Capitolo Nono I DONI DELLA FEDE E DEI MIRACOLI

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MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:46
INDICE

Capitolo Nono

  

I DONI DELLA FEDE E DEI MIRACOLI 

 

"A uno (viene concessa) la fede

 per mezzo dello stesso Spirito ...

 a uno il potere dei miracoli." (1 Cor. 12, 9-10) 

                                                            

INTRODUZIONE 

 

Probabilmente nessun ministero carismatico è trascurato quanto quelli della fede e dei miracoli. I doni della parola come lingue, interpretazione e profezia, sono parte integrale degli incontri di preghiera settimanali; la guarigione e il discernimento degli spiriti sono diventati quasi normali, persino nella vita ordinaria della Chiesa, così come la sapienza e la conoscenza. Fede e miracoli tuttavia sono spesso trascurati - e probabilmente per motivi opposti: la fede pare un ministero del tutto ordinario, mentre i miracoli sembrano troppo straordinari perché la persona comune si prenda la briga di studiarli.

 

   Paolo tuttavia li elenca tra i normali ministeri carismatici che dobbiamo conoscere, studiare e ricercare. Essendo dei poteri normali - e quindi comuni - della Chiesa locale, la loro assenza segnala una mancanza di potenza nel Corpo di Cristo: manca il potere di aiutare i propri membri e di accrescerne il numero.

 

   In questo capitolo cercheremo di dimostrare che il dono carismatico della fede non è quello ordinario, distinguendolo dalla virtù e dal frutto, che si chiamano pure della fede. Cercheremo anche di dimostrare che i miracoli non sono poi così straordinari, o per lo meno non tanto distanti dalla vita normale della Chiesa quanto invece tanti cattolici ritengono. In realtà molti cattolici devoti di solito possono raccontare molti fatti in cui l'intervento di Dio è giunto in maniera miracolosa.

 

   Questi due doni sono doni di potenza, che all'apparenza sembrano più forti del ministero di guarigione, ma assai meno comuni. Per il fatto che paiono associati ad una vita carismatica e devozionale matura e progredita, probabilmente nel Rinnovamento Carismatico è ancora lontano il tempo della grande fede e dei miracoli.

   Ma per quanto si tratti di cosa futura, prepariamoci sin d'ora studiando questi doni e restando in attesa dell'unzione divina quando la fede carismatica potrà permeare ogni preghiera e quando allora il dono dei miracoli sarà concesso in abbondanza a tutti i discepoli del Signore. 

 

 

I DONI DELLA FEDE E DEI MIRACOLI

 

A)    Cerchiamo di capire il Dono della Fede

 

1.  COS'É IL DONO CARISMATICO DELLA FEDE?

 

   É la manifestazione dello Spirito che rende presente la potenza di Dio qui e in questo momento all'interno della persona: per suo mezzo essa è in grado, senza razionalizzare umanamente né dubitare a nessun livello, di chiedere o di parlare nel nome di Gesù in maniera tale che ciò che essa Gli  chiede o dice deve avvenire. Dio, che ispira la persona con questa fede, le concederà necessariamente quello che chiede.

 

 

2.  QUAL É LA DIFFERENZA TRA LA VIRTÙ TEOLOGICA E IL DONO CARISMATICO DELLA FEDE?

 

   La virtù della fede è un potere che i cristiani hanno sempre. É il dinamismo che sta dentro di loro e attraverso il quale essi acconsentono alle verità cristiane e normalmente agiscono persino in conformità ad esse (ad esempio frequentano la Messa). Questa fede viene prodotta dall'ascolto della Parola di Dio ed è la fede salvifica necessaria alla salvezza.

 

   Il dono carismatico invece è costituito da un potere passeggero, attraverso il quale Dio muove la persona a pregare o ad agire con certezza. Per mezzo della fede carismatica Dio manifesta la Sua potenza attraverso una persona. Cristo per descrivere la fede carismatica ha affermato che sarebbe stata in grado di smuovere le montagne.

   Possiamo dire che la virtù teologica è la "nostra" fede, dataci in permanenza (fin quando non pecchiamo contro la fede). Il dono carismatico della fede, invece, è la stessa "fede di Dio" che affluisce in noi in un dato momento, quando Dio desidera agire. Ovviamente, questo dono è strettamente collegato alla guarigione e ai miracoli.

 

 

3.  QUAL É LA DIFFERENZA TRA IL DONO CARISMATICO DELLA FEDE E CIÒ CHE NOI INTENDIAMO PER FEDE?

 

    La fede come noi la intendiamo è una condizione della mente, attraverso la quale la persona è disposta a prestar fede o ad assentire a quanto viene detto o a quanto accade. Così, quando ascoltiamo il racconto di un’avvenuta guarigione la persona potrà crederci, data la credibilità di chi racconta l'evento.

 

   l dono carismatico della fede non è una condizione della mente, e neppure uno stato mentale della persona stessa o al quale essa possa giungere. É un dono divino elargito in un momento determinato e al quale la persona si arrende. É proprio questo tipo di fede, e nessun altro, che non manca mai di produrre risultati.

 

 

4.  CHE DIFFERENZA C'É TRA IL DONO CARISMATICO DELLA FEDE E LA FEDE ELENCATA TRA I FRUTTI DELLO SPIRITO?

 

   Quando la fede è un frutto dello Spirito:

a)     Aumenta nel tempo, continua a crescere.

b)     É uno stato quasi permanente.

c)     Deriva dal nostro vivere nella Vite, che è Cristo.

d)     Aiuta la nostra santificazione personale.

 

    Il dono carismatico della fede, invece:

 

a)     É completo nell'ambito di una determinata circostanza.

b)     É una manifestazione passeggera.

c)     É il risultato dell'azione dello Spirito di Dio in noi.

d)     É diretto in primo luogo verso gli altri, un individuo o una comunità.

 

    Il frutto della fede è la pre-condizione necessaria all'esercizio di tutti i doni carismatici.

 

 

B)    I fondamenti di questo Dono nella Scrittura

 

5.  QUALI SONO NEL VECCHIO TESTAMENTO GLI ESEMPI DEL DONO DELLA FEDE?

 

   Vi troviamo esempi rilevanti di fede:

 

a)     Noè ha creduto alla Parola di Dio ed ha costruito l'arca con grande sicurezza (Gn 6).

b)     In Romani 4 S. Paolo esalta la fede di Abramo, affermando che gli è stata necessaria per essere fatto padre di tutti i credenti.

 

    All'Esodo e all'azione di Mosè sono  legati molti esempi di fede:

 

c)     La divisione del Mar Rosso (Es 14).

d)     Far uscire l'acqua dalla roccia (anche se Mosè la colpì due volte) - (Es 17).

e)     La vittoria su Amalek attraverso la preghiera di Mosè (Es 17).

f)     La preghiera dell'immolazione (Es 32).

 

    Nel Vecchio Testamento troviamo un altro famoso atto di fede in 1 Re 18, quando Elia confonde i profeti di Baal con la sua preghiera per ricevere il fuoco sui suoi sacrifici, quale segno divino.

 

 

6.  QUALI ESEMPI DI FEDE CI DA' IL NUOVO TESTAMENTO?

 

   Il ministero di Cristo era ricolmo della potenza della fede. La Sua preghiera per la risurrezione di Lazzaro dai morti è piena di confidente fiducia: "Padre, Ti ringrazio che Mi hai ascoltato. Lo sapevo che sempre Mi dai ascolto" (Gv 11, 41-42).

 

   Talvolta nel vangelo altre figure esercitano il dono della fede - come il Centurione (Mt 8,10) e la donna Cananea (Mt 15,22).

   In Atti 3, Pietro guarisce lo storpio ed attribuisce poi la guarigione alla potenza della fede nel nome di Gesù (versetto 16).

 

 

C)    Uso del Dono

 

7.  COME SI MANIFESTA IL DONO DELLA FEDE?

 

   Ecco alcune manifestazioni di questo dono:

 

a)    Una persona che rimane fedele a Dio anche nelle circostanze difficili, sapendo che Dio non l'abbandonerà. Per poter resistere, ogni martire ha avuto bisogno di questo dono carismatico.

b)    Dei leader che prendono decisioni sotto il potere di questo dono - apportatore di tante grazie alla comunità - anche quando, sul momento, poteva sembrare più adatto un modo "più prudente" di agire.

c)    La persona che faccia una preghiera di liberazione deve avere l'unzione di questa fede.

d)    Usare questo dono nelle preghiere di petizione, particolarmente in quei campi dove l'assistenza divina è assolutamente necessaria, visto e considerato che sono stati esauriti tutti gli altri mezzi.

e)    Talvolta la decisione di non far nulla in una data situazione proviene dal dono della fede, poiché la persona è guidata a confidare che Dio stesso rimedierà al problema.

 

 

8.  QUANDO PRIMA DI GUARIRLE, ALLE PERSONE CRISTO CHIEDEVA LA FEDE, INTENDEVA LA FEDE CARISMATICA?

 

    Di solito la persona per cui si prega ha bisogno solo di una fede "normale", cioè di essere aperta all'attività di Dio. In quei casi il dono carismatico era esercitato da Cristo, poiché la Sua umanità era lo strumento della potenza di Dio.

    Avviene così che la persona con il ministero della fede carismatica diventa lo strumento dell'attività divina. Gli altri accettano quest’attività e ne traggono vantaggi allontanando ogni ostacolo dovuto all'incredulità, ma non è necessario che siano loro ad esercitare il dono della fede.

 

 

9.  LA PERSONA TOCCATA DALLA POTENZA DI DIO DEVE SOLO ARRENDERSI, O DEVE INVECE ESERCITARE LA FEDE CARISMATICA?

 

    Talvolta il Signore sollecita o muove una persona a lasciarsi andare alla fede carismatica per il proprio vantaggio. Di solito tale "resa" consiste in un'attrazione gentile, in una sollecitazione che continua a giungere e che viene liberata quando "ci si lascia andare", oppure se si permette alla fede di allontanare da noi ogni atteggiamento d’incertezza.

 

 

10.  QUANDO LA GENTE DICE: "SE TU AVESSI ABBASTANZA FEDE GUARIRESTI!", SI RIFERISCE AL DONO CARISMATICO?

 

    Primo, dire frasi del genere è pericoloso e può produrre un grande subbuglio emotivo e spirituale.

    Secondo, la frase tradisce una grande incomprensione della fede carismatica. Questa, infatti, non è un dono che la persona possa avere e neppure meritare o "elaborare per conto proprio" - in realtà, si tratta di una manifestazione passeggera della potenza di Dio. Questo dono comprende la sovranità divina, e nessuno può presupporne la presenza in ogni caso in cui è necessaria una guarigione fisica.

 

 

D)  Arrendersi a questo Dono

 

11.  COME SI FA AD ARRENDERSI A QUESTO DONO?

 

    Vi sono alcune condizioni che pare favoriscano la presenza e l'esercizio di questo dono:

 

a)    Una fede viva nella quale le decisioni d’ogni giorno, le scelte e le motivazioni sono portate a gradi più elevati dalla virtù teologica della fede e dai doni santificanti della sapienza, della conoscenza e della comprensione.

b)    L'impegno verso l'opera di Dio e nella diffusione del Suo Regno.

c)    Una vita quotidiana di preghiera e di lettura della Scrittura.

d)    La sensibilità alle ispirazioni di Dio, che Gli permette di spezzare quelle attività e quei pensieri non radicati nel Suo Spirito.

 

 

12.  COSA COMINCIA AD ACCADERE QUANDO LA PERSONA ADERISCE A TALI CONDIZIONI?

 

     Primo, si deve rilevare che queste condizioni vanno osservate con perseveranza e per un certo periodo di tempo, e che vanno stabiliti con fermezza i fondamenti della vita cristiana, prima di poter vedere accadere su una base di normalità le seguenti cose:

 

a)    Dio comincia ad intervenire in maniera definita non solo nella vita della persona, ma anche in quella di coloro ai quali ella è associata.

b)    Le relazioni di fede in cui abbiamo perseverato tendono a diventare più potenti e più carismatiche.

c)    Comincia ad emergere il dono della preghiera d’intercessione e la persona, assieme ad altri, diventa estremamente sensibile a questo potere.

d)    Arrivano allora i momenti in cui la persona, o il gruppo, giunge alla certezza ben definita che Dio desideri concedere alcune petizioni determinate o benedire certe decisioni. A quel punto, tutto ciò che deve fare è lasciarsi andare alle sollecitazioni di Dio.

 

        

 13.  IL DONO DELLA FEDE DOVREBBE ESSERE ESERCITATO DA UN INDIVIDUO CHE AGISCE DA SOLO, O CON UN GRUPPO?

 

    I ministeri carismatici si esercitano meglio in una comunità perché il gruppo è la migliore garanzia e salvaguardia nell'uso dei doni, e pare sia anche il mezzo più potente. In pratica, è proprio nel gruppo di preghiera che molti si arrendono al dono della fede, anche grazie all'incoraggiamento e alle preghiere degli altri. La persona che di proposito si ritira dal gruppo e dalle relazioni che apparentemente rientrano nelle intenzioni di Dio, corre un grave rischio.

 

    Accade tuttavia che la persona talvolta si ritrovi da sola ad esercitare questo dono. In quel caso, dovrebbe semplicemente procedere secondo l'ispirazione che sente provenire da Dio.

 

 

E)         La crescita nel Dono

 

14.  CHE SIGNIFICA "CRESCERE NEL DONO CARISMATICO DELLA  FEDE"?

 

    In primo luogo, la crescita in questo dono è diversa da quella nella virtù della fede o nel frutto della fede. Crescita significa sensibilità all'incessante azione di Dio, attraverso della quale si fa sempre più fronte, in particolare, alle necessità delle persone e del gruppo per mezzo della preghiera d’intercessione, che diventa sempre più efficace, e si vengono poi a prendere decisioni con una fede sempre maggiore nell'azione di Dio.

 

 

15.  VI SONO SEGRETI PER CRESCERE IN QUESTO DONO?

 

   In questo dono tendono a crescere più rapidamente quei gruppi di persone che:

 

a)     Pongono tutta la loro fiducia nell'attività di Dio.

b)     Non hanno paura di agire nella fede.

3)     Sono impegnate nell'opera di Dio sia a livello individuale sia di gruppo.

 

 

16.  VI SONO DEI RISCHI NELL'ARRENDERSI A QUESTO DONO?

 

     Come in tutte le manifestazioni carismatiche, si devono riconoscere quali sono i rischi ed evitarli per quanto possibile.

     Riguardo a questo dono, i rischi possibili sono:

 

a)     Il rifiuto di usare i mezzi umani disponibili e di adottare invece la mentalità che: "Dio provvederà".

b)     Scambiare una motivazione umana per iniziativa di Dio allo scopo di darci sicurezza.

c)     Prendere decisioni del tutto irresponsabili e non veramente "nella fede".

d)     Fare dell'espressione "abbi fede" una specie di panacea che risolve ogni problema e rifiutarsi di cercare soluzioni più accessibili, oppure servirsene come di una scusa per rimandare l'azione.

 

 

IL DONO DEI MIRACOLI

 

A)  Esaminiamo il Dono

 

17.  COS'É IL DONO DEI MIRACOLI?

 

   É una manifestazione passeggera della potenza di Dio attraverso la quale, in maniera specialissima, viene eliminato qualche ostacolo oppure viene colta qualche opportunità, tanto che gli effetti devono essere il risultato dell'intervento di Dio nelle situazioni umane. Il dono rappresenta un segno della presenza e della potenza di Dio e di conseguenza risulta spesso in una sorgente di fede per molta gente.

 

 

18.  QUALI AVVENIMENTI POTREBBERO ESSERE CONSIDERATI MIRACOLI?

 

  Eccone alcuni che potrebbero essere classificati come tali:

 

a)     La guarigione istantanea di una malattia grave.

b)     Il cambiamento completo, di mente e di cuore, di una persona d'autorità.

c)     La conversione improvvisa di un nemico della Chiesa.

d)     Il movimento di oggetti fisici, in modo che possano essere trovati.

e)     L'allontanamento o l'arrivo improvviso di persone, ovviamente dovuto all'influenza divina, in modo che vengano risolti dei problemi o vengano colte delle opportunità.

 

    L'elenco potrebbe allungarsi, così come potrebbe estendersi il dubbio se un dato evento sia davvero dovuto ad uno speciale intervento divino o a pura coincidenza. Ufficialmente, la Chiesa è lentissima a dichiarare con certezza che è avvenuto un miracolo.

 

 

19.  SE SPESSO RISULTA DIFFICILE AFFERMARE SE SI É VERIFICATO O MENO UN MIRACOLO, A CHE SERVE CONOSCERE IL DONO?

 

    Conoscere e credere che Dio possa intervenire in maniera miracolosa è importante, perché se Egli sollecita una persona a pregare per un miracolo questa, o il gruppo, sapranno come collaborare con le Sue sollecitazioni.

 

 

20.  QUAL É LO SCOPO DEL MIRACOLO?

 

    Di solito gli scopi sono tre:

 

a)     Correggere la situazione - cosa impossibile, in quel caso, con i mezzi naturali.

b)     Sostenere e accrescere la fede delle persone interessate.

c)     Apporre l'approvazione di Dio ad un ministero di predicazione.

 

    L'uomo nei campi della medicina e della tecnologia è certamente riuscito a produrre molti miracoli moderni, che testimoniano le sue capacità e il suo potere. Questi, tuttavia, non richiedono la fede in Dio, ma caso mai destano ammirazione davanti al potere dell'uomo. Il miracolo invece dovrebbe portare la gente a provare meraviglia e un timoroso stupore davanti alla potenza di Dio.

 

 

21.  SONO EVIDENTI I MIRACOLI NEL RINNOVAMENTO CARISMATICO?

 

    Ogni gruppo di preghiera avrà molte storie da raccontare che potrebbero sembrare miracolose. Sebbene non si dovrebbe credere ad ognuna, sembra tuttavia che in molti casi Dio sia intervenuto davvero. La condizione necessaria per aprirsi e ricevere la potenza di Dio è l'apertura del gruppo alla preghiera e all'attività carismatica di Dio Stesso.

    Essendo quello dei miracoli un dono estremamente potente, sembra che l'emergere di questo particolare ministero sia ancora lontano, mentre intanto la gente continua a crescere nella vita dello Spirito.

 

 
MARIOCAPALBO
00martedì 27 marzo 2012 13:46

 

22.  SE I MIRACOLI SONO STRAORDINARI, PER QUALE MOTIVO PAOLO LI ELENCA TRA I CARISMI REGOLARI?

 

    Vi sono momenti in cui, sia nella vita di un gruppo che in quella di un individuo, è necessario un vero miracolo per raggiungere gli scopi che pare siano voluti da Dio. Quindi, pur trattandosi di un aiuto straordinario da parte di Dio, ogni gruppo e ogni persona ne avverte la necessità.

 

    Se Paolo elenca i "miracoli" assieme agli altri carismi che risultano già ovviamente presenti nel Rinnovamento Carismatico, la gente dovrebbe credere che anch'essi, al momento opportuno, diventeranno parte regolare della vita cristiana. 

 

 

23.  LA PRESENZA DEI MIRACOLI COME PARTE NORMALE DELLA VITA CRISTIANA NON SAREBBE TROPPO STRAORDINARIA?

 

    Nella Chiesa del Nuovo Testamento i miracoli costituivano sicuramente una parte regolare e normale, eppure anche la vita dei primi cristiani era del tutto comune. In molti casi non avvenivano miracoli, né venivano considerati un qualcosa su cui contare: erano interventi straordinari davanti a necessità straordinarie. Apparentemente, la gente continuava a condurre una vita normale, credendo tuttavia che in certe situazioni Dio sarebbe intervenuto per salvarli.

 

 

B)    Il fondamento dei Miracoli nella Scrittura

 

24.  CHE ATTEGGIAMENTO HA IL VECCHIO TESTAMENTO DAVANTI AI  MIRACOLI?

        

    É difficile dire quale fosse l'atteggiamento che il Vecchio Testamento aveva davanti ai miracoli, perché allora non si sapeva che la natura avesse leggi determinate; d'altra parte, nella lingua ebraica non esiste una parola per "miracolo".

 

    Alcuni personaggi del Vecchio Testamento avevano dei poteri miracolosi (come Mosè ed Elia) e tuttavia resta difficile dire cosa sia accaduto dal punto di vista storico. Persino gli eventi miracolosi dell'Esodo sono stati descritti più per la meraviglia davanti alla potenza di Jahvé che non per lasciare una descrizione accurata dei fatti avvenuti.

    Quindi, senza voler negare la presenza e la potenza di Dio tra il Suo popolo, resta difficile indicare alcuni avvenimenti storici del Vecchio Testamento considerandoli il fondamento della Scrittura per il dono carismatico dei miracoli.

 

 

25.  QUALI SONO NEI VANGELI LE BASI PER IL DONO DEI MIRACOLI?

 

     Per definire i miracoli i vangeli usano la parola "potenza" e illustrano la potenza di Dio che entra nel mondo in maniera specialissima attraverso la persona di Gesù. Talvolta questa potenza viene illustrata in maniera molto evidente, come quando Nostro Signore avvertì una potenza che se ne usciva da Lui (Mc 5,30; Lc 8,46). Luca parla della promessa di Gesù che la Sua Chiesa sarebbe stata rivestita di potenza dall'alto (24,49).

 

 

26.  IN QUALI TESTI DEL NUOVO TESTAMENTO SI DIMOSTRA IL POTERE DI FAR MIRACOLI DEGLI APOSTOLI?

 

    Elenchiamo alcune chiare evidenze di questo potere presente nella Chiesa Primitiva:

 

a)     La morte di Anania e Zaffira (Atti 5,1-10).

b)     I miracoli di Filippo in Samaria (Atti 8,6).

c)     La risurrezione dai morti di Dorca (Atti 9,36-43).

d)     La cecità di Elima (Atti 13,11).

e)     La risurrezione dai morti di Eutichio (Atti 20,10).

f)     La guarigione di Paolo, anche dopo esser stato morso da un serpente (Atti 28,5).

 

   Nella lettera ai Galati Paolo scrive: "Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge, o perché avete creduto alla predicazione?" (3,5 - CEI). Ossia, Dio vi dà il Suo Spirito e opera miracoli tra voi perché osservate la legge, o perché avete fede in ciò che avete udito?

 

 

C)    Il Dono dei Miracoli e gli Altri Doni Carismatici

 

27.  CHE DIFFERENZA C'É TRA IL DONO DEI MIRACOLI E QUELLO DELLA GUARIGIONE?

 

    La differenza consiste principalmente in due punti. Primo, la categoria dei miracoli copre un numero maggiore di situazioni e non si limita al processo di guarigione. Secondo, i miracoli sono un segno più potente e più ovvio della presenza di Dio che non le guarigioni. Ad esempio, una guarigione grande ed istantanea sarà considerata miracolo, mentre di solito le guarigioni si manifestano lentamente e in un certo arco di tempo.

 

 

28.  CHE RELAZIONE C'É TRA IL DONO DEI MIRACOLI E IL DONO CARISMATICO DELLA FEDE?

 

    I due doni sono strettamente collegati nel senso che, in entrambi, Dio eleva il potere dell'intercessione ad un livello nuovo. Per di più, sembra che il dono della fede operi nel miracolo.

   La differenza pare risieda nel fatto che il dono dei miracoli ha effetti esteriori e verificabili e che, quindi, costituisce un segno straordinario della potenza e della protezione di Dio. Per riferirsi ai miracoli Paolo si è servito della frase: "opere di potenza". Il dono della fede, al contrario, non ha bisogno di questo segno esteriore, verificabile. Persino la stessa persona che prega potrà non rendersi conto della potenza della sua preghiera di fede.

 

 

29.  CHE RELAZIONE ESISTE TRA IL DONO DEI MIRACOLI E LA PAROLA DI SAPIENZA?

 

    Pare che entrambi operino in situazioni importanti o pericolose. La Parola di Sapienza consiste in Dio che agisce più sul piano spirituale o intellettuale, in modo che le persone vengano toccate dalla potenza delle Sue parole.

 

    I miracoli invece risolvono la situazione attraverso l'intervento di Dio, e può darsi che non vi siano parole da dire.

 

 

D)   Arrendersi a questo Dono

 

30.  QUANDO ACCADONO DI SOLITO I MIRACOLI?

 

    Talvolta Dio vuole operare un miracolo anche per quelli che camminano lontani da Lui. Ciò è da attribuire alle preghiere di altri.

    Spesso, nei primi tempi dopo la conversione, Dio opera un miracolo che per la persona sarà un segno indimenticabile della potenza e della fedeltà di Dio. Tuttavia, all'inizio del cammino spirituale la presenza regolare dei miracoli non è cosa solita.

    Poiché il dono dei miracoli è un dono di potenza, quando la persona o il gruppo permettono a Dio di approfondire la Sua opera in loro, aumenta naturalmente la sua presenza.

 

 

31.  COME SI FA AD ARRENDERSI A QUESTO DONO?

 

    Poiché il dono dei miracoli è molto simile a quello della fede, anche la resa a questa potenza è molto simile. Si tratta di una sensibilità estrema alle sollecitazioni di Dio, e di arrendersi alla Sua potenza miracolosa, quando questa viene riconosciuta.

    I miracoli richiedono una fede attiva e un tale amore verso i fratelli che smuova la persona a continuare a rivolgersi con forza a Dio senza lasciar cadere le preghiere di intercessione. Inoltre, trattandosi spesso di occasioni più straordinarie, i miracoli richiedono anche una resa più profonda alla potenza divina.

 

 

E)    Crescere nel Dono

 

32.  ESISTONO DELLE CONDIZIONI CHE PROMUOVONO LA CRESCITA DI  QUESTO DONO?

 

    Eccole:

 

a)   Per il fatto che i miracoli spesso costituiscono la conferma di Dio alla predicazione, essi sono presenti principalmente quando viene predicata e vissuta la Parola di Dio.

b)   Poiché i miracoli hanno lo scopo di eliminare gli ostacoli alla volontà di Dio, sono più presenti quando le persone sono impegnate totalmente nel fare la Sua volontà e nella diffusione del Suo Regno.

c)   Come per tutti i doni, i miracoli sono più presenti tra quelli che sono maturati nella vita dello Spirito.

 

 

33.  NON É PRESUNTUOSO PARLARE DI UNA CRESCITA NEL DONO DEI  MIRACOLI?

 

     Sebbene anche il solo parlare di miracoli possa sembrare presunzione, non parliamo poi della crescita in questo dono. Tale "presunzione" si fonda su quanto segue:

 

a)    Paolo elenca i miracoli tra i ministeri dati regolarmente alle comunità cristiane (1 Cor 12,10).

b)    I ministeri che prima erano attribuiti solo ai santi o a chi viveva santamente, stanno presentandosi con sempre maggiore abbondanza per il bene della Chiesa - come il dono delle lingue, la profezia e la guarigione dei cuori. Nel Rinnovamento Carismatico questi doni ora sembrano abbondanti.

 

Visto che il Signore sta rendendo alcuni ministeri carismatici prevalenti nella Sua Chiesa, non sembra presuntuoso pensare che Egli intenda restaurarvi tutti i ministeri elencati da S. Paolo.

 

c)    Pare che la crescita si manifesti in tutti i doni - crescita nella frequenza e nella potenza. Ciò è in accordo con l'insegnamento spirituale tradizionale e con la pratica della vita dei santi.

 

 

P)    Applicazione pratica del Dono dei Miracoli

 

34. NON É FINITO IL TEMPO DEI MIRACOLI, ORA CHE L'UOMO HA SCOPERTO "MEDICINALI MIRACOLOSI" E ALTRI MEZZI PER CAMBIARE LA VITA?

 

     Sebbene Dio non faccia per l'uomo ciò che questi è in grado di fare da solo, possiamo dire che il tempo dei miracoli è più al suo sorgere che al suo tramonto, e per questi motivi:

 

a)     Data la complessità della vita moderna, l'uomo si trova a dover affrontare molti più problemi di prima.

b)     Con tutto il suo potere, l'uomo appare indifeso davanti alle difficoltà.

c)     Gli stessi poteri dell'uomo (le guerre moderne, ecc.) costituiscono la causa di molti dei suoi problemi.

 

 

35.  CHE ATTEGGIAMENTO DOVREMMO AVERE VERSO I MIRACOLI?

 

     Ecco qui uno sguardo d'insieme sui miracoli:

 

a)     I miracoli avvengono quando i mezzi umani hanno fallito o non sono presenti.

b)     L'uomo non dovrebbe considerare la potenza di Dio di far miracoli come una norma, un mezzo su cui contare: dovrebbe invece considerarli interventi straordinari dell'amore di Dio. Nessuno, quindi, dovrebbe andarsene in giro a cercare miracoli.

c)     D’altra parte, l'uomo non dovrebbe porre limiti all'azione di Dio con idee preconcette su cosa Egli intende fare.

d)     L'individuo dovrebbe impegnarsi totalmente nel fare la volontà di Dio e nella diffusione del Suo Regno, e impiegare ogni dono di discernimento; ma dovrebbe anche rendersi conto che, quando saranno presenti ostacoli straordinari, egli potrà rivolgersi a Dio nella fede per ricevere l'aiuto straordinario dei miracoli.

 

 

Nota: Il fondamento scritturistico per il dono dei miracoli si richiama con forza all'esperienza del Rev. John L. McKenzie nel suo articolo sui miracoli nel "Dizionario della Bibbia" - (Bruce, 1965, pag. 578).

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