Capitolo Sesto I DONI DELLE LINGUE E DELL'INTERPRETAZIONE

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:41
INDICE

Capitolo Sesto

  

I DONI DELLE  LINGUE  E  DELL'INTERPRETAZIONE

 

 "A un altro (viene data) la varietà delle lingue; un altro l'interpretazione delle lingue" (1 Cor 12,10) [1]

                                                                 

INTRODUZIONE

  

In 1 Corinzi 12, versetto 10, S. Paolo scrive in tutta calma: "A un altro (viene data) la varietà delle lingue, a un altro l'interpretazione delle lingue." Con questa frase Paolo aggiunge due ministeri carismatici, apparsi dopo la Pentecoste, a quelli che erano già stati manifestati in precedenza sia nel Vecchio sia nel Nuovo Testamento. Col dono delle lingue, all'uomo veniva data una potenza nuova di liberare il messaggio di Dio; per mezzo dell'interpretazione quella di ascoltare la Sua Parola.

 

    S. Paolo pareva preoccupato per l'abuso di questi doni, ma noi possiamo dire che dobbiamo essere grati per quegli abusi, perché motivarono i dettagliati insegnamenti su questi doni riportati in 1 Corinzi 12 e 14. Nessuno degli altri doni carismatici ha ricevuto un insegnamento tanto ordinato e completo da parte di Paolo.

 

    Secondo la nostra esperienza, i doni delle lingue e dell'interpretazione non vengono usati nella maniera estensiva in cui dovrebbero. Il dono della preghiera in lingue è comune e costituisce la bellezza della comunità che prega e canta in lingue. Tuttavia i doni sia delle lingue sia dell'interpretazione si sono perduti negli equivoci. Tali doni accoppiati forniscono una bella varietà all'incontro di preghiera: perderli o trascurarli volutamente, preferendo l'uso comune della lingua, significa perdere una potenza rilevante nel Rinnovamento. La trascuratezza del loro uso è rintracciabile nella falsa conoscenza della distinzione esistente tra preghiera in lingue e dono delle lingue. Molti che si sono arresi alla preghiera in lingue, spesso ignorano che Dio potrebbe volerli usare in maniera più specifica attraverso il dono delle lingue.

 

    S. Paolo nei suoi scritti si è riferito spesso alla potenza della profezia per edificare e rafforzare la Chiesa. Tuttavia, egli ha anche scritto che le lingue, seguite dall'interpretazione, sono come la profezia. Scrivo questo capitolo nella speranza che questi doni potenti non vengano trascurati né cadano nella dimenticanza, ma affinché all'interno della Chiesa sia liberata la potenza completa di questo rinnovamento.

 

 

I DONI DELLE LINGUE

E DELL'INTERPRETAZIONE

 

 

A)       Capire il Dono delle Lingue

 

1.  COS'É IL DONO DELLE LINGUE?

 

    Il dono delle lingue è una manifestazione passeggera dello Spirito Santo, in una persona (di solito un membro maturo), nel corso di un incontro di preghiera carismatica, per mezzo del quale questa è sollecitata a parlare in lingue a voce alta, cosa che deve essere seguita dall'uso del dono ad esso unito dell'interpretazione. L'uso di questi doni delle lingue e dell'interpretazione è molto simile a quello della profezia.

    Il dono della preghiera in lingue è già stato spiegato nel capitolo precedente.

 

 

2.  QUAL É DUNQUE LA DIFFERENZA TRA PREGHIERA IN LINGUE E DONO DELLE LINGUE?

 

    Le differenze sono molte.

    A proposito della preghiera in lingue:

 

a)     É un dono permanente.

b)     Pare venga concessa a tutti.

c)     Non è necessario che sia seguita dall'interpretazione.

d)     Nella comunità può essere usata sia come preghiera sia come canto.

e)     Di solito è una preghiera di lode e di ringraziamento.

f)     Ha per scopo principale la crescita personale dell'individuo.

 

    Il dono delle lingue invece:

 

a)    É una manifestazione passeggera della potenza di Dio.

b)    Pare venga dato solo a chi ha il ministero delle lingue.

c)    Dovrebbe essere sempre seguito dall'interpretazione.

d)    Lo si dovrebbe usare da soli, non insieme agli altri.

e)    Non si limita alla preghiera di lode, ma può assumere forme diverse.

f)    Il suo scopo principale è quello di dare alla comunità il messaggio di Dio.

 

 

3.  PERCHÉ É IMPORTANTE QUESTA DISTINZIONE?

 

    Se tale distinzione non risulta chiara, sorgeranno diversi malintesi sia a proposito della preghiera in lingue sia del dono delle lingue. Citiamo qui i tre errori prevalenti:

 

a)   Primo, 1 Corinzi 12,10 "a un altro [viene data] la varietà delle lingue", che si riferisce al dono delle lingue, spesso viene erroneamente attribuito alla preghiera in lingue. Molti allora ritengono che dovrebbero essere solo in pochi a pregare in lingue.

b)  Secondo, le regole per l'interpretazione che seguono il dono delle lingue in 1 Corinzi Capitolo 14 possono venire erroneamente applicate alla preghiera in lingue e portare alla falsa conclusione che la preghiera in lingue dell'intera comunità debba essere seguita dall'interpretazione.

c)   Terzo, la persona che veramente venga sollecitata da Dio per ricevere il dono delle lingue può non rendersi conto che Egli la vuole usare in quel modo ed essere quindi inibita ad arrendersi al dono.

 

 

B)    Il Dono dell'Interpretazione

 

4.  COS'É IL DONO DELL'INTERPRETAZIONE?

 

    Il dono dell'interpretazione consiste nel potere, dato a un individuo, di esporre, in lingua corrente, il significato generale di qualunque cosa sia stata detta ad alta voce per mezzo del dono delle lingue.

 

 

5.  CHE FORMA ASSUME L' "INTERPRETAZIONE"?

 

    Esistono due forme generali: la prima è una preghiera di lode a Dio e si può dire che questa sia probabilmente la forma più pura d’interpretazione. La seconda è un messaggio da parte di Dio per la comunità e in questo caso l'interpretazione si avvicina molto alla profezia.

 

 

C)    I fondamenti nella Scrittura per il Dono delle Lingue

 

6. QUAL É IL SOSTEGNO FORNITO DALLA SCRITTURA PER IL DONO DELLE LINGUE?

 

   Il fondamento biblico per questo dono si trova in 1 Corinzi, ai Capitoli 12 e 14. Il Capitolo 12 versetto 10 include questo dono nell'elenco dei nove ministeri carismatici, mentre il versetto 28 lo pone in un secondo elenco di ministeri della Chiesa.

   Al Capitolo 14 S. Paolo fornisce un insegnamento piuttosto dettagliato su questo dono:

 

a)     Le lingue non hanno la potenza della profezia, a meno che non siano seguite dall'interpretazione (versetto 5 *).

b)     Le lingue possono originare confusione se usate male (versetti 6-12[2]).

c)     Spesso le lingue sono una preghiera di lode e di rendimento di grazie (versetto 16[3] ).

d)     Le lingue sono un segno per coloro che non credono (versetto 22[4]).

e)     Se usate male, le lingue possono confondere il non credente o il non iniziato (versetto 23[5]).

f)     Quando vengono usate le lingue, ciò dovrebbe avvenire con ordine (versetti 26-27[6]).

g)     Non si dovrebbe proibire l'uso delle lingue (versetto 39[7]).

 

 

7.  PERCHÉ NEL DEFINIRE NELLA SCRITTURA IL FONDAMENTO DEL DONO DELLE LINGUE, SONO STATI TRASCURATI GLI EVENTI DELLA PENTECOSTE E DI ALTRE PARTI DEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI?

 

    Quei testi sono stati trascurati perché pare si riferiscano più alla capacità di pregare in lingue che non al dono delle lingue.

    In Atti 2,6 è dichiarato: "La folla rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua." Si tratta di un'esperienza unica, riferita solo per la Pentecoste. Pare si tratti di uno specialissimo "miracolo di ascolto", e non del dono delle lingue e dell'interpretazione descritti da S. Paolo in 1 Corinzi, Capitolo 14.

 

 

D)   Il fondamento nella Scrittura del Dono dell'Interpretazione

 

8.  QUALI SONO NELLA SCRITTURA IL FONDAMENTO E L'INSEGNAMENTO PER IL DONO DELL'INTERPRETAZIONE?

 

   Trattandosi di un dono che accompagna le lingue, l'insegnamento ad esso relativo si trova pure in 1 Corinzi ai  Capitoli 12 e 14.

   Al Capitolo 12, versetto 10 leggiamo: "A un altro [viene data] la varietà delle lingue; a un altro l'interpretazione delle lingue." Al versetto 30 poi S. Paolo inserisce l'interpretazione nell'elenco dei doni dati solo ad alcuni: "Tutti parlano in lingue? Tutti le interpretano?"

   Al Capitolo 14 poi S. Paolo espone un insegnamento dettagliato su questi doni:

 

a)     L'interpretazione serve all'edificazione della Chiesa e può essere paragonata alla profezia (versetto 5).

b)     Colui che parla in lingue dovrebbe pregare per il dono dell'interpretazione (versetto 13).

c)     Il dono delle lingue dovrebbe essere seguito dall'interpretazione (versetto 27).

d)     Se non vi sono presenti degli interpreti, non si dovrebbe far uso, ad alta voce, del dono delle lingue (versetto 28).

 

 

9.  COME SONO DESCRITTI NELLA SCRITTURA L'USO, IN UN INCONTRO DI PREGHIERA ,DEI DONI DELLE LINGUE E DELL'INTERPRETAZIONE?

 

   In 1 Corinzi 14 sono illustrati tre casi di una persona che si è arresa al dono delle lingue.

 

a)    Che sia l'interprete di se stessa:

"Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare" (versetto 13).

b)    Che siano presenti altre persone in grado di interpretare:

"Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete" (versetto 27).

c)    Se non vi sono interpreti presenti:

"Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio" (versetto 28).

 

 

E)    L'uso di questi Doni

 

10.  COME SI MANIFESTANO, IN PRATICA, QUESTI DONI?

 

    L'uso che se ne fa aderisce strettamente all'insegnamento della Scrittura:

    Durante l'incontro di preghiera carismatica un membro maturo della comunità è ispirato da Dio a parlare in lingue ad alta voce, da solo. Di solito, segue il messaggio di Dio in lingua corrente e, usati insieme, i due doni si avvicinano molto al dono carismatico della profezia (1 Cor 14,5).

 

 

11.  COME FA LA PERSONA A SAPERE CHE DIO LA STA ISPIRANDO A PARLARE IN LINGUE?

 

    Di solito si tratta di un membro maturo della comunità che si è sensibilizzato all'azione di Dio. Tale sensibilità prende in considerazione sia le circostanze dell'incontro di preghiera sia il tocco interiore o unzione. Non appena la persona riconosce il moto di Dio, vi si arrende attraverso un atto della volontà e quindi parla in lingue ad alta voce, da solo.

 

 

12.  ESISTONO MOMENTI IN CUI NON SI DOVREBBE USARE IL DONO DELLE LINGUE?

 

   Vi sono momenti definiti nei quali il dono non va usato, poiché tutto deve svolgersi con ordine. Allora quando accade qualcos'altro - un inno, la lettura di un brano della Scrittura, qualcuno che parla - non si dovrebbe interrompere parlando in lingue.

   D'altra parte il membro maturo ispirato a parlare in lingue avvertirà anche il momento e la situazione in cui Dio intende usarlo. Il dono delle lingue si adatterà a quanto sta accadendo e porterà ad un uso più approfondito del dono stesso.

 

 

13.  COME SI FA A "CEDERE" AL DONO DELL'INTERPRETAZIONE?

 

1 -   Dopo l'uso del dono delle lingue la persone dovrebbe fare un atto di fede, affidandosi a Dio come un bambino, perché gli parli.

2° -  Ogni membro dovrebbe "pregare" per ricevere l'interpretazione. Ciò non significa certo "comporre" parole adeguate al caso, ma piuttosto restare nella quiete, immersi nella preghiera, per avvertire se alla mente affiorano delle parole. Spesso, non appena tali parole assumono la forma di una frase, la persona verrà "sollecitata" a pronunziarla ad alta voce per il bene della comunità.

    Dopo un po' la persona acquisterà esperienza in questo  "lasciarsi andare" e inizierà ad esercitare il ministero dell'interpretazione.

 

 

14. NON SI POTREBBE SPIEGARE UN PO' PIÙ A FONDO QUESTA RESA ALL'   "INTERPRETAZIONE"?

 

   Dopo l'uso del dono delle lingue pare che nell'incontro di preghiera si instauri un senso di pace e di calma (che dovrebbe essere deliberatamente incoraggiato). In quel periodo le persone chiedono a Dio di parlare, e spesso accade che sperimentino l'attività carismatica di frasi o discorsi che si affacciano alla loro mente. Tali pensieri vanno messi alla prova per vedere se vengono veramente da Dio. Se poi la persona ritiene che quella sia la provenienza, allora le parole dovrebbero essere pronunciate ad alta voce.

 

 

15.  COME FANNO UNA PERSONA O UN GRUPPO AD ESSERE CERTI CHE QUELLE PAROLE VENGANO VERAMENTE DA DIO?

 

    I modi sono diversi:

a)     Se altri membri della comunità ricevono la stessa interpretazione, il gruppo può essere certo che Dio ha parlato.

b)     Se le parole vengono pronunziate da un membro esperto, contengono grande potenza e producono pace e gioia nel gruppo, esiste allora una qualche certezza che tali parole vengano da Dio.

c)             Se non si tratta di nessuno di questi due casi, il gruppo potrebbe sospendere il giudizio per sapere se Dio ha parlato davvero.

 

 

16.  PERCHÉ QUESTI DONI SONO IMPORTANTI NELL'INCONTRO DI PREGHIERA? QUAL É IL LORO SCOPO?

 

    Pare che abbiano i seguenti scopi:

a)  Aggiungono una varietà di manifestazioni carismatiche all'incontro di preghiera.

b)  Spesso sono sorgente di importanti messaggi da parte di Dio per la comunità.

c)  Possono rivelare altri doni carismatici che non vengono usati.

 

 

17.  L'USO DEL DONO DELLE LINGUE E DELL'INTERPRETAZIONE NON SEMBRA UNO STRANO MODO DA PARTE DI DIO DI PARLARE AL SUO POPOLO?

 

   Per chi fa parte dei gruppi di preghiera carismatica è diventato un modo del tutto naturale e bellissimo per ascoltare il messaggio di Dio.

   Chi invece non fa parte di questi gruppi dovrebbe ricercarne la spiegazione nella Scrittura, perché non è l'uomo a scegliere il modo con cui Dio deve operare o parlare al Suo popolo. Nella Scrittura questa via carismatica delle lingue e dell’interpretazione era un mezzo regolare per ascoltare Dio, accettato sia dalla comunità di Corinto sia da S. Paolo.

 

 

F) La crescita in questi Doni

 

18.  COME SI FA A CRESCERE NEL DONO DELL'INTERPRETAZIONE?

 

   Primo: si deve vincere la consapevolezza di se stessi associata alla pronunzia del messaggio di Dio. C'è sempre il timore che l'interpretazione sia solo frutto della nostra elaborazione mentale.

   Secondo: ci si deve rendere conto che lo Spirito Santo agisce con gentilezza e che ricerca sempre la collaborazione

di chi ha il dono, senza mai costringerlo a parlare a voce alta.

   Terzo: la persona non dovrebbe aspettare di essere assolutamente certa che quelle parole provengano dallo Spirito. Il passo nella fede, infatti, è sempre un elemento importante per crescere nei doni.

 

   Quindi, se mentre una persona parla in lingue crede di avvertire che lo Spirito la solleciti con un pensiero particolare, dopo una breve pausa di preghiera per il discernimento dovrebbe esprimere quelle parole per la comunità, accettando poi il discernimento comunitario su quel dono.

 

19.  COME PUÒ FARE UNA COMUNITÀ A CRESCERE IN QUESTI DONI?

 

   Alcuni fattori promuovono tale crescita:

 

a)     Una conoscenza chiara e pratica di questi doni.

b)     La promozione dello spirito di preghiera nell'incontro. Questi doni spesso si manifestano nella quiete di una preghiera profonda e passano facilmente inosservati in un incontro di preghiera superficiale.

c)    L'apertura a queste manifestazioni quale via normale in cui Dio parla al Suo popolo.

 

 

G)       Problemi nei confronti dei Doni

 

20.  SI POSSONO VERIFICARE ABUSI RIGUARDO A QUESTI DONI?

 

         Esistono due problemi assai comuni di cui i leader dovrebbero essere consapevoli:

 

         Primo: le persone che parlano in lingue ad alta voce senza essere ispirate da Dio;

         Secondo: le persone che danno interpretazioni alle lingue senza avere un vero dono.

 

    Ovviamente l'uso di questi doni deve essere soggetto al discernimento dei leader e si deve provvedere ad impedire e ad eliminare l'uso errato dei doni.

 

 

21.  I MOTIVI PER CUI SORGONO QUESTI PROBLEMI:

 

    Qualcuno potrebbe usare il dono delle lingue anche senza l'ispirazione per i seguenti motivi:

 

a)     Crede, erroneamente, di essere ispirato a parlare.

b)     Ritiene che per essere accettati sia necessario avere un ministero carismatico.

c)     Si agita quando nel gruppo vi sono periodi di silenzio.

 

   Il dono dell'interpretazione è aperto agli abusi e al cattivo uso perché la comunità carismatica di solito conosce l'insegnamento di S. Paolo secondo il quale il dono delle lingue dovrebbe essere seguito dall'interpretazione. In quel momento allora, potrebbe essere presente una certa pressione che "forza" l'interpretazione. Ovviamente, l'errato uso del dono delle lingue può portare ad un errore simile nel dono dell'interpretazione che lo accompagna.

 

 

22. COS'É IL FALSO DONO DELLE LINGUE?

 

   É una manifestazione che accade raramente. In quel caso le lingue sono al di fuori del controllo della persona, esprimono durezza apportano disturbo. A qualsiasi leader con una qualche esperienza risulta relativamente facile discernere il falso dono delle lingue.

   La persona che sperimenta quel falso dono dovrebbe rivedere attentamente con un sacerdote i motivi che hanno permesso quell'apertura all'attività di un dono contraffatto. Di solito esso è radicato nel regno delle tenebre.

 

 

H)       Domande pratiche sulle Lingue e sull'Interpretazione

 

23.  QUAL É LA DIFFERENZA TRA I DONI DELLE LINGUE E DELL'INTERPRETAZIONE E I MINISTERI DI QUESTE MANIFESTAZIONI CARISMATICHE?

 

   Il dono in generale è qualcosa che si presenta di quando in quando in maniera che potremmo definire comune. Il ministero invece, significa che quella potenza si manifesta regolarmente e anche in maniera assai potente.

   Avviene così che una persona può usare il dono delle lingue  e dell'interpretazione senza avere il relativo ministero. Chi ha il ministero delle lingue, è probabile che parli regolarmente agli incontri di preghiera.

 

 

24.  COME SI PUÒ CHIAMARE "INTERPRETAZIONE" UNA COSA CHE EVIDENTEMENTE RISULTI TANTO PIÙ LUNGA O PIÙ CORTA DEL DONO DELLE LINGUE?

 

  A questo riguardo si possono dare diverse spiegazioni:

 

a)    Il dono delle lingue era una richiesta e l'interpretazione è la risposta di Dio - quindi, il dono delle lingue poteva essere una richiesta a Dio di parlare alla comunità, mentre l'interpretazione era la risposta data da Dio a quella preghiera.

b)    Il dono delle lingue viene usato per liberare altri doni carismatici, quali la profezia che qualcuno non si azzardava a dare.

 

 

I)       Lingue, Interpretazione e Profezia

 

25.  CHE DIFFERENZA ESISTE TRA LA PROFEZIA E IL DONO DELLE LINGUE SEGUITO DALL'INTERPRETAZIONE?

 

   La profezia:

 

a)     Non è necessariamente preceduta da un discorso in una lingua sconosciuta, ma può giungere in ogni momento.

b)     É sempre un messaggio di Dio per qualcuno o per qualche gruppo.

 

  L'interpretazione del dono delle lingue:

 

a)     É sempre preceduto dal dono delle lingue.

b)     Non è necessario che sia un messaggio per la comunità, ma potrebbe essere una preghiera di lode.

 

 

26.  TALVOLTA ACCADE, PARTICOLARMENTE IN GRUPPI PICCOLI ED ESPERTI, CHE UNA PERSONA PREGHI IN LINGUE E UN'ALTRA INTERPRETI, E CHE CIÒ VADA AVANTI PER UN CERTO PERIODO. SI TRATTA SEMPRE DEL DONO DELLE LINGUE E DELL'INTERPRETAZIONE?

 

   Probabilmente si tratta del dono della profezia, liberato più facilmente quando qualcun altro prega in lingue.

27.   PERCHÉ QUALCHE VOLTA É NECESSARIO IL DONO DELLE LINGUE PRIMA CHE VENGA DATA UNA PROFEZIA?

 

   Dall'esperienza di questi doni sono emersi almeno due motivi:

 

a)     Spesso per timore, imbarazzo o incertezza la persona si "trattiene" dal dare una profezia. Il dono delle lingue la sollecita a rilasciare le parole di Dio.

b)            Le lingue spesso smuovono il dono della profezia, che era presente senza essere riconosciuto.

c)     Le lingue preparano la comunità a ricercare il messaggio di Dio e ad ascoltarlo.

 

 

28.  PER QUALE MOTIVO LA DISTINZIONE TRA INTERPRETAZIONE E PROFEZIA NON É PIÙ CHIARA?

 

a)    I gruppi di preghiera carismatica stanno crescendo nell'esperienza di questi doni. Tale crescita porterà a ricercare la spiegazione di quanto pare Dio stia facendo.

c)             Sebbene S. Paolo suddivida giustamente e con chiarezza i doni carismatici, talvolta risulta difficile, nella pratica, dare il giusto nome ad una manifestazione carismatica.

d)            Poiché l'attività carismatica è radicata nello stesso Spirito, l'uso di un dono spesso aiuta un'altra persona ad arrendersi ad un altro dono. Così avviene che attraverso i doni, i membri della comunità si incoraggino a vicenda nell'uso degli stessi.

 

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