. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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Papa Paolo VI profeta della speranza e di una fede che abbraccia la modernità

Ultimo Aggiornamento: 24/08/2012 17:35
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24/08/2012 17:35
 
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Dionigi Tettamanzi24 agosto 2012

La testimonianza

Papa Paolo VI profeta della speranza e di una fede che abbraccia la modernità

Beatificarlo è un modo per instaurare il suo sogno evangelico di una civiltà dell'amore

 

L'arcivescovo emerito di Milano, Dionigi TettamanziL'arcivescovo emerito di Milano, Dionigi Tettamanzi
Celebrando in San Pietro, sull'onda di tanti ricordi e con una grande commozione nel cuore, il 34° anniversario della morte di Paolo VI, mi è ritornata alla mente la definizione di Giovanni Paolo II: «Montini è un dono del Signore alla Chiesa e all'umanità». Le ho sentite, queste parole, estremamente appropriate per dire la straordinaria attualità della testimonianza e del magistero di Paolo VI nell'ambito sia temporale che ecclesiale, sulla quale vorrei brevemente soffermarmi. Di forte attualità è indubbiamente il suo pensiero circa la concezione dell'uomo, valutato e amato in tutta la molteplicità dei suoi atteggiamenti profani e delle sue aspirazioni spirituali. La libertà dei moderni non è avvilita dalla fede, che non si sostituisce alla loro coscienza, che non li autorizza ad eludere i loro impegni civili: piuttosto, in positivo, la fede avvalora «nell'uomo il senso vero dell'uomo», affrancandolo così dall'indifferentismo morale. La Chiesa, «esperta in umanità» - come la definì il Papa all'Onu - offre al mondo una visione globale dell'uomo.

Altro aspetto di attualità è l'analisi montiniana della modernità, intesa sia come progresso che come senso morale del mondo contemporaneo. Fin dalla sua giovinezza, Montini ne coglie la ricchezza e la positività, ma anche il profilo di deformazione e di squilibrio; e al riguardo invoca un'opera educativa ad ampio raggio, convinto com'è che la proposta cristiana conferisca più vero e più profondo respiro alla vita moderna.
Indimenticabile la raccomandazione del suo Testamento: studiare, amare, servire il mondo. Indicazioni pienamente valide e attuali, che prevedono anche l'invito ad avere più audacia e «fantasia» nel cercare le soluzioni ai complessi problemi dei nostri tempi: esattamente come lui stesso si appellava «all'immaginazione sociale» ( Octogesima adveniens ) per fronteggiare le nuove emergenze degli anni '70.
Molto nota, poi è la concezione dell'«azione politica intesa come servizio». Montini paragona il comportamento dei politici, a volte, a quello dei ciechi, che decidono la strada provando questo e quest'altro, cercando di salvare il cosiddetto salvabile... ma senza osare proporsi la salvezza del mondo. Ci sollecita, invece, a non rassegnarci ad essere «naufraghi condannati al naufragio», ma a tornare ad ideali grandi e superiori, riconoscendo che la radice dei gravi squilibri mondiali è morale e spirituale e che è urgente instaurare «dialoghi di civiltà». Tutti possiamo vedere la drammatica attualità - si pensi ai disordini in Medio Oriente - delle conseguenze descritte dal Papa quando quella concezione di politica non viene applicata e la politica stessa diventa un assoluto, con gravi conseguenze per i popoli.
Nella depressione economica mondiale in cui ci troviamo è l'enciclica Populorum progressio del 1967 ad offrirci spunti di attualità, in particolare ricordandoci che lo sviluppo, per essere autentico, non può ridursi alla crescita economica ma deve essere integrale, rivolto cioè alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo: principio, questo, rilanciato da Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate .
Ed ora il turbolento scenario politico europeo e internazionale di questi mesi ci fa richiamare l'infaticabile e grandioso magistero per la pace di Paolo VI. Così come risulta di grande attualità la sua spiccata attenzione alle altre culture, dalle africane alle asiatiche, in conseguenza anche dei viaggi pontificali, ai quali egli pone inizio.
In questa direzione, vanno citati i famosi cardini del dialogo montiniano, sicuri e affidabili per l'oggi: intensa umanità e rispetto della persona; apertura e considerazione piena delle idee altrui; chiarezza sui principi e fiducia e prudenza come metodo. E questi fondamenti sono alla base della nuova coscienza della Chiesa che Montini promuove, del suo rinnovamento e della sua missionarietà.

E siamo così al piano spirituale ed ecclesiale, nel quale pure emerge l'attualità di Paolo VI. Dev'essere qui rilevata innanzitutto la concezione di cristianesimo estremamente dinamica, ma insieme fedele alla tradizione viva della Chiesa: perché l'esistenza dei cristiani oggi deve essere caratterizzata da autenticità e originalità rispetto al mondo. Di qui l'atteggiamento fermo sui valori, soprattutto quelli legati alla difesa e promozione della vita umana: e le continue scoperte scientifiche dei nostri giorni danno una valida consistenza a questi richiami.
In rapporto poi alla fede in senso stretto è attuale (e ripresa da Benedetto XVI) la circolarità fede-ragione montiniana, che deve far rifuggire gli uomini moderni dai qualunquismi e dalle superstizioni: è il concetto di religione cattolica «grande», che anche nel dialogo interreligioso va conservato, per una testimonianza verace e incarnata in Cristo.
L'attuale sfida della nuova evangelizzazione che la Chiesa è chiamata ad affrontare vede papa Montini come un grande testimone e un vero maestro. L'esortazione Evangelii nuntiandi del 1975 parla ancora oggi alla cattolicità della «dolce e confortante gioia d'evangelizzare» (n. 80) e la passione evangelizzatrice di Paolo VI si pone veramente esemplare per lo slancio missionario odierno.
Anche la Croce, portata alta da Montini, è di dolorosa attualità, in riferimento ad alcuni penosi momenti che sta attraversando la Chiesa. Paolo VI ci ha trasmesso il dono della fede vera, vissuta ad ogni costo, spe contra spem ; e il valore esemplare della sua vita, nelle diverse prove attraversate, senz'altro incoraggia anche l'attuale papa.
La sua continua disponibilità al dialogo e alla mediazione, di fronte alle crisi che a più riprese investivano in quegli anni la cattolicità, sono tuttora di esempio. E infatti la ripresa delle encicliche montiniane da parte di Benedetto XVI e l'indizione del prossimo «Anno della fede», in filigrana con quello di Paolo VI del 1967-1968, non sono semplici riferimenti intellettuali, ma stimoli ad un energico rinnovamento della vita spirituale dei fedeli.
E ancora: l'altissima concezione montiniana del sacerdote - uomo dell'incontro, del dialogo, del servizio: in una parola, dell'amore pastorale - può ancora aiutare i preti che oggi vivono un momento di disagio nella sublime dignità loro conferita. E i suoi scritti bellissimi ai preti ambrosiani e a quelli di tutto il mondo possono aiutarli a ritrovare una viva coscienza del loro mandato e una rinnovata tensione morale. Sì, Montini è un esperto ricercatore vocazionale e un educatore sensibilissimo e le sue indicazioni per i giovani - ricche di tante sottolineature anche psicologiche, sulle quali è stato davvero un antesignano - sono tuttora ricche di freschezza e di slancio.
Insomma, l'attualità di Paolo VI è oggi legata alla sua continua tensione verso la speranza, anche in tempi difficili e travagliati. E la condizione essenziale che egli pone perché si raggiunga un futuro migliore sta nel fatto che ci siano sempre più cristiani innamorati come lui di Cristo e della Chiesa. Anzi, papa Montini dice esplicitamente che i santi oggi sono i cattolici che riescono ad amare la Chiesa, nonostante i continui attacchi che riceve, anche dal suo interno.
Anche se l'elenco degli spunti di attualità sociale ed ecclesiale di Montini cui abbiamo fatto cenno risulta molto incompleto, è però sufficiente a legittimare ed alimentare il desiderio di tanti per una sua possibile beatificazione ai nostri giorni. Certamente, quanto più ci si avvicina alla sua figura, tanto più cresce l'ammirazione per il suo immane lavoro per la Chiesa, non solo nei suoi documenti e nei suoi gesti, ma soprattutto nella sua spiritualità, nel suo rapporto appassionato con Gesù Cristo, nella sua dedizione costante al popolo di Dio, anche nei momenti faticosi, da lui sempre considerati come provvidenziali. E si viene subito contagiati da quella spiritualità affascinante, in grado di far riscoprire oggi la bellezza del senso morale cristiano come elemento costitutivo e fecondo della vita e della missione dei cattolici.

Dunque, un modello autentico di vita cristiana e di santità che è anche estremamente attuale, perché deriva da quella concezione dell'uomo di cui si diceva: nella visione di Montini, un uomo che è tale in pienezza, trova nella fede l'energia per essere forte tra le passioni del mondo e riceve la grazia che lo può avviare, in modo misterioso, al superamento di sé. Ad essere cioè il giusto secondo la fede, l'eroe semplice nelle grandi e quotidiane prove della vita: il santo di oggi, appunto.
La concezione montiniana di santità è sulla scia del Concilio, perché proposta a tutti e contraddistinta da semplicità: un'armonia fra la serenità e la pace dello spirito, la preghiera e la sollecitudine per il prossimo. Dunque, la carità come perfezione cristiana.
Quello del Papa è un concetto vivace ed energico di santità, che occorre risvegliare come desiderio nei fedeli di oggi, perché siano più coscienti dell'attesa di Dio: è una forma di missione, nella quale egli coinvolge innanzitutto i giovani, ai quali raccomanda di essere intraprendenti e instancabili nella loro fede, con coraggio e generosità. Nell'udienza generale del 3 luglio 1968: «Una generazione pervasa di santità dovrebbe caratterizzare il nostro tempo».
Per pervadere di santità la generazione d'oggi amo pensare che possa essere di singolare aiuto, nel rispetto delle modalità canoniche e nei tempi necessari, il proclamare beato Paolo VI, questo straordinario papa: un modo per riconoscere la forte attualità del suo messaggio di amore a Cristo, alla Chiesa, all'uomo e al mondo; un modo perché ancora possa instaurarsi il suo sogno evangelico, che è quello della «civiltà dell'amore».

Dionigi Tettamanzi24 agosto 2012 | 11:42

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