«Pensate alla bellezza di una Chiesa che non accende i riflettori su di sé, ma su Cristo». È l’esortazione contenuta nella meditazione quaresimale di padre Ermes Ronchi, durante la terza giornata di esercizi spirituali di papa Francesco e della Curia del Vaticano ad Ariccia, paese dei Castelli Romani. Ma «ne abbiamo ancora di strada da fare!», commenta auspicando una «Chiesa che sappia farsi da parte, perché nel suo annuncio faccia brillare sempre il volto di Dio e non se stessa», come riferito su Radio Vaticana.
Riflettendo sul brano evangelico in cui Gesù pone ai suoi discepoli due domande - «La gente chi dice che io sia?» e «Ma voi, chi dite che io sia?» - padre Ronchi osserva che «è un modo per dire ai suoi di non accontentarsi di quello che dice la gente, perché la fede non avanza per sentito dire. Le risposte che cerca Gesù non sono parole: Lui cerca persone; non definizioni ma coinvolgimenti. Non dà lezioni, non suggerisce risposte, ma ti conduce con delicatezza a cercare dentro di te».
Cristo «non indottrina nessuno: i discepoli non devono temere di dover dare risposte preconfezionate. A Gesù interessa sapere se i suoi hanno aperto il cuore» perché, avverte padre Ronchi, «il nostro cuore può essere la culla o la tomba di Dio». Si tratta di «un ordine severo che raggiunge la Chiesa tutta», avverte, ammettendo: «Talvolta, abbiamo predicato un volto deformato di Dio: Cristo non è ciò che dico di Lui ma ciò che vivo in Lui».