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Salmo 35

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2016 11:20
18/06/2016 11:20

Malizia del peccatore e Bonta' di DIO

1 Al maestro del coro. Di Davide servo del Signore.

2 Nel cuore dell'empio parla il peccato,

davanti ai suoi occhi non c'è timor di Dio.

3 Poiché egli si illude con se stesso

nel ricercare la sua colpa e detestarla.

4 Inique e fallaci sono le sue parole,

rifiuta di capire, di compiere il bene.

5 Iniquità trama sul suo giaciglio,

si ostina su vie non buone,

via da sé non respinge il male.

6 Signore, la tua grazia è nel cielo,

la tua fedeltà fino alle nubi;

7 la tua giustizia è come i monti più alti,

il tuo giudizio come il grande abisso:

uomini e bestie tu salvi, Signore.

8 Quanto è preziosa la tua grazia, o Dio!

Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali,

9 si saziano dell'abbondanza della tua casa

e li disseti al torrente delle tue delizie.

10 È in te la sorgente della vita,

alla tua luce vediamo la luce.

11 Concedi la tua grazia a chi ti conosce,

la tua giustizia ai retti di cuore.

12 Non mi raggiunga il piede dei superbi,

non mi disperda la mano degli empi.

13 Ecco, sono caduti i malfattori,

abbattuti, non possono rialzarsi.

SUL SALMO 35

ESPOSIZIONE

Discorso al popolo

Odiare il male per aderire a Dio.

1. [v 2.] Intenda un poco la vostra Carità il testo e i misteri contenuti in questo salmo, e scorriamolo, dato che in molti passi il suo significato è chiaro; ma dove ci costringerà a soffermarsi la necessità di chiarire qualche oscurità, accetterete per il frutto dell'apprendimento. Ha detto l'ingiusto per peccare. tra sé e sé: non c'è timor di Dio davanti ai suoi occhi. Non parla di un uomo solo, ma della genia degli uomini ingiusti, i quali combattono con se stessi, non comprendendo come vivere bene, non perché non possono, ma perché non vogliono. Una cosa è infatti quando uno si sforza di capire qualcosa, ma non lo può per la debolezza della carne, come dice in un certo passo la Scrittura: Perché il corpo che si corrompe appesantisce l'anima, e la dimora terrena deprime la mente che pensa molte cose 1; un'altra cosa è invece quando il cuore umano agisce in modo dannoso contro se medesimo, tanto che non capisce quanto potrebbe capire se ne avesse la buona volontà, non perché è difficile, ma perché la volontà vi si oppone. Questo accade quando [gli ingiusti] amano i loro peccati, e odiano i comandamenti di Dio. La parola di Dio è dunque tua nemica, se sei amico della tua ingiustizia; ma se sei nemico della tua ingiustizia, la parola di Dio è tua amica e nemica della tua iniquità. Orbene, se hai odiato la tua ingiustizia, ti unisci alla parola di Dio; e sarete in due impegnati a distruggerla, tu e la parola di Dio. Tu infatti niente puoi fare con le sole tue forze; ma ti aiuta Colui che ti ha mandato la sua Parola, e l'ingiustizia è vinta. Se tu l'hai odiata, Dio ti ha perdonato e tu sarai libero; ma se l'ami, sarà contrario a te comprendere ciò che si dice contro di essa. Supponi che uno indaghi in qual modo il Figlio sia uguale al Padre; lo ha creduto, cerca di intenderlo, ma ancora non può. È un grande mistero, e necessita di forze ben più grandi per poter essere compreso; è l'inizio della fede che custodisce l'anima finché non si è fatta più forte. Si nutre con il latte, affinché giunga alla condizione e alla robustezza del cibo più solido e possa così intendere: In principio era il Verbo, ed il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo 2. Prima di poter intendere, si nutre con la fede, e si sforza di comprendere, per capire quanto Dio ha offerto. Forse che occorre uno sforzo anche per capire questo: Ciò che non vuoi ti sia fatto, non fare ad altri 3, in modo che, se non vuoi subire ingiustizia, tu non ne faccia ad altri, e se non vuoi patire inganno e insidie, tu non tenda insidie ad altri? Ma se non vuoi intendere questo, la colpa è della tua volontà. Ecco perché ha detto l'ingiusto per peccare tra sé e sé; cioè l'ingiusto si è proposto di peccare.

2. Ma forse chi si propone di peccare lo dichiara pubblicamente, e non in se stesso? Perché in se stesso? Perché l'uomo non vede il suo interno. E che, dunque, perché l'uomo non vede nel suo cuore ove dice a se stesso di peccare, neppure Dio vede in tal luogo? Dio vede colà. Ma che cosa segue? Non c'è timor di Dio davanti ai suoi occhi. Davanti agli occhi sta il timore degli uomini. Non osa infatti proclamare pubblicamente la sua iniquità, per non essere rimproverato o condannato dagli uomini. Si allontana dunque dal cospetto degli uomini: [per andare] dove? In se stesso! rientra in se medesimo, e nessuno lo vede; laddove medita inganni, insidie e delitti, nessuno lo vede. Neppure qui, tra sé, potrebbe meditare [il peccato], se pensasse che Dio lo vede, ma poiché non c'è timore di Dio davanti ai suoi occhi, quando si è distolto dallo sguardo degli uomini al suo cuore, là di chi avrà timore? Ma forse là non è presente Dio? Sì, ma non c'è timor di Dio al suo cospetto.

Responsabilità nel peccato d'ignoranza.

3. [v 3.] Trama dunque inganni; e continua (è forse nascosto, dato che là Dio lo vede? ecco dunque che si manifesta ciò che avevo intrapreso a dire; si nasconde, ma per sua volontà, poiché ha agito contro di sé non volendo comprendere): Perché ha agito con inganno al cospetto di lui. Al cospetto di chi? Al cospetto di Colui del quale non c'è timore davanti agli occhi di chi ha agito con inganno. Per trovare la sua malvagità e odiarla. Costui insomma ha operato in modo da non trovare. Vi sono infatti uomini che sembra che si sforzino di cercare la loro iniquità e temono di trovarla; perché, se l'avranno trovata, verrà loro detto: Allontanati da essa; queste cose hai commesso prima di conoscere, sei caduto nell'iniquità quando eri nell'ignoranza; Dio ti perdona; ora l'hai conosciuta, abbandonala, affinché possa facilmente esser concesso il perdono alla tua ignoranza, e tu dica con fronte alta a Dio: Non ricordarti dei delitti della mia gioventù e della mia ignoranza 4. Questa ingiustizia cerca, e teme di trovarla; quindi la cerca in modo disonesto. Quand'è che l'uomo dice: non sapevo che è peccato? Quando vedrà che è peccato, e cesserà dal commettere quel peccato che commetteva perché non lo sapeva; così costui davvero ha voluto conoscere l'ingiustizia, per trovarla ed odiarla. Ma invece ora molti agiscono disonestamente per scoprire la loro malvagità, cioè non operano con l'intenzione di trovarla e di odiarla. E, dato che c'è inganno nella stessa ricerca, nel trovarla ci sarà la difesa del male. Quando infatti avrà trovato l'iniquità, ecco che ormai gli è manifestato che si tratta di iniquità. Non ho voluto commetterla, tu dici. E quello che disonestamente si comportava nel ricercarla, ormai l'ha trovata, e non la odia: che dice costui? Molti fanno così: e chi non lo fa? Forse che Dio perderà tutti costoro? Oppure costui dice: Se Dio non volesse che queste cose accadessero, vivrebbero coloro che le commettono? Vedi dunque perché disonestamente ti comportavi nel ricercare la tua malvagità? Infatti, se tu avessi agito non disonestamente ma sinceramente, già l'avresti trovata e la odieresti; ora invece l'hai trovata e la difendi. Ingannevolmente dunque agivi, quando la cercavi.

4. [v 4.] Le parole della sua bocca sono iniquità e inganno; non ha voluto intendere per fare il bene. Vedete che la colpa di questo comportamento è della volontà, in quanto vi sono uomini che vogliono comprendere e non possono, ma vi sono anche uomini che non vogliono capire, e per questo non intendono. Non ha voluto intendere per fare il bene.

Nel segreto del cuore preghiamo.

5. [v 5.] Ha meditato iniquità sul suo giaciglio. Perché ha detto sul suo giaciglioHa detto l'ingiusto per peccare tra sé e sé; ciò che prima ha detto con le parole tra sé e sé, ora ha detto con le parole sul suo giaciglio. Il nostro giaciglio è il nostro cuore; è là che subiamo il tumulto della cattiva coscienza, ed è là che riposiamo, quando la nostra coscienza è buona. Chi ama il giaciglio del suo cuore, compia in esso qualcosa di buono. Là vi è il giaciglio, ove il Signore Gesù Cristo ci ordina di pregare: Entra nella tua cella e chiudi la tua porta. Che significa chiudi la tua porta? Non attendere da Dio cose esteriori, ma quelle che sono nell'intimo, e il Padre tuo, che vede nel segreto, te le darà 5. Chi è che non chiude la sua porta? Chi chiede a Dio, come cosa di gran pregio e a cui dedica tutte le sue preghiere, di ottenere i beni di questo mondo. Allora la tua porta è aperta, la folla vede quando preghi. Che significa chiudere la tua porta? Significa chiedere a Dio ciò che solo Dio sa in qual modo darti. E che cos'è ciò per cui chiudi la porta e preghi? Ciò che occhio non ha visto, né orecchio ha udito, né è salito al cuore dell'uomo 6. E probabilmente non è salito allo stesso tuo giaciglio, cioè al tuo cuore. Ma Dio sa che cosa ti darà. E quando accadrà? Quando il Signore si rivelerà, quando apparirà come giudice. Che cosa c'è infatti di più chiaro di quanto Egli dirà a coloro che staranno alla sua destra? Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del Regno che è stato preparato per voi sin dall'origine del mondo 7. Ascolteranno queste parole quelli che saranno alla sinistra, e gemeranno in una infruttuosa penitenza 8 perché, vivendo in tal modo, non hanno voluto utilmente pentirsi. Perché gemeranno? Perché non vi sarà per loro più modo per correggersi. Ed essi stessi udranno: Andate nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e gli angeli suoi 9Ecco la terribile parola. Infatti i giusti godranno nell'udire la parola buona, così come sta scritto: In eterna memoria resterà il giusto, non avrà da temere la terribile parola 10Terribile parola in effetti quella che udranno i malvagi: Andate nel fuoco eterno. Dio insomma, che può fare ben al di là di quanto noi chiediamo o concepiamo 11, cerca il nostro nascosto gemito affinché noi siamo graditi ai suoi occhi, e non ci vantiamo dinanzi agli uomini della nostra pretesa giustizia. Perché colui che vuol trar profitto dalla sua giustizia per piacere agli uomini, non allo scopo che gli uomini che lo vedono lodino Dio, ma con la mira di essere egli stesso lodato, non chiude la sua porta in faccia allo strepito del mondo; apre anzi la porta a tale strepito, e Dio non lo ode nel modo in cui vuole udire. Diamoci dunque da fare per purificare il giaciglio del nostro cuore; in modo che ivi possiamo essere in pace. La Carità vostra sa tutto quello che tan il fumo della cattiva coscienza. Ma colui di cui parla la Scrittura si ritirava dalla vista degli uomini per meditare l'inganno; e tale era l'oggetto della sua meditazione che non trovava riposo neppure nel suo cuore. Ha meditato iniquità sul suo giaciglio.

Il combattimento spirituale.

6. Si è fermato per ogni via non buona. Che significa si è fermato? Ha peccato insistentemente. Per questo di chi è pio e buono è detto: E sulla via dei peccatori non si è fermato12Come quello non si è fermato, così questo si è fermato. E non ha avuto in odio il male. Qui è il fine, qui è il frutto; se non può non avere il male, almeno lo abbia in odio. Quando infatti lo hai in odio, a stento esso ti induce a fare qualcosa di malvagio. È vero che il peccato è insito al corpo mortale; ma cosa dice l'Apostolo? Non regni il peccato nel vostro corpo mortale, in modo da obbedire ai suoi desideri 13Quando comincia a non esservi più? Quando si adempirà in noi ciò che egli dice: Allorché questo corpo corruttibile si rivestirà di incorruttibilità, e questo corpo mortale si rivestirà di immortalità 14. Prima che tutto questo accada, nel corpo esiste il piacere del male; ma più grande è il piacere che deriva dal godimento della parola della Sapienza, del comandamento di Dio. Vinci il peccato e la sua volontà. Devi odiare il peccato e l'iniquità per unirti a Dio, che con te li odia. Se già sei unito con la mente alla Legge di Dio, con la mente servi la Legge di Dio. E se per via della carne servi la legge del peccato 15, dato che in te ci sono alcuni piaceri carnali, allora non ve ne saranno più, quando più non combatterai. Una cosa è non combattere ed essere nella pace vera e perpetua, un'altra cosa è combattere e vincere, un'altra cosa ancora è combattere ed essere vinti, ed un'altra ancora è non combattere ma essere presi prigionieri. Vi sono infatti senza dubbio uomini che non combattono, come questo di cui si parla; quando dice: Non ha avuto in odio il male, in qual modo potrebbe combattere contro ciò che non odia? Costui è fatto prigioniero dal male, e non combatte. Ma ve ne sono altri che cominciano a combattere; ma, poiché presumono delle loro forze, Dio, per mostrar loro che è Lui che vince se l'uomo si unisce a Dio, fa sì che pur combattendo siano vinti, e, mentre quasi cominciavano a conquistare la giustizia, divengano superbi e siano sconfitti. Costoro combattono, ma sono vinti. Chi è dunque colui che combatte e non è vinto? Colui che dice: Vedo un'altra legge nelle mie membra che si oppone alla legge della mia mente.Osserva questo combattente: costui non presume delle sue forze, e per questo sarà vincitore. Che cosa segue infatti? Me infelice uomo, chi mi libererà dal corpo di questa morte? La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore 16. Confida in Colui che ordina di combattere, e vince il nemico aiutato da Chi dà tale ordine. Questi invece, non ha avuto in odio il male.

Tutto è dono di Dio.

7. [v 6.] Signore, nel cielo è la tua misericordia, e la tua verità [giungesino alle nubi. Non so di quale sua misericordia parli, dicendo che è nel cielo. Perché la misericordia del Signore è infatti anche in terra. Sta scritto: Della misericordia del Signore piena è la terra 17. Di quale misericordia parla dunque, quando dice: Signore, nel cielo è la tua misericordia? I doni di Dio sono in parte temporali e terreni ed in parte eterni e celesti; chi ama Dio per ricevere questi beni terreni e temporali, che sono a disposizione di tutti, è ancora come un animale: si serve certo della misericordia di Dio, ma non di quella speciale, che viene data solo ai giusti, ai santi, ai buoni. Quali sono i doni che abbondano per tutti? Il sole che Egli fa sorgere sopra buoni e cattivi, la pioggia che fa cadere su giusti ed ingiusti 18. Chi non ha questa misericordia di Dio? Gli è necessaria in primo luogo per essere, per distinguersi dalle bestie, per essere un animale razionale capace di conoscere Dio, e poi per godere di questa luce, di questa aria, della pioggia, dei frutti, della diversità delle stagioni, delle consolazioni terrene, della salute del corpo, dell'affetto degli amici, della prosperità della sua casa. Tutti questi sono beni, e sono doni di Dio. Non crediate, fratelli, che possa dare tali beni qualcun altro all'infuori di Dio. Orbene, chiunque attende questi doni solo dal Signore, si differenzia molto da coloro che li richiedono o ai demoni, o ai maghi o agli indovini. Questi infatti per due ragioni sono miserabili, perché desiderano soltanto i beni terreni, e perché non li chiedono a Colui che elargisce tutti i beni. Coloro invece che desiderano questi beni ed in essi vogliono essere felici e questi soli domandano a Dio, sono certamente migliori, perché appunto a Dio li chiedono; ma peraltro corrono ancora gravi rischi. Qualcuno dirà: perché corrono rischi? Perché, se ad un certo momento si mettono a considerare le cose umane, constatano che tutti questi beni terreni che desiderano, sono in abbondanza posseduti da empi e da ingiusti; e possono credere di aver perduto la ricompensa della loro adorazione a Dio, in quanto hanno ciò che hanno anche i malvagi, mentre essi amano Dio che invece i malvagi non amano; oppure quando essi, che adorano Dio, non hanno ciò che hanno quanti Lo bestemmiano. Di conseguenza versano ancora in pericolo.

La speranza.

8. Ma questi veramente ha capito quale misericordia si deve chiedere a Dio. Signore nel cielo è la tua misericordia, e la tua verità [giungesino alle nubi; cioè quella misericordia che doni ai tuoi santi è celeste, non terrena; è eterna, non temporale. Ed in qual modo hai potuto annunziarla agli uomini? Perché la tua verità [giungesino alle nubi. Chi potrebbe infatti conoscere la misericordia celeste di Dio, se Dio non l'avesse annunziata agli uomini? Ed in qual modo l'ha annunziata? Mandando sino alle nubi la sua verità. Che cosa sono le nubi? Sono gli annunziatori della parola di Dio. Per questo in un certo passo Dio è adirato con una certa vigna. Intenderà la Carità vostra, a quanto credo, che mi riferisco al profeta Isaia, laddove parla di una certa vigna: Ho aspettato che facesse l'uva, ha fatto invece spine. E affinché non si creda che egli parli di questa vigna visibile, così conclude: La vigna del Signore degli eserciti è la casa d'Israele; e gli uomini di Giuda la piantagione sua prediletta. Rimproverava dunque la vigna stessa, aspettava che facesse l'uva e invece produsse spine. E che cosa dice? Comanderò alle mie nubi di non piovere sopra di essa 19. Adirato Dio ha detto: Comanderò alle mie nubi di non piovere sopra di essa; e così è accaduto. Sono stati mandati gli Apostoli predicatori. Leggiamo infatti negli Atti degli Apostoli che l'apostolo Paolo voleva predicare ai Giudei, e trovò tra essi non uva ma spine; cominciarono a rendere male per bene ed a perseguitarlo. E continua, come per completare quanto già detto: Comanderò alle mie nubi di non piovere sopra di essa: A voi eravamo stati mandati, ma, poiché avete respinto la parola di Dio, ecco che ci siamo volti alle Genti 20Si sono adempiute dunque le parole:Comanderò alle mie nubi di non piovere sopra di essa. La verità è venuta sino alle nubi; per questo ha potuto esserci annunziata la misericordia di Dio che è in cielo, e non in terra. Ripeto, fratelli, le nubi sono i predicatori della parola della verità. Quando Dio minaccia per mezzo dei predicatori, tuona per mezzo delle nubi. Quando Dio compie miracoli per mezzo dei predicatori, lampeggia attraverso le nubi, spaventa con le nubi, ed irriga per mezzo della pioggia. Dunque questi predicatori, per cui mezzo è annunziato il Vangelo di Dio, sono le nubi di Dio. Speriamo perciò nella misericordia, ma in quella che è in cielo.

9. [v 7.] La tua giustizia come i monti di Dio; i tuoi giudizi come profondo abisso. Quali sono i monti di Dio? Coloro che son chiamati nubi, essi stessi sono anche i monti di Dio: i grandi predicatori sono i monti di Dio. Allo stesso modo per cui, quando sorge il sole, dapprima la luce investe i monti e poi discende sino all'infima terra, così quando è venuto il Signore nostro Gesù Cristo, per prima cosa ha illuminato con i suoi raggi la sublimità degli Apostoli, per prima cosa ha rischiarato i monti, e da lì la sua luce è discesa alle valli della terra. Per questo in un certo passo dice nel salmo: Ho levato i miei occhi verso i monti, donde mi verrà l'aiuto 21. Ma non credere che questi stessi monti ti daranno l'aiuto; essi ricevono ciò che danno, non danno del loro. E se ti sarai fermato ai monti, non sarà sicura la tua speranza; ma la tua speranza e la tua fiducia debbono invece essere riposte in Colui che illumina i monti. Peraltro l'aiuto ti viene dai monti, perché le Scritture ti sono insegnate per mezzo dei monti, cioè per bocca dei grandi predicatori della verità; ma non fondare in essi la tua speranza. Ascolta quanto dice ancora: Ho levato i miei occhi verso i monti, donde mi verrà l'aiuto. E che dunque? I monti ti danno aiuto? No! Ascolta ciò che segue: Il mio aiuto [procede] dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra 22L'aiuto viene dai monti, ma non è dato dai monti. E da chi? Dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. C'erano altri monti, ma chiunque guidava la sua nave in mezzo a loro, faceva naufragio. Sono emersi infatti i capi delle eresie, ed erano monti. Ario era un monte, Donato era un monte, Massimiano si è fatto ora quasi un monte. Molti, guardando a questi monti e anelando alla terra, volendosi liberare dai flutti tempestosi, hanno urtato violentemente contro gli scogli, e sono naufragati sulla terra. Da tali monti non era sedotto colui che dice: Nel Signore confido, in qual modo dite all'anima mia: Migra ai monti come il passero? 23 Non voglio che la mia speranza sia in Ario, non voglio che sia in Donato: Il mio aiuto [procededal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. Apprendete quello per cui dovete confidare in Dio, e quello che dovete attribuire agli uomini; perché è maledetto chiunque ripone la sua speranza nell'uomo 24. Con grande modestia e umiltà il santo apostolo Paolo, davvero ardente di zelo verso la Chiesa, ma per lo Sposo, non per sé, e pieno di severità per quelli che avevano voluto affermare: Io sono di Paolo, io di Apollo 25, citando proprio la sua stessa persona per calpestarla e disprezzarla, onde glorificare Cristo: Forse che Paolo - dice - per voi è stato crocifisso, oppure nel nome di Paolo siete stati battezzati? 26 Li respinge da sé, ma per mandarli a Cristo. Non vuole essere amato dalla sposa al posto dello Sposo, neppure come amico dello Sposo. Infatti gli Apostoli sono amici dello Sposo. Per questo Sposo ardeva anche quell'umile Giovanni, che era ritenuto il Cristo. Per questo diceva: Non sono io il Cristo, ma Colui che viene dopo di me è maggiore di me, di cui non son degno di sciogliere la correggia dei calzari 27Invero, poiché tanto si umiliava, ha dimostrato di non essere lo Sposo, ma l’amico dello Sposo; e perciò ha detto: Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e lo ascolta, gioisce di gioia alla voce dello sposo 28.E se l’amico dello sposo è un monte, tuttavia il monte non ha da se stesso la luce; ma ascolta ed è pieno di gioia alla voce dello sposo. Noi - dice - dalla pienezza di Lui abbiamo ricevuto. Dalla pienezza di chi? Di Colui che era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 29. Per Lui dunque ardeva di zelo verso la Chiesa l’Apostolo dicendo: Ci considerino gli uomini come servi di Cristo, e dispensatori dei misteri di Dio; cioè: Ho levato i miei occhi verso i monti, donde mi verrà l’aiuto. Così ci considerino gli uomini come servi di Cristo, e dispensatori dei misteri di Dio 30. Ma, affinché ancora una volta tu non riponga nei monti la tua speranza invece di riporla in Dio, ascolta: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha dato l'incremento; ed ancora: Né chi pianta, né chi irriga è qualcosa, ma chi fa crescere, cioè Dio 31. Tu hai già detto: Ho levato i miei occhi verso i monti donde mi verrà l'aiuto, ma poiché né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, aggiungi: Il mio aiuto [procededal Signore, che ha fatto il cielo e la terra, e: la tua giustizia come i monti di Dio, cioè la tua giustizia è realizzata dai monti.

Giusti e peccatori nella Chiesa.

10. I tuoi giudizi come profondi abissi. Chiama abisso la profondità dei peccati, ove ognuno precipita se disprezza Dio; così altrove sta scritto: Li ha abbandonati Dio alle concupiscenza del loro cuore, sì da commettere azioni disdicevoli. Presti attenzione la Carità vostra. È cosa di grande importanza; si tratta di un argomento fondamentale. Quale è? Li ha abbandonati Dio alle concupiscenza del loro cuore, sì da commettere azioni disdicevoli. Se Dio dunque li ha abbandonati alle concupiscenza del loro cuore, sì da commettere azioni disdicevoli, è per questo che compiono tante cattive opere? Forse qualcuno porrà la domanda: Se Dio fa così, in modo cioè che essi facciano cose disdicevoli, che cosa hanno essi compiuto? Un mistero è ciò che hai udito: Li ha abbandonati Dio alle concupiscenze del loro cuore. È stata dunque la concupiscenza, che essi non hanno voluto vincere, che li ha consegnati al giudizio di Dio. Ma perché sian ritenuti degni di essere stati tradotti in giudizio, osserva quanto ha detto prima a loro proposito: I quali pur conoscendo Dio, non Lo glorificarono come Dio, né gli resero grazie ma vaneggiarono nei loro pensieri, e si ottenebrò il loro stolto cuore. Per qual motivo? Per la superbia. Dicendo di esser sapienti, divennero stolti. Per questo segue che: Dio li ha abbandonati alle concupiscenze del loro cuore 32. Dunque, poiché sono stati superbi ed ingrati, furon degni di essere abbandonati alle concupiscenza del loro cuore, e sono divenuti come abisso profondo, non solo per commettere il peccato, ma anche per operare con inganno, non rendendosi conto della propria iniquità e non odiandola. Questo abisso, di non voler trovare l'iniquità e di odiarla, è proprio della malvagità. Ma osserva come si può precipitare sino a tale profondità: I giudizi di Dio abisso profondo. Come i monti di Dio sono la sua giustizia e per la sua grazia divengono grandi, così per i suoi giudizi divengono abisso coloro che alla fine sono sommersi. Per questo ti allietino i monti, per questo tienti lontano dall'abisso, e volgi il tuo animo alle parole: Il mio aiuto [procededal Signore. Ma in che modo? Perché ho levato i miei occhi verso i monti. Che significa? Lo dirò chiaramente: nella Chiesa di Cristo tu trovi l'abisso e trovi anche i monti; vi trovi pochi buoni, perché pochi sono i monti, mentre l'abisso è ampio: cioè vi sono molti che vivono nel male per l'ira di Dio, in quanto si sono comportati in modo da essere abbandonati alla concupiscenza del loro cuore, tanto che ormai difendono i loro peccati, e non li confessano, anzi dicono: Perché? che cosa ho fatto? Anche costui lo ha fatto, anche quello lo ha fatto. Ormai vogliono anche difendere ciò che la parola di Dio condanna: questo è l'abisso. Perciò la Scrittura in un certo passo dice (stai attento all'abisso): Il peccatore, quando sarà caduto nel profondo dei mali, disprezza 33Ecco, i tuoi giudizi come abisso profondo. Ma tu non sei ancora monte, non sei ancora abisso; fuggi l'abisso, guarda ai monti, ma non fermarti ai monti. L'aiuto per te viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra.

11. [vv 7.8.] Uomini e bestie tu salvi, o Signore; come si è moltiplicata la tua misericordia, o Dio! Poiché ha detto: La tua misericordia è in cielo, affinché si sappia che è anche in terra, dice: Uomini e bestie tu salvi, o Signore; come si è moltiplicata la tua misericordia, o Dio! Grande è la tua misericordia, molteplice è la tua misericordia, o Dio; e tu la doni sia agli uomini che agli animali. Infatti, da chi deriva la salvezza degli uomini? Da Dio. E forse la salvezza degli animali non deriva da Dio? Perché Colui che ha fatto gli uomini, Egli stesso ha fatto anche gli animali; Colui che ambedue ha fatto, ambedue salva; ma la salvezza degli animali è temporale. Vi sono però alcuni che chiedono a Dio come grande grazia proprio ciò che Egli ha dato agli animali. Si è moltiplicata la tua misericordia, o Dio, per cui questa salute carnale e temporale che è data agli uomini, è data non solo a loro, ma anche agli animali.

Adamo e Cristo.

12. Dunque gli uomini non hanno presso Dio una particolare considerazione che gli animali non meritano, ed alla quale gli animali non pervengono? Certo che ce l'hanno. E dov'è ciò che hanno? Ma i figli degli uomini spereranno nella protezione delle tue ali. Stia attenta la Carità vostra a queste dolcissime parole: Uomini e animali tu salvi, o Signore.Ha detto uomini e animali, ma poi dice: i figli degli uomini, come se altri fossero gli uomini ed altri i figli degli uomini. Talvolta nelle Scritture figli degli uomini sono chiamati gli uomini in generale; tal'altra si parla di figli degli uomini in modo particolare, con uno speciale significato, perché si intenda che non ci si riferisce a tutti gli uomini; soprattutto quando viene fatta una distinzione. Infatti non senza motivo qui è scritto: Uomini e animati tu salvi, o Signore; ma i figli degli uomini, come se, dopo averli divisi, guardasse separati ai figli degli uomini. Separati da chi? Non soltanto dagli animali, ma anche dagli uomini che chiedono a Dio la salute di cui fruiscono gli animali, e la desiderano come cosa di grande valore. Chi sono dunque i figli degli uomini? Coloro che sperano nella protezione delle sue ali. Quegli uomini, insieme con gli animali, si allietano nella realtà presente, mentre i figli degli uomini si allietano nella speranza; quelli, insieme con gli animali, ricercano i beni presenti, questi, insieme con gli angeli, sperano nei beni futuri. Orbene, perché per distinguerli quelli sono chiamati uomini, e questi sono chiamati figli degli uomini? Infatti anche altrove così si esprime la Scrittura: Che cos'è l'uomo, che tu ti ricordi di lui, o il figlio dell'uomo, che tu lo visiti? 34 Che cos'è l'uomo che tu ti ricordi di lui? Ti ricordi di lui, come di uno che è assente; ma il figlio dell'uomo lo visiti come presente. Che vuol dire: ti ricordi dell'uomo? Uomini e animali tu salvi, o Signore, perché doni salute anche agli stessi malvagi, e il Regno dei Cieli anche a coloro che non lo desiderano. Poiché Egli li protegge, e non li abbandona secondo il suo modo di agire; come suo gregge, non li lascia soli; tuttavia di loro si ricorda come di chi è assente. Ma colui che Egli visita, è il figlio dell'uomo; ed a lui è detto: Ma i figli degli uomini spereranno nell'ombra delle tue ali. E se volete distinguere questi due generi di uomini, osservate dapprima i due uomini, Adamo e Cristo. Ascolta l'Apostolo: Come in Adamo tutti sono morti, così in Cristo tutti saranno vivificati 35Siamo nati da Adamo per morire; risorgiamo in Cristo per vivere eternamente. Quando portiamo l'immagine dell'uomo terrestre, siamo uomini; quando portiamo l'immagine dell'uomo celeste, siamo figli degli uomini, poiché Cristo è detto Figlio dell'uomo 36. Infatti Adamo era uomo, ma non era figlio dell'uomo; appartengono perciò ad Adamo coloro che desiderano i beni carnali e questa salute temporale. Esortiamo costoro affinché siano figli degli uomini, che sperano nella protezione delle sue ali e desiderano quella misericordia che è in cielo ed è annunziata per mezzo delle nubi. Ma se ancora non ne sono capaci, desiderino almeno, per ora, i beni temporali soltanto dall'unico Dio, e in tal guisa obbediscano al Vecchio Testamento, in modo da pervenire al Nuovo.

Dio manterrà la sua promessa.

13. Infatti anche quel popolo desiderò i beni terreni, il regno di Gerusalemme, la soggezione dei suoi nemici, l'abbondanza dei frutti, la salute propria e quella dei loro figli. Tali cose desideravano e tali cose ricevevano, ed erano protetti sotto la legge. Desideravano da Dio i beni che egli dà anche agli animali, perché non era ancora venuto loro il Figlio dell'uomo in modo che potessero essere figli degli uomini; tuttavia già avevano nubi che annunziavano il Figlio dell'uomo. Vennero ad essi i profeti, annunziarono il Cristo; e vi erano tra loro alcuni che capivano l'annunzio, e nutrivano la futura speranza di ricevere la misericordia che è in cielo. Ve ne erano altri che non desideravano se non i beni carnali, e la felicità terrena e temporale. Vacillavano così i loro piedi, fino a giungere a fabbricare e ad adorare idoli. Quando infatti Egli li ammoniva, li colpiva in tutte quelle cose nelle quali trovavano piacere, e le toglieva loro, essi soffrivano la fame, le guerre, le pestilenze, le malattie, e si volgevano agli idoli. Quei beni che ardentemente avrebbero dovuto desiderare da Dio, li desideravano dagli idoli, e abbandonavano Dio. Vedevano infatti che gli stessi beni che cercavano erano posseduti in abbondanza dagli empi e dagli scellerati, e credevano quindi di rendere invano culto a Dio, perché Egli non dava una ricompensa terrena. O uomo! sei un operaio di Dio; ma verrà più tardi il tempo di ricevere la mercede; perché insistentemente richiedi la mercede ora, prima di avere operato? Se viene un operaio alla tua casa, forse gli darai in anticipo la ricompensa, prima che abbia portato a termine la sua opera? Lo stimeresti infatti perverso, se ti dicesse: Prima voglio la ricompensa, e poi lavorerò. Saresti acceso d'ira. Ma perché ti adireresti? Perché non ha avuto fede nell'uomo che è mendace. E come può non adirarsi Dio, quando tu non hai fede nella Verità stessa? Ciò che ti ha promesso, darà; non inganna, perché è la Verità che ha promesso. Ma temi forse che non abbia di che dare? È onnipotente. Non temere che non ci sia Colui che dà: è immortale. Non temere che qualcuno gli subentri: è eterno, stai tranquillo. Se vuoi che il tuo operaio si fidi di te per tutto il giorno, credi anche tu in Dio per tutta la tua vita, poiché la tua vita è solo un frammento di tempo davanti a Dio. E che cosa sarai? Ma i figli degli uomini spereranno nella protezione delle tue ali.

14. [v 9.] Si inebrieranno nell'abbondanza della tua casa. Intravvedo che ci promette qualcosa di grande. Vuol dirlo, e non lo dice; non può, oppure siamo noi che non comprendiamo? Oso dire, fratelli miei, anche riguardo alle sante lingue e ai cuori, per cui mezzo ci è stata annunziata la verità, che non può esser detto e neppure pensato ciò che essi annunziavano. È infatti una realtà grande e ineffabile, ed essi stessi la videro in parte ed in enigma, come dice lo Apostolo: Ora vediamo in parte e in enigma, ma allora vedremo faccia a faccia 37Ecco, effondevano con le labbra quel che vedevano in enigma. Quali saremo noi, quando avremo visto faccia a faccia ciò che essi concepivano nel cuore e non potevano generare con parole comprensibili agli uomini? Infatti, quale necessità c'era di dire: Si inebrieranno nell'abbondanza della tua casa? Ha cercato fra le cose umane una parola con cui esprimere ciò che doveva dire; e poiché ha visto gli uomini bere fino all'ubriachezza, prendere smoderatamente il vino e perdere la mente, ha compreso che espressione usare: perché, una volta ricevuta quella ineffabile letizia, vien meno in certo modo la mente umana, e diventa divina, e si inebria nell'abbondanza della casa di Dio. Per questo in un altro salmo è detto: La tua coppa inebriante quanto è eccellente! 38 Da questo calice erano inebriati i martiri, quando, andando al martirio, non riconoscevano i loro parenti. Quale altro effetto è così proprio dell'ebbrezza quanto il non riconoscere la sposa che piange, i figli, i parenti? Non li riconoscevano, non credevano di averli dinanzi agli occhi. Non stupitevi: erano ebbri. E di che cosa erano ebbri? Osservate: avevano ricevuto la coppa con cui inebriarsi. Per questo anche il salmista ringrazia Dio, dicendo: Che renderò al Signore per tutte le cose che mi ha dato? Prenderò il calice della salute, e invocherò il nome del Signore 39Dunque, fratelli, siamo figli degli uomini, speriamo nella protezione delle sue ali, e ci inebrieremo nell'abbondanza della sua casa. Mi sono espresso come ho potuto, e come posso vedo, ma non posso esprimermi come vedo. Si inebrieranno nell'abbondanza della tua casa; e li disseterai al torrente della tua delizia. È detto torrente il corso d'acqua che scorre con impeto. Impetuosa sarà la misericordia di Dio, nell'irrigare e nell'inebriare coloro che ora pongono la loro speranza sotto la protezione delle sue ali. Che cos'è quella delizia? È come un torrente che inebria gli assetati. Chi ora dunque ha sete, fondi la sua speranza; chi ha sete abbia la speranza e, inebriato, avrà la realtà; ma prima di avere la realtà, sia assetato nella speranza. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati 40.

Cristo sorgente di vita.

15. [v 10.] Da quale fonte dunque sarai inondato, e donde scaturisce questo così grande torrente della sua delizia? Perché presso di te è la sorgente della vita, dice. Chi è la sorgente della vita, se non Cristo? È venuto a te nella carne, per bagnare la tua gola assetata; sazierà chi spera, Colui che ha bagnato l'assetato. Perché presso di te è la sorgente della vita, nella tua luce vedremo la luce. Qui una cosa è la sorgente ed un'altra la luce: non così lassù. Perché ciò che è la fonte è anche la luce; chiamalo come vuoi, ma non è quello che tu chiami, perché non puoi trovare un nome adeguato, non è racchiuso in un solo nome. Se tu dicessi che è soltanto luce, ti si potrebbe rispondere: Senza ragione dunque mi è stato detto di aver fame e sete: chi infatti può mangiare la luce? Con tutta verità mi è stato detto: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio 41; se è luce preparo i miei occhi. Prepara anche la gola, perché ciò che è luce è anche sorgente; è sorgente perché sazia gli assetati, luce perché illumina i ciechi. Sulla terra talora in un luogo è la luce, ed in un altro la sorgente. Talvolta infatti i fiumi scorrono anche nelle tenebre; e talora, nel deserto sopporterai il sole, ma non troverai la fonte. Qui dunque queste due cose possono essere separate: lassù non ti affaticherai, perché è sorgente; e non sarai ottenebrato, perché è luce.

La divina volontà.

16. [v 11.] Porgi la tua misericordia a coloro che ti conoscono, e la tua giustizia a coloro che sono retti di cuore. Spesso lo abbiamo detto: retti di cuore sono coloro che seguono in questa vita la volontà di Dio. La volontà di Dio è che a volte tu sia sano, a volte ammalato; se, quando sei sano, ti è dolce la volontà di Dio e ti è invece amara quando sei ammalato, non sei retto di cuore. Perché? Perché ti rifiuti di uniformare la tua volontà al volere di Dio, ma vuoi piegare la volontà di Dio alla tua. Essa è retta, sei tu che sei curvo; la tua volontà deve correggersi su quella, non quella deve piegarsi a te: allora avrai il cuore retto. Se uno sta bene in questo mondo, sia benedetto Dio che consola; se nel mondo soffre, sia benedetto Dio che corregge e mette alla prova. Sarai retto di cuore, se dirai: Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre la sua lode sulla mia bocca 42.

L'umiltà del Cristo.

17. [v 12.] Non mi venga addossò il piede della superbia. Ha già detto: All'ombra delle tue ali spereranno i figli degli uomini, e si inebrieranno nell'abbondanza della tua casa. Quando ciascuno avrà cominciato ad essere più abbondantemente irrigato da questa fonte, stia attento a non insuperbire. Non mancò infatti tale abbondanza ad Adamo, il primo uomo, ma a lui venne addosso il piede della superbia, e lo smosse la mano del peccatore, cioè la mano superba del diavolo. Così come il suo seduttore disse: Porrò il mio trono nei penetrali aquilonari 43, parimenti persuase l'uomo dicendo: Gustatene, e sarete come dèi 44. Siamo dunque caduti per la superbia, fino a precipitare in questa condizione mortale. E poiché la superbia ci ha ferito, l'umiltà ci fa sani. Dio è venuto umile, per guarire l'uomo dalla così grande ferita della superbia. È venuto, perché il Verbo si è fatto carne, ed ha abitato tra noi 45. È stato preso dai Giudei, è stato coperto di insulti. Avete udito, quando è stato letto il Vangelo, che cosa, dissero ed a chi dissero:Sei indemoniato 46; mentre Egli non replicò: Voi siete indemoniati, perché giacete nei vostri peccati, e il diavolo possiede i vostri cuori. Non disse questo, ed avrebbe detto il vero, se lo avesse detto: ma non era il momento di dirlo, perché non sembrasse che non già predicava la Verità, ma rendeva l'offesa. Trascurò quanto aveva udito, quasi non avesse sentito nulla. Era il medico, ed era venuto per curare il folle. Come il medico non si preoccupa di quanto sente dire dal pazzo, ma del modo di guarirlo e di farlo da furioso sano, e non si preoccupa se riceve da lui anche un pugno - e mentre quello gli procura nuove ferite, il medico lo guarisce dalla vecchia febbre -; così anche il Signore è venuto a malati, è venuto a pazzi, non tenendo conto di quanto udì e patì, proprio per questo insegnando loro l'umiltà in modo che, eruditi nell'umiltà, guarissero dalla superbia: è da quest'ultima che appunto il Salmista supplica di essere liberato, dicendo: Non mi venga addosso il piede della superbia, né mi smuova la mano dei peccatori. Se infatti ci verrà addosso il piede della superbia, ci smuoverà la mano del peccatore. Quale è la mano del peccatore? L'opera di chi persuade al male. Sei divenuto superbo? Immediatamente ti rovina colui che persuade al male. Stai fermo, umile, in Dio, e non curarti troppo di quanto ti si dice. Da qui deriva quanto altrove è detto: Dai miei [peccati]occulti purificami, o Signore, e da quelli altrui guarda il tuo servo 47Che significa dai miei [peccati] occulti? Significa non mi venga addosso il piede della superbia. Che significa e dagli altrui guarda il tuo servo? Che non mi smuova la mano dei peccatori. Custodisci ciò che hai dentro, e non avrai timore di ciò che sta fuori.

18. [v 13.] Ma perché temi tanto questo? È come se si dicesse: Qui sono caduti tutti coloro che operano iniquità, per precipitare in quell'abisso di cui è detto: I tuoi giudizi come abisso profondo; per precipitare cioè fino a quella profondità in cui sono caduti i peccatori che disprezzano [il, Signore]. Sono caduti; e dove hanno inciampato in primo luogo? Nel piede della superbia. Ascoltate che cos'è il piede della superbia: Avendo conosciuto Dio, non Lo glorificarono come Dio. È venuto dunque loro addosso il piede della superbia, e di conseguenza sono precipitati nell'abisso: Li ha abbandonati Dio alle concupiscenza del loro cuore, sì da commettere azioni disdicevoli 48Teme la radice e la testa del peccato, colui che dice: Non mi venga addosso il piede della superbia. Perché lo chiama piede? Perché divenendo superbo ha abbandonato Dio e se ne è allontanato: chiama piede la passione di chi così agisce. Non mi venga addosso il piede della superbia, né mi smuova la mano dei peccatori, cioè non mi distolgano da te le opere del peccatore, tanto che io brami imitarle. Ma perché contro la superbia dice: Qui sono caduti coloro che operano iniquità? Perché coloro che ora sono iniqui, sono caduti nella superbia. Perciò il Signore, nel mettere sull'avviso la Chiesa, dice: Essa mirerà al tuo capo, e tu al suo calcagno 49. Il serpente guarda quando ti viene addosso il piede della superbia, quando vacilli, per farti cadere; ma tu sta attento al suo capo, perché la superbia è l'inizio di ogni peccato 50Qui sono caduti coloro che operano iniquità; sono stati scacciati, e non hanno potuto reggersi in piedi. Si tratta per primo di colui che non stette fermo nella verità, poi di coloro che, per colpa di lui, Dio scacciò dal paradiso. Ne consegue che quell'umile che dice di non essere degno di sciogliere la correggia dei calzari, non è stato scacciato, ma sta in piedi e lo ascolta, e in gran gioia gioisce per la voce dello Sposo 51 e non per la sua, nel timore che gli venga addosso il piede della superbia, e sia scacciato e non possa reggersi in piedi.

19. Se con fatica abbiamo stancato alcuni di voi, abbiamo però finito il salmo, la noia è passata e rendiamo grazie, perché tutto il salmo è stato spiegato. A metà della spiegazione, temendo di stancarvi, stavo per rinunziare; ma ho pensato che il nostro sforzo sarebbe stato spezzato, e non avremmo potuto riprendere dalla metà con la stessa attenzione come se lo avessimo spiegato tutto insieme; ed ho preferito riuscirvi pesante piuttosto che lasciare delle cose in sospeso, non avendo completato il commento. Vi debbo infatti anche il sermone di domani; pregate per noi affinché siamo in grado di esporvelo, e porgete bocche affamate e cuori devoti.



18/06/2016 11:20



1 - Sap 9, 15.

2 - Gv 1, 1.

3 - Tb 4, 16.

4 - Sal 24, 7.

5 - Mt 6, 6.

6 - Cf. Is 44, 4; 1 Cor 2, 9.

7 - Mt 25, 34.

8 - Cf. Sap 5, 3.

9 - Mt 25, 41.

10 - Sal 111, 7.

11 - Cf. Ef 3, 20.

12 - Sal 1, 1.

13 - Rm 6, 12.

14 - 1 Cor 15, 53.

15 - Cf. Rm 7, 25.

16 - Rm 7, 23-25.

17 - Sal 32, 5.

18 - Cf. Mt 5, 45.

19 - Is 5, 4 6 7.

20 - At 13, 46.

21 - Sal 120, 1.

22 - Sal 120, 1 2.

23 - Sal 10, 2.

24 - Cf. Ger 17, 5.

25 - 1 Cor 3, 4.

26 - 1 Cor 1, 13.

27 - Gv 1, 20; Mc 1, 7.

28 - Gv 3, 29.

29 - Gv 1, 16 9.

30 - 1 Cor 4, 1.

31 - 1 Cor 3, 6 7.

32 - Rm 1, 21 22 24.

33 - Prv 18, 3.

34 - Sal 8, 5.

35 - 1 Cor 15, 22.

36 - Cf. Mt 8, 20; etc.

37 - 1 Cor 13, 12.

38 - Sal 22, 5.

39 - Sal 115, 12 13.

40 - Mt 5, 6.

41 - Mt 5, 8.

42 - Sal 33, 2.

43 - Is 14, 13.

44 - Gn 3, 5.

45 - Gv 1, 14.

46 - Gv 8, 48.

47 - Sal 18, 13 14.

48 - Rm 1, 21 24.

49 - Gn 3, 15.

50 - Cf. Sir 10, 15.

51 - Cf. Gv 1, 27; 3, 29.

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