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IL CONSENSO DEGLI EVANGELISTI

Ultimo Aggiornamento: 17/03/2016 20:23
17/03/2016 20:06

Il Dio degli Ebrei e i vaticini pagani.



20. 28. Vengano dunque a leggerci, se possono, testi di qualche Sibilla o di qualcuno dei loro vati in cui si predice che un giorno il Dio degli Ebrei, il Dio d'Israele, sarebbe stato adorato da tutte le genti, mentre in un primo momento gli adoratori degli altri dèi a buon diritto lo avevano rifiutato. Ci leggano testi in cui si predice che gli scritti dei Profeti di lui avrebbero raggiunto un grado di autorità così elevato che, in ossequio ad essi, anche l'Impero romano avrebbe comandato di abbattere le statue o avrebbe esortato a non obbedire alle prescrizioni religiose antecedenti. Ci leggano, se possono, cose come queste attingendole ai libri di qualcuno dei loro vati. Tralascio infatti di dire che quanto si legge nei loro libri rende testimonianza alla nostra religione, cioè alla religione cristiana, in quanto vi si trovano cose che gli oracolisti poterono udire dagli angeli santi o dagli stessi nostri Profeti. È quanto successe ai demoni allorché furono costretti a confessare Cristo presente nella carne 45. Preferisco però sorvolare su queste cose poiché, quando ne parliamo, essi sostengono che sono invenzioni tirate in ballo dai cristiani. Loro, sì loro, debbono essere messi alle corde perché citino una qualche profezia proferita dai vati delle loro divinità contro il Dio degli Ebrei, come noi dai libri dei nostri Profeti desumiamo tante e tanto severe prescrizioni contro le divinità pagane, e come le citiamo predette così le mostriamo realizzate 46. Riguardo a queste cose, quei pochi che sono rimasti [nell'idolatria] si dispiacciono che siano accadute e si ostinano a non riconoscere come Dio colui che poté preannunziarne il compimento, mentre dai loro falsi dèi - che poi sono veri demoni - null'altro d'importante desiderano apprendere se non qualche responso concernente il loro avvenire.




Adorare l'unico Dio.



21. 29. Stando così le cose, perché mai questi miseri non dovrebbero capire che il Dio vero è quello che vedono segregato dai loro dèi in modo tale che essi, pur professando che bisogna venerare tutti gli dèi, non vengono autorizzati a venerare insieme con gli altri anche questo che pur sono costretti a riconoscere come Dio? Non potendolo venerare insieme con gli altri, perché non scegliere questo Dio che proibisce di venerare gli altri dèi, abbandonando questi altri che non proibiscono di venerare un unico Dio? Se poi lo proibiscono, si legga [dov'è proibito]. Che cosa infatti più di questo dovrebbe essere letto ai loro popoli nei loro templi, dove invece mai è risuonato alcunché di questo genere? In verità dovrebbe esser più nota e più valida la proibizione di molti contro uno che non quella di uno contro molti. E, di fatto, se il culto di questo Dio è empio, inetti sono gli dèi che non distolgono gli uomini dall'empietà; se invece il suo culto è una religione vera, essendo in essa inclusa la proibizione di venerare gli dèi del paganesimo ne deriva che il loro culto è empio. Se poi essi con grande risolutezza proibiscono che questo Dio sia venerato, è tuttavia più forte in loro il timore d'essere ascoltati che non la mancanza di coraggio nel ricorrere a proibizioni. Di fronte a ciò chi non sarà così intelligente e sensato da scegliere questo Dio che tanto pubblicamente vieta di adorare gli altri, che ha comandato di rovesciare le loro statue, che l'ha predetto e di fatto le ha rovesciate? Chi oserà preferirgli quegli altri dèi di cui non leggiamo che abbiano proibito di venerare questo strano Dio? Non leggiamo che l'abbiano predetto e non vediamo che siano riusciti a farlo! Li prego, rispondano: Chi sarà mai questo Dio che tanto si accanisce contro tutti gli dèi del paganesimo, che mette a nudo tutti i loro riti e riesce ad eliminarli?




Il pensiero dei pagani sul nostro Dio.



22. 30. Ma vale la pena d'interrogare questi uomini che sono diventati stolti investigando chi sia il nostro Dio? Alcuni dicono: È Saturno, credo perché gli si santifica il sabato, giorno che essi hanno attribuito a Saturno. Il loro Varrone - la persona più dotta presso di loro - ha poi ritenuto che il Dio dei Giudei fosse da identificarsi con Giove, opinando non esserci alcuna differenza sotto qualunque nome lo si chiami, purché si intenda la stessa realtà. Credo che egli fosse atterrito dalla sua altissima maestà. Difatti i Romani non venerano alcun dio superiore a Giove, come attesta abbastanza chiaramente il loro Campidoglio, e ritengono questo dio come re di tutti gli dèi. Notando dunque come i Giudei adorassero il Dio sommo, non poté pensare ad altri che a Giove. Ma tanto coloro che ritengono il Dio dei Giudei essere Saturno quanto coloro che lo ritengono Giove, abbiano la compiacenza di dirci quando Saturno osò proibire che si venerasse un altro dio, compreso Giove che, pur essendo suo figlio, spodestò dal regno lui, suo padre. Ora se Giove in quanto più potente e vittorioso piacque di più ai suoi devoti, cessino di adorare Saturno vinto e detronizzato! Ma Giove non vietò che lo si adorasse e lasciò che rimanesse dio colui che egli aveva sconfitto.




Storia di Saturno e Giove.



23. 31. Tutte queste - dicono - sono favole che il sapiente dovrà o interpretare o riderci sopra. Quanto a noi, veneriamo Giove, del quale dice Marone: Di Giove sono piene tutte le cose 47. Egli è in realtà lo spirito che a tutto dà vita 48. Aveva ragione quindi anche Varrone quando riteneva che i Giudei adorassero Giove perché per bocca del profeta egli dice: Io riempio il cielo e la terra 49. Che dire poi di quell'essere che il citato poeta chiama etere? Come l'intendono? Dice infatti così: Allora il padre onnipotente, l'etere, discese con piogge feconde nel grembo della lieta sposa 50. Ora quest'etere - a quanto essi dicono - non è uno spirito ma un corpo dimorante nelle alte sfere, là dove si stende il cielo al di sopra dell'aria. O che si debba ammettere che il poeta parli ora secondo i platonici, per cui esso non è corpo ma spirito, ora secondo gli stoici, per i quali Dio è un corpo? Cosa insomma venerano sul Campidoglio? Se uno spirito, se magari lo stesso cielo corporeo, che sta lì a fare quello scudo di Giove che chiamano Egida? Tale infatti, a quanto si racconta, sarebbe stata l'origine di questo nome: Giove fu occultato da sua madre e in quel periodo fu nutrito da una capra. O che i poeti mentiscono anche nel riferire avvenimenti come questo? O sarà forse anche il Campidoglio dei Romani un'opera di poeti? Che intende significare questa varietà, non poetica ma addirittura farsesca, per cui secondo i filosofi si vanno a cercare gli dèi nei libri, secondo i poeti li si va ad adorare nei templi?



23. 32. Ma fu forse un poeta quell'Evemero che a proposito di Giove, del suo padre Saturno e di Plutone e Nettuno, suoi fratelli, asserisce in maniera quanto mai franca che furono uomini? In tale ipotesi gli adoratori di questi dèi dovrebbero ringraziare i poeti che inventarono molti fatti non per disonorarli ma per abbellirne la figura. A proposito poi di questo Evemero Cicerone ricorda che fu tradotto in latino da Ennio, che era un poeta 51. Ma forse che fu un poeta lo stesso Cicerone? Costui nelle Tuscolaneammonisce il suo interlocutore quasi fosse un iniziato ai misteri, dicendogli: Se mi mettessi a scrutare le cose antiche e volessi ricavare qualcosa da ciò che hanno messo in risalto gli scrittori greci, si riscontrerà che quelle stesse divinità che i popoli considerano dèi degli antenati non sono altro che uomini vissuti in mezzo a noi e trasportati in cielo. Indaga di quali dèi si mostrino ancora le tombe in Grecia. Essendo un iniziato, ricorda cosa si insegna nei misteri; e così finalmente troverai quanto sia vasto questo fenomeno 52. Ecco Cicerone confessare con sufficiente chiarezza che gli dèi antecedentemente erano stati uomini; per benevolenza però avanza l'ipotesi che siano giunti in cielo, anche se altrove non dubita di dire pubblicamente che questo onore e questa fama furono ad essi attribuiti dal popolo. Parlando infatti di Romolo dice: Siamo stati noi che, aumentandogli benevolmente la fama, abbiamo annoverato fra gli dèi immortali questo Romolo, fondatore della nostra città 53. Cosa c'è dunque di sorprendente se gli antichi fecero a Giove, a Saturno e agli altri dèi ciò che i Romani fecero a Romolo e finalmente, in tempi a noi più vicini, vollero fare a Cesare? A costoro anche Virgilio aggiunse l'adulazione poetica dicendo: Ecco s'è fatto avanti l'astro di Cesare, figlio di Venere 54. Badino quindi a che la verità storica non mostri sulla terra le tombe di questi falsi dèi, mentre la vacuità poetica non dico colloca ma immagina in cielo le loro stelle. In effetti, non è vero che quella stella sia di Giove e quell'altra di Saturno; furono piuttosto gli uomini, che vollero considerare come dèi quei morti e per questo, dopo la loro morte, imposero i loro nomi alle stelle, create fin dall'inizio del mondo. Sotto questo profilo verrebbe da chiedersi quale demerito abbia avuto la castità o quale beneficio abbia recato la sfrenatezza nei piaceri, perché Venere avesse la sua stella in mezzo agli astri che girano con il sole e la luna, e Minerva non avesse altrettanto.



23. 33. Ammettiamo per un istante che meno attendibile dei poeti sia stato lo stesso accademico Cicerone, il quale nei suoi scritti parla dei sepolcri degli dèi, non presumendo - è vero - esprimere la propria opinione ma riferendo quant'era tramandato in relazione al loro culto. Forse che anche di Varrone si potrà dire che immagini le cose da poeta o ne parli dubitando come un accademico, quando dice che il culto degli dèi fu composto in conformità con la vita e la morte con cui ciascuno di loro visse o morì quando era in mezzo agli uomini? O forse che fu poeta o accademico quel sacerdote egiziano di nome Leonte che ad Alessandro il Macedone attribuisce un'origine certo diversa da quella che, stando all'opinione dei greci, avrebbero avuto i loro dèi, ma pur tuttavia sentenzia che questi dèi sono stati degli uomini?



23. 34. Ma che interessa a noi tutto questo? Dicano pure che adorando Giove non adorano un uomo morto e che non ad un uomo morto hanno dedicato il Campidoglio ma allo spirito che dà vita a tutte le cose e che riempie il mondo, e interpretino pure come vogliono il suo scudo, fatto di pelle caprina, in onore della sua nutrice. Cosa dicono di Saturno? Quale Saturno venerano? Non fu lui quel tale che per primo venne dall'Olimpo fuggendo le armi di Giove è diventato un esule per essergli stati tolti i regni? Egli educò quella gente ignorante e dispersa sui monti alti dandole delle leggi, e gli stette a cuore che [il territorio] si chiamasse Lazio per il fatto che egli s'era nascosto in quelle piagge e vi si era posto al sicuro 55. Non è forse vero che il suo simulacro lo si costruisce col capo coperto per indicare, quanto è possibile, uno che si nasconde? Non fu forse lui che insegnò ai popoli italici l'agricoltura come indica la falce che reca in mano? Rispondono: No. Così infatti tu supponi che colui del quale si narrano tali cose sia stato un uomo o un re; quanto a noi, invece, chiamiamo Saturno l'universalità del tempo, come dimostra anche il suo nome greco. Si chiama infatti , che coll'aggiunta dell'aspirazione è anche il nome del tempo. In latino lo si chiama Saturno, come per dire uno che è sazio di anni. Ma a questo punto non so più perché si debba ancora trattare con costoro che, nel tentativo di spiegare in meglio i nomi e i simulacri dei loro dèi, confessano che il loro dio principale, quello che è padre di tutti gli altri, è il tempo. Cos'altro ci indicano con questo se non che tutti i loro dèi sono entità temporali, dal momento che, com'essi attestano, padre comune di tutti è il tempo?



23. 35. Di questo si sono vergognati certi loro filosofi più recenti, i platonici, vissuti ai tempi del Cristianesimo. Essi hanno tentato di spiegare diversamente il nome di Saturno, dicendo che fu chiamato  in quanto il termine deriva da sazietà d'intelligenza. In greco infatti "sazietà" si dice  mentre l'"intelletto" o la "mente" si dice . Ciò sarebbe confermato dal nome latino, quasi composto da una prima parte latina e da una successiva greca, per cui si chiamerebbe Saturno come per indicare chi è "sazio di ". Questi filosofi si accorsero subito che era un'assurdità ritenere figlio del tempo Giove, che credevano o volevano si credesse essere un dio eterno. È questa un'interpretazione recente che, se l'avessero avuta i loro avi, sarebbe strano come possa essere sfuggita a Cicerone e a Varrone. Secondo i platonici dunque s'insegna che Giove fu figlio di Saturno come spirito derivante da quella mente suprema, egli che, come loro vogliono, è quasi l'anima del mondo e riempie tutti i corpi celesti e terrestri. Da ciò quel detto di Marone che ho ricordato poc'anzi: Di Giove sono piene tutte le cose 56. Se fosse in loro potere, forse che questi filosofi, come hanno cambiato l'interpretazione del nome, non cambierebbero anche la superstizione della gente ed eliminerebbero tutti i simulacri, e i Campidogli non li erigerebbero forse a Saturno piuttosto che a Giove? Essi infatti sostengono che nessun'anima razionale può diventare sapiente se non per la partecipazione di quella suprema e immutabile sapienza; e questo non soltanto per l'anima dei singoli uomini ma anche per l'anima stessa del mondo, che chiamano Giove. Quanto a noi, non solo concediamo ma anche con tutte le forze predichiamo che esiste una suprema sapienza, quella di Dio, con la partecipazione della quale diventa sapiente ogni anima veramente sapiente 57. Se poi questo universo corporeo che chiamiamo mondo abbia, per così dire, una sua propria anima o quasi-anima, cioè una vita razionale da cui viene sostenuto come gli altri esseri viventi, è una questione grande e impenetrabile. Una simile ipotesi non si deve sostenere se non dopo che si è assodato che è vera, né si deve ripudiare se non dopo che si è assodato che è falsa. Cosa poi interessa all'uomo se la risposta gli dovesse rimanere oscura per sempre? In effetti nessun'anima diventa sapiente o beata per l'influsso di qualsiasi altra anima, ma solamente se attingerà tali benefici presso l'unica suprema e immutabile sapienza, che è quella di Dio.



23. 36. Tuttavia i Romani, che eressero il Campidoglio non a Saturno ma a Giove, oppure le altre nazioni che ritennero di dover adorare in primo luogo Giove collocandolo al di sopra di tutti gli dèi, non la pensarono come questi filosofi. Costoro, in conformità con la nuova teoria che insegnano, se avessero avuto pubblici poteri, sia pure limitati a tali questioni, avrebbero di preferenza consacrato le loro più alte roccheforti a Saturno e, soprattutto, avrebbero spazzato via i matematici o genetliaci che collocavano Saturno, dai platonici chiamato saggio creatore, tra gli altri astri in qualità di dio malefico. Questa credenza, contraria a quella dei filosofi, s'è invece talmente affermata nell'animo della gente che non lo vuole neppure nominare e invece di "Saturno" lo chiamano "il Vecchio". Per questa superstizione basata sul timore i Cartaginesi hanno cambiato perfino il nome di un loro villaggio, chiamandolo più spesso il "Villaggio del Vecchio" che non il "Villaggio di Saturno".




Il culto idolatrico e il culto di Dio.



24. 37. È dunque ormai chiaro che cosa venerano gli adoratori di simulacri (debbono ammetterlo anche loro!) e che cosa essi tentano di far comparire. Ma anche a questi ultimi sostenitori di un Saturno così rappresentato, si potrebbe domandare quale sia la loro opinione riguardo al Dio degli Ebrei. Anch'essi infatti, alla pari degli altri pagani, ammisero con gioia che si debbono venerare tutti gli dèi, pur vergognandosi nella loro superbia di umiliarsi a Cristo per ottenere la remissione dei peccati. Qual è dunque il loro pensiero circa il Dio d'Israele? Se non lo venerano, non venerano tutti gli dèi; se invece lo venerano non rispettano le sue prescrizioni in materia di culto, in quanto venerano anche altri dèi, cosa da lui proibita. Lo proibì infatti per bocca di quei Profeti ad opera dei quali predisse che ai loro simulacri sarebbero accadute quelle sventure che ora si rovesciano su di loro per mano dei cristiani. A tali Profeti è probabile che furono inviati degli angeli, i quali figuratamente, cioè mediante immagini adeguate tratte dalle cose sensibili, mostrarono alla loro mente che l'unico vero Dio è il Dio creatore dell'universo, a cui tutte le cose sono sottomesse, e indicarono ancora quale fosse il culto con cui voleva essere venerato. È anche probabile, almeno per alcuni di loro, che lo Spirito Santo ne abbia elevato la mente a tanta altezza che nella stessa visione videro anche ciò che vedono gli angeli. Sta di fatto che essi prestarono il culto a quel Dio che proibiva di adorare altri dèi e glielo prestarono con fede e religiosità nel regno e nel sacerdozio della loro patria e con riti che significavano la venuta di Cristo, re e sacerdote.




Gli dèi falsi accettano la pluralità di culto, il Dio d'Israele no.



25. 38. I pagani, mentre adorano gli dèi delle genti, si rifiutano di adorare quel Dio che non può essere adorato insieme con gli altri. Ebbene, ci dicano per qual motivo non si trovi nessuno, fra questi dèi, che proibisca di adorarne un altro, mentre assegnano a ciascuno di loro un suo proprio ufficio o mansione e affermano che ciascuno domina sulle cose di sua competenza. È pertanto ammissibile che Giove non proibisca che si adori Saturno dal momento che egli non è quell'uomo che scacciò dal regno il padre, uomo come lui, ma o il corpo del cielo o lo spirito che riempie il cielo e la terra. In tale ipotesi non può certo proibire che si adori la mente suprema dalla quale si dice essere emanato. Così anche Saturno non può proibire che si adori Giove perché effettivamente non fu superato da lui, figlio ribelle - come invece sarebbe stato quel tal Giove, del quale Saturno volendo sfuggire le armi venne in Italia -, ma essendo la prima mente, tratta benevolmente l'anima da sé generata. Ma almeno Vulcano dovrebbe proibire che si adori Marte adultero con sua moglie, Ercole che si adori Giunone sua persecutrice. Che cos'è, poi, quel mutuo accordo - veramente sconcio! - per cui nemmeno Diana, vergine casta, proibisce di adorare non dico Venere ma nemmeno Priapo? In effetti, se un uomo vuol fare e il contadino e il cacciatore, dovrà essere devoto di tutt'e due queste divinità, anche se si vergogna di costruire i loro templi vicini l'uno all'altro. Ma interpretino pure Diana come la virtù che vogliono, interpretino Priapo come dio della fecondità; si vergognino tuttavia di dire che Giunone si serve d'un tale collaboratore per fecondare le donne. Comunque, dicano pure quel che loro piace, spieghino ogni cosa secondo la loro sapienza! Lascino però al Dio d'Israele la facoltà di sconvolgere tutte queste loro argomentazioni. Questo Dio infatti ha proibito di adorare tutti gli altri dèi, mentre nessuno di questi dèi ha proibito che lui venisse adorato e inoltre, per quanto riguarda i simulacri e le cerimonie, ne ha comandato l'annientamento, e come aveva predetto così ha fatto. Ciò facendo ha dato prova sufficiente che questi dèi sono falsi e fallaci, lui invece Dio vero e veritiero.



25. 39. Volgiamoci ora ai pochi adoratori superstiti di tanta moltitudine di dèi falsi. Essi - è sorprendente - non vogliono obbedire a quel Dio che, se loro si domanda chi sia, rispondono tirando fuori le più svariate opinioni, tuttavia non osano negare che egli sia Dio. Se infatti lo negassero, sarebbe facilissimo convincerli attraverso le opere di lui, predette prima e poi realizzate. Né mi riferisco a quelle sue opere che essi ritengono esser libero crederci o no: come, ad esempio, che egli creò in principio il cielo e la terra e tutte le cose che sono in essi 58, e nemmeno quelle altre, troppo antiche, quali il fatto che rapì Enoch 59, che annientò gli empi con il diluvio, che liberò dalle acque mediante l'arca il giusto Noè e la sua famiglia 60. Voglio iniziare il racconto delle gesta da lui compiute fra gli uomini con la storia di Abramo. Fu infatti ad Abramo che gli angeli fecero, a mo' di oracolo, quell'esplicita promessa, che vediamo adempiersi ai nostri giorni. A lui fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 61; e difatti dalla sua discendenza derivò il popolo d'Israele e, in esso, anche la Vergine Maria che partorì il Cristo, nel quale neghino, se possono, che vengono benedette tutte le genti. Questa stessa promessa fu fatta anche ad Isacco, figlio di Abramo 62. E fu fatta pure a Giacobbe, nipote di Abramo che fu chiamato pure Israele. Da lui quel popolo nella sua globalità si propagò e prese nome, tanto che il Dio di quel popolo si chiamò Dio d'Israele: non nel senso che egli non sia Dio di tutte le genti, tanto quelle che non lo conoscono quanto quelle che lo conoscono, ma perché in detto popolo egli volle che apparisse più manifestamente la validità delle sue promesse. Da principio infatti quel popolo si moltiplicò in Egitto, finché da quella schiavitù non venne liberato da Mosè con molti segni e portenti. Debellate quindi moltissime popolazioni, conquistò anche la terra della promessa, in cui stabilì un regno con re propri nati dalla tribù di Giuda 63. Questo Giuda fu uno dei dodici figli d'Israele, nipote di Abramo. In riferimento a lui gli Israeliti furono chiamati Giudei: e questi Giudei con l'aiuto del loro Dio compirono molte imprese e, da lui flagellati per le loro colpe, subirono molte sciagure, fino alla venuta di quel discendente a cui [il regno] era stato promesso. In lui sarebbero state benedette tutte le genti 64, le quali avrebbero anche abbattuto di loro spontanea volontà i simulacri eretti dai padri 65.




Scompare l'idolatria.



26. 40. Quel che si compie ad opera dei cristiani non è stato predetto durante l'era cristiana ma molto tempo prima. Gli stessi Giudei, che sono rimasti nemici del nome di Cristo ostinandosi nella perfidia prevista dagli stessi scritti profetici, gli stessi Giudei, dico, hanno e leggono un profeta che dice: Signore, mio Dio e mio rifugio nel giorno del male, a te verranno le genti dall'estremità della terra e diranno: Veramente i nostri padri hanno venerato falsi simulacri, nei quali non c'è alcun vantaggio 66. Ecco, accade ora; ecco, ora le genti vengono a Cristo dalle estremità della terra ripetendo queste parole e abbattendo i simulacri. In effetti un'altra cosa grande ha concesso Dio alla sua Chiesa diffusa in tutto il mondo, e mi riferisco al fatto che la nazione giudaica sia stata meritamente debellata e sparpagliata in diversi paesi. Perché non si dicesse che le profezie sono state composte da noi, è lei che porta ovunque i testi dei nostri Profeti riguardanti le cose avvenute ai tempi nostri, sicché, nemica com'è della nostra fede, è diventata testimone della nostra verità. Come si fa dunque a dire che i discepoli di Cristo abbiano insegnato cose che non avevano appreso da Cristo - così blaterano delirando certi stolti-, che si distruggesse cioè la superstizione degli dèi e dei simulacri del paganesimo? Forse che anche di quelle profezie che oggi si leggono nei libri dei nemici di Cristo si può dire che le abbiano inventate i discepoli di Cristo?



26. 41. Chi ha dunque abbattuto simulacri e dèi se non il Dio d'Israele? Fu detto infatti a quel popolo da voci divine pervenute a Mosè: Ascolta Israele! Il Signore Dio tuo è un Dio unico 67Non ti farai alcun idolo né immagine di divinità su in cielo né quaggiù in terra 68. Una volta conquistato il potere deve poi abbattere tutte queste cose. Eccone il comando: Non adorerai i loro dèi né li servirai. Non ti comporterai secondo le loro opere ma inesorabilmente toglierai dal piedistallo e manderai in frantumi le loro statue 69. E di Cristo e dei cristiani chi potrebbe dire che non appartengano ad Israele, se Israele è nipote di Abramo, al quale per la prima volta fu detto - e successivamente fu ripetuto al suo figlio Isacco e al suo nipote Israele - quel che sopra ho ricordato e cioè: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 70? È quanto osserviamo essersi realizzato in Cristo poiché derivava proprio da quella stirpe la Vergine della quale un profeta del popolo d'Israele e del Dio d'Israele cantò dicendo: Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio che chiameranno con il nome di Emmanuele 71. Ora Emmanuele significa Dio con noi 72. È stato dunque il Dio d'Israele a proibire che si adorassero gli altri dèi e si costruissero idoli; egli stesso ha comandato di abbatterli e per mezzo del profeta ha predetto che le genti dalle estremità della terra avrebbero detto: Veramente i nostri padri hanno venerato falsi simulacri, nei quali non c'è alcun vantaggio 73. Ebbene questo stesso Dio, mediante il nome di Cristo e la fede dei cristiani, ha comandato la distruzione di tutte le superstizioni pagane, e come aveva predetto così ci ha fatto vedere adempiuto. Sono quindi veramente miserabili - e per di più invano in quanto anche dai loro dèi, cioè dai demoni, intimoriti dal nome di Cristo, è stato loro vietato di bestemmiare Cristo - questi pagani che sostengono essere estranea a Cristo la dottrina in forza della quale i cristiani nelle loro apologie attaccano gli idoli e dove possono lavorano per sradicare tutte le false religioni del paganesimo.




I rimanenti idolatri si convertano a Dio.



27. 42. Ci diano una risposta adeguata nei riguardi del Dio d'Israele che, a quanto attestano i Libri non solo dei cristiani ma anche dei Giudei, insegna e comanda queste cose. Su di lui consultino i loro dèi che proibirono di bestemmiare Cristo. Diano, se ne hanno l'ardire, delle risposte offensive nei confronti del Dio d'Israele. Ma chi dovrebbero consultare o dove ormai andarli a consultare? Leggano i libri dei loro autori. Per parlare un momentino solo secondo la loro opinione, se, come scrisse Varrone, ritengono che il Dio d'Israele sia Giove, perché non credono a Giove quando asserisce che occorre distruggere gli idoli? Se lo ritengono Saturno, perché non lo venerano? O perché non lo venerano com'egli prescrisse attraverso i suoi vati, adempiendo poi ciò che per loro bocca aveva predetto? Perché non gli credono quando dice che occorre abbattere i simulacri e che non si debbono adorare altri dèi? Se non è né Giove né Saturno - se infatti fosse uno dei due non parlerebbe così severamente contro il culto di Giove e di Saturno - chi è dunque questo Dio che dai pagani è l'unico a non essere adorato a motivo del loro attaccamento verso gli altri dèi? Egli viceversa, annientati tutti questi dèi, è riuscito - come ognuno vede - a farsi adorare lui solo, umiliando ogni superba altezza che si era sollevata contro Cristo in favore degli idoli e aveva perseguitato e ucciso i cristiani. Adesso eccoli cercare dei nascondigli per offrire i loro sacrifici, eccoli cercare un posto dove rintanare gli stessi loro dèi perché non siano trovati e distrutti dai cristiani. Da cosa è derivato tutto questo se non dal timore delle leggi e dei re ad opera dei quali, divenuti sudditi del nome di Cristo, il Dio d'Israele esercita il suo potere? È quanto egli aveva promesso molto tempo prima dicendo per bocca del profeta: E lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno 74.




L'eversione degli dèi era stata predetta.



28. 43. Voglio dire che ora si adempie anche quanto aveva cantato il profeta: che cioè Dio avrebbe perdonato il suo popolo empio. Effettivamente non era stato empio tutto quel popolo, poiché molti Israeliti credettero in Cristo, essendo Israeliti anche gli Apostoli di lui. Egli avrebbe invece umiliato ogni uomo superbo e bestemmiatore, perché lui solo fosse esaltato, cioè si palesasse dinanzi agli uomini come il solo eccelso e potente. Gli idoli sarebbero stati abbattuti dai credenti e sarebbero stati nascosti dai non credenti, mentre per il timore di Dio la terra si frantuma: per timore cioè vanno in frantumi gli uomini terreni, i quali sono presi da spavento dinanzi alla legge o di Dio stesso o di coloro che, credendo in lui e regnando sui popoli, proibiscono gli antichi sacrilegi.



28. 44. Queste cose dice infatti un profeta e io, se vi ho premesso una breve introduzione, l'ho fatto perché le si comprenda più facilmente. Egli dice: E ora eccomi a te, o casa di Giacobbe. Venite, camminiamo nella luce del Signore. Egli ha rigettato il suo popolo, la casa d'Israele, perchè il loro paese, com'era successo agli inizi, si è riempito di àuguri come presso gli stranieri, e molti figli stranieri sono nati ad essi. E il loro paese si è riempito di argento e di oro ed erano innumerevoli i loro tesori. E la terra si è riempita di cavalli e innumerevoli erano i loro carri. E la terra si è riempita di abomini, opera delle loro mani, e hanno adorato quel che le loro dita avevano costruito. E l'uomo si è loro inchinato e il forte si è abbassato davanti a loro; ma io non li perdonerò. E ora entrate nelle caverne e nascondetevi sotto terra dalla presenza del Dio terribile e di fronte alla maestà della sua potenza, quando si leverà a distruggere la terra. Gli occhi del Signore sono infatti altissimi mentre l'uomo è tapino; e ogni altezza umana sarà abbassata e si innalzerà solo il Signore, in quel giorno. Infatti il giorno del Signore degli eserciti verrà su ogni blasfemo e superbo e su ogni persona altolocata ed elevata - essi saranno abbassati - e su ogni cedro del Libano, alto e prestante, e su ogni albero del Libano e di Basan, e sopra ogni monte e sopra ogni colle elevato, e su tutte le navi del mare e su ogni naviglio che fa spettacolo per il suo splendore. E sarà umiliata e cadrà l'arroganza degli uomini e sarà innalzato solo il Signore, in quel giorno. E tutte le cose che si son costruiti con le mani le nasconderanno nelle spelonche e nelle spaccature delle rocce e nelle caverne della terra per timore del Signore e di fronte alla sua maestosa potenza, quando sorgerà a frantumare la terra. In quel giorno l'uomo getterà via le sue abominazioni d'oro e d'argento, cose inutili e nocive che si erano costruiti per adorarle: e si ritireranno negli anfratti della solida roccia e nelle spaccature delle pietre, di fronte al Signore tremendo e di fronte alla sua maestosa potenza, quando sorgerà a stritolare la terra. 75.




Il Dio d'Israele e gli elementi del mondo.



29. 45. Cosa dicono di questo Dio "sabaoth", che tradotto significa Dio delle schiere o degli eserciti, in quanto a lui servono le schiere o gli eserciti degli angeli? Cosa dicono di questo Dio d'Israele, così chiamato perché è Dio di quel popolo da cui proviene l'ormai noto "discendente" nel quale saranno benedette tutte le genti 76? Perché lui soltanto non adorano coloro che sostengono doversi adorare tutti gli dèi? Perché non credono a lui, che ha dimostrato come gli altri dèi siano falsi e li ha abbattuti? Ho udito uno di loro dire che aveva letto presso non so quale filosofo in che modo costui aveva compreso quale Dio venerano i Giudei: c'era riuscito riflettendo sui riti che essi compiono. Egli pertanto diceva che Dio è l'essere che presiede a tutti gli elementi da cui è composto questo mondo visibile e corporeo 77. Se non che nelle sante Scritture dei Profeti si mostra chiaramente che al popolo d'Israele fu ordinato di venerare quel Dio che ha fatto il cielo e la terra 78 e dal quale deriva ogni vera sapienza 79. Ma che bisogno c'è di prolungare ancora la discussione quando al fine del presente trattato è più che sufficiente riferire una qualsiasi delle loro presuntuose supposizioni riguardo a quel Dio che non possono negare essere Dio? Se infatti egli è colui che presiede gli elementi di cui è composto il mondo, perché non si adora lui anziché Nettuno, che domina soltanto sul mare?, o anziché Silvano che domina solo sui campi e le selve?, o anziché Sole, che domina solo nel giorno o magari su tutto il calore del cielo?, o anziché Luna, il cui potere rifulge solo sulla notte o sulle cose umide?, o anziché Giunone che, a quanto si dice, regge solo l'aria? È infatti indiscusso che questi dominatori di parti [dell'universo], chiunque essi siano, necessariamente sono soggetti a colui che ha il dominio sull'insieme degli elementi e su tutta la massa intera. Ma quel Dio proibisce di adorare tutti questi altri dèi. Perché dunque [i pagani], contro l'ordine del più grande dei loro dèi, non solo si ostinano ad adorarli ma anche a causa loro rifiutano d'adorare quell'unico sommo Dio? È vero che non trovano ancora una risposta fissa e chiara da dare su questo Dio d'Israele; né la troveranno mai finché non si renderanno conto che lui è l'unico vero Dio dal quale tutte le cose sono state create.




Le profezie sul culto di Dio si sono avverate.



30. 46. Al riguardo un certo Lucano, grande verseggiatore del paganesimo, si mise a cercare anche lui e a lungo - credo, mosso dai suoi pensieri o dai libri dei suoi - chi fosse il Dio dei Giudei, ma non riuscì a trovarlo perché non cercava piamente. Tuttavia di questo Dio che non trovava preferì dire che era un dio indefinibile e non un dio inesistente, dal momento che scorgeva le grandi prove che c'erano nei riguardi di lui. E disse: La Giudea si dedica al culto di un Dio indefinibile 80. Eppure questo Dio d'Israele, Dio santo e vero, non aveva ancora operato per mezzo del nome di Cristo in tutte le genti tante cose strepitose quante ne sono seguite fino ad oggi dopo i tempi di Lucano. Ma oggi chi potrà essere così duro da non piegarsi?, chi così freddo da non accendersi, mentre si adempie ciò che fu scritto: Non c'è alcuno che possa sottrarsi al suo calore? Oggi sono manifeste in pienezza di luce le cose predette tanto tempo prima in quel medesimo salmo da cui ho preso il citato versetto. Col nome di "cieli" sono stati infatti indicati gli Apostoli di Cristo per il fatto che erano animati e diretti da Dio quando annunziavano il Vangelo. I cieli dunque hanno già narrato la gloria di Dio e il firmamento ha annunziato le opere delle sue mani. Il giorno al giorno ha trasmesso la parola e la notte alla notte ha annunziato la dottrina. Ormai non ci sono linguaggi o accenti in cui non si odano le loro voci. Ormai per tutta la terra s'è sparso il loro suono e sino ai confini del mondo le loro parole. Egli ormai ha posto nel sole, cioè nella manifestazione, quel suo tabernacolo che è la Chiesa. Per fare questo, lui stesso -come il testo prosegue - uscì dal suo talamo a somiglianza di uno sposo. E mi spiego: il Verbo congiunto alla carne umana uscì dall'utero di una Vergine. Ormai ha fatto balzi da gigante e ha percorso la via. Ormai è avvenuta la sua uscita dal più alto dei cieli e così pure il suo ritorno nel cielo altissimo 81. Quindi molto a proposito si aggiunge il verso che poc'anzi ricordavo: E non c'è alcuno che possa sottrarsi al suo calore 82. E tuttavia eccoli là questi pagani: sbraitano fragili obiezioni, preferiscono essere da questo fuoco ridotti in cenere, come stoppia 83, anziché come oro esser purificati dalle loro scorie 84. Intanto i monumenti fallaci dei loro dèi falsi sono frantumati e le promesse veritiere di quel Dio incerto sono diventate certezza.




 




 


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