52. Gli Apostoli tentano di difendere il Maestro
Dov'erano gli Apostoli, mentre accadevano questi fatti? Pietro, Giacomo e Giovanni, appena svegli, presentendo qualche cosa di grave, erano corsi a destare gli altri otto che riposavano nel vicino casolare. Anch'essi si alzarono prontamente, pieni di sgomento, e in un attimo furono al cancello d'ingresso, vicini a Gesù. Assistettero alla scena appena descritta, senza però capire bene come sarebbe andata a finire. Quando videro che Gesù veniva brutalmente catturato, compresero di che cosa si trattava e pensarono fosse giunto il momento di agire. "Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: 'Signore, dobbiamo colpire con la spada?'... Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù... Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco". Ciò era avvenuto con fulminea rapidità, prima che il Maestro potesse rispondere. "Ma Gesù intervenne dicendo: 'Lasciate, basta così!'. E toccandogli l'orecchio, lo guarì". "Gesù allora disse a Pietro: 'Rimetti la tua spada nel fodero... perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?... Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?... Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti' ".
Considera. Gesù non vuole che gli Apostoli lo difendano con la forza delle armi materiali. Tu pensa a difenderlo sempre con le armi morali di una vita intemerata, di uno zelo illuminato.
53. Questa è la vostra ora
Le parole di Gesù agli Apostoli e, poco dopo, quelle ai suoi nemici, non sarebbero possibili, se non si supponesse un cambiamento nel contegno della turba. Probabilmente l'improvviso intervento degli Apostoli aveva intimorito i nemici, i quali, secondo le indicazioni di Giuda, credevano che Gesù fosse solo e che i suoi discepoli, a quell'ora, fossero immersi nel sonno. L'oscurità, rotta soltanto dalla fioca luce delle poche fiaccole, non permise loro di rendersi conto che i discepoli erano pochi. Forse pensarono addirittura che Giuda li avesse condotti là per tradirli. Il fatto è che indietreggiarono e non si azzardarono a prendere immediatamente il Signore. Egli approfittò di questa loro incertezza per parlare agli Apostoli e invitarli alla calma e alla non violenza. Poi ebbe il tempo di dialogare coi nemici: "In quello stesso momento Gesù disse alla folla, a coloro che gli erano venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: 'Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante, siete venuti a prendermi... ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre'... Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono".
Considera. L'ora dei malvagi è quella in cui compiono opere peccaminose, l'ora invece dei giusti è quella delle opere virtuose. Ti sei servito del tempo per fare il bene e prometti attenzione per l'avvenire?
VI - DAVANTI AI TRIBUNALI
54. Come agnello in mezzo ai lupi
Gesù faceva capire ai suoi nemici che non avrebbe opposto resistenza e si sarebbe abbandonato al loro diabolico furore. Essi lo intesero bene e, come cani rabbiosi, si avventarono contro di Lui. "Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono...". Non omisero nulla. Temendo che fuggisse, gli legarono le mani dietro alla schiena stringendogli fortemente i polsi, girandogli le corde attorno al collo e alla vita. Non c'era assolutamente bisogno di queste precauzioni, perché il Signore, come agnello mansueto portato al macello, non respinge la loro brutalità e non pronunzia parole di lamento o di minaccia. Con mansuetudine divina ascolta le espressioni della folla inferocita, di gioia infernale, di derisione, di bestemmia, d'imprecazione e di sfida. Sopporta ugualmente tutte le villanie, gli urti e le percosse di quei lupi aggressivi, che si preparano a rifare il cammino verso Gerusalemme. Che fanno intanto i discepoli? Dopo che Gesù ebbe vietato loro di ribellarsi e di percuotere, si spaventarono di fronte al numero dei nemici che stavano per attaccarli e tutti, abbandonato il Maestro, se ne fuggirono. "Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo".
Considera. Gesù è legato, trascinato, deriso, urtato, percosso. Egli con questi lacci ha liberato te dai vincoli del peccato e ti domanda perciò riconoscenza.
55. Gesù cade nel torrente
Gesù, tradito da Giuda, abbandonato dagli Apostoli, legato come un malfattore, vigilato, circondato, trascinato da furibondi nemici, ritorna sulla strada percorsa poche ore prima con gli amici. Il viaggio in tali condizioni riesce penosissimo al Redentore, indebolito dallo spargimento di sangue nell'orto. La condotta degli sbirri verso di Lui ne aumenta le pene. La folla scomposta, tumultuosa, frettolosa scende il sentiero che in certi punti è come una gradinata, e intanto carica Gesù di ingiurie. Lo spinge a destra e a sinistra, lo percuote. Si arriva così al ponte del torrente Cedron. La tradizione ci fa assistere ad una scena commovente. Gesù, spinto continuamente con insolenza, cade sul letto sassoso del torrente, battendo con le ginocchia e con la testa sulle pietre e giacendo immobile tra gli scherni di quei crudeli. Forse vogliono sfogare la loro rabbia vendicativa per essere stati gettati a terra nell'orto da una semplice sua parola. Cadendo, Gesù volta le spalle a Giuda che, tormentato dal rimorso, osserva ogni cosa da un'arcata del ponte. Sembra che il Messia abbia orrore di mostrare la faccia al traditore, figlio di perdizione. È il castigo dovuto a tutti gli empi ostinati.
Considera. Il Cedron è simbolo del torrente delle umane iniquità. Gesù cade in esso per dare a te la forza di resistere alle tue malvagie passioni.
56. Il pontefice Anna
Legato com'era, il Signore non avrebbe certamente potuto alzarsi dal luogo della caduta. Fu dunque rimesso in piedi dagli stessi nemici che avevano fretta di arrivare alla città alta. Il cammino infatti continuò per una salita faticosa, e, a tratti, molto ripida. "E lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: 'È meglio che un uomo solo muoia per il popolo' ". I due pontefici, così strettamente uniti da vincoli di parentela, abitavano forse nello stesso palazzo o in due talmente vicini tra loro da sembrare uno solo. Benché non fosse più sommo sacerdote, Anna, per la sua astuzia, per la pratica acquisita in tanti anni di comando, e per l'ascendente che aveva sul popolo, dirigeva indirettamente gli affari religiosi della nazione. La questione di Gesù che si diceva il Messia atteso dagli Ebrei, che aveva dimostrato questa sua qualità con miracoli di ogni genere, era un problema eminentemente religioso, anzi vitale per la nazione. Era quindi impossibile che Anna non se ne occupasse, sia pure non ufficialmente. Del resto tutte le insidie tese, tutte le trame ordite contro Gesù, avevano avuto come ispiratore ed istigatore questo vecchio mascalzone. Con lui aveva preso accordi Giuda prima di eseguire il tradimento. Non deve far meraviglia che Gesù sia stato condotto da Anna.
Considera. Anna impiega tutta la sua astuzia per tendere insidie a Gesù. Rifletti se fai buon uso dei doni naturali ricevuti dal Creatore.
57. Domande e risposte
Era circa l'una e mezza del mattino. Anna che, come gli altri nemici del Salvatore, stava aspettando l'esito della congiura, fu ben presto avvertito che tutto era riuscito bene, e che fra pochi minuti Gesù gli sarebbe stato presentato. La gioia che provò a quella notizia fu pari all'odio che lo divorava. Non vedeva l'ora di avere il Messia davanti a sé, per rivolgergli alcune domande che sarebbero servite a mettere in contraddizione il Signore e a farlo condannare per qualche parola più che imprudente. Gesù, circondato dalla turba, legato, vilipeso, in uno stato compassionevole per il doloroso viaggio, entra nel palazzo del pontefice e viene introdotto alla sua presenza. "Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: 'Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto' ".
Considera. Con vera malizia Anna interroga Gesù riguardo alla sua dottrina. Tu, al contrario, medita con semplicità gli insegnamenti divini e impégnati a praticarli.
58. Lo schiaffo
La risposta di Gesù, che chiamava tutto il mondo a testimoniare la sua innocenza, mise Anna in imbarazzo. Nessuno si aspettava che un prigioniero rispondesse così. Mentre il furbo sacerdote sta pensando come riprendere l'interrogatorio, un servo del pontefice viene a togliere il padrone d'impaccio. Il servo, secondo la tradizione, era lo stesso Malco, che fu guarito da Gesù dopo che Pietro gli aveva amputato l'orecchio. "Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: 'Così rispondi al sommo sacerdote?'. Gli rispose Gesù: 'Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?' ". Niente di più illegale ed ingiusto da parte del servo; niente di più giusto delle parole del Salvatore. Nessuna legge permette di maltrattare un accusato, che ancora non ha ricevuto la condanna e potrebbe risultare innocente. Tanto meno fu mai concesso ad un servo il diritto di schiaffeggiare l'imputato, che difende se stesso nel processo. Le parole di Gesù sono quelle della verità che non teme smentita davanti a qualunque prova, e quelle della dolcezza che intenerisce i cuori più insensibili. La tradizione ci dimostra questo servo profondamente impressionato dal contegno mansueto del Signore. Si sarebbe più tardi convertito ed avrebbe espiato il suo peccato con una vita santa.
Considera. Gesù viene pubblicamente percosso e disonorato con uno schiaffo. Impara a sopportare per suo amore le ingiurie che ti vengono inflitte.
59. Prima negazione di Pietro
Mentre avvenivano queste cose alla presenza di Anna, un altro fatto importante si verificava nel cortile del palazzo. Pietro rinnegava ripetutamente il suo Maestro. Dopo che gli Apostoli si erano dati alla fuga, Pietro e Giovanni ritornarono in sé e, vergognandosi della loro viltà, decisero di seguire Gesù almeno da lontano. "Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro". Qui dovevano incominciare le negazioni dell'Apostolo troppo sicuro di sé. "E la giovane portinaia disse a Pietro: 'Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?'". Una risposta affermativa non avrebbe probabilmente portato a Pietro nessun danno, essendo compagno di Giovanni, pubblicamente conosciuto come discepolo di Gesù. Ma egli temette chissà quali sciagure e, impressionato, rispose prontamente: "Non lo sono". Era la prima negazione, tanto meno scusabile in quanto la domanda veniva da una donna che lo interrogava per pura curiosità.
Considera. Pietro nega Gesù per paura di una donna. Talvolta anche tu trascuri i tuoi doveri cristiani per un vano timore umano.
60. Seconda negazione
Chi incomincia a cadere non si arresta facilmente alla prima caduta: segue la seconda, la terza ed altre ancora, finché la mano misericordiosa di Dio ferma il colpevole e lo aiuta a ravvedersi. Così avvenne a Pietro. La prima negazione fu l'inizio di altre. I servi stavano attorno al fuoco per scaldarsi, poiché faceva freddo. "Anche Pietro stava con loro e si scaldava". "Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile, e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro". "Ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione". "Una serva gli si avvicinò... e vedendo che stava a scaldarsi lo fissò e gli disse. 'Anche questi era con lui'. 'Anche tu eri con Gesù, il Galileo'". Interrogato alla presenza di tanta gente, Pietro sentì crescere lo spavento e, ormai accecato di fronte alla gravità di ciò che stava per compiere, moltiplicò le sue negazioni. "Ma egli negò dicendo: 'Donna, non lo conosco! Non so e non capisco quello che vuoi dire'. Uscì quindi fuori dal cortile e il gallo cantò. Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: 'Costui era con Gesù, il Nazareno'. Ma egli negò di nuovo giurando: 'Non conosco quell'uomo'. Poco dopo un'altra lo vide e disse: 'Anche tu sei di loro!'. Ma Pietro rispose: 'No, non lo sono!' ". Povero Pietro! Non si accorgeva che con la paura e con le negazioni si rovinava sempre di più.
Considera. Pietro nega la seconda volta Gesù perché si fida di sé e si mette nelle occasioni. Pensa che questo è anche il motivo delle ripetute tue mancanze, dei tuoi molti peccati.
61. Davanti a Caifa
Frattanto Anna, dopo che Gesù ebbe parlato con chi lo aveva schiaffeggiato, si trovò maggiormente imbarazzato, e non sapeva come proseguire l'interrogatorio per strappare al Signore qualche motivo di accusa. Fu un momento di sollievo quando giunsero gli inviati di Caifa a riferirgli che il Sinedrio era radunato e aspettava che Gesù vi fosse condotto. Solo davanti a questo pontefice doveva svolgersi il giudizio formale. Le guardie circondarono subito il Signore, lo tolsero dal cospetto di Anna, gli fecero attraversare diversi atri e il cortile, e in pochi minuti lo presentarono al Sinedrio. "Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote": ecco la breve espressione che ci narra il fatto. È sufficiente per indicarci che Gesù si trovò davanti ad un'assemblea formata dei soliti apparati esteriori, di cui è bene farsi un'idea esatta. Caifa è seduto su un palchetto, una specie di trono cesellato riservato al principe dei sacerdoti; gli altri membri del Sinedrio, pontefici, scribi, anziani del popolo, sono seduti in semicerchio su un gradino coperto di tappeti e cuscini. Gesù viene condotto in mezzo a loro e lasciato in piedi con le mani legate. Poco discosti vi sono i servi e la folla. Ai lati estremi del semicerchio hanno preso posto i due segretari con le loro tavolette in mano, per registrare le deposizioni.
Considera. Caifa si serve degli apparati esteriori, del fasto dell'autorità, per nuocere maggiormente a Gesù, per rendere credibilmente legittima la sua condanna. Medita se non ti sei mai servito delle tue buone apparenze per peccare più liberamente.
62. False accuse
Si aprì formalmente il processo. Il primo atto del sommo sacerdote fu di chiedere se, fra tanta gente, c'era qualcuno disposto a testimoniare contro il Signore. L'accusa doveva essere molto grave, in modo da giustificare una condanna a morte. I sacerdoti e gli anziani si erano espressi molto chiaramente al riguardo. "I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti testimoni".Molti infatti deponevano il falso contro di lui, ma le loro deposizioni non concordavano. "Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: 'Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni'. Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: 'Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoso contro di te?'. Ma Gesù taceva", e non rispondeva nulla. Perché infatti avrebbe dovuto replicare ad accuse di individui che sicontraddicevano a vicenda e con malizia stravolgevano il senso chiaro delle sue parole? I calunniatori, e coloroche li assecondavano, non meritavano nessuna risposta.
Considera. Accusato falsamente, Gesù tace. Impara a tacere umilmente quanto ti viene rimproverato un vero difetto.
63. È reo di morte
Questo silenzio di Gesù irritò maggiormente Caifa, che perse la sua calma apparente e si decise a porgli una domanda in nome della religione. "Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: 'Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio benedetto'. Gesù rispose: 'Io lo sono, tu l'hai detto;... anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo'". Poiché la domanda gli è posta in nome di Dio, Gesù risponde con sincerità, rispettando il Padre suo, e conferma dinanzi ad una imponente assemblea la sua qualità di Figlio di Dio. La risposta gli scatenò addosso una tempesta di furore e di rabbia da parte dei presenti. Caifa si finse invaso da religioso orrore e si preoccupò di dimostrarlo all'esterno. Gli altri lo imitarono nell'ipocrisia. "Allora il sommo sacerdote sistracciò le vesti dicendo: 'Ha bestemmiato! Peché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?' ". La risposta era scontata. "Tutti sentenziarono che era reo di morte". "E quelli risposero: 'È reo di morte!'.
Considera. Gesù è dichiarato reo di morte, perché ha sostenuto una verità provata con strepitosi miracoli. Impara a non mentire mai alla tua coscienza a costo di qualunque pena temporale.
64. Stolti furori
Appena pronunciata la sentenza di morte, tutti i giudici, i servi e la teppaglia che assistevano, furono pervasi da furore diabolico. I giudici che sedevano sui loro cuscini balzarono in piedi; i segretari, intenti a scrivere le deposizioni alle due estremità del semicerchio, gettarono sdegnosamente le tavolette; tutti i presenti si misero a schiamazzare lanciando villanie all'accusato. E intanto si imita quello che si vede compiere dai capi. Si sputa in faccia a Gesù, lo s'insulta in tutti i modi. "Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano...". Smettono soltanto quando sono stanchi, lasciando Gesù nelle mani di alcune guardie, che dal luogo dell'assemblea lo conducono fuori nel cortile continuando ad insultarlo. Mentre lo riempiono di percosse Gesù tace sempre e sopporta, e non esce dalla sua bocca benedetta il minimo lamento. Erano circa le tre e mezzo.
Considera. Insultato, percosso, schiaffeggiato, Gesù soffre e tace. Impara a patire e tacere per amor suo.
65. Terza negazione
Mentre succedevano queste cose davanti a Caifa, Pietro, che aveva cercato di evitare altre domande indiscrete, veniva invece nuovamente disturbato. "Passata circa un'ora, un altro insisteva... uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio: 'Non ti ho forse visto con lui nel giardino?. Certo, anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!'". Come se ciò non bastasse, altri si aggiunsero all'interrogante e circondarono il timido e pauroso discepolo. "Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: 'Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo' ". A queste decise affermazioni Pietro si credette perduto; la dolorosa scena della cattura di Gesù al Getsemani gli si presentò nelle minime circostanze, ed ora i nemici gli ricordavano ogni cosa: M'hanno visto nell'orto? Dunque hanno visto il mio particolare ardore per difendere Gesù, la spada, il colpo su Malco, tutto. Pensò che, per liberarsi dal grave pericolo, doveva insistere nella negazione, anche con imprecazioni e spergiuri. "Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: 'Non conosco quell'uomo che voi dite' ". Così "in presenza dei servi del sommo sacerdote Pietro negò di conoscere come uomo colui che, in mezzo al collegio apostolico, aveva confessato per il Figlio di Dio". Era il colmo della viltà e della debolezza umana!
Considera. L'eccessiva paura degli uomini rende Pietro ingrato, infedele, spergiuro. Esàminati seriamente per vedere se il timore umano non ti ha mai indotto ad essere ingrato con Gesù.
66. Pentimento di Pietro
Era giunto il momento della misericordia di Dio: Pietro, secondo la bellissima espressione di Gesù, doveva convertirsi, per poi confermare i suoi fratelli nella fede. Stava ancora pronunciando gli ultimi spergiuri, quando il gallo cantò. Quel canto risvegliò l'Apostolo bugiardo dal letargo della sua colpa. "E in quell'istante, mentre ancora parlava... per la seconda volta un gallo cantò". Neppure questo sarebbe stato sufficiente; ci voleva lo sguardo di Gesù per portare definitivamente Pietro al ravvedimento. E lo sguardo misericordioso non si fece attendere. Mentre Pietro terminava la sua terza negazione, e il gallo cantava, Gesù, condotto fuori nel cortile in uno stato pietoso, gli passò vicino e lo fissò in volto. Gli occhi del Maestro si incontrarono con quelli del discepolo, e il suo sguardo fu come una freccia che trapassò l'anima del rinnegato. "Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: 'Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte' ". Il ricordo lo sconvolse e gli rivelò l'abisso in cui era caduto. Non ne poteva più; le lacrime gli salivano impetuosamente agli occhi e si affrettò ad uscire dal palazzo per dare libero sfogo al suo amaro pianto. "E uscito, pianse amaramente". Una pia tradizione ci dice che egli si recò piangendo nella vicina casa dove abitava la benedetta Madre di Gesù, le confessò la colpa commessa e le chiese perdono. Poi si ritirò in una grotta non lontana per continuare a piangere il suo peccato. Per tutta la sua vita, quando udiva il canto del gallo, le lacrime gli scorrevano copiose dagli occhi e gli rigavano le guance.
Considera. Lo sguardo di Gesù intenerisce e converte Pietro. Procura di stare sempre con la memoria sotto questo sguardo divino per sentire un sincero dolore dei tuoi peccati.
67. Scherni e percosse
Quando tutti si furono ritirati, giudici, anziani e popolo, Gesù fu consegnato ad alcune guardie, in attesa che si potesse raccogliere un'altra adunanza per prendere l'ultima decisione. Nel frattempo le guardie si credettero autorizzate a continuare gli insulti contro il mansuetissimo Signore. Lo attorniarono infatti e gareggiarono nello schernirlo e tormentarlo. "Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano". Una cosa riusciva a umiliarli: il silenzio di Gesù e il suo sguardo, a volte fisso, a volte pieno di lacrime, ma sempre dolce. Bisognava trovare il modo di fargli rompere quel silenzio e impedirgli quello sguardo. La loro crudeltà fu presto soddisfatta. Gli velarono la faccia, lo percossero spietatamente e intanto lo interrogavano, con accenti di derisione e con bestemmie. "Lo bendavano e gli dicevano: 'Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?'. E molti altri insulti dicevano contro di lui. I servi intanto lo percuotevano".
Considera. Per bastonarlo e schernirlo, i soldati bendano il volto di Gesù. Il peccatore per abbandonarsi liberamente alla colpa perde prima di vista l'amabile presenza di Dio.
68. In prigione
La rabbia dei nemici, nonostante tutti i mezzi crudeli adoperati, non riuscì a raggiungere lo scopo che essi desideravano. Gesù, maltrattato, non fece sentire una parola, né di rimprovero né di rammarico, e neppur diede segno di noia o d'impazienza. Le guardie si stancarono di insultare il paziente e decisero di riposarsi fino all'ora fissata per la seconda adunanza. Bisognava sorvegliare strettamente il prigioniero perché non potesse fuggire e nessuno dei suoi amici lo venisse a liberare. Al pianterreno, accanto alla stanza del custode, esisteva un lurido bugigattolo, che forse serviva da prigione per gli accusati durante la notte e gli intervalli del processo. Per sicurezza vi trascinarono Gesù e lo chiusero dentro. Così potevano riposarsi tranquillamente. Al Salvatore il riposo è impedito dalla sporcizia del luogo, dalle corde che lo stringono e dalla impossibilità di assumere una comoda posizione. La sua sofferenza continua senza interruzione.
Considera. Gesù, nell'oscuro ripostiglio, soffre e prega. Unisciti spiritualmente a Lui per compatirlo e tenergli compagnia.
69. Dal palazzo di Caifa al Tribunale
Verso le sei del mattino, i pontefici, gli scribi e gli anziani si radunarono di nuovo, non più nel palazzo di Caifa, ma dove venivano giudicate le cause più gravi di religione, probabilmente una grande sala annessa al tempio. Troviamo infatti scritto: "Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire... e lo condussero davanti al Sinedrio". A quell'ora, tutti gli abitanti di Gerusalemme conoscevano la cattura di Gesù, avvenuta durante la notte. Chi non l'avesse saputo subito, ne venne informato il mattino, e tutti si credettero in dovere di verificare coi propri occhi un fatto di tanta importanza. Affluirono tutti al luogo dell'adunanza, e anche i numerosi forestieri, che in quei giorni si trovavano a Gerusalemme per la celebrazione della Pasqua, fecero il possibile per intervenire. Le guardie, all'ora stabilita, aprirono il bugigattolo, dove avevano rinchiuso Gesù, lo tirarono fuori e lo condussero al tribunale indicato, nello stato miserabile in cui si trovava dopo quella terribile notte. Intanto, per le strade, la folla dei nemici e dei curiosi si andava ingrossando.
Considera. Per le vie di Gerusalemme Gesù è oggetto di curiosità e d'insulti. Tu invece fissa sempre il tuo sguardo in Lui con viva fede.
70. Io sono il Figlio di Dio
Prima che Gesù ricomparisse loro dinanzi, i principali capi dei Giudei, nelle poche ore d'intervallo dalla seduta notturna, avevano già concordato tra loro il metodo da seguire per consegnare il Salvatore al tribunale civile e farlo condannare a morte. Era stato deciso di non rivolgergli molte domande, ma di fargli solo ripetere che egli era il Figlio di Dio, uguale al Padre. Ottenuta questa risposta, avrebbero trovato il motivo di accusarlo come bestemmiatore, e farlo condannare a morte secondo le prescrizioni della legge. Tutto si svolse secondo i loro progetti. Quando Gesù, con le guardie e la folla, arrivò al tribunale, erano già tutti al loro posto. In fondo all'aula, in alto, il sommo sacerdote; seduti sui cuscini, intorno, i giudici; in mezzo, con le mani legate, Gesù; ai lati le guardie, e alle spalle il popolo. Caifa si alzò e domandò al Signore: "Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete; se v'interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio". Allora tutti gli domandarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Il Signore rispose: "Lo dite voi stessi: Io lo sono". Era proprio la risposta che essi volevano. Si misero perciò a gridare: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca". Senza procedere oltre si alzarono e con la tumultuante moltitudine si avviarono alla Torre Antonia, residenza del governatore della Giudea, Ponzio Pilato, da cui doveva essere pronunciata la sentenza di morte.
Considera. I Giudei vogliono la morte di Gesù perché ha detto la verità, ha detto cioè di essere Figlio di Dio. Tu, al contrario, rinnova la tua fede in Lui e, prostrato, adoralo profondamente.