Capitolo Ottavo
COS'É LA T E R R A P R O M E S S A ?
CHIUNQUE INTRAPRENDA una lettura un po’ più profonda della Bibbia, ben presto scoprirà che per noi la terra promessa si trova al capitolo 8 della lettera ai Romani. Di questa nostra terra promessa abbiamo già discusso alcune caratteristiche: Innanzi tutto non si tratta di una località geografica, come è descritto in Esodo, ma di una realtà fisica e spirituale. E' un luogo di riposo in cui abbiamo cessato di affaticarci con le nostre opere, e dove siamo in grado di godere le provviste di doni che Dio ha pronti per noi. E' una terra dove abiteremo in città che non avremo costruito, coglieremo frutti da orti che non avremo piantato, berremo acque da pozzi che non avremo scavato. Le provviste fisiche della terra promessa includono i beni materiali: la salute e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per far fronte alle esigenze quotidiane. Ma queste cose arrivano come diretto risultato della provvista spirituale che Dio ha reso possibile. Quando possediamo la realtà spirituale della terra promessa, il latte e il miele (l'abbondanza delle cose materiali necessarie) scorreranno copiosi.
In Romani 8 troviamo descritta la realtà spirituale della terra promessa. Vi troviamo l'assicurazione che noi, come cristiani, possiamo vivere una vita senza colpa né condanna - una vita di coeredi con Cristo. Tutto può collaborare al nostro bene.
Dio ci darà ogni cosa gratuitamente - tramite Lui possiamo essere più che conquistatori - e niente potrà mai separarci dall'amore di Dio in Cristo. L'intero capitolo è una dichiarazione grandiosa della vita cristiana vittoriosa che Dio ha messo a nostra disposizione.
Una volta un amico mi disse: "La maggior parte dei cristiani conosce il capitolo 8 della lettera ai Romani solo con la testa, ma io credo di viverlo." E' questo che Dio desidera per noi: vuole che ognuna delle promesse di quel capitolo arrivi a funzionare nella vita di ogni giorno. Potremo anche imparare tutto il capitolo a memoria, ma non avremo la garanzia che poi abiteremo davvero nella terra dell'abbondanza di ogni cosa. Come si fa allora ad arrivarci?
Torniamo alla Legge delle quattro "P". Abbiamo imparato a cercare una promessa, un principio e ad aspettarci il problema o prova prima dell'adempimento della promessa. Nella lettera ai Romani troviamo la dimostrazione di questo schema. Osservate il prospetto illustrato qui sotto. Visti in questa prospettiva, i quattro capitoli si allineano con stupefacente chiarezza. Dovrebbero essere studiati in ordine successivo. Qui metteremo a fuoco soltanto i versetti chiave.
PROMESSA | PRINCIPIO | PROBLEMA | PROVVISTA |
Capitolo 5 | Capitolo 6 | Capitolo 7 | Capitolo 8 |
La Promessa
"Infatti, se a causa delle trasgressioni [offese, errori] di un uomo solo la morte ha regnato tramite quell'uomo, quanto più sicuramente quelli che ricevono la grazia traboccante di Dio - [favori immeritati] e il dono gratuito della giustizia [rettitudine] (che li mette nella posizione giusta davanti a Lui), regneranno come re nella vita per mezzo di quell'Uno, Gesù Cristo ..." (Rm 5, 17 - amplificato).
La promessa per noi è questa: "in questa vita regneremo come re "
La promessa è proprio per il momento presente, ora - non per qualche data futura quando Cristo ritornerà. Siamo chiamati a regnare sulle circostanze in cui ci troviamo: a casa, sul lavoro, a scuola, dovunque. Dobbiamo regnare in mezzo ai conflitti, alla confusione, ai problemi.
Il Principio
Il brano contiene anche l'indicazione di come la promessa deve diventare realtà: Siamo destinati a "regnare" tramite l'Uno, Gesù Cristo. Il capitolo 6 espone nei dettagli sia il perché, che il modo in cui ciò sarà possibile.
Scopriamone prima il perché:
"Poiché siete diventati una parte di Lui [Cristo], siete morti con Lui, ed ora partecipate della Sua nuova vita e risorgerete come Lui è risorto. I vostri vecchi desideri cattivi sono stati inchiodati con Lui sulla croce: quella parte di voi che ama peccare è stata stritolata e ferita a morte, e così il vostro corpo amante del peccato, non è più sotto il controllo del peccato, né ha più bisogno di essere schiavo del peccato" (Rm 6, 5-6 - Amplificati).
La nostra vita di "re" regnanti, è resa possibile da ciò che Cristo ha già fatto per noi. La Sua morte in sostituzione della nostra è una realtà passata, un fatto stabilito. Se, a livello personale, accettiamo ciò che Egli ha fatto per noi, siamo morti davvero, nel senso che il nostro ego naturale, amante del peccato, non ci domina più. Non avremo più bisogno di essere schiavi del peccato; cioè, abbiamo ricevuto la capacità di scegliere. Ora la scelta sta a noi, e il principio ci dice come fare:
"Perciò, considerate ora la vostra vecchia natura come morta e in grado di non aderire al peccato, siate invece vivi per Dio, solleciti verso di Lui, tramite Gesù Cristo, nostro Signore. Non permettete più al peccato di controllare il vostro fragile corpo; non arrendetevi ai suoi desideri peccaminosi. Non permettete che nessuna parte del vostro corpo diventi strumento di male, da usare per commettere peccati; ma datevi completamente a Dio - ogni parte di voi stessi - perché siete tornati dalla morte e volete essere strumenti nella mano di Dio, per essere usati secondo i Suoi fini buoni" (versetti 11-13, Amplificati).
Notate i verbi attivi: considerate; siate vivi; non arrendetevi; datevi completamente; essere usati da Dio.
In pratica siamo invitati a fare due cose:
1. Rifiutarci di rispondere alla vecchia maniera ai desideri peccaminosi;
2. Darci totalmente a Dio.
"Non vi rendete conto di poter scegliere il vostro padrone?
Potete scegliere il peccato [con la morte], o l'obbedienza [con l'assoluzione]. Quello a cui vi offrite - vi prenderà e sarà il vostro padrone e voi il suo schiavo ... proprio come eravate schiavi di ogni tipo di peccato, ora dovrete voler essere schiavi di tutto ciò che è giusto e santo" (versi 16-19, amplificati).
Come si fa a diventare schiavi di tutto ciò che è giusto e santo? É più facile a dirsi che a farsi! Molti partono in quarta sforzandosi di essere buoni, per scoprire quasi subito che non funziona. Il principio non è cercare di osservare la legge. Dio ci ha dato un altro metodo, e Paolo vuole farcelo capire con assoluta chiarezza:
"Ora non è più necessario preoccuparvi della legge,... perché siete morti mentre eravate suoi prigionieri, ed ora potete veramente servire Dio, non nel vecchio modo, obbedendo meccanicamente ad una serie di norme, ma nel modo nuovo [con tutto il cuore e la mente]" (Da Rm 7, 8 - amplificati).
Paolo ci dice che Dio ci ha dato un modo nuovo per fare la Sua volontà, un modo nuovo di vivere nella Sua Legge. Abbiamo visto la spiegazione del principio: Dobbiamo resistere attivamente ai desideri cattivi, e altrettanto attivamente darci completamente a Dio, e allora Cristo adempirà la legge per noi!
Gesù ha detto:
"Non fraintendete il motivo della mia venuta - non è per cancellare la legge di Mosè e gli ammonimenti dei profeti. No, piuttosto sono venuto per portarli a compimento, per farli diventare tutti realtà. In tutta serietà vi dico: Ogni legge del Libro continuerà finché non avrà raggiunto il suo scopo. Così, se qualcuno trasgredisce il più piccolo comandamento, e insegna ad altri a trasgredire, sarà il più piccolo nel Regno dei Cieli. Ma coloro che insegnano la legge di Dio e le obbediscono, saranno grandi nel Regno dei Cieli" (da Mt 5, 17-19 - Amplificati).
Gesù è venuto per adempiere la legge e per realizzarla in noi! Quando Paolo disse che siamo liberi da ciò che la legge esige, non ha mai inteso dire che la legge non fosse più valida. Intendeva solo che non è più necessario lottare per osservare la legge con le nostre forze, perché ora possiamo metterci nelle mani di Dio e permettere a Cristo di osservare la legge nella nostra vita.
É lo stesso tipo di provvista di cui ha parlato Mosè: "città che non dovremo costruire ..." Vi ricorda niente? Le città sono tuttora costruite, i pozzi scavati e la legge osservata - ma dalla potenza di Dio, non dalla nostra.
Il principio resta lo stesso: dobbiamo permettere a Dio di fare in noi ciò che ci resta impossibile fare da soli, inclusa l'osservanza delle Sue leggi.
Il Problema
Il problema è posto tra la promessa e la provvista (attualizzazione della promessa), proprio per rivelare ogni nostra tendenza a fare i fatti nostri, anziché restare saldi nelle istruzioni di Dio.
Il problema descritto da Paolo è comune a tutti: si tratta di cosa accade non appena ci rendiamo conto di quale è la volontà di Dio, e scopriamo di non riuscire a farla.
"Pare sia una realtà della vita, che quando voglio fare ciò che è giusto, faccio inevitabilmente la cosa sbagliata. Amo fare la volontà di Dio, per quanto riguarda la mia nuova natura, ma dentro di me, in profondità, nella mia natura inferiore, c'è qualcos'altro che è in guerra con la mia mente e vince la battaglia, rendendomi schiavo del peccato che ancora è in me. Con la mente voglio essere il servo docile di Dio, invece mi ritrovo ancora schiavo del peccato. Vedete perciò come stanno le cose: la mia vita nuova mi dice di fare il bene, di agire rettamente, ma alla natura vecchia che è ancora dentro di me piace peccare. In quale terribile situazione mi trovo! Chi mi libererà dalla mia schiavitù a questa natura inferiore di morte?" (da Rm 7, 21-24, amplificati).
Conosciamo la volontà di Dio e la vogliamo fare, ma non ne siamo capaci. Cosa rivelò a Paolo questo problema? La tendenza a voler osservare la legge con le proprie forze. Una volta lui
q era fariseo: sapeva tutto su come usare la forza di volontà per osservare regole e regolamenti.
q Anche noi siamo persone caparbie, una volta che ci disponiamo ad essere "buoni" con le nostre forze.
q Questo è il tipo più subdolo di ribellione: il desiderio di guadagnarci la salvezza,
di poter dire: "Guardami, riesco ad osservare la legge. Sono gentile, buono, non fumo, non rubo né commetto adulterio."
La trappola pericolosa dell'"osservanza delle regole" ci impedirà per sempre di godere l'adempimento della legge nella terra promessa.
Per rivelare qualunque tendenza farisaica - o di osservatori della legge - che possa nascondersi in noi, Dio ci mette in una situazione in cui tutti i nostri sforzi per essere buoni, leali e amabili, falliranno miseramente.
Ho sempre desiderato essere un buon padre ed un marito affettuoso, ma non sapevo come fare. Quando ho cercato di essere paziente, puro e onesto - ho scoperto che era impossibile con le mie forze. Ci sono stati anche momenti in cui avrei voluto che la mia famiglia e i vicini scorgessero in me la natura di Cristo, e ho lottato per vincere le lacune personali che so bene non si addicono a chi si suppone "regni in questa vita."
Ho anche visto altri cristiani nella stessa battaglia. Ce ne sono milioni che lottano con l'invidia nascosta, l'orgoglio, il risentimento, l'avidità o altre tendenze possenti che li tengono legati e sofferenti nel deserto dei loro problemi. Conosco un buon uomo di una chiesa evangelica che non riesce a vincere il vizio del fumo. La sua chiesa crede che i cristiani non dovrebbero fumare, e di conseguenza da anni, per il senso di colpa e la vergogna, lui non osa più andare a nessuna funzione.
Cosa fare in una situazione simile? Sappiamo cosa Dio vuole, ma non riusciamo a farlo. Ascoltate il grido di vittoria di Paolo:
"... Rendo grazie a Dio! E' già stato fatto da Gesù Cristo, nostro Signore! E' Lui che mi ha liberato" (cf. Rm 7, 23).
Il solo modo per superare il problema e giungere alla provvista, è permettere a Gesù Cristo di agire per conto nostro. E' questo il principio abbracciato da Paolo. Quando ci troviamo nel problema, dobbiamo applicare il principio imparato.
1. Primo passo: riconoscere e ammettere il nostro fallimento:
"Signore, sono assalito dalla tentazione di mentire sulla denuncia dei redditi. La tua legge mi dice che mentire e rubare è peccato; quindi, so di essere un peccatore."
2. Secondo passo: resistere all'impulso del desiderio sbagliato:
"Signore, non voglio ingannare sulla denuncia dei redditi. voglio obbedire alle autorità che hai posto sopra di me."
3. Terzo passo: mettetevi nelle mani di dio, per essere usati secondo il suo scopo.
Signore, riconosco di non poterti obbedire con le mie sole forze. Metto me stesso e la mia situazione economica nelle tue mani e ti chiedo di mettermi in grado di riempire questo modulo con l'assoluta onestà che solo Cristo, quando vive in me, e io in Lui, può darmi."
Il solo modo per poter fare la perfetta volontà di Dio, è permettere a Cristo di farla in noi, e tramite noi.
La Provvista
(Ossia, la realizzazione della promessa).
Quando, attraverso il problema, la conoscenza e l'applicazione pratica del principio saranno state messe alla prova e perfezionate, saremo in grado di entrare nella terra promessa - in questo caso nel capitolo 8 di Romani.
Quando la seconda generazione di Israeliti entrò in Canaan, scoprì che ciascun pezzo di terra doveva essere preso separatamente. In altre parole, i principi ed il problema dovevano venire prima di potersi appropriare di ogni singola porzione di terra. Anche nella esperienza cristiana personale, dobbiamo arrivare al "possesso della terra" allo stesso modo.
Nei primi quattro versetti di Romani capitolo 8 abbiamo tre "pezzi" dell'eredità promessa:
"Ora quindi, non c'è più alcuna condanna ad attendere coloro che appartengono a Cristo Gesù. Perché il potere dello Spirito che dà la vita - e questo potere mi appartiene tramite Gesù Cristo - mi ha liberato dal circolo vizioso del peccato e della morte. Non siamo stati salvati dalle spire del peccato perché conoscevamo i comandamenti di Dio, perché non siamo capaci di osservarli e non li osserviamo; ma Dio ha messo in azione un piano diverso per salvarci. Ci ha mandato il Figlio Suo in un corpo umano simile al nostro - salvo il fatto che il nostro è di peccato - ed Egli ha distrutto il potere che il peccato aveva su di noi offrendo Se Stesso quale sacrificio per i nostri peccati. Ora dunque, siamo in grado di obbedire alla legge di Dio se seguiamo lo Spirito Santo e non obbediamo più alla nostra vecchia natura cattiva che è dentro di noi" (Rm 8, 1-4 amplificati).
1. Possiamo vivere senza condanna.
2. Possiamo essere liberati dal circolo vizioso del peccato e della morte.
3. Possiamo essere in grado di obbedire alle leggi di Dio!
Tutte queste cose possono diventare realtà spirituali quando applicheremo il principio, resisteremo alla natura vecchia, ci sottometteremo a Dio e permetteremo a Cristo di vivere in noi e per noi.
Il Problema ci presenterà la Tentazione di fare diversamente. Il dubbio religioso ci prenderà di mira: "Cosa intendi dire che non c'è condanna? Sei colpevole e lo sai. Non sei abbastanza buono, non sei libero dal peccato e non obbedisci certo alle leggi di Dio! Faresti meglio a sforzarti un po' di più di essere buono."
Se ci abbattiamo e ci sottomettiamo alla colpa - cercando di pregare di più - di studiare di più - di sforzarci di piacere a Dio e agli altri - saremo costretti a fare un altro giro intorno alla montagna.
Anziché arrenderci ai sensi di colpa, possiamo mettere in pratica il principio di Dio e rispondere: "Certo che sono colpevole. Ma Cristo è senza colpa, ed è la Sua vita in me a mettermi nella posizione giusta davanti a Dio. Io voglio fare la volontà di Dio. Non cederò davanti ai vecchi dubbi e sensi di colpa. Confido che Gesù mi cambi. Non sono sotto la condanna. Sono libero dal circolo vizioso del peccato e della morte, e sto obbedendo alla legge di Dio in Cristo - indipendentemente dal numero di volte che inciamperò o da quanto io mi senta colpevole." Con questa risposta, ben presto arriveremo a sperimentare il vero significato della libertà dalla colpa e dalla condanna.
Altri venti pezzi di terra ...
La nostra eredità presentata in Romani 8 include altri venti 'pezzi' di terra. Daremo una rapida occhiata a ciascuno, per avere così un'idea delle meraviglie che potranno essere nostre, se solo ci prenderemo il disturbo di tendere le mani per afferrarle.
4. Possiamo diventare persone di cui Dio si compiace.
"Quelli che si lasciano controllare dalla propria natura inferiore, vivono solo per compiacere se stessi, ma quelli che seguono lo Spirito Santo, faranno le cose che piacciono a Dio" (v. 5).
Da quando mi sono convertito al cristianesimo ho sempre voluto COMPIACERE DIO, ma ho scoperto (nel modo più pesante, causa di molti giri intorno al problema) che, per quanto mi c’impegni, mi è impossibile.
Qui Dio ci ha dato una via da seguire: se seguiremo le sue direttive, ci ritroveremo, senza alcuno sforzo, a fare cose che Gli fanno piacere.
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