capitolo 4 Preghiere per la guarigione, per la liberazione e per essere rafforzati

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MARIOCAPALBO
00giovedì 2 febbraio 2012 18:13

la crescita spirituale


capitolo 4

Preghiere per la guarigione, per la liberazione 

e per essere rafforzati

 

Il sacerdote introduce queste preghiere con semplicità, con calma e naturalezza. Infatti è del tutto naturale che il Signore Gesù voglia toccare il penitente con il suo amore che guarisce, libera e fortifica, e l'accento deve essere posto proprio su questo amore.

Ø      Si può quasi dire che il sacerdote non c'entri, nel senso che gli va prestata la minor attenzione possibile. Infatti è il Signore che guarisce, libera, dà forza.

Qui il parlare concitato, i gesti drammatici, le intonazioni di voce tremanti o affettate sono del tutto fuori luogo. 

L’imposizione delle mani 

Quando l'autore ritiene sia cosa pratica da farsi, impone le mani sulla testa del penitente.

Ø      Per molti secoli questo fu il gesto principale dell'assoluzione, e pare che S. Paolo, nell'istruire Timoteo (1 Tm 5,22), si riferisca proprio a questa pratica. Il vescovo dava l'assoluzione, pubblica o canonica, mediante l'imposizione delle mani.

Ø      Nella relazione del 1968 la Commissione Liturgica Romana raccomandava che durante l'assoluzione i sacerdoti stendessero le mani sul penitente. [ii]

Più importante di tutto, l'imposizione delle mani è un metodo tradizionale ed efficace di preghiera di intercessione.

Ø      Può darsi che il sacerdote sperimenti una sensazione di potenza affluirgli attraverso le mani. Tale esperienza è comune tra i sacerdoti, quando cominciano ad usare queste preghiere speciali dopo l'assoluzione.

Ø      Alcuni hanno rilevato che l'unzione delle mani ricevuta nell'ordinazione ha acquistato una nuova profondità di significato a causa di questa esperienza, e spesso i penitenti si rendono conto di sperimentare il sopraggiungere di quella potenza da sensazioni di calore e di elettricità. 

All'inizio della preghiera, il sacerdote potrebbe presentare il penitente al Signore nel nome della Chiesa e in virtù del sacramento della penitenza. Risulta utile ricordare il suo pentimento e in particolare la sua conversione a Dio per ricevere la salvezza: queste considerazioni possono davvero essere parte della preghiera, mentre servono anche a disporre nella maniera appropriata sia il sacerdote che il penitente.  

Guarigione 

Per chiedere una guarigione il sacerdote può servirsi di varie forme: l'importante è che egli sia coerente con se stesso e preghi onestamente secondo la propria fede. Alcuni potranno pregare così:

Ø      "Guarisci, Signore, secondo il tuo volere." Altri saranno talmente convinti dalla presente azione del Signore da arrivare a comandare: "Sii guarito!"

Ø      Talvolta è necessaria una ulteriore identificazione di un problema o di un peccato più profondo, altre volte poi la guarigione avverrà solo quando il penitente orienterà la propria vita verso il Signore, o consentirà a fare ciò che il Signore stava da tempo chiedendogli.

L'autore spesso prega così: "Nel nome di Gesù, ricevi la tua guarigione."  

La preghiera di guarigione presenta a Dio le ferite da guarire nel nome di Gesù Cristo.

Ø      Il potere della guarigione è il potere dell'amore attraverso Gesù.

Ø      Il merito e la gloria di ciò che viene guarito sono Suoi, e il Padre si compiace quando il nome del Figlio Suo torna ad essere glorificato.

Può anche capitare che Dio guarisca le nostre ferite nel momento in cui Lo preghiamo di guarire tutto ciò che in noi necessita di guarigione.

Ø      Tuttavia, questo processo non riuscirà a render lode e gloria per quanto è stato fatto, allo stesso modo in cui i nostri ringraziamenti ai medici risulterebbero vuoti se non avessimo idea di cosa hanno guarito nel nostro corpo.

Ø      E proprio come al medico diciamo cosa crediamo che in noi non funzioni, allo stesso modo presentiamo a Dio tutto ciò che riteniamo necessiti di guarigione.

Ø      Così, nella preghiera di guarigione il sacerdote dovrebbe menzionare le ferite derivanti dai ricordi di eventi o di relazioni particolari.

-         Potrebbe menzionare che il penitente non ha mai conosciuto l'amore di un padre e che quindi non è mai stato capace di accettare Dio come Padre.

-         Potrebbe menzionare un ricordo particolare, come il tradimento di una confidenza, un'esperienza sessuale, delle percosse o una catastrofe spaventosa che può essere la causa della condizione che ora richiede la guarigione.

-         Presenta i ricordi perché vengano guariti e prega affinché tale guarigione sia efficace, e quei ricordi non siano più fonte di male. Piuttosto egli prega affinché in futuro quello stesso ricordo includa la presenza di un Dio che ama e che guarisce.

Ø      Dove c'è una serie di ricordi fastidiosi, nella preghiera di guarigione pare sia meglio menzionare distintamente ciascun ricordo.  

A meno che il sacerdote non abbia avuto una rivelazione speciale, dovrebbe procedere con cautela prima di assicurare al penitente che c'è stata una guarigione.

Ø      Inoltre, non dovrebbe richiedere a quest'ultimo una fede più grande di quella che Dio gli ha dato.

Ø      Dall'esperienza risulta chiaro che se la fede del penitente ha una grande importanza, non è cruciale al punto di condizionare la guarigione.

Ø      Reclamare una guarigione senza che vi sia un impulso divino a farlo, non assicura affatto la guarigione.

Inoltre, attribuire alla fede del penitente il peso del successo o del fallimento della guarigione, significa rischiare di imporre su di lui la falsa colpa di non credere a sufficienza.  

Testimonianza di guarigione

attraverso la confessione 

Il seguente brano illustra una condizione solita che può seguire le preghiere di guarigione. Il soggetto sta per essere guarito, e non riuscirebbe a sostenere il peso di altre colpe.  

Dopo averLa vista a Loretto, mi sentivo ancora piuttosto male ed ero infelice. Mi pareva proprio che la guarigione in me non avesse attecchito. Mi sentivo scoraggiato, ma  continuavo a ricordare l'unica cosa che Lei mi aveva detto di fare: contare sulla Sua fede di sacerdote e non sulla mia.

Ho cercato di seguire proprio quel consiglio. Continuavo a pregare per imparare a reclamare la mia guarigione. Poco a poco poi ho visto sparire i timori e le ansietà, non completamente, ma esse sono notevolmente diminuite. Torno a cadere, ma non per molto tempo, poiché  Egli è pronto a raccogliermi e a rialzarmi.

É grandioso sentirsi bene e liberi, e ora per me la vita comincia ad avere un significato più grande. Il peso maggiore che mi è stato sollevato è il senso di colpa, ed ora non resto più sconvolto da tutte quelle pazze cose alle quali permettevo di turbarmi. Avverto con più forza l'amore e la presenza di Dio. So anche di non potermi aspettare che arrivi tutto senza la mia collaborazione, per questo ho aderito ad alcune attività caritatevoli che ritengo facciano piacere al Signore nel mio servizio ai malati.

Non ho più paura di Dio, ora posso guardarlo e faccio sul serio quando dico: "Sia fatta la tua volontà, non la mia." E questo per me è stato un passo gigantesco. Ora Lo amo in maniera davvero salutare e profonda, e la paura se n'è andata."  

Un aiuto validissimo per il sacerdote consiste nel cercare consapevolmente di proiettare nel penitente l'amore di Dio che guarisce:

Ø      lo si può fare cercando di immaginare Gesù che lo tocca e lo guarisce, oppure attraverso la consapevolezza della potenza dell'amore di Dio che passa attraverso il sacerdote per giungere al penitente.

Così facendo, il sacerdote riesce facilmente a eliminare l'interferenza della propria personalità, con tutte le sue preoccupazioni, i dubbi e le tendenze alla vanità, per applicarsi più profondamente a quel tipo di preghiera.  

Pregare nello Spirito 

Si raccomanda inoltre che il sacerdote preghi nello Spirito, cioè che cambi la sua preghiera in quel gemito e in quelle sollecitazioni interiori che provengono dallo Spirito Santo.

Ø      Questo si può ottenere concentrandosi su Dio e orientandosi verso le ispirazioni dello Spirito Santo.

Ø      Pare che le parole e i pensieri giungano senza alcuno sforzo, e può darsi che il sacerdote si ritrovi a pregare per delle necessità specifiche del penitente alle quali non era stata fatta alcuna allusione durante la confessione.

Tale preghiera risulta efficacissima anche quando viene fatta in lingue, il linguaggio dello Spirito che di solito viene dato dopo l'effusione o battesimo dello Spirito Santo.

Ø      La preghiera in lingue può aver luogo sia a bassa che ad alta voce e perfino in silenzio, a seconda delle disposizioni del penitente e della presenza di altre persone nell'ambiente.

Ø      Essa permette allo Spirito di Dio di chiedere qualunque cosa sia necessaria, al di là della nostra limitata conoscenza.

Essa inoltre è anche il simbolo che la guarigione appartiene al Signore, non al sacerdote. 

É utile concentrare l'attenzione della preghiera sugli effetti richiesti. Questo la rende più precisa e fiduciosa, e lo si può fare con grande facilità immaginando il penitente guarito che esibisce la sua salute ritrovata.

Ø      Il sacerdote infine dovrebbe ringraziare il Signore per la Sua presenza e per i Suoi interventi, tornando a proclamare che essendo Egli un Dio d'amore, non può che agire nell'amore. 

Testimonianza di una suora 

Ecco qui la lettera scritta da una suora poco dopo aver ricevuto il sacramento e le preghiere per guarire dall'amarezza e dall'incapacità di perdonare. 

Sono venuta in cappella a scrivere queste cose perché non desidero altro che dichiarare con chiarezza ciò che Dio ha fatto per me. Ho pregato per ricevere la guida dello Spirito, affinché mi desse le parole adatte perché fosse glorificato il Suo nome.

La mia storia cominciò l'anno scorso, mentre vivevo una situazione in cui non riuscivo a vedere la mano di Dio all'opera. Feci ogni tentativo per cambiare la situazione, ma ogni volta le cose non facevano che peggiorare. Il risultato fu che mi ritrovai sempre più amareggiata verso una delle mie sorelle, e perfino verso la comunità.

Decisi che non potevo vivere nell'odio e che forse sarebbe stato meglio lasciare la comunità, e pur sapendo che quella decisione era sbagliata, non sapevo cos'altro fare.

La decisione di riprendere a Dio ciò che gli avevo dato tanti anni prima quando avevo preso i voti mi faceva soffrire incredibilmente; così decisi di fare un ultimo tentativo e di provare a recarmi, per l'estate, in una casa di preghiera. Ma sin dal primo giorno mi accorsi di non riuscire a pregare perché ero piena di odio e di amarezza, sentimenti che non volevo, ma di cui ero incapace di liberarmi.

Visto e considerato che non riuscivo a pregare, quella sera decisi di andare dal Padre per esprimergli il mio desiderio di andar via.

Egli mi chiese se davvero desideravo il perdono di Cristo. Lo desideravo con tutto il cuore, ed allora egli mi chiese se poteva pregare su di me. A questo punto sapevo di non aver niente da perdere.

Le parole non riusciranno mai a descrivere cosa successe alla mia anima in quel momento: mi resi immediatamente conto che il Signore, nel Suo amore paziente e misericordioso, mi aveva toccata. Quella notte, per la prima volta, ringraziai Dio per la sofferenza che mi aveva portata a lui, e vidi che la Sua mano era sempre stata presente.

Per la prima volta pregai per la sorella che era stata causa di tutte quelle sofferenze. E per la prima volta avvertii davvero la pace, la gioia e l'amore di Cristo.

Vede, quando avevo cercato di cambiare la situazione con le mie forze, quando avevo deciso di andarmene, di provare ad amare e a perdonare - cercando di farlo da sola, cosa impossibile senza Dio -  proprio quello era stato il motivo della mia sofferenza. 

Solo attraverso l'amore gentile di Dio sono giunta a capire che da sola non posso far nulla, ma che posso fare tutto con Dio. So che Dio è stato troppo buono con me e tutto quello che posso fare è lodarLo per l'eternità. Mi ha inondata del Suo amore ed ha guarito la mia infermità. Solo grazie a Gesù Cristo sono in grado di amare e di perdonare.   

Liberazione 

Se il sacerdote ritiene che il penitente sia posseduto,  allora dovrebbe richiedere all'Ordinario un esorcismo formale. L'autore non ha mai incontrato un caso di quel tipo.

Ø      Nei casi di ossessione, il sacerdote stesso fa una preghiera di liberazione semplice e diretta.

Ø      Questa dovrebbe essere preceduta da una preghiera di protezione, affinché attraverso la morte, la risurrezione e lo spargimento del sangue del Signore Gesù Cristo, sacerdote e penitente siano entrambi protetti da ogni male.

Ø      La preghiera di liberazione potrebbe esser composta così:

"Nel nome di Gesù Cristo, Signore e maestro di questo figlio di Dio, comando che tutti gli spiriti del male siano legati, che se ne vadano via da lui e che restino esclusi per sempre dalla sua vita."

Di nuovo è consigliabile pregare nello Spirito e permettere alla preghiera di Dio di far fronte a una situazione che va oltre la comprensione del sacerdote. Quindi egli potrebbe aggiungere una semplice preghiera di guarigione.  

Per essere rafforzati 

Questa è una preghiera naturale e ben nota al sacerdote, e consiste in una elaborazione specifica della preghiera che segue l'assoluzione.

Ø      Essa esporrà dettagliatamente le zone particolari di debolezza, e chiederà che siano rafforzate dall'accresciuta presenza della vita e dell'amore del Signore Gesù nel penitente.

Ø      Tali preghiere chiedono a Dio la fede, speranza, amore, fiducia, pazienza, gentilezza, gioia e controllo di sé.

Ø      Le preghiere di guarigione, di liberazione e per ricevere forza interiore dovrebbero sgorgare direttamente dal pentimento della persona e dal perdono del Signore datoci nel sacramento.

Il penitente dovrebbe rendersi conto che il suo pentimento personale è l'atto iniziale che lo apre a queste grazie salvifiche, e che è il Signore che salva.

Ø      Quanto più profondamente e più a lungo egli si concentrerà sul Signore, tanto meglio sarà.

Il sacerdote dovrebbe evitare di interrompere questo tipo di preghiera con qualunque tipo di conversazione che non sia pertinente.

 



Per avere un breve sommario sull'imposizione delle mani nel sacramento della penitenza, vedi Rahner, Karl e Vorgrimler,

Herbert - Dizionario Teologico, Herder and Herder, 1965,   pp. 344-348.

[ii] Vedi Siedlecki, E. - "Renewing the Sacrament," Chicago Studies, Vol. 8, N. 1 Primavera 1969, p.4.


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