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MEDITAZIONI SULLA PASSIONE

Ultimo Aggiornamento: 05/03/2016 20:17
23/02/2015 19:55

Sant’Alfonso M. De Liguori
MEDITAZIONI SULLA PASSIONE

Di Sant’Alfonso M. De Liguori del 1751
 
A cura dei Padre Redentoristi - © Editrice Bettinelli – Verona
 
L'AMORE DELL'ANIME

AVVISO AL LETTORE
Amato mio lettore, io ti promettei nel mio libro delle Glorie di Maria un altro dell'Amore di Gesù Cristo: ma poi, per cagione delle mie infermità cor­porali, dal mio direttore non mi è stato concesso di farlo. Appena m'è stato permesso il dare alla luce queste succinte Riflessioni sopra la sua Passione, nel­le quali per altro ho ristretto il fiore di ciò ch'io tenea raccolto su questa materia. Spero nulladimeno che questa mia operetta ti sia stata gradita, specialmente in aver sotto l'occhio raccolti, con ordine, i passi del­le divine Scritture circa l'amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato nella sua morte: poiché non v'è cosa che possa più muovere un cristiano all'amore divino quanto la stessa parola di Dio che abbiamo nelle sa­cre Carte.
Amiamo dunque assai Gesù Cristo, in cui trovia­mo il nostro Salvatore, il nostro Dio, la nostra pace ed ogni nostro bene. Ti prego perciò a dare ogni giorno un'occhiata alla sua Passione, mentre in essa troverai tutti i motivi di sperare la vita eterna e di amare Iddio, dove consiste tutta la nostra salute. Tutti i santi sono stati innamorati di Gesù Cristo e della sua Passione, e per questo unico mezzo si son fatti santi. Il Padre Baldassarre Alvarez, come si legge nel­la sua Vita, dicea che niuno pensasse d'aver fatto niente, se non arriva a tenere sempre Gesù crocifisso nel cuore: e perciò la sua orazione era mettersi a piè del Crocifisso, e, meditando in lui specialmente tre cose, la povertà, il dispregio e i1 dolore, sentire la lezione che Gesù gli faceva dalla croce.
Tu ancora puoi sperare di farti santo, se in simil modo persevererai a considerare quel che il tuo Re­dentore ha fatto e patito per te. Pregalo sempre che ti doni il suo amore. E quest'amore ancora dimanda sempre alla tua Signora Maria che si chiama la Ma­dre del bell'amore. E quando lor chiederai questo gran dono, ti prego a chiederlo anche per me che ho desiderato vederti santo con questa mia piccola fa­tica. Ed io ti prometto di fare lo stesso per te, accioc­chè poi un giorno in paradiso possiamo abbracciarci in santa carità e riconoscerci per amanti di questo amabilissimo Signore, fatti ivi compagni eterni, ed eletti ad amare da faccia a faccia per sempre il no­stro Salvatore ed amore Gesù. Amen.
 
Invocazione a Gesù ed a Maria
O Salvatore del mondo, o Amore dell'anime, o Signore il più amabile fra tutti gli oggetti, voi colla vostra Passione siete venuto a guadagnarvi i nostri cuori con dimostrarci l'affetto immenso che ci portate, consumando una Redenzione che a noi apportò un mar di benedizioni, ed a voi costò un mare di pene e d'ignominie. Voi a que­sto fine principalmente avete istituito il SS. Sacra­mento dell'altare, acciocchè noi avessimo una con­tinua memoria della vostra Passione: Perché rima­nesse in noi perenne la memoria di un beneficio così grande, lasciò ai fedeli il suo corpo in cibo, dice S. Tommaso. E prima già lo disse S. Paolo: Ogni volta, infatti, che mangiate di questo pane, voi annunziate la morte del Signore (1 Cor 11, 26). Voi, con tali prodigi d'amore, già avete otte­nuto da tante anime sante che, consumate dalle fiamme della vostra carità, rinunziassero a tutti i beni della terra, per dedicarsi tutte ad amar solo voi, amabilissimo Signore. Deh fate dunque, o Gesù mio, ch'io sempre mi ricordi della vostra Passione; e ch'io ancora misero peccatore, vinto una volta al fine da tante finezze amorose, mi ren­da ad amarvi, ed a rendere col mio povero amore qualche segno di gratitudine all'amare eccessivo che voi, mio Dio e mio Salvatore, mi avete por­tato. Ricordatevi, Gesù mio, ch'io sono una di quelle vostre pecorelle, per cui salvare voi siete venuto in terra a sacrificare la vostra vita divina. Io so che voi, dopo avermi redento colla vostra morte, non avete lasciato d'amarmi, ed ora avete per me lo stesso amore che, per vostra bontà, mi portavate morendo per me. Non permettete ch'io viva più ingrato a voi, mio Dio, che tanto meri­tate d'essere amato e tanto avete fatto per essere amato da me.
E voi, o Santissima Vergine Maria, voi che ave­ste sì gran parte nella Passione del vostro Figlio, deh per li meriti dei vostri dolori impetratemi la grazia di provare un saggio di quella compassione che tanto vi afflisse nella morte di Gesù; ed otte­netemi una scintilla di quell'amore, che operò tutto il martirio del vostro Cuore addolorato. Amen.
Rapisca la mia mente, Signore Gesù, la dolce e ardente forza del tuo amore, affinché io muoia per amore tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amore mio (S. Francesco).
 
Frutti che si ricavano dal meditare la Passione di Gesù Cristo
1. L'amante dell'anime, il nostro amantissimo Redentore, dichiarò che non ebbe altro fine in ve­nire in terra a farsi uomo, che di accendere fuoco di santo amore nei cuori degli uomini: Sono ve­nuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso (Lc 12, 49). Ed oh che belle fiamme di carità ha egli accese in tante anime, specialmente colle pene che elesse di patir nella sua morte, affin di dimostrarci l'amore immenso che per noi conserva! Oh quanti cuori felici, nel­le piaghe di Gesù, come in tante fornaci d'amore, si sono talmente infiammati ad amarlo che non hanno ricusato di consacrargli i beni, la vita e tutti se stessi, superando con gran coraggio tutte le difficoltà che loro si attraversavano nell'osser­vanza della divina legge, per amore di quel Signo­re che, essendo Dio, volle tanto soffrire per loro amore! Questo fu appunto il consiglio che ci diè l'Apostolo per non mancare, e per correre spedi­tamente nella via del cielo: Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sè una così grande ostilità da parte dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo (Eb 12, 3).
2. Perciò l'innamorato S. Agostino, stando a vista di Gesù impiagato sulla croce, così dolce­mente pregava: Scrivi, o mio amantissimo Salva­tore, scrivi sopra il mio cuore le tue piaghe, ac­ciocché in quelle io legga sempre il vostro dolo­re e il vostro amore; sì, perché avendo avanti gli occhi miei il gran dolore che voi, mio Dio, sof­friste per me, io soffrirò con pace tutte le pene che mai mi occorrerà di patire; ed a vista del vo­stro amore, che mi avete dichiarato sulla croce, io non amerò nè potrò amare altri che voi.
3. E da che mai i santi han preso animo e for­tezza a soffrire i tormenti, i martiri e le morti, se non dalle pene di Gesù crocifisso? S. Giuseppe da Leonessa cappuccino, vedendo che altri vole­vano legarlo con funi per un taglio doloroso nel corpo, che gli dovea dare il cerusico, egli si pre­se nelle mai il suo Crocifisso e disse: « Che funi, che funi! ecco i miei legami: questo mio Signore inchiodato per amor mio; Egli coi suoi dolori mi stringe a sopportare ogni pena per amor suo ». E così soffri il taglio senza lagnarsi, vedendo Gesù che come pecora muta di fronte ai suoi tosatori non aprì la sua bocca (Is 53, 7).
Chi mai potrà dire che patisce a torto, mirando Gesù che è schiacciato per le nostre iniquità? (ivi, 5). Chi mai potrà ricusar di ubbidire per ca­gion di qualche incomodo, essendo Gesù fattosi obbediente fino alla morte? (Fil 2, 8). Chi potrà ricusar le ignominie, vedendo Gesù trattato da pazzo, da re di burla, da ribaldo, schiaffeggiato, sputato in faccia ed appeso ad un patibolo in­fame?
4. Chi potrà poi amare altro oggetto che Gesù, vedendolo morire fra tanti dolori e disprezzi, af­fine di cattivarsi il nostro amore? Un divoto so­litario pregava Dio ad insegnargli che cosa po­tesse fare per amarlo perfettamente; gli rivelò il Signore che per giungere al suo perfetto amore non vi era esercizio più atto che meditare spesso la sua Passione. Piangeva S. Teresa e si lagnava di alcuni libri che le avevano insegnato a lasciar di meditare la Passione di Gesù Cristo, perché poteva ciò esser d'impedimento alla contempla­zione della Divinità; onde poi la santa esclama­va: « O Signore dell'anima mia, o Ben mio Gesù crocifisso, non mi ricordo mai di questa opinione, che non mi sembri di aver fatto un gran tradi­mento. Ed è possibile che voi, Signore, mi aveste ad essere impedimento a maggior bene? E donde mi vennero tutti i beni, se non da voi? ». E poi soggiunge: « Ho veduto che per contentare Dio, e perché ci faccia grazie grandi, egli vuole che passi ciò per le mani di questa umanità sacratis­sima, nella quale disse sua divina maestà di com­piacersi ».
5. Quindi diceva il P. Baldassarre Alvarez che l'ignoranza dei tesori che abbiamo in Gesù, era la rovina dei Cristiani; onde la meditazione della Passione di Gesù Cristo era la sua più diletta ed usata, meditando in Gesù specialmente tre suoi patimenti, la povertà, il dispregio, e il dolore; ed esortava i suoi penitenti a meditare spesso la Passione del Redentore, dicendo che non pensas­sero di aver fatta cosa alcuna, se non arrivassero a tener sempre fisso nel cuore Gesù crocifisso.
6. Chi vuole, insegna S. Bonaventura, crescere sempre di virtù in virtù, di grazia in grazia, me­diti sempre Gesù appassionato. Ed aggiunge che non vi è esercizio più utile per rendere un'anima santa, che considerare spesso le pene di Gesù Cristo.
7. Inoltre diceva S. Agostino che vale più una sola lagrima sparsa per memoria della Passione di Gesù, che un pellegrinaggio sino a Gerusalem­me ed un anno di digiuno in pane ed acqua. Sì, perché a tal fine il nostro amante Salvatore ha patito tanto, acciocchè vi pensassimo; poiché pen­sandovi non è possibile non infiammarsi nel di­vino amore: L'amore di Cristo ci spinge (2 Cor 5, 14). Gesù da pochi è amato, perché pochi son quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, non può vivere senz'amare Gesù: L'amore di Cristo ci spinge. Si sentirà talmente stringere dal suo amore che non gli sarà possibile resistere a non amare un Dio così innamorato che tanto ha patito per farsi amare.
8. Perciò l'Apostolo dicea ch'egli non volea saper altro che Gesù e Gesù crocifisso, cioè l'amo­re ch'esso ci ha dimostrato sulla croce (cf 1 Cor 2, 2). Ed in verità, da quali libri noi meglio pos­siamo apprendere la scienza dei santi, che è la scienza di amare Dio, che da Gesù crocifisso? Il gran servo di Dio Fra Bernardo da Corlione cap­puccino non sapendo leggere, i suoi religiosi vo­leano istruirvelo; egli se n'andò a consigliare col Crocifisso, ma Gesù gli rispose dalla croce: « Che libri! che leggere! Ecco io sono il tuo libro, dove sempre puoi leggere l'amore che t'ho portato ». O gran punto da considerarsi in tutta la vita e per tutta l'eternità: un Dio morto per nostro amore! un Dio morto per nostro amore! O gran punto!
9. Un giorno S. Tommaso d'Aquino visitando S. Bonaventura gli dimandò di qual libro più si fosse servito per registrar tante belle dottrine che egli avea scritte. S. Bonaventura gli dimostrò l'immagine del Crocifisso, tutta annerita per tanti baci che 1'avea dati, dicendo: « Ecco il mio libro, da cui ricavo tutto ciò che scrivo; egli mi ha in­segnato tutto quel poco che ho saputo ». Tutti i santi in somma hanno appresa l'arte d'amare Dio dallo studio del Crocifisso. Fra Giovanni d'Alver­nia ogni volta che mirava Gesù impiagato, non poteva trattenere le lagrime. Fra Giacomo da Tu­derto, sentendo leggere la Passione del Redentore, non solo piangeva dirottamente, ma prorompeva in urli, sopraffatto dall'amore da cui sentivasi infiammato verso l'amato Signore.
10. Il P. S. Francesco in questo dolce studio del Crocifisso divenne quel gran serafino. Egli lagrimava sì continuamente nel meditare le pene di Gesù Cristo, che avea perduto quasi affatto la vista. Una volta., ritrovato che gridava piangendo, fu domandato che avesse. «E che voglio avere? rispose il santo, piango i dolori e gli af­fronti dati al mio Signore; e cresce, soggiunse, la mia pena, in vedere gli uomini ingrati che non l'amano e ne vivono scordati ». Ogni volta poi che udiva belare un agnello si sentiva ferire dal­la compassione, pensando alla morte di Gesù, Agnello immacolato, svenato sulla croce per li peccati del mondo. E perciò l'innamorato santo non sapeva esortare con maggior premura altra cosa ai suoi frati che lo spesso ricordarsi della Passione di Gesù.
11. Ecco il libro dunque, Gesù crocifisso, che se da noi ancora sarà spesso letto, noi ancora re­steremo da una parte bene ammaestrati a temere il peccato, e dall'altra infiammati ad amare un Dio così amante, leggendo in quelle piaghe la ma­lizia del peccato che ha ridotto un Dio a soffrire una morte sì amara per soddisfare la divina giu­stizia; e l'amore che ci ha palesato il Salvatore in voler tanto patire per farci intendere quanto egli ci amava.
12. Preghiamo la divina madre Maria, accioc­chè ci ottenga dal Figlio la grazia di entrare ancor noi in quelle fornaci d'amore dove ardono tanti cuori innamorati: affinché, restando ivi consumati tutti i nostri affetti terreni, possiamo ancor noi bruciare di quelle felici fiamme che rendono le anime sante in terra e beate in cielo. Amen.
 
CAPITOLO I.
Dell'amore di Gesù Cristo in voler egli soddisfare la divina giustizia per li peccati nostri
1. Narrasi nelle istorie un caso di un amore sì prodigioso che sarà l'ammirazione di tutti i seco­li. Eravi un re, signore di molti regni, il quale aveva un unico figlio sì bello, sì santo e sì amabi­le, che era l'amor del padre, il quale l'amava quanto se stesso. Or questo principino portava un grande affetto ad un suo schiavo talmente che avendo questo schiavo commesso un delitto, per cui già era stato condannato a morte, il principe si offerì esso a morire per lo schiavo: e il padre, perché era geloso della giustizia, si contentò di condannare l'amato figlio alla morte, affinché re­stasse libero lo schiavo dal meritato castigo. E così fu fatto: il figlio morì giustiziato, e restò li­berato lo schiavo.
2. Or questo caso che simile non è avvenuto mai nè mai avverrà nel mondo, sta registrato ne­gli Evangeli, dove si legge che il Figliuolo di Dio, il Signore dell'universo, essendo stato l'uomo per lo peccato condannato alla morte eterna, egli vol­le prendere carne umana e così pagare colla sua morte, la pena dovuta all'uomo: Si è immolato perché lo ha voluto egli stesso (cf Is 53, 7). E l'Eterno Padre lo fece morire in croce per salvare noi miseri peccatori: Non ha risparmiato il pro­prio figlio, ma lo ha dato per tutti noi (Rm 8, 32). Che vi pare, anima divota, di quest'amore del Fi­glio e del Padre?
3. Dunque, amato mio Redentore, voi colla vo­stra morte avete voluto sacrificarvi, per ottenere a me il perdono? E che mai vi renderò per gra­titudine? Voi troppo m'avete obbligato ad amar­vi; troppo vi sarei ingrato se io non v'amassi con tutto il mio cuore. Voi m'avete data la vo­stra vita divina: io misero peccatore qual sono vi do la vita mia sì, quella vita almeno che mi resta la voglio spendere solo in amarvi, ubbidirvi e darvi gusto.
4. Uomini, uomini amiamo questo Redentore, che essendo Dio non ha sdegnato di caricarsi dei nostri peccati per soddisfare esso colle sue pene i castighi da noi meritati: Si è caricato delle no­stre sofferenze, si è addossato i nostri dolori (Is 53, 4). Dice S. Agostino che il Signore nel crearci ci ha formati per virtù della sua potenza, ma in redimerci ci ha salvato dalla morte per mezzo dei suoi dolori.
Quanto vi debbo, o Gesù mio Salvatore! Se io dessi mille volte il sangue per voi, se spendessi mille vite, pure sarebbe poco. Oh chi pensasse spesso all'amore che voi ci avete dimostrato nel­la vostra Passione, come potrebbe amare altro che voi? Deh per quell'amore con cui ci amaste sulla croce, datemi la grazia d'amarvi con tutto il cuore. V'amo, bontà infinita, v'amo sopra ogni bene, ed altro non vi domando che il vostro san­to amore.
5. Ma come va questo? ripiglia a dir lo stesso S. Agostino. Come l'amor vostro, o Salvatore del mondo, ha potuto giungere a tal segno che io ab­bia commesso il delitto e voi ne abbiate avuto a pagar la pena? E che mai importava a voi, sog­giunge S. Bernardo, che noi ci perdessimo e fossimo castigati come già meritavamo, che abbiate voluto voi sopra le vostre carni innocenti soddi­sfare i nostri peccati? e per liberare noi dalla morte, voi Signore, abbiate voluto morire? O ope­ra che non ha avuto nè avrà mai simile! O grazia che noi non potevamo mai meritarla! O amore che non potrà mai comprendersi!
6. Predisse già Isaia che il nostro Redentore dovea esser condannato alla morte e come un agnello innocente portato al sacrificio (cf Is 53, 7). Qual meraviglia, oh Dio, doveva fare agli an­gioli il vedere il loro innocente Signore esser condotto come vittima per essere sacrificato sull'altar della croce per amore dell'uomo! E quale spavento dovette recare al cielo ed all'inferno, mirare un Dio giustiziato come un ribaldo in un patibolo d'obbrobrio per li peccati delle sue creature!
7. Cristo ci ha riscattato dalla maledizione del­la legge, diventando egli stesso maledizione per noi come sta scritto: maledetto chi pende dal le­gno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti (Gal 3, 13-14). Qui dice S. Ambrogio: Si è fatto lui maledetto sulla croce, affinché tu fossi benedetto nel Regno di Dio.
Dunque, mio caro Salvatore, voi per ottenere a me la divina benedizione vi contentaste di ab­bracciarvi il disonore di comparire sulla croce maledetto al cospetto del mondo ed abbandonato al patire anche dal vostro Eterno Padre, pena che vi fe' gridare a gran voce: Dio mio, Dio mio, per­ché mi hai abbandonato? (Mt 27, 46). Sì, com­menta Simone da Cassia, a tal fine fu Gesù ab­bandonato nei peccati da noi commessi.
O prodigio di pietà! o eccesso d'amore d'un Dio verso degli uomini! E come può trovarsi, o Gesù mio, anima che creda ciò, e non v'ami?
8. Ci ama e ci ha liberato dai nostri peccati con il suo sangue (Ap 1, 5). Ecco dov'è giunto, o uomini, l'amore di Gesù verso di noi per la­varci dalle sozzure dei nostri peccati. Egli sve­nandosi ha voluto apprestarci un bagno di salute nel suo medesimo sangue. Offre il sangue, dice un dotto autore, che grida meglio di quello di Abele; questo infatti reclamava giustizia, il sangue di Cristo misericordia. Ma qui esclama S. Bonaven­tura: O mio Salvatore, che avete fatto? dove v'ha trasportato l'amore? che cosa avete in me veduto, che tanto di me vi ha innamorato? Perché avete voluto tanto patire per me? Chi son io che a tanto caro prezzo abbiate voluto guadagnarvi l'amor mio? Ah che tutta è stata opera del vostro amore infinito! che ne siate sempre lodato e benedetto.
9. O voi tutti che passate per la via, conside­rate e osservate se c'è un dolore simile al mio do­lore (Lam 1, 12). Considerando lo stesso Serafi­co Dottore queste parole di Geremia, come dette dal nostro Redentore mentre stava in croce mo­rendo per nostro amore, dice: Anzi, Signore, con­sidererò e osserverò se c'è un amore simile al tuo amore. E vuol dire: già vedo ed intendo, o mio appassionato Signore, quanto patite su questo le­gno infame; ma ciò che più mi stringe ad amarvi è l'intendere l'affetto che voi mi dimostrate con tanto patire, affine di essere amato da me.
10. Quello che più accendea S. Paolo ad ama­re Gesù era il pensare ch'egli non solo per tutti, ma per esso in particolare volle morire (cf Gal 2, 20). Egli mi ha amato, diceva, e per me si è dato alla morte. E così dee dire ciascuno di noi; poiché asserisce S. Giovan Grisostomo che Dio tanto ama ciascun uomo, quanto ama tutto il mondo. Sicché ciascun di noi non è men obbli­gato a Gesù Cristo per aver egli patito per tutti, che se avesse patito per lui solamente. Or se Ge­sù, fratel mio, fosse morto solo per salvare voi, lasciando gli altri nella loro original ruina, quale obbligo dovreste conservargli? Ma dovete di più intendere che maggiore obbligazione gli avete in esser morto per salvar tutti. Se egli per voi solo fosse morto, qual pena sarebbe la vostra in pen­sare che i vostri prossimi, genitori, fratelli ed amici, si avessero a dannare e che da essi aveste ad esserne dopo questa vita per sempre diviso? Se voi foste stato schiavo con tutta la vostra fa­miglia e venisse alcuno a riscattar voi solo, quan­to lo preghereste che insieme con voi riscattasse ancora i vostri genitori e fratelli? E quanto lo ringraziereste, se egli ciò facesse per contentarvi?
Dite dunque a Gesù: Ah mio dolce Redentore, questo avete fatto voi per me senza esserne da me pregato, non solo avete riscattato me dalla morte col prezzo del vostro sangue, ma ancora i miei parenti ed amici, sicché ben possa io sperare che unitamente con essi vi goderemo per sempre in paradiso. Signore, io vi ringrazio ed amo, e spero di ringraziarvene ed amarvi eternamente in quella patria beata.
11. E chi mai, dice S. Lorenzo Giustiniani, potrà spiegare l'amore che porta il Verbo divino ad ognuno di noi, mentre egli avanza l'amore d'ogni figlio alla sua madre e d'ogni madre ai suoi figli? In modo che rivelò il Signore a S. Gel­trude, che egli sarebbe pronto a morire tante volte quante sono le anime dannate, se fossero ancor capaci di redenzione.
O Gesù, o bene amabile più di ogni altro bene, perché gli uomini tanto poco vi amano? Deh fate conoscere quel che avete patito per ciascun di loro, l'amore che loro portate, il desiderio che avete d'esser da loro amato, le belle parti che per essere amato voi avete. Fatevi conoscere, o Gesù mio, e fatevi amare.
12. Io sono il buon pastore, disse il Redentore, il buon pastore offre la vita per le pecore (Gv 10, 11). Ma, Signore, dove si trovano pastori nel mondo simili a voi? Gli altri pastori danno la morte alle lor pecorelle per conservarsi la vita; voi, pastore troppo amoroso, avete voluto dar la vostra vita divina per ottenere la vita alle vostre amate pecorelle, E di queste pecorelle, o mio amabilissimo pastore, una per mia sorte son io. Qual obbligo dunque è il mio d'amarvi e di spen­dere la mia vita per voi, giacché voi per amor mio in particolare siete morto? E qual confidenza io debbo avere nel vostro sangue, sapendo che è stato sparso per pagare i peccati miei? Tu dirai in quel giorno: Ecco, Dio è la mia salvezza, io confiderò, non avrò mai timore (Is 12, 1-2). E come posso più diffidare della vostra misericor­dia, o mio Signore, guardando le vostre piaghe?
Andiamo, o peccatori, e ricorriamo a Gesù che sta su quella croce come in trono di misericor­dia. Egli ha placata la divina giustizia da noi sdegnata. Se noi abbiamo offeso Dio, egli per noi ha fatta la penitenza: basta che noi ne abbiamo pentimento.
13. Ah mio carissimo Salvatore, a che vi ha ridotto la pietà e l'amore che avete verso di me! Pecca lo schiavo, e voi, Signore, ne pagate la pe­na? Se penso dunque ai peccati miei debbo tre­mare per lo castigo che merito: ma pensando alla vostra morte ho più ragione di sperare che di te­mere. Ah sangue di Gesù, tu sei tutta la mia speranza.
14. Ma questo sangue, siccome ci dà confiden­za, così ancora ci obbliga ad esser tutti del nostro Redentore. Esclama l'Apostolo: O non sapete che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo (1Cor 6, 19-20). No che non posso, Gesù mio, senza ingiustizia, disporre più di me e delle cose mie, mentre son fatto vo­stro, avendomi voi ricomprato colla vostra morte. Il mio corpo, l'anima mia, la mia vita non è più mia, è vostra ed è tutta vostra. Voglio dunque solo in voi sperare, solo voi voglio amare, o mio Dio crocifisso e morto per me. Io non ho altro che offerirvi, se non quest'anima riscattata col vostro sangue: questa vi offerisco. Accettatemi ad amarvi che io non voglio altro che voi, mio Sal­vatore, mio Dio, mio amore, mio tutto. Per lo passato sono stato ben grato con gli uomini, solo con voi sono stato un ingrato. Al presente io v'amo; e non ho pena che più mi affligga che l'avervi disgustato. O Gesù mio, datemi confiden­za nello vostra Passione, e togliete dal mio cuore ogni affetto che non è per voi. Io voglio amare solo voi, che meritate tutto il mio amore e trop­po mi avete obbligato ad amarvi.
15. E chi mai potrà resistere a non amarvi vedendo voi, il quale siete il diletto dell'Eterno Pa­dre, che avete voluto per noi finir la vita con una morte si amara e spietata?
O Maria, o madre del bello amore, deh, per li meriti del vostro Cuore infiammato, otteneteci la grazia di vivere sol per amare il vostro Figlio, che essendo degno per sé d'un infinito amore. ha voluto a tanto costo acquistarsi l'amore di me misero peccatore.
O amore dell'anime, o Gesù mio, io v'amo, io v'amo, io v'amo. Ma v'amo troppo poco; datemi voi più amore, più fiamme che mi facciano vivere sempre ardendo del vostro amore. Io non lo me­rito, ma ben lo meritate voi, bontà infinita. Amen, così spero, così sia.

[Modificato da MARIOCAPALBO 05/03/2016 20:17]

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