71. Giuda segue Gesù
Prima di assistere a ciò che avviene dinanzi a Pilato, dobbiamo meditare sulla fine orrenda del traditore Giuda. Egli si abbandonò alla disperazione dopo aver assistito alla seconda adunanza del Sinedrio. Questo disgraziato Apostolo, dopo che ebbe tradito Gesù, seguì la turba dal Getsemani ad Anna, vide tutti gli strapazzi a cui fu sottoposto il Redentore, assistette alla sua caduta nel torrente, al primo interrogatorio alla presenza di Anna, allo schiaffo, alle negazioni di Pietro, alle domande di Caifa, alle acclamazioni di morte, agli sputi, alle percosse, e probabilmente conobbe pure i dolorosi ed indecenti scherzi delle guardie nel resto della notte. Anch'egli, dopo una notte insonne, il mattino raggiunse il tribunale delle cause gravi dove poté udire ogni cosa e capire che per il Salvatore ogni speranza era ormai perduta. La vista di tutti questi maltrattamenti inflitti al Maestro precipitò Giuda nel baratro della disperazione.
Considera. Poiché segue Gesù con cattive disposizioni, Giuda non ne ricava alcun bene, anzi peggiora la sua situazione. Esamina la tua disposizione nel seguire Gesù e convertiti.
72. Disperazione di Giuda
È difficile indovinare lo stato d'animo del perdido traditore dopo il misfatto. Provò senz'altro in modo intensissimo quel turbamento di coscienza che sente il peccatore quando commette una colpa. Seguendo Gesù maltrattato, trascinato, battuto, forse si illudeva che i nemici non si sarebbero determinati a ucciderlo. Sperava che il Maestro si sarebbe liberato da solo, con uno di quei prodigi che tanto lo avevano reso celebre. Non li aveva operati in altre circostanze, quando i nemici lo volevano prendere e lapidare? Perché non dovrebbe fare altrettanto anche ora? Ma gli avvenimenti stavano prendendo un'altra direzione. Gesù soffriva e taceva, e quando parlava faceva capire chiaramente che era giunta la sua ora e la morte gli era vicina. Non manifestava nessuna volontà di liberarsi con un miracolo. Allora Giuda conobbe l'enormità dell'atto compiuto e si sentì come oppresso da questa conoscenza. Il suo turbamento si mutò presto in vera disperazione e credette di non meritare più perdono, né davanti agli uomini, né davanti a Dio.
Considera. Giuda dispera del perdono di Gesù, pur avendone più volte sperimentata l'infinita bontà. Non fare mai quest'ingiuria al Signore, neppure leggermente, ma confida sempre in Lui, pentendoti dei tuoi peccati.
73. Muore impiccato
"Allora Giuda il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: 'Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente'. Ma quelli dissero: 'Che ci riguarda? Veditela tu!'. Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò...". Abbandonando frettolosamente quel luogo, discese nella valle, passò il Cedron e, quasi senza avvedersene, rifece quella via che aveva percorso il martedì precedente, quando si era recato al solitario palazzo di Caifa, verso Betlemme, e aveva stipulato l'orribile contratto. A un certo punto si fermò, stanco del cammino e tremendamente sconvolto nell'animo. Mirò un po' più in alto il monte del cattivo consiglio, più in basso il Getsemani, e, al di là del torrente, Gerusalemme con il suo tempio; tutto gli ricordò la sua perfidia. Rammentò gli insegnamenti e i benefici ricevuti da Gesù e le numerose espressioni della sua inesauribile bontà. Gli risonavano ancora all'orecchio le ultime parole dell'orto: "Amico, per questo sei qui!". La sua ingratitudine, nei confronti di tanta carità, gli parve mostruosa, imperdonabile. Lo sciagurato non volle pensare che l'umiltà e il pentimento l'avrebbero potuto ancora salvare. Gli sembrò che solo la morte lo avrebbe liberato da tanti rimorsi. Sconvolto dalla disperazione fissò la corda al collo, si arrampicò su un albero, vi attaccò l'altra estremità del laccio, si lasciò cadere penzoloni e rimase strozzato. La violenza dell'atto, i movimenti disperati dell'ultima stretta, gli ruppero le viscere, che si sparsero sul terreno.
Considera. Giuda richiama alla mente la propria ingratitudine per meglio decidersi alla disperazione. Riflettendo che sei un ingrato, decidi al contrario di pentirti, abbandonandoti alla bontà di Dio.
74. Il campo del vasaio
Come sarebbero stati usati i denari gettati da Giuda nel tempio? I sacerdoti li avevano rifiutati. Quando però li videro sparsi sul pavimento e seppero che il loro possessore si era tolto violentemente la vita, ordinarono di raccoglierli e dissero: "Non è lecito metterli nel tesoro, perché sono prezzo di sangue". Tennero quindi consiglio per decidere l'uso a cui dovevano destinarsi". E, tenuto consiglio, comprarono con essi il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu denominato Campo di sangue fino al giorno d'oggi„. Si avverava così la profezia del profeta Geremia che molti anni prima aveva affermato: "E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli d'Israele avevano mercanteggiato, e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore".
Considera. Il prezzo del sangue di Gesù mette scrupolo ai Giudei, i quali però non ne sentono alcuno nel procurargli la morte. L'ipocrisia finge sempre delicatezza nelle cose piccole, per meglio nascondersi quando commette gravi danni.
75. Davanti a Pilato
Mentre Giuda si abbandonava al suo gesto disperato, Gesù, con le mani legate, con le catene al collo e in mezzo alla turba rumorosa e insultante, veniva condotto dal governatore romano di tutta la Giudea. Pilato era stato avvisato dell'arrivo dell'augusto prigioniero. Quando giunsero al pretorio "era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua". Il governatore non poté fermarsi al solito luogo delle sentenze, ma fu costretto ad uscire e, facendosi avanti, si fermò vicino a Gesù. "Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: 'Che accusa portate contro quest'uomo?'. Gli risposero: 'Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato'. Allora Pilato disse loro: 'Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!'. Gli risposero i Giudei: 'A noi non è consentito mettere a morte nessuno'. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire". Continuando poi nelle accuse dissero: "Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re".
Considera. Gli ingiusti accusatori vogliono essere creduti senza prove. Hai anche tu questa pretesa, quando devi riferire i difetti del tuo prossimo?
76. "Io sono re"
Udendo le ultime parole dei Giudei "Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù... che comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: 'Tu sei il re dei Giudei?'. Gesù rispose: 'Dici questo da te oppure altri te lo hanno detto sul mio conto?'. Pilato rispose: 'Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?'. Rispose Gesù: 'Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù'. Allora Pilato gli disse: 'Dunque tu sei re?'. Rispose Gesù: 'Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo; per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce'. Gli dice Pilato: 'Che cos'è la verità?'». E senza aspettare la risposta, si mosse per uscire dal pretorio.
Considera. Gesù è veramente il re di tutti, ma i nemici della verità si rifiutano di assoggettarsi a Lui. Tu, invece, sii amante del vero e sempre sottoposto al dominio di Gesù.
77. "Io non trovo in lui nessuna colpa"
Questa brusca interruzione del colloquio denotava chiaramente che il governatore si trovava in uno stato di angosciosa preoccupazione e in imbarazzo. Capiva che l'accusato era innocente e voleva liberarlo. "E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei... i sommi sacerdoti e la folla e disse loro: 'Io non trovo in lui nessuna colpa'. I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. Allora Pilato gli disse: 'Non senti quante cose attestano contro di te?'. Pilato lo interrogò di nuovo: 'Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!'. Ma Gesù non rispose nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. Ma essi insistevano: 'Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui' ". Il debole Pilato, fra il misterioso silenzio di Gesù, le escandescenze e insulse accuse dei suoi nemici, non sapeva che fare.
Considera. Pilato riconosce l'innocenza di Gesù, ma è debole nel difenderlo. Rifletti se sei zelante dell'onore di Gesù con le parole e con l'esempio.
78. Gesù mandato da Erode
Nella mente di Pilato balenò improvvisamente un pensiero. Era Galileo anche Gesù? Lo chiese subito ai vicini e gli fu risposto che l'accusato apparteneva proprio a quella regione, non soggetta al suo dominio ma a quello di Erode. Il re della Galilea, per una felice combinazione, si trovava in quei giorni a Gerusalemme. Per togliersi da quell'impiccio, Ponzio Pilato decise che Gesù fosse condotto davanti a quel re per essere da lui giudicato. "Udito ciò, Pilato domandò se era Galileo e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode, che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme". Il governatore romano credeva così di potersi liberare da ulteriori fastidi e da ogni responsabilità; sperava inoltre di ottenere, con quest'atto di deferenza verso Erode, la cessazione della pubblica inimicizia esistente fra loro. In questo modo, con un'unica azione, si riprometteva di conquistare due vantaggi. In parte non s'ingannò, perché "in quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti c'era stata inimicizia tra loro".
Considera. Per liberarsi di un dovere increscioso, Pilato si serve di un pretesto, sia pure fondato, e allontana Gesù dal suo tribunale. Vedi se non lo imiti nel cercare pretesti per esimerti dai tuoi doveri.
79. Per le vie di Gerusalemme
L'ordine di Pilato venne prontamente eseguito. Alle guardie e ai servi che avevano catturato, legato e custodito Gesù, conducendolo da un tribunale all'altro, subentrarono i soldati romani, probabilmente gli stessi che avevano seguito Pilato nel sedare l'insurrezione dell'isola di Ponza e dei Giudei, e che appartenevano alla legione italica. Circondato da questi soldati e dalla solita folla, Gesù lascia il pretorio e viene condotto alla residenza di Erode. Passa per le vie di Gerusalemme con le mani legate, le vesti insudiciate, il volto pieno di rossore e tumefatto dagli schiaffi, la barba sordida di sputi. Non può asciugarsi in alcun modo, né nascondere le lacrime che gli scorrono abbondanti alla vista dell'odio di un popolo tanto beneficato, che tratta così barbaramente il suo Salvatore. Per tanta ingratitudine dovette piangere spesso nella sua Passione.
Considera. Lo stato compassionevole di Gesù nel suo viaggio da Pilato ad Erode non muove a pietù il cuore indurito dei nemici. Tu, invece, inginocchiati spiritualmente davanti a Lui, baciagli le mani legate e bagnale delle tue lacrime.
80. Silenzio misterioso
Verso le otto Gesù varcò le soglie del palazzo di Erode. Da molto tempo il re desiderava vedere e sentir parlare il Redentore; pertanto si rallegrò quando gli venne presentato."Alla vista di Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui".Osservandolo però ridotto in quello stato, sordido, pallido, sfigurato, dovette provare un senso di ribrezzo. Non si sarebbe potuto cambiargli le vesti e presentarlo con un aspetto più decente? Dal momento che era lì, bisognava interrogarlo. "Lo interrogò con molte domande... C'erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza". Non è difficile immaginare che genere di domande rivolgesse Erode, e quali accuse ripetessero i Giudei; il primo interrogava per sua personale curiosità, i secondi si accaloravano ripetendo le accuse presentate davanti a Pilato con diabolica malvagità. Tutti meritavano la medesima risposta: il silenzio. E Gesù la diede, perché sta scritto:"Ma Gesù non gli rispose nulla". Dimostrava di sapere dinanzi a quale razza di gente si trovava: un re adultero ed omicida e una corte che adulava e plaudeva gli scandalosi. Tali persone non meritavano davvero di udire la voce di Gesù.
Considera. Né i disonesti, né i calunniatori, né i curiosi meritano di ascoltare la voce soave di Gesù. Cerca di conoscere qual è il motivo per cui il Signore, in certi momenti, non si fa sentire e non si rivela a te.
81. Trattato da pazzo
Erode restò deluso; neppure una sillaba poté udire dalla bocca di Gesù. Era perciò molto indispettito e, quasi per rifarsi dell'offesa subita, ordinò che il Salvatore fosse trattato come un pazzo. La veste bianca era, a quei tempi, anche il distintivo dei poveri dementi; Gesù venne costretto ad indossarla. "Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò e lo schernì, poi lo rivestì di una splendida veste e lo rimandò a Pilato". Fu come un segnale di derisione universale. Erode, per primo, si prese gioco del Maestro e lo derise in tutti i modi; a lui fece eco l'intera corte con gli stessi soldati. I Giudei, che non aspettavano altro, subito ne seguirono l'esempio e, mentre con le funi gli stringevano i polsi, il collo e la vita, lo maltrattavano come dettava loro la rabbia. Infine Erode ordinò che Gesù fosse ricondotto a Pilato. Bisognò rifare la stessa via in mezzo ad un popolo che andava crescendo di numero rispetto a questo nuovo spettacolo di scherno.
Considera. L'Eterna Sapienza è tacciata di pazzia perché non acconsente alle pretese umane. Tu, prostrato, adora questa Sapienza, e assoggettati umilmente ai suoi imperscrutabili giudizi.
82. Ritorno da Pilato
Dall'alto della Torre Antonia, residenza del governatore romano, il centurione di guardia vide una turba avanzare tumultuosamente attorno ad un uomo biancovestito. Quando la folla si avvicinò e ne udì gli schiamazzi e le ingiurie, comprese immediatamente di che cosa si trattava. Corse quindi ad avvertire Pilato, che ne fu molto meravigliato. Con finta calma uscì dalla sua abitazione e discese nel Litostroto (che significa lastricato). La folla era arrivata e Pilato credette fosse giunto il momento più opportuno per liberare Gesù. "Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo, disse: 'Mi avete portato quest'uomo come sobillatore del popolo; ecco, l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quello di cui lo accusate; e neanche Erode, infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerò' ". A questa proposta i Giudei tacquero, ma il loro silenzio indicava che essa non piaceva affatto. Pilato lo capì subito, e andava escogitando in che modo potesse ugualmente liberare Gesù.
Considera. Pilato dichiara Gesù innocente, eppure lo vuole castigare. Sono questi i mezzi termini a cui ricorrono coloro che non vogliono compiere tutto il loro dovere: decidi, da parte tua, di evitarli sempre.
83. Gesù o Barabba?
Pilato si ricordò in tempo della consuetudine che avevano gli Ebrei, per le feste di Pasqua, di liberare un malfattore condannato a morte, chiunque egli fosse. Disponeva proprio allora di un famoso prigioniero chiamato Barabba; era stato incarcerato perché, durante una sommossa popolare, aveva commesso un omicidio. Il popolo cominciò appunto a chiedere al governatore ciò che sempre gli veniva concesso in questa particolare circostanza. Si presentò a Pilato l'occasione favorevole per liberare Gesù; l'astuto romano se ne volle servire, proponendo al popolo la scelta fra i due: Barabba o il Salvatore. "Quindi, mentre si trovavano riuniti, Pilato disse: 'Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?'. Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia". Lasciando loro il tempo di riflettere, Pilato salì al Tribunale da cui doveva pronunciare la sentenza. Forse il popolo, davanti alla figura di Barabba sedizioso ed omicida, non avrebbe avuto difficoltà a reclamare la libertà di Gesù. Ma i capi dei Giudei, girando per la folla, la eccitarono a chiedere la liberazione di Barabba.
Considera. La proposta di Pilato ai Giudei è quella che rivolge a se stesso il peccatore quando deve decidere tra il peccato e la grazia. Rifletti se hai mai fatto simile proposta e pèntiti di cuore.
84. Il messo di Procla
Durante questa breve attesa. Procla, moglie di Pilato, gli inviò un messo speciale che recava alcune tavolette plasmate di cera, sulle quali aveva scritto delle parole misteriose. Gli mandava a dire di non impicciarsi delle cose di quel giusto, perché in sogno era stata molto turbata a causa sua. In poche parole, non doveva sporcarsi le mani in simile vicenda. Pilato rimase molto colpito dal testo di quel messaggio e crebbe in lui il desiderio di liberare Gesù ad ogni costo. "Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù". Solo una volontà energica avrebbe potuto trionfare di queste insidie, ma il governatore romano era un debole.
Considera. Dio manda a Pilato un ammonimento straordinario, perché si decida per la giustizia, ma egli non ne tiene conto. Lo imiti forse nel respingere le ispirazioni al bene?
85. "Vogliamo Barabba"
Lette le tavolette e ripresosi dalla prima impressione di sgomento, il procuratore lanciò uno sguardo alla turba e capì che era pronta a rispondere. Rivolse loro la stessa domanda. "Allora il governatore domandò: 'Chi dei due volete che vi rilasci?' ". Un urlo feroce salì da quelle migliaia e migliaia di bocche. "Ma essi si misero a gridare tutti insieme: 'A morte costui! Dacci libero Barabba!'. Questi era stato in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, volendo rilasciare Gesù. Ma essi urlavano: 'Crocifiggilo! Crocifiggilo!'. Ed egli, per la terza volta, disse loro: 'Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò'. Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano". Pilato non sapeva darsi ragione di questa ostinazione della folla; per questo, temendo di essersi espresso male, ripeté quasi la stessa domanda per ben tre volte. La folla, suggestionata dai suoi capi, non era capace di dare altra risposta. Povero popolo sempre ingannato dai sobillatori!
Considera. Fa paura l'ostinazione della turba nel chiedere la morte di Gesù. Ma fa anche spavento quel cristiano che rimane ostinato nella colpa.
86. Pilato si lava le mani
Si capiva che la folla era cocciuta nella sua incredibile richiesta, per cui Pilato volle almeno compiere un atto pubblico che indicasse la sua innocenza nella condanna del Giusto. Parlò in segreto ad un ufficiale e gli ordinò di mandargli un servo con una catinella d'acqua. Fu ben presto obbedito. Pochi minuti dopo comparve un servo con l'oggetto richiesto e salì i gradini del tribunale. Il popolo sottostante era curioso di sapere dove andassero a finire quel breve silenzio, quel parlottare sotto voce, quel gesto del servo. Sconvolto, alterato e indispettito Pilato si rivolse al popolo. "Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: 'Non sono responsabile - disse - di questo sangue; vedetevela voi!'". Uno scoppio di rabbia e di imprecazioni fu la risposta di tutta la turba. "E tutto il popolo rispose: 'Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli'. E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rilasciò colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonò Gesù alla loro volontà". Era finita per l'innocente Gesù!
Considera. Il proclamarsi innocente e il lavarsi le mani non impediscono a Pilato di essere colpevole. Una simile dichiarazione non servirà neppure a te per liberarti da quelle colpe di cui sei responsabile davanti a Dio.
VII - FLAGELLAZIONE
87. Diversi modi di flagellare
La liberazione di Barabba significava la rovina di Gesù. Preludio ordinario dell'esecuzione capitale era la flagellazione. Questo tormento veniva inflitto agli schiavi per castigarli o ai condannati a morte. Non era in tutto uguale presso gli Ebrei e presso i Romani: gli Ebrei non potevano dare più di quaranta colpi al castigato e solo in determinate parti del corpo; per i Romani non vi era numero fisso e potevano colpire dappertutto. Gli strumenti usati erano le verghe, o le fruste, rafforzate alle estremità da almeno quattro staffili. Gli esecutori di questo supplizio potevano essere i littori, o i carnefici stimati fra i più ignobili. Ad essi era affidata la flagellazione quando veniva adoperata la frusta. La tortura era orribile e poteva recare anche la morte. Gli staffili solcavano il corpo del paziente e stracciavano la carne, trasportandone dei brandelli fin dai primi colpi. Se non recava la morte, lasciava però sempre il corpo tutto pesto e lacerato.
Considera. Per intendere lo strazio procurato a Gesù nella flagellazione giova richiamare alla mente gli effetti che producevano gli strumenti adoperati. Ricordati di essi quando contempli il Signore flagellato.
88. Quello usato con Gesù
Gesù fu flagellato con la frusta, all'uso romano, come si sarebbe flagellato uno schiavo giudeo. Il Salvatore fu prima condotto a nordest del pretorio, verso una colonna fissata al terreno e recante alla sommità un anello a cui si assicurava la vittima. Pilato, sebbene a malincuore, pronunciò le parole consuete: "Va, o littore, legagli le mani, velagli gli occhi e colpisci con vigore e precauzione". Il suo ordine fu subito eseguito, e il verginale corpo di Gesù fu prima di tutto spogliato delle sue vesti. Bendarono poi il volto al Salvatore, gli legarono le mani e lo assicurarono alla colonna che, essendo bassa, costringeva il paziente a stare curvo. Anche gli esecutori erano pronti, armati della frusta coi quattro staffili, ritti in piedi e dietro la vittima. Mai come in questo momento Gesù poté meglio applicare a sé le parole del profeta: "Sono torturati i miei fianchi, in me non c'è nulla di sano. Poiché io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena".
Considera. Gesù soffre l'angoscia della nudità a causa dei peccati contro la purezza. Compatisci il buon Gesù e promettigli una modestia angelica.
89. Come fu eseguito
Ad un cenno del procuratore, i carnefici "cominciarono a colpire con lentezza, spaziando i colpi sulla carne palpitante, affinché nessun posto rimanesse privo di dolore. I solchi si avvicinavano ai solchi, prima d'incrociarsi con arte studiata, scotendo tutto l'organismo con spaventevole commozione. Ben presto la pelle venne strappata e tolta a brani sanguinosi, e le costole, scavate dalle acute estremità degli staffili, mostrarono le ossa". Presto Gesù apparve come lo avevano predetto i profeti: dalla pianta dei piedi fino alla sommità del capo non si trovava una parte sana, sembrava un lebbroso, un percosso da Dio, l'ultimo degli uomini. Il suo corpo viene ridotto ad una sola piaga, ad una figura di sangue; il sangue scorre abbondante in terra, intride i flagelli, le vesti, le mani, la faccia dei carnefici.
Considera. Gesù è pesto e lacerato dai flagelli per i peccati d'impurità. Mira nelle sue piaghe la malizia del peccato impuro e piangi sui dolori del Salvatore.
90. Immerso nel sangue
Una sofferenza così spaventosa sarebbe stata sufficiente a dare la morte a Gesù, se Egli stesso, con la sua divinità, non avesse sostenuto la debolezza della sua umanità nel momento in cui poteva soccombere. Ma questo aiuto divino sosteneva l'umanità solo a sopportare le pene, non a diminuirle. Esse furono immense, peggiori della morte, superiori ad ogni umana immaginazione. Quando la flagellazione ebbe termine, Gesù, privo ormai di forze, affranto, si abbandonò al suolo, rosseggiante di sangue. Allora cessarono i colpi e i flagellatori, staccando Gesù dalla colonna, gli slegarono le mani e lo lasciarono steso a terra, finché riprendesse un po' di forza. Non esce un lamento dalla bocca dell'Agnello Divino nel luogo del suo macello, e lascia che le piaghe, il sangue, le lacrime e l'affannoso respiro parlino dell'atrocità dei suoi dolori. Appena sembrò che si riprendesse, gli stessi carnefici lo rialzarono da terra, gli rimisero addosso le vesti (che si bagnarono subito di sangue) e stettero ad aspettare gli ordini del procuratore.
Considera. L'Uomo-Dio vien meno sotto i flagelli per dar forza alla tua debolezza. Inginocchiati vicino a Lui, compatiscilo e fortificati nel suo prezioso sangue.
VIII - CORONAZIONE DI SPINE
91. Coronato di spine
Probabilmente Pilato, ordinata la flagellazione, si assentò e lasciò l'incarico al centurione. Quando finì il castigo, non era ancora ritornato, e allora i soldati ebbero un'idea crudele, che si accinsero ad attuare immediatamente. Si ricordarono che Gesù aveva affermato di essere un re e pensarono che conveniva burlarsi di lui consegnandogli una corona, uno scettro e un manto regale. "Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte", cioè circa cinquecento uomini. Lo spogliarono di nuovo, gli legarono le mani e gli buttarono addosso un manto rosso. Intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, infilandogli nella mano destra una canna, che doveva simboleggiare lo scettro. In tal modo il re dei secoli, immortale e invisibile quanto alla sua divinità, divenuto mortale e visibile per l'assunta umanità, coperto da una clamide, coronato di spine, con la canna in mano, è trattato come un re da burla.
Considera. A Gesù si devono ogni onore e gloria, perché è il vero re dell'universo: Riconoscendogli questo titolo, pròstrati davanti a Lui, coronato di spine, e adoralo.
92. Dolori, sangue e obbrobri
Le spine penetrarono nel capo e nella fronte; da ogni parte si vedeva scorrere vivo sangue, che discendeva per i capelli e per la barba, macchiando il viso e velando gli occhi. Aggiungendo ai dolori la derisione e lo scherno, i soldati fecero sedere Gesù sopra un pezzo di colonna rovesciata, che doveva significare il trono. Naturalmente si moveva, rotolava e faceva cadere il Salvatore, che, con le mani legate, non poteva sostenersi. Ogni caduta era occasione di risate da parte dei presenti, e intanto spostava la corona di spine sulla testa. I soldati si affrettavano a rialzare il caduto e a rimettergli a posto la corona; anzi, perché non si movesse più, levandogli di mano la canna, battevano con questa fortemente affinché le spine penetrassero meglio e non si movessero più. Verso Gesù ogni crudeltà era lecita.
Considera. Le spine pungono e penetrano l'adorabile capo di Gesù, che in tal modo sconta tutti i peccati di pensiero. Pèntiti amaramente se con essi hai coronato di spine il Signore.
93. Solenne derisione
Pensarono inoltre di dare alla derisione una forma più solenne, per osservare in tutto le più minute cerimonie che si usavano nell'incoronazione dei re autentici. I soldati si misero in ordine di marcia e, passando davanti a Gesù, si inginocchiavano e fingevano, sghignazzando, di adorarlo, mentre gli rivolgevano il saluto e gli dicevano: Salve, re dei Giudei. Alcuni, più abietti, per meglio attirare l'attenzione dei commilitoni, pronunziate le parole di saluto, sputavano addosso a Gesù. Altri lo urtavano e gli davano degli schiaffi; altri, infine, gli toglievano la canna e lo colpivano violentemente al capo. Lo stesso Vangelo ci narra tutti questi atti di crudeltà, quasi per invitarci a riflettere ai molti altri che probabilmente mise in atto simile gentaglia. Da parte di Gesù, né una parola né un gesto d'impazienza. Si limitava a lanciare qualche sguardo compassionevole a quegli sciagurati, lasciando scorrere abbondanti lacrime mescolate al sangue, unico segno del suo immenso dolore.
Considera. I soldati passano davanti al Signore, schernendolo e compiendo ogni sorta di crudeltà. Passando innanzi a Lui spiritualmente, proclamalo il tuo vero re, e attestagli il tuo amore.
94. L'alto piano della Galleria
Era ora che lo scherzo crudele finisse. Ricomparve finalmente Pilato e ordinò che gli venisse condotto Gesù. Dovette in cuor suo sentire viva la compassione nel vederlo ridotto in quello stato miserando, ma tacque, nella speranza che la turba sarebbe rimasta commossa a quella vista, e avrebbe così desistito dal chiedere la morte di Gesù. Pilato avanzò sull'alto piano della Galleria, verso la tribuna che sovrasta il grande arco di entrata, e dalla quale si poteva scorgere tutta la folla sottostante. A pochi passi di distanza lo seguiva Gesù, condotto dai soldati, quasi nudo, coperto solo da quello straccio rosso, con le mani legate che sorreggevano una canna, coronato di spine, sfigurato dalle piaghe e dal sangue in tutto il resto della persona. Fu in tale occasione che Egli salì e poi discese quella scala che rese santa lasciando cadere il sangue che gli usciva da tutte le ferite.
Considera. Nessun uomo, ridotto allo stato in cui si trova ora Gesù, fu mai visto salire una scala per essere mostrato al popolo. Nel tuo spirito accompagna Gesù e bacia quei gradini che sono imporporati del suo sangue.
95. "Ecce homo"
La turba, che poco o nulla aveva veduto della flagellazione, e nulla sapeva dell'incoronazione di spine e degli improperi dei soldati, stava aspettando con impazienza la ricomparsa di Pilato per udire da lui la formula rituale della definitiva condanna di Gesù a morte. Finalmente la stessa turba notò il movimento che si era creato sulla terrazza, poiché i soldati venivano ad occupare la loggia e lo stesso governatore, avanzando verso la balaustra, si disponeva a parlare. La calma si ristabilì da una estremità all'altra della piazza, e tutti si disposero a prestare attenzione a quello che sarebbe successo, ignari certamente dello spettacolo che veniva loro riservato. "Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: 'Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa'. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora". Terminato di parlare, Pilato fece avanzare verso la balaustra Gesù, prima tenuto alquanto indietro in modo che la folla non lo vedesse ancora. Presentandolo in quello stato compassionevole, disse con voce forte e commossa: "Ecce homo! Ecco l'uomo".
Considera. Con le parole "Ecce homo" Pilato invita la folla a riflettere se è possibile temere ancora un uomo ridotto in quello stato. Ascoltando queste parole, fissa lo sguardo nel Signore e considera il suo infinito amore.