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SQUARCI DI CATECHISMO EUCARISTICO

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2015 13:41
28/02/2015 12:24

VIENI, GESÙ! 

Vieni! 
Anima eucaristica riparatrice, a volte potresti soffrire di solitudi­ne, non tanto nel vederti sola, quanto nel sentirti sola. La presenza delle persone che ti circondano, non riempie quel vuoto che provi nell'animo. Non sai cosa fare, ti vedi triste, scontenta e anche ner­vosa. Ti agiti, sei ansiosa di qualcuno a cui dire una parola, a cui aprire l'animo e da cui ricevere una parola di comprensione e anche di conforto. 
Proprio questa tua ansiosa ricerca t'impedisce di vedere Colui che è accanto a te, ansioso anche Lui di comunicarti la sua pace. Atten­de soltanto che tu ti metta in sintonia con Lui. Ravviva la tua fede e renditi convinta di questa presenza di Gesù. Però per non illuderti e deluderti, fa' attenzione a non fermarti su un Dio che hai costruito nella mente secondo le tue aspirazioni, i tuoi desideri, i tuoi bisogni..., ma cerca di riconoscerlo e accoglierlo nella realtà di ogni giorno. 
Devi sincronizzarti con questo Dio, per cui cerca la sua lunghez­za d'onda e invocalo: "Vieni, Gesù!". 
Vieni in me. 
Al tuo invito, Gesù ti si fa presente e tu, trattenendoti con Lui, hai modo di conoscere l'amore, le premure, la delicatezza che ha verso di te. Conoscendolo, ti accorgi che Lui solo sa comprendere, sa perdonare, sollevare, confortare.... di conseguenza lo invochi: 
"Gesù, vieni in me!". 
E qui fa molta attenzione. Credi di essere tu a chiamare Gesù, in­vece è Lui che chiama te. La tua invocazione, infatti, è stata solleci­tata da una sua chiamata. 
Gesù chiama sempre ed è sempre in attesa di una risposta. Se guardi bene in te stessa, ti accorgi che tutta la tua vita è fatta di appelli del Signore e di risposte che hai saputo dare. 
In questo continuo scambio di richieste e risposte, devi finalmen­te capire che il messaggio più urgente, la rivelazione più incalzante è questa: Gesù non è come Lo pensi tu, ma è infinitamente migliore, più affettuoso, più meraviglioso di quanto Lo avessi mai immaginato. 
Acquistando questa conoscenza di Gesù, provi la sensazione di li­berarti di una religione vana, che vivi nella tristezza e nell'errore di crederti sola, e nello stesso tempo senti che il cuore ti si apre alla fiducia, all'abbandono, alla gioia vera, per cui ti viene spontanea l'invocazione: "Vieni, Gesù!". 
E l'attesa, il desiderio che si vive nel periodo d'avvento che tu devi realizzare in te. 
Gesù ti si fa presente, sappi essere vigilante per riconoscerlo e in­vitarlo in te. 
È Lui che ti parla, quando leggi o ascolti le divine Scritture. Ti si presenta come luce, forza e amore; accoglilo nella tua mente, nel­la tua volontà, nel tuo cuore. 
È Lui che ti si presenta in quel dovere, in quel lavoro; sappi rico­noscerlo e accoglierlo come compagno nella tua vita quotidiana. È Lui che vuole o permette per il tuo bene quell'umiliazione, quella sofferenza, quella contrarietà; sappi intravederci questa sua volon­tà, questa sua permissione e accoglierlo come amico nel tuo dolore. È Lui che nel silenzio del tabernacolo ti guarda, ti segue con tanta premura; mettiti in sintonia con questo suo sguardo divino e per­mettigli di realizzare il suo ardente desiderio di passare dal taberna­colo al tuo cuore. 
Per inserirmi in te. 
Rifletti su questo "folle" desiderio di Gesù di essere presente in te, di trasformare il tuo cuore in un tabernacolo vivente; cerca di sentire questa sua presenza in te, e di convincerti che Egli attende da te non tanto rispetto, amore e venerazione, quanto la tua disponi­bilità di agire in te per inserirti in Sè. 
Anche tu devi ripetere con Maria: "Eccomi, sono la serva del Si­gnore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc. 1,38). 
Per questa sua disponibilità il Verbo di Dio assunse nel suo seno verginale la natura umana e divenne Figlio dell'uomo. 
Per la tua disponibilità Gesù, presente in te, ti comunica, median­te la natura umana, la sua natura divina, ti inserisce nella sua vita e ti rende figlia di Dio. 
Come avverrà questo? 
Gesù disse: "Ecco io vengo, o Padre, per fare la tua volontà " (Ebr. 10,9). E visse questa volontà: "Faccio sempre quello che pia­ce al Padre mio" (Gv. 8,29), tanto da divenire suo cibo: 'Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato" (Gv. 4,34), e lo mangiò fino alla morte e morì per averlo mangiato: "Tutto è com­piuto!" (Gv. 19,30). 
Venne dal Padre, visse nell'obbedienza fino alla morte di croce e ritornò al Padre trascinandosi dietro l'umanità nella via dell'obbe­dienza: "Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati co­stituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti sa­ranno costituiti giusti " (Rom. 5,19). 
Per cui, se vuoi che Gesù venga in te, viva in te e ti inserisca nella sua vita, devi anche tu metterti su questa via dell'obbedienza: "se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti " (Mt. 5,17). 
La vita di Dio è racchiusa nella tua volontà. Per cui, se vuoi esse­re inserita in Cristo, devi entrare nella sua volontà. 
Sappi allora intravedere, comprendere, accogliere come cibo questa volontà divina nelle varie circostanze della vita. 
Però a volte può capitarti che questo cibo ti si presenti poco appe­titoso, anzi disgustoso; allora devi andare a Messa, perché è proprio lì che ti viene offerta la possibilità di conformare, di fondere la tua volontà con quella di Cristo. 
Egli per volontà del Padre rinnova il suo sacrificio, rinunzia com­pletamente a Sé stesso fino a divenire un pane spezzato, donato, mangiato. 
Non puoi andare a Messa e rimanere te stessa. Devi permettere all'amore di Cristo di sacrificare sull'altare del tuo cuore la tua vo­lontà e le sue manifestazioni d'orgoglio, superbia, egoismo, vanità, risentimento, attaccamento alle tue idee... Devi partecipare alla Messa con sottomissione alla volontà divina, qualunque essa sia; anche quan­do ti fa soffrire, anche quando è contraria alle tue aspettative, al tuo spirito autosufficiente. Unisciti al sacrificio di Cristo con questo tuo sacrificio come pegno di fede nella sua parola, di fiducia nella sua potenza, di amore al suo amore. 
Questa progressiva sottomissione della tua volontà alla volontà di­vina, è progressiva consapevolezza di Gesù in te, è progressiva con­quista di Gesù in te, è progressiva trasformazione di te in Gesù. 
Per trasformarmi in te. 
Al sacrificio della tua volontà, compiuto nella Messa, Gesù ti ri­sponde con il dono della sua volontà nella Comunione. 
La presenza sacramentale di Gesù in te termina dopo alcuni minu­ti, ma il suo spirito permane e penetra e vivifica i sensi del tuo corpo e le facoltà della tua anima, così che Gesù vive nella tua vita, nella tua volontà, nel tuo amore, nei tuoi pensieri, nei tuoi desideri... 
Da questa immolazione, da questa fusione ricevi una nuova vita, diventi "nuova creatura", vieni trasformata in Gesù. 
Sull'altare la sostanza del pane e del vino scompare per dar posto alla sostanza di Gesù. 
Anche in te deve scomparire il tuo "io" per dar posto al tuo Dio. È proprio questa sostituzione che ti rende "nuova creatura", che ti comunica i sentimenti di Cristo, che ti imprime i lineamenti di Cristo. 
In questo morire a te stessa, in questo rivestirti di Cristo, Gesù compie in te una nuova Incarnazione, rivive in te la sua seconda vi­ta, che consiste appunto nell'onorare, nel glorificare il Padre in una progressiva trasformazione di te in Lui. 
Certamente la tua vita, se osservata all'esterno, per molti aspetti resta uguale alle altre: parli, lavori, mangi, cammini ... come tante altre persone, ma sotto queste apparenze si nasconde, come Gesù sotto le specie sacramentali, una vita profonda e divina. 
Anche tu a volte dubiti di questa divina realtà, perché non vedi, non senti, non ti accorgi di nulla. Però ricordati che ora tutto si compie nella fede, come se tutto fosse avvolto in un involucro; ma alla fine, nel giorno in cui questo involucro verrà meno, comparirà l'immagi­ne gloriosa di Gesù, tanto più gloriosa quanto più ti sei lasciata tratteggiare dal suo pennello, dal suo scalpello. 
Con questa accoglienza di Gesù in te, con questa donazione di te a Gesù, con questa trasformazione di te in Gesù, tu realizzi, riattua­lizzi in te il mistero dell'Incarnazione e del Natale. 
Ma questa nascita, questa presenza di Gesù in te non è un dono esclusivo per te, ma è per il bene di tutti. 
Come la Vergine Madre a Betlemme presentò Gesù Bambino ai pastori e ai Re Magi, così anche tu devi sentirti in dovere di manife­starlo mediante la condotta e di donarlo mediante l'esercizio della carità. 
DAVANTI A TE, O GESÙ! 


Anima eucaristica riparatrice, hai festeggiato il Natale. Ma non so se ti sei convinta dell'amore di quel Bambino che hai ammirato nell'immagine del presepio, che hai adorato sotto le specie eucari­stiche, che hai ricevuto nell'Ostia. 
Non so se la gioia del Natale abbia eliminato l'amarezza della tua vita quotidiana. 
Potresti trovarti ancora nel dubbio, nello scoraggiamento, nella sfiducia, nella tristezza. 
Potresti sentirti vuota, vuota di quell'amore che dà quiete, pace, serenità. 
Questo amore, lo desideri ardentemente e lo vorresti possedere pienamente. Però, fai attenzione, potresti sbagliare strada. Sbagli quando credi di poterlo acquistare con le tue forze, quando lo ritieni una tua conquista. Perché il vero amore non è un traguardo, ma un dono che si deve saper accogliere. 
Il vero amore è quel Bambino che è nato anche per te. Dinanzi a Lui apri il tuo cuore e fallo entrare in te, permettigli di penetrarti e trasformarti nel suo amore. 
Posseduta e vivificata da questo amore, puoi riamare Colui che ti ama e in Lui i tuoi fratelli. E stai pur certa che questo tuo amore gli è gradito, perché è un riflesso del suo amore. 
Allora quando ti senti stanca, vuota, sola, sfiduciata, ... pensa a Colui che dal tabernacolo ti guarda, ti segue, ti attende. 
Esposta a questo Sole eucaristico, purificata dalla sua luce, vivifi­cata dal suo calore, guarda, osserva, considera come l'Amore, per comunicarti amore, si è incarnato, si è immolato, si lascia mangiare. 
Amore incarnato. 
Ripensa al presepio: 
- quel Bambino è l'Amore sussistente ed eterno, che ti si presenta sotto le fattezze di un bambino per attrarre la tua attenzione, per con­quistare il tuo affetto; 
- quel Bambino è Colui che è prima del tempo, l'invisibile, l'incom­prensibile; Colui che abita fuori dalla materia, il Principio di ogni cosa creata, la Fonte della vita e dell'immortalità (Cfr. Col. 1,15-18); Colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo (Giov. 11,36); 
- quel Bambino per rendersi simile a te, si è fatto uomo come te; 
per renderti simile a Sé, ti ha comunicato la sua natura divina; 
per elevarti alla sua dignità, ti ha resa figlia del Padre; 
per introdurti nell'eternità, è nato nel tempo; 
per sostenerti in questo cammino, rinasce e rimane con te nel miste­ro eucaristico. 
Per quel Bambino, sei passata da una condizione di mortalità al­l'immortalità; 
da una natura corruttibile all'incorruttibilità; 
dalla morte del peccato alla vita della grazia; 
all'uomo "vecchio" ad una nuova creatura: 
dal potere delle tenebre al regno di luce infinita. 
Da quel Bambino "in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità" (Col. 2,9), ricevi: "grazia su grazia " (Giov. 1,16); "dalla sua povertà, ogni ricchezza" (2, Cor. 9). E per permetterti di avvicinarti a Sè con più spontaneità e fiducia, "spogliò" sé stes­so, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomi­ni; "apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte in croce" (Fil. 2,7-8). 
Amore immolato. 
Proprio sulla croce l'Amore si è immolato. 
Il Figlio di Dio non solo si spogliò della sua maestà divina e as­sunse la natura umana, ma divenne "peccato" per redimere il pec­cato. "Colui che non aveva conosciuto il peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore" (2 Cor. 5,21), "Egli portò i nostri pecca­ti nel suo corpo sul legno della croce" (1 Pietro 2,24). 
Guarda, contempla il divin Crocifisso. Il Re della Gloria è dive­nuto il re della burla: "Salve, re dei Giudei ", "Ecco l'uomo ", "Scen­di dalla croce... ". È sospeso fra cielo e terra, fra il cielo provocato e la terra provocatrice, vittima di propiziazione. 
È stato l'amore, solo l'amore del Padre che ha imposto a Gesù la via della croce. Egli sapeva che la sua missione era di manifestare agli uomini l'amore infinito di Dio e di ridare agli uomini la capaci­tà di amare Dio; perché in questo sta l'onore di Dio, che sia cono­sciuto il suo amore e sia riamato. 
Nonostante la ripugnanza della natura umana, andò liberamente incontro alla morte di croce, perché gli uomini vi vedessero, attra­verso il suo amore, l'amore del Padre e credessero all'amore del Padre per loro e, credendo, lo riamassero e lo riamassero con il suo stesso amore. Perché solo il suo amore è veramente rispondente all'amore del Padre. 
In questa realtà sappi vedere la croce non più nel suo aspetto di tristezza, di sofferenza, di morte; ma come una manifestazione e te­stimonianza di amore. 
È l'amore del Padre: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espia­zione per i nostri peccatiti (1 Giov. 4,10). 
È l'amore del Figlio: "Mi ha amato e ha dato sé stesso per me" (Gal. 2,20). 
Dall'alto della croce Gesù ha amato e donato la propria vita anche per te, per fare di te un altro sé stesso, un figlio del Padre, un mem­bro del suo Corpo mistico, un vivente animato dal suo stesso Spirito. Continuamente ti ama e ti si dona nel Pane Eucaristico. 
Amore mangiato. 
Si fa pane per lasciarsi mangiare anche da te: "Prendete e man­giate, questo è il mio Corpo", "Chi mangia la mia carne dimora in me e io in lui". 
Per cui, quando fai la Comunione, ricevi Gesù in te, e Gesù rice­ve te in Sé; tanto da formare un'unica dimora, da vivere un'unica vita che è amore: "Dio è amore". 
Sappi considerare e comprendere questa condiscendenza, questo annientamento di Gesù che trasforma la realtà del pane nel suo cor­po, proprio per penetrare nel tuo essere con il suo amore, per asso­ciarti al suo amore per il Padre, per completare e realizzare anche in te quella meravigliosa circolazione dell'amore, che parte dal Pa­dre e scende, per la tua unione a Cristo, nel tuo cuore, e dopo averti vivificata, trasformata e assorbita in Sé, s'innalza e con te ritorna al Padre in un perfetto amore per Lui. 
In te rivive l'amore di Cristo. 
È questo amore di Cristo in te, che tu offri al Padre. 
È in questo suo amore presente in te, che Gesù rinnova, perfezio­na il suo amore verso il Padre. 
È per mezzo di questo amore, che Gesù continua in te a glorifica­re il Padre. 
È in questo amore divino e umano che Gesù realizza la piena con­formità del volere umano al volere di Dio. 
È per mezzo di questo amore, che Gesù rivive in te la sua vita terrena, la sua seconda vita. 
Anche in te si rinnova e si completa il mistero dell'Incarnazione. 
La tua risposta. 
Di fronte alle meraviglie di questo Amore che per te, da Figlio di Dio discende alla condizione più infima dell'uomo, che per te sa­le sul legno della croce ricoperto dei tuoi peccati, che si annienta in una piccola ostia per essere da te mangiato comunicandoti la sua vita, lascia per qualche istante le tue occupazioni e i tuoi pensieri, ed entra nel tuo intimo e contempla. 
Potrebbe sembrarti incredibile un tale amore, perché solo un paz­zo può amare così, ma Dio è "pazzo" di amore. 
Il presepio, la croce, il tabernacolo..., tutto è incitamento e sti­molo del suo amore al tuo amore per Lui. 
Scuotiti, liberati da quel vivere abitudinario che ti porta all'indif­ferenza, all'apatia. Quell'amore è rivolto a te, è per te. Credi e la­sciati penetrare da quel grido che, emesso sulla croce, si ripercuote continuamente da ogni tabernacolo: "Sitio". 
Il divin Prigioniero non ti chiede acqua, ma un sorso del tuo amo­re. Ha sete d'amore. 
Ha sete di te, perché non puoi amarlo se non ti lasci amare. Ha sete di te, non perché abbia bisogno del tuo amore, ma perché non puoi essere ciò per cui sei stato creato, se non amandolo. Ha sete di te, perché ha bisogno anche di te per trasmettere al mon­do il suo amore salvatore. 
Ti attende, ti supplica. Lasciati penetrare, conquistare, usare, per­ché il tuo cuore possa battere all'unisono con il suo cuore, amando ciò che Egli ama nell'unico desiderio della gloria del Padre e della salvezza delle anime. 
GESÙ, IN TE LA MIA QUARESIMA! 


Anima eucaristica riparatrice, raccogliti davanti al Tabernacolo, immergiti nel suo sacro silenzio e con me pensa, considera, rifletti. Stiamo per entrare in Quaresima e il proposito che ci propone il Signore nel Vangelo, mi rimane difficile a comprenderlo e tanto più a praticarlo, mi turba. 
Ci dice di fare penitenza, di convertirci e, allo stesso tempo, di rallegrarci, di profumarci, di far buon viso... 
Come si può conciliare penitenza e serenità, mortificazione e gioia, rinuncia e gaudio? 
Non si comprende perché si ha un concetto sbagliato della peni­tenza. In genere si guarda la penitenza nel suo aspetto negativo. Ci rattrista, ci fa soffrire perché ci richiede la rinuncia di un qualcosa che è in noi, o che ci appartiene. 
Invece la vera penitenza non chiede, ma dona; non priva, ma arric­chisce; non rattrista, ma rallegra. 
Ci rimane difficile vivere questa prospettiva della penitenza per­ché si tiene conto solo di quello che facciamo per il Signore; delle tristi e povere cose che ci imponiamo per Lui. Per cui, spesso pen­siamo e diciamo: "Quante cose per Lui! Quante ne ho sacrificate! E Lui che ha fatto per me?". 
Come si è lontani, anche se si recita spesso, dal "Magnificat", che canta le meraviglie di Dio; dal "Credo", che non dice una pa­rola di noi, ma che canta le iniziative, le invenzioni di Dio per testi­moniarci il suo amore, per persuaderci che ci ama. 
Gesù, presente nel tabernacolo, non sa che fare dei nostri sacrifi­ci, delle nostre rinunce, delle nostre mortificazioni. Attende solo una risposta d'amore al suo Amore. 
Anima eucaristica riparatrice, non fare "mortificazioni" di Qua­resima. Forse già sei troppo morta, troppo inerte! 
Preferisci delle "vivificazioni" quaresimali, che possono con­sistere: 
1. Nel saper guardare Gesù e Gesù Eucaristico. 
Innanzi tutto distogli lo sguardo da te stessa, per non pensare alle colpe che ti rattristano, alle mortificazioni che ti costano, ai sacrifici che ti ripugnano, alla croce che ti spaventa, poiché non c'è nulla di bello e di attraente in queste cose. 
Rivolgi il pensiero al tuo Gesù che ti aspetta, che ti chiama. Sappi trovarlo, conoscerlo e riconoscerlo ancora, per provare meraviglia della sua tenerezza, per contemplare quanto ha fatto per te, per rice­vere nella gioia il suo perdono, per immergerti nel suo amore. 
Anche tu considera bene la differenza, con la relativa conclusio­ne, tra il comportamento di Giuda e quello di Pietro. 
Giuda riconosce il suo peccato e lo confessa: "Ho peccato, ho ver­sato il sangue innocente". Ma si ferma lì e la sua situazione è così disperata che va ad impiccarsi. 
Anche Pietro riconosce di aver peccato, ma non ripiega su se stes­so. Guarda Gesù e sa accogliere quello sguardo di amore e di attesa, e il suo animo trabocca di dolore e di gioia, di pentimento e di speranza. 
Dal tabernacolo Gesù rivolge lo sguardo anche verso di te. Fa' che il tuo s'incontri con quello sguardo pieno di bontà e d'amore, e aprigli il tuo animo, perché possa penetrarti, purificarti, elevarti. Come Pietro sentirai la gioia di essere salvata. 
2. Nel saper credere all'amore di Gesù. 
Sei anima eucaristica non perché vai a Messa, non perché fai la Comunione, non perché ti trattieni in adorazione, ma perché hai la certezza che Gesù ti ama. Ama te, proprio te. Trova gioia nel tuo cuore, è sensibile alle tue attenzioni e soffre delle tue ripulse. 
Tu potresti stare senza Gesù, trascurarlo, dimenticarlo; ma Lui non può stare senza te, ti ama! Ti ama gratuitamente. Ti ama prima che Lo ami, anche se sei peccatrice. 
Gesù non ha bisogno dei tuoi sacrifici per amarti. Ti ama anche se non fai mortificazioni e rinunce in Quaresima. 
Ti ama non perché ne sei degna, ti ama non per le tue qualità, bensì per la bontà, generosità, fedeltà del suo Cuore. 
Perché ti ama, ti ha redenta, ti ha unita al suo Corpo Mistico, Ti ha resa figlia del Padre. 
Nella misura in cui conoscerai, crederai, accoglierai questo amo­re di Gesù, potrai riamarlo, perché il tuo amore, per essere vero, dev'essere una risonanza del suo amore. 
Come Gesù ti ama donandosi a te, fidandosi di te, così anche il tuo amore dev'essere un dono di te, un abbandono fiducioso in Lui. E come Gesù ti ama così come sei, anche tu devi amarlo così co­me sei, perché non vi è nulla di più pericoloso che voler sentirsi de­gni di essere amati dal Signore. 
3. Nel saper ricevere da Gesù 
Gesù presente nel tabernacolo con tutta la sua divinità, ha in Sé ogni beatitudine, per cui non ha bisogno di nulla. 
Egli non è colui che prende, né che riceve. Egli è amore. Mette la sua gioia nel dare. Si rallegra quando apprezzi i suoi doni e vi scorgi la testimonianza e il riflesso della sua bontà. 
Gli procuri gioia non per quello che fai per Lui, ma per quello che Gli permetti di fare in te. E in te vuole fare una sola cosa: quella di renderti simile a Sé. 
Proprio per questo motivo: 
a) ti ama per insegnarti ad amare. 
Ti ama con un amore umile, paziente, comprensivo, disinteressa­to, perseverante, per suscitare in te un amore simile al suo, in modo che, con questo amore, Tu possa riamare Lui e Lui nel prossimo. 
b) Si dona a te per insegnarti a donare. 
A forza di dare, vuole farti comprendere il valore del dare, vuole renderti partecipe della gioia del suo dare. 
Allora i tuoi piccoli sacrifici non saranno privazioni sterili, rinun­ce penose, "pure perdite", ma diventeranno fonte di condivisione e di gioia, di fraternità e di generosità, tanto che tu stessa ne rimarrai meravigliata e ti sentirai felice. 
c) Ti perdona per insegnarti a sentirti perdonata e a perdonare. 
Gesù, nel silenzio del tabernacolo, è sempre vittima di espiazione anche dei tuoi peccati. Per cui non può non perdonarti. Anzi, prova gioia immensa quando può accoglierti e donarti il perdono del tuo peccato. Ripensa alla gioia del padre del figliol prodigo... 
Invece sei tu che non ti dai pace, che non ti perdoni. E a Gesù rimane assai difficile superare, distruggere in te la sterile e orgo­gliosa stizza delle tue colpe. 
Lasciati penetrare, invadere, sconvolgere, inebriare dal perdono del Signore, in modo che le tue mancanze diventino un semplice ri­cordo della bontà, della tenerezza con cui sono state perdonate. So­lo allora proverai la gioia del perdono. Gioia così intima e forte che sentirai il bisogno di comunicarla ad altri con il tuo perdono. 
Nel guardare Gesù, nel credere al suo amore, nel ricevere e dona­re il suo perdono, vivrai la tua penitenza quaresimale, la quale ti spo­glierà veramente di te stessa e ti riempirà di Gesù. Quindi non pri­vazione, ma arricchimento; 
non mortificazione, ma vivificazione; 
non tristezza, ma gioia. 
È un ricevere e un donare Gesù. 
GESÙ, TU SEI LA MIA PASQUA! 

Anima eucaristica riparatrice, tieni presente che il tuo compito par­ticolare è quello di cooperare con Cristo Gesù. 
Egli ha redento l'umanità morendo sulla croce, risorgendo dal se­polcro e rimanendo nel mistero dell'Eucaristia. 
Anche tu sei chiamata a vivere questo mistero di morte e di risur­rezione inserendoti nella sua vita eucaristica. 
Nel partecipare alla Messa, nel fare la Comunione, nel trattenerti davanti al tabernacolo, guarda, contempla e accogli Colui che riat­tualizza la sua morte per sconfiggere la tua morte, che riattualizza la sua risurrezione per vivificare la tua vita. 
Incorporata a Cristo. 
Rinnova la fede nella tua incorporazione a Cristo Gesù: "Io sono la vite e voi i tralci". Questo innesto in Cristo, lo iniziasti nel Batte­simo: "Battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo" (Gal. 3,27), e lo vai perfezionando con il Pane eucaristico: Colui che mangia di me, vivrà per me" (Giov. 6,57). 
L'effetto dell'Eucaristia è di "farci diventare ciò che mangiamo" (S. Leone Magno). "Io sono la vita", ha detto Gesù; quindi, quando fai la Comunione, ricevi la "vita"; di conseguenza devi neces­sariamente divenire "viva" e trasmettere la "la vita" nella pazien­za, nella carità, nell'ascolto, nella dolcezza, nell'obbedienza ai do­veri del tuo stato ... Se non dai questi segni di "vita", vuol dire che mangi e bevi indegnamente il Corpo e il Sangue del Signore; che fai la Comunione come uno dei tanti atti di ogni giorno, che non tra­smettono, che non comunicano nulla. 
Devi morire con Cristo 
Forse pensi poco alla Comunione come incorporazione alla vita di Cristo, e tanto meno come incorporazione alla sua morte. 
Se vuoi ricevere la vita di Cristo, risorgere con Cristo, prima devi morire, devi essere sepolta con Cristo (Cfr. Col. 2.18). 
Allora, quando ti accosti all'altare, ricordati che ricevi Cristo, glo­rioso sì, ma sempre immolato, sacrificato, crocifisso; e dove entra Cristo crocifisso, entra sempre con la sua croce, sulla quale devi cro­cifiggere il peccato e le sue cause. 
Non saresti coerente se pretendessi di scuotere la croce dalle tue spalle e ricevere Colui che ha detto: "Se qualcuno vuol venire die­tro a me, rinunci a sè stesso, prenda la sua croce e mi segua". Quindi devi permettere all'amore di Gesù di uccidere sopra l'altare del cuo­re il tuo egoismo, il tuo orgoglio, la tua gelosia, le tue impazienze, la tua concupiscenza, il tuo rancore..... 
Risorgere con Cristo 
Nella misura in cui vivrai questa mortificazione, morirà in te "l'uo­mo del peccato" e risorgerà "l'uomo nuovo" che è Cristo Gesù. Egli, prendendo possesso della tua carne, della tua anima, delle tue facoltà, della tua libertà ... vivrà in te una sua nuova risurrezio­ne, che consiste appunto nell'onorare, nel glorificare il Padre in una progressiva trasformazione di te in Lui. Vuole completare anche in te la gloria della sua risurrezione. Ma, come quella del sepolcro, è una risurrezione che avviene nel silenzio. E tu, vedendo solo la "passione" e la "morte", spesso ti lasci prendere dalla tristezza, dallo scoraggiamento, come i discepoli di Emmaus. 
Ma beata te se, come loro, saprai accogliere Gesù nei tuoi collo­qui, e comprendere il suo dolce rimprovero: "Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Luca, 24,26). 
Oggi 
Non vi è altra via, devi diventare conforme a Gesù nella "morte " per "raggiungere la risurrezione dai morti ", cioè la tua trasforma­zione in Cristo. 
Però questo mistero di morte e di risurrezione, lo devi realizzare non fra dieci, venti, trenta o cinquant'anni..., ma subito, oggi, ogni giorno: "Quotidie morior ", muoio ogni giorno, diceva S. Paolo. E continuava: "Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno " (2 Cor. 4,16). Quindi la tua risurrezione non solo è speranza per il futuro, ma trasforma­zione nel presente. Oggi risorgi, non un "domani", perchè "ades­so" passi dalla morte alla vita (Cfr. 1 Giov. 3,14) per una parteci­pazione reale alla vita del Risorto. 
La tua partecipazione alla gloria di Gesú risorto sarà tanto più gran­de, quanto più "ora" farai vivere in te la sua vita di grazia. Forse mai ci avrai pensato. Tu credi non ad una vita futura, bensì ad una vita eterna. E se è eterna, vuol dire che già è cominciata, che già la vivi. E se la vivi, è cominciata in te la risurrezione. Vivi questa "vita eterna", realizzi questa "risurrezione" nella misura in cui accetterai di morire in quella parte di te stessa in cui sei troppo viva: nelle tue agitazioni, nei tuoi timori, nelle tue tristez­ze, nei tuoi risentimenti, nei tuoi egoismi...; e nella misura in cui accetterai di risuscitare in quella parte di te stessa in cui sei troppo morta: risuscitare alla pace, alla fede, alla speranza, al perdono, al­l'amore, alla gioia.... 
Per accettare e vivere con generosità questo programma di morte e di vita, tieni presente che "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi " (Rom. 8,18). 
Guarda, considera questa meta gloriosa per sentirti maggiormen­te impegnata ad acquistare e vivere una vita che valga la pena di es­sere resa eterna. Perchè, se il Signore risuscitasse questa tua vita egoistica, dolorosa, agitata.... ti concederebbe un castigo e non un premio. 
Sei chiamata a dare questa testimonianza: che è possibile "mori­re", che è possibile "risuscitare". 
Portati all'altare. Gesù risorto ti attende per offrirti la sua risurrezione, la sua vittoria, la sua gioia.... Sappi accogliere questa gioia, sappi sintonizzarti con questa gioia, perchè solo la serenità del tuo volto sarà una testimonianza vera che il Cristo è risorto e vive in te. Trasforma il tuo volto in un riflesso di quello di Cristo. 
Cessa di soffrire con Cristo, impara a rallegrarti con Lui. Non fer­marti al Crocifisso, ma va al Cristo risorto e offrigli il sacrificio di essere felice. 
La tristezza è la misura del tuo attaccamento a te stessa, alla tua esperienza, alla tua sfiducia, ai tuoi guai....; mentre la serenità è la misura del tuo attaccamento a Dio, alla fede, alla speranza.... 
La tua serenità è l'indice della tua risurrezione, è la risposta del tuo amore all'amore di Cristo, è la manifestazione della tua accetta­zione ad essere un "felice infelice". 
Se sei felice finchè tutto va bene..., se sei infelice quando ti trovi nella sofferenza, nella solitudine..., non sei un segno di Dio, non annunci nulla di straordinario. 
Ma se sei un felice povero, un felice sofferente, un felice incom­preso e perseguitato, allora sì che manifesti d'aver trovato Qualcu­no che è capace di far nascere in te questa cosa impossibile, che è la sua gioia nella tua tristezza, la sua felicità nella tua povertà, la sua beatitudine nella tua afflizione... Allora sì che la Risurrezione ti ha resa "nuova creatura" e, come tale, generi Cristo, Lo rendi presente e operante nel tuo ambiente e, nel medesimo tempo, parte­cipi e condividi la sua stessa potenza liberante, redentiva, riparativa. 
GESÙ, IN TE LA MIA GIOIA! 

Anima eucaristica riparatrice, mi sembra giusto e doveroso richia­mare la tua attenzione su un aspetto, forse, troppo trascurato di Ge­sù Eucaristia. 
Può darsi che anche tu, per una certa formazione spirituale, pre­ferisci soffermarti su l'abbandono, su la trascuranza, su la sofferen­za di Gesù Sacramentato, anziché sul suo stato glorioso. 
E vero che Gesù nel suo Mistero eucaristico "rivive misticamen­te" tutta la vita terrena, ma in realtà non è più il Gesù di Betlemme, di Nazareth, del Cenacolo, del Getsemani, del Calvario, bensì il Cristo Risorto, che vive glorioso alla destra del Padre. 
Se hai fatto attenzione, ti sarai accorta che tutta la liturgia pasqua­le è un continuo richiamo sul passaggio di Gesù dalla morte alla ri­surrezione, dall'umiliazione alla gloria, per cui viene rivolto ai fe­deli un insistente invito a partecipare alla vittoria, alla gloria, alla gioia di Cristo Risorto. Un susseguirsi di inviti che sono felicemen­te riassunti ed espressi nel saluto di congedo, che il Sacerdote rivol­ge all'assemblea al termine della celebrazione della Messa: "Anda­te e portate a tutti la gioia del Signore Risorto!". 
Ma purtroppo dovrai convenire con me che è un saluto che rima­ne incompreso, non accolto e tanto meno trasmesso. 
Se è così anche per te, devi ammettere che non hai celebrato la Pasqua... Non sei passata dalla sofferenza e dall'oscurità del Vener­dì santo alla luce e alla gioia della Domenica di risurrezione. Non hai creduto alla parola del Signore: "Voi piangerete e vi rattristere­te, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia" (Giov. 16,20). 
Sei rimasta nella tua paura, paura di rinunziare, di staccarti da te stessa e abbandonarti a Dio... Paura di affrontare i tuoi sentimenti e superarli. Però ricordati che la gioia deriva sempre da una vitto­ria, la vittoria è sempre preceduta da una lotta, la lotta comporta sem­pre la sofferenza. 
Non volendo la sofferenza, si rinuncia alla lotta e si accetta, an­che lamentandosi, di rimanere come si è. In questo stato d'animo si è portati più facilmente a guardare il Crocifisso anziché il Sepol­cro vuoto; a soffrire con Cristo anziché a gioire con Lui. 
Ma Gesù, nel silenzio del tabernacolo, vede la tua tristezza e desi­dera ardentemente comunicarti la sua gioia; per cui con insistenza sussurra nel tuo intimo: "Vieni a me..., il tuo cuore si rallegrerà e nessuno ti potrà togliere la tua gioia" (cfr. Giov. 16,22-23). 
Ascolta, dunque, la voce del Signore, e presso il tabernacolo com­prenderai sempre meglio come Gesù è la tua gioia e come tu sei la sua gioia. 
La gioia di Gesù 
Anche se nell'Eucaristia Gesù ha il suo Getsemani, la sua Passio­ne, il suo Calvario, sappi ugualmente considerare, anzi, adorare con letizia la sua ineffabile gioia. 
Gioia di trovarsi con gli uomini, in tutti i tabernacoli del mondo, realizzando la sua eterna aspirazione: "Pongo le mie delizie tra i figli dell'uomo" (Prov. 8,319). 
Gioia di rinnovare misticamente il mistero della sua Morte, che gli permette di compiere una perfetta riparazione della gloria del Padre e di offrire alle anime i tesori della Redenzione. 
Gioia di donarsi in cibo ai suoi fedeli per vivere in loro, per in­staurare con loro la più intima amicizia. 
Gioia di vedersi ogni giorno circondato da anime che desiderano mantenersi in contatto con la sua vita eucaristica per conoscere, ac­cogliere e vivere sempre meglio il suo mistero di amore. 
Gioia di vedere crescere il numero delle anime adoratrici, delle anime riparatrici, le quali si sforzano di non aver altro interesse che i suoi interessi, altro ideale che i suoi ideali, e totalmente si affidano a Lui per la gloria del Padre, per il bene della Chiesa, per la salvez­za del mondo. 
Gioia nel vedere anime affamate dell'Eucaristia, assetate del suo amore, e impegnate a realizzare in se stesse la sua vita eucaristica, offrendosi in una reale e amorosa immolazione, facendosi ostia con Lui ostia, divenendo così le consolatrici fedeli del suo Cuore Euca­ristico. 
Tu, gioia di Gesù 
Desidera fortemente far parte anche tu del numero di queste ani­me generose. Non guardare le tue deboli forze, la tua instabile vo­lontà, il tuo cuore pauroso; se Gesù ti fa sentire le sue divine attrat­tive, lasciati conquistare, lasciati condurre dalla sua grazia e dal suo amore. 
In qualunque stato ti trovi, nella salute o nell'infermità, nel lavoro e nella forzata inattività, nella comprensione o nella solitudine, cer­ca di non avere altro fine che quello di divenire gioia di Gesù nella sua vita eucaristica. 
Sei gioia di Gesù Eucaristico: 
- quando ti vede fedele alla sua grazia e costante nel tuo dovere di ogni ora; 
- quando ti vede contemplare i suoi sentimenti per farli tuoi e viver­li con fedeltà e amore; 
- quando ami la pace, il silenzio, il raccoglimento, la pia solitudine del tabernacolo, e ti vede piena di zelo nel condurre anime al ta­bernacolo; 
- quando ti vede partecipare con generosità e consapevolezza alla Messa, unendoti a Lui e offrendoti con Lui, e donargli nella Co­munione il tuo cuore come una sua dolce "dimora"; 
- quando ti trattieni con Lui davanti al tabernacolo, parlando del Pa­dre e della sua gloria, interessandoti del suo amore e delle sue pe­ne, parlando della sua Chiesa e dei suoi bisogni, parlando dei tuoi familiari, parenti e conoscenti, e anche dei tuoi defunti, parlando della sua Mamma e dei Santi... 
- quando ti vede durante la giornata con il pensiero rivolto al taberna­colo per offrirti con Lui, per immolarti con Lui, per donarti con Lui... 
La tua gioia 
In queste e in tante altre situazioni cerca di essere la gioia di Ge­sù, in modo che possa posare il suo sguardo anche su te, come su tante altre anime che formano la sua compiacenza, e dire anche per te: "Ora la mia gioia è compiuta" (Gv. 3,29). 
Questa gioia di Gesù diventa tua: 
- quando lo ami con la certezza di far lieto il suo Cuore; 
- quando lo ami e credi di essere amata da lui; 
- quando lo ami e ti doni, ti abbandoni a lui; 
- quando lo ami e ti lasci usare per trasmettere ad altri il suo amore salvatore; 
- quando lo ami e gli permetti di riamare il Padre con il tuo amore... Ciò nonostante potrai trovarti nel dolore più intimo, nell'incom­prensione più profonda, nella solitudine più sofferta, nelle contra­rietà più forti... ma la tua volontà saprà ripetere: "Per te, Gesù! Per amor tuo, o mio Gesù!...". E la pace ti scenderà nell'anima, e con la pace la gioia. Il dolore scomparirà e rimarrà l'amore, anzi il do­lore diventerà amore. 
Va' pure al tabernacolo e ascolta il tuo Gesù: "Non si turbi il tuo cuore... Ti dò la mia pace... Fa' quello che ti comando... Godrai della mia stessa gioia... Ti dico questo perché la mia gioia sia in te e la tua gioia sia piena" (Cfr. Giov. 14 e 15). 
È il mistero di quella gioia che fu possibile nella vita terrena di Gesù, che sussiste sublimata nella sua vita eucaristica, e che deve completarsi e manifestarsi nella tua vita. 
Accetta questo scambio di amore. Gesù è rimasto nell'Eucaristia per donarti la sua salvezza, la sua gloria, la sua gioia. Tu sappi vi­vere, santificarti, immolarti e morire per essere la sua "gioia vi­vente", nella vita, nella morte, nell'eternità. 

[Modificato da MARIOCAPALBO 28/02/2015 13:30]

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