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Salmo32

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2016 11:02
18/06/2016 10:56

Inno alla Provvidenza



1 Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2 Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3 Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.
4 Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5 Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7 Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
8 Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9 perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10 Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11 Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.
12 Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13 Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14 Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15 lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.
16 Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17 Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18 Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19 per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
20 L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21 In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22 Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.

ESPOSIZIONE I

Dio forza e virtù dei credenti.

1. [v 1.] Esultate, o giusti, nel Signore: esultate, o giusti, non in voi, perché questo non è senza pericolo, ma nel Signore. Ai retti conviene il lodarlo: lodano il Signore coloro che si sottomettono al Signore: altrimenti sono distorti e perversi.

2. [v 2.] Celebrate il Signore con la cetra: celebrate il Signore, offrendogli i vostri corpi come una ostia vivente 1Sul salterio a dieci corde inneggiate a Lui. Siano le vostre membra al servizio dell'amore di Dio e del prossimo, in cui si compendiano i tre e i sette precetti.

3. [v 3.] Cantate a Lui un cantico nuovo: cantategli il cantico della grazia della fede. Bene cantate a Lui con suoni festanti: cantategli con letizia.

4. [v 4.] Perché retta è la parola del Signore: retta è la parola del Signore nel fare di voi ciò che da voi stessi non siete capaci di fare. E tutte le sue opere nella fede: nessuno dunque pensi di esser pervenuto alla fede per i meriti delle opere, dato che nella stessa fede si trovano tutte le opere che Dio ama.

5. [v 5.] Egli ama la misericordia e il giudizio: ama infatti la misericordia che ora ci elargisce, e il giudizio con cui esige ciò che ha elargito. Della misericordia del Signore piena è la terra: in tutto l'universo i peccati sono rimessi agli uomini grazie alla misericordia del Signore.

6. [v 6.] Con la parola del Signore furono consolidati i cieli: infatti i giusti non si sono consolidati da se stessi ma tramite il Verbo del Signore. E dal soffio della sua bocca tutta la loro fortezza. È dallo Spirito Santo che hanno ricevuto tutta la loro fede.

7. [v 7.] Egli riunisce come in un otre le acque dei mare: aduna le nazioni del mondo perché rendano testimonianza della distruzione del peccato, affinché, lasciate andare, non si perdano per la superbia. Riponendo gli abissi come in forzieri: e in essi conserva le sue cose occulte come ricchezze.

8. [v 8.] Tema il Signore tutta la terra: abbia timore ogni peccatore e cessi così di peccare. Ma per Lui siano scossi: non per paura degli uomini o di qualsiasi creatura, ma per Lui stesso siano scossi tutti coloro che abitano il mondo.

9. [v 9.] Perché Egli disse e le cose furono fatte: nessun altro fece le cose che devon temere; ma Egli stesso ha detto, e sono state fatte. Comandò e furono create: comandò tramite il suo Verbo e furono create.

10. [v 10.] Il Signore sventa i disegni delle genti, che non cercano il suo Regno ma i loro regni. Manda a vuoto i pensieri dei popoli, che bramano la felicità terrena. E respinge i disegni dei principi, cioè di coloro che cercano di dominare su tali popoli.

11. [v 11.] Ma il disegno del Signore in eterno sussiste: il disegno del Signore, nel quale non diviene beato se non chi a Lui è soggetto, permane in eterno. I pensieri del suo cuore nei secoli dei secoli: i pensieri della sua Sapienza non sono soggetti a mutamenti, ma permangono nei secoli dei secoli.

12. [v 12.] Beata la nazione che ha il Signore per suo Dio; una sola è la nazione beata, che appartiene alla Città celeste: quella che si sceglie per unico Signore il suo Dio. Il popolo che il Signore si è scelto per la sua eredità: tale scelta non è opera del popolo, ma dono di Dio che, facendolo suo, non lo lascia nell'ignoranza e nell'infelicità.

13. [v 13.] Il Signore ha guardato dal Cielo e ha visto tutti i figli degli uomini: Dall'anima giusta, nella sua misericordia, il Signore ha visto tutti coloro che vogliono rinascere a nuova vita.

14. [v 14.] Dalla sua dimora che si è preparata: dalla dimora della sua umanità che ha preparata per sé. Ha guardato su tutti coloro che abitano la terra: ha visto con misericordia tutti quelli che rivestono la carne per reggerli con il suo governo.

15. [v 15.] Egli che ha plasmati i loro cuori ad uno ad uno: ai loro cuori ha dato spiritualmente i propri doni, affinché tutto il corpo non sia occhio, o tutto udito 2, ma chi in un modo chi in un altro si incorporino in Cristo. Chi discerne tutte le loro opere: gli sono manifeste tutte le loro opere.

16. [v 16.] Non sarà salvo il re per il suo grande valore: non sarà salvo colui che governa la sua carne, se troppo avrà presunto dalla sua virtù; né sarà salvo il gigante per la grandezza del suo vigore: non sarà salvo neppure chi combatte contro le abitudini della sua concupiscenza, oppure contro il diavolo e i suoi angeli, se troppo avrà confidato nella sua fortezza.

17. [v 17.] Fallace è il cavallo per la salvezza: si inganna chiunque crede di poter raggiungere la desiderata salvezza tra gli uomini e per mezzo di uomini, oppure crede di difendersi dal pericolo con l'impeto del suo coraggio. E non sarà salvo per la potenza della sua forza.

18. [v 18.] Ecco gli occhi del Signore sopra coloro che lo temono: perché, se cerchi la salvezza, ecco che l'amore di Dio è su coloro che lo temono. E che sperano nella sua misericordia: su coloro che sperano, non nella propria virtù, ma nella sua misericordia.

19. [v 19.] Per strappare dalla morte le loro anime, e alimentarli nel tempo della fame: per dare ad essi il cibo della parola e della verità eterna, che avevano perduta nel presumere delle loro forze, per cui ora, affamati di giustizia, non dispongono neppure di tali forze.

20. [v 20.] La nostra anima spera con pazienza nel Signore: la nostra anima, in attesa di essere poi saziata con il cibo incorruttibile, mentre ora si trova in questa terra spera con pazienza nel Signore. Perché egli è nostro aiuto e protettore: è il nostro soccorritore mentre ci sforziamo di tendere a lui; ed è protettore mentre resistiamo al nemico.

21. [v 21.] Perché in Lui si allieterà il nostro cuore: non in noi, dove senza di lui immensa è la miseria, ma in Lui si allieterà il nostro cuore. E nel suo santo nome abbiamo sperato: abbiamo sperato di poter un giorno giungere a Dio proprio perché ha mandato il suo nome mediante la fede a noi che eravamo lontani.

22. [v 22.] Sia la tua misericordia, o Signore, sopra di noi, così come noi abbiamo sperato in te: sia la tua misericordia, o Signore, su di noi; non ci può infatti ingannare la speranza, perché è in te che abbiamo sperato.

1 - Cf. Rm 12, 1.

2 - 1 Cor 12, 17.


[Modificato da MARIOCAPALBO 18/06/2016 11:02]

18/06/2016 10:58

SULLO STESSO SALMO 32

ESPOSIZIONE II

Discorso 1

È caro a Dio chi lo ama.

1. [v 1.] Questo salmo ci esorta a esultare nel Signore. Reca infatti il titolo: dello stesso David. Coloro che appartengono dunque alla sacra discendenza di David, odano la sua voce, riprendano le sue parole ed esultino nel Signore. Così comincia: esultate, o giusti, nel Signore. Gli ingiusti esultano in questo mondo: finito il secolo, ha termine anche la loro esultanza. Esultino invece i giusti nel Signore, perché il Signore permane, e permarrà anche la loro esultanza. Ma possiamo esultare nel Signore se la nostra lode riconosce in Lui il solo che risponde a tutti i nostri desideri; mentre nessuno come Lui offre agli infedeli altrettanto di cui dispiacersi. Brevissima è la regola: Piace a Dio colui cui piace Dio. Non riteniate che questa sia una piacevolezza, carissimi. Vedete infatti quanti vi sono che si oppongono a Dio, quanti cui dispiacciono le sue opere. In effetti, quando egli vuole agire contro la volontà degli uomini, poiché è il Signore, poiché sa quello che deve fare e non tiene conto tanto del nostro volere quanto del nostro bene, coloro che preferiscono che si compia la volontà loro anziché quella di Dio, pretendono di piegare Dio alla propria volontà, non di correggerla per conformarla a Dio. A tali uomini infedeli, empi, iniqui - mi rincresce dirlo ma tuttavia lo dirò e voi sapete quanto sia vero quello che dico - è più facile che piaccia un pantomimo che Dio.

2. Pertanto, dopo aver detto: esultate, o giusti, nel Signore, poiché non possiamo esultare in Lui se non con la lode, lodiamo dunque Colui al quale siamo tanto più graditi quanto più Egli stesso piacerà a noi. Ai retti - aggiunge - si addice la lode. Chi sono i retti? Coloro che dirigono il cuore secondo la volontà di Dio; e, se l'umana fragilità li turba, li consola la divina equità. Infatti, anche se desiderano, dato il loro cuore corruttibile, qualcosa di particolare che convenga ai loro affari e faccende attuali o alla necessità presente, non appena avranno capito e riconosciuto che Dio vuole un'altra cosa, antepongono la volontà del migliore alla propria, la volontà dell'Onnipotente alla volontà del debole, la volontà di Dio a quella dell'uomo. Poiché quanto Dio dista dall'uomo, altrettanto dista la volontà di Dio dalla volontà dell'uomo. Per cui Cristo, che porta su di sé l'uomo, che ci propone una norma, che ci insegna a vivere e ce ne dà la possibilità, ha voluto mostrarci una certa particolare volontà di uomo, nella quale ha impersonato la sua e la nostra, in quanto è nostro Capo e a Lui - come sapete - apparteniamo come veraci membra: Padre - ha detto - se è possibile, passi da me questo calice. Questa era la volontà umana che voleva qualcosa di proprio e come di esclusivo. Ma poiché volle essere un uomo retto di cuore, così che quanto ci fosse in Lui di un poco ritorto si dirigesse verso Colui che sempre è retto, ha aggiunto: Non però ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi, Padre 1. Ma che male poteva volere Cristo? Che altro, in definitiva, poteva volere che non voglia anche il Padre? Per coloro che costituiscono una sola divinità, non può esserci disparità di volontà. Ma, in persona di uomo, assumendo in sé i suoi - che già aveva assunto quando disse: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare 2, che ancora assunse in sé, quando dal Cielo, pur non essendo stato toccato da alcuno, gridò a Paolo che infuriava e perseguitava i santi: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 3 - ha mostrato una certa particolare volontà umana: ti ha così fatto conoscere te stesso, e ti ha corretto. Ecco - ha detto - guardati in me: che tu possa volere qualcosa di proprio, diverso da ciò che vuole Dio, è permesso all'umana fragilità, all'umana debolezza: è difficile che non ti capiti di volere qualcosa di particolare; ma subito rifletti a chi è sopra di te. Egli è sopra di te, tu sei sotto di Lui; egli è il Creatore, tu la creatura; egli è il Signore, tu il servo; egli è l'Onnipotente, tu sei debole: per questo ti corregge, ti sottomette alla sua volontà, dicendo per te: - non però ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi, Padre. Come dunque potresti essere separato da Dio se già vuoi ciò che Lui vuole? Sarai dunque retto, e a te converrà la lode, perché appunto ai retti si addice la lode.

3. Se invece sarai curvo, ti troverai a lodare Dio quando le cose ti vanno bene e a bestemmiarlo quando ti vanno male; ma ciò che appare un male, se è giusto, non è un male, ed è giusto in quanto deriva da Colui che non può far niente ingiustamente. Altrimenti sei come uno sciocco bambino nella casa del padre, amando il padre quando ti accarezza, e odiandolo quando ti castiga; quasi che il padre non ti prepari l'eredità tanto quando ti accarezza come quando ti castiga. Osserva invece in qual modo convenga la lode ai retti, ascolta la voce del retto che in un altro salmo così loda: Benedirò il Signore in ogni tempo; sempre nella mia bocca la sua lode 4. In ogni tempo equivale a sempre, e benedirò equivale a la sua lode nella mia bocca. In ogni tempo e sempre, cioè nella prosperità come nelle avversità. Infatti se lo si loda nella prosperità e non nelle avversità, come lo si loda in ogni tempo, cioè sempre? Eppure abbiamo udito molte voci di tal genere e di non pochi; quando ad essi capita qualche gioia, esultano, gioiscono, inneggiano a Dio, lodano Dio; e non sono da disapprovare, anzi dobbiamo felicitarci con loro perché molti neppure allora si allietano [in lui]. Ma costoro che già hanno incominciato a lodare Dio a causa della prosperità, devono imparare a riconoscere il padre anche quando castiga, e a non mormorare contro la mano che li corregge; affinché non avvenga che, restando sempre perversi, meritino di essere diseredati; anzi, già divenuti retti (chi sono i retti se non coloro cui niente è sgradito di quanto fa Dio?) possano lodare Dio anche nelle avversità, e dire: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come è piaciuto al Signore, così è stato fatto; sia benedetto il nome del Signore 5. A tali retti conviene la lode, e non già a coloro che prima lo lodano e poi lo oltraggiano.

Fare la volontà di Dio.

4. Orbene, o giusti, o retti, esultate nel Signore, perché a voi si addice la lode. Nessuno dica: che giusto posso essere io, oppure quand'è che sono giusto? Non abbattetevi e non disperate di voi. Siete uomini, fatti a immagine di Dio; Colui che vi ha fatto uomini, anch'Egli si è fatto per voi uomo; e affinché molti figli potessero essere resi partecipi dell'eredità eterna, per voi è stato versato il sangue dell'Unigenito. Se vi disprezzate a motivo della fragilità terrena, ebbene soppesatevi considerando anche il prezzo pagato per voi; riflettete degnamente a ciò che mangiate, a ciò che bevete, a chi acconsentite nel dire Amen. Vi esortiamo forse con questo ad essere superbi, e ad osare arrogarvi qualche perfezione? Ma neppure dovete, lo ripeto, reputarvi alieni da ogni giustizia. Io infatti non voglio interrogarvi sulla vostra giustizia; perché forse nessuno di voi oserebbe rispondermi: Io sono giusto. Vi interrogo invece sulla vostra fede. Come nessuno di voi osa dire: Sono giusto, così nessuno di voi osa dire: Non sono fedele. Ancora non ti chiedo come vivi, ma ti chiedo che cosa credi. Mi risponderai che credi in Cristo. Non hai udito l'Apostolo: il giusto vive della fede 6? La tua fede è la tua giustizia, perché, certamente, se credi stai in guardia [contro i tuoi peccati]; ma se stai in guardia ti sforzi [di compiere il bene], e il Signore conosce il tuo tentativo, scruta la tua volontà, considera la lotta che conduci contro la carne, ti esorta perché tu combatta, ti aiuta perché tu vinca, ti assiste mentre ti batti, ti rialza se cadi, e ti incorona se vinci. Ebbene: esultate, o giusti, nel Signore; ed è come dire: Esultate, o fedeli, nel Signore, perché il giusto vive della fede. Ai retti si addice la lode. Imparate a ringraziare Dio nella prosperità come nella tribolazione. Imparate ad avere nel cuore ciò che ogni uomo ha sulla lingua, [e cioè]: Come Dio vuole. Le stesse espressioni popolari contengono spesso salutari insegnamenti. Chi non dice ogni giorno: - Avvenga quel che Dio vuole? E chi così parla apparterrà a quei retti che esultano nel Signore, e ai quali si addice la lode; ad essi si rivolge subito dopo il salmo dicendo: Celebrate il Signore sulla cetra, cantate a Lui sul salterio a dieci corde. Proprio questo infatti anche ora cantavamo, e questo, pronunziandolo con voce unanime, insegnavamo ai vostri cuori.

Ringraziare Dio sempre.

5. [v 2.] L'istituzione di queste vigilie nel nome di Cristo non richiede che dal luogo stesso risuonino le cetre? Ecco che infatti si ordina di suonare le cetre: Celebrate - dice - il Signore sulla cetra, cantate a lui sul salterio a dieci corde. Nessuno volga il pensiero agli strumenti teatrali. Ciò che gli è stato comandato egli lo ha in se stesso, come altrove è detto: in me sono, Dio, i voti di lode che ti renderò 7. Si ricordino, coloro che erano presenti ieri, quando nel discorso abbiamo distinto, come abbiamo potuto, la differenza tra il salterio e la cetra, e ci siamo sforzati di far comprendere a tutti tale diversità; fino a che punto ci siamo riusciti lo avranno visto coloro che hanno udito. Ora non inopportunamente lo ripetiamo in modo da cogliere, nella diversità di questi due strumenti musicali, la diversità delle azioni umane, indicate da questi [strumenti] e che noi dobbiamo attuare nella nostra vita. La cetra è quel pezzo di legno concavo come un cembalo, con la cavità che pende in giù: a quel legno si applicano le corde in modo che, toccate, emettano un suono; non parlo del plettro con cui tali corde vengono toccate, ma ho detto di quel legno concavo su cui esse sono applicate e su cui in un certo qual modo si appoggiano, così che, vibrando al tocco del plettro, siano rese maggiormente sonore da quella concavità che ne raccoglie le vibrazioni. Ebbene, la cetra ha questo legno concavo nella sua parte inferiore, il salterio in quella superiore. Questa è la differenza. Orbene ci viene ordinato ora di lodare con la cetra, e di salmodiare con salterio a dieci corde. Non ha parlato di cetra a dieci corde, né in questo salmo né, se non sbaglio, in nessun altro. Leggano e osservino meglio e con maggior calma i nostri figli lettori; tuttavia, per quanto possa ricordare, in molti passi abbiamo trovato il salterio a dieci corde, mentre mai mi è capitato di leggere la cetra a dieci corde. Ricordatevi che la cetra ha la cassa armonica nella parte inferiore, e il salterio nella parte superiore. Dalla vita inferiore, cioè dalla vita terrena, noi riceviamo prosperità e avversità, ma in ambedue i casi dobbiamo lodare Dio, cosicché sia sempre la sua lode sulla nostra bocca e benediciamo in ogni tempo il Signore 8. C'è infatti una prosperità terrena, ed una terrena avversità: in ambedue dobbiamo lodare Dio, se vogliamo suonare la cetra. In che consiste la prosperità terrena? Quando siamo sani nel corpo, quando abbondiamo dei beni che servono alla vita, quando la nostra sicurezza è tranquilla, quando raccogliamo frutti con larghezza, quando [il Signore] fa nascere il suo sole sui buoni e sui malvagi e fa piovere su giusti e ingiusti 9. Tutte queste cose servono alla vita terrena. Chi non loda per esse Dio è un ingrato. Forse perché queste cose sono terrene non sono perciò di Dio? Oppure dobbiamo pensare che è un altro che dà queste cose, in quanto sono date anche ai malvagi? Multiforme è infatti la misericordia di Dio; è paziente, longanime. Perciò mostrandoci quanti beni elargisce agli stessi malvagi, ci fa meglio conoscere ciò che tiene in serbo per i buoni. Le avversità invece, derivanti anch'esse dalla parte inferiore dell'uomo per la debolezza del genere umano, si manifestano nel dolore, nelle malattie, nelle angustie, nelle tribolazioni, nelle tentazioni. Lodi sempre Dio chi suona la cetra. Non si soffermi sul fatto che esse sono cose inferiori, ma pensi piuttosto che esse non possono essere rette e governate se non da quella Sapienza che si estende con potenza da una estremità all’altra e ordina ogni cosa con soavità 10. Essa infatti non regge le cose celesti e abbandona quelle terrene: non è forse a lei che viene detto: Dove me ne andrò [lontano] dal tuo spirito, e dove fuggirò dal tuo volto? Se salirò al cielo tu vi sei; se discenderò all’inferno tu sei là presente 11? Dove dunque è assente colui che è ovunque presente? Loda quindi il Signore sulla cetra. Se abbondi di cose terrene, rendi grazie a Colui che te le ha date; se tali cose ti mancano, oppure forse per una perdita ti sono state tolte, tocca in pace la cetra. Non ti è stato infatti sottratto Chi ha dato, anche se ti è stato sottratto ciò che ha dato. Anche in questo caso, ripeto, canta tranquillo sulla cetra: fidando nel tuo Dio, tocca le corde del tuo cuore, e di', come nella cetra che mirabilmente risuona nella sua parte inferiore: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come è piaciuto al Signore così é stato fatto; sia benedetto il nome del Signore 12.

Il vero amore della giustizia.

6. Ma non appena volgi lo sguardo ai celesti doni di Dio, ai precetti che ti ha dato, alla dottrina celeste con la quale ti ha ricolmato, a quanto ti ha insegnato proveniente dalla fonte della sua verità, metti mano al salterio, canta al Signore sul salterio a dieci corde. Poiché dieci sono i comandamenti della legge: e nei dieci comandamenti della legge sta appunto il salterio. In esso è la perfezione: vi trovi infatti l'amore di Dio in tre precetti, e l'amore del prossimo in sette. E sicuramente sai, avendolo detto il Signore, che in questi due comandamenti si riassume tutta la legge e i profeti 13. Ti dice Dio dall'alto che il Signore Dio tuo è l'unico Dio: ecco una corda. Non pronunziare invano il nome del Signore Dio tuo: ecco la seconda corda. Onora il giorno del sabato, non in modo carnale, non tra passatempi giudaici, abusando dell'ozio per commettere malvagità; poiché è certo molto meglio stare tutto il giorno a zappare che a danzare. Ma tu, pensando al riposo nel tuo Dio, e disponendo per esso tutte le cose necessarie, astieniti dalle opere servili. Perché chiunque commette il peccato è servo del peccato 14; volesse il cielo che fosse servo dell'uomo e non del peccato! Queste tre cose riguardano l'amore di Dio; pensa alla unità, alla verità, alla gioia di Lui. Poiché vi è nel Signore una speciale gioia, in cui è il vero sabato, il vero riposo. Per questo è detto: Poni la tua gioia nel Signore ed egli ti darà ciò che domanda il tuo cuore 15. E chi ci può così dare la gioia se non Colui che ha creato tutte le cose che sono fonte di gioia? In questi tre precetti consiste dunque l'amore di Dio, mentre negli altri sette l'amore del prossimo, che ti ordina di non fare ad altri ciò che non vuoi sia fatto a te. Onora il padre e la madre, perché vuoi essere onorato dai tuoi figli. Non commettere adulterio, perché non vuoi che alle tue spalle tua moglie commetta adulterio. Non uccidere, perché non vuoi essere ucciso. Non rubare, perché non vuoi essere derubato. Non dire falsa testimonianza, perché hai in odio chi dice falsa testimonianza contro di te. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, perché non vuoi che tua moglie sia desiderata da altri. Non desiderare nessuna cosa del tuo prossimo 16, perché non ti è certo gradito che i tuoi beni siano desiderati da altri. Reprimi la tua lingua, quando qualcuno ti reca dispiacere danneggiandoti. Tutti questi sono comandamenti di Dio, che sono stati donati dalla sua Sapienza, e che risuonano dall'alto. Tocca il salterio, adempi la legge, che il Signore Dio tuo è venuto ad adempiere, non ad abrogare 17. Compirai infatti con l'amore ciò che non potevi compiere con il timore. Colui che per timore non fa il male, desidererebbe farlo se gli fosse possibile. Perciò, anche se non ne ha la possibilità, ne ha il desiderio. Non lo faccio, egli dice. Perché? Perché temo. Non ami ancora la giustizia, sei ancora un servo: sii un figlio. Ma è dal buon servo che nasce un buon figlio. Per ora non fare il male a motivo del timore, imparerai poi a non farlo anche per amore. Vi è infatti una certa bellezza della giustizia. Ti faccia pure paura la pena; ma la giustizia ha una sua bellezza, chiede di essere contemplata, infiamma i suoi amanti. Per essa i martiri, calpestando il mondo, versarono il loro sangue. Che cosa amavano, quando rinunziavano a tutte queste cose terrene? Non erano forse anche essi innamorati? Oppure vi diciamo queste cose perché non amiate? Chi non ama, è freddo, intirizzito. Si ami, ma quella bellezza che cerca gli occhi del cuore. Si ami, ma quella bellezza che incendia gli animi nella lode della giustizia. Erompono le parole, echeggiano le voci, da ogni parte dicono: bene, benissimo. Che cosa hanno veduto? Hanno veduto la giustizia, per la quale anche il vecchio curvo ha la sua bellezza. Quando infatti avanza a fatica il giusto vecchio, non ha nulla nel suo corpo che possa essere amato, e tuttavia è amato da tutti. Si ama quello che in lui non si vede; o meglio si ama ciò che si vede con il cuore. Ebbene questo vi rechi diletto e chiedete al Signore che ve lo conceda. Perché il Signore darà la dolcezza e la nostra terra darà il suo frutto 18, affinché compiate per l'amore ciò che è difficile compiere per il timore. Perché dico difficile? L'animo non è ancora in grado di compierlo; preferirebbe che non esistesse ciò che gli viene comandato, se nell'adempierlo non è guidato dall'amore, ma è costretto dal timore. Non commettere il furto, abbi timore dell'inferno: l'animo preferirebbe che non vi fosse l'inferno nel quale rischia di precipitare. Quand'è che incomincia ad amare la giustizia, se non quando preferisce che non esista il furto, anche se non esistesse l'inferno nel quale sono gettati i ladri? Questo è amare la giustizia.

7. E cos'è la giustizia in se stessa? Chi potrà descriverla? Quale bellezza ha la Sapienza di Dio? Per essa sono belle tutte le cose piacevoli a vedersi: ma per vederla e abbracciarla i cuori debbono essere purificati. Proclamiamoci suoi amanti; essa stessa ci adorna in modo che non le siamo sgraditi. E quando gli uomini ci rimproverano per quelle cose che ci rendono graditi a colei che amiamo, come consideriamo meschini i nostri critici! E quanto li disprezziamo non tenendoli assolutamente in nessun conto! I lussuriosi e riprovevoli amanti delle donne, quando le loro amate li adornano secondo il proprio gusto, se piacciono ad esse, non si curano di coloro cui tornano sgraditi, ritenendo sufficiente per sé piacere agli occhi di quelle che essi desiderano; e per lo più, anzi sempre, dispiacciono agli uomini seri, che con saggio criterio li rimproverano. Non ti sei ben tagliato i capelli, dice l'uomo grave al lascivo adolescente, è vergognoso per te camminare con tali riccioli in testa. Ma quello sa che i suoi capelli piacciono non so a chi; odia te che lo rimproveri con saggio giudizio, e conserva in sé ciò che piace al perverso desiderio. Ti considera nemico perché combatti l'indecenza. Fugge il tuo sguardo, e assolutamente non si cura per quale norma di giustizia venga rimproverato. Orbene, se costoro non si curano dei critici veritieri pur di essere belli in modo fallace, dobbiamo noi, in ciò che ci rende graditi alla Sapienza di Dio, curarci degli ingiusti derisori, che non hanno occhi capaci di vedere ciò che amiamo? Riflettendo a queste cose, o voi, retti di cuore: Celebrate il Signore sulla cetra, cantate a lui sul salterio a dieci corde.

8. [v 3.] Cantate a Lui un cantico nuovo. Spogliatevi di quanto è in voi vecchio: avete conosciuto il cantico nuovo. Nuovo uomo, Nuovo Testamento, nuovo cantico. Il cantico nuovo non compete a uomini vecchi: lo apprendono solo gli uomini nuovi, rinnovati dalla vecchiaia per mezzo della grazia, che già appartengono al Nuovo Testamento, che è il Regno dei cieli. Ad esso sospira tutto il nostro amore, e canta il nuovo cantico. Lo canti però non con le labbra, ma con la vita. Cantategli un cantico nuovo: bene cantate a Lui. Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese. Canta bene, fratello. Se, al cospetto di un buon intenditore di musica ti viene detto: canta per piacergli, tremi nel cantare, se non hai alcuna preparazione nell'arte della musica, perché non vorresti essere sgradito a quel musico; infatti ciò che in te l'inesperto non nota, l'artista rimprovera. Ebbene chi si fa avanti per cantare bene a Dio, il quale sa giudicare il cantante, sa esaminare tutte le cose e [tutto] udire? Quando puoi offrirgli una così elegante bravura nel canto da non essere in nulla sgradito ad orecchie così perfette? Ecco che Egli quasi intona per te il canto: non cercare le parole, quasi che tu potessi dare forma a un canto per cui Dio si diletti. Canta nel giubilo. Che significa giubilare? Intendere senza poter spiegare a parole ciò che con il cuore si canta. Infatti coloro che cantano, sia mentre mietono, sia mentre vendemmiano, sia quando sono occupati con ardore in qualche altra attività, incominciano per le parole dei canti a esultare di gioia, ma poi, quasi pervasi da tanta letizia da non poterla più esprimere a parole, lascian cadere le sillabe delle parole, e si abbandonano al suono del giubilo. Il giubilo è un certo suono che significa che il cuore vuol dare alla luce ciò che non può essere detto. E a chi conviene questo giubilo se non al Dio ineffabile? Ineffabile è infatti ciò che non può essere detto: e se non puoi dirlo, ma neppure puoi tacerlo, che ti resta se non giubilare, in modo che il cuore si apra a una gioia senza parole, e la gioia si dilati immensamente ben al di là dei limiti delle sillabe? Bene cantate a lui nel giubilo.

Dio è fedele.

9. [v 4.] Perché è retta la parola del Signore, e tutte le sue opere nella fede. Essa è retta appunto per quello che è sgradito a chi non è retto. E tutte le sue opere nella fede. Si fondino le tue opere sulla fede, perché il giusto vive di fede 19, e la fede opera per mezzo dell'amore 20; si fondino le tue opere sulla fede, perché credendo in Dio diverrai fedele. Ma come possono fondarsi sulla fede le opere di Dio, quasi che anche Dio vivesse di fede? Troviamo che e non lo diciamo con le nostre parole; ascolta l'Apostolo: Fedele è Dio - dice - che non vi permetterà di essere quanto potete sopportare, ma provvederà con il modo di uscirne, onde possiate sopportarla 21. Avete udito che Dio è fedele, uditelo di nuovo anche altrove: se con lui soffriremo, con lui regneremo; se lo avremo rinnegato, Egli ci rinnegherà; se non crediamo, Egli resta fedele non potendo rinnegare se stesso 22. Vediamo dunque che anche Dio è fedele: distinguiamo ora la fedeltà di Dio da quella dell'uomo. L'uomo fedele è colui che crede a Dio che promette; Dio è fedele in quanto concede ciò che ha promesso all'uomo. Dobbiamo considerare fedelissimo il debitore, dato che possediamo un misericordiosissimo promettitore. Infatti neppure gli abbiamo prestato qualcosa in cambio per averlo nostro debitore, dato che è da lui che abbiamo tutto quanto gli offriamo, e da lui proviene quanto di buono c'è in noi. Tutti i beni di cui godiamo, derivano da lui. Chi mai infatti ha conosciuto il pensiero del Signore, o è stato suo consigliere? Oppure chi per primo ha dato qualcosa a lui da aver diritto alla ricompensa? Da lui, per lui e in lui sono tutte le cose 23. Ebbene, nulla gli abbiamo dato, ed egli è nostro debitore. Perché debitore? Perché ci ha fatto delle promesse. Non diciamo a Dio: Signore dacci ciò che hai ricevuto; ma: Dacci ciò che hai promesso. Perché retta è la parola del Signore. Che significa retta è la parola del Signore? Non ti inganna; e tu non ingannarla; o meglio non ingannare te stesso. Chi può infatti ingannare Colui che sa tutto? L'iniquità, invece, ha mentito a se stessa 24. Perché retta è la parola del Signore e tutte le sue opere nella fede.

Misericordia e giustizia di Dio.

10. [v 5.] Egli ama la misericordia e il giudizio. Fa' queste cose, perché anch'egli le fa. Riflettete sulla stessa misericordia e il giudizio. Ora è il tempo della misericordia, poi sarà il tempo del giudizio. Perché ora è il tempo della misericordia? Ora chiama chi si è allontanato, perdona i peccati di chi ritorna; è paziente con i peccatori, finché non si convertono; e quando si sono convertiti dimentica il passato e promette il futuro; esorta i pigri, consola gli afflitti, insegna agli zelanti, aiuta quanti combattono; nessuno abbandona di coloro che si affaticano e a lui gridano, dona di che offrire a lui, egli stesso dà i mezzi perché lo si plachi. Non passi invano, fratelli, il grande tempo della misericordia, non passi invano per noi. Verrà il giudizio: anche allora ci sarà il pentimento, ma ormai sarà senza frutto. Diranno tra sé presi da pentimento, gemendo per l'angoscia dello spirito - queste cose stanno scritte nel libro della Sapienza - che ci ha giovato la superbia, che abbiamo guadagnato col vantarci delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come ombra 25. Diciamolo ora: Passano tutte queste cose come ombra; diciamolo ora con frutto: Passano, per non doverlo dire allora infruttuosamente: Passarono. Questo è dunque il tempo della misericordia, ma ci sarà anche quello del giudizio.

11. Ma non crediate, fratelli, che la misericordia e il giudizio possano in qualche modo separarsi in Dio. Sembra infatti che a volte tra loro siano contrastanti, in modo che chi è misericordioso non badi alla giustizia, mentre chi è inflessibile nel giudizio dimentichi la misericordia. Dio è onnipotente, e non rinunzia al giudizio nella misericordia, né alla misericordia nel giudizio. Egli ha infatti compassione, considera la sua immagine, la nostra fragilità, il nostro errore, la nostra cecità e ci chiama: a chi a Lui si converte perdona i peccati, ma non li perdona a chi non si pente. È misericordioso con gli ingiusti? Ha forse rinunziato al giudizio, oppure non dovrebbe giudicare fra chi si converte e chi non si pente? Vi sembra forse giusto che siano considerati uguali i convertiti e gli impenitenti, cosicché allo stesso modo siano accolti chi confessa e chi mentisce, l'umile e il superbo? C'è dunque anche il giudizio nella stessa misericordia. E del pari, nel giudizio ci sarà anche la misericordia nei confronti di coloro ai quali dirà: ho avuto fame e mi avete dato da mangiare 26. È detto infatti in una certa epistola apostolica: perché il giudizio è senza misericordia per chi non ha avuto misericordia 27. Beati - dice il Signore - i misericordiosi, perché si avrà misericordia di loro 28. Dunque in quel giudizio ci sarà anche misericordia, ma non senza giudizio. Se dunque vi sarà misericordia, non verso chiunque, ma verso colui che è stato misericordioso, la misericordia stessa sarà giusta, perché non sarà confusa. La misericordia, senza dubbio, consiste nel rimettere i peccati, nel donare la vita eterna. Ma ecco anche qui il giudizio: perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato 29. Senza dubbio vi sarà dato, e vi sarà perdonato, è misericordia. Ma se da essa venisse meno il giudizio, non direbbe: con la misura in cui avrete misurato sarete voi stessi misurati 30.

12. Hai udito in qual modo Dio eserciti la misericordia e il giudizio; pratica anche tu la misericordia e il giudizio. O forse tutto questo compete a Dio e non all'uomo? Se non competesse all'uomo, il Signore non avrebbe detto ai Farisei: avete abbandonate le cose più gravi della legge, la misericordia e il giudizio 31. Dunque anche tu devi praticare la misericordia e il giudizio. Non credere che a te competa la misericordia, e non invece il giudizio. Supponi di ascoltare a giudizio la causa tra due persone, uno ricco e l'altro povero, e che succeda che il povero abbia torto e il ricco ragione; ebbene, se tu non sei esperto nelle cose del Regno di Dio, ti sembrerà di far bene se, quasi preso da compassione per il povero, nasconderai e occulterai la sua ingiustizia, cercando di giustificarlo in modo che sembri quasi avere ragione. E se sarai rimproverato perché hai giudicato male, rispondi, come in nome della misericordia: Lo so, anch'io lo so; ma quello era povero e si doveva essere misericordiosi. Come puoi aver rispettato la misericordia rinnegando il giudizio? E come - tu ribatti - avrei potuto attenermi al giudizio senza rinnegare la misericordia? avrei potuto sentenziare contro il povero, che non avrebbe di che pagare, oppure, se ne avesse, non avrebbe poi di che vivere dopo aver pagato? Ti dice il tuo Dio: Non favorire il povero che è in giudizio 32. D'altra parte comprendiamo facilmente di non dover favorire il ricco: ognuno se ne rende conto e volesse il cielo che si comportasse pure così! Ma ci si inganna nel voler piacere a Dio favorendo in giudizio il povero e dicendo a Dio: Ho favorito il povero. Dovevi rispettare ambedue le cose, la misericordia e il giudizio. Prima di tutto quale misericordia hai usato verso colui di cui hai favorito l'ingiustizia? Ecco, hai risparmiato la sua borsa, ma hai ferito il suo cuore; questo povero è rimasto ingiusto, anzi tanto più ingiusto in quanto ha visto la sua ingiustizia favorita da te in quanto uomo giusto. Si è allontanato da te ingiustamente aiutato, ma resta al cospetto di Dio per essere giustamente condannato. Quale misericordia hai usato a colui che hai fatto [divenire] ingiusto? Ecco che ti sei reso più crudele che misericordioso. Che cosa avrei dovuto fare? dici. Avresti dovuto dapprima giudicare secondo la causa, rimproverare il povero e impietosire il ricco. Una cosa è giudicare, un'altra è chiedere pietà. Quando quel ricco avesse visto che tu rispetti la giustizia, e che il povero iniquo non erge il collo, ma, per colpa del suo peccato, viene da te giustamente rimproverato, non si piegherebbe forse alla misericordia che tu gli chiedi, dato che ha avuto soddisfazione dal tuo giudizio? Sebbene, fratelli, restino ancora molte cose del salmo, dobbiamo tuttavia regolarci secondo le forze dell'anima e del corpo, tenendo conto della diversità,degli ascoltatori; poiché, anche quando ci alimentiamo con lo stesso grano, molti sono i sapori che esso suscita in noi, per non ingenerare fastidio, questo vi basti.

1 - Mt 26, 39

2 - Mt 25, 35.

3 - At 9, 4.

4 - Sal 33, 2.

5 - Gb 1, 21.

6 - Rm 1, 17.

7 - Sal 55, 12.

8 - Sal 33, 2.

9 - Cf. Mt 5, 45.

10 - Cf. Sap 8, 1.

11 - Sal 138, 7 8.

12 - Gb 1, 21.

13 - Mt 22, 40.

14 - Cf. Gv 8, 34.

15 - Sal 36, 4.

16 - Cf. Es 20, 1-17; Dt 5, 6-21.

17 - Cf. Mt 5, 17.

18 - Sal 84, 13.

19 - Cf. Rm 1, 17.

20 - Cf. Gal 5, 6.

21 - 1 Cor 10, 13.

22 - 2 Tm 2, 12 13.

23 - Cf. Rm 11, 34-36.

24 - Sal 26, 12.

25 - Sap 5, 3 8 9.

26 - Mt 25, 35.

27 - Gc 2, 15.

28 - Mt 5, 7.

29 - Lc 6, 37 38.

30 - Mt 7, 2.

31 - Mt 23, 23.

32 - Es 23, 3.


[Modificato da MARIOCAPALBO 18/06/2016 11:01]

18/06/2016 10:59

SULLO STESSO SALMO 32


ESPOSIZIONE II


Discorso 2


1. È faticoso sia annunziare che ascoltare la parola della verità. Ma sopportiamo di buon animo questa fatica, fratelli, se ci ricordiamo delle parole del Signore e della nostra condizione. Perché, fin dall'origine stessa del genere umano l'uomo ha udito, non da un uomo ingannatore né dal diavolo seduttore, ma dalla stessa verità, dalla bocca di Dio, le parole: Nel sudore del tuo volto mangerai il pane 1. Ebbene, se pane nostro è la parola di Dio, sudiamo nell'ascoltarla, se non vogliamo morire nel digiunare. Pochi versi delle prime parti di questo salmo sono stati spiegati or non è molto nella solennità delle trascorse vigilie; ascoltiamo quanto resta.


La misericordia del Signore.

2. Da qui dunque comincia la parte che rimane e che abbiamo ora cantato. Della misericordia del Signore piena è la terra. Con la parola del Signore furon stabiliti i cieli. È come dire: Con la parola del Signore furon consolidati i cieli. Aveva detto precedentemente: Bene cantate a Lui nel giubilo: cioè cantate a Lui in modo ineffabile, Perché retta è la parola del Signore e tutte le sue opere nella fede. Niente promette che non dia; Egli si è fatto fedele debitore, sii tu un esigente esattore. Poi, dopo aver detto: Tutte le sue opere nella fede, aggiunge il perché: Egli ama la misericordia e il giudizio. Colui dunque che ama la misericordia, ha pietà. Ma Colui che ha pietà potrebbe promettere e non dare, quando avrebbe potuto dare anche senza promettere? Dunque, poiché ama la misericordia, necessariamente mantiene ciò che promette; e poiché ama il giudizio, necessariamente esige ciò che ha dato. Perciò lo stesso Signore dice a un certo servo: Tu avresti dovuto versare il mio denaro a credito, ed io, al mio ritorno, lo avrei riscosso con gli interessi 2.Ecco cosa dobbiamo ricordare per comprendere ciò che abbiamo ora ascoltato. Egli stesso infatti nel Vangelo, in un altro passo, dice: Io non giudico nessuno: la parola che ho detto loro, essa stessa li giudicherà nell'ultimo giorno 3. Non trovi scuse chi non vuole udire, quasi non vi sia nulla che da lui possa esigere il Signore; lo esigerà infatti ugualmente, perché costui non ha voluto ricevere quando gli era dato. Una cosa è infatti non poter ricevere, un'altra non volere; là vi è la scusa della necessità, qui una colpa volontaria. Dunque: Tutte le sue opere sono nella fede; egli ama la misericordia e il giudizio. Accogliete la misericordia, temete il giudizio, cosicché, quando egli verrà per chiederci conto, non ce lo chieda in modo da lasciarci a mani vuote. Perché egli chiede quanto dovuto; avutolo, dona l'eternità. Accogliete dunque la misericordia, fratelli, accogliamola tutti. Nessuno di noi dorma nell'accoglierla, se non vuole essere violentemente svegliato per restituire. Accogliete la misericordia; così a noi grida Dio, come se, in tempo di carestia, ci fosse detto: Accogliete il grano. Se tu udissi queste parole in tempo di carestia, sicuramente correresti, spinto dallo stimolo del bisogno; andresti di qua e di là, cercheresti donde ricevere quel che è stato detto di accogliere. E una volta trovatolo quanto indugeresti? Quale tempo perderesti: Così ora ci vien detto: Accogliete la misericordia. Perché Egli ama la misericordia e il giudizio. Quando l'hai accolta, usane bene; così potrai rendere un buon conto, quando giungerà il giudizio di Colui che ora in questa carestia ti elargisce misericordia.


3. [v 5.] Non voglio che tu mi chieda: Donde la ricevo? dove devo andare? Ricordati che hai cantato: Della misericordia del Signore piena è la terra. Dov'è che ormai non viene annunziato il Vangelo? Dov'è che tace la parola del Signore? Dove viene meno la salvezza? Ma è necessario che tu voglia accoglierla: pieni sono i granai. Questa stessa pienezza ed abbondanza non hanno aspettato che tu venissi, ma esse stesse son venute a te che dormivi. Non è stato detto: Si levino le genti e convengano in un medesimo luogo; ma queste cose sono state annunziato alle genti ove esse si trovavano, affinché così si compisse la profezia che dice: Lo adorerà ciascuno dal suo luogo 4.


4. [v 6.] Della misericordia del Signore piena è la terra. E che diremo dei cieli? Ascolta. Non c'è bisogno della misericordia, laddove non c'è miseria. Nella terra abbonda la miseria dell'uomo, e sovrabbonda la misericordia di Dio; della miseria dell'uomo piena è la terra e piena è la terra della misericordia del Signore. I cieli dunque, dove non c'è misericordia, forse che, non avendo bisogno della misericordia, non hanno bisogno neppure del Signore? Tutte le cose hanno bisogno del Signore, sia le miserabili che le felici. Senza di lui il misero non si rialza, senza di lui il felice non si sostiene. Ebbene, perché per caso tu non ti chieda che accade dei cieli, avendo udito: Della misericordia del Signore piena è la terra, ascolta come anche i cieli abbiano bisogno del Signore: Con la parola del Signore furon consolidati i cieli. Non da se stessi si sono costruiti, né da se stessi i cieli si sono dati la propria stabilità. Con la parola del Signore furono consolidati i cieli e dallo Spirito della sua bocca tutta la loro forza. Nulla si son dati da sé, ma tutto in sovrappiù hanno ricevuto dal Signore. Infatti dallo Spirito della sua bocca, non [deriva] una parte, ma tutta la loro forza.


5. In effetti, fratelli, considerate come la stessa opera sia del Figlio e dello Spirito Santo. Non dobbiamo per negligenza dimenticarlo, dietro l'influsso di certi che distinguono iniquamente e confondono in modo perturbatore. Perché in entrambi i casi si cade in errore. Costoro, distinguendo con malizia, confondono la creatura con il Creatore; e pur essendo lo Spirito di Dio creatore, lo annoverano tra le creature. Costoro distinguono e confondono; siano confusi, in modo che si convertano. Ascolta come unica sia l'opera del Figlio e dello Spirito Santo. Il Verbo, non v'è dubbio, è il Figlio di Dio, e lo Spirito della sua bocca è lo Spirito Santo. Col Verbo, cioè con la parola del Signore i cieli furono consolidati. Ma che cosa significa essere consolidati, se non avere stabile e solida fortezza? E dallo Spirito della sua bocca tutta la loro fortezza. Si potrebbe anche dire: con lo Spirito della sua bocca i cieli furono consolidati e dal Verbo del Signore tutta la loro fortezza. Perché tutta la loro fortezza è lo stesso che dire furono consolidati. Questo fanno il Figlio e lo Spirito Santo. Forse lo hanno fatto senza il Padre? Ma chi opera per mezzo del suo Verbo e del suo Spirito, se non Colui di cui è il Verbo e lo Spirito?. Questa Trinità è dunque un solo Dio, adorato da chi sa adorare, e che ha ovunque chi a Lui si converte. Poiché non è Lui ad esser cercato dai lontani, ma Egli stesso chiama quanti si son distolti [da Lui], perché a Lui si convertano.


6. Lasciamo da parte, o fratelli, quei cieli superiori sconosciuti a noi che ci affatichiamo sulla terra e che cerchiamo di immaginarli in qualche modo con ipotesi umane; tralasciamo dunque tali cieli la cui conoscenza supera le nostre capacità e a cui tuttavia ci sforziamo di giungere [per comprendere] in qual modo siano tra loro sovrapposti, o quanti siano, o in qual maniera siano distinti, da chi siano abitati, da quali norme siano governati, in qual modo ivi un unico inno, che mai viene meno e cantato da tutti, innalzi lodi a Dio. Ivi è la nostra patria, della quale forse, per il lungo esilio, ci siamo dimenticati. La nostra voce infatti echeggia in quel salmo: Ohimé, quanto si è prolungata la mia peregrinazione! 5 Perciò di quei cieli è per me difficile se non proprio impossibile trattare e per voi ascoltare. Chi mi ha prevenuto nella comprensione di queste cose, goda di avermi preceduto, e preghi per me affinché anch'io lo segua. Intanto, messi da parte questi cieli, ho in mente altri cieli di cui ora vorrei in qualche modo parlare, quei cieli a noi prossimi, che sono i santi Apostoli di Dio, annunziatori della parola di verità; da questi cieli noi siamo stati irrorati affinché la messe della Chiesa germini per tutto il mondo; sebbene per ora essa beva insieme con la zizzania la comune pioggia, non avrà tuttavia comune il granaio con la zizzania.


7. Orbene, essendo stato detto: Della misericordia del Signore piena è la terra; ora quasi tu avessi chiesto in qual modo la terra è piena della misericordia del Signore, [ti viene risposto]: Innanzitutto sono stati mandati i cieli per diffondere la misericordia del Signore sulla terra, anzi su tutta la terra. Osserva infatti che cosa di tali cieli è detto altrove: I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento annunzia le opere delle sue mani. I cieli e il firmamento sono la stessa cosa. Il giorno passa la parola al giorno, e la notte alla notte annunzia la conoscenza. Annunzio incessante, che non tace. Ma dove hanno annunziato, e fino a dove sono giunti? Non vi sono parole, né discorsi, dei quali non si odano le voci. Ma questo si riferisce al fatto che hanno parlato le lingue di tutti in un solo luogo 6. Parlando le lingue di tutti, hanno adempiuto quanto è stato detto: Non vi sono parole né discorsi dei quali non si odano le voci. Ma domando fino a dove sarà giunta la loro voce che parla in tutte le lingue, fin dove avrà riempito la terra. Ascolta dunque quanto segue: In tutta la terra è uscita la loro voce, e sino ai confini della terra le loro parole 7. Di chi se non dei cieli che narrano la gloria di Dio? Orbene, se in tutta la terra è uscita la loro voce, e sino ai confini della terra le loro parole, chi li ha mandati ci indichi cosa ci hanno annunziato. Sicuramente ce lo indica e con fedeltà; perché Colui le cui opere sono tutte compiute nella fede ci ha preannunziato le cose future prima che accadessero. Infatti è risorto dai morti e, riconosciuto dai suoi discepoli al tocco delle sue membra, ha detto: Era necessario che Cristo soffrisse, e risorgesse dai morti nel terzo giorno, e che fosse in suo nome predicata la penitenza e la remissione dei peccati. Donde e fino a dove? Tra tutte le genti - dice - cominciando da Gerusalemme 8Fratelli, quale più abbondante misericordia aspettiamo tutti dal Signore, se non la remissione dei nostri peccati? Ebbene, essendo la remissione dei peccati la immensa misericordia del Signore, ed avendo il Signore predetto che tale remissione dei peccati sarebbe stata annunziata a tutte le genti: della misericordia del Signore piena è la terra. Di che cosa è piena la terra? Della misericordia del Signore. Perché? Perché ovunque Dio rimette i peccati, avendo mandato i cieli ad irrorare la terra.


8. Ed in qual modo questi stessi cieli hanno osato andare fiduciosamente [per il mondo], e divenire, da uomini infermi quali erano, cieli, se non perché per la parola del Signore i cieli furono consolidati? Donde avrebbero tratto tanta forza le pecore in mezzo ai lupi se non perché dallo Spirito della sua bocca [procedetteogni loro virtùEcco - ha detto - vi mando come pecore in mezzo ai lupi 9O Signore misericordiosissimo! Sicuramente tu fai questo perché della tua misericordia sia piena la terra. Se dunque sei così misericordioso da riempire la terra di misericordia, guarda chi mandi, osserva dove mandi. Dove mandi, ripeto, e chi mandi? Pecore in mezzo ai lupi. Chi resiste ad un lupo mandato in mezzo ad una folla di pecore? Chi non si turba [alla sua vista], se non fosse perché quello si sazia presto? Infatti divora ogni cosa. Tu mandi i deboli in mezzo ai crudeli? Li mando, dice, perché divengano cieli ed irrorino la terra. Come possono uomini infermi diventare cieli? Ma dallo Spirito della sua bocca ogni loro virtù. Ecco, i lupi vi cattureranno, vi trascineranno prigionieri, vi daranno in mano ai principi a cagione del mio nome. Ma già voi armatevi. Con la vostra virtù? Niente affatto. Non pensate a quello che dovete dire; non siete voi infatti che parlate, ma è lo Spirito del Padre che parla in voi 10, perché dallo Spirito della sua bocca ogni loro virtù.


Utilità delle persecuzioni e dei castighi.

9. Tutte queste cose sono accadute; gli Apostoli sono stati mandati ed hanno subito le persecuzioni. Forse che noi ora ne sopportiamo altrettante per udire queste cose, quante essi per seminarle? No di certo. Sarà dunque infruttuosa, fratelli, la nostra fatica? Neppure. Vedo la vostra ressa, ma anche voi vedete il nostro sudore. Se sopportiamo, con Lui regneremo 11. Ecco, tutto questo è accaduto. Di quelle pecore mandate in mezzo ai lupi, noi celebriamo la memoria dei martiri. Questo luogo, quando il corpo del beato Martire fu colpito, era pieno di lupi; una sola pecora prigioniera ha vinto tanti lupi, e la pecora uccisa ha ricolmato di pecore il luogo. Incrudeliva allora il mare dei persecutori con i suoi enormi flutti, ed il cielo di Dio era sbattuto su un'arida spiaggia. Ma ora, grazie a ciò che hanno subìto coloro che spezzarono la schiera [dei nemici], il nome di Cristo è glorificato; ed ha fatto suoi anche gli stessi potenti, camminando sulle teste dei flutti rigonfi. E, poiché sono accadute queste cose, credete forse che anche ora non si dolgano, non fremano coloro che, ancora non credenti, vedono le nostre riunioni, le nostre celebrazioni, le nostre solennità, le lodi ormai manifeste e pubbliche che eleviamo al nostro Dio? Ma si adempie ora ciò che di costoro è stato detto: Il peccatore vedrà e si adirerà. Perché dunque, perché si adirerà? Non temere, o pecora, il lupo. Non temete ora le loro minacce e i loro complotti. Si adira; ma che cosa segue? Digrigna i denti e si consuma 12.


10. [vv 7.9.] Ebbene, poiché ora l'acqua salata del mare, quella che è rimasta, non osa incrudelire contro i cristiani, ma l'occulto mormorio tra sé si rode e rinserrata nella pelle mortale freme la salsedine tenuta prigioniera, osservate quanto segue: Riunendo come in un otre le acque del mare. Prima il mare incrudeliva con i suoi flutti scatenati, mentre ora è esacerbato perché chiuso entro i petti mortali: a far ciò è stato Colui che ha vinto i flutti, che ha posto allora al mare dei confini 13, in modo che, rivolgendosi in se medesime, ne fossero ridotte le ondate. Egli stesso ha riunito l'acqua del mare come in un otre; la pelle mortale ricopre l'amaro pensiero. Temendo per la loro pelle, tengono dentro ciò che non osano gettar fuori. Perché identica è la loro amarezza; come hanno odiato, così augurano il male. Ma ciò che allora apertamente incrudeliva, ora trama di nascosto: che altro dirò di più di quanto è detto: Digrigna e si consuma? Proceda dunque la Chiesa, cammini; la via è stata tracciata, i nostri lastricati sono stati fortificati dall'Imperatore. Fervidamente affrettiamoci sulla via delle buone opere, perché questo è il nostro andare. E se talvolta si presenta l'urgere delle tentazioni là dove non ce lo aspettavamo, perché già come in un otre erano riunite le acque del mare, comprendiamo che il Signore fa ciò per educarci, per scuotere di dosso a noi la mal riposta sicurezza riguardo alle cose temporali, per dirigerci al suo Regno con sereno desiderio. Questo desiderio è suscitato ora dalle tribolazioni che dall'una e dall'altra parte ci colpiscono, affinché risuoniamo melodiosi alle orecchie del Signore, come duttili trombe. Infatti nei salmi è detto anche che dobbiamo lodare Dio in duttili trombe 14. La tromba è fatta duttile con il martello, e del pari il cuore cristiano si protende a Dio nel dolore delle angustie.


11. Ricorderemo dunque, fratelli, che già in questi tempi, nei quali l'acqua del mare è riunita come in un otre, non manca a Dio di che insegnarci per correggerci, quando abbiamo bisogno di essere corretti. Per questo così prosegue: Ponendo gli abissi nei forzieri. Chiama forzieri di Dio il segreto di Dio. Egli conosce i cuori di tutti, sa che cosa dire al momento giusto, in che modo dirlo, quanto potere dare ai malvagi contro i buoni, onde sottoporre i malvagi al giudizio ed istruire i buoni. Sa come fare tutto questo Colui che pone gli abissi nei forzieri. Si compia dunque quanto segue: Tema tutta la terra il Signore. Non si glori la superba letizia con temeraria esultanza, dicendo: Ormai è già riunita come in un otre l'acqua del mare; chi mi farà qualcosa? chi oserà nuocermi? Non sai che Egli ha posto gli abissi nei forzieri, non sai come il Padre tuo proferirà quel che è necessario per castigarti? Colui che per la tua educazione possiede i tesori dell'abisso, con questi ti istruisca per i tesori del cielo. Torna dunque al timore, tu che già camminavi sicuro. Esulti la terra, ma anche tema. Esulti: perché? Perché della misericordia del Signore piena è la terra. Tema: perché? Perché tanto ha riunito nell'otre le acque del mare, da porre nei forzieri gli abissi. Si compia dunque riguardo a ciò quanto altrove è detto brevemente di ambedue le cose: Servite il Signore nel timore, ed esultate a Lui con tremore 15.


12. Tema tutta la terra il Signore; e da Lui siano smossi tutti coloro che abitano l'orbe della terra. Non temano un altro al suo posto: Da lui siano smossi tutti coloro che abitano l'orbe della terra. Una fiera incrudelisce? Temi Dio. Il serpente ti insidia? Temi Dio. L'uomo ti odia? Temi Dio. Il diavolo ti aggredisce? Temi Dio. Perché ogni creatura è soggetta a Colui che ti si ordina di temere. Perché Egli ha detto e [le cosesono state fatte; ha comandato e sono state create. Questo aggiunge il salmo. Dopo aver detto: Da lui siano smossi tutti coloro che abitano l'orbe della terra, affinché l'uomo non volga il suo timore verso qualcos'altro, e, allontanandosi dal timore di Dio, tema qualche creatura al suo posto ed adori ciò che è stato creato trascurando Colui che ha creato, ci conferma nel timore di Dio, come se dicesse e ci rivolgesse queste parole: Perché avrai timore di qualcosa che appartiene al cielo, o alla terra, o al mare? Egli ha detto e [le cosesono state fatte; ha comandato e sono state create. Colui che ha detto e le cose sono state fatte, ha comandato e le cose sono state create, quando comanda si muovono, quando comanda stanno in quiete. La malvagità degli uomini può ben avere un suo proprio desiderio di fare il male: ma non ne ha il potere se Egli non lo concede. Non c'è infatti potestà se non da Dio 16: indiscutibile è questa sentenza dell'Apostolo. Non ha detto: Non c'è desiderio se non da Dio. C'è infatti un malvagio desiderio, che non deriva da Dio; ma questo malvagio desiderio non fa male a nessuno, se Egli non lo permette. Non c'è - dice - potestà se non da Dio. Donde l'Uomo-Dio, ergendosi dinnanzi all'uomo, dice: Non avresti potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto. Quello giudicava, questi insegnava: mentre era giudicato insegnava, per giudicare coloro cui aveva insegnato. Non avresti - dice - potere su di me se non ti fosse stato dato dall'alto 17Che significa? Soltanto l'uomo non ha potestà se non quando l'ha ricevuta dall'alto? Ma perché il diavolo stesso non ha osato togliere una sola pecorella al santo uomo Giobbe senza aver prima detto: Allunga la tua mano, cioè dammi il potere di farlo? Il diavolo voleva, ma il Signore non permetteva; quando il Signore permise, il diavolo poté. Dunque non lui ebbe potere, ma Colui che glielo permise. Perciò, bene ammaestrato, lo stesso Giobbe non ha detto, come noi siamo soliti dire: Il Signore ha dato e il diavolo ha tolto; ma ha detto: Il Signore ha dato e il Signore ha tolto; come al Signore è piaciuto, così è stato fatto 18; non: come al diavolo è piaciuto. State attenti dunque, fratelli miei, dato che con tanta fatica mangiate il salutare e necessario pane, state attenti a non temere nessuno che non sia il Signore. Al di fuori del Signore non temere nessun'altro, questo ti dice la Scrittura. Tema dunque tutta la terra il Signore, che ha posto gli abissi nei suoi forzieri. Da Lui infatti siano smossi tutti coloro che abitano l'orbe della terra. Perché Egli ha detto e [le cosesono state fatte; ha comandato e sono state create.


13. [v 10.] Ormai sono scomparsi i re malvagi, sono divenuti buoni; hanno creduto anch'essi, già portano sulla fronte il segno della croce di Cristo, segno più prezioso di qualsiasi gemma della loro corona; e coloro che incrudelivano sono stati annientati. Ma chi ha fatto tutto questo? Forse tu, tanto da inorgoglirtene? Il Signore sventa i disegni delle genti, manda a vuoto i pensieri dei popoli e respinge i progetti dei potenti. Essi dissero: Spazziamoli via dalla terra, non esisterà più il nome cristiano se così avremo fatto; e di conseguenza siano essi uccisi torturati, siano inflitti loro supplizi d'ogni sorta. Tutto questo fu detto, eppure tra tutte queste cose la Chiesa è cresciuta. Manda a vuoto i pensieri dei popoli e respinge i progetti dei potenti.


14. [v 11.] Ma il disegno del Signore resta in eterno, i pensieri del suo cuore nei secoli dei secoli. È una ripetizione dello stesso concetto. Ciò che prima chiama disegno, chiama poipensieri del cuore; e come prima dice resta in eterno, poi ripete nei secoli dei secoli. La ripetizione equivale ad una conferma. Ma non crediate, fratelli, che abbia detto pensieri del cuore come se Dio se ne stesse seduto a pensare sul da farsi e a valutare quale decisione deve prendere e quale scartare. Sono tue, o uomo, queste lentezze; velocissima corre la sua parola. Come può esservi ritardo di pensiero in quel Verbo, che è uno e abbraccia in sé tutte le cose? Si parla di pensieri di Dio affinché tu capisca, affinché tu osi, secondo le tue forze, elevare il tuo cuore almeno a delle parole comprensibili alla tua debolezza, dato che la verità in se stessa è molto al disopra di te. I pensieri del suo cuore nei secoli dei secoli. Quali sono i pensieri del suo cuore, e qual è il disegno del Signore che resta in eterno? Contro questo disegno perché le genti hanno mormorato e i popoli hanno tramato invano 19? Poiché il Signore manda a vuoto i pensieri dei popoli, e respinge i disegni dei potenti. In che senso dunque il disegno del Signore resta in eterno, se non perché ha già saputo e predestinato in anticipo riguardo a noi 20? Chi può negare la predestinazione di Dio? Prima della creazione del mondo ci ha visti, ci ha creati, ci ha corretti, ha mandato [il Figlio suo] a noi, ci ha redenti; questo è il suo disegno che resta in eterno, questo è il suo pensiero che rimane nei secoli dei secoli. Hanno mormorato allora le genti apertamente scatenate ed incollerite; tentino pure di contaminarci ora che sono come rinchiuse e raccolte in un otre; ebbero allora la libertà di agire temerariamente; abbiano pure ora micidiali e amari pensieri. Come possono distruggere ciò che egli ha pensato, e che rimane in eterno?


Ciò che rende l'uomo migliore.

15. [v 12.] Ma che significa questo? Beato il popolo. Chi, udendo queste parole, non presta attenzione? Tutti amano infatti la beatitudine; e perciò perversi sono gli uomini che vogliono essere malvagi, mentre non vogliono essere infelici; e siccome indivisibile compagna della malvagità è la miseria, tali perversi non solo vogliono essere malvagi ma non miseri, il che è impossibile, ma addirittura vogliono essere malvagi per non essere infelici. Che vuol dire quanto ho detto: Dunque vogliono essere malvagi, per non essere infelici? Applicate un po' queste parole a tutti gli uomini che compiono il male: sempre vogliono essere felici. Costui ruba: ti chiedi perché? Per fame, o per bisogno. Dunque, per non essere misero è malvagio; e perciò è ancora più misero, perché è malvagio. Orbene, per scacciare la miseria e ottenere la felicità, tutti gli uomini compiono sia il bene che il male: sempre infatti vogliono essere felici. Sia che vivano male, sia che vivano bene, vogliono essere felici, ma non capita a tutti essere ciò che tutti vogliono. Perché tutti vogliono essere felici, ma non lo saranno se non quelli che avranno voluto essere giusti. Ecco qui qualcuno che operando il male vuole essere felice. In che modo? Con il denaro, con l'argento e l'oro, con i poderi, con le proprietà, con le case, con gli schiavi, con la pompa del secolo, con gli onori effimeri e perituri. Possedendo qualcosa vogliono essere felici: tu cerca piuttosto ciò che è necessario per essere felice. Essendo felice sarai senza dubbio migliore di quando sei misero. Ma non può accadere che una cosa peggiore ti faccia migliore. Sei un uomo: è peggiore di te quanto desideri e con cui brami di essere felice. L'oro, l'argento, ed ogni cosa corporea che tanto brami acquistare, possedere, godere, sono inferiori a te. Tu sei migliore, tu sei preferibile; eppure vuoi essere migliore di quanto sei, dato che vuoi essere felice mentre sei misero. Infatti, essere felice è meglio che essere misero. Vuoi essere migliore di te stesso, e cerchi, ti dai da fare per divenirlo con quelle cose che di te sono peggiori. Tutto quanto cercherai in terra è peggiore di te. È questo che ogni uomo desidera per il suo amico, così lo scongiura: Sii veramente migliore, cosicché, vedendoti veramente migliore, possiamo veramente godere per te. E anch'egli vuole ciò che desidera per l'amico. Accetta il fedele consiglio. Tu vuoi essere migliore, lo so, tutti lo sappiamo tutti lo vogliamo: ebbene, cerca ciò che è migliore di te, per divenire migliore di quanto sei.


È Dio che rende l'uomo migliore.

16. Guarda ora il cielo e la terra: non ti piacciano queste belle cose corporali tanto da voler essere felice in esse. Nella tua anima è ciò che cerchi. Vuoi essere beato: cerca nella tua stessa anima quel che è migliore. Infatti, essendo in te stesso anima e corpo e dato che di questi due è migliore quella che è detta anima, il tuo corpo può divenire migliore per mezzo di ciò che è migliore di lui: infatti il corpo è soggetto all'anima. Può dunque il tuo corpo farsi migliore per mezzo dell'anima tua, in modo che, se la tua anima sarà stata giusta, sia poi immortale anche il tuo corpo. Per l'illuminazione dell'anima, infatti, il corpo si meriterà l'incorruttibilità, per cui grazie al migliore anche l'inferiore sarà restaurato. Se dunque il bene del tuo corpo è la tua anima poiché è migliore del tuo corpo, quando cerchi il tuo bene cerca ciò che è migliore della tua anima. Ma che cos'è la tua anima? Stai bene attento, perché non avvenga che, disprezzando la tua anima, e ritenendola cosa vile e di poco conto, tu non cerchi cose di essa più vili con cui renderla felice. Nella tua anima è l'immagine di Dio; la mente dell'uomo la contiene. Ha ricevuto questa immagine e, piegandosi al peccato, l'ha scolorita. Ad essa è venuto come riformatore colui che prima fu il suo formatore: poiché per mezzo del Verbo tutte le cose sono state fatte, e per mezzo del Verbo tale immagine è stata impressa. È venuto il Verbo medesimo, come abbiamo udito dall'Apostolo: Trasformatevi nella novità della vostra mente 21Non ti resta dunque che cercare ciò che è migliore della tua anima. E cosa sarà, di grazia, se non il tuo Dio? Non trovi altro che sia migliore dell'anima tua; perché quando la tua natura sarà perfetta, sarà uguagliata agli angeli. Al di sopra non c'è altro che il Creatore. Elevati dunque a Lui, non disperarti, non dire: È molto lontano da me. Ti è molto più difficile, probabilmente, l'avere l'oro che cerchi. Anche se desidererai l'oro, forse non l'otterrai: se invece desidererai Dio, lo otterrai; perché ancor prima che tu lo volessi Egli è venuto a te, sebbene la tua volontà si opponesse a Lui ti ha chiamato, quando ti sei convertito ti ha riempito di timore, e quando, atterrito, lo hai confessato, ti ha consolato. Colui che ti ha dato ogni cosa, che ti ha fatto esistere, che anche ai malvagi che ti circondano dona il sole, dona la pioggia, dona i frutti, le sorgenti, la vita, la salute e tanto grandi consolazioni, riserba per te qualcosa che non darà ad altri se non a te. E che cosa ti riserba se non se stesso? Chiedi un'altra cosa, se hai trovato di meglio: Dio ti riserba se stesso. O avaro, perché aneli al cielo e alla terra? Migliore è Colui che ha fatto il cielo e la terra: Lui stesso vedrai, Lui stesso possiederai. Perché cerchi di far tua questa villa, e dici, attraversandola: Beato chi la possiede? Così dicono moltissimi che passano attraverso essa; e tuttavia, dopo aver così detto ed esserle passati in mezzo, possono scuotere il capo e sospirare, ma possono forse anche possederla? Echeggia la cupidigia, risuona l'iniquità: ma tu non desiderare ciò che è del tuo prossimo 22. Beato chi ha quella villa, beato chi ha questa casa, chi ha questo podere. Reprimi l'iniquità, ascolta la verità: Beato il popolo che ha. Che ha che cosa? Già sai che cosa sto per dire. Desiderate dunque in modo da poter avere, allora finalmente sarete beati. Solo così sarete beati, se sarete migliori con ciò che è migliore di voi. Dio, ripeto, è migliore di te, Dio che ti ha creato.Beato il popolo che ha il Signore per suo Dio. Questo ama, questo possiedi, questo avrai se lo vuoi, e lo avrai gratuitamente.


17. Beato il popolo che ha il Signore per suo Dio. È nostro Dio! Di chi infatti non è Dio? Sicuramente però non è di tutti nello stesso modo. È di più nostro, di noi che viviamo di Lui come del nostro pane. È la nostra eredità, il nostro possesso. O forse ci esprimiamo in modo temerario, dicendo che Dio è nostro possesso, dato che è il Signore, ed è il Creatore? questa non è temerarietà, ma slancio del desiderio, e dolcezza della speranza. Dica l'anima, dica con tutta sicurezza: Tu sei il mio Dio, che dici alla nostra anima: Io sono la tua salvezza 23Lo dica, lo dica sicura; non commetterà ingiustizia così dicendo; o piuttosto la commetterà se non dirà così. Volevi possedere degli alberi con i quali essere beato? Ascolta la Scrittura che parla della Sapienza: Albero di vita è per tutti coloro che la posseggono. Ecco che la Sapienza è detta nostro possesso. Ma perché tu non creda che tale Sapienza, che la Scrittura definisce tuo possesso, sia qualcosa di inferiore a te, prosegue aggiungendo: E protegge coloro che ad essa si appoggiano come sul Signore 24Ecco che il tuo Signore è diventato per te come un bastone; sicuro l'uomo [su Lui] si appoggia, perché Egli non cade. Di' dunque tranquillo che è tuo possesso; la Scrittura ha detto per coloro che la posseggono, ed ha riempito di fiducia il tuo dubbio; dillo sicuro, ama sicuro, spera sicuro. Tue siano anche quelle parole del salmo: Il Signore è la parte della mia eredità 25.


Beato chi possiede Dio.

18. Saremo dunque beati, possedendo Dio. Ma come? Noi lo possederemo, ed Egli non ci possiederà? Perché allora Isaia dice: Signore, possiedici 26? Ebbene, egli ci possiede ed è posseduto, ed è interamente per noi. Poiché Egli non possiede noi per essere beato, così come è posseduto da noi affinché noi siamo beati in Lui: Egli ci possiede ed è posseduto per niente altro se non perché noi siamo beati. Lo possediamo ed Egli possiede noi: noi lo adoriamo ed Egli ci coltiva. Noi lo adoriamo come Signore Dio, egli ci coltiva come sua terra. Nessuno dubita che noi Lo adoriamo; chi ci mostra però che Egli ci coltiva? Egli stesso, dicendo: Io sono la vite, voi siete i tralci, il Padre mio l'agricoltore 27. Ecco che anche in questo salmo ci vien detta l'una e l'altra cosa, l'una e l'altra cosa ci è mostrata. Già ha detto che noi lo possediamo: Beato il popolo che ha il Signore per suo Dio. Di chi è questa proprietà? Di Lui. Di chi quella? Di Lui. Di chi è questa? Diciamo di Dio, diciamo di chi è. E come, quando noi chiediamo notizie di qualche podere o di qualche proprietà terriera grande e molto bella, ci viene solitamente risposto: C'è un tale senatore, chiamato così e così, e sua è questa proprietà; e noi ribattiamo: Beato quell'uomo!, allo stesso modo se chiediamo: Di chi è questo Dio? Beata è quella gente cui egli appartiene: infatti il Signore è il suo Dio. E non come quel senatore possiede il suo fondo ma non è posseduto dalla sua proprietà, così è il Dio di questa gente. Per essere di Lui, dobbiamo lavorare: però ci possediamo scambievolmente: avete sentito che tale gente lo possiede: Beato il popolo che ha il Signore per suo Dio. Sentite ora che anche Egli la possiede: Il popolo che il Signore si è scelto per sua eredità. Beata è la gente nel suo possesso, beata l'eredità per il suo possessore, il popolo che il Signore si è scelto per sua eredità.


19. [v 13.] Il Signore ha guardato dal cielo, ha visto tutti i figli degli uomini. Intendi qui tutti, in modo però che per membri di quel popolo intenda tutti coloro che posseggono quell'eredità, e anzi costituiscono quella eredità. Tutti questi sono infatti l'eredità di Dio. E il Signore ha guardato tutti costoro dal cielo, li ha visti Colui che ha detto: Quando eri sotto l'albero di fico ti ho visto 28. Lo ha visto perché ha avuto compassione di lui. Ecco perché spesso, chiedendo misericordia, noi diciamo all'uomo: Guardami. E che dici di colui che ti disprezza? Non mi guarda, dici. Esiste dunque una certa vista propria di Colui che ha pietà, non di colui che punisce. La vista rivolta ai peccati è biasimo; e colui che non vuole che siano visti i suoi peccati dice: Distogli il tuo volto dai miei peccati 29Quel che vuole che sia perdonato non vuole che sia guardato: Distogli - dice - il tuo volto dai miei peccati. Ebbene, quando avrà distolto il suo volto dai tuoi peccati non ti vedrà? E perché allora altrove dice: Non distogliere il tuo volto da me 30? Distolga dunque il suo volto dai tuoi peccati, ma non lo distolga da te; ti guardi, abbia di te compassione, ti soccorra. Il Signore ha guardato dal cielo, ha visto tutti i figli degli uomini, che appartengono al Figlio dell'uomo.


20. [v 14.] Dalla sua dimora preparata, perché per sé l'ha preparata. Ci ha visto dagli Apostoli, ci ha visto dai predicatori della verità, ci ha visto dagli Angeli che ha mandato a noi. Tutti costoro sono la sua casa, tutti costoro sono la sua dimora; perché tutti questi sono i cieli che narrano la gloria di Dio. Ha visto tutti i figli degli uomini; dalla sua dimora preparata ha guardato tutti coloro che abitano la terra. Essi stessi sono, suoi sono, quella gente beata che ha il Signore per suo Dio; è quel popolo che il Signore ha scelto per sua eredità; perché è per ogni terra, non soltanto in una parte. Ha guardato tutti coloro che abitano la terra.


21. [v 15.] Egli che ha plasmato i loro cuori uno per uno. Con la mano della sua grazia, con la mano della sua misericordia ha formato i cuori, ha plasmato i nostri cuori, li ha formati ad uno ad uno, dando un cuore a ciascuno di noi, senza tuttavia spezzare l'unità. Allo stesso modo in cui tutte le membra sono state formate ad una ad una, e ciascuna ha il suo compito, ma tuttavia vivono nell'unità del corpo: la mano fa ciò che non fa l'occhio, l'orecchio è capace di fare ciò che né l'occhio né la mano possono fare e tuttavia tutti operano unitariamente, e la mano, l'occhio e l'orecchio fanno cose diverse ma non si oppongono fra loro; così anche nel Corpo di Cristo i singoli uomini, come le membra particolari del corpo, godono ciascuno dei propri doni, poiché, Colui che ha scelto il popolo per sua eredità, uno per uno ha plasmato i loro cuori. Forse che infatti sono tutti apostoli? forse che sono tutti profeti? forse tutti dottori? forse tutti hanno il dono delle guarigioni? forse tutti parlano le lingue? forse tutti le interpretano? Ad uno grazie allo Spirito è data la parola della Sapienza, ad un altro la parola della scienza, ad un altro la fede secondo lo stesso Spirito, ad un altro ancora i doni delle guarigioni 31. Perché? Perché ha plasmato uno per uno i loro cuori. Nello stesso modo, insomma, in cui nelle nostre membra diverse sono le funzioni ma una sola è la salute del corpo, così in tutte le membra del Cristo diversi sono i doni, ma una sola è la carità. Egli che ha plasmato i loro cuori uno per uno.


22. Che discerne tutte le loro opere. Che significa discerne? Significa che vede nel più segreto e nel più intimo. Leggi nel salmo: Intendi il mio grido 32Non che vi sia bisogno di voci perché qualcosa giunga all'orecchio di Dio. Si chiama discernimento la segreta visione. È detto più chiaramente che se dicesse: Vede tutte le loro opere. Potresti in questo caso credere che queste loro opere sono viste nel modo in cui anche tu vedi l'opera dell'uomo. L'uomo vede l'azione dell'uomo grazie al movimento del corpo di lui, Dio invece vede nel cuore. È perché dunque vede nell'intimo che qui è detto: discerne tutte le loro opere. Supponiamo che due persone donino ai poveri: una ricerca la ricompensa celeste, l'altra la lode umana: tu vedi nelle due persone una sola azione, Dio invece ne discerne due; discerne nell'intimo, nell'intimo conosce, vede il fine di ciascuno, vede le intenzioni stesse. Che discerne tutte le loro opere.


23. [v 16.] Non sarà salvo il re nella moltitudine della sua forza. Tutti verso il Signore, tutti in Dio. La tua speranza sia Dio, la tua fortezza, la tua stabilità. Egli sia la tua preghiera, Egli sia la tua lode, Egli sia il fine in cui riposi, Egli sia il tuo aiuto quando ti affatichi. Ascolta la verità: Non sarà salvo il re nella moltitudine della sua forza, né sarà salvo il gigante nella grandezza del suo vigore. Il gigante è il superbo che si leva contro Dio, come se fosse qualcosa in sé e per sé. Non si salverà costui nella moltitudine della sua forza.


24. [vv 17.18.] Ma possiede un grande cavallo, forte, robusto, veloce; può questo cavallo, se qualcosa lo sovrasta, rapidamente liberarlo dal pericolo? Non si illuda, ascolti quanto segue: Fallace è il cavallo per la salvezza. Avete capito perché si dice: Fallace è il cavallo per la salvezza? Non ti prometta la salvezza il tuo cavallo, se te l'avrà promessa, mentirà. Perché se Dio lo avrà voluto, sarai liberato; se Dio non avrà voluto, precipitando il cavallo, da più alto cadrai. Non crediate dunque che le parole fallace è il cavallo per la salvezza, significhino che il giusto è fallace per la salvezza, come se i giusti mentiscano nel promettere la salvezza. Non sta infatti scritto equo, che deriva da equità; macavallo, animale a quattro zampe. Così indica il codice greco. E sono riprovati come cattivi destrieri gli uomini che ricercano per sé occasioni di menzogne, quando la Scrittura dice: La bocca che mente uccide l'anima 33; e Perderai tutti coloro che dicono menzogna 34. Che significa dunque: Fallace è il cavallo per la salvezza? Significa che ti mente il cavallo quando promette la salvezza. Forse che il cavallo parla con qualcuno e promette la salvezza? Ma quando tu vedi un cavallo ben fatto, dotato di eccellenti forze, capace di correre ottimamente, tutte queste qualità è come se ti promettessero che esso può darti la salvezza; ma ti ingannano, se Dio non protegge, perché fallace è il cavallo per la salvezza. Intendi in senso figurato per cavallo qualsiasi grandezza di questo secolo, qualsiasi onore su cui erigerti superbo; quanto più in alto sali, non crederti di conseguenza soltanto più elevato, ma anche sempre meno sicuro. Perché non sai in qual modo ti possa precipitare, tanto più gravemente fracassato, quanto più in alto ti eri sollevato. Fallace è il cavallo per la salvezza; nell'abbondanza del suo vigore non si salverà. E in che modo sarà salvo? Non per il vigore, non per le forze, non per l'onore, non per la gloria, non per il cavallo. E come? Dove andrò? Dove troverò di che salvarmi? Non cercare a lungo, non cercare lontano. Ecco gli occhi del Signore sopra coloro che Lo temono. Vedete, sono quegli stessi che Egli ha guardato dalla sua dimora. Ecco gli occhi del Signore sopra coloro che lo temono, che sperano nella sua misericordia, non nei loro meriti, non nella loro virtù, non nella loro forza, non nel cavallo, ma nella sua misericordia.


Ora siamo nell'indigenza.

25. [v 19.] Per strappare dalla morte le loro anime. Promette la vita eterna. E in questo esilio? forse li abbandoni? Vedi quanto segue: E alimentarli nella fame. Ora è il tempo della fame, poi verrà il tempo della sazietà. Colui che non ci abbandona nella fame di questa corruzione, in qual modo ci sazierà quando saremo divenuti immortali? Ma, finché dura il tempo della fame, dobbiamo sopportare, dobbiamo soffrire, dobbiamo perseverare sino alla fine. Già si deve correre tutto il cammino perché la via è diritta, e dobbiamo riflettere su che cosa portiamo con noi. Ancora forse alcuni spettatori impazziscono nell'anfiteatro, e seggono al sole; anche se pure noi vi siamo, tuttavia sediamo all'ombra, e più vantaggiose e più belle sono le cose che guardiamo. Contempliamo le cose belle, e saremo contemplati da Colui che è bello. Contempliamo con la mente le cose che sono dette nelle frasi delle divine Scritture, e allietiamoci in tale spettacolo. Ma il nostro spettatore, chi è? Ecco: gli occhi del Signore sopra coloro che lo temono, che sperano nella sua misericordia, per strappare dalla morte le loro anime e alimentarli nella fame.


26. [v 20.] Ma, per resistere durante il pellegrinaggio finché dura la fame, e affinché, mentre aspettiamo sulla via per essere ristorati, non veniamo meno, che cosa ci viene imposto, o che cosa dobbiamo confessare? L'anima nostra spera paziente nel Signore. Sicura essa aspetterà che Colui che misericordiosamente ha promesso, misericordiosamente e veracemente mantenga; e finché non avrà mantenuto, che cosa facciamo? L'anima nostra spera paziente nel Signore. E se non perdurassimo in tale pazienza? Certamente resisteremo: perché Egli è nostro aiuto e protettore. Ti aiuta nella battaglia, ti protegge dalla calura, non ti abbandona; sopporta, persevera. Colui che avrà perseverato sino alla fine, sarà salvo 35.


27. [v 21.] E quando avrai perseverato, quando sarai stato paziente, quando sarai giunto alla fine, che ci sarà per te? Per quale ricompensa soffri? e perché tanto a lungo sopporti così dure tribolazioni? Perché in Lui si allieterà il nostro cuore, e nel suo santo nome abbiamo sperato. Spera in terra per allietarti in cielo; soffri qui la fame e la sete, per saziarti lassù.


28. [v 22.] Ci ha esortato ad ogni cosa, ci ha ricolmato del gaudio della speranza, ci ha proposto che cosa dobbiamo amare, in che cosa e per che cosa soltanto dobbiamo confidare; dopo tutto questo pronunzia una breve e salutare preghiera: sia la tua misericordia, o Signore, su di noi! E per quale merito nostro? Così come noi abbiamo sperato in te. Sono stato pesante per alcuni di voi, me ne rendo conto; ma per altri ho terminato troppo presto il discorso, ed anche di questo mi rendo conto. Ebbene perdonino i più deboli ai più forti, e preghino i più forti per i più deboli. In un solo Corpo tutti siamo membra, dal nostro Capo riceviamo la vita; ed in Lui è la nostra speranza, in Lui è la nostra fortezza. Non esitiamo a esigere misericordia dal Signore Dio nostro; Egli vuole che noi gliela chiediamo. Non si turberà quando gliela chiediamo, e tanto meno si angustierà, come colui cui si chiede ciò che non ha, oppure che ne ha poco ed ha paura a darne per non restare con meno. Vuoi sapere in qual modo Dio ti elargirà la misericordia? Tu dona la carità; vediamo se ne trovi la fine mentre la elargisci. Ebbene, quanta abbondanza vi sarà dunque nella sublimità stessa se tanta ve ne può essere nella immagine?


Fraternità universale.

29. Dunque, fratelli, soprattutto vi esortiamo a questa carità, non soltanto verso voi stessi, ma anche verso coloro che stanno fuori, sia ancora Pagani e che ancora non credono nel Cristo, sia se sono divisi da noi, se confessano con noi il Capo ma dal Corpo sono separati. Fratelli, proviamo dolore per loro, come per nostri fratelli. Lo vogliano o no, sono nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, allorché avranno cessato di dire: Padre nostro 36Ad alcuni ha detto il Profeta: A coloro che vi dicono: Non siete nostri fratelli, voi dite: Siete nostri fratelli 37. Guardatevi attorno per vedere di chi così ha potuto parlare il Profeta: forse dei Pagani? No, perché non li chiamiamo nostri fratelli secondo le Scritture e secondo il modo di esprimersi della Chiesa. Forse dei Giudei che non hanno creduto nel Cristo? Leggete l'Apostolo, e vedete che quando l'Apostolo dice fratelli senz'altra aggiunta, non vuole intendere altri se non i Cristiani: Non è schiavo - dice - in tal caso il fratello o la sorella 38Parlando del matrimonio chiama fratello o sorella il cristiano o la cristiana. Del pari dice: Ma tu, perché giudichi tuo fratello, e tu perché disprezzi tuo fratello? 39 E altrove: Voi - dice - fate torto e ingannate, e questo ai fratelli 40Dunque coloro che dicono: Non siete nostri fratelli, non intendono i Pagani. Ecco perché ci vogliono ribattezzare, affermando che noi non abbiamo ciò che essi danno. Di qui deriva il loro errore, tanto che negano che noi siamo loro fratelli. Ma per quale motivo il Profeta ci ha detto: Voi dite loro: Siete nostri fratelli, se non perché noi riconosciamo in essi ciò che non reclamiamo da loro? Essi dunque, non riconoscendo il nostro battesimo, negano che noi siamo loro fratelli, noi invece, non richiedendo il loro battesimo ma riconoscendolo nostro, diciamo loro: Siete nostri fratelli. Ci dicano costoro: Perché ci cercate, perché ci volete? Rispondiamo loro: Siete nostri fratelli. Ci dicano: Andatevene da noi, non abbiamo parte con voi. Ebbene, noi invece abbiamo parte con voi: confessiamo l'unico Cristo, dobbiamo quindi essere in un solo Corpo, sotto un unico Capo. Perché dunque mi cerchi - può dirmi uno di loro - se sono perduto? Grande assurdità, enorme stoltezza. Perché mi cerchi, se sono perduto? Perché dovrei cercarti, se non perché sei perduto? Se sono perduto, aggiunge, in qual modo sono tuo fratello? Perché mi si dica di te: Il tuo fratello era morto, ed è risuscitato; si era perduto, ed è stato ritrovato 41. Vi scongiuriamo, fratelli, per le stesse viscere della carità, dal cui latte siamo nutriti, dal cui pane siamo fatti forti, per Cristo nostro Signore, per la sua mansuetudine, vi scongiuriamo (è tempo infatti di usare nei loro confronti grande carità, ed una infinita misericordia nel pregare Dio per loro, affinché dia finalmente ad essi il buon senso onde tornino sui loro passi, vedano se stessi, dato che assolutamente non hanno alcun argomento da opporre alla verità, ed è loro rimasta soltanto la debolezza dell'animosità la quale tanto più è fiacca quanto più crede di avere maggiori forze); in favore degli infermi [vi scongiuriamo], di coloro che sanno secondo la carne, degli uomini animali e carnali, e tuttavia in favore dei fratelli nostri, che celebrano gli stessi sacramenti, anche se non con noi, ma tuttavia gli stessi [che noi celebriamo]; che rispondono con l’unico Amen, anche se non con noi, ma tuttavia con lo stesso Amen. Versate per loro a Dio le viscere della vostra carità. Qualcosa infatti per la loro salvezza abbiamo fatto nel Concilio, ma non basta oggi il tempo per parlarvene. Vi esortiamo perciò a venire ancor più alacri e più numerosi (lo sappiano da voi i nostri fratelli che oggi non sono presenti) domani alla basilica dei Tricliari.


 


1 - Gn 3, 19.


2 - Lc 19, 23.


3 - Gv 8, 15; 12, 48.


4 - Sof 2, 11.


5 - Sal 119, 5.


6 - Cf. At 2, 4.


7 - Sal 18, 2-5.


8 - Lc 24, 46 47.


9 - Mt 10, 16.


10 - Mt 19, 20.


11 - Cf. 2 Tm 2, 12.


12 - Sal 111, 10.


13 - Cf. Prv 8, 29.


14 - Cf. Sal 97, 6.


15 - Sal 2, 11.


16 - Rm 13, 1.


17 - Gv 19, 11.


18 - Gb 1, 11 21.


19 - Cf. Sal 2, 1.


20 - Cf. Ef 1, 4.


21 - Rm 12, 2.


22 - Cf. Dt 5, 21.


23 - Sal 34, 3.


24 - Prv 3, 18.


25 - Sal 15, 5.


26 - Is 26, 13 sec. LXX.


27 - Gv 15, 1 5.


28 - Gv 1, 48.


29 - Sal 50, 11.


30 - Sal 26, 9.


31 - 1 Cor 12, 8 9 29 30.


32 - Sal 5, 2.


33 - Sap 1, 11.


34 - Sal 5, 7.


35 - Cf. Mt 24, 13.


36 - Mt 6, 9.


37 - Is 66, 5 sec. LXX.


38 - 1 Cor 7, 15.


39 - Rm 14, 10.


40 - 1 Cor 6, 8.


41 - Lc 15, 32.


[Modificato da MARIOCAPALBO 18/06/2016 11:00]

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