Perdonaci Signore
 
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Meditazioni

Ultimo Aggiornamento: 23/02/2015 18:02
23/02/2015 17:57

52. Gli Apostoli tentano di difendere il Maestro


Dov'erano gli Apostoli, mentre accadevano questi fatti? Pietro, Giacomo e Giovanni, appe­na svegli, presentendo qualche cosa di grave, erano corsi a destare gli altri otto che riposava­no nel vicino casolare. Anch'essi si alzarono prontamente, pieni di sgomento, e in un attimo furono al cancello d'ingresso, vicini a Gesù. Assistettero alla sce­na appena descritta, senza però capire bene co­me sarebbe andata a finire. Quando videro che Gesù veniva brutalmente catturato, comprese­ro di che cosa si trattava e pensarono fosse giunto il momento di agire. "Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per acca­dere, dissero: 'Signore, dobbiamo colpire con la spada?'... Ed ecco, uno di quelli che era­no con Gesù... Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio de­stro. Quel servo si chiamava Malco". Ciò era avvenuto con fulminea rapidità, prima che il Maestro potesse rispondere. "Ma Gesù in­tervenne dicendo: 'Lasciate, basta così!'. E toc­candogli l'orecchio, lo guarì". "Gesù allo­ra disse a Pietro: 'Rimetti la tua spada nel fode­ro... perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi da­rebbe subito più di dodici legioni di angeli?... Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?... Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti' ".


Considera. Gesù non vuole che gli Apostoli lo difen­dano con la forza delle armi materiali. Tu pensa a di­fenderlo sempre con le armi morali di una vita inte­merata, di uno zelo illuminato.

53. Questa è la vostra ora


Le parole di Gesù agli Apostoli e, poco dopo, quelle ai suoi nemici, non sarebbero possibili, se non si supponesse un cambiamento nel con­tegno della turba. Probabilmente l'improvviso intervento degli Apostoli aveva intimorito i ne­mici, i quali, secondo le indicazioni di Giuda, credevano che Gesù fosse solo e che i suoi di­scepoli, a quell'ora, fossero immersi nel sonno. L'oscurità, rotta soltanto dalla fioca luce delle poche fiaccole, non permise loro di rendersi conto che i discepoli erano pochi. Forse pensa­rono addirittura che Giuda li avesse condotti là per tradirli. Il fatto è che indietreggiarono e non si azzardarono a prendere immediatamen­te il Signore. Egli approfittò di questa loro in­certezza per parlare agli Apostoli e invitarli alla calma e alla non violenza. Poi ebbe il tempo di dialogare coi nemici: "In quello stesso momen­to Gesù disse alla folla, a coloro che gli era­no venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: 'Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante, siete venuti a prendermi... ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre'..Al­lora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggiro­no".


ConsideraL'ora dei malvagi è quella in cui compio­no opere peccaminose, l'ora invece dei giusti è quella delle opere virtuose. Ti sei servito del tempo per fare il bene e prometti attenzione per l'avvenire?

 

VI - DAVANTI AI TRIBUNALI

54. Come agnello in mezzo ai lupi


Gesù faceva capire ai suoi nemici che non avrebbe opposto resistenza e si sarebbe abban­donato al loro diabolico furore. Essi lo intesero bene e, come cani rabbiosi, si avventarono con­tro di Lui. "Allora il distaccamento con il co­mandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono...". Non omisero nulla. Temendo che fuggisse, gli legarono le mani dietro alla schiena stringendogli fortemente i polsi, girandogli le corde attorno al collo e alla vita. Non c'era assolutamente bisogno di queste precauzioni, perché il Signore, come agnello mansueto portato al macello, non respinge la loro brutalità e non pronunzia pa­role di lamento o di minaccia. Con mansuetu­dine divina ascolta le espressioni della folla in­ferocita, di gioia infernale, di derisione, di be­stemmia, d'imprecazione e di sfida. Sopporta ugualmente tutte le villanie, gli urti e le percos­se di quei lupi aggressivi, che si preparano a ri­fare il cammino verso Gerusalemme. Che fanno intanto i discepoli? Dopo che Gesù ebbe vietato loro di ribellarsi e di percuotere, si spa­ventarono di fronte al numero dei nemici che stavano per attaccarli e tutti, abbandonato il Maestro, se ne fuggirono. "Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuo­lo, e lo fermarono. Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo".


Considera. Gesù è legato, trascinato, deriso, urtato, percosso. Egli con questi lacci ha liberato te dai vin­coli del peccato e ti domanda perciò riconoscenza.

55. Gesù cade nel torrente

Gesù, tradito da Giuda, abbandonato dagli Apostoli, legato come un malfattore, vigilato, circondato, trascinato da furibondi nemici, ri­torna sulla strada percorsa poche ore prima con gli amici. Il viaggio in tali condizioni riesce penosissimo al Redentore, indebolito dallo spargimento di sangue nell'orto. La condotta degli sbirri verso di Lui ne aumenta le pene. La folla scomposta, tumultuosa, frettolosa scende il sentiero che in certi punti è come una gradi­nata, e intanto carica Gesù di ingiurie. Lo spinge a destra e a sinistra, lo percuote. Si arri­va così al ponte del torrente Cedron. La tradi­zione ci fa assistere ad una scena commovente. Gesù, spinto continuamente con insolenza, ca­de sul letto sassoso del torrente, battendo con le ginocchia e con la testa sulle pietre e gia­cendo immobile tra gli scherni di quei crudeli. Forse vogliono sfogare la loro rabbia vendicati­va per essere stati gettati a terra nell'orto da una semplice sua parola. Cadendo, Gesù volta le spalle a Giuda che, tormentato dal rimorso, osserva ogni cosa da un'arcata del ponte. Sembra che il Messia abbia orrore di mostrare la faccia al traditore, figlio di perdizione. È il castigo dovuto a tutti gli empi ostinati.

Considera. Il Cedron è simbolo del torrente delle umane iniquità. Gesù cade in esso per dare a te la forza di resistere alle tue malvagie passioni.

56. Il pontefice Anna


Legato com'era, il Signore non avrebbe cer­tamente potuto alzarsi dal luogo della caduta. Fu dunque rimesso in piedi dagli stessi nemici che avevano fretta di arrivare alla città alta. Il cammino infatti continuò per una salita fatico­sa, e, a tratti, molto ripida. "E lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Cai­fa, che era sommo sacerdote in quell'anno. Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: 'È meglio che un uomo solo muoia per il popolo' ". I due pontefici, così strettamente uniti da vincoli di parentela, abitavano forse nello stesso palazzo o in due talmente vicini tra loro da sembrare uno solo. Benché non fosse più sommo sacerdote, Anna, per la sua astuzia, per la pratica acquisita in tanti anni di comando, e per l'ascendente che aveva sul po­polo, dirigeva indirettamente gli affari religiosi della nazione. La questione di Gesù che si di­ceva il Messia atteso dagli Ebrei, che aveva di­mostrato questa sua qualità con miracoli di ogni genere, era un problema eminentemente religioso, anzi vitale per la nazione. Era quindi impossibile che Anna non se ne occupasse, sia pure non ufficialmente. Del resto tutte le insi­die tese, tutte le trame ordite contro Gesù, ave­vano avuto come ispiratore ed istigatore que­sto vecchio mascalzone. Con lui aveva preso accordi Giuda prima di eseguire il tradimento. Non deve far meraviglia che Gesù sia stato condotto da Anna.


Considera. Anna impiega tutta la sua astuzia per tendere insidie a Gesù. Rifletti se fai buon uso dei doni naturali ricevuti dal Creatore.

57. Domande e risposte


Era circa l'una e mezza del mattino. Anna che, come gli altri nemici del Salvatore, stava aspettando l'esito della congiura, fu ben presto avvertito che tutto era riuscito bene, e che fra pochi minuti Gesù gli sarebbe stato presenta­to. La gioia che provò a quella notizia fu pari all'odio che lo divorava. Non vedeva l'ora di avere il Messia davanti a sé, per rivolgergli al­cune domande che sarebbero servite a mettere in contraddizione il Signore e a farlo condan­nare per qualche parola più che imprudente. Gesù, circondato dalla turba, legato, vilipeso, in uno stato compassionevole per il doloroso viaggio, entra nel palazzo del pontefice e viene introdotto alla sua presenza. "Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi di­scepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: 'Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Inter­roga quelli che hanno udito ciò che ho detto lo­ro; ecco, essi sanno che cosa ho detto' ".


Considera. Con vera malizia Anna interroga Gesù riguardo alla sua dottrina. Tu, al contrario, medita con semplicità gli insegnamenti divini e impégnati a praticarli.

58. Lo schiaffo


La risposta di Gesù, che chiamava tutto il mondo a testimoniare la sua innocenza, mise Anna in imbarazzo. Nessuno si aspettava che un prigioniero rispondesse così. Mentre il fur­bo sacerdote sta pensando come riprendere l'interrogatorio, un servo del pontefice viene a togliere il padrone d'impaccio. Il servo, secon­do la tradizione, era lo stesso Malco, che fu guarito da Gesù dopo che Pietro gli aveva am­putato l'orecchio. "Aveva appena detto que­sto, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: 'Così rispondi al sommo sacerdote?'. Gli rispose Gesù: 'Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?' ". Niente di più illegale ed ingiusto da parte del servo; niente di più giusto delle parole del Salvatore. Nessuna legge permette di maltrattare un ac­cusato, che ancora non ha ricevuto la condan­na e potrebbe risultare innocente. Tanto meno fu mai concesso ad un servo il diritto di schiaf­feggiare l'imputato, che difende se stesso nel processo. Le parole di Gesù sono quelle della verità che non teme smentita davanti a qualunque prova, e quelle della dolcezza che intenerisce i cuori più insensibili. La tradizione ci dimostra questo servo profondamente im­pressionato dal contegno mansueto del Signo­re. Si sarebbe più tardi convertito ed avrebbe espiato il suo peccato con una vita santa.


Considera. Gesù viene pubblicamente percosso e di­sonorato con uno schiaffo. Impara a sopportare per suo amore le ingiurie che ti vengono inflitte.

 

59. Prima negazione di Pietro


Mentre avvenivano queste cose alla presenza di Anna, un altro fatto importante si verificava nel cortile del palazzo. Pietro rinnegava ripetu­tamente il suo Maestro. Dopo che gli Apostoli si erano dati alla fuga, Pietro e Giovanni ritornarono in sé e, vergognandosi della loro viltà, decisero di seguire Gesù almeno da lon­tano. "Intanto Simon Pietro seguiva Gesù in­sieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdo­te; Pietro invece si fermò fuori, vicino alla por­ta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fe­ce entrare anche Pietro". Qui dovevano in­cominciare le negazioni dell'Apostolo troppo sicuro di sé. "E la giovane portinaia disse a Pietro: 'Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uo­mo?'". Una risposta affermativa non avrebbe probabilmente portato a Pietro nessun danno, essendo compagno di Giovanni, pub­blicamente conosciuto come discepolo di Ge­sù. Ma egli temette chissà quali sciagure e, im­pressionato, rispose prontamente: "Non lo so­no". Era la prima negazione, tanto meno scusabile in quanto la domanda veniva da una donna che lo interrogava per pura curiosità.


Considera. Pietro nega Gesù per paura di una don­na. Talvolta anche tu trascuri i tuoi doveri cristiani per un vano timore umano.

60. Seconda negazione


Chi incomincia a cadere non si arresta facil­mente alla prima caduta: segue la seconda, la terza ed altre ancora, finché la mano misericor­diosa di Dio ferma il colpevole e lo aiuta a rav­vedersi. Così avvenne a Pietro. La prima nega­zione fu l'inizio di altre. I servi stavano attorno al fuoco per scaldarsi, poiché faceva freddo. "Anche Pietro stava con loro e si scalda­va". "Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile, e si erano seduti attorno, an­che Pietro si sedette in mezzo a loro". "Ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione". "Una serva gli si avvicinò... e vedendo che stava a scal­darsi lo fissò e gli disse. 'Anche questi era con lui'. 'Anche tu eri con Gesù, il Galileo'". Interrogato alla presenza di tanta gente, Pietro sentì crescere lo spavento e, ormai acce­cato di fronte alla gravità di ciò che stava per compiere, moltiplicò le sue negazioni. "Ma egli negò dicendo: 'Donna, non lo conosco! Non so e non capisco quello che vuoi dire'. Uscì quindi fuori dal cortile e il gallo cantò. Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: 'Costui era con Gesù, il Nazareno'. Ma egli negò di nuovo giurando: 'Non conosco quell'uomo'. Poco dopo un'al­tra lo vide e disse: 'Anche tu sei di loro!'. Ma Pietro rispose: 'No, non lo sono!' ". Povero Pietro! Non si accorgeva che con la paura e con le negazioni si rovinava sempre di più.


Considera. Pietro nega la seconda volta Gesù perché si fida di sé e si mette nelle occasioni. Pensa che que­sto è anche il motivo delle ripetute tue mancanze, dei tuoi molti peccati.

61. Davanti a Caifa


Frattanto Anna, dopo che Gesù ebbe parlato con chi lo aveva schiaffeggiato, si trovò mag­giormente imbarazzato, e non sapeva come proseguire l'interrogatorio per strappare al Si­gnore qualche motivo di accusa. Fu un mo­mento di sollievo quando giunsero gli inviati di Caifa a riferirgli che il Sinedrio era radunato e aspettava che Gesù vi fosse condotto. Solo davanti a questo pontefice doveva svol­gersi il giudizio formale. Le guardie circonda­rono subito il Signore, lo tolsero dal cospetto di Anna, gli fecero attraversare diversi atri e il cortile, e in pochi minuti lo presentarono al Si­nedrio. "Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote": ecco la breve espressione che ci narra il fatto. È sufficiente per indicarci che Gesù si trovò davanti ad un'assemblea formata dei soliti apparati esteriori, di cui è bene farsi un'idea esatta. Caifa è seduto su un palchetto, una specie di trono cesellato riservato al princi­pe dei sacerdoti; gli altri membri del Sinedrio, pontefici, scribi, anziani del popolo, sono se­duti in semicerchio su un gradino coperto di tappeti e cuscini. Gesù viene condotto in mez­zo a loro e lasciato in piedi con le mani legate. Poco discosti vi sono i servi e la folla. Ai lati estremi del semicerchio hanno preso posto i due segretari con le loro tavolette in mano, per registrare le deposizioni.


Considera. Caifa si serve degli apparati esteriori, del fasto dell'autorità, per nuocere maggiormente a Ge­sù, per rendere credibilmente legittima la sua con­danna. Medita se non ti sei mai servito delle tue buone apparenze per peccare più liberamente.

62. False accuse


Si aprì formalmente il processo. Il primo atto del sommo sacerdote fu di chiedere se, fra tan­ta gente, c'era qualcuno disposto a testimoniare contro il Signore. L'accusa doveva essere molto grave, in modo da giustificare una con­danna a morte. I sacerdoti e gli anziani si erano espressi mol­to chiaramente al riguardo. "I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testi­monianza contro Gesù, per condannarlo a morte; ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti testimoni".Molti infatti deponevano il falso contro di lui, ma le loro deposizioni non concordavano. "Finalmente se ne presentarono due, che af­fermarono: 'Costui ha dichiarato: Posso di­struggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni'. Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: 'Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoso contro di te?'. Ma Gesù taceva", e non rispondeva nul­la. Perché infatti avrebbe dovuto replicare ad ac­cuse di individui che sicontraddicevano a vi­cenda e con malizia stravolgevano il senso chiaro delle sue parole? I calunniatori, e coloro­che li assecondavano, non meritavano nessuna risposta.


Considera. Accusato falsamente, Gesù tace. Impara a tacere umilmente quanto ti viene rimproverato un vero difetto.

63. È reo di morte


Questo silenzio di Gesù irritò maggiormente Caifa, che perse la sua calma apparente e si de­cise a porgli una domanda in nome della reli­gione. "Di nuovo il sommo sacerdote lo inter­rogò dicendogli: 'Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Fi­glio di Dio benedetto'. Gesù rispose: 'Io lo sono, tu l'hai detto;... anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla de­stra di Dio, e venire sulle nubi del cielo'". Poi­ché la domanda gli è posta in nome di Dio, Ge­sù risponde con sincerità, rispettando il Padre suo, e conferma dinanzi ad una imponente as­semblea la sua qualità di Figlio di Dio. La rispo­sta gli scatenò addosso una tempesta di furore e di rabbia da parte dei presenti. Caifa si finse invaso da religioso orrore e si preoccupò di di­mostrarlo all'esterno. Gli altri lo imitarono nel­l'ipocrisia. "Allora il sommo sacerdote sistrac­ciò le vesti dicendo: 'Ha bestemmiato! Peché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?' ". La risposta era scontata. "Tutti senten­ziarono che era reo di morte". "E quelli ri­sposero: 'È reo di morte!'.


Considera. Gesù è dichiarato reo di morte, perché ha sostenuto una verità provata con strepitosi miracoli. Impara a non mentire mai alla tua coscienza a costo di qualunque pena temporale.

 

 

 

64. Stolti furori


Appena pronunciata la sentenza di morte, tutti i giudici, i servi e la teppaglia che assiste­vano, furono pervasi da furore diabolico. I giudici che sedevano sui loro cuscini balzarono in piedi; i segretari, intenti a scrivere le deposi­zioni alle due estremità del semicerchio, getta­rono sdegnosamente le tavolette; tutti i pre­senti si misero a schiamazzare lanciando villa­nie all'accusato. E intanto si imita quello che si vede compiere dai capi. Si sputa in faccia a Gesù, lo s'insulta in tutti i modi. "Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeg­giarono; altri lo bastonavano...". Smetto­no soltanto quando sono stanchi, lasciando Gesù nelle mani di alcune guardie, che dal luo­go dell'assemblea lo conducono fuori nel corti­le continuando ad insultarlo. Mentre lo riempiono di percosse Gesù tace sempre e sop­porta, e non esce dalla sua bocca benedetta il minimo lamento. Erano circa le tre e mezzo.


Considera. Insultato, percosso, schiaffeggiato, Gesù soffre e tace. Impara a patire e tacere per amor suo.

65. Terza negazione


Mentre succedevano queste cose davanti a Caifa, Pietro, che aveva cercato di evitare altre domande indiscrete, veniva invece nuovamen­te disturbato. "Passata circa un'ora, un altro insisteva... uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio: 'Non ti ho forse visto con lui nel giardino?. Certo, anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!'". Come se ciò non bastasse, altri si aggiunsero all'interrogante e circondarono il timido e pauroso discepolo. "Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: 'Tu sei certo di quelli, perché sei Gali­leo' ". A queste decise affermazioni Pietro si credette perduto; la dolorosa scena della cattura di Ge­sù al Getsemani gli si presentò nelle minime circostanze, ed ora i nemici gli ricordavano ogni cosa: M'hanno visto nell'orto? Dunque hanno visto il mio particolare ardore per difen­dere Gesù, la spada, il colpo su Malco, tutto. Pensò che, per liberarsi dal grave pericolo, do­veva insistere nella negazione, anche con im­precazioni e spergiuri. "Ma egli cominciò a im­precare e a giurare: 'Non conosco quell'uomo che voi dite' ". Così "in presenza dei servi del sommo sacerdote Pietro negò di conoscere co­me uomo colui che, in mezzo al collegio apo­stolico, aveva confessato per il Figlio di Dio". Era il colmo della viltà e della debolezza umana!


Considera. L'eccessiva paura degli uomini rende Pietro ingrato, infedele, spergiuro. Esàminati seria­mente per vedere se il timore umano non ti ha mai indotto ad essere ingrato con Gesù.

66. Pentimento di Pietro


Era giunto il momento della misericordia di Dio: Pietro, secondo la bellissima espressione di Gesù, doveva convertirsi, per poi con­fermare i suoi fratelli nella fede. Stava ancora pronunciando gli ultimi spergiuri, quando il gallo cantò. Quel canto risvegliò l'Apostolo bu­giardo dal letargo della sua colpa. "E in quell'i­stante, mentre ancora parlava... per la se­conda volta un gallo cantò". Neppure que­sto sarebbe stato sufficiente; ci voleva lo sguar­do di Gesù per portare definitivamente Pietro al ravvedimento. E lo sguardo misericordioso non si fece attendere. Mentre Pietro terminava la sua terza negazione, e il gallo cantava, Gesù, condotto fuori nel cortile in uno stato pietoso, gli passò vicino e lo fissò in volto. Gli occhi del Maestro si incontrarono con quelli del discepolo, e il suo sguardo fu come una freccia che trapassò l'anima del rinnegato. "Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ri­cordò delle parole che il Signore gli aveva det­to: 'Prima che il gallo canti, oggi mi rinneghe­rai tre volte' ". Il ricordo lo sconvolse e gli rivelò l'abisso in cui era caduto. Non ne poteva più; le lacrime gli salivano impetuosamente agli occhi e si affrettò ad uscire dal palazzo per dare libero sfogo al suo amaro pianto. "E usci­to, pianse amaramente". Una pia tradizio­ne ci dice che egli si recò piangendo nella vici­na casa dove abitava la benedetta Madre di Ge­sù, le confessò la colpa commessa e le chiese perdono. Poi si ritirò in una grotta non lontana per continuare a piangere il suo peccato. Per tutta la sua vita, quando udiva il canto del gallo, le lacrime gli scorrevano copiose dagli occhi e gli rigavano le guance.


Considera. Lo sguardo di Gesù intenerisce e conver­te Pietro. Procura di stare sempre con la memoria sotto questo sguardo divino per sentire un sincero dolore dei tuoi peccati.

67. Scherni e percosse


Quando tutti si furono ritirati, giudici, anzia­ni e popolo, Gesù fu consegnato ad alcune guardie, in attesa che si potesse raccogliere un'altra adunanza per prendere l'ultima deci­sione. Nel frattempo le guardie si credettero autorizzate a continuare gli insulti contro il mansuetissimo Signore. Lo attorniarono infatti e gareggiarono nello schernirlo e tormentarlo. "Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano". Una cosa riusciva a umiliarli: il silenzio di Gesù e il suo sguardo, a volte fisso, a volte pie­no di lacrime, ma sempre dolce. Bisognava tro­vare il modo di fargli rompere quel silenzio e impedirgli quello sguardo. La loro crudeltà fu presto soddisfatta. Gli velarono la faccia, lo percossero spietatamente e intanto lo interro­gavano, con accenti di derisione e con bestem­mie. "Lo bendavano e gli dicevano: 'Indo­vina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?'. E molti altri insulti dicevano contro di lui. I servi intanto lo percuotevano".


Considera. Per bastonarlo e schernirlo, i soldati ben­dano il volto di Gesù. Il peccatore per abbandonarsi liberamente alla colpa perde prima di vista l'amabile presenza di Dio.

 

68. In prigione

La rabbia dei nemici, nonostante tutti i mezzi crudeli adoperati, non riuscì a raggiungere lo scopo che essi desideravano. Gesù, maltratta­to, non fece sentire una parola, né di rimprovero né di rammarico, e neppur diede segno di noia o d'impazienza. Le guardie si stancarono di insultare il paziente e decisero di riposarsi fi­no all'ora fissata per la seconda adunanza. Bi­sognava sorvegliare strettamente il prigioniero perché non potesse fuggire e nessuno dei suoi amici lo venisse a liberare. Al pianterreno, accanto alla stanza del custo­de, esisteva un lurido bugigattolo, che forse serviva da prigione per gli accusati durante la notte e gli intervalli del processo. Per sicu­rezza vi trascinarono Gesù e lo chiusero dentro. Così potevano riposarsi tranquillamente. Al Salvatore il riposo è impedito dalla sporcizia del luogo, dalle corde che lo stringono e dalla impossibilità di assumere una comoda posi­zione. La sua sofferenza continua senza interruzione.

Considera. Gesù, nell'oscuro ripostiglio, soffre e prega. Unisciti spiritualmente a Lui per compatirlo e tenergli compagnia.

69. Dal palazzo di Caifa al Tribunale


Verso le sei del mattino, i pontefici, gli scribi e gli anziani si radunarono di nuovo, non più nel palazzo di Caifa, ma dove venivano giudicate le cause più gravi di religione, proba­bilmente una grande sala annessa al tempio. Troviamo infatti scritto: "Venuto il matti­no, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del po­polo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire... e lo condussero davanti al Sinedrio". A quell'ora, tutti gli abitanti di Gerusalemme conoscevano la cattura di Gesù, avvenuta du­rante la notte. Chi non l'avesse saputo subito, ne venne informato il mattino, e tutti si credet­tero in dovere di verificare coi propri occhi un fatto di tanta importanza. Affluirono tutti al luogo dell'adunanza, e anche i numerosi fore­stieri, che in quei giorni si trovavano a Gerusa­lemme per la celebrazione della Pasqua, fecero il possibile per intervenire. Le guardie, all'ora stabilita, aprirono il bugigattolo, dove avevano rinchiuso Gesù, lo tirarono fuori e lo condusse­ro al tribunale indicato, nello stato miserabile in cui si trovava dopo quella terribile notte. In­tanto, per le strade, la folla dei nemici e dei cu­riosi si andava ingrossando.


Considera. Per le vie di Gerusalemme Gesù è ogget­to di curiosità e d'insulti. Tu invece fissa sempre il tuo sguardo in Lui con viva fede.

70. Io sono il Figlio di Dio


Prima che Gesù ricomparisse loro dinanzi, i principali capi dei Giudei, nelle poche ore d'intervallo dalla seduta notturna, avevano già concordato tra loro il metodo da seguire per consegnare il Salvatore al tribunale civile e far­lo condannare a morte. Era stato deciso di non rivolgergli molte domande, ma di fargli solo ripetere che egli era il Figlio di Dio, uguale al Padre. Ottenuta questa risposta, avrebbero trovato il motivo di accusarlo come bestemmia­tore, e farlo condannare a morte secondo le prescrizioni della legge. Tutto si svolse secon­do i loro progetti. Quando Gesù, con le guardie e la folla, arrivò al tribunale, erano già tutti al loro posto. In fondo all'aula, in alto, il sommo sacerdote; se­duti sui cuscini, intorno, i giudici; in mezzo, con le mani legate, Gesù; ai lati le guardie, e al­le spalle il popolo. Caifa si alzò e domandò al Signore: "Se tu sei il Cristo, diccelo". Ge­sù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crede­rete; se v'interrogo, non mi risponderete. Ma da questo momento starà il Figlio dell'uomo se­duto alla destra della potenza di Dio". Allora tutti gli domandarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Il Signore rispose: "Lo dite voi stessi: Io lo sono". Era proprio la risposta che essi volevano. Si misero perciò a gridare: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonian­za? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca". Senza procedere oltre si alzarono e con la tumultuante moltitudine si avviarono alla Torre Antonia, residenza del governatore della Giudea, Ponzio Pilato, da cui doveva essere pronunciata la sentenza di morte.


Considera. I Giudei vogliono la morte di Gesù per­ché ha detto la verità, ha detto cioè di essere Figlio di Dio. Tu, al contrario, rinnova la tua fede in Lui e, prostrato, adoralo profondamente.


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