La Parola di Dio

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MARIOCAPALBO
00lunedì 26 marzo 2012 17:48
COME PARTECIPARE AGLI INCONTRI DI PREGHIERA Jim Cavnar Capitolo 2

COME PARTECIPARE AGLI INCONTRI DI PREGHIERA

Jim Cavnar

Capitolo 2

La Parola di Dio   

 

L’incontro continua. C’è sempre il mormorio della preghiera, cosparso di canti; di profezie, e quindi, sempre più, di brevi esortazioni a ricevere il Signore e a vivere per Lui. Un uomo ci fa una breve esposizione di Giovanni, capitolo terzo, per rispondere con tutto il cuore alla chiamata del Signore.

   Uno degli aspetti più unici della nostra vita insieme come corpo di Cristiani è che DIO ci parla. Ci parla in modo che possiamo capire e riconoscere la Sua voce.

Ø  Non solo lo Spirito ci conduce alla lode di Dio, ma Egli ci porta la parola del Signore attraverso i doni spirituali, l’insegnamento, la partecipazione e l’esortazione. 

In I Corinzi 14,26 Paolo dice:

Quando vi radunate ci può essere tra voi chi ha da proferire un cantico, chi ha un ammaestramento da dare, chi ha da esprimersi col dono delle lingue, chi ha una interpretazione da fare: tutto si compia in modo da edificare.” 

Dio vuole parlare non solo attraverso i capi e i maestri riconosciuti nell’incontro di preghiera, ma attraverso l’intera comunità dei credenti.

Ø   Le guide hanno la responsabilità particolare di provvedere a che tutto si svolga nell’ordine e di presentare un insegnamento più preparato e sviluppato, ma ciascuno di noi ha una parte nel portare la parola di Dio, sia rispondendo allo Spirito con una profezia, sa partecipando con una nostra esperienza.

Ø   I mezzi più comuni usati dal Signore per parlarci nell’incontro di preghiera sono i doni spirituali ed in par­ticolare i doni della parola - la profezia e le lingue con interpretazione - e la partecipazione, che include la te­stimonianza personale, l’esortazione e l’insegnamento. 

I Doni Spirituali

Un campo che in molti gruppi ha bisogno di crescita è quello dell’esperienza iniziale dei doni spirituali.

Ø   Vi sono ancora molti gruppi di preghiera in tutto il mondo che aspirano a diventare carismatici ma nei quali mancano ancora i doni spirituali.

Ma alcuni passi specifici possono aiutarci a crescere in questo campo.  

Desiderate i doni spirituali

Paolo scrisse ai Corinzi:

Cercate dunque di possedere la carità, aspirate pure anche ai doni spirituali, ma specialmente a quello di profezia” (I Cor. 14, 1).

Questo è un punto di partenza.

Ø   Se un gruppo di preghiera, in unità di cuore, desidera i doni spirituali, il Signore sarà libero di darli.

Ø   Un vero pro­blema incontrato da molti gruppi è che esiste in essi un atteggiamento non chiaro riguardo ai doni.

-          Sebbene molti vorrebbero vedere presenti i doni spirituali, altri, nello stesso gruppo, non sono ugualmente sicuri.

-          L’esitazione e il dubbio di alcuni si comunica agli altri e tende a renderli più esitanti nel manifestare i doni dello Spirito.

Il problema potrebbe esser risolto con l’insegnamento da parte delle guide del gruppo. E anche nella preghiera.

Ø   Se tutto il gruppo comincia regolarmente a pregare per ottenere i doni spirituali, si svilupperà in esso un’unità di desiderio a quel riguardo, che aiuterà ad allontanare il timore e la sfiducia.

Ø   Si deve chiaramente desiderare e chiedere che il gruppo di preghiera sia carismatico e voglia sperimentare i doni dello Spirito.

-          Ai membri del gruppo sarà di valido aiuto l’essersi espressi reciprocamente il desiderio di avere i doni spirituali e la consapevolezza che poi potrebbero fare degli sbagli.

-          Se tutti lo capiscono ed esprimono il desiderio di imparare e di sostenersi a vicenda durante questo apprendistato, le persone si sentiranno molto più libere di dare la prima profezia o il primo messaggio in lingue.

C’è molta differenza quando si sa che nel gruppo vi è amore, che ognuno vuole imparare sui doni spirituali e che tutti collaboreranno. 

Siate più liberi nell’adorare e lodare il Signore

Abbiamo appreso molto presto nella nostra esperienza di in­contri di preghiera che i doni spirituali arrivano meglio ad una comunità che ha adorato il Signore.

Ø   Abbiamo notato che quando c’era stata poca lode i doni dello Spirito mancavano, erano deboli o fuori posto.

Ø   Quando i doni dello Spirito giungono dal cuore di una comunità in adorazione, vengono da un’atmosfera di unità centrata nel Signore.

Solo Dio può dare i doni dello Spirito. Se li deside­riamo, rivolgiamoci al Signore Stesso nella lode, e sare­mo nella situazione migliore per riceverli.  

Cercate il Signore perché vi parli

Un grande ostacolo ai doni dello Spirito può essere quello di non dare al Signore la possibilità di “infilare una parola” nel gruppo.

Ø  I nostri incontri possono essere talmente pieni di canti, di partecipazioni e di letture di brani della Scrittura che rimane poco tempo per ascoltare il Signore.

Ø  Lasciate che vi siano momenti in cui si possa attendere in silenziosa preghiera la parola del Signore. Durante tali momenti avremo deciso di astenerci dal condividere con gli altri quello che può venirci in mente, e attenderemo che il Signore ci dica qualcosa.

Per molti può essere pauroso “attendere il Signore”. Non ci siamo abituati a sottomettere a Lui le nostre idee, i nostri impulsi, e ci sentiamo a disagio se cerchiamo di mettere in disparte, anche se per pochi minuti soltanto, il flusso incessante delle nostre idee per attendere che il Signore formuli delle parole per noi.  

Abbiate fede: il Signore darà i doni dello Spirito Gesù ci ha detto che se chiederemo qualunque cosa nel Suo nome, il Padre ce la darà.

Ø  Sappiamo che il Signore desidera che noi riceviamo i doni dello Spirito. Egli ci ha parlato per mezzo delle lettere di Paolo, dicendo che lo Spirito ha per ciascuno un dono per il bene della comunità (I Cor. 12,7).

-          Possiamo esser certi che il Signore vuol dare al nostro gruppo i doni dello Spirito. Questo non significa credere che il Signore voglia dare ad una persona particolare tutti i doni spirituali.

-          É lo Spirito Santo che distribuisce i doni a ciascuno “individualmente, secondo il Suo volere” (1 Cor 2, 11).

I doni sono dati al corpo di Cristo, ed è nel corpo che possiamo aspettarci di vederli, per le sue necessità. 

Inoltre, i membri di un gruppo di preghiera hanno bisogno di fede per uscire da se stessi e cominciare a profetare e a pronunziare un messaggio in lingue.

Ø   All’inizio è difficile per tutti e ci è richiesta la fede e la fiducia che Dio ci aiute­rà e che se sbaglieremo il Signore impedirà che gli altri ne ricevano del danno, mentre a noi insegnerà a far meglio.

Ø   Paolo in Romani scrive che chi profetizza dovrebbe farlo secondo la propria fede. Ci vuol fede per profetizzare. Nessuno può giungere al punto in cui non ci sia più bisogno della fede in Dio per manifestare un particolare dono spirituale.  

La Profezia

Quando è che una persona dovrebbe profetare, dare un messaggio in lingue o la sua interpretazione?

Ø  Un segno importante è l’unzione dello Spirito. Questa può essere de­scritta come una sollecitazione dello Spirito - una spinta interiore o un’aspettativa che cresce dentro di noi.

-          É la sensazione di esser spinti da Dio a fare qualcosa, o talvolta è come un aspettarsi che Dio stia per agire.

-          L’unzione spesso può essere avvertita fisicamente: la persona si sente molto inquieta, comincia a respirare più forte, o avverte che il cuore batte più veloce. Geremia una volta descrisse l’effetto del Signore che lo spingeva a parlare in profezia come un “fuoco nel petto”; non è insolito che chi comincia a profetare sperimenti in modo potente la sollecitazione del Signore.

Ø      Assieme alla sollecitazione a profetare lo Spirito San­to dà al profeta un messaggio, che può giungere sotto far ma di poche parole con cui cominciare a parlare, una sensazione generale del significato del messaggio, o persino un idea chiara delle parole di tutto il messaggio.

Ø      Quando, come generalmente avviene, una persona riceve una sollecitazione, essa dovrebbe anzitutto rivolgersi al Signore e cercare Lui stesso, senza cominciare a preoccuparsi per cosa dire, né cercare di tirar fuori qualcosa. Nell’atteggiamento di tutto il proprio essere rivolto verso il Signore, la persona sarà in grado di ascoltare ciò che Egli vuoI dire.  

Essere sollecitati dal Signore non significa che necessariamente si debba profetare. Una sollecitazione è una indicazione, non una costrizione.

Ø   Molti sperimenteranno una unzione - o sollecitazione - del Signore quando qualcun altro sta per profetare. Perciò quando qualcuno avverte che il Signore sta per portarlo a profetare, dovrebbe chiedere al Signore di guidarlo.

Ø   Di solito, quando uno deve profetare, gli giunge un senso di pace dal Signore che indica the è giusto che parli. Quindi egli dovrebbe aspettare il momento giusto per dare la profezia.

Ø   Ad esempio non va bene interrompere un’altra persona che sta parlando. Se uno riceve una parola da comunicare agli altri all’inizio dell’incontro di preghiera, può anche darsi che debba essere comunicata più tardi.

In genere la parola del Signore si ascolta meglio quando la comunità ha avuto prima modo di lodare il Signore ed ha permesso che il cuore e la mente di ciascuno fossero meglio centrati in Lui. Ad ogni modo, se chiediamo al Signore di indicarci il momento più opportuno per parlare, Egli ci guiderà, e col tempo impa­reremo a riconoscere i tempi del Signore. 

Saper amministrare la profezia e l’interpretazione è molto importante per la loro efficacia.

Ø   Il profeta dovrebbe parlare con voce sufficientemente alta da permettere a tutti di sentire, ma non tanto alta da spaventare qualcuno.

Ø   Dovrebbe parlare in modo che sia appropriato a Dio. (S. Pietro dice: “Se uno ha il dono della parola, ne usi come uno che sa di annunziare gli oracoli del Signore” 1 Pt 4,11).

Ø   La profezia dovrebbe anche essere in un italiano ordinario. Non potremmo immaginare che se il Signore stesso apparisse in uno dei nostri incontri, ci parlasse in un italiano dantesco; ci aspetteremmo che parlasse la nostra lingua, e lo stesso ci aspettiamo dalla profezia. 

La maggior parte di quanto abbiamo detto sulla profezia vale anche per il messaggio in lingue.

Ø   Quando qualcuno ha dato un messaggio in lingue inteso per tutto il gruppo, dovremmo tutti attendere in silenziosa preghiera finché non giunge l’interpretazione. L’interpretazione sembra prendere due forme: talvolta è un messaggio come per la profezia normale, talvolta è una preghiera ispirata come i Salmi. 

Quando nell’incontro c’è stata una profezia forte, essa può avere un effetto potente. 5. Paolo scrive che quando uno profetizza, parla agli uomini per “la loro formazione, incoraggiamento e consolazione” (I Cor 14,5). Questo ci dà alcune delle linee base per saggiare la profezia.

Ø   Perché la profezia non è perfetta, perciò dobbiamo pesare quanto viene detto (I Cor. 14,29) e rispondere a quanto viene dal Signore. 

Pesare e mettere alla prova la profezia non è sempre facile.

Ø  Abbiamo alcune prove obiettive, ma ugualmente importante è il discernimento spirituale della comunità.

Ø  Le prove obiettive sono che la profezia dovrebbe concordare con la Scrittura e con un insegnamento cristiano valido.

-     Lo Spirito Santo non dirà cose che contraddicono nel significato o nello spirito la rivelazione che ha già fatto.

-     La profezia sarà inoltre conforme allo spirito e al carattere di Gesù. Ad esempio Gesù non condannava i suoi discepoli quando li correggeva, e non lo farà neppure lo Spirito Santo nella profezia.

In aggiunta a queste prove obiettive, una prova importantissima viene tramite il discerni­mento della comunità.  

Se qualcosa viene dallo Spirito Santo, chi vive nello Spirito lo riconoscerà.

Ø   Avvertirà pace su quanto è stato detto e una convinzione che viene dal Signore.

Ø   Su una profezia può non esserci unanimità completa (particolarmente se il profeta è uno che pratica da poco il dono), ma ci sarà un consenso generale che quella è parola del Signore.

Ø   Nel valutare la profezia di una persona determinata, questo discernimento è particolarmente importante.

Entro un certo periodo di tempo ci sarà possibile avere un’idea chiara se la profezia di qualcuno viene dal Signore. Nasce nella comunità (particolarmente tra coloro che sono da più tempo nella stessa) un bel senso di pace che indicherà che la profezia di qualcuno viene dal Signore, o un chiaro senso di disagio che indicherà il contrario. 

Dai loro frutti li riconoscerete”, è un’altra prova importante della profezia.

Ø   Quando il profeta risponde bene al Signore, le sue parole provocheranno una risposta appropriata da parte della comunità, porteranno con sé la convinzione che vengono dal Signore, assieme a pace e unità riguardo alla profezia stessa. 

La partecipazione

Ø  In aggiunta ai doni della profezia, delle lingue e dell’interpretazione delle lingue, la partecipazione agli altri delle nostre intuizioni o esperienze è un altro modo con cui la comunità manifesta la gloria del Signore e si forma come corpo del Signore.

La partecipazione include l’esortazione, l’insegnamento e la testimonianza. 

L’Esortazione

Forse la forma più comune di partecipazione è l’esortazione, che spinge le persone ad un impegno più profondo o ad una azione particolare.

Ø   Spesso quando il Signore è all’opera, la persona comincia ad avvertire ciò che Egli dice. E non sempre sarà messo in forma di profezia, ma di solito potremo comunicarlo semplicemente come sensazione della parola del Signore che parla a ciò che siamo o che dovremmo diventare.

Ø   Questa parola ci viene data non solo per nostra informazione, ma per la nostra trasformazione ed è naturale comunicarla come esortazione — una chiamata ad un ascolto attento del Signore. secondo il Suo comando.

Ø   Tale esortazione ha qualità profetica. Nel Nuovo Testamento talvolta vediamo i profeti parlare in questo modo.

Dopo il Consiglio di Gerusalemme, descritto in Atti 15, Giuda e Sila furono inviati ad Antiochia a portar notizie sulla decisione del concilio. Dopo aver letto la decisione, i due uomini continuarono a parlare: “E Giuda e Sila, che erano profeti, essi stessi esortarono i fratelli con molte parole e li rafforzarono” (Atti 15,32).

L’insegnamento

Un’altra forma comune di partecipazione nell’incontro di preghiera può essere descritta in generale come insegnamento.

Ø   C’è un momento, nell’incontro di preghiera, dedicato ad un insegnamento più sviluppato e formale, ma spesso ci sono dei fatti partecipati,che servono da in­segnamento.

Ø   Una persona può leggere un brano della Scrittura e commentarIo per esporre il significato che ha av­vertito in quelle parole. Oppure qualcuno può partecipare l’intuizione di una verità cristiana con ampiezza sufficiente da poter essere compresa da tutti.

Ø   O ancora, qualcuno può comunicarci ciò che ha compreso riguardo a come il Signore vuole che viviamo, e nella spiegazione mettere insieme vari testi della Scrittura.

Tali comunicazioni possono contenere la vera saggezza del Signore, particolarmente quando procedono dalla Parola del Signore nella Scrittura:

 La parola di Cristo, con tutti i suoi tesori, abiti in voi; istruitevi ed esortatevi a vicenda con tutta saggezza” (Col 3,16).


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00lunedì 26 marzo 2012 17:48

La testimonianza

Un’altra forma di partecipazione negli incontri sta semplicemente nel comunicare l’esperienza personale dell’azione del Signore nella nostra vita, in modo che gli altri possano vedere la realtà e la bontà dei Signore ed esser così portati ad amarLo e a lodarLo di più.

Ø  La testimonianza può includere molte cose, da un racconto dettagliato della propria conversione alla semplice comunicazione che manifesti l’azione del Signore.

Ø  Molti di noi hanno sperimentato la potenza di una buona testimonianza. Non è necessario convincere noi stessi del suo immenso valore in un incontro, ma c’è molto da imparare.

Ø  Quante volte abbiamo ascoltato testimonianze che distraevano, che erano incoerenti, centrate sull’io e confuse?

Ø  La partecipazione della testimonianza dell’azione del Signore è di un valore talmente grande che dovremmo sforzarci di imparare a farla bene. Innanzi tutto dobbiamo ricordare che la partecipazione deve glorificare il Signore e contribuire alla formazione degli altri, non glorificare noi stessi o centrare su di noi l’attenzione.

Ø  Vi sono due problemi opposti che si riferiscono a questo obietti­vo:

1.      da un lato stanno coloro che non vogliono parlare o partecipare in un incontro, per falsa umiltà e timore di attirare su di sé l’attenzione,

2.      e dall’altro abbiamo quelli che partecipano per insicurezza o orgoglio, e mancando lo scopo di glorificare il Signore, riescono solo ad affermare se stessi.

Ø   Al primo gruppo, che è probabilmente il più numeroso, dobbiamo dire onestamente che non è giusto “nascondere la nostra luce sotto il moggio” e, per timore della nostro debolezza, rifiutarsi di parlare della bontà del Signore nella nostra vita. L’amore che il Signore ha manifestato dovrebbe essere partecipato agli altri, affinché si possa vedere la Sua gloria.

-     Siamo portati a pretendere attenzioni, alle tentazioni all’orgoglio;

-     ammettiamo perciò davanti ai Signore tali tendenze chiedendoGli di prendersene cura Lui; quindi determiniamoci in cuor nostro di voler condividere per la gloria del Signore.

-     Egli sa bene come trattare le nostre debolezze, e può impedire che danneggino la nostra testimonianza.

Ø   D’altro lato chi partecipa per orgoglio o insicurezza tende a parlare più di che del Signore.

-          In genere tali persone tendono più a parlare del loro sentimento soggettivo riguardo a quarto ha fatto il Signore che non delle situazioni obiettive della loro vita e dell’azione dello Spirito in essa.

I responsabili e le altre persone del gruppo dovrebbero correggere tali fratelli, insegnando loro come partecipare le loro esperienze.

Vale la pena notare che ci sono diversi tipi di partecipazione, secondo il tipo di incontro.

Ø   Ad esempio in un gruppo di preghiera piccolo di dieci o venti persone che si riuniscono in una casa e che si conoscono personalmente, è appropriato parlare di cose intime che potremmo comunicare a degli amici. In gruppi simili va anche bene partecipare più spesso, o dire regolarmente ciò che il Signore sta facendo in alcune zone della nostra vita.

Ø   In un gruppo di preghiera grande di un centinaio o più persone, ciò non andrebbe bene. Negli incontri più grandi è importante che la partecipazione sia orientata verso tutta la comunità raccolta, e non solo a chi ci conosce bene.

Ø   Particolarmente appropriata a queste occasione è la partecipazione di carattere evangelico, su come abbiamo incon­trato il Signore e di come siamo stati battezzati nello Spirito, oppure una partecipazione che dimostri a chi è nuovo la realtà e la gloria del Signore.

Inoltre, nelle comunità che hanno incontri di preghiera speciali per i membri della comunità stessa, è opportuno partecipare quelle testimonianze adatte a chi si è già impegnato col Signore e ne comprenderà il significato e la sottigliezza della crescita in Lui.

Ma quando partecipiamo delle testimonianze, ci sono delle direttive che valgono sempre.

La testimonianza dovrebbe essere concisa e andare allo scopo - Nulla rende più squallida la testimonianza dei dettagli inutili ed irrilevanti.

Ø  Quando partecipiamo dob­biamo includere dettagli concreti sufficienti a rendere viva e interessante la testimonianza, escludendo quelli non necessari. Anche qui uno degli errori più frequenti è quello di includere un’esagerata descrizione del proprio stato soggettivo, descritto ad ogni istante. 

Dovremmo usare un normale italiano nella testimonianza - Frasi dal suono biblico, anche se prelevate dalle traduzioni più correnti, non raggiungono le persone; anche i dialetti possono distrarci.

Ø  Dovremmo invece sforzarci a descrivere i fatti nel linguaggio di tutti i giorni, an­ziché contare su termini dialettici. Immaginate di parlare ad un amico che non sia stato battezzato nello Spirito, in modo che anche lui possa capire. 

La partecipazione dovrebbe essere obiettiva e solida - Non dobbiamo sforzarci di “infarcire” l’opera del Signore. In effetti le esagerazioni presso i pentecostali hanno offeso molte persone sincere, e dovremmo evitarle. 

La partecipazione non è un mezzo di discussione - Particolarmente negli incontri grandi, la discussione dovrebbe esser riservata ad altri momenti, e non dovremmo usare la condivisione per portare avanti una discussione o, peggio ancora, per cercar di risolvere i problemi e i disaccordi dell’incontro stesso.

Ø  Questo tipo di comunicazione è assolutamente necessario, ma la partecipazione dovrebbe esser fatta rientrare in un incontro che si raccoglie per adorare il Signore.    

L’incontro di Preghiera non è un luogo dove

Condividere i problemi psicologici  

Non è possibile, durante l’incontro, prendersi realmente cura di qualcuno che abbia problemi psicologici, poiché questo richiede in genere una discussione più approfondita ed un sostegno di preghiera più a lungo termine.

Ø  L’incontro di preghiera non ha lo scopo di essere un gruppo terapeutico. 

Ø  Ovviamente potremo dire di avere difficoltà a causa della depressione o di qualsiasi altro motivo, e di avere bisogno di preghiere.

Ø  E quando la preghiera riceve risposta, o quando sperimentiamo che il Signore sta operando per cambiarci, dovremmo parteciparlo in modo che risulti costruttivo e incoraggiante.

Ø  Non va bene parlare a lungo di quanto ci sentiamo confusi e miserabili in una situazione dove non è possibile far niente direttamente.

Ø  Chi ha seri problemi psicologici non dovrebbe proprio partecipare negli incontri di preghiera (dando testimonianze) finché non riceve l’aiuto di cui ha bisogno, e tale aiuto funziona; altrimenti la sua partecipazione sarà fuori centro e non costruttiva. 

Migliorare la partecipazione

1. - Cosa possiamo fare di positivo per migliorare la "partecipazione" negli incontri di preghiera?

Ø   Innanzi tutto, sarà molto diverso se i membri più maturi della comunità, sensibili a quanto bene faccia una buona "partecipazione", regolano il tono e la direzione dell’incontro.

Ø   Abbiamo notato che in molti incontri di preghiera i membri più anziani della comunità sono riluttanti a "‘partecipare". Pare che siano i cristiani più giovani, appena battezzati nello Spirito, che più spesso parlano.

Ø   Ma i membri più anziani dovrebbero prendersi la responsabilità perché l’incontro sia efficace, e la partecipazione parlata è uno dei modi importanti per farlo.

Se i membri più maturi partecipano bene, sarà un esempio per i membri più giovani, che cercheranno di imitarli. 

2. - Un secondo modo per avere una migliore ‘partecipazione’ nell’incontro è avere una testimonianza preparata come parte dell’incontro.

Ø  Il modo migliore per imparare a ‘partecipare’ bene nell’incontro è vedere gli altri che lo fanno bene.

Ø  Molti gruppi hanno visto che far preparare a qualcuno in anticipo la propria testimonianza per l’incontro, lo mette in grado di fare un buon lavoro; contemporaneamente il suo esempio, come lievito, alza la qualità della testimonianza in generale nell’incontro.

Di solito da noi una delle guide chiede a qualcuno di preparare una testimonianza per ciascun incontro, e poi si impegna con loro per insegnar loro ad organizzarsi, ad includere i dettagli importanti o a presentare bene il tutto. 

3. - Un terzo modo per migliorare la ‘partecipazione’ negli incontri di preghiera è aiutare quanti esortano o danno testimonianza; incoraggiarli quando riteniamo che abbiamo risposto bene al Signore e dar loro fiducia per partecipare bene in futuro.

Ø   Date loro dei suggerimenti per migliorarsi, aiutateli nella loro capacità a partecipare. Poiché uno scopo della partecipazione è la crescita della comunità, la persona ha bisogno di sapere se la sua partecipazione ha raggiunto lo scopo.

Ø   Se qualcuno dà la sua partecipazione ad un incontro di preghiera e non riceve nessuna conferma, dovrebbe andare da una delle guide del gruppo e chiedere il discernimento della propria testimonianza.  

La partecipazione può essere uno strumento importante per il Signore. Abbiamo visto cambiare la vita delle persone grazie all’ascolto di una testimonianza che ha rivelato loro il Signore.

Ø   Sappiamo che il Signore accetta questo tipo di partecipazione come un’offerta di lode e di ringraziamento. Non senza motivo lo Spirito Santo ispirò il salmista a esclamare: “Annunzierò il Tuo nome ai miei fratelli, Ti loderò in mezzo all’assemblea” (Sal 21 ,23). 

Rispondere alla parola del Signore

Fin qui abbiamo parlato innanzi tutto di chi esprime la “parola”. Consideria­mo ora per un istante come dobbiamo rispondere alla stessa.

Ø   Perché se non rispondiamo secondo i desideri del Signore, avremo mancato di ricevere pienamente la sua Parola.

Ø   Per rispondere è necessario ascoltare e considerare la parola, e quindi obbedirle.

Ø   Abbiamo a che fare con la parola del Signore, perciò dobbiamo prenderla sul serio.

-     Talvolta possono esservi impedimenti all’ascolto della parola, che possiamo introdurre noi non rispondendo bene alla stessa.

-     Un errore comune è quello di non lasciare alla parola il tempo di PENETRARE. Alcuni hanno la tendenza a cominciare un canto o una preghiera non appena è finita una profezia, in modo che non abbiamo mai il tempo di considerarla.

É meglio fare una pausa di preghiera silenziosa quando consideriamo la parola del Signore. Oppure in alcuni casi, come quando la parola ci chiama alla lode, dovremmo rispondere con una preghiera più fervente.

Ø   Un altro modo appropriato di rispondere alla parola è confermare il messaggio, se abbiamo avvertito che il Signore ci ha detto la stessa cosa. Questo non solo mette in rilievo la verità del messaggio, ma può essere di grande incoraggiamento per chi ha profetato. 

Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4, 12).  

La Parola di Dio ci giunge con uno scopo, viva e attivamente operante nel nostro cuore.

Ø   Se impariamo ad arrenderci a Dio quando parliamo la sua parola, e a ri­spondere attivamente alla stessa, la parola ci porterà una vita nuova.
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