96. "Crocifiggilo"
Calò un silenzio improvviso. Pilato contava su quel colpo di scena per pacificare le collere ed approfittare della compassione. Chi avrebbe potuto resistere alla subitanea apparizione di quello spettro sanguinolento? Quel capo circondato di spine; quel volto solcato dai colpi dello staffile, livido per gli schiaffi; quegli occhi semispenti da cui scorrevano le lacrime; quelle labbra pallide pronte ad esalare un ultimo respiro; quel petto ansante, dove la porpora del manto lasciava vedere orride ferite; quelle mani legate, tra le quali ondeggiava una canna; tutto quell'assieme di dolori e di umiliazioni, misto di orrido e di ripugnante, eppure improntato di una maestà che sfolgorava su tutti come un raggio di sole che si posa sulle rovine: non era sufficiente per colpire gli spiriti e commuovere i cuori?. Pilato s'illuse per un momento che quel popolo non avrebbe più insistito nella sua ingiusta domanda. Anche i membri del Sinedrio temettero in un cambiamento della folla; si affrettarono perciò a rompere quel silenzio con alti clamori. "Al vederlo, i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: 'Crocifiggilo, crocifiggilo!'". Erano i soli capi che rispondevano così. La folla taceva ancora, e Pilato volle approfittare di questo silenzio per replicare con disprezzo e stizza: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa". A questo punto la folla si riebbe dal suo stupore e, imbeccata dai capi, ricominciò i suoi urli. "Gli risposero i Giudei: 'Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio' ".
Considera. I Giudei hanno perduto ogni senso di pietà umana, perché si lasciano guidare dall'odio. Tu vigila su te stesso, per non essere mai trascinato da questo vizio.
97. "Tu non avresti nessun potere"
Udendo dai Giudei che Gesù si era dichiarato Figlio di Dio, Pilato "ebbe ancor più paura". Entrò subito nel pretorio e si fece condurre Gesù. Da solo a solo lo interrogò: "'Di dove sei?'. Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: 'Non parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?'". Il governatore che così parlava e credeva di avere pieni poteri sul Figlio di Dio, si ingannava, perché ignorava i segreti consigli della giustizia e della misericordia divina verso l'umanità. Il Signore lo volle disingannare. Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande". Una tale risposta, data con calma e maestà divina da uno che era legato, coronato di spine, ferito dai flagelli, agitò maggiormente il governatore che, non sapendo come proseguire, volle tentare ancora una volta di muovere a compassione la folla. "Da quel momento Pilato cercava di liberarlo".
Considera. All'udire le parole di Gesù, Pilato teme ma non risolve. Tu invece, al suono delle divine parole, prendi la necessaria risoluzione per osservarle.
98. "Ecco il vostro re"
Ritornò alla tribuna, ma non ebbe neppure il tempo di aprire bocca perché la gente si mise a gridare: "Se liberi costui non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare". L'astuzia dei capi dei Giudei aveva trionfato. Mentre infatti Pilato parlava segretamente con Gesù, essi avevano persuaso il popolo di gridare queste parole di minaccia contro il procuratore romano, nel caso avesse persistito nella volontà di liberare Gesù. Pilato, udendo che lo minacciavano, "barcollò come colpito da folgore, e per un istante non vide più nulla". Si prospettava l'accusa di opporsi a Cesare: ciò significava cadere in disgrazia e venire giustiziato. Indispettito, risalì immediatamente il tribunale, si fece portare Gesù, rimasto indietro fra le mani dei soldati, e, prendendo in senso ironico le parole pronunciate dal popolo, lo mostrò dicendo:"Ecco il vostro re!". Essi, comprendendo l'ironia, urlarono arrabbiati: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Gli risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare". Il procuratore comprese che era vana ogni speranza di salvare Gesù. Era costretto a pronunciare la condanna, per non correre il rischio di inimicarsi l'imperatore.
Considera. Il timore di Cesare fa dimenticare a Pilato il dovere della giustizia. Vigila per non lasciarti vincere dal rispetto umano a scapito dei tuoi doveri.
IX - CONDANNA A MORTE E VIAGGIO AL CALVARIO
99. La condanna
Con l'ultima risposta data dai Giudei a Pilato, il popolo di Dio aveva cessato di esistere per ammissione degli stessi suoi pontefici. Veniva abolita la loro vecchia teocrazia. Quei fieri patrioti, che pochi giorni prima avevano decretato la morte di Gesù per timore che venissero i Romani a impossessarsi totalmente del loro regno, domandavano ora d'essere confusi con gli altri popoli, schiavi dell'impero. Pur di sopprimere Gesù Cristo, dichiararono ufficialmente di appartenere solamente a Cesare. Pilato accettò questa dichiarazione e, nonostante i rimorsi di coscienza e l'intima persuasione dell'innocenza dell'accusato e dell'odio dei Giudei, si piegò a pronunciare la sentenza di morte contro il re di Israele. Erano quasi le ore 11 del mattino e il procuratore, rivolto al Signore, dal suo seggio di giudice recitò a voce alta la formula usuale: "Ibis ad crucem. Andrai alla croce". Poi, rivolto ai littori presenti, disse allo stesso modo: "Va, o littore, prepara la croce". E subito, disceso dai gradini del tribunale, risalì lo scalone di marmo e si ritirò nei suoi appartamenti, persuaso di aver condannato un giusto e di essere complice nella sua morte.
Considera. L'uomo doveva essere condannato, e invece viene condannato Gesù. Ringrazialo di cuore e promettigli riconoscenza.
100. Il titolo
Pronunciata la sentenza, Pilato consegnò Gesù nelle mani dei Giudei, abbandonandolo alla loro volontà, perché fosse crocifisso. Allora i soldati slegarono le mani a Gesù, gli tolsero la canna, la clamide e la corona di spine, e gli rimisero le sue vesti, perché tutti conoscessero bene, durante il viaggio, chi era il condannato a morte. Poi gli fu rimessa in capo la corona di spine, rinnovandone gli atroci strazi: "Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo". La croce era là vicino già preparata; mancava solo il titolo e l'iscrizione indicante la causa della condanna. L'ufficiale andò dal procuratore con la tavola dipinta in bianco, e gli chiese che cosa vi doveva scrivere. Pilato rispose: "Scriveteci: Gesù Nazareno, re dei Giudei". Allora l'ufficiale per comodità delle genti d'ogni nazione, che in quei giorni si affollavano a Gerusalemme per la Pasqua, scrisse quelle parole in ebraico, greco e latino. Così tutto era pronto per il viaggio al Calvario, luogo destinato al supplizio dell'Uomo-Dio.
Considera. Nonostante l'odio dei nemici, il titolo dice chiaro che Gesù è re. Sottometti a Lui tutto te stesso e obbediscilo sempre.
101. La croce
Rivestito delle sue vesti, con la corona di spine in capo, la corda al collo e attorno alla vita, Gesù venne condotto dov'era preparata la croce, perché se la caricasse sulle spalle e la portasse al luogo del supplizio. Le croci erano molto pesanti, dovendo sostenere un corpo umano. Perciò il condannato non era costretto a portare la croce intera, ma solo la parte trasversale. La croce era composta di due pali: quello verticale raggiungeva l'altezza di circa tre metri. Gesù fu caricato del legno trasversale, a cui gli furono legate le braccia: i polsi, fissati al palo dalle corde, più tardi sarebbero stati inchiodati allo stesso punto. Il Signore non diede alcun segno di ripugnanza, anzi sembrò che non avesse mai desiderato altro nella sua vita. Vide giunto il momento di dimostrare coi fatti quanto aveva insegnato ai discepoli: era necessario che prendessero la loro croce e lo seguissero. Prese con amore e con gioia la sua croce, vedendo in essa il segno del suo trionfo e lo strumento di salvezza eterna per innumerevoli anime.
Considera. Gesù t'insegna che devi abbracciare volentieri la tua croce. Vedi se ti sottoponi ad essa come vuole il Maestro.
102. Il luttuoso corteo
Portando la sua croce, s'incamminò verso il luogo detto del Calvario, in ebraico Golgota. Carico del pesante e ingombrante legno e curvo sotto di esso, Gesù mosse lentamente i primi passi e arrivò sotto il grande arco della Torre Antonia, sulla sommità del ripido pendio, da cui poteva dominare tutta la moltitudine. Un grido di gioia feroce uscì da quelle bocche, che tanto avevano insistito presso Pilato perché condannasse Gesù. Finalmente lo vedevano portare lo strumento del suo supplizio, ed esultavano crudelmente. Il funesto corteo si fermò regolarmente e si avviò. Precedeva il Centurione, come prescriveva la legge romana, seguito dalla sua compagnia, che doveva stare attorno al condannato; poi veniva Gesù, fiancheggiato da due ladroni, anch'essi condannati alla morte di croce. Da una parte stava l'araldo che reggeva i cartelli sui quali erano indicate le cause della condanna; dava fiato alla tromba per farsi largo. In coda seguivano i sacerdoti, gli scribi, i farisei e la folla tumultuante.
Considera. Gesù muove i primi passi sulla via del Calvario. Avvicinandoti a Lui, pensa di ascoltare le parole: "Chi vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua.
103. Prima caduta
Bisognava discendere per lo stesso pendio, che terminava sulla strada costeggiante il fondo della valle del Tyropeon. Questa discesa fu molto dolorosa per Gesù. Il Maestro, già indebolito da tante sofferenze, si trascinava inciampando sui sassi. Gli urti lo facevano barcollare, fra gli scherni, il fango e le pietre che la folla lanciava contro di lui. Altre spinte gli venivano dalla turba circostante, che i soldati non sempre riuscivano a tenere a freno. Era facile prevedere una prossima caduta del paziente. Infatti Gesù, giunto quasi in fondo al pendio, urtato in tanti modi, estenuato dalla fatica, cadde miseramente a terra, rimanendo sotto il peso della croce e bagnando del suo sudore, delle sue lacrime e del suo sangue la polvere della strada. Le mani, legate al palo trasversale, non gli permettevano di ripararsi e di attenuare l'urto della dolorosa caduta. Apparve allora così indifeso, così spossato, che si dubitava potesse continuare il cammino. Tuttavia nessuno si mosse a compassione di lui. Dopo averlo rialzato, lo costrinsero impietosamente a continuare verso il supremo olocausto.
Considera. Gesù cade, ma non si lamenta, e riprende il cammine. Cerca di imitarlo in questa rassegnazione quando, nella prova, ti sembra di non avere più la forza di sopportare.
104. La casa della Madre
La benedetta Madre di Gesù, dopo il commovente addio dato al Figlio, lo aveva certamente seguito in spirito dovunque, dal cenacolo fino alla via del Calvario, sulla quale ora si trovava. Aveva spiritualmente assistito ai suoi singoli dolori, specie all'agonia nell'orto, al tradimento, alle derisioni, agli schiaffi, alle percosse, alla flagellazione, all'incoronazione di spine, alla condanna. Aveva ricevuto nell'anima sua, in modo misterioso e come di riverbero, tutte le pene che soffriva l'amato Figlio, divenendo così, prima di ogni anima eletta, la copia più fedele dell'Unigenito del Padre. Non si può pensare diversamente, quando si rifletta all'unione naturale e divina che sussisteva tra Maria e Gesù. Con tutta probabilità essa fu presente anche di persona nei momenti più dolorosi della Passione, poiché aveva la sua dimora in Gerusalemme, e per il titolo di donna e di Madre non doveva esserle così difficile e pericoloso seguire Gesù. Ad ogni modo, anche stando in casa sua, poté udire il formidabile urlo dei Giudei, quando videro Gesù con la croce sulle spalle uscire dall'arco della Torre Antonia e avviarsi al supplizio. Comprendendo allora che per il suo amatissimo Figlio tutto era finito, si preparò a incontrarlo lungo il tragitto per dargli un ultimo addio.
Considera. Maria Santissima, più di chiunque altro, sente in sé riprodotta, per forza di amore, la passione di Gesù. Pregala perché ti ottenga la grazia di imitarla nel compatire sinceramente il Signore.
105. L'incontro con la Madre
Aiutato dai soldati, Gesù si alzò, continuando lentamente e faticosamente il doloroso viaggio. Il corteo, finita la discesa, svoltò a sinistra per una strada dritta e piana. Intanto il Salvatore avanzava in silenzio e curvo sotto il peso, con le vesti sporche e grondanti sangue. Ad un tratto, davanti ad una porta, sorretta da alcune pie donne, Gesù vide sua Madre che piangeva e tendeva le sue braccia materne verso di lui. Gli occhi del Figlio si incontrarono con quelli della Madre, ma soprattutto si incontrarono il cuore e l'anima. Nessuno potrà mai dire quale dolore provassero entrambi in quel momento. Esso fu tale che impedì loro di articolare parola. La benedetta Madre, non potendo reggere alla vista dello stato in cui si trovava il Redentore, svenne tra le braccia delle pie donne. Gesù, sotto il peso di quest'altro dolore, dovette riprendere il cammino. Alla folla e ai carnefici non importava niente delle sofferenze dell'uno e dell'altra.
Considera. Lo sguardo di Gesù ferisce il cuore di Maria, e lo sguardo di Maria ferisce quello di Gesù. Domanda loro che ti commuovano il cuore di compassione per essi e di dolore per i tuoi peccati.
106. Il Cireneo
Il Calvario si faceva più vicino. A destra della strada, dove Gesù si era incontrato con sua Madre, si apre un sentiero ripido, stretto, sassoso, che sale fino alla porta Giudiziaria, la più importante della città. Era la via obbligatoria per arrivare al luogo della crocifissione. Gesù appariva agli occhi di tutti, particolarmente del Centurione, così affranto e sfinito, che giustamente si dubitava potesse percorrere con la croce quell'erta salita. Per alleggerirlo del peso "costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce". Il Salvatore poteva così camminare più speditamente, senza troppi disagi. È facile immaginare la stizza e la rabbia del povero Cireneo che lo seguiva, costretto dalla violenza dei soldati a portare pubblicamente un peso tanto umiliante. Solo in seguito, quando divenne cristiano, capì l'onore che gli era stato fatto, e allora probabilmente ringraziò mille volte il Signore.
Considera. Chi non conosce ancora la preziosità della croce, la porta malvolentieri. Cerca di intenderne il prezioso dono e di apprezzarlo.
107. La pia Veronica
È tale la strettezza della via per cui sale il corteo, che vi possono passare appena tre o quattro persone insieme. La turba si trova quindi a disagio, e avanza a spintoni, costretta in tal modo a diminuire la sua attenzione verso il divin Redentore. È il momento opportuno per qualche anima buona, che può liberamente dimostrare compassione verso Gesù con le parole o con i gesti. La tradizione ci fa appunto assistere ad uno di questi atti pietosi. Una pia donna, chiamata Veronica (o Berenice), era uscita sulla soglia della sua casa, mentre passava Gesù. Vedendolo sfigurato dai dolori, fu presa da viva compassione per lui, e desiderò asciugargli il sudore e pulirgli il volto. Senza indugio prese un largo e bianco fazzoletto e lo porse a Gesù, che lo accettò con gratitudine, se ne servì e lo restituì alla caritatevole donna. La Veronica, ritiratasi subito in casa e chiuso l'uscio mentre passava la moltitudine, spiegò il fazzoletto per osservarlo e, con stupore e gioia, vide impresso su di esso il volto mansuetissimo del Signore. Lo ripose religiosamente ed uscì per seguire il Salvatore fino al Calvario.
Considera. La Veronica, come premio della sua compassione, ricevette in dono l'immagine del Volto Santo. Meditando le pene del Signore, sforzati di imprimerle nel tuo cuore.
108. Alla Porta Giudiziaria
Tutto questo era avvenuto molto rapidamente, e gli stessi soldati se ne accorsero a cose fatte. Si indispettirono, giudicando sconveniente un gesto di compassione e di bontà verso quell'uomo, ritenuto un pubblico seduttore e già condannato a morte. Pensarono allora di trattarlo con maggiore brutalità, quasi per punirlo del pietoso atto da lui volentieri accettato. Tolsero la croce dalle spalle del Cireneo e la ricollocarono su quelle di Gesù, lasciando libero Simone, che approfittò del momento propizio per sfuggire rapidamente agli sguardi e agli scherzi ironici di quella turba. Il corteo arrivò alla Porta Giudiziaria, dove era necessario sostare per udire l'ultima lettura della sentenza di morte. Si era sempre fatto così anche per gli altri condannati, e non si volle certamente fare un'eccezione per Gesù e per i due ladroni che lo fiancheggiavano. Era quello il luogo più adatto per dare pubblicità alla condanna. Specialmente in quel giorno, sotto la famosa porta, dovevano passare i viaggiatori provenienti da Damasco, da Joppe (l'attuale Tel Aviv-Giaffa), da Betlemme e da Gaza. Il corteo si fermò, e con la dovuta solennità si rilesse ad alta voce la sentenza di morte, che Gesù ascoltò nell'atteggiamento più mansueto, mentre la folla lo scherniva e insultava.
Considera. Quando si tratta di fare un dispetto a Gesù, per i nemici ogni pretesto e ogni luogo sono buoni. Tu, al contrario, serviti volentieri di ogni motivo per ossequiarlo.
109. Seconda caduta
Terminata la breve cerimonia, si proseguì il cammino. A un certo punto la strada svolta a sinistra e, dopo un breve tratto, incomincia l'ultima salita. Prima di giungervi, Gesù si seriti mancare e cadde improvvisamente a terra, senza che i soldati si accorgessero in tempo del pericolo. Invece di compassionarlo, si spazientirono e lo spronarono a rialzarsi da solo. Appariva chiaro che non ne aveva più le forze. Probabilmente si pentirono di aver lasciato libero troppo presto il Cireneo ed avrebbero volentieri caricato la croce ad un altro, se tutti i presenti non avessero preferito la morte piuttosto che portare quello strumento. Dovettero rassegnarsi a rialzarlo, prendendolo sotto le ascelle. Il doloroso viaggio riprese. L'addolorata Madre e le pie donne avrebbero volentieri preso la croce su di sé, se fosse stato lecito. Ma i soldati non avrebbero mai permesso che il condannato fosse sostituito da una donna, e tanto meno dalla madre.
Considera. Gesù cade la seconda volta e nessuno ha pietà di Lui. Avvicinati al Signore con fede e offriti di prestargli aiuto.
110. Le donne piangenti
Dopo pochi passi la strada svolta verso il Calvario, e qui un gruppo di donne caritatevoli si era fermato in attesa del passaggio di Gesù. Avevano già visto quali crudeli maltrattamenti gli erano riservati; quando il Signore si avvicinò ed esse videro in quale stato era ridotto, furono incapaci di trattenere ancora le lacrime, i singhiozzi e i lamenti, e li espressero liberamente, nonostante la proibizione legale e il pericolo a cui si esponevano. "Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: 'Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?'". Era la prima ed unica volta che parlava durante il viaggio, e per questo aveva dovuto alzare il suo capo coronato di spine e fissare il suo sguardo affettuoso, triste, velato di lacrime e di sangue, su quel gruppo di donne pietose. Le sue parole erano una profezia, di cui le donne, e una parte dei presenti, avrebbero visto il compimento dopo pochi anni.
Considera. Gesù gradisce la compassione nei confronti dei suoi dolori, ma desidera molto di più che si tolga la causa di essi. Rifletti se, compatendo Gesù, ti riveli sollecito di emendarti dei peccati, causa delle sue sofferenze.
111. Terza caduta
Pronunciate le parole alle pie donne, Gesù proseguì stentatamente il viaggio e arrivò all'inizio dell'ultima e più erta salita, dove doveva cadere molto più malamente per la terza ed ultima volta. Il Calvario, nella sua forma primitiva, senza le modificazioni apportate in seguito, era un poggio roccioso, alto pochi metri. Formava nel suo insieme una specie di promontorio limitato, su tre lati, da fossi di diversa misura. Vi si ascendeva per una strada molto ripida, solo da sud-est. Quando Gesù stava per incominciare quest'ultimo tratto in salita, le forze non gli ressero più e con la croce cadde pesantemente per terra. Forse i soldati lo credettero morto; ma quando videro che respirava ancora, pur non cessando di insultarlo, capirono che non era il caso di esigere da lui nuovi sforzi, per i pochi passi che ancora restavano. Lo rialzarono, e, portando di peso lui e la croce, lo trascinarono sulla cima. Il Dio della fortezza, vestito della nostra umanità, non poteva più reggersi da solo.
Considera. Gesù non ne può più, cade ma non si lamenta. Ciò t'insegna a patire e a tacere fino al completo sacrificio.
X - CROCIFISSIONE
112. Preparativi
A sinistra della cima del Calvario esisteva una fossa, con una lunga pietra nel fondo. Tale pietra presentava due buchi, in ciascuno dei quali poteva passare un piede umano. Qui venivano calati i condannati e quando i loro piedi si erano infilati nei buchi, venivano assicurati con funi al di sotto della pietra. Era una precauzione presa perché i condannati non scappassero mentre si approntavano le cose necessarie per il loro supplizio? Non lo sappiamo con certezza. Ad ogni modo quella precauzione non si rivelava necessaria nel caso di Gesù, che era arrivato lassù in uno stato di sfinitezza estrema. Eppure la tradizione ha indicato quella fossa come il luogo dove il Salvatore fu posto, mentre i carnefici preparavano il terreno in cui piantare la croce. Nessuna crudeltà doveva essere omessa. Il Signore, intanto, dal fondo di questa specie di prigione, udiva le grida dei soldati, le bestemmie dei ladroni, e il tumulto della folla costretta dalle guardie a fermarsi più in basso.
Considera. Per tuo amore Gesù è calato in quella fossa come in una prigione. Per amore suo sappi stare ritirato e santamente imprigionato dai legami del dovere.
113. Le donne sul Calvario
Le pie donne, che poco prima avevano compatito Gesù, avrebbero voluto, insieme con la Madre ed altre devote persone, essergli vicine per confortarlo, almeno con il loro pianto. Furono tutte tenute a distanza e dovettero fermarsi in gruppo separato, a mezza strada tra il Calvario e il sepolcro di Giuseppe d'Arimatea. Ce lo fa capire il testo evangelico, che nomina alcune di queste caritatevoli donne. "Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. Tra esse Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e Salome, la madre dei figli di Zebedeo e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme". Ma soprattutto c'erano la sua benedetta Madre, la più addolorata di tutte, l'apostolo Giovanni, Giovanna di Cusa e la laboriosa Marta, che non poteva mancare in un momento così solenne in cui le anime affezionate davano a Gesù l'ultimo attestato di ammirazione e di affetto. Sebbene per la lontananza potessero vedere ben poco di quello che si stava svolgendo attorno all'adorabile persona del Redentore, ne indovinavano facilmente le sofferenze e tutte piangevano amaramente.
Considera. La turba dei nemici è numerosa, ma il Signore ha vicino la Madre e un gruppo di persone che lo amano e lo compassionano. Il tuo posto è con queste: sappi versare con loro lacrime di dolore.
114. La bevanda di fiele
Appena i carnefici ebbero terminato i preparativi per le tre esecuzioni, e cioè i buchi per le croci, i chiodi, le corde ed altri oggetti necessari, tolsero Gesù dalla fossa e lo condussero a pochi passi di distanza perché fosse spogliato. Prima di procedere a questo i Giudei avevano la consuetudine di offrire ai condannati una bevanda, che aveva lo scopo di stordirli, una specie di anestetico che permetteva loro di sopportare meglio i tremendi dolori della crocifissione. Quest'atto di pietà veniva sempre compiuto da donne misericordiose, che s'incaricavano di preparare la bevanda e di offrirla ai giustiziati. Con Gesù si volle che l'azione pietosa non fosse disgiunta dalla crudeltà. Non furono la Madre o le pie donne a porgergli la bevanda, ma i soldati, sempre pronti a beffarsi del paziente. La bevanda stessa era stata alterata con amarissimi ingredienti. Troviamo infatti scritto: "E gli offrirono vino mescolato con mirra. Gli diedero da bere vino mescolato con fiele". Gesù non volle bere. "Ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere".Assaggiando la bevanda, si amareggiò la bocca, e ne fu tutto disgustato; rifiutandosi di berla, respinse il sollievo che essa poteva procurare. Colui che era venuto per soffrire volontariamente per la redenzione dell'umanità, non voleva morire in uno stato di sopore e d'incoscienza. Gesù voleva compiere il suo atto sublime con estrema lucidità.
Considera. La bocca divina di Gesù è amareggiata dal fiele per scontare i peccati di gola. Vigila su questo senso e sappi mortificarlo.
115. Spogliato dalle vesti
Il condannato alla croce doveva esservi confitto nudo, privo di ogni indumento. Gesù fu trattato come tutti, senza eccezione. I carnefici afferrarono la vittima divina e la spogliarono con la solita loro ruvidezza, senza alcun riguardo alle molteplici piaghe di quel corpo immacolato. Gli tolsero dal capo la corona di spine, per rimettergliela subito dopo; gli sfilarono poi la veste esterna e quella inconsutile. Gesù apparve agli occhi dei presenti nudo, scorticato dai flagelli, con le piaghe sanguinolente, quasi tutte riaperte per lo strappo delle vesti. Il suo indumento è veramente rosso e la sua veste è aspersa di sangue, perché solo di sangue è rivestita l'assunta umanità. Egli patisce immensamente vedendosi così umiliato e il rossore verginale che si diffonde sul volto indica la sua interna afflizione. Non è necessario pensare che gli venisse tolta anche la cintura renale. Anche se i soldati gliela tolsero, la tradizione ci assicura che una mano pietosa gli cinse un pannolino attorno alla vita e lo ricoprì.
Considera. Gesù si assoggetta nuovamente alla tormentosa ignominia della spogliazione, per meritarti la veste della grazia nella vita presente e quella della gloria nella vita futura. Sii riconoscente a Lui, promettendo di conservare sempre candida la veste della grazia, per meritare così quella della gloria.
116. Il supplizio della croce
Questa tremenda e feroce condanna ha origine dalle sponde dell'Eufrate, dove fu usata la prima volta e da cui si diffuse in molte nazioni. Ai tempi dei Romani era conosciutissima e adoperata nei casi stabiliti dall'uso o dalla legge. La forma della croce non fu sempre la stessa. Prima era un palo o tronco a cui veniva inchiodato il colpevole per le mani e per i piedi. In seguito si aggiunse alla parte superiore del tronco una traversa, che più tardi venne alquanto abbassata, dando origine alla croce latina, che lascia la parte superiore dell'asta libera per attaccarvi la sentenza di morte. Il supplizio della croce era riservato agli schiavi e ai malfattori della peggiore specie, e infliggeva quindi al condannato una particolare nota d'infamia, togliendogli quasi la dignità di uomo e privandolo d'ogni diritto alla compassione altrui. Contro di lui era lecito l'insulto anche nel momento della sua agonia. Era il più crudele di tutti i supplizi e, naturalmente, il più spaventoso. La storia non ne ricorda di più atroci e la bestia umana non ne poteva concepire di peggiori. Il condannato era prima spogliato delle sue vesti, poi adagiato sul legno, con le braccia distese, tenuto fermo da lacci che paralizzavano la sua resistenza. Ciascun polso e i piedi, che venivano uniti, erano forati da un chiodo dalla testa larga, per evitare gli sdrucciolamenti che il peso del corpo avrebbe potuto produrre quando veniva innalzata la croce. La posizione del paziente era intollerabile; le contorsioni e gli sforzi che ne seguivano potevano procurare vaste lacerazioni ai polsi e ai piedi. Egli poteva sopravvivere più giorni, a seconda delle sofferenze subite in antecedenza. A volte veniva assalito dalle belve, che ponevano termine ai suoi giorni divorandolo.
Considera. Per meglio comprendere le pene di Gesù in croce, richiama alla tua mente gli orrori del supplizio che è stato appena descritto. Serviti di tale cognizione per piangere sulla sorte di Cristo.
117. "Là crocifissero lui"
Gesù fu sottoposto ad un supplizio così crudele! Spogliato delle sue vesti, e condotto vicino alla croce stesa per terra, Egli piegò il fianco, si voltò supino, senza pronunciare un lamento o una parola, stese le sue mani e i suoi piedi. La vittima era pronta ad immolarsi e il boia poteva adempiere il suo compito. Allora la mano destra venne appoggiata all'estremità della traversa, e un carnefice la fissò d'un colpo secco con un chiodo a quattro capi, lungo dieci centimetri, la cui vista fa ancora raccapricciare. Il sangue sprizzò, le dita si contrassero, e dalle labbra della vittima sfuggì un gemito. Con un secondo colpo la mano sinistra venne fissata all'altra estremità dell'asse trasversale. Un'orribile convulsione scoteva il suppliziato mentre si disponevano le gambe, piegate a metà, sul tronco dell'albero maledetto, sul quale Gesù venne issato, appena gli inchiodarono le mani. Mentre una pressione brutale teneva fermi i piedi al posto indicato, i martelli conficcarono l'ultimo chiodo. Tutto il corpo si contorse in un supremo sforzo, cercando su quel letto funebre una posizione meno dolorosa. Il petto si dilatò per aspirare l'aria, mentre la testa si rovesciò con un movimento convulso, che distese le braccia ed impresse loro a vicenda una terribile scossa. Poi la convulsione fece abbassare le reni e ripiegare le ginocchia. Il cuore batteva con violenza. La bocca emetteva rantoli e singhiozzi. Grosse lacrime solcavano le guance, mentre gli occhi spalancati invocavano un po' di compassione e di sollievo. Poi seguì l'accasciamento. Il crocifisso sembrava svenire e perdere coscienza del suo misero stato. Il capo si curvò, le lacrime si inaridirono, le membra si distesero, per quanto era possibile.
Considera. Quelle mani che ti hanno creato, quei piedi che si sono stancati per cercarti, vengono confitti in croce. Avvicinandoti al Salvatore, bacia con affetto quelle sante piaghe.
118. Gesù innalzato sulla croce
Abbiamo già detto che la vittima santa, appena gli furono fissati i polsi al legno trasversale, venne issata sul palo verticale, già sistemato in precedenza nel buco appositamente scavato. La rudezza dei carnefici procurò al Signore altri urti ed altri strazi. Il divino paziente fu a lungo tormentato prima che gli inchiodassero i piedi al palo fissato sul terreno. Gesù batté più volte col capo coronato di spine sul tronco principale della croce, mentre le ferite delle mani, lacerate dalla violenza dei movimenti, lasciavano scorrere rivoli di sangue. I gemiti insopprimibili del Salvatore non commossero il cuore degli aguzzini, intenti a fissare bene il corpo e a terminare la feroce esecuzione. Quando fu tutto concluso, si permise alla folla di avvicinarsi a contemplare comodamente i suppliziati. Anche il gruppo delle pie donne, con la Madre di Gesù, si avvicinò, aspettando che la turba si dileguasse per raccogliersi attorno al Signore.