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IL CONSENSO DEGLI EVANGELISTI

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2016 20:22
17/03/2016 20:15

30. 73. Bisogna dunque ritenere che il Signore disse agli Apostoli l'una e l'altra cosa: " Non prendere il bastone " e " Prendere solo il bastone ". Secondo Matteo infatti egli disse loro: Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, e immediatamente soggiunse:L'operaio merita il suo cibo 331. Ciò dicendo mostra con sufficiente chiarezza perché vieta loro di possedere e portare con sé le cose sopra nominate. Non intendeva dire che non fossero necessarie per sostentarsi durante la vita presente, ma, siccome li inviava ad annunziare il Vangelo, il loro sostentamento era un obbligo che ricadeva sui credenti. Egli voleva appunto sottolineare che i credenti hanno tale debito verso gli Apostoli, come ai soldati è dovuto lo stipendio, il frutto della vigna a chi la coltiva, il latte a chi pascola il gregge. A riguardo dice Paolo: E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge? 332 Si riferiva alle cose necessarie a chi predica il Vangelo, e pertanto può dire più avanti: Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccogliamo beni materiali? Se gli altri hanno tali diritti su di voi, non l'avremo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto 333. Da queste parole si ricava che il Signore, nel dare quel precetto, non proibiva ai predicatori del Vangelo di vivere di risorse diverse da quelle somministrate dai popoli evangelizzati. Altrimenti avrebbe contravvenuto a questo precetto lo stesso Apostolo, il quale, per non essere di aggravio ad alcuno, si procurava di che vivere lavorando con le sue mani 334. Dando quel precetto il Signore aveva solo insegnato agli Apostoli che si rendessero conto di avere il diritto di esigere tali prestazioni. Quando infatti il Signore imparte un ordine vero e proprio, se non lo si esegue si commette una colpa di disobbedienza; quando invece accorda una concessione, è lecito a ognuno non usarne o, per così dire, rinunciare al proprio diritto. Parlando dunque ai discepoli in quella maniera, il Signore mirava ad inculcare ciò che in seguito l'Apostolo avrebbe spiegato in forma più chiara dicendo: Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il Vangelo vivano del Vangelo. Ma io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti 335. Dicendo che il Signore aveva dato un tale ordine ma lui personalmente non se ne era avvalso, mostra all'evidenza che si trattava d'una facoltà che veniva concessa, non di un obbligo cui si doveva sottostare.


30. 74. Quando dunque il Signore dava quei suoi ordini, non prescriveva altro se non ciò che gli fa dire l'Apostolo: " Chi predica il Vangelo deve vivere del Vangelo "; e con tali parole voleva rendere sicuri gli Apostoli nel non possedere e non portare appresso nulla di ciò che si ritiene necessario alla vita, né molto né poco. Se quindi esclude anche la verga è per mostrare che tocca ai fedeli provvedere di tutto i servi del Signore, dato che essi non debbono ricercare nulla di superfluo. Aggiungendo infatti: L'operaio è degno del suo cibo 336, manifesta in maniera assolutamente palese a che cosa si riferivano le sue parole e per quale motivo le diceva. Questa facoltà indica dunque il Signore usando il termine verga e dicendo di non prendere nulla per il viaggio, nemmeno la verga. Con una formula più breve avrebbe potuto dire così: Non prendete con voi nessuna cosa necessaria, nemmeno la verga; tuttavia prendete la verga. Con le parole: Nemmeno la verga si sarebbe dovuto intendere: Nemmeno le cose più piccole; quanto poi all'aggiunta: Prendete soltanto la verga 337, questo ne sarebbe stato il senso: a seguito del potere accordatovi dal Signore e rappresentato figuratamente dalla verga non vi mancherà niente anche se voi non porterete niente. Il Signore, concludendo, disse l'una e l'altra cosa ma i singoli evangelisti non intendono riportare l'una e l'altra cosa. Se infatti si ammettesse l'ipotesi contraria, ne deriverebbe che colui il quale disse di prendere la verga sia in contrasto con colui che disse di non prenderla. Occorre quindi accettare questa diversità di significato nelle parole dei singoli scrittori, spiegata ragionevolmente la quale svanirà ogni motivo di contrapposizione.


30. 75. Lo stesso vale per il precetto, riferito da Matteo, di non portarsi i calzari durante il viaggio 338. È vietata l'angustia con cui ci si preoccupa di portarli temendo che abbiano a mancare. Identica è l'interpretazione per la due tuniche: nessuno deve pensare che occorra procurarsi un'altra tunica oltre a quella che si indossa. Non si deve cioè essere in angustia per una cosa non necessaria: il predicatore la consegue in virtù del potere stesso della evangelizzazione. Che se Marco dice, dell'evangelizzatore, che deve andare calzato con sandali o scarpe, ciò dicendo avverte che tali calzature contengono un significato recondito, e cioè che il suo piede non deve poggiare in terra né coperto né scoperto. Il che vuol dire che il Vangelo non va tenuto nascosto né lo si deve far poggiare su vantaggi terreni. Se poi, riguardo alle tuniche, dice che non bisogna né portarne né averne due ma più energicamente proibisce anche di indossarle - Non indossino due tuniche 339 -, quale richiamo intende rivolgere loro se non quello di comportarsi non con doppiezza ma con semplicità?


30. 76. Non si deve parimenti dubitare in alcun modo che il Signore tutte le cose che disse le disse in parte con linguaggio proprio e in parte con linguaggio figurato; e gli evangelisti ne misero in iscritto solo una parte, scegliendo per alcune l'uno e per alcune l'altro dei modi di dire. A volte riportarono le stesse cose in due o in tre, o magari anche tutti e quattro; tuttavia, di quello che il Maestro disse o fece, non ci è stata mai fatta una narrazione completa. Che se poi qualcuno pensasse che il Signore in uno stesso discorso non abbia potuto usare per alcune cose il linguaggio proprio e per altre quello figurato, s'accorgerà presto come tale affermazione sia avventata e grossolana. Basta guardare alle cose nel loro insieme. E qui mi sia consentito dare il primo esempio che mi viene in mente e cioè l'ammonizione secondo la quale la sinistra non deve sapere ciò che fa la destra 340. Il ricercatore prenderà la frase in senso figurato e la riferirà o direttamente all'elemosina o anche a qualunque altro precetto contenuto in quella pagina.


30. 77. Di proposito voglio ancora una volta avvertire il lettore che si ricordi di una cosa indispensabile, di modo che non abbia poi bisogno di continui richiami. Ed è questa: il Signore, le cose che aveva già dette, le ripeteva in molte, moltissime occasioni; per cui, se per caso la successione dei fatti nel racconto di un evangelista non coincidesse con quella di un altro, non si deve pensare che ci siano per questo delle contrapposizioni fra i diversi autori. Ci si deve solo render conto che cose narrate in un dato contesto sono ripetizioni di quanto narrato altrove; e questa osservazione vale tanto per i detti quanto per i fatti. Nulla impedisce infatti di ritenere che uno stesso evento sia accaduto più volte; sarebbe anzi sacrilega scempiaggine se uno, per non credere alla ripetizione di un fatto, in base a motivi che in nessun modo convincono dell'impossibilità di tale ripetizione, accusasse di falsità il Vangelo.


I discepoli del Battista si recano da Gesù.


31. 78. Prosegue Matteo: Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo di due suoi discepoli: " Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? " 341, ecc. fino alle parole: Ma alla sapienza è stata resa giustizia dai suoi figli 342. Tutto questo brano riguardante Giovanni Battista - che cioè egli inviò a Gesù i discepoli, la risposta data a questi inviati, e quanto disse il Signore a proposito di Giovanni dopo la partenza dei discepoli - lo ha tramandato anche Luca 343, ma non nello stesso ordine; né risulta con chiarezza quale dei due evangelisti abbia scritto in conformità col modo com'egli ricordava i fatti e quale invece abbia riportato l'ordine secondo il quale accaddero realmente le cose.


Il rimprovero di Cristo alle città incredule.


32. 79. Prosegue Matteo: Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite 344ecc. fino alle parole: Al paese di Sodoma si userà, nel giorno del giudizio, più clemenza che non a te 345. Le stesse parole sono riportate da Luca, il quale congiunge queste minacce uscite dalla bocca del Signore a un altro suo discorso ambientato altrove 346. Da ciò si ha l'impressione che Luca riferisca tali parole collocandole nel contesto in cui furono effettivamente pronunciate dal Signore, mentre Matteo si attiene all'ordine secondo il quale le ricordava. Qualcuno però potrebbe supporre che le parole: Allora cominciò a inveire contro la città, per la presenza appunto di quell'allora, le si debba prendere come indicanti il momento preciso in cui furono dette e non un periodo di tempo piuttosto prolungato in cui poterono verificarsi le molte cose che il Vangelo racconta essere state fatte e dette. Chi è di quest'avviso deve ritenere che anche in questo caso si tratta di parole dette due volte. Si trovano infatti nei racconti stilati dai singoli evangelisti parole pronunciate due volte dal Signore, com'è il caso del non prendere la bisaccia per il viaggio, di cui Luca, e delle altre cose da lui riferite in modo analogo: per le quali cose si dimostra che furono dette due volte dal Signore 347. E se le cose stanno davvero così, nulla di strano se una frase detta due volte dal Signore viene riferita dai singoli evangelisti nel contesto in cui fu detta nell'uno o nell'altro caso. Ne consegue che la successione degli avvenimenti si presenterà diversa nei diversi narratori appunto perché la cosa fu detta e nel contesto in cui la colloca l'uno e nel contesto in cui la colloca l'altro.


Il giogo del Signore.


33. 80. Continua Matteo: In quel tempo Gesù disse: " Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti " 348ecc., fino a : Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero 349. Il passo è ricordato anche da Luca, ma solo in parte, in quanto non riferisce le parole: Venite a me, voi tutti che siete affaticati 350, con quel che segue. Dovette essere, questa, un'affermazione che il Signore pronunciò una volta sola, ed è da ritenersi che Luca non abbia inteso riportare tutte le parole dette da lui. Stando dunque a Matteo, Gesù disse in quel tempo, cioè dopo che ebbe rimproverato le città; Luca al contrario dopo l'invettiva contro quelle città351 aggiunge altre notizie, non però molte, e poi prosegue: In quella stessa ora esultò nello Spirito Santo e disse 352. Se ne ricava che, anche se Matteo non avesse detto: In quel tempo, ma: In quella stessa ora, siccome le cose inserite da Luca nel contesto sono tanto poche, non dovrà sembrare assurdo che tutto il discorso sia stato proferito proprio in quella stessa ora.


I discepoli raccolgono le spighe.


34. 81. Continua Matteo: In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano 353 ecc., fino alle parole: Il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato 354. Questo episodio è riportato sia da Marco sia da Luca 355, che però non premettono: In quel tempo. Se ne potrebbe forse dedurre che Matteo abbia seguito l'ordine reale dei fatti, mentre gli altri quello secondo cui dei fatti serbavano la memoria, a meno che l'espressione: In quel tempo non la si prenda in un senso più elastico e la si faccia equivalere a " Nel tempo in cui tutte queste svariate cose avvenivano ".


L'uomo dalla mano rattrappita.


35. 82. La narrazione di Matteo prosegue in questo modo: Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita 356ecc. fino alle parole: E ritornò sana come l'altra 357. Né Marco né Luca passano sotto silenzio l'uomo che aveva la mano inaridita e che fu guarito da Gesù 358. Si potrebbe pensare che l'episodio delle spighe e quello della guarigione di questo infermo accaddero lo stesso giorno, dal momento che anche a proposito di questo secondo fatto si menziona il sabato, ma vi si oppone Luca, che con chiarezza colloca la guarigione dell'uomo dalla mano inaridita in un altro sabato. Per questo motivo dobbiamo ben intendere le parole di Matteo: Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga. È vero che non venne nella sinagoga se non dopo essere passato oltre quel luogo, ma non è precisato dopo quanti giorni venne nella loro sinagoga, oltrepassato che ebbe le loro campagne, né mai si dice che vi andò difilato e immediatamente. C'è dunque agio sufficiente per inserirvi la narrazione di Luca, secondo cui la mano di questo infermo fu guarita in un sabato diverso. Può tuttavia impressionare quanto dice Matteo, e cioè che la domanda se fosse lecito curare di sabato 359 fu posta a Gesù dai presenti che andavano in cerca di un'occasione per accusarlo. A questi tali egli propose la parabola della pecora e disse: Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato 360. Marco e Luca viceversa riferiscono che a porre la domanda fu lo stesso Signore: È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?361 Penso che l'interpretazione esatta sia questa. Inizialmente i presenti interrogarono il Signore se fosse lecito curare di sabato; successivamente, leggendo egli nei loro pensieri l'intenzione di voler trovare un motivo di accusa, pose in mezzo al gruppo l'uomo che poi avrebbe guarito e rivolse ai maligni le domande riferite da Marco e Luca. Siccome però essi tacevano, propose la parabola della pecora, concludendo che di sabato è lecito compiere una buona azione. Alla fine, dopo che ebbe loro rivolto uno sguardo pieno di collera, come dice Marco, afflitto per l'accecamento del loro cuore disse a quell'uomo: Stendi la tua mano 362.


I farisei vogliono eliminare Gesù.


36. 83. Continuando il racconto, scrive Matteo: I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo. Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: 363 ecc., fino alle parole: E nel suo nome spereranno le genti 364. Questo episodio è narrato dal solo Matteo, mentre gli altri due passano a raccontare altri fatti. Riguardo all'ordine cronologico degli avvenimenti, chi lo ha rispettato un po' più sembrerebbe essere Marco, il quale afferma che Gesù, conosciuto l'animo ostile dei Giudei, insieme con i discepoli si recò in riva al mare, e lì accorsero in gran numero le folle ed egli guarì moltissimi infermi 365. Dove poi anche Marco cominci ad andare per la sua strada senza più curarsi dell'ordine reale dei fatti non è indicato che lo faccia con chiarezza. Può averlo fatto lì, dove dice che le folle si recavano da lui, e difatti ciò può essere accaduto in tempo diverso, ovvero lì, dove ricorda che il Signore salì sul monte. È quanto sembra voler riferire anche Luca, il quale scrive: Ora accadde che in quei giorni egli uscì a pregare nel monte 366. Con le parole: In quei giorni mostra con sufficiente chiarezza che l'episodio non accadde subito dopo l'altro.


L'indemoniato cieco e muto.


37. 84. Matteo prosegue: Allora gli fu presentato un ossesso, cieco e muto; ed egli lo guarì sì che poteva parlare e vedere 367. Questo episodio lo riferisce anche Luca 368, non però nello stesso ordine ma dopo molti altri avvenimenti e affermando che egli era muto, non però cieco. Non mi sembra tuttavia logico ritenere che egli, sebbene passi sotto silenzio alcuni particolari, parli di un altro individuo. Nel riferire infatti gli avvenimenti successivi si ricollega a quanto narrato anche da Matteo.


La bestemmia contro lo Spirito Santo.


38. 85. Prosegue Matteo: E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide? ". Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: " Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni ". Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: " Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina " 369 ecc., fino alle parole: poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato 370. Marco non collega quanto si diceva di Gesù, che cioè egli cacciava i demoni col potere di Beelzebub, con l'episodio del muto ma colloca tali parole dopo altri episodi narrati da lui solo. Questo materiale poté desumerlo da altro contesto e collocarlo qui, ovvero poté omettere qualche elemento per tornare in seguito all'ordine che s'era proposto 371. Luca racconta gli stessi avvenimenti riportati da Matteo e quasi con le stesse parole 372. Che se egli chiama lo Spirito divino dito di Dio, non per questo si allontana dal senso dell'espressione, anzi è per noi un bell'insegnamento per farci comprendere come si debbano interpretare i passi delle Scritture dove si parla di dito di Dio. In tutto il resto poi, che Marco e Luca omettono, non ci sono problemi; come non ce ne sono dove le espressioni sono fra loro leggermente differenti rimanendo identica la sostanza del racconto.


Il sogno di Giona.


39. 86. Prosegue Matteo: Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: " Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno " 373 ecc., fino alle parole: Così avverrà anche a questa generazione perversa 374. Le stesse cose narra Luca e allo stesso posto, ma con ordine leggermente diverso 375. La richiesta presentata al Signore da quei tali di avere un segno dal cielo viene, ad esempio, ricordata in antecedenza, e cioè subito dopo il miracolo del muto; non vi è però riferita la risposta che loro diede il Signore. Tale risposta, al dire dell'evangelista, fu data dopo che erano accorse le folle, e questo fa comprendere che si tratta della gente ricordata sopra, coloro cioè che chiedevano un segno dal cielo. La notizia è collocata dopo il racconto della donna che disse al Signore: Beato il grembo che ti ha portato 376; e questo racconto della donna è, a sua volta, inserito dopo il discorso del Signore sullo spirito immondo che, quando esce da un uomo, vi ritorna e trova la casa pulita. Narrato l'episodio della donna, nel riferire la risposta data alle turbe che chiedevano il segno dal cielo, Luca aggiunge il confronto col profeta Giona e, continuando senza interruzioni il discorso del Signore, ricorda quello che egli disse sulla regina del mezzogiorno e sui niniviti 377. Raccontando così le cose egli riferisce certi particolari omessi da Matteo senza per altro omettere cose che questi racconta nel presente contesto. Ognuno poi vede quanto sia inutile indagare l'ordine seguito dal Signore in questo suo discorso. Dobbiamo infatti cacciare nella nostra testa che l'autorità degli evangelisti è la più alta che ci sia e non è una falsità se uno di loro nel riferire un discorso non lo struttura secondo l'ordine seguito da chi lo aveva pronunziato. In effetti l'ordine, o che sia così o che sia diverso, non tocca la sostanza delle cose. Tornando a Luca, egli ci palesa che questo discorso del Signore fu abbastanza lungo e in esso inserisce espressioni equivalenti a quelle che Matteo pone nel discorso della montagna 378. Di tali parole dobbiamo supporre che furono dette due volte, cioè qui e là. Terminato poi il presente discorso, Luca passa ad altro, e nel fare così è incerto se si sia attenuto o meno all'ordine reale dei fatti. Egli prosegue: E mentre parlava uno dei farisei lo pregava di recarsi a pranzo da lui 379. Non dice però l'evangelista " Mentre diceva queste cose ", ma: Mentre parlava. Se infatti avesse detto: "Mentre diceva queste cose ", ci avrebbe costretti a intendere per forza che gli eventi non solo erano da lui raccontati in quell'ordine ma che veramente così li aveva compiuti il Signore.



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