Innanzitutto c’è l’azione della grazia di Dio che ha agito in noi. Non dimentichiamo che se noi siamo cristiani è perché c’è la Chiesa che trasmette la fede, i nostri genitori l’hanno trasmessa. “Non è un caso” vuol dire anche che dobbiamo, da una parte, essere riconoscenti alla grazia di Dio che ci ha scelti, ci ha eletti per questa grande missione; dall’altra dobbiamo essere anche riconoscenti a chi ci ha trasmesso la fede, e questo deve diventare per noi un monito, che io lo esprimo con queste parole: questa generazione, la mia generazione, la sua generazione, sarà capace ugualmente di trasmettere la fede a chi verrà dopo di noi?

D. – Nella sua omelia, davanti all’immagine della Madonna di Fatima, ha ribadito che la Madonna ci invita a rimanere fissi con lo sguardo verso Cristo. E’ questo il senso del mese mariano, delle apparizioni di Fatima?

R. – Noi, tante volte, ricordiamo di Fatima soltanto quelle espressioni che vanno nei segreti di Fatima, ma Fatima porta con sé invece un messaggio anche molto esplicito, ed è l'invito alla penitenza, cioè l'invito alla conversione. Non dimentichiamo che le prime parole di Gesù, l’annuncio di Gesù, la prima predicazione di Gesù, riguarda proprio questo tema importante: "convertitevi e credete al Vangelo". Quindi, il messaggio che proviene dalla Vergine di Fatima ci riporta al cuore stesso del Vangelo. Poi chiedendo la Madonna ai tre pastorelli di Fatima se volevano donare la propria vita, chiede anche a noi di essere consapevoli della grande scelta della fede cristiana, che è quella di assumere in pienezza la responsabilità di essere annunciatori del Vangelo. Non dimentichiamo che è un annuncio che non sempre è semplice, è facile, soprattutto in diversi contesti del mondo di oggi, ma è un richiamo che ci porta ad annunciare la speranza, ci porta ad annunciare l’amore. E non dimentichiamo, ugualmente, che in diverse parti del mondo, diverse forme di martirio sono richieste ai cristiani ancora oggi.


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